Fuggi, Angelo Mio

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Fuggi, Angelo Mio
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Fuggi, angelo mio
II de gli angeli caduti
Virginie T

Azazel è il primo degli angeli caduti, quello al quale si rivolgono tutti quando hanno un problema. Per questo, quando il suo vecchio vicino di casa gli chiede aiuto per ospitare una donna in fuga, accetta senza esitare. Questa donna lo toccherà fin nel profondo e Azazel inizierà a sperare di poter trovare la stessa felicità che suo fratello Baraqiel ha trovato con Caytlin. Tuttavia, per riuscire a farlo, ciascuna di queste due anime tormentate dovrà fare la pace con il proprio passato

Fuggi, angelo mio
Gli angeli caduti
libro 2
Virginie T
Tradotto da Valentina Giglio
Deposito legale: maggio 2020
© 2020. T. Virginie

Capitolo 1

Mallory

Gira in tondo, le labbra strette e la schiena dritta. Lo conosco a memoria. So che sta trattenendo le parole che muore dalla voglia di gettarmi in faccia. Bisognerebbe essere masochista per desiderare di ascoltarle. Io non lo sono affatto, ma trovo che i silenzi ed i sottintesi siano ancora più crudeli. Tuttavia, sono persuasa che una coppia possa durare solo se c'è una buona comunicazione. Come si può risolvere una situazione, se il vostro interlocutore non parla? Avete mai sentito parlare di un  negoziatore che non pronunci una sola parola per sbrogliare una situazione? Ecco, è la stessa cosa.

«Parlami.»

Mi rivolge un'occhiataccia ed io sarei quasi tentata di fare marcia indietro. Tuttavia, ciò non è nel mio carattere. Non sono stata cresciuta in questo modo. Sono una combattente, non mi tiro indietro di fronte alle difficoltà, le affronto a testa alta, qualsiasi siano le conseguenze.

«Dimmi a cosa pensi.»

A forza di insistere, lui cede. O piuttosto, esplode, e la sua rabbia mi colpisce come un pugno allo stomaco.

«Ti sei licenziata! Ancora una volta! Dannazione, Mallory. Sono stufo del fatto che tu non riesca a tenerti un  lavoro per più di qualche settimana, stufo di sbattermi per riuscire a tenerci a galla, quando è evidente che tu te ne freghi completamente! Pensi solo a te stessa, Mal!»

Ancora una volta gli stessi rimproveri, ormai da mesi. So di essere piuttosto incostante a un livello professionale. Sono ancora giovane e, a ventisei anni, sto ancora cercando la mia strada, faccio dei tentativi, mi sbaglio e cambio. Ma sono indecisa solo a questo riguardo. A parte questo, so cosa voglio dalla vita: un marito, dei figli, una casa. In breve, una storia alla Cenerentola come se ne vedono sulle riviste e nei romanzi d'amore. Sono nata a Manhattan ed ho vissuto lì fino ai dodici anni. Non è sempre stato facile. Sono sempre stata una bambina coraggiosa, un po' scavezzacollo ed abbastanza ribelle  nei confronti dell' autorità, quindi mi attiravo sempre dei problemi. Non ero una cattiva studentessa, ma neppure una scolara modella. In breve, ero abbastanza ordinaria ed ho considerato la nostra partenza per Montréal come un nuovo inizio. Avevo solo dodici anni, ma a forza di sentirmi dire dai miei genitori che sarei finita male, avevo finito per credervi ed il giorno del nostro trasloco mi sono detta che quello sarebbe stato un modo di scongiurare la cattiva sorte. Contro ogni aspettativa, mi sono fatta dei nuovi amici dall'accento cantilenante, ho fatto degli sforzi a scuola, ho persino ottenuto un diploma commerciale. Il problema era che la mia vita mancava di fantasia, di pepe. Volevo che la mia vita brillasse; tutto era troppo terra a terra. In effetti, ero giovane e mi annoiavo da morire.

