Buch lesen: «La Figlia Dell’Acqua»

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LA FIGLIA DELL’ACQUA

PRIMA PARTE: SARKOTH

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SECONDA PARTE: L’ARCIPELAGO DEI PRINCIPATI GEMELLI

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Giornale di Philas Smogg

Nomenclatura dei personaggi

Copyright

LA FIGLIA DELL’ACQUA

LIBRO 1

Aidan Fox

Tradotto dal francese da Rebecca Glarey

PRIMA PARTE: SARKOTH

1

- Sei pronta?

Il ragazzo la guardava con uno sguardo interrogativo in fondo al quale lei poteva leggere una determinazione senza debolezza. Naëli non era sicura di essere pronta, ma la presenza di Joan era tranquillizzante. Con lui al suo fianco, avrebbe superato qualsiasi sfida.

Come quella che preparava da qualche mese: la Coppa dei Sette Principati, la più lunga e la più pericolosa mai esistita.

Aveva sempre avuto ambizione, ma i deliri di Joan erano di tutt’altra misura. Lanciarsi in un simile pericolo, alla loro età! Questa era follia più che ambizione. I corridori più giovani cominciavano la loro carriera dopo i vent’anni, ed entrambi non ne avevano che quindici.

Tuttavia, oggi, la linea di partenza si stendeva a qualche metro da lei, palpitante nella calura del pomeriggio. Gli organizzatori quest’anno avevano scelto Ys come punto di partenza della corsa.

Ys.

La capitale del Principato di Sarkoth, il più ricco e il più prospero dei sette Principati che componevano questo mondo. Una città che occupava tutto lo spazio della piccola isola sulla quale era stata costruita e che godeva di una posizione centrale che le permetteva il controllo assoluto delle rotte commerciali. Da qui derivava la sua ricchezza impressionante.

Il suo dirigente, il Principe commerciante Vesperil, possedeva d’altronde la più grande fortuna del mondo. Possedeva un genio commerciale senza pari e si rivelava essere un negoziatore senza eguali.

L’uomo era rispettato e ammirato da tutti.

Per quel che riguardava la città stessa, splendida sarebbe stato un aggettivo troppo debole per descriverne la bellezza. Aveva un aspetto fatato. Non c’era un viale che non fosse abbellito da uno specchio o una fontana. Le frecce slanciate e le vaste cupole di vetro costeggiavano le grandi avenue e le passerelle sfrontate in un insieme grazioso dal fascino accecante. La chiamavano “lo specchio del mare”, perché quest’ultimo si rifletteva all’infinito negli innumerevoli appartamenti vetrati che si concatenavano sulle facciate degli edifici. Ys era tale che dovunque si fosse si era abbracciati dal rumore pacifico dell’oceano.

Entrando nella città il giorno precedente, Naëli era rimasta stupefatta dalla magia architetturale che ne veniva sprigionata. Di fianco ad essa, la capitale di Sarmajor, la sua isola natale, faceva la figura di una grezza metropoli industriale annerita dal carbone e dalla cenere. E tuttavia, innumerevoli erano i poeti che ne cantavano la grazia. La si soprannominava addirittura la città dell’arte e degli sport!

Ma Ys era inebriante.

Ys era eterna.

Non c’era da stupirsi che i più grandi magnati del mondo avessero deciso di installarci i loro appartamenti!

La città emanava ricchezza. Non la ricchezza travolgente dei magnati dell’industria che si spostavano negli ultimi modelli di automobili, no, qui era la ricchezza propria e netta, quella della gente così potente che le loro vie erano pulite tre volte al giorno e che le loro abitazioni erano fatte su misura.

I pochi abitanti che aveva visto erano vestiti più o meno semplicemente, ma sempre con gusto. Dimostravano una classe fuori dal comune.

La sobrietà dell’élite.

Non c’erano senzatetto o operai. Naëli si chiedeva se la gente avesse dei domestici. Ma può darsi che lei avesse visto solo i bei quartieri.

Da quello che le aveva detto suo padre, che aveva già viaggiato attraverso quella città in passato, gli organizzatori avevano fatto del loro meglio per questa edizione della Coppa. Degli striscioni rossi ricamati con cura si stendevano in ogni angolo di Ys, rappresentando una coppa intagliata con motivi dorati circondata da sette stelle su un fondo rosso sangue. Ogni Principato aveva il suo colore: rosso, verde, giallo, blu, marrone, bianco e viola. Era l’emblema della corsa, quello che ossessionava i pensieri di Joan da diversi anni. E per contagio, anche quelli di Naëli dopo che le aveva proposto di accompagnarlo.

