Buch lesen: «Mai Sfidare Il Cuore», Seite 3

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Capitolo 3 “Il bacio della gelosia”

Kyoko era diretta verso la sorgente calda, si sentiva stanca e dolorante, e non vedeva l’ora di rilassarsi nell’acqua. Inciampò su una roccia e si chiese se avrebbe impiegato settimane per riprendersi dalla sbornia di una sola sera.

«Maledizione! … Oh, adesso parlo come Toya.» disse con una risatina.

Shinbe la seguiva in silenzio, sbirciando da dietro gli alberi. Dovette trattenere una risata quando la sentì paragonarsi a Toya. Era bello sapere di non essere l’unico del gruppo a parlare da solo, se lui era pazzo, allora insieme erano una coppia perfetta.

Arrivando finalmente alla sorgente, Kyoko rovistò nel suo zaino. Trovando ciò di cui aveva bisogno, sistemò i suoi articoli da bagno sulla riva. Si spogliò velocemente e si adagiò nell’acqua fumante. «Ah, che bello.» disse chiudendo gli occhi, poi si massaggiò le gambe per allentare la tensione. Soddisfatta, si distese e si rilassò completamente.

Shinbe era appoggiato a un albero e osservava affascinato quel suo rituale quotidiano. Era aggraziata e pura… improvvisamente si sentì di nuovo in colpa per quello che aveva fatto. Si voltò di spalle e si portò una mano al petto, sentendo un dolore che lo attanagliava.

Non avrebbe dovuto trovarsi lì… non era stato onesto. Lei lo avrebbe odiato quando avrebbe scoperto che cosa le aveva fatto. Si accigliò mentre il peso sul petto aumentava. Tuttavia, non riuscì a resistere all’impulso di voltarsi di nuovo. Sospirò con desiderio mentre la guardava galleggiare in acqua.

«È molto meglio della vasca moderna che ho a casa.» disse Kyoko guardandosi intorno. Sembrava una piscina nascosta, era un posto davvero tranquillo e appartato. Alberi e piccoli arbusti circondavano la sorgente, dandole assoluta privacy. “Quella roccia sporgente sarebbe l’ideale per prendere il sole.” pensò sorridendo.

Canticchiò allegramente mentre galleggiava, poi decise di proseguire con il lavaggio “purificatore”. S’insaponò i capelli e si chinò sott’acqua per risciacquarli, emerse e ripeté l’operazione. Poi, prima di uscire dall’acqua, ripulì i vestiti con la speranza che si asciugassero in fretta.

Avvicinandosi furtivamente, Shinbe la osservava da un cespuglio a pochi metri di distanza. Ammirò le sue curve… era bellissima, come una dea emersa dalle acque. Kyoko si legò un asciugamano al petto e ne avvolse un altro attorno ai capelli, mentre iniziava ad asciugarsi.

Shinbe l’aveva spiata in segreto molte altre volte, ma non era mai rimasto così a lungo per assistere alla parte finale, arrivava sempre qualcuno a cercarlo prima che lei finisse. Sospirò mentre Kyoko faceva scorrere lentamente l’asciugamano sulle gambe. Il dolore gli fece stringere i denti quando lei indossò i sottili indumenti che le coprivano i punti più preziosi. Si sforzò per non percorrere la poca distanza che li separava e raggiungerla.

All’improvviso si udì uno scricchiolio dal lato opposto. Kyoko si bloccò, e sia lei che Shinbe si concentrarono per sentire altri rumori. Si sentì un altro ramo spezzato, questa volta da un cespuglio vicino. Shinbe la vide avvicinarsi al cespuglio, brandendo l’asciugamano come se fosse uno scudo.

«Ok, Shinbe! Lo so che sei tu, vieni fuori… così posso darti un ceffone!» esclamò Kyoko, e guardò il cespuglio in attesa… Shinbe aveva la fama di guardone, e poi era l’unico rimasto alla capanna, perciò… . Il cespuglio si mosse appena. «So che sei lì e, quando Toya scoprirà che mi stavi spiando, probabilmente ti ucciderà. Per non parlare di Suki, sono sicura che non le dispiacerà picchiarti.».

Il cespuglio si mosse di nuovo e una zampa nera, lunga e appuntita, sbucò dai rami contorti.