Il mio incontro con Brandon è stato come un secondo respiro, una rinascita. Mi basta guardarlo, per ricordare quel momento come se fosse ieri. Con la mia amica Beth, avevamo deciso di uscire a bere qualcosa per rilassarci dopo una dura giornata di lavoro come cameriera in una piccola trattoria. Avevo i piedi in fiamme e l'idea di sedermi e farmi servire a mia volta, mi sembrava il paradiso. Ci eravamo fatte belle ed eravamo uscite, tenendoci a braccetto. La coppia-choc. La bionda e la bruna. La formosa e la…io. Punto. Una volta arrivate al bar, avevamo iniziato a chiacchierare tra amiche e ad osservare gli esemplari maschili intorno a noi, come in qualsiasi serata tra ragazze che si rispetti. Dopotutto, eravamo due single e guardare non ha mai fatto male a nessuno. In quel momento Brandon si era diretto verso di me, o piuttosto verso il bancone, per ordinare da bere ed io, troppo persa a contemplarlo, gli avevo rovesciato il mio drink sui piedi. Accidenti! La peggior brutta figura della mia vita. Avevo farfugliato delle scuse infinite, tamponandogli le scarpe con dei tovaglioli di carta. Ricordo ancora la sua risata, che mi aveva fatto venire la pelle d'oca sulle braccia. E quella voce…Una voce avvolgente che mi aveva detto che quello era il miglior bicchiere che avesse mai bevuto. Da allora sono passati due anni e non ci siamo più lasciati.

Il periodo luna di miele è finito e l'atterraggio è difficile. Io amo Brandon con tutto il cuore, ma i suoi rimproveri mi feriscono ed indeboliscono la nostra coppia, dopo ogni litigio.

«Non era un lavoro adatto a me.»

Lui ride con sarcasmo.

«Non è mai un lavoro adatto a te. Quando non dai le dimissioni, sono loro che ti licenziano. In ogni caso, non funziona e tu torni indietro al punto di partenza. Sono stanco di questa situazione. Tu non lo sei?»

Per quanto mi riguarda, non è un lavoro quello che può stancarmi. Ciò che mi logora, sono questi litigi incessanti e la tristezza che mi avvolge ogni volta, come una seconda pelle.

«Troverò un altro impiego più adatto a me.»

«Sicuramente, fino a quando non farai tutto questo di nuovo. Sembra che non tu non tenga a niente.»

«Sì. Tengo a te.»

Mi avvicino a lui e mi prende tra le braccia. La morsa intorno al mio cuore si allenta grazie a questo contatto.

«Anch'io ti amo. Ho semplicemente voglia di costruire il nostro avvenire e, per avere i mezzi per farlo, dobbiamo lavorare tutti e due.»

Traggo un profondo respiro. In fondo, lo capisco. Ho le sue stesse aspirazioni, gli stessi desideri.

«Ho voglia di un piccolo noi, Mal. Ciò richiede di avere delle risorse a lungo termine.»

Un bambino? Un figlio con me? Si sente pronto ad impegnarsi con me fino a questo punto?

«Vorresti che facessimo un bambino?»

Ho le lacrime agli occhi.

«Tu sei la donna della mia vita. Voglio fare tutto con  te. E' tempo di comportarsi da adulti.»

Lo abbraccio fino a soffocarlo.

«Ti prometto che farò degli sforzi. Farò tutto quello che posso per trovare un lavoro e, l'anno prossimo, sarai costretto ad uscire in piena notte per soddisfare le mie voglie di donna incinta.»

Si allontana da me con un sorriso.

«Nel frattempo, è l'ora di preparare da mangiare. Lilas viene a presentarci il nuovo uomo della sua vita.»

Certamente! L'ultimo prima del prossimo. Se io cambio lavoro come la camicia, per quanto riguarda Lilas, con lei sono gli uomini che non durano a lungo. L'amica di Brandon, che ho impiegato un po' di tempo ad apprezzare, non è proprio una tipa da sistemarsi in una routine di coppia! Quando il mio compagno ci ha presentate, sono stata subito punta dalla gelosia. Sapere che lui era così intimo con una bomba sexy del genere mi era insopportabile. Ed è proprio vero! Lilas è lo stereotipo del sogno maschile: gambe interminabili, fianchi stretti, un seno debordante dai décolletés e labbra carnose ed eccitanti. Persino la sua voce è un richiamo al sesso. Ogni parola, anche quella più neutra, diventa erotica nella sua bocca! Per fortuna, Beth  mi aveva fatto notare il modo in cui Brandon guardava Lilas: come un fratello sorveglia la sua sorellina, perché non si cacci nei guai. Mentre quando guarda me…i suoi occhi sono caldi come la brace.

