La corona dei draghi

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Aus der Reihe: L’era degli stregoni #5
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La corona dei draghi
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LA CORONA DEI DRAGHI
(L’ERA DEGLI STREGONI – LIBRO QUINTO)
MORGAN RICE
Morgan Rice

Morgan Rice è autrice numero uno e oggi autrice statunitense campionessa d’incassi delle serie epiche fantasy L’ANELLO DELLO STREGONE, che comprende diciassette libri; della serie campione d’incassi APPUNTI DI UN VAMPIRO, che comprende dodici libri; della serie campione d’incassi LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico che comprende tre libri; della serie epica fantasy RE E STREGONI, che comprende sei libri; della serie epica fantasy DI CORONE E DI GLORIA, che comprende otto libri; della serie epica fantasy UN TRONO PER DUE SORELLE, che comprende otto libri; della serie di fantascienza LE CRONACHE DELL’INVASIONE, che comprende quattro libri; della serie fantasy OLIVER BLUE E LA SCUOLA DEGLI INDOVINI, che comprende quattro libri; della serie fantasy COME FUNZIONA L’ACCIAIO, che comprende quattro libri; e della nuova serie fantasy L’ERA DEGLI STREGONI, che comprende due libri (e altri in arrivo). I libri di Morgan sono disponibili in formato stampa e audio e sono stati tradotti in più di 25 lingue.

Morgan è felice di restare in contatto con i suoi lettori, quindi non peritarti a visitare il sito www.morganricebooks.com per unirti alla sua mailing list, ricevere un libro e giveaway gratuitamente, scaricare l’app gratuita, restare aggiornato sulle ultime notizie esclusive e connetterti via Facebook e Twitter!

Selezione di lodi a Morgan Rice

“Se credi di non avere più un motivo per vivere dopo la fine della serie L’ANELLO DELLO STREGONE, ti sbagli. In L’ASCESA DEI DRAGHI, Morgan Rice ha inventato quella che promette di essere un’altra serie brillante, immergendoci in un fantasy di troll e draghi, valore, onore, coraggio, magia e fede nel proprio destino. Morgan è riuscita di nuovo a produrre una serie di personaggi forti che ci fa tifare per loro a ogni pagina… Consigliato nella libreria di tutti i lettori che amano i fantasy ben scritti.”

--Books and Movie Reviews
Roberto Mattos

“Un fantasy colmo d’azione che piacerà senz’altro a tutti i fan dei libri precedenti di Morgan Rice, insieme a quelli di lavori come IL CICLO DELL’EREDITÀ di Christopher Paolini…. I fan dello Young Adult divoreranno quest’ultima opera di Rice e pregheranno per leggerne altre.”

--The Wanderer, A Literary Journal (su L’Ascesa dei Draghi)

“Un fantasy vivace che intreccia elementi di mistero e intrigo nella sua trama. Un’impresa da eroi riguarda il coraggio e il raggiungimento di un obiettivo di vita che conduce alla crescita, alla maturità e all’eccellenza… Per coloro che cercano avventure fantasy dense di contenuti, i protagonisti, gli utensili e l’azione forniscono una vigorosa serie di incontri che mette bene a fuoco l’evoluzione di Thor da un bambino con la testa fra le nuvole a un giovane uomo che affronta circostanze impossibili per la sopravvivenza… Solo l’inizio di ciò che promette essere un’epica serie young adult.”

--Midwest Book Review (D. Donovan, eBook Reviewer)

“L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per il successo immediato: trame, contro trame, misteri, cavalieri valorosi e relazioni che nascono e finiscono con cuori spezzati, delusioni e tradimenti. Ti terrà incollato alle pagine per ore e accontenterà persone di ogni età. Consigliato per la libreria di tutti i lettori fantasy.”

--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos

“In questo primo libro fatto di azione dell’epica serie fantasy L’Anello dello Stregone (che conta attualmente 14 libri), Rice presenta ai lettori il quattordicenne Thorgrin "Thor" McLeod, il cui sogno è unirsi alla Legione d’Argento, i cavalieri d’élite al servizio del re… Lo stile di scrittura di Rice è compatto e la premessa intrigante.”