Sul viale di partenza non si trattava più di ornamento, ma di fasto lussuoso. Innumerevoli file di gradinate erano state istallate affinché gli spettatori potessero assistere alla partenza della celebre Coppa dei Sette Principati, ed erano ben diversi dai soliti gradoni di legno montati in fretta. Questi erano ricoperti da uno spesso tessuto porpora e sembravano quasi confortevoli. Anche la strada aveva avuto diritto al suo tappeto rosso, dato che stava per essere scalfita da centinaia di ruote furiose tra qualche istante. Come se i dirigenti avessero voluto che la ricchezza del Principato scoppiasse davanti agli occhi di tutti.

Tutto ciò era di gran gusto e faceva sognare Naëli.

Come prima corsa, era abbastanza lusinghiera.

Bandiere di ogni tipo sventolavano di qua e di là per incoraggiare i concorrenti. Corridori di Kur, Hoz, Sarmajor, Galbi, Nirvûn, Kelebetokey e Sarkoth, ogni Principato forniva la sua squadra di partecipanti entusiasti. Ce n’erano pure che venivano dalle isole più lontane, al di là dei territori conosciuti. Tutti ci tenevano a difendere la loro patria. Ma in ogni paio di occhi si leggeva la stessa eccitazione.

La stessa preoccupazione.

Seduta sul sellino posteriore della moto, le braccia intorno alla vita di Joan, Naëli rispose alla domande di quest’ultimo con un accenno del capo poco sicuro e girò la testa a destra, con la sgradevole sensazione di essere osservata.

Uno strano individuo vestito di nero dalla testa ai piedi aveva gli occhi rivolti su di lei. Era al volante di una macchina profilata e dinamica tenebrosa dai fianchi sottili e la carrozzeria minacciosa, che le fece venire i brividi alla schiena.

Dei teschi inquietanti affioravano dalla scocca della vettura.

“Qualche concorrente dovrebbe essere eliminato per il suo aspetto” pensò lei. Non era per niente rassicurante. Lo sguardo dell’uomo era…malvagio.

Riportò l’attenzione sulla strada, a disagio. Il porta parola degli organizzatori, che rispondeva al nome di Yoklavin Seth, aveva parlato di questa squadra poco prima, quando aveva fatto le presentazioni. Dei nativi di Nirvûn, a quanto pare, che avevano già partecipato numerose volte. Era la squadra del Seghetto da Carne, la squadra numero due. “Diffidiamo di da questi qua, sono degli esperti”, aveva detto Joan.

Considerò per un attimo il loro veicolo, il Lupo di mare. Era una moto valorosa che Joan aveva truccato per renderla più veloce di un lampo. Doveva il suo nome al muso del lupo scolpito nel metallo che sormontava la ruota anteriore, prolungato da delle lastre bianche ondulate che evocavano le onde impetuose. Una serie di reattori più o meno voluminosi uscivano dalla sua parte posteriore e spingevano il veicolo con forza. Sui suoi fianchi era incisa una grande E, come per? Esploratori, il nome della squadra di Naëli.

Era un bel veicolo.

Lo sguardo di Naëli vagò verso gli spalti alla ricerca di suo padre. Le aveva promesso che sarebbe venuto. Sapeva da quando lei frequentava Joan che sarebbe finita sulla pista. E si era preparato a questo. Non dovette scrutare per molto tempo le fila di spettatori. Era là, gesticolante nel vuoto come se non sapesse cosa fare con le sue braccia, i suoi occhiali così vicini all’estremità del naso che minacciavano di cadere da un momento all’altro.

Naëli rise nervosamente.

Suo padre era un grande uomo.

Ma l’angoscia era troppo forte perché lei non si concentrasse. Era semplicemente felice che lui fosse venuto dal lontano Principato di Sarmajor.

Fece un bel respiro, poi riaggiustò con calma i suoi occhiali rotondi sul casco e si preparò alla partenza.

Non c’era più spazio per l’esitazione ormai. Aveva preso la sua decisione da molto tempo.

Era troppo tardi per tornare indietro.