«Viene anche Beth con Tom. E' venuto per il week-end e sembra che abbiano una grande notizia da darci.»

La cena si svolge in un  ambiente rilassato. Lilas, Beth e Tom si conoscono già da qualche mese e sembra che l'ultimo arrivato, Léon, riesca ad integrarsi presto nel nostro gruppo. Non mi aspettavo un fisico come il suo in un pretendente di Lilas. Lei è una tipa volubile e le apparenze sono la sua priorità. In genere, si butta sull'archetipo del bel bambino: alto, muscoloso, abbronzato e…non molto di più, ma basta che ci sia quello che serve negli slip del tipo di turno. Léon non segue affatto questo codici. Non è che sia brutto, non esageriamo, semplicemente è diverso. Dall'alto del suo metro e settantacinque, è appena un po' più alto di me. Al posto di una barbetta di tre giorni che dà agli uomini un'aria tremendamente virile, mostra una folta barba di molte settimane che mi ha irritato la pelle all'istante, quando mi ha baciata per salutarmi. Solo i muscoli sono adeguati a quelli dei precedenti ragazzi. Léon ha dei bicipedi grandi come le mie coscie, coperti di tatuaggi tribali che mi intrigano. Essendo curiosa di natura, gli faccio delle domande per scoprire cosa abbia sedotto la nostra frizzante Lilas.

«Cosa fai nella vita, Léon?»

«Sono un informatico. Vado a caccia di cyber-criminali sul web per aiutare la polizia.»

Wow! Sono cose serie. Sono impressionata. Forse Lilas ha avuto un colpo di fortuna?

«E' un lavoro importante.»

Lui ride, la sua risata è grave e profonda e gli fa stringere gli occhi, che lasciano apparire qualche ruga sottile negli angoli.

«Ci sono dei vantaggi in questo campo. In effetti, mi accontento di scrivere sulla tastiera  per tutto il giorno, seduto comodamente in poltrona, e di inviare per e-mail al commissariato i dati importanti che scopro.»

 

Ed è anche modesto. Ovviamente, Brandon sente la necessità di immischiarsi. Il fratello sospettoso e protettivo è di ritorno.

«Quindi non sei uno sbirro?»

«No. Non ho nemmeno mai incontrato la maggior parte degli ispettori che si rivolgono a me. Lavoro come freelance ed avviene tutto a distanza, per la maggior parte del tempo. E' raro che io debba recarmi sul posto. Sono un tipo piuttosto casalingo.»

Intervengo prima che il mio innamorato trasformi questa cena in un fiasco, facendo osservazioni infondate e poco educate.

«Chi vuole un caffè?»

Preparo le bevande calde con l'aiuto di Beth, che sembra sulle nuvole.

«A cosa stai pensando?»

Lei scuote la testa senza rispondermi, facendo volare le sue mèches bionde da ogni parte.

«Dai! Sono la tua migliore amica. Non puoi fare delle cose di nascosto, senza raccontarmi tutto.»

«Saprai tutto quando lo sapranno anche gli altri.»

«Beth! Non fare la stupida. Dai, cosa succede?»

Tiene la bocca ermeticamente chiusa, ma io so come stuzzicarla.

«Se mi sveli il tuo segreto, io ti svelerò il mio.»

A quel punto i suoi occhi si illuminano, mentre punta due raggi laser su di me.

«Tu non hai segreti. Mi racconti subito tutto quello che ti succede.»

«E' vero, ma è successo appena prima che tu arrivassi e non ho avuto il tempo di telefonarti.»

Mi scruta, decisa a distinguere il vero dal falso.

«Cambi di nuovo lavoro?»

Le mie spalle si abbassano. Beth ha lo stesso atteggiamento di Brandon riguardo al modo in cui gestisco la mia vita professionale, ed una discussione su questo argomento mi basta e avanza per la giornata. Oggi non ho voglia di parlarne di nuovo.

«Non è l'argomento che ci interessa.»

