Obiettivo Primario

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Aus der Reihe: Le Origini di Luke Stone #1
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Obiettivo Primario
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OBIETTIVO PRIMARIO

(LE ORIGINI DI LUKE STONE—LIBRO 1)

J A C K M A R S

Jack Mars

Jack Mars è l’autore della serie thriller best-seller di LUKE STONE, che include i thriller di suspense A OGNI COSTO (libro #1), IL GIURAMENTO (libro #2), SALA OPERATIVA (libro #3), CONTRO OGNI NEMICO (libro #4), OPERAZIONE PRESIDENTE (libro #5), e IL NOSTRO SACRO ONORE (libro #6).

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LIBRI DI JACK MARS

SERIE THRILLER DI LUKE STONE

A OGNI COSTO (Libro #1)

IL GIURAMENTO (Libro #2)

SERIE PREQUEL LE ORIGINI DI LUKE STONE

OBIETTIVO PRIMARIO (Libro #1)

COMANDO PRIMARIO (Libro #2)

INDICE

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO VENTITRE

CAPITOLO VENTIQUATTRO

CAPITOLO VENTICINQUE

CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO VENTISETTE

CAPITOLO VENTOTTO

CAPITOLO VENTINOVE

CAPITOLO TRENTA

CAPITOLO TRENTUNO

CAPITOLO TRENTADUE

CAPITOLO TRENTATRE

CAPITOLO TRENTAQUATTRO

CAPITOLO UNO

16 marzo 2005

2:45 p.m. Afghanistan Time (5:15 a.m. Eastern Daylight Time)

Aeroporto militare di Bagram

Provincia di Parwan, Afghanistan

“Luke, non sei costretto a farlo,” stava dicendo il colonnello Don Morris.

Il sergente di prima classe Luke Stone era in piedi, in posizione di riposo nell’ufficio di Don. L’ufficio stesso si trovava dentro un capanno di metallo ondulato Quonset, non lontano da dove si estendeva la nuova pista.

L’aeroporto era un paese delle meraviglie di fragore costante: c’erano scavatori che bucavano e spianavano la terra, operai che montavano a martellate centinaia di baracche in compensato per sostituire le tende in cui le truppe di stanza nella zona avevano abitato in precedenza, e come se non bastasse, tutto intorno sulle montagne risuonava gli attacchi missilistici talebani, insieme agli attentatori e i motociclisti suicidi che si facevano esplodere davanti alla cancellata d’ingresso.

Luke scrollò le spalle. Portava i capelli un po’ più lunghi di quanto prevedesse il regolamento militare. Non si rasava da tre giorni e indossava una tuta da pilota senza alcun indicazione del suo grado.

“Eseguo solo gli ordini, signore.”

Don scosse la testa. I suoi capelli tagliati a spazzola erano neri, screziati di grigio e bianco. Aveva un volto che sembrava scavato nella roccia. In realtà, tutto il suo corpo sembrava di pietra. I suoi occhi azzurri erano profondi e intensi. Il colore della chioma e le linee del volto erano gli unici segni che Don Morris avesse più di cinquant’anni.

Il colonnello stava infilando i pochi oggetti personali del suo ufficio dentro delle scatole. Uno dei leggendari fondatori della Delta Force si stava ritirando dall’esercito degli Stati Uniti. Era stato selezionato per formare e gestire una piccola agenzia di intelligence a Washington, DC, un gruppo semi-autonomo all’interno dell’FBI. Don ne parlava come di una Delta Force civile.

“Non osare chiamarmi signore,” ribatté. “E se oggi esegui degli ordini, allora ascolta questo: rifiuta la missione.”

Luke sorrise. “Temo che non sia più il mio comandante. I suoi ordini non hanno molto peso di questi tempi. Signore.”

Gli occhi di Don incontrarono quelli di Luke che sostenne il suo sguardo per un lungo momento.

“È una trappola mortale, figliolo. Due anni dopo la caduta di Baghdad, lo sforzo bellico in Iraq è praticamente inesistente. Qui nella terra di Dio, controlliamo il perimetro di questa base, l’aeroporto di Kandahar, il centro di Kabul e poco altro. Amnesty International, la Croce Rossa e la stampa europea non fanno altro che gridare di presunte prigioni segrete e di camere delle torture, persino qui, a trecento metri da dove ci troviamo. I piani alti farebbero di tutto per fargli cambiare idea. Gli serve una vittoria con la V maiuscola. E Heath vuole aggiudicarsi un’altra medaglia. Non vuole altro. Non vale la pena di morire solo per questo.”

“Il tenente colonnello Heath ha deciso di guidare personalmente l’attacco,” replicò Luke. “Ne sono stato informato meno di mezz’ora fa.”

Don si incurvò su se stesso. Poi annuì.

“Non c’è da sorprendersi,” commentò. “Sai come chiamavamo Heath? Capitano Achab. Si fissa su una cosa, la sua balena personale, e la insegue fino in fondo al mare. Ed è felice di trascinare con sé tutti i suoi uomini.”