--Publishers Weekly
LIBRI DI MORGAN RICE
L’ERA DEGLI STREGONI

IL REGNO DEI DRAGHI (Libro #1)

IL TRONO DEI DRAGHI (Libro #2)

LA FIGLIA DEI DRAGHI (Libro #3)

L’ANELLO DEI DRAGHI (Libro #4)

LA CORONA DEI DRAGHI (Libro #5)

OLIVER BLUE E LA SCUOLA DEGLI INDOVINI

LA FABBRICA DELLA MAGIA (Libro #1)

LA SFERA DI KANDRA (Libro #2)

GLI OSSIDIANI (Libro #3)

LO SCETTRO DI FUOCO (Libro #4)

LE CRONACHE DELL’INVASIONE

MESSAGGI DALLO SPAZIO (Libro #1)

L’ARRIVO (Libro #2)

L’ASCESA (Libro #3)

IL RITORNO (Libro #4)

COME FUNZIONA L’ACCIAIO

SOLO CHI LO MERITA (Libro #1)

SOLO CHI È VALOROSO (Libro #2)

SOLO CHI È DESTINATO (Libro #3)

UN TRONO PER DUE SORELLE

UN TRONO PER DUE SORELLE (Libro #1)

UNA CORTE DI LADRI (Libro #2)

UNA CANZONE PER GLI ORFANI (Libro #3)

UN LAMENTO FUNEBRE PER PRINCIPI (Libro #4)

UN GIOIELLO PER I REGNANTI (Libro #5)

UN BACIO PER LE REGINE (Libro #6)

UNA CORONA PER GLI ASSASSINI (Libro #7)

UN ABBRACCIO PER GLI EREDI (Libro #8)

DI CORONE E DI GLORIA

SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1)

FURFANTE, PRIGIONIERA, PRINCIPESSA (Libro #2)

CAVALIERE, EREDE, PRINCIPE (Libro #3)

RIBELLE, PEDINA, RE (Libro #4)

SOLDATO, FRATELLO, STREGONE (Libro #5)

EROINA, TRADITRICE, FIGLIA (Libro #6)

SOVRANA, RIVALE, ESILIATA (Libro #7)

VINCITORE, VINTO, FIGLIO (Libro #8)

RE E STREGONI

L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1)

L’ASCESA DEL PRODE (Libro #2)

IL PESO DELL’ONORE (Libro #3)

LA FORGIA DEL VALORE (Libro #4)

IL REGNO DELLE OMBRE (Libro #5)

LA NOTTE DEI PRODI (Libro #6)

L’ANELLO DELLO STREGONE

UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)

LA MARCIA DEI RE (Libro #2)

DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)

GRIDO D’ONORE (Libro #4)

VOTO DI GLORIA (Libro #5)

UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)

RITO DI SPADE (Libro #7)

CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)

UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)

UN MARE DI SCUDI (Libro #10)

UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)

LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)

LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)

GIURAMENTO FRATERNO (Libro #14)

SOGNO DA MORTALI (Libro #15)

GIOSTRA DI CAVALIERI (Libro #16)

IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17)

LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA

ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI (Libro #1)

ARENA DUE (Libro #2)

ARENA TRE (Libro #3)

LA CADUTA DEI VAMPIRI

PRIMA DELL’ALBA (Libro #1)

APPUNTI DI UN VAMPIRO

TRAMUTATA (Libro #1)

AMATA (Libro #2)

TRADITA (Libro #3)

DESTINATA (Libro #4)

DESIDERATA (Libro #5)

PROMESSA (Libro #6)

SPOSA (Libro #7)

TROVATA (Libro #8)

RISORTA (Libro #9)

BRAMATA (Libro #10)

PRESCELTA (Libro #11)

OSSESSIONATA (Libro #12)

Sapevate che ho scritto tantissime serie? Se non le avete lette tutte, cliccate sull’immagine qua sotto e scaricate il primo libro di una di esse!
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Copyright © 2020 di Morgan Rice. Tutti i diritti sono riservati. Eccetto come consentito dal Copyright Act del 1976 degli Stati Uniti d’America, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in nessuna forma e mediante alcun mezzo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previo consenso dell’autrice. La licenza di questo ebook è concessa solo per uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto, né ceduto a terzi. Se si desidera condividere questo libro con un’altra persona, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se si sta leggendo questo libro senza averlo acquistato, o se non è stato acquistato per uso personale, si prega di restituire la copia e acquistarne una propria. Grazie per rispettare il duro lavoro di quest’autrice. Questa è un opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono utilizzati a puro scopo di intrattenimento. Qualsiasi richiamo a persone reali, viventi o meno, è puramente casuale. Copyright dell’immagine di copertina di Zeferli, usata secondo la licenza di istockphoto.com.