La mia amica recepisce il messaggio e, per fortuna, non insiste. La ringrazio silenziosamente, con il morale ormai minato dalla consapevolezza di non essere all'altezza delle aspettative delle persone che contano per me.

«D'accordo. Non fare quegli occhi da cane bastonato, non lo sopporto. Sei pronta a saltare di gioia per me?»

Annuisco vigorosamente, impaziente di sentire questa notizia in anteprima.

«Tom verrà a vivere qui, con me. Ha messo in vendita il suo appartamento di New York ed ha già trovato un lavoro a Montréal.»

«Wow, fantastico!»

Ecco fatto, accidenti. La mia migliore amica mi ha appena detto che va a vivere con il suo uomo e questo è tutto ciò che sono riuscita a dire. Mi riscuoto mentalmente, mi do una sberla e le getto le braccia al collo per stringerla con tutte le mie forze.

«Congratulazioni! Sono talmente contenta per te!»

So che Beth ha avuto dei dubbi sulla loro relazione per molto tempo. Non per mancanza di impegno da parte del suo compagno, Tom la ama oltre ogni limite e tutti possono vederlo, ma a causa della distanza che li separa e che metterebbe a dura prova qualsiasi coppia. Sono felice che sia riuscita a resistere, senza perdere le speranze, perché oggi ha la sua ricompensa: andrà a vivere con lui. E' talmente emozionata che versa una lacrima, nonostante il suo sorriso smagliante.

«E cosa mi dici di te? Qual' è il tuo segreto, Mallory?»

Tutto d'un colpo il mio fa una misera figura, perché è solo una promessa, ma una promessa che ho intenzione di mantenere, quindi…

«Brandon vuole che facciamo un bambino.»

«Cosa?»

«Brandon vuole un bambino.»

La mia amica resta in silenzio. Troppo. Ed io che credevo che sarebbe stata felice per me!

«Qual'è il problema? Non ti piace Brandon?»

«Sai bene che mi piace. Sono stupita, ecco tutto. Non smetti mai di cambiare lavoro: non è una situazione ideale per concepire un bambino, non trovi?»

Effettivamente. Beth ha molto senso pratico, esattamente come il mio fidanzato.

«Ho promesso a Brandon di trovare un lavoro e di tenerlo. E' la sua condizione per fare un figlio.»

«Capisco.»

La sua affermazione mi punge sul vivo.

«Cosa ne pensi?»

Beth è perfettamente cosciente di camminare sulle spine e si prende del tempo per riordinare le idee, sotto il mio sguardo torvo.

«Mallory, sei una ragazza incredibile e la mia migliore amica da troppo tempo perché possiamo tenere il conto degli anni, ma la costanza professionale non è il tuo forte.»

«Non mi credi capace di mantenere una promessa fatta al mio fidanzato?»

«Ma non si tratta di questo…»

«Ti dimostrerò che sono in grado di cambiare. Vedrai, ci riuscirò.»

Con queste parole, ritorno dai miei ospiti, più determinata che mai a mettermi alla prova.

Capitolo 2

Mallory

Sono mesi che mi sforzo di mantenere questa dannata promessa e che passo da una delusione all'altra. Sono incapace di capire cosa voglio fare come mestiere. Le mie esperienze alla ricerca di risposte si susseguono in  diversi campi, dalla cassiera all'imbottigliamento in una fabbrica, dalla guida turistica alla segretaria di un dottore, ma giustificare delle scelte che non hanno niente a che fare l'una con l'altra diventa sempre più difficile durante i colloqui di  lavoro. I responsabili delle assunzioni non mi ritengono degna di fiducia, visto che cambio lavoro così spesso, e la maggior parte di loro ormai rifiuta di darmi una possibilità, malgrado le mie eccellenti motivazioni. Quanto a quelli che lo fanno, finiscono immancabilmente per licenziarmi, rimproveramdomi la mia mancanza di impegno. Sono bloccata, più depressa che mai e non posso più nemmeno confidarmi con Beth. Dal nostro litigio durante la cena a casa mia, il nostro rapporto è peggiorato. No, questa non è la giusta definizione. Diciamo piuttosto che abbiamo preso le distanze l'una dall'altra. Principalmente per colpa mia, devo riconoscerlo. All'inizio, ho giustificato il mio comportamento dicendo che lei sarebbe andata ad abitare con Tom e che loro due avrebbero avuto bisogno di intimità per iniziare la loro nuova vita. In verità, se ho preso le distanze, è stato per non leggere la delusione nei suoi occhi dopo ogni mio nuovo fallimento. Mi bastano già gli occhi di Brandon. Beth aveva ragione a dubitare di me ed è con me che sono arrabbiata. E' vero! Cosa c'è che non funziona in me, tanto da rendermi incapace di sistemarmi? Se non riesco a farlo per il mio fidanzato, allora chi potrà spingermi a mettere la testa a posto, accidenti?!