Don si interruppe e sospirò.

“Ascolta, Stone, tu non hai niente da dimostrare a me o a nessun altro. Ti sei guadagnato un lasciapassare. Puoi rifiutare la missione. Che diavolo, se lo volessi tra un paio di mesi potresti lasciare l’esercito e unirti a me a Washington. Ne sarei felice.”

Quello fu il turno di Luke di sospirare. “Don, non siamo tutti uomini di mezza età. Ho trentun anni. Non credo che giacca e cravatta e un pranzo alla scrivania siano quello che fa per me.”

Don stringeva tra le mani una foto incorniciata. Indugiò sopra una scatola aperta. La fissò. Era l’immagine sbiadita di quattro giovani uomini a torso nudo, Berretti Verdi, che facevano smorfie da duri davanti alla macchina fotografica prima di una missione in Vietnam. Lui era l’unico dei quattro a essere ancora vivo.

“Neanche per me,” rispose Don.

Spostò lo sguardo su di nuovo Luke.

 

“Non morire là fuori.”

“Non ne ho l’intenzione.”

Don abbassò di nuovo lo sguardo sulla foto. “Non ce l’ha mai nessuno.”

Per un momento guardò fuori dalla finestra, verso le montagne innevate del Hindu Kush che si alzavano attorno a loro. Agitò la testa. Il suo ampio petto si alzò e si abbassò. “Mi mancherà questo posto.”

***

“Signori, questa missione è un suicidio,” disse l’uomo davanti alla sala. “Ed è per questo che mandano uomini come noi.”

Luke era seduto su uno sgabello pieghevole nella scialba sala riunioni di mattoni, insieme ad altri ventidue uomini accomodati sulle sedie attorno a lui. Erano tutti agenti della Delta Force, il meglio del meglio. E la missione, da quello che aveva capito, era complicata, ma non necessariamente un suicidio.

L’uomo che stava dando le ultime istruzioni era il tenente colonnello Morgan Heath, uno dei comandati più belligerante e combattivo che avessero. Non ancora quarantenne, era chiaro che per Heath la Delta non fosse l’obiettivo finale. Aveva raggiunto rapidamente il rango attuale, e la sua ambizione sembrava portarlo a un profilo ancora più alto. La politica, forse un contratto per un libro, magari a lavoro in televisione come esperto militare.

Heath era attraente, molto in forma e esageratamente ansioso di agire. Niente di strano per un agente della Delta. Ma era anche uno che parlava molto e quello non era affatto da Delta Force.

Luke lo aveva visto una settimana prima, mentre rilasciava un’intervista a un giornalista e a un fotografo della rivista Rolling Stones, e spiegava loro le avanzate capacità stealth e di navigazione di un elicottero MH-53J. Non erano necessariamente informazioni classificate, ma di certo non si trattava del tipo di dettaglio che lui avrebbe condiviso con chiunque.

Stone lo aveva quasi ripreso, ma non lo aveva fatto.

Non lo aveva fatto, e non perché Heath lo superasse di rango—quello non aveva importanza all’interno della Delta, o non avrebbe dovuto averlo—ma perché poteva già immaginarsi la risposta di Heath: “Crede che i talebani leggano le riviste popolari americane, sergente?”

La presentazione della missione che Heath stava tenendo al momento era all’avanguardia, secondo gli standard tecnologici di dieci anni prima: un PowerPoint su uno sfondo bianco. Un giovane uomo con un turbante e una barba scura apparve sullo schermo.

“Conoscete tutti il nostro uomo,” disse Heath. “Abu Mustafa Faraj al-Jihadi è nato attorno al 1970 in una tribù di nomadi nell’est dell’Afghanistan o nelle regioni tribali dell’ovest del Pakistan. Probabilmente non ha avuto nessuna educazione formale degna di nota, e la sua famiglia deve aver attraversato il confine come se non esistesse neanche. Al Qaeda gli scorre nelle vene. A quanto si dice, quando i sovietici hanno invaso l’Afghanistan nel 1979, si è unito alla resistenza come soldato bambino, all’età di otto o nove anni. Dopo tutto questo tempo, decenni di guerra senza sosta, in qualche modo è sopravvissuto. Anzi, è in gran forma. Crediamo che sia responsabile dell’organizzazione di almeno due dozzine di grossi attentati terroristici, incluso l’attacco suicida a Mumbai dello scorso ottobre, e il bombardamento della USS Sarasota nel Porto di Aden, nel quale sono morti diciassette marinai americani.”

Heath fece una pausa a effetto. Scrutò ogni singolo uomo nella stanza.

“Questo tizio significa guai. L’unica cosa migliore di prendere lui sarebbe la cattura di Osama bin Laden. Volete essere eroi? Questa è la vostra occasione.”