CAPITOLO PRIMO

Vars tornò in superficie per le strade di Royalsport, inspirando vorace l’aria fresca dopo quella che era sembrata un’eternità sottoterra. Aveva aspettato che facesse buio per essere sicuro di passare inosservato e l’attesa era stata un fardello schiacciante sul suo petto, mentre la paura aveva minacciato di sopraffarlo.

Si guardò intorno d’istinto, sicuro che qualcuno lo avrebbe visto e riconosciuto. Dopotutto, chi altro aveva i suoi nobili lineamenti, pur se incupiti dalla polvere del tunnel? Sì, era di corporatura media, aveva i capelli di un castano spento tipico di un contadino qualsiasi e sfoggiava il rosso e il viola delle divise degli uomini di Ravin, ma era certo che anche così sarebbe trapelato il suo essere gentile, grande in qualche modo.

 

Si incamminò verso Royalsport, riluttante ad aspettare ancora. Intorno a lui, la città era meno silenziosa di quanto si aspettasse per un luogo assediato. I fuochi delle fucine della Casa delle Armi brillavano tenui in lontananza, mentre venivano forse fabbricate risorse per le forze di Ravin; la Casa dei Sospiri risplendeva di un arcobaleno di colori, come vi stesse avendo luogo una grande festa. Probabilmente i meridionali avevano voglia di divertirsi, nonostante la recente impresa. Anche le torri della Casa degli Accademici esibivano punti illuminati per tutta la lunghezza; magari il nuovo imperatore aveva affidato loro ricerche su nuovi metodi di guerra.

Imperatore? Quel pensiero fece venir voglia a Vars di vomitare lungo la strada. Era lui il re del Regno del Nord, non Ravin. O comunque lo era stato, finché Ravin non lo aveva preso di mira; a quel punto, non aveva avuto altra scelta che fuggire.

Doveva pensare solo a camminare adesso, giù verso la città, diffidando di ogni figura scorgesse. La paura faceva sì che la sua mente proiettasse diapositive dei modi in cui sarebbe potuto morire, come ritrovarsi in un vicolo buio con la gola tagliata o con il petto trafitto dalla lama di un soldato. Dovette sforzarsi per continuare a procedere senza apparire troppo furtivo, per raggiungere le case dall’architettura raffinata del quartiere nobile.

Si stava dirigendo verso i confini della città, o almeno così sperava. In verità, Vars non era sicuro di riuscire a orientarsi al buio. No, certo che ne era capace. Erano troppe le notti in cui era andato alla Casa dei Sospiri e non si era mai perso. Beh, non spesso. Era stato il governatore di tutto il territorio; era ovvio che potesse trovare una via d’uscita.

Raggiunse uno dei ruscelli tra gli isolotti della città. Erano tutti in bassa marea, dunque si affrettò ad attraversarlo per evitare di percorrere uno dei ponti. Giunse al quartiere successivo, a passo leggero, determinato a non attirare l’attenzione. Poi si accorse che vi erano delle persone sulla sua strada e desiderò ritrarsi fra le tenebre.

No, realizzò che non era quella la strategia adeguata, non con un’uniforme come la sua. Procedette a grandi falcate invece, perché era così che camminavano gli uomini di Ravin. A quel punto, le sagome si allontanarono da lui, facendolo gongolare. Era abituato a ricevere rispetto, e quello… quello lo era.

Avanzò dunque impettito, ancora in direzione delle mura, compiacendosi per il modo in cui i passanti lo osservavano, come se potesse ucciderli per capriccio. Per un attimo, gli ricordò la sensazione di vivere da principe o da re.

Forse un giorno sarebbe potuto tornare a esserlo. Forse, una volta fuori dalla città, avrebbe potuto recarsi dai nobili, dichiararsi il vero re, farli insorgere e riprendersi ciò che era suo. Sarebbe bastato rivelare chi era, e la gente sarebbe accorsa a lui.

Non lo avrebbe fatto come Aethe, però. Lei era stata sciocca ad aver provato a gestire le cose di petto; era costato la vita a lei e ai suoi seguaci. Era meglio agire da una distanza di sicurezza.