Non sono la sola ad ignorare quello che voglio. Come previsto, Lilas e Léon si sono lasciati dopo qualche mese. Attenzione, lei sta facendo progressi: di solito, dura qualche settimana. E' un peccato, perché Léon mi piace molto. Ci siamo visti molte volte per delle uscite a quattro e devo ammettere che è nata una vera amicizia tra noi. Ancora oggi, anche se non sta più con Lilas, continuiamo a vederlo. D'altra parte, lui è l'unico amico con il quale mi posso veramente confidare, senza che mi giudichi. E' diventato un po' il mio confidente e non  potrò mai ringraziarlo abbastanza per esserci sempre per me, in ogni circostanza. Dopo l'ennesimo litigio con Brandon, mi ha annunciato con un tono scherzoso che dovrei lasciarlo, per mettermi con lui. Adoro Léon, ma non riesco a considerarlo in questo modo. Nonostante i nostri litigi, sono innamorata persa di Brandon ed ogni volta le nostre dispute sono come dei pugnali che mi trafiggono il cuore. Anche oggi, ho paura di varcare la soglia per annunciargli che mi sono fatta licenziare dal mio posto di baby-sitter. Mi ero detta che questo lavoro sarebbe stato un buon allenamento per diventare genitore, ma i genitori in questione, per i quali lavoravo, non amavano la mia presenza a casa loro. Cioè, soprattutto la donna, che sospettava suo marito di nutrire delle fantasie su di me. Tutta colpa della gelosia! Intanto mi ha licenziata da un giorno all'altro, dopo aver sopreso suo marito che mi fissava le chiappe, quando mi sono chinata per raccogliere un giocattolo ed ora lo devo annunciare al mio fidanzato, che se ne frega altamente dei motivi dei miei licenziamenti. Tutto quello che riesce a vedere, è che sono senza lavoro, punto a capo. Il mio telefono suona, dandomi un pretesto per ritardare il litigio che si preannuncia, e riesco a sorridere quando vedo il nome che appare sullo schermo.

«Ciao.»

«Ciao, bella Mal. Cosa mi racconti?»

Mi lascio sfuggire dalle labbra un sospiro profondo, mentre le mie spalle di abbassano.

«Mallory?»

«Mi sono fatta licenziare.»

Una prima lacrima mi scende dalla guancia a tutta velocità. La prima di una lunga serie che cerco di trattenere da quando sono uscita dalla casa dei miei ex- datori di lavoro.

«Dai, Mal, non piangere, mia bella. Sai che non lo sopporto. Raccontami cosa è successo.»

«Il marito mi ha guardata una volta di troppo senza essere discreto e ciò non è piaciuto molto a sua moglie!»

«Ok, Ok, calmati. Non è colpa tua, bella mia. Non potevi farci niente, se quel tipo era incapace di controllare la sua libido di fronte alla tua bellezza. I loro rapporti matrimoniali non ti devono interessare. Sono loro che hanno una faccenda da sistemare. Dai, smettila di piangere.»

Singhiozzo senza riuscire a smettere e mi chiedo come riesca Léon a capire quello che gli racconto.

«Cosa dirà Brandon? Litigheremo di nuovo e…»

«Smettila, Mal. Brandon ti ama e se non è capace di accettarti come sei, allora non ti merita. Sei una ragazza stupenda e qualsiasi uomo sarebbe felice di stare con te, d'accordo?»

Ho sempre il morale a terra, ma Léon ha la capacità di risollevare il mio ego. Respiro varie volte profondamente per riprendermi.

