Sono qui. (Aiutandola a mettere l'uno e l'altro)Ecco quello che io mi domando. Chi siete? Un enigma? Un rebus? Una sciarada?
Appunto. Una sciarada. Una sciarada che potete offrire all'acume di… tutti i vostri amici: il primo ama, il secondo perdona, l'intero ritorna.
È una sciarada a premio?
Chi sa! Dipende dallo scioglitore. A rivederci…
Permettete che v'accompagni sino alla porta del cortile? Siete venuta, è vero, di nascosto; ma potete andarvene, ahimè, palesemente.
Il vostro braccio.
Un momentino. (Corre a spalancare la finestra.)
Fate bene ad aprire la finestra.
Perchè?
Perchè, in questo salotto destinato alle conquiste, dopo il nostro abboccamento, c'era bisogno di rinnovare un po' l'aria.
(tornando a lei) Il mio braccio è ai vostri ordini.
(accettando) Mi dispiace, per altro, d'incomodarvi. Dovete essere molto stanco…
(sulla soglia) Veramente, non c'è di che!
(facendo capolino dalla porta a sinistra, chiama:)Francesco! Francesco! Oh! È andato via anche lui! (Entra, guardando intorno, con l'aria di credere che in quella stanza non si è mica detto il rosario.) Nessuna traccia. Un po' di disordine nei ninnoli e nei ritratti, e niente altro. (Sorpreso) Il mio ritratto sull'orlo… d'un precipizio, forse!.. Veramente, avrebbero potuto lasciarmi in pace. (Vede il portafogli.) Un portafoglino dimenticato… Che sia quello di Fifì? È tanto stordita! (Lo apre, legge un biglietto di visita, trasalisce, impallidisce.)Bianca Tebaldi! Com'è possibile? (Profondamente scosso) Ma sì: lei, lei! Qui… con… (Inorridendo) È una combinazione raccapricciante! (Riflette) Eppure, non è una combinazione. Ella sapeva l'indirizzo di questa casa, perchè è qui che io ricevo le sue lettere d'affari. Ed è venuta qui per un convegno galante! Ah, è orribile, è orribile!
(entrando, nota il suo turbamento e gli dice:)Ohè, che hai?
Niente.
Come niente? Hai una certa faccia…
Ho un po' di mal di capo. (Toccandosi naturalmente la fronte) Non ci badare. (Con forzata disinvoltura)Ebbene?
(mortificato, ma non volendo confessare il fiasco)Ebbene?..
Prosit.
Ti ringrazio. Ma lasciamo andare…
Insomma, dimmi, uomo fortunato, uomo irresistibile: come sono andate le cose? Benone, eh?
Sì, benone…
(sussultando e fingendo gaiezza) A vele gonfie?.. E sei giunto in porto sano e salvo?
Sano, (ricordandosi dello schiaffo) via, per miracolo.
Perbacco, una donna assai facile! Il colloquio… è stato tanto breve!
Breve, (toccandosi la guancia) ma… sentito.
Molta vivacità.
Molta.
Su! Sentiamo i particolari.
(evitando) Un'altra volta: ora sono ancora troppo commosso.
Diamine! Sei vecchio del mestiere!.. Ma come! Sei commosso davvero? Questa… donnina ti ha proprio stregato?
Mi ha… stregato.
E… ti ama?
Mi ama… a modo suo… si capisce. Non tutte le donne amano allo stesso modo.
(con ansia raffrenata) E in che modo ti ama? Dimmi, dimmi!
Non so spiegartelo.
È appassionata? è altera? è alla mano?
È alla mano: precisamente.
Piacente, graziosa, elegante?
Oh, quanto a questo, è insuperabile! Un bocconcino, amico mio! Ma… basta…
Con le tue reticenze, mi dai sui nervi. Fuori, fuori i particolari.
Sei un bel tipo. Non ti credere che si tratti d'una crestaina o d'una cocotte qualunque!
Ah no! E di chi si tratta?