«Ma che cos’è?» esclamò Kyoko, mettendosi a correre proprio mentre un enorme demone-scorpione usciva allo scoperto. Corse verso i suoi vestiti e il suo zaino, in cui teneva la balestra.

«Kyoko! Stai giù!» gridò Shinbe, sbucando dai cespugli con un grosso ramo in mano. Lo lanciò verso il demone, che lo vide arrivare e lo bloccò con una zampa, facendolo volare in aria. Il ramo atterrò ai piedi di Kyoko, proprio mentre lei si chinava per prendere la balestra… quel colpo l’avrebbe stesa.

Shinbe corse verso di lei e prese il ramo. Alzando un sopracciglio, la guardò e sorrise, «Ho l’impressione che sei un po’ troppo svestita per combattere con un demone.». Il suo sorriso si allargò quando vide la sua espressione, che si trasformò subito in orrore…

Sentendo un brutto presentimento, Shinbe si voltò facendo oscillare il ramo proprio mentre lo scorpione si scagliava su di loro. Lo colpì a una zampa, ma la creatura lo infilzò in un fianco, sbalzandolo in aria. Il sangue di Shinbe si raggelò mentre lo scorpione si avvicinava alla sacerdotessa.

Sapeva che quella creatura posseduta percepiva il suo potere. Doveva fare subito qualcosa, perciò decise di usare i propri poteri telecinetici per sollevare una roccia, e la scagliò più forte che poté, sorridendo quando colpì lo scorpione alla testa.

Il demone urlò e si girò, lanciando un’occhiataccia al guardiano ferito. Shinbe si sforzò per rialzarsi da terra quando la creatura si scagliò di nuovo su di lui. Rotolò appena in tempo per puntare la punta affilata del ramo. I suoi occhi brillarono mentre sussurrava un incantesimo per ammorbidire la carne dura del mostro.

Kyoko, in preda al panico, gridò il nome di Shinbe mentre il demone si fiondava su di lui. Era successo così rapidamente che quasi non aveva avuto neanche il tempo di sbattere le palpebre. Il demone saltò verso a Shinbe e, un attimo dopo, l’estremità del ramo gli fuoriuscì dalla testa, con il sangue nero che grondava sul terreno. La creatura si contorse, poi cadde esanime addosso al guardiano.

«Shinbe!» gridò di nuovo Kyoko. Corse verso di lui, vedendo tutto quel sangue che si riversava a terra. Sperava che non fosse anche il suo, ma era difficile da capire perché l’enorme scorpione lo aveva travolto quasi completamente, lasciandogli libero soltanto il viso. Shinbe aveva gli occhi chiusi e, per un momento, il cuore le si fermò per il terrore.

Lui percepiva ancora il terrore di Kyoko e, qualunque fosse la causa, doveva distruggerla. Cercando di lottare contro il dolore, aprì gli occhi e la trovò lì a fissarlo, bianca come un fantasma. Il cuore iniziò a battergli forte quando si rese conto che era terrorizzata per lui. Ma era vivo e quel terrore iniziò a svanire, facendogli riscaldare il sangue.

Con voce roca le disse: «Kyoko, per favore, aiutami… a togliermelo di dosso.». Si sforzò per spingere via la bestia morta, ma le sue braccia rimasero intrappolate per il peso. Pur essendo posseduta, quella creatura non avrebbe dovuto pesare così tanto, né avere una tale resistenza. Restrinse lo sguardo, percependo un frammento del cristallo molto vicino e le disse: «Sta sfruttando il potere di un frammento… trovalo.».

Kyoko smise di spingere lo scorpione gigante e si concentrò per scrutare il suo corpo. Quando il Cuore di Cristallo Protettore era esploso e i suoi frammenti erano ricaduti sul regno dei demoni come una pioggia, era partita una frenetica caccia per ritrovarli tutti. Un tempo, quello doveva essere stato un piccolo scorpione… finché non era stato posseduto da un demone e aveva trovato un frammento, ricevendo una scarica di potere.

«Lì!» esclamò Kyoko quando notò una lieve luce blu sul collo. Cercando di non vomitare, guardò nella bocca rimasta aperta. Facendo una smorfia, allungò una mano e afferrò il cristallo, e le dimensioni dello scorpione iniziarono a ridursi all’istante. Lo spinse di lato e Shinbe lo allontanò, poi lo videro rimpicciolirsi nella mano di lei.