«Grazie. Mi ha fatto bene allentare la pressione.»

«A tua disposizione. Te l'ho già detto: ci sarò sempre, per te. Puoi chiamarmi notte e giorno.»

Non so come rispondere a tanta gentilezza. Qualche volta, penso che si aspetti qualcosa di più di quello che posso dargli, ma molto egoisticamente non voglio che si allontani da me.

«Grazie ancora. Ora devo andare.»

«Chiamami più tardi per dirmi come è andata. Arrivo nel giro di un minuto, se hai bisogno di me.»

Non gli rispondo. Non sono sicura che sarò in grado di chiamarlo,  dopo la conversazione che mi aspetta.

«Promettimelo, Mal.»

«Ci proverò.»

Chiudo la conversazione prima che insista ancora. Lo sto già coinvolgendo troppo nei miei problemi di coppia. Ormai è tempo che io mi comporti da adulta e che mi assuma la responsabilità delle mie azioni.

Nonostante le buone intenzioni, entro in casa a malincuore. Brandon è già lì, sul divano, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso su di me. E' evidente che mi sta aspettando.

«Ciao!»

«Sei rimasta di nuovo senza lavoro?»

Provo un brivido involontario, mentre mi tolgo le scarpe. Cerco di guadagnare tempo, ma lui non è dell'uomre giusto per lasciarmi respirare.

«Inutile tergiversare. Sei rimasta mezz'ora in macchina. Cercavi un modo per darmi di nuovo questa notizia?»

«Non è colpa mia, Brandon…»

Non mi lascia nemmeno finire la frase, si raddrizza bruscamente ed alza le braccia al cielo.

«Non è  mai colpa tua, Mallory. Tu non c'entri mai niente, ma il risultato è lo stesso: sei di nuovo senza lavoro e tocca di nuovo a me occuparmi di tutto, dalle bollette alla spesa, senza contare la benzina della mia macchina che tu usi sempre per andare a degli appuntamenti che, ancora una volta, non porteranno a niente.»

E' la prima volta che mi accusa di essere una mantenuta ed io la prendo molto male, è il minimo che si possa dire.

«Mi dispiace molto essere un peso per te. Pensavo che, vivendo insieme, le coppie facessero fronte comune, ma è chiaro che mi sono sbagliata.»

Lui alza la voce, diventando sempre più irritato ed andando avanti e indietro davanti a me.

«Fare fronte comune non significa che io debba pagare tutto, mentre tu te la spassi.»

Anche io inizio ad irritarmi per queste reazioni esagerate.

«Perché secondo te, io non farei niente? Passo il tempo a cercare lavoro!»

«Esattamente, Mallory. Non fai altro che cercare. Tuttavia, ne trovi sempre meno e le poche volte che riesci a farti assumere, tieni il posto per al massimo una settimana prima di andartene e ricominciare. Non la finisci mai ed io ne ho abbastanza!»

Non so più se sia meglio ridere o piangere. Non ne posso più di vedere la nostra relazione vacillare per così poco. Perché per me, sono assurdità. La cosa più importante è amarsi e la nostra coppia dovrebbe diventare più forte attraverso le prove che affrontiamo. Al contrario, il nostro rapporto si infrange davanti ad ogni ostacolo ed ho paura che ben presto non ne resterà un granché, nonostante tutto il nostro amore. Allora tiro fuori la prima idea che mi passa per la mente.

 

«Dovremmo fare un bambino. Senza aspettare.»

Quelle parole hanno il merito di frenare il suo slancio, poi posa di nuovo lo sguardo su di me. Cerco di spiegarmi prima che la collera lo assalga di nuovo e che smetta di ascoltarmi.

«Perché aspettare? L'hai detto tu stesso. Io sono pronta. Avrei tutto il tempo  per occuparmene. Quello che conta, è che ci amiamo e che questo bambino ne sia la prova.»

Brandon scoppia in una risata fragorosa che risuona nel nostro soggiorno scarsamente arredato.

«Mi stai proponendo di fare un bambino e di occupartene mentre io mi affanno come un pazzo per mantenere te e la tua prole?»