Al disopra di lei, in una cabina rotonda che sorvolava la pista, Yoklavin Seth prese di nuovo la parola:

-Concorrenti, concorrenti! La corsa è sul punto di iniziare. Le presentazioni sono fatte, ma i giochi devono ancora iniziare! Ognuno di voi può guadagnarsi un posto sul podio e scrivere il proprio nome ai fianchi delle leggende della Coppa! Oggi, i nostri generosi sponsor hanno fatto il tragitto dalle loro terre di origine per assistere al lancio della nona edizione. Signori e signore: I Principi commercianti!

Naëli dovette alzare la testa per scorgere le siluette che avanzavano sulla pista davanti ai primi concorrenti. E anche così, non arrivò a distinguere i loro volti. La voce amplificata di uno di essi arrivò alle sue orecchie. Quella di un uomo che aveva l’abitudine di governare.

- Sono il Principe commerciante Vesperil, governatore di Sarkoth. Parlerò a nome di tutti i miei confratelli qui riuniti. Aspetto un grande rispetto da parte di tutti i concorrenti. Un rispetto per gli altri, ma anche per le contee che attraverserete. La Coppa è un evento sacro, non dimenticatelo! E non lasciatevi ingannare, l’aspetto accogliente di Sarkoth nasconde numerosi intrighi…

Fece una pausa mentre la folla lo acclamava ancora più forte di quando le squadre erano state presentate poco prima, prima di concludere:

- Buona fortuna a tutti.

Ci fu un breve momento di silenzio, che Naëli interpretò come la risposta dei Principi commercianti, poi Yoklavin Seth riprese la parola dall’alto della tribuna con un sorriso:

-Pronti alla partenza…

Una piccola creatura avanzò davanti a lui tenendo una bandiera.

Cinque.

Quattro.

Tre.

Due.

Uno.

Il rombo di decine di motori furiosi riempì l’atmosfera mentre il centinaio di concorrenti partì rombando sotto gli urli del pubblico in delirio.

- Che la corsa cominci!

2

La competizione favorisce l’individualismo? Perché se essa riposa su una messa in concorrenza con degli avversari, essa si appoggia anche sul sostegno degli alleati. Chi può vantarsi di avere un giorno vinto da solo? Allenatori, Compagni, quelli che contribuiscono a un successo sono eminentemente più numerosi di quelli che si oppongono. La competizione non favorisce quindi la cooperazione più che l’individualismo?

NejimPalador, La prova

La partenza fu più delicata del previsto. Joan aveva dato un grande colpo di acceleratore alla partenza, ma Naëli aveva paura che non fosse sufficiente per prendere un distacco. Contavano sulla piccola taglia del Lupo di Mare per anticipare i concorrenti più pesanti e più grossi fin dai primi istanti di corsa. Dato che, effettivamente, erano tra i più piccoli. Intorno a loro non c’erano grossi apparecchi e imponenti macchine.

Tuttavia, dato che niente andava come previsto, questi concorrenti potenti mettevano loro i bastoni tra le ruote ed essi faticavano a mettere della distanza tra loro e i più massicci. Si ritrovarono presto intrappolati tra veicoli più grandi e Joan dovette giocare d’astuzia per infilarsi tra le loro ruote. Perlomeno, la moto aveva il vantaggio di poter sgattaiolare dappertutto.

Naëli urlò più volte vedendo dei veicoli avvicinarsi pericolosamente, pronti a schiacciarli senza farsi scrupoli. Erano ad un soffio dal ritrovarsi nel bel mezzo d’ un incidente che sarebbe stato fatale per entrambi.

La polvere sollevata dai concorrenti non le lasciava più scorgere né gli spalti né il resto della città .Non aveva avuto il tempo di salutare suo padre.

Nonostante tutte le sessioni di allenamento che aveva fatto con Joan, Naëli era pietrificata… e non gli apportava alcun aiuto.

-Attenzione! Urlò vedendo all’ultimo momento una lunga macchina sbandare e piombare su di loro, a due dita dalla collisione.

Naëli chiuse gli occhi.

Joan schiacciò potentemente il freno sterzando a sinistra, in una sbandata memorabile. Il Lupo di mare rischiò di scappargli, ma lui ne recuperò il controllo in extremis.

Quando la giovane ragazza aprì gli occhi, il loro veicolo valoroso si allontanava dalla massa di partecipanti, liberato finalmente dalla pressione di quelli che venivano chiamati “mezzi pesanti”.