Kyoko guardò Shinbe, i capelli gli nascondevano il volto ma, a giudicare dai movimenti, capì che stava cercando di riprendere fiato. Lo scrutò per cercare eventuali ferite. Il fianco dove il demone lo aveva infilzato stava sanguinando e lei si guardò intorno per cercare qualcosa con cui fermare l’emorragia. Poi prese il suo asciugamano, sapendo che sarebbe stato utile premerlo sula ferita.

Shinbe si mise a sedere, guardando disgustato il piccolo insetto morto. Tenendo una mano premuta sulla ferita, riportò l’attenzione su Kyoko e la vide correre a prendere l’asciugamano che aveva fatto cadere nella fretta di aiutarlo. La guardò e dimenticò completamente il dolore che stava provando.

“Ha dimenticato che è ancora nuda.” pensò, “Beh, non sarò io a ricordarglielo.”. Cercò di mantenere un’espressione tranquilla mentre lei tornava con l’asciugamano.

Kyoko gli si sedette accanto e gli scostò il soprabito per controllare la ferita. «Shinbe, potresti togliertelo?» gli chiese. «Devo capire da dove proviene tutto questo sangue.».

La sua voce era affannosa e suadente, una musica per le sue orecchie. Vederla preoccupata per lui lo confuse a tal punto che non riuscì neanche a fantasticare sul fatto che gli avesse chiesto di togliersi i vestiti.

Si tolse il soprabito e si sbottonò la camicia. L’indumento gli ricadde lungo le braccia, scoprendogli il petto e gli addominali, oltre che la ferita sul fianco. Con una mano si era abbassato leggermente i pantaloni da un lato per scoprire la ferita per intero, ma non aveva scostato il braccio… lo aveva tenuto sul grembo per nascondere la propria erezione.

Kyoko cercò di rimanere concentrata sulla ferita, ignorando tutto il resto. Poggiò una mano sulla sua pelle nuda e con l’altra premette l’asciugamano sulla ferita. Sentì i muscoli di Shinbe guizzare al suo tocco, facendole risalire il calore lungo il braccio. I suoi occhi verde smeraldo incrociarono quelli color ametista di Shinbe.

Lui la vide arrossire nell’istante in cui i loro sguardi s’incrociarono e rimase sorpreso, sentendo la propria pelle surriscaldarsi laddove lei lo stava toccando. «Va tutto bene?». Lei annuì senza distogliere lo sguardo dall’asciugamano, rimuovendolo delicatamente per vedere se l’emorragia si era fermata.

Il sangue non colava più e Kyoko andò a bagnare l’asciugamano per pulire la ferita. Shinbe abbassò lo sguardo e pensò tra sé: “Non mi stupisce che l’emorragia si sia fermata… il sangue è defluito verso tutt’altra parte.”. Sospirando, scacciò subito quel pensiero mentre lei tornava con l’asciugamano bagnato, e si ritrovò a fissare il suo reggiseno. Riportò subito lo sguardo sul suo viso, se voleva mantenere la propria dignità doveva farla rivestire.

Kyoko stava pulendo tutti i residui di sangue, cercando di fare molta attenzione, quando lo sentì pronunciare il suo nome con voce roca e tesa. Si fermò e lo guardò ma, per il modo in cui era china su di lui, si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. I suoi occhi brillavano e sembrava che ci fosse soltanto lui in quel momento. Nessuno dei due disse una parola e lei abbassò lo sguardo sulle sue labbra.

Shinbe la fissò e il suo corpo si mosse contro la sua volontà, avvicinandosi. Posò le labbra sulle sue in un bacio appena accennato, che era soltanto la quiete prima della tempesta poiché il suo respiro si surriscaldò. Poi una sfocatura rossa e nera lo colpì, scatenando di nuovo il dolore al fianco che aveva appena iniziato ad affievolirsi.

Shinbe fu trascinato all’indietro e sbattuto a terra da un Toya furioso, che gli si sedette addosso e gli puntò uno dei suoi pugnali alla gola.