Più avanti, Vars vide una squadra di lavoro all’opera sotto la luce di torce tremolanti, sorvegliata da una coppia di guardie. Si ritrovò privato di una via d’uscita, e la paura lo inondò in un secondo per poi cedere subito il passo alla fiducia. Passò di lì e azzardò un gesto di saluto, perché era sicuro che fra guardie amiche si facesse così. Ricevette un saluto di risposta, infatti.

“Fuori da solo, fratello?” gridò una di esse. “Le ronde si fanno in coppia di solito.”

“Ho un messaggio dell’imperatore in persona,” replicò Vars. Quella bugia sembrava più sicura di qualsiasi altra. La gente dava la precedenza ai re più che alle uniformi.

“Allora dovresti sbrigarti a consegnarlo,” disse l’altra guardia, “prima… aspetta, è sangue quello?”

Passò al setaccio la camicia di Vars con la torcia, e Vars realizzò che le macchie potevano passare inosservate a distanza, essendo rossa anche l’uniforme, ma la loro tonalità scura era evidente sotto quella luce tremolante e rivelava esattamente dove aveva pugnalato l’uomo da cui l’aveva presa.

“Ho avuto uno scontro con alcuni ribelli l’altro giorno,” spiegò Vars, cercando di trovare una via d’uscita. “Sono stato ferito, ma non è niente di grave.”

“Una ferita lì, e il giorno dopo non avresti più camminato,” ribatté l’uomo.

L’altra guardia lo stava adesso fissando con un’espressione perplessa.

“Io ti conosco,” disse.

“Probabilmente dalla caserma,” replicò Vars, allargando le braccia e cominciando a indietreggiare.

“No, io ti conosco.”

“No, ti sbagli,” insistette Vars e fece qualche altro passo indietro, volendo stabilire quanta più distanza possibile fra loro.

“Ti ho visto, mentre facevo la guardia al castello. Sei quel fantoccio che l’imperatore ha umiliato davanti a tutti. Sei il re Vars!”

Lo affermò con una risata, ma avanzò nel frattempo.

“Cosa ci farebbe lui qui?” replicò Vars. “Stai dicendo che somiglio a quel… quell’uomo?”

“Non gli assomigli soltanto,” ribatté la guardia, lanciando un’occhiata al suo compatriota. “Sei lui, ci metterei la mano sul fuoco.”

“Re Vars, fuori dal castello?” domandò l’altro e sembrò impiegare un attimo a metabolizzare il da farsi. “Prendetelo!”

Vars se la stava già dando a gambe, spinto da un terrore che lo allontanava da quei due bramosi di acciuffarlo. Rimbalzava sui ciottoli, percorrendo le strade a tutta velocità, svoltando a una curva e poi a un’altra.

“Fermati subito!” gridò una delle guardie alle sue spalle. Esisteva davvero qualcuno così stupido da fermarsi quando una guardia gli intimava di farlo? Forse Rodry si sarebbe voltato per cercare di combattere, ma Vars era diverso e continuò a correre verso la città, verso la salvezza.

In teoria, avrebbe dovuto essere semplice. Quella era la sua città, il cuore del suo regno. Ogni strada di Royalsport era stata sua una volta, quindi avrebbe dovuto essere facile per lui seminare i suoi inseguitori nell’oscurità, prendere le curve e le giravolte fino a renderli incapaci di seguirlo.

C’era un problema in tutto ciò, però: il fatto che conoscesse a memoria le strade che portavano alle case dei nobili suoi cosiddetti amici o alla Casa dei Sospiri non significava che avesse piena padronanza della cartina della città. Vars dovette tirare a indovinare, sperando di individuare i confini grazie al suo istinto.

Intorno a lui, le case apparivano man mano più umili. A un certo punto della sua corsa all’ultimo respiro, era sfrecciato attraverso un ruscello e in un altro quartiere, ma le urla dietro di lui gli dicevano che le guardie non avevano ancora abbandonato la caccia.

Vars non si guardò indietro. Gli idioti lo facevano, inciampavano o prendevano le curve sbagliate. Vars, invece, non aveva bisogno di altri pretesti per correre, perché la paura stava già pompando a più non posso nel suo cuore. Sfrecciò dunque, alla ricerca di una via d’uscita.