Sospirò impercettibilmente sotto i rombi del motore, sollevata. L’adrenalina scese, e le folli palpitazioni del suo cuore si calmarono mentre si allontanavano dagli altri.

Gettò un'occhiata indietro. I concorrenti più grossi conducevano una battaglia senza pietà per prendere la testa del plotone.

Selvaggiamente.

E senza pietà.

Poteva scorgere in fondo una nuvola di fumo che saliva in pennacchi verso il cielo chiaro del giorno.

Sicuramente uno scontro tra due concorrenti che era finito male.

La corsa si fermava lì per loro.

Di già!

Provò pietà per gli infortunati. Era triste finire così a qualche metro dalla linea di partenza. Sperava solo che le ferite riportate fossero minime. Se fossero stati perseveranti, avrebbero ancora potuto ricongiungersi al gruppo con un veicolo di ricambio. Ma ne dubitava…

Un brivido la colse immaginando quello che sarebbe potuto succedere se fossero stati schiacciati in quel modo da un mezzo pesante.

Preferì non pensarci. E inoltre, aveva fiducia nelle capacità di Joan.

Riportò il suo sguardo davanti a lei.

Intorno a loro, un certo numero di concorrenti, per la maggior parte più piccoli o più aereodinamici, si disputava la testa della corsa, ma restando ad una distanza ragionevole gli uni dagli altri. Avevano tutti capito che il loro interesse era piuttosto di differenziarsi per la velocità che di dedicarsi a una battaglia per il dominio della corsa. Anche se qualcuno descriveva delle sbandate inquietanti per destabilizzare gli altri concorrenti e spingerli a commettere un errore fatale. Un enorme due ruote con la testa di dinosauro sbarrò loro la strada per qualche secondo, spingendo Joan a sterzare verso il bordo della pista.

Che si avvicinò pericolosamente.

-Euh Joan? Si preoccupò Naëli. Ci schiantiamo contro i gradoni così!

Non rispose. La potente moto davanti a loro accentuò ancora il suo movimento. Il limite della strada era ormai a qualche metro. Se non avessero rallentato subito, si sarebbero schiantati contro i maestosi edifici d’ Ys. Scosse il vestito del suo amico con un gesto di paura.

E di colpo, la pista scomparve da sotto le loro ruote.

Il Lupo di mare scomparve.

Naëli ebbe un conato e si attaccò talmente forte al suo amico che per poco non gli frantumò le ossa. Ma lui non batté ciglio. Invece, si piegò per prendere velocità.

Il bolide si era infilato in una piccola depressione che portava ad un livello inferiore – così piccola che Naëli non l’aveva neanche vista. Ma Joan si. Si buttò a tutta velocità verso un pendio che rimontava sulla strada non troppo lontana da loro. Divorò la salita in pochi secondi, prima di riemergere giusto a fianco della moto che li aveva spinti fuori strada pochi secondi prima.

Le ruote del Lupo di mare si staccarono dal suolo.

Durante pochi istanti, Naëli si sentì volare. Osservò il loro avversario aggressivo passare sotto ai loro piedi lentamente, come se il tempo avesse rallentato l’attimo del loro salto. Uno dei suoi occupanti gettò loro uno sguardo stupefatto.

Poi le leggi della gravità ripresero il sopravvento. Il Lupo di mare si abbatté con rumore sui ciottoli, mettendo a dura prova le sospensioni e togliendo il fiato ai due amici. Delle stelle danzarono davanti agli occhi di Naëli.

Quando riprese i sensi, sentì un urlo soffocato dietro di lei. Era il veicolo-dinosauro che aveva dovuto girare per schivarli e non aveva potuto evitare di scontrarsi contro un grande edificio in vetro. Quest’ultimo si sfracellò al suo passaggio. Naëli osservò poi con stupore un cerchione rimbalzare, una placca della carrozzeria staccarsi prima che il veicolo sfuggisse di mano e andasse a incastrarsi in una torre vacillante.

Alzò le spalle.

Peggio per loro.

Avevano ricevuto quello che meritavano, giocando con il fuoco.

Era stupefatta dal proprio distacco. Normalmente, era una persona molto emotiva. Ma non poteva preoccuparsi per ogni partecipante. Era una competizione dopo tutto.

E ci dovevano per forza essere dei perdenti

. . .