«Bastardo, che cosa pensavi di fare?» gridò Toya, tremando per la rabbia. L’immagine di suo fratello che baciava Kyoko gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente. «Io l’ho affidata a te e tu la molesti?» urlò infuriato.

Gli occhi di Shinbe divennero color viola scuro.

Kyoko si mise tra loro, dando le spalle a Shinbe come per proteggerlo, poi, guardando Toya, gridò: «Non ci provare!», e allargò le braccia con fare protettivo, «Non è come pensi tu.».

Toya abbassò il pugnale ringhiando: «Ah no? E allora perché diavolo sei nuda?», e la scrutò dalla testa ai piedi a sostegno di ciò che aveva appena detto.

Kyoko sentì il mondo crollarle addosso e si bloccò per la mortificazione, immaginando gli Dei che ridevano di lei. Sentiva l’aria fresca sulla propria pelle e lo sguardo di Toya la stava riscaldando in fretta. Abbassò le braccia e cercò i propri vestiti, scorgendoli su una roccia non molto distante.

Riportando lo sguardo su Toya, gli disse sibilando: «Sono stata aggredita e Shinbe mi ha salvato la vita. Lo stavo aiutando perché si è ferito per proteggermi. L’ho baciato, e allora? Era per ringraziarlo!». Poi fece per andare a prendere i vestiti ma cambiò idea quando Toya puntò di nuovo il pugnale alla gola di suo fratello.

«Le hai chiesto un bacio come ricompensa per averla salvata? Maledetto pervertito!» ringhiò Toya, ancora più furioso. Poi, con un rapido scatto, afferrò Kyoko per un braccio, tirandola a sé e allontanandola da Shinbe.

Gli occhi di Shinbe brillavano di rabbia per il modo in cui Toya trattava Kyoko. «Metti via quel pugnale.», le sue parole raggelarono l’aria mentre si alzava e si spolverava i pantaloni, con il petto ancora nudo. Si avvicinò minacciosamente a suo fratello, che era più basso di lui, pronto a combattere. Non era mai stato un codardo.

Kyoko andò a mettersi di nuovo tra loro. Il suo seno sfiorò accidentalmente il petto di Toya nello stesso istante in cui la sua schiena sfiorò la pelle calda di Shinbe, erano molto vicini. Alzò un sopracciglio e sbottò: «L’ho baciato io, non me l’ha chiesto lui. Adesso andate via, così posso vestirmi.». Cercò lo sguardo di Toya e, addolcendo la voce, quasi lo implorò: «È già abbastanza così, non peggiorare la situazione.».

Sentì Shinbe allontanarsi e, senza guardare, capì che si stava rivestendo, sentiva il fruscio della stoffa con i suoi movimenti a scatti. Sapendo che non era il caso di voltarsi, tenne lo sguardo fisso su Toya per vedere se avrebbe provato a ferire di nuovo suo fratello. Sospirò quasi di sollievo quando sentì i passi di Shinbe che si allontanavano dalla sorgente.

Toya non prestò attenzione a suo fratello, al momento stava guardando Kyoko, confuso. “Ha baciato Shinbe? Perché?”. Lei allungò una mano per toccargli il braccio, ma Toya si voltò subito di spalle e fece un passo indietro.

«Vestiti, ma non ti lascerò di nuovo da sola. Rimarrò qui finché non sarai pronta.», il tono della sua voce era ancora pieno di rabbia.

Kyoko sbuffò e si affrettò a vestirsi. Quando ebbe finito, si voltò e gli passò accanto, pronta a tornare all’accampamento, ma lui allungò una mano e la prese per un braccio, facendola girare.

Voleva solo sapere perché… perché aveva baciato Shinbe in quel modo? La frangetta gli ricadde sugli occhi, nascondendoli. «Perché l’hai baciato?» sussurrò. I suoi capelli svolazzavano nella brezza costante, facendoli brillare con riflessi argentati.

Kyoko si accigliò, non sapendo come rispondere. In realtà, forse voleva semplicemente farlo, ma non poteva dirglielo, perciò sospirò e rispose: «Non stavo pensando… quindi non so il perché.». Poi abbassò lo sguardo, era la verità.

Toya sentì la paura avvolgergli il cuore a quella risposta. Alzò la testa e la guardò negli occhi. «Ma non hai mai provato a baciare me… così.» ringhiò senza pensarci.