Se quello fosse stato il quartiere nobile, forse avrebbe saputo da che parte andare, ma lì era impossibile e divenne presto preda di quel groviglio di strade. Peggio ancora, le guardie lo stavano raggiungendo. Girò un altro angolo e si ritrovò in un vicolo cieco, bloccato da carri che aspettavano di essere caricati.

Si voltò, cercando di capire da che parte andare. Doveva forse salire su uno dei carri? Doveva forse…

Una donna comparve su una porta. I capelli biondi le cadevano lungo la schiena e aveva un volto a forma di cuore bello in modo sorprendente. Era il tipo di donna di fronte a cui Vars si sarebbe fermato in ammirazione, se non fosse stato nel bel mezzo di una corsa per la sua vita. La mano di lei lo afferrò però, strattonandolo dentro alla porta da cui si era affacciata. “Presto, qui dentro!”

CAPITOLO SECONDO

Meredith della Casa dei Sospiri giaceva di schiena nel letto di Ravin; coperta dalle lenzuola e con i capelli arruffati, lo guardava mentre le dava le spalle e si esercitava con quella sua spada a due mani con indosso solo le vesti ufficiali. Come aveva fatto spesso nei giorni successivi alla morte della regina Aethe, sembrava ignorarla completamente adesso che gli aveva procurato i suoi piaceri.

Meredith provava odio in quel momento ma, anche se Ravin era girato di spalle, cercava di non lasciarlo trapelare dal suo volto. Sapeva quanto fosse pericoloso e quanto dovesse muoversi come sul filo del rasoio da quando aveva preso Royalsport. Un’occhiata indietro mentre lei appariva come tutto tranne che una cortigiana docile e obbediente, e le avrebbe forse conficcato quella lama nel cuore.

Una cortigiana? Meredith trattenne le risate amare. Ravin la stava trattando come la più indegna delle puttane. Aveva i suoi motivi per farlo, nonostante adesso potesse prendere qualsiasi donna del regno desiderasse. Riportava i lividi a dimostrazione dell’accaduto, e anche quelli erano parte della sua strategia per far capire alla maitresse della Casa dei Sospiri qual era il suo posto in tutto questo.

La cosa peggiore era che se si fosse posto in modo diverso, sarebbe anche potuto piacerle. Ravin era un uomo affascinante, con quella sua barba bruna, un bel corpo muscoloso, la testa rasata e lo sguardo intelligente. Era un uomo forte, brillante e persuasivo, e Meredith capiva bene come avesse fatto a conquistare un impero. Era crudele, però. La maitresse lo aveva sperimentato in prima persona e lo sentiva anche nei rapporti ogni volta che tornava a casa; parlavano di persone lasciate morire di fame o uccise in strada per aver disobbedito.

Ravin si fermò, appoggiando la punta della sua spada sul pavimento senza degnare Meredith di uno sguardo; eppure, era chiaro che si stesse rivolgendo a lei.

“Dimmi,” disse. “Se potessi, mi uccideresti?”

“Certo che no, mio imperatore,” rispose Meredith con il suo tono più docile. “Vivo per servirvi, come tutti noi.”

Si voltò e, ora che quegli occhi erano di nuovo su di lei, Meredith avvertì un fugace brivido di paura.

“Naturalmente una come te dice sempre quello che pensa di dover dire.”

“Sì, mio imperatore,” replicò Meredith, abbassando lo sguardo. “Ma resta fermo il fatto che non vi ucciderei.”

Non che non vi avesse pensato. Una delle sue ragazze si era persino offerta di farlo, nella riservatezza delle sue stanze nella Casa dei Sospiri, ma Meredith era stata costretta a spiegarle il disastro che ne sarebbe derivato, e non solo per chi lo avesse ucciso.

Sarebbe stato abbastanza facile. Meredith avrebbe potuto tagliargli la gola nel sonno o mettergli un veleno nella bevanda, ma poi? Non vi sarebbe stata un’alternativa al trono, e dunque non avrebbero ottenuto altro che ulteriori guerre, con gli eserciti di Ravin determinati a vendicarsi mentre diverse fazioni combattevano per il controllo. Per ora, almeno, l’imperatore era ciò che si frapponeva tra loro e il caos peggiore.

Osò alzare lo sguardo e incrociò gli occhi di Ravin ancora su di lei, impenetrabili e attenti, come stesse cercando di indovinare ogni suo pensiero.