Il grande viale si allargava ancora. Naëli aveva appreso da suo padre che si chiamava Via Reale, perché era percorsa da tutti i dignitari in visita a Ys affinché scoprissero la città. Una facciata per riempirsi gli occhi prima di entrare nel vivo delle negoziazioni. Portava direttamente al porto d’Ys, dall’altra parte dell’isola, decorato con quel tappeto rosso che non finiva più.

Un altro due ruote li seguiva da vicino e prese un po’ di velocità per portarsi alla loro altezza. Assomigliava in tutto e per tutto al Lupo di mare, ma era un po’ più grosso, e con un’effigie di una pantera sul davanti.

Era l’Oncia di Ebano che completava la squadra di Joan e Naëli.

-E’ andato tutto bene, gridò loro Joan cercando di coprire i rumori dei motori.

I due personaggi seduti sul bolide inclinarono la testa. La ragazza seduta davanti sorrise attraverso le sue mèches rosso fuoco e sollevò il pollice.

-Senza problemi!

Poi scoppiò a ridere e spinse sull’acceleratore, evitando per poco di ribaltare il suo povero compagno.

Naëli credette di sentire Joan lamentarsi e si mise a ridere, liberata dalla pressione dell’inizio della prova. Il sole brillava alto nel cielo, tutto andava bene.

Ora la corsa poteva veramente cominciare!

3

Tra le città più belle del mondo, si può citare La Gantja, su Hoz, la celebre Midellan de Sarmajor, città dell’arte e degli sport, Okelekey nel cuore di Kelebetokey, e sicuramente Ys l’eterna, gioiello tra i gioielli, che illumina i Sette Principati con il suo bagliore fantastico. Ricca, ma costruita con gusto, è la gemma dell’architettura moderna che riesce a mettere insieme la modernità dell’industrializzazione e la tradizione della sua estetica.

Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

La prima tappa della Coppa era lunga. Si trattava di attraversare prima Ys in lungo e in largo, poi di navigare attraverso il Golfo del crepuscolo verso ovest per raggiungere l’isola di Sarkoth alla sera.

Cosa non facile, perché se il mare del Golfo del crepuscolo fosse stato calmo, la lotta tra i partecipanti sarebbe stata ancora più violenta. Dunque era meglio tenersi lontani dagli altri durante la traversata.

Insomma, questa tappa era metà terrena e metà marittima, cosa che la rendeva straordinaria dato che non ne esistevano altre così miste.

Il Lupo di mare e L’Oncia di Ebano arrivarono in vista delle banchine, tallonando da vicino i primi concorrenti. Il porto d’Ys era il più grande dei Sette Principati e i pontili di legno sembravano accumularsi all’infinito. Joan deviò a sinistra in direzione del bacino da diporto, eccezionalmente lasciato libero dai suoi occupanti per lasciare posto alle imbarcazioni dei partecipanti alla Coppa. Dall’altra parte, il porto commerciale lavorava a pieno ritmo come al solito, vera e propria piattaforma di scambio tra Sarkoth e gli altri arcipelaghi. Immense navi cargo andavano e venivano nervosamente secondo il volere della sirena d’ingresso.

Quest’abbondanza di attività evocava una fabbrica colossale risuonante di un’ attività continua.

Sotto gli occhiali da moto, Naëli sgranò gli occhi. Erano arrivati il giorno prima ed erano sbarcati in fretta in una piccola insenatura a nord dell’isola prima di raggiungere i loro quartieri, senza aver avuto il tempo di vedere altro. Erano comunque troppo concentrati sulla corsa per prendersi il tempo di passeggiare. Scoprire la città sotto questo angolo, e in questo contesto era terribilmente eccitante. Niente a che vedere con Elione, la sua isola natale a Sarmajor, dove non riusciva a immaginare la vita quotidiana di una grande metropoli.

Davanti a lei, gli altri partecipanti raggiungevano uno ad uno le loro navi, sotto lo sguardo corrucciato di Joan che cercava con gli occhi la loro imbarcazione.

-Che la peste colpisca gli organizzatori! Cosa ci hanno ricavato dal metterci così lontano?

Effettivamente, il loro veliero sguazzava tranquillamente in fondo al porto, e il cammino per raggiungerlo era il più lungo. Era ingiusto, i concorrenti piazzati direttamente in fondo alla Via Reale potevano raggiungere le loro navi più velocemente, ma era così. I posti migliori per i concorrenti migliori dell’anno passato.