Gli occhi di Kyoko brillarono perché l’aveva messa in difficoltà, e lei gridò: «Non mi dai mai un motivo per farlo! E poi non ho un fidanzato, quindi sono libera di baciare chiunque, no?». Liberò il braccio dalla sua presa, ignorando il suo ringhio, e gli passò accanto chiedendosi perché, all’improvviso, si mostrasse così interessato.

Si avviò verso la capanna tenendo lo sguardo basso, Toya l’aveva fatta infuriare. Come osava arrabbiarsi con lei o Shinbe per essersi baciati? Che senso aveva? Non gli importava niente di lei. Non amava nessuno, quindi perché si preoccupava di chi la baciava? Spalancò la porta della capanna e si lasciò cadere sul sacco a pelo, immersa nei suoi pensieri.

Toya entrò dopo di lei, «Sarà meglio che non vi veda baciarvi di nuovo!» ringhiò, sedendosi di fronte a lei e appoggiandosi al muro.

Kyoko lo fulminò con lo sguardo mentre le sue parole le rimbombavano nella mente. “Come osa?” pensò, e i suoi occhi color smeraldo iniziarono ad emanare scintille.

«Io bacio chi voglio e quando voglio!» ribatté alzandosi con rabbia, poi arrotolò il sacco a pelo, prese lo zaino e si diresse verso la porta.

Toya balzò in piedi per seguirla con aria affranta. «Dove credi di andare? Maledizione!». Non aveva intenzione di farla arrabbiare al punto da andarsene, gli dava solo fastidio che Shinbe l’avesse toccata.

Kyoko si fermò senza voltarsi, poggiando la mano sullo stipite della porta. «Toya…» si girò leggermente, allungò la mano e, sorridendo, gli lanciò l’incantesimo addomesticante che lui tanto odiava, «Sta’ zitto!».

Toya cadde a terra imprecando, mentre Kyoko si allontanò passando accanto a Shinbe, diretta verso il santuario della vergine con l’intenzione di tornare a casa.

Shinbe era in piedi fuori dalla capanna, con un lieve sorriso sul volto. Aveva ascoltato le parole di Kyoko e il suo sorriso si allargò quando sentì Toya cadere a terra. Lei non lo aveva visto mentre usciva, così la seguì nella foresta.

Capitolo 4 “Non andare”

Arrivata al giardino del Cuore del Tempo, Kyoko si sedette sull’erba di fronte alla statua della fanciulla, guardandola in viso. Era consapevole di avere il suo stesso aspetto. Quelle sembianze appartenevano alla sua antenata, cui era dedicato il ricordo della statua. Se fossero vissute nella stessa era, avrebbero potuto essere gemelle.

Kyoko rammentò a se stessa perché si trovava lì e i suoi pensieri iniziarono a scontrarsi tra loro come se lei non ci fosse. “Toya è proprio un idiota!” si disse. Era appena tornata e lui non aveva fatto altro che rimproverarla. A volte lo odiava, sul serio… Ok, forse era una bugia.

Kyoko sospirò, “Non posso mentire a me stessa. Io amo Toya e, quando non c’è nessuno… spesso dimostra di ricambiare il mio amore.”. Socchiuse gli occhi pensierosa e aggiunse: “Ma poi finisce sempre per rovinare tutto.”.

Sarebbe andata a casa e forse non sarebbe tornata mai più. Si alzò di scatto, intenzionata a poggiare le mani su quelle della statua che l’avrebbe riportata a casa.

“Ma poi non rivedrei più Shinbe.”. Spalancò gli occhi e la sua mente gridò: “Provi qualcosa per lui!”. “È assurdo.” si disse, “Provo qualcosa soltanto perché l’ho sognato, non significa niente.”.

Si scostò dalla statua, abbassando le mani con esitazione e tornò a sedersi, appoggiandosi a una pietra fredda. “E se anche lui provasse qualcosa per me? Se il bacio fosse andato oltre, lo avrebbe ricambiato? Ma a lui piace giocare… bacerebbe qualsiasi donna. Però ha preso le mie difese con Toya… Sì, solo perché si sentiva minacciato, e poi lui è fatto così.”.