Caro mio, ella ha serbato l'incognito; ma dev'essere una gran signora… di cervello un po' balzano, beninteso. Dev'essere una gran dama bisbetica, capricciosa…: qualche strana donna, maritata chi sa come, chi sa dove, chi sa con chi… Con un imbecille, di certo!..
(trattenendosi e secondandolo) Sì sì!.. Però, imbecille poi, perchè?
Perchè un uomo che possiede una donna come quella lì, e la lascia passeggiare sola per il mondo, se non è proprio un imbecille nato, dev'essere un imbecille di carriera, o deve avere una gran voglia di diventarlo. Bisogna proprio essere un marito per avere di tali ambizioni. E se questo povero sventurato esiste…
Io dico di sì!..
Tanto meglio! Se, dunque, questo povero sventurato esiste, l'ha scappata bella!
L'ha scappata bella? Sicchè non…?
Già, tu sai come sono le donne. Certe volte fanno la corsa dell'asino. Vanno, vanno, vanno, e poi, a un tratto, tta, si arrestano.
Lei… tta… si è arrestata?
Crederei di sì.
(scattando irritato) Sì o no? (Poi, frenandosi e fingendo di sorridere) Scherzo. Eppure, ti confesso, sono curioso. Dunque, sì o no?
Giudica tu stesso.
Oh! Di'! Da bravo!
Smanie, spasimi, irrequietezze, ogni sorta di manifestazioni d'amore verbale, e gelosia, poi, senza fine. Figùrati una Otella! E… che so… le ho mostrato, per esempio, il tuo ritratto, per vedere che impressione le facesse un altro uomo a paragone di me… e…
Abbrevia!
Tu, in complesso, sei una persona piuttosto simpatica…
Questo è vero, ma abbrevia!
Ebbene, non avertelo a male: tu a paragone di me, le sei sembrato brutto.
Brutto addirittura?
Nè più nè meno che brutto! Insomma, era un crescendo che faceva sperare il più delizioso dei punti coronati…
E invece?
Invece, il punto coronato è stato un… ceffone!
(scoppiando in gioia) Ah ah! Benissimo!
Ti prego di moderare le esclamazioni!
Perchè?
Perchè m'irriti!
Per ora, racconta. T'irriterai dopo.
Non ho più nulla d'importante da raccontare. Rasserenatasi alquanto, mi ha lasciato, affidandomi una certa sciarada da sciogliere.
Una sciarada?
«Il primo ama, il secondo perdona, l'intero ritorna.»
(sempre più rianimandosi) Ah! ritorna?
E se son rose, fioriranno. (Si sente picchiare alla porta di destra.) Che sia proprio lei che ritorna?
Di già? (Sta per aprire.)
(trattenendolo) Lascia andare me. Voglio prima domandare. Se è lei, non bisogna comprometterla. Tu sei qui… Sarebbe una indelicatezza da parte mia il farla entrare. (Si sente picchiare di nuovo.)Eccomi. (Con dolcezza) Chi è?
(di fuori) Sono io, sono io: la vostra incognita.
(rivolgendosi a Carlo) Lei.
Lei!
(di fuori) Debbo aver dimenticato il mio portafogli.
(a Carlo) È un pretesto per ritornare da me. (A Bianca) Sì, sì, grazie, grazie! capisco! Ma ora, mia adorabile incognita, non sono solo. È qui con me un mio amico. Voi conoscete la mia discrezione, e debbo rassegnarmi a non aprirvi le porte di quel paradiso che sapete. (Tossisce per farsi capire.)
(tra sè) Te lo do io il paradiso.
(di fuori) Ma come si chiama il vostro amico?
(subito) Si chiama Carlo Tebaldi.
Sicuro, si chiama Carlo Tebaldi.
(di fuori) Allora, non m'importa. Questo signore non lo conosco e non mi conosce. Non temo di essere compromessa. Aprite.
(tra sè) Quale imprudenza! Andate poi a dire che questa donna non mi ama. (Apre.)
(all'orecchio di Bianca, con mellifluità) Io non so se voi abbiate lasciato davvero qui il vostro portafogli, ma, in ogni caso, per giustificare la vostra venuta, io fingerò di cercarlo.