La mia prole? Mi va di traverso la saliva e mi lascio cadere subito su una sedia, prima di cadere a terra.

«Perché non penserai veramente che io abbia  ancora intenzione di fare un figlio con te, vero? Dopo tutti questi litigi, pensi veramente che io abbia voglia di impegnarmi seriamente con te?»

I suoi occhi sono gelidi mentre mi scruta, aspettando la mia risposta. Tuttavia, cosa potrei rispondergli? Mi rendo conto di non avere capito l'ampiezza del fossato che si è  creato tra di noi. Ho pensato che fosse qualcosa di passeggero, che saremmo riusciti a superare tutto. Invece, ero ben lontana dalla verità. Non posso fare altro che mormorare, con la voce che mi si blocca in gola.

«No, suppongo di no.»

Brandon è stanco. Si lascia cadere di peso sul divano, facendolo scricchiolare, mentre riprende a parlare con un tono triste.

«Onestamente, Mallory, non sono nemmeno più sicuro di voler andare avanti.»

Seconda pugnalata al cuore. Non voglio che chiarisca quello che pensa e, nello stesso tempo, ne ho bisogno per capire l'ampiezza dei miei errori.

«Continuare cosa?»

«Noi.»

Devo essere proprio masochista. Voglio che chiarisca.

«Cosa intendi?»

«Non sono sicuro di volere ancora vivere con te. Penso che dovremmo prenderci una pausa, per un po' di tempo.»

Una pausa. Tutti sanno cosa significa «fare una pausa» per una coppia. E' un  modo gentile, se ne esiste uno, per rompere senza annunciarlo chiaramente. Se non fossi seduta, probabilmente sarei caduta a terra dal dolore. Sto perdendo terreno ed ho bisogno più che mai di Beth. Ho bisogno che la mia migliore amica curi le mie ferite. Tuttavia, sono troppo orgogliosa per chiederle aiuto.

«Ti lascio il tempo di organizzarti, ma vorrei che facessi i bagagli il prima possibile.»

Già, perché mi caccia anche di casa? Resto lì a bocca aperta e con le braccia a penzoloni, mentre la mia vita è messa sottosopra.

«E' inutile che mi guardi in questo modo. Non hai i soldi per pagare l'affitto e le spese. Tutte le bollette sono già a mio nome e sono io che ho pagato tutti i mobili.»

In un solo giorno, ho perso tutto: il lavoro, i miei sogni di una vita ideale ed il mio fidanzato. Ex- fidanzato. Meglio farci subito l'abitudine. Mi alzo con un  movimento brusco.

«Perché aspettare? Vado subito a fare i bagagli.»

«Mallory…»

Sospira prima di continuare.

«Non prenderla in questo modo. Lo faccio per noi.»

Rischio di strozzarmi dalla rabbia.

«Per noi? Buttarmi fuori di casa, è per aiutare la nostra coppia?»

Almeno ha la decenza di abbassare gli occhi.

«Lo fai solo per te stesso. E ora, se permetti, vado a sbrigarmi ad imballare tutte le mie cose, per non disturbarti più con la mia presenza.»

Per fortuna, Brandon non mi segue in camera. Non avrei avuto il coraggio di continuare il nostro scontro verbale. Questa giornata sembra non finire mai ed ho il cuore a pezzi, mentre infilo i miei vestiti in una borsa da viaggio. Prendo solo l'essenziale, non avendo altro posto ed il rumore della chiusura lampo quando chiudo la sacca mi fa realizzare la portata degli ultimi avvenimenti: dovrò ricominciare da zero, ricostruirmi, e dovrò farlo da sola. Tornare dai miei genitori? Inutile anche solo pensarci. Ormai non ho più l'età per abitare con mamma e papà e dover rendere conto di quello che faccio.

Lascio l'appartamento senza dire una parola e senza guardarmi indietro. Brandon mi ha amabilmente proposto di prendere la sua macchina. Mi sono dovuta mordere la lingua per non dirgli che poteva mettersi le chiavi proprio lì dove stato pensando. Lo faceva solo per poi rimproverarmi di essermi servita della SUA macchina! Preferisco avere i piedi in fiamme a forza di camminare, piuttosto che sopportare un'ulteriore umiliazione.