Una voce la destò dai suoi pensieri confusi: «Kyoko.», era la voce roca di Shinbe. Lei alzò la testa e arrossì, come se lui avesse sentito i suoi pensieri.

«Ehi, ciao.» disse, distogliendo lo sguardo nella speranza di nascondere il proprio rossore.

«Stai andando a casa?» le chiese lui avvicinandosi, «Non posso biasimarti, visto il comportamento di Toya.». Si chinò e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi. Kyoko accettò l’aiuto e si alzò, scrollandosi la polvere dalla gonna. «Certe volte non lo sopporto. Io… mi dispiace davvero per tutti i problemi che ti ho causato.» disse, avvicinandosi alla statua.

Shinbe non voleva che Kyoko se ne andasse, ma sapeva che non nessuno poteva fermarla se aveva deciso così. Sapeva anche che le dava fastidio quando Toya le chiedeva di non andarsene, perciò non le avrebbe dato motivo di arrabbiarsi con lui. Anche se, in realtà, si sentiva come Toya… non voleva che se ne andasse.

Trattenendo i suoi veri sentimenti, cercò di tirarle su il morale. «Non preoccuparti, puoi causarmi tutti i problemi che vuoi, quando vuoi.» le disse, sorridendo e allungando la mano verso di lei.

Kyoko la sfiorò e gli rivolse un sorriso smagliante, poi svanì.

Shinbe rimase a fissare la statua mentre il proprio sorriso svaniva. Avrebbe voluto chiederle di non andare via. In realtà non aveva intenzione di palparla, aveva finto per farla sentire a suo agio e per farle capire che era tutto ok. Sapeva che era arrabbiata e voleva soltanto vederla sorridere, o che almeno mostrasse altre emozioni oltre a tristezza e rabbia. Il suo piano aveva funzionato meglio di quanto pensasse perché lei gli aveva sorriso.

Shinbe distolse lo sguardo dalla statua. Odiava il fatto che il portale del tempo fosse in grado di portargliela via, avrebbe voluto seguirla nel suo mondo almeno per una volta. I suoi occhi s’incupirono e si socchiusero al pensiero che Toya, invece, potesse seguirla attraverso il portale. Perché era stato scelto soltanto lui per farlo? Non era giusto, lui non era l’unico guardiano.

*****

Quando Kyoko si trovò dall’altra parte del portale, si distese nel tempio e appoggiò la testa sullo zaino, chiudendo gli occhi. Non voleva vedere nessuno in quel momento.

Le immagini di Shinbe che faceva l’amore con lei continuavano a balenarle nella mente. Perché aveva fatto quel sogno? Le faceva quasi desiderare di… “A cosa sto pensando?” si chiese mentalmente, doveva smetterla. Shinbe e Suki si piacevano a vicenda, anche se non volevano ammetterlo, e poi, lui ci provava con tutte. È fatto così.

Kyoko si alzò lentamente, uscì dal tempio che proteggeva la statua della vergine e pensò tra sé: “Adesso vado in camera mia e mi metto a studiare. Sì, domani andrò a scuola e si sistemerà tutto. Magari chiamo i miei amici e andrò in giro con loro.”. Poi si fermò e disse ad alta voce: «Nuova regola, niente frutta quando esci.».

*****

Toya stava ancora combattendo con la propria gelosia mentre camminava lentamente verso il santuario. Aveva intenzione di seguire Kyoko per un chiarimento, non poteva sopportare l’idea che fosse arrabbiata con lui.

I suoi sensi si acuirono, facendogli capire che non era da solo. Alzò lo sguardo e vide Shinbe, appoggiato a una delle rovine che appartenevano all’antico castello. Aveva le mani in tasca e il bastone poggiato sulle gambe, e aveva gli occhi chiusi come se stesse dormendo.

«Svegliati, stupido pervertito!» gridò Toya, più irritato di prima.

Shinbe aprì gli occhi assonnati, poi li richiuse e ribatté: «Che cosa vuoi?».

Toya ringhiò: «Cosa voglio? Voglio sapere che diavolo ci fai qui!».

Shinbe riaprì gli occhi e lo guardò con un sopracciglio alzato, «È vietato riposare?».

Toya restrinse lo sguardo, «Da quand’è che arrivi fin qui per riposare?».