Poco importava.

Naëli aveva fiducia. Le loro performances avrebbero assicurato loro di prendere rapidamente una posizione vantaggiosa. Anche se sapeva che Joan era costantemente cosciente della situazione, gli ricordò comunque:

-Sai bene che non siamo una squadra conosciuta. Siamo dei novellini, e non danno i posti migliori ai novellini. Dai, ci siamo quasi, aggiunse per distenderlo, piena di entusiasmo.

Il ragazzo borbottò una frase della quale non recepì neanche una parola e rallentò mentre si avvicinavano al loro vascello.

Era una splendida barca di una decina di metri, fatta per la velocità ma che offriva comunque un corretto confort. Modesta, ma efficace. La sua prua si incurvava elegantemente per lasciar apparire la testa di uno storione saggiamente scolpito. Il colore blu notte che ricopriva l’insieme del veliero era punteggiato da una miriade di paillettes argentate, che evocavano con una somiglianza inquietante le centinaia di costellazioni che componevano il cielo durante le notti più chiare. Il corpo dell’imbarcazione si allargava leggermente prima di restringersi di nuovo a poppa, che si elevava fino a una piccola piattaforma dove si trovava il timone.

Da lassù, Molly faceva dei grandi segni incitandoli a sbrigarsi. Era il timoniere, il quinto e ultimo membro della squadra degli Esploratori. Joan sollevò con un balzo il Lupo di mare sul pontile di accesso e fermò i motori una volta sul ponte della nave. L’Oncia di ebano, che li seguiva da vicino, si fermò giusto dietro di loro.

Naëli mise piede a terra e si tolse i suoi occhiali con sollievo.

-Benvenuti a bordo dello Storione! Esclamò Molly. Non è il momento di prendere fiato! Ai vostri posti, ciurma!

Naëli trattenne le risate. La donna anziana si comportava sempre in modo autoritario, come se conducesse la squadra, ma, in realtà, lo faceva per stimolare la loro motivazione. E una figura autoritaria non poteva che rinforzare l’efficacia a bordo.

Così, si affrettò a raggiungerla sul retro della nave.

Naëli si era inserita nel gruppo grazie ai solidi legami di amicizia che aveva con Joan, ma anche perché possedeva un dono prezioso nel contesto della corsa: poteva padroneggiare l’acqua in tutte le sue forme, usando un’antica magia in via di estinzione. Ignorava completamente l’origine di questo potere; sentiva solamente una potente affinità con l’elemento acquoso e aveva sviluppato da sola delle capacità sovrannaturali stupefacenti.

Si rivelava quindi una preziosa risorsa in acqua.

Joan era sempre stato impressionato dai suoi poteri, e quando aveva annunciato la sua intenzione a partecipare alla corsa, le aveva chiesto il suo aiuto. Troppo lusingata per rifiutare, glielo aveva offerto di buon cuore, anche se era lontana dall’ immaginarsi quello che la aspettava. Comunque, amava troppo Joan per lasciargli vivere questa avventura senza di lei.

-Sayan, metti in moto! Gridò Molly alla ragazza dalla pelle di ebano che era saltata velocemente giù dall’ Oncia di ebano. Lei corse immediatamente nella cabina a poppa della nave per raggiungere la caldaia, dove un ingegnoso dispositivo creato dalle sue dita fatate permetteva di accendere i motori dell’imbarcazione.

Qualche secondo dopo, lo Storione stellato si metteva in moto mentre Joan ritirava il ponte di accesso.

-Yadriel, che visibilità? Chiese l’anziana.

Il passeggero dell’Oncia di ebano si piazzò a poppa e le rispose:

-Due grandi navi a tribordo lasciano il porto nel nostro stesso momento, ma nessuno a babordo!

Sarebbe stato stupefacente che altri concorrenti fossero a babordo. Erano piazzati talmente lontano dal porto che non rimanevano che due barche dietro di loro, e i loro occupanti non erano ancora arrivati.

Naëli posò lo sguardo sul ponte dello Storione.

Joan, Sayan, Yadriel e Molly.

Con lei, formavano la squadra degli Esploratori. La squadra numero ventisette. Sentì il suo cuore gonfiarsi con fierezza.