“Come ho detto,” aggiunse lei, “la mia Casa è lì per servirvi.”

Ravin fece un ampio sorriso, mettendo da parte la spada. “Io ti credo; altrimenti, saresti già morta.”

Meredith sospettava che questo avesse a che fare con tutti i segreti che aveva in mano, più che con la fiducia che Ravin riponeva nella sua lealtà. Era un equilibrio delicato: lui doveva sapere che avrebbe obbedito fintanto che le fosse sembrata l’opzione migliore per il regno, ma che avrebbe anche fatto di tutto per aiutare il suo popolo. Aveva dimostrato di volerla umiliare e di volerle mostrare il posto che occupava in quel nuovo assetto, ma allo stesso tempo aveva anche dimostrato di sapere che era troppo preziosa per poterla uccidere.

Era difficile e pericoloso, e significava che qualsiasi cosa avesse fatto Meredith, avrebbe dovuto farla in silenzio. Aveva idee che non avevano nulla a che fare con la banalità di un’aggressione nell’oscurità, idee che potevano bastare a cambiare le cose e far cadere persino un imperatore, ma si trattava di un lavoro delicato e rischioso.

“Ora,” disse Ravin. “Credo sia giunto il momento che tu mi mostri di nuovo perché la tua Casa ha tanto successo.”

Quando si avvicinò al letto, Meredith si costrinse a esibire il suo miglior sorriso. “Certo, mio imperatore. Io esisto per soddisfare i vostri ordini.”

 

O almeno, così era finché non fosse riuscita a trovare un modo per ucciderlo senza far crollare il regno ai loro piedi.

*

Una volta terminato con lei, Ravin fissò compiaciuto la forma dormiente di Meredith. Doveva ammettere che era davvero bella ma, naturalmente, molte donne lo erano. Anche adesso, i suoi uomini gli stavano procurando le migliori, perché lo intrattenessero quando non se la spassava con la padrona della Casa dei Sospiri.

Ciò che rendeva la cosa ancora più interessante era che entrambi sapevano cosa fossero davvero lei e la sua Casa. Si trattava di una donna che dispensava sussurri taglienti, di quelli che potevano permettere a chi era addestrato come un qualsiasi Taciturno di portare a termine il lavoro della maitresse stessa. Avere una del suo calibro a sua disposizione rendeva l’intera situazione molto eccitante.

Forse, a tempo debito, avrebbe fatto più che mandarla a chiamare per averla nel suo letto. Prima, però, voleva assicurarsi che lei comprendesse a fondo il suo posto, che fosse sua e di nessun altro.

Non che vi fosse qualcun altro, adesso. Aveva inibito ogni rivale nel giorno in cui aveva fatto giustiziare la regina Aethe. I nobili aspiranti ribelli erano stati dispersi e, in ogni caso, non avevano più un capo. Quel codardo di Vars era fuggito, ma chi avrebbe mai seguito un uomo del genere? Anche le figlie della regina erano scomparse, ma solo perché i suoi Taciturni avevano portato a termine il lavoro con la loro solita destrezza.

Quindi, prima o poi, Lady Meredith avrebbe capito che Ravin era la migliore chance di forza e unità per il regno. Forse l’aveva già compreso, perché era tutt’altro che stupida. Poi, lui avrebbe avuto ai suoi ordini i migliori collezionisti di segreti dei Tre Regni, lì per fargli apprendere tutto quello che voleva sui suoi nemici e sui suoi sudditi. Se finora aveva governato seminando il terrore, in un secondo momento avrebbe potuto usare la Casa per far funzionare le cose a dovere, sapendo in anticipo ogni mossa che la gente avrebbe potuto fare.

Quello era per dopo, però. Per adesso, Ravin si era stancato di lei.

“Alzati e vattene,” ringhiò, scuotendola fino a svegliarla. “Adesso.”

Meredith afferrò il suo vestito e si precipitò fuori dalla stanza, per tornare nel posto da cui era venuta. Mentre se ne andava, un Taciturno entrò, senza nemmeno aspettare il permesso prima di farsi avanti e inchinarsi. L’uomo aveva un aspetto insignificante, tranne che per una cicatrice sotto l’occhio sinistro. Indossava semplici abiti rossi da cortigiano e i suoi lineamenti erano insipidi e irrilevanti. Ravin si alzò in piedi e si rimise addosso le sue vesti.