Shinbe si alzò lentamente, preparandosi ad ogni evenienza perché sapeva che Toya era molto più forte. Ma sapeva anche di non essere debole come suo fratello credeva, i loro erano solo poteri diversi.

«Ero venuto a salutare Kyoko. Per il modo in cui l’hai trattata, saremo fortunati se torna. E comunque, che sta succedendo in quel tuo cervello da microbo?», la voce calma di Shinbe nascondeva un accenno di agitazione.

Toya emise un lieve ringhio, quello che suo fratello aveva detto era vero. Forse aveva reagito in modo eccessivo ma, dopotutto, li aveva visti mentre si baciavano… Kyoko aveva baciato quel guardiano pervertito. Gli tornò in mente quella scena e la sua anima gridò: “No, è stato Shinbe a baciare Kyoko, non il contrario!”.

Si voltò di spalle e rispose: «Non so che intenzioni hai, ma se tocchi di nuovo Kyoko… ti ammazzo!». Detto questo, schizzò via lasciando una piuma d’argento nella brezza.

Shinbe sospirò e si sedette di nuovo, quando sentì la risata di Kamui in lontananza. Pochi istanti dopo, Sennin, Kamui e Suki arrivarono nella radura, con in mano cesti di erbe e verdure che il vecchio saggio aveva raccolto.

“Devono averlo incontrato mentre tornavano alla capanna.” rifletté Shinbe.

Sennin era l’anziano proprietario della capanna in cui si fermavano quando rimanevano nei pressi del santuario. Aveva badato a Suki e il fratello da solo dopo che sua moglie era stata uccisa dai demoni durante un attacco al villaggio. Suki era troppo piccola per ricordarsi di sua madre, la migliore cacciatrice umana di demoni in tutto il regno.

Per la gente del villaggio Sennin era una specie di sciamano, ma i guardiani sapevano chi era davvero. Era un maestro nel lanciare incantesimi e sapeva molte più cose della maggior parte degli umani del regno. Shinbe sorrise tristemente mentre vedeva il vecchio avvicinarsi.

«Perché quell’aria triste, Shinbe?» gli chiese Sennin, squadrandolo con i suoi occhi stanchi. Il guardiano ametista si comportava in modo strano ultimamente… e non era una cosa da sottovalutare perché, a suo parere, tutti i guardiani erano un po’ strani per natura.

Shinbe si alzò mentre si avvicinavano, come se stesse aspettando loro invece di litigare con Toya.

Suki guardò la statua dietro di lui e gli chiese: «Kyoko è già tornata a casa?».

Lui la fissò senza espressione e rispose: «Sì, se n’è andata.».

Kamui smise di cercare da mangiare nel cestino e guardò suo fratello, con il sorriso che svanì per lasciare posto alla preoccupazione. «E perché se n’è andata?» gli chiese. Poi gli venne in mente qualcosa e, restringendo lo sguardo, aggiunse: «Che cos’ha fatto Toya, stavolta?».

Shinbe gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, sapeva che anche Kamui odiava quando Kyoko tornava nel suo mondo. «Va tutto bene, tornerà presto.» o almeno così sperava.

Suki sembrava turbata, Kyoko era tornata quella notte e non aveva avuto neanche la possibilità di parlare con lei, se non per qualche istante al mattino. «Gli ha lanciato l’incantesimo?» gli chiese.

Shinbe la guardò e sorrise, «Credo proprio di sì. Adesso non è di buonumore.».

«Immagino. Sai per cosa hanno litigato, stavolta?» gli chiese Sennin restringendo lo sguardo, mentre si dirigeva verso la capanna. Suki lo seguì e Kamui riprese a rovistare nel cestino. Shinbe pensò a come rispondere alla domanda e disse: «Secondo voi a Toya serve un motivo per sgridarla?», poi scrollò le spalle, sperando che nessuno percepisse il suo senso di colpa.

Toya era seduto ai piedi di un albero non lontano dalla capanna e aveva sentito la loro conversazione. Aveva sentito anche la risposta di Shinbe e gli venne voglia di ridurlo in poltiglia ma, a pensarci bene, era meglio non raccontare quello che era successo. I suoi occhi emanavano scintille argentate mentre ripensava al bacio. Decidendo di tacere per il momento, si appoggiò all’albero e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.