Tutti loro eccellevano nel proprio campo, e lei non si preoccupava del seguito della corsa. Insieme, sarebbero andati lontano.

Una grande barca triangolare simile a una razza di acqua dolce avanzava a tribordo, fianco a fianco con un grande galeone riccamente decorato. Erano così vicini che la collisione era inevitabile. Ma di colpo, la nave-razza sprofondò sotto la superficie dell’acqua e scomparve dal loro campo visivo, completamente immersa.

-Maledetto, disse Molly con un’aria impressionata. La Razza che danza è sempre attenta. Durante le corse precedenti, ha sempre realizzato un buon punteggio. Naëli soffocò un sospiro sollevato.

Un attimo dopo, ricominciò ad angosciarsi.

Una giunca piuttosto imponente a babordo li raggiungeva a grande velocità. Era partita proprio dopo di loro, e contava su una maggiore potenza meccanica.

Molly soffocò un’imprecazione e strizzò gli occhi verso l’ingresso del porto.

-Motori a tutta, Sayan! Urlò a pieni polmoni.

Joan si precipitò sotto la piattaforma di comando e le gridò:

-Sei impazzita? Bisogna rallentare, la pagoda va molto più veloce di noi, saremo schiacciati tra lei e il galeone a tribordo!

Molly sputò da sopra e si piegò sul timone senza degnarsi di rispondergli. La loro nave si trovava tra le due imbarcazioni, in un piccolo spazio che si restringeva a vista d’occhio…

Bisognava assolutamente lasciarli passare, sennò si sarebbero ritrovati schiacciati come delle sardine. E Naëli non avrebbe scommesso molto sulla loro barca, se si fosse trovata tra di loro.

Il panico si impadronì del suo corpo mentre realizzava che era troppo tardi per evitare l’impatto. Sarebbero finiti sconfitti in quel modo?

Che abbandono ridicolo.

-Sei sicura di quello che fai? Chiese con voce ansiosa a Molly, lo sguardo fisso sui flutti.

-Assolutamente no! Le rispose lei scoppiando a ridere.

Naëli scosse la testa.

Questa vecchia somara era folle. Joan aveva appena posato piede sulla piattaforma, dopo aver salito gli scalini che portavano lassù quattro a quattro. Lei gli lanciò uno sguardo disperato.

-Così basta, Molly, Fermati o moriremo tutti!

-E’ troppo tardi comunque! Gridò lei con aria da pazza.

Erano incollati al fianco del galeone, e la giunca non era che a qualche metro. In una manciata di secondi, la loro barca sarebbe stata distrutta brutalmente sotto la pressione congiunta esercitata dai due concorrenti, che non avrebbero esitato ad eliminarli.

Naëli chiuse gli occhi.

-Sayan, a te! Urlò l’anziana vicino a lei.

I motori ruggirono in un vortice di acqua salata, e Naëli fu proiettata al suolo.

Aprì gli occhi per vedere Joan sdraiato a pancia in giù, il viso pallido. Molly era stata spinta sul timone.

Naëli si rialzò prontamente e gettò un colpo d’occhio a tribordo. La giunca era qualche metro dietro, molto vicino al galeone che le aveva fatto così paura.

Fuori portata.

Molly scoppiò a ridere oltrepassando le torri di ingresso del porto sotto gli applausi della folla ammassata in alto negli edifici.

-Questa è quella che chiamo audacia!

Joan si rimise in piedi e le gettò uno sguardo torvo.

-Ci avevi nascosto questo piccolo trucco del passa-passa di Sayan, sbottò, frustrato di essere caduto nel momento fatidico. Cos’è, un rinforzo della nostra potenza motrice?

-Non ne so niente, ma è dannatamente efficace! Si stupì Molly.

-Vuoi dire che non l’avevi mai testato prima? Chiese Naëli, sempre preoccupata.

-Perché avrei dovuto farlo? Rispose lei, divertita. L’importante è che funzioni!

La ragazza scosse la testa con fatalità. Molly era una specialista di quei trucchi. Di certo non sarebbe cambiata oggi. La vecchia donna era completamente matta. Ma dovette riconoscere che aveva fatto risparmiare loro un grave ritardo!

La sua ansia scomparve quando portò lo sguardo sulla distesa di acqua piatta che si stendeva all’infinito davanti ai suoi occhi.

Il mare porgeva loro le braccia.

Ora era il suo turno di giocare.

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