“Sarà meglio che ci sia una buona ragione per questa interruzione,” disse.

“È così, Imperatore Ravin,” rispose l’uomo.

“Questo lo giudicherò io,” replicò Ravin. “Come ti chiami?”

“Quail, mio imperatore.” L’uomo si inchinò di nuovo. “Sono stati trovati tre corpi, vecchi di diversi giorni.”

“Corpi…” scrollò le spalle Ravin. “La principessa Lenore e gli altri? Se mi stai riferendo i successi degli uomini della tua truppa, non è questo il modo di farlo.”

Il Taciturno scosse la testa. “Purtroppo no, mio signore. I corpi… sembrano essere degli uomini a cui avevate ordinato di uccidere la principessa.”

“Che cosa?” ruggì Ravin. “E nessuno se n’è accorto? Nessuno ha notato l’assenza di quei Taciturni?”

“Troppo tardi, vostra altezza,” rispose Quail, “e poi siamo andati a cercarli e abbiamo trovato i corpi. Ma mentre le principesse assistevano all’esecuzione, era ovvio che stessero aspettando il momento giusto per contrattaccare. Si presume che stessero… prendendo tempo.”

“Certo, è evidente,” disse Ravin.

“Perdonateci, Imperatore,” implorò Quail, cadendo in ginocchio questa volta. “Raramente parliamo dei nostri compiti, anche tra di noi.”

Ravin represse la rabbia. Non lo facevano, perché era così che lui preferiva agissero. I Taciturni operavano in piccoli gruppi, per evitare che potessero acquisire troppo potere o iniziare a ignorare le sue istruzioni. In quel caso, però, significava che le principesse erano sopravvissute, e questo gli faceva venir voglia di decapitare lo stolto che aveva davanti. Non sarebbe servito a niente, però. In quel momento, il Taciturno era più utile da vivo.

“Pensi che ti ucciderò, vero?” domandò Ravin.

“La… possibilità c’è,” disse Quail, con voce esitante ma non terrorizzata. I Taciturni subivano delle cose durante l’addestramento che lo stesso Ravin considerava crudeli.

“Eppure sei tu quello che hanno scelto di mandare, anche se sarebbe potuto venire chiunque altro,” affermò Ravin.

Quail annuì a malapena.

“Dunque sarai tu a guidare la possibilità di redimervi dal fallimento,” disse Ravin.

Il Taciturno apparve perplesso a quel punto. “Mio imperatore?”

“Dovete trovare le principesse e ucciderle,” spiegò Ravin e poi pensò per un momento. “Devono morire entrambe, e anche il cavaliere che veglia su di loro. Sono tutti troppo pericolosi per essere lasciati in vita.”

Il Taciturno esitò per un secondo.

“Non sei d’accordo?” chiese Ravin.

“Sono due ragazze insignificanti e un pazzo,” replicò Quail. “Alcuni… alcuni non capiscono perché avete mandato proprio il nostro gruppo a uccidere la Principessa Lenore, quando avreste potuto rivendicarla o farla controllare da Lord Finnal.”

Ravin estrasse la sua spada, facendola vorticare per poi posarla appena sotto l’occhio destro del Taciturno.

“Vuoi un’altra cicatrice speculare alla prima?” domandò.

Il Taciturno mantenne la calma. “Se la desiderate, Imperatore Ravin.”

“Desidero quello che ti ho ordinato, e dovrebbe essere un motivo sufficiente a farti muovere.” Ravin non aveva l’abitudine di dare spiegazioni ai suoi uomini, ma in quel momento sarebbe forse servito. “La Principessa Lenore è sempre stata una potenziale minaccia mentre era qui. Nella mia Tana Rossa, non sarebbe stata un pericolo ma un mero trofeo da esibire. Qui, la gente avrebbe potuto radunarsi attorno a lei e potrebbe ancora farlo. Deve morire e in silenzio. Nessuno deve sapere che è sopravvissuta.”

Il Taciturno. “Ai vostri ordini.”

Si alzò e si voltò per andarsene.

“Quail?” lo interruppe brusco Ravin. “Ricorda che ora ho la Casa dei Sospiri. Se i miei Taciturni falliscono di nuovo, forse alcuni di voi saranno rimpiazzati.”