«Toya, sei sveglio?» disse Sennin.

Lui lo ignorò, non gli doveva niente.

L’uomo fece una pausa, poi aggiunse: «L’hai fatto di nuovo. Non potevi aspettare che lei rimanesse ancora un po’?».

Toya si sporse in avanti e gli lanciò un’occhiataccia: «Sta’ zitto, tu. Non sai neanche di cosa stai parlando.», poi si alzò di scatto e si diresse verso la foresta.

Shinbe sospirò di sollievo, temeva che Toya gli avrebbe detto di quel bacio innocente e che lui avrebbe dovuto dargli una spiegazione. “Ho detto ‘innocente’?” si chiese mentalmente, sentendo un peso sullo stomaco. Se era così “innocente”, perché continuava a pensare a quanto fossero morbide le labbra di Kyoko? Gemette a quel pensiero ed entrò nella capanna.

Kaen, amico dei guardiani, meglio descritto come uno “spirito di fuoco”, apparve davanti a Kamui sorridendo. Spesso lo aiutava con l’allenamento ed era molto protettivo nei suoi confronti durante la battaglia. Il fatto che potesse trasformarsi in un drago era utile… rendeva l’allenamento molto più intenso. Iniziarono a lottare fuori dalla capanna, e Sennin e Suki si scambiarono un’occhiata.

Lei scrollò le spalle ed entrambi entrarono nella capanna. Shinbe era sdraiato di spalle su una stuoia, con un braccio sotto la testa. Lo guardarono ma nessuno dei due disse nulla sul suo umore depresso. Suki accese il fuoco mentre Sennin preparava il cibo per la cena.

*****

Toya era rimasto lontano dalla capanna per tutto il giorno, finché il sole non era iniziato a calare. Si avvicinò in silenzio mentre sentiva Sennin e Suki che parlavano a bassa voce. Il suo udito di guardiano captò ogni parola sussurrata dalle loro labbra.

«Pensi che sia malato?» chiese Suki preoccupata mentre guardava Shinbe, che stava ancora dormendo.

«Non ha mangiato nulla.» rispose Sennin mentre puliva le ciotole.

«Spero davvero che non si stia ammalando. Senza l’aiuto di Kyoko, domani avremo bisogno di lui per cercare i frammenti.» disse Suki, poi scrollò le spalle e srotolò il suo materassino. «Quando si sveglia gli preparo una tisana alle erbe.» aggiunse.

Sennin non pensava che fosse malato perché i guardiani avevano un’elevata immunità alle malattie umane. In realtà, non ne aveva mai visto uno ammalarsi. Doveva esserci qualcos’altro.

Poi pensò al frammento del cristallo e il suo sguardo s’incupì. Da quando la gemma era andata in frantumi, le schegge erano finite ovunque e quasi sempre nelle mani sbagliate. Un demone debole che ne possedeva uno diventava forte e molto pericoloso. L’esercito malvagio di Hyakuhei sembrava crescere di giorno in giorno e, ultimamente, Sennin aveva sentito il male avvicinarsi.

Toya era fuori dalla capanna, indeciso se entrare o no, quando si sentì nominare.

«Chissà per cosa si è arrabbiato Toya al punto da far andare via Kyoko.» disse Suki sbadigliando.

Sennin annuì: «Spero che abbia imparato la lezione. Abbiamo bisogno di lei quanto dei guardiani.».

Suki si sedette sul materassino e aggiunse: «Beh, non gli ci vuole molto per farla arrabbiare. Scommetto che le ha detto qualcosa sul fatto che si era ubriacata.». Si voltò per guardare Kamui quando sentì la sua risatina, poi afferrò un pettine e glielo lanciò dritto in testa, «Pensavo che stessi dormendo!».

Sennin rise mentre si dirigeva verso la porta, «Buonanotte, Suki… Kamui.».

Toya era ancora lì fuori, aveva dimenticato che Kyoko si era ubriacata. Bene, non avrebbe avuto bisogno di dire cos’era successo davvero… anche se sarebbe stato bello mettere Shinbe nei guai con Suki. Si sarebbe arrabbiata così tanto che lo avrebbe picchiato per un secolo.

Saltando sull’albero, Toya rise all’idea, sapendo che suo fratello non avrebbe mai reagito per fermarla.

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