Heath cliccò un pulsante che stringeva in mano. La foto sulla schermo cambiò. Diventò un’immagine divisa in due: su un lato c’era uno scatto aereo di un campo al-Jihadi appena fuori un piccolo villaggio; sull’altro un rendering in 3D di quella che si pensava essere la sua casa. Era a due piani, fatta di pietra e costruita sul lato di una ripida collina. Luke sapeva che era possibile che il retro si aprisse su una rete di tunnel.

Heath si lanciò nella descrizione di come la missione sarebbe dovuta svolgersi. Due elicotteri, con dodici uomini ciascuno. I velivoli sarebbero atterrati in un campo vicino alle mura del complesso al Jihadi, avrebbero scaricato gli uomini e si sarebbero nuovamente alzati in volo per fornire supporto aereo.

I dodici uomini dell’A-Team, la squadra di Heath e Luke, avrebbero fatto breccia nelle mura, sarebbero entrati nella casa e avrebbero ucciso al-Jihadi. Se possibile, avrebbero portato fuori il suo corpo su una barella e l’avrebbero trasportato fino alla base. In caso contrario, l’avrebbero fotografato per identificarlo successivamente. Il B-Team avrebbe controllato il perimetro e sarebbero arrivati al complesso dal villaggio.

Poi gli elicotteri sarebbero riatterrati per estrarre entrambe le squadre. Se per qualsiasi ragione non avessero potuto avvicinarsi a terra, le due squadre avrebbero dovuto dirigersi verso un vecchio avamposto americano abbandonato su un pendio roccioso a meno di due chilometri dal villaggio. L’estrazione sarebbe avvenuta lì, e le squadre avrebbero dovuto difendere la base fino all’estrazione. Luke conosceva il piano a memoria. L’idea del punto d’incontro al vecchio avamposto continuava a non piacergli.

“E se la base abbandonata è compromessa?” domandò.

“Compromessa in che modo?” replicò Heath.

Luke scrollò le spalle. “Non lo so, me lo dica lei. Può essere stata riempita di ordigni esplosivi o di cecchini talebani. O usata dai pastori come riparo per le pecore.”

Nella stanza risuonò qualche risata.

“Beh,” rispose Heath, “le nostre più recenti immagini satellitari mostrano che il posto è vuoto. Se ci sono pecore, allora avremo qualcosa di morbido su cui dormire e molto da mangiare. Non si preoccupi, sergente Stone. Questa sarà una missione rapida e precisa. Dentro e fuori, ce ne saremo andati quasi prima che si rendano conto della nostra presenza. Non ci servirà quel vecchio avamposto.”

***

“Madre de Dios, Stone,” disse Robby Martinez. “Ho una brutta sensazione su questa faccenda, amico. Guarda la notte là fuori. Niente luna, freddo, il vento che ulula. Mangeremo della polvere, poco ma sicuro. Stanotte si scatenerà un inferno, me lo sento.”

Martinez era minuto, snello e affilato come un rasoio. Non c’era un grammo di carne di troppo sul suo corpo. Quando si allenava a torso nudo e pantaloncini sembrava un disegno anatomico umano, con ogni gruppo muscolare delineato con attenzione.

Luke era impegnato a controllare e ricontrollare lo zaino e le armi.

“Tu hai sempre una brutta sensazione, Martinez,” commentò Wayne Hendricks. Era seduto di fianco a Luke. “A sentirti parlare, verrebbe da pensare che tu non sia mai stato in un combattimento.”

Hendricks era il miglior amico che Luke avesse nell’esercito. Era un marcantonio grosso e muscoloso originario delle regioni più selvagge della Florida centro-settentrionale, ed era cresciuto cacciando cinghiali con il padre. Gli mancava l’incisivo destro, lo aveva perso in una rissa in un bar di Jacksonville all’età di diciassette anni, e non lo aveva mai sostituito. Lui e Luke non avevano quasi niente in comune a parte il football. Luke era stato il quarterback della sua squadra universitaria, Wayne aveva giocato come esterno destro. Nonostante questo, si erano trovati perfettamente d’accordo non appena si erano conosciuti nel 75esimo dei Ranger.

Facevano tutto insieme.

La moglie di Wayne era incinta di otto mesi. La moglie di Luke, Rebecca, era al settimo mese. Wayne avrebbe avuto una femmina, e aveva chiesto a Luke di farle da padrino. Luke avrebbe avuto un maschio, e aveva chiesto lo stesso a Wayne. Una notte, ubriachi in un bar fuori Fort Bragg, i due si erano tagliati i palmi destri con un coltello a serramanico e si erano stretti la mano.

Fratelli di sangue.

Martinez scosse la testa. “Sai dove sono stato, Hendricks. Sai che cosa ho visto. E comunque non stavo parlando con te.”

Luke lanciò un’occhiata al portellone dell’hangar aperto. Martinez aveva ragione. La notte era fredda e ventosa. Polvere ghiacciata volava per la pista mentre gli elicotteri si preparavano per il decollo. Le nuvole sfrecciavano attraverso il cielo. Era una pessima notte per volare.

Allo stesso tempo, Luke si sentiva fiducioso. Avevano quello che serviva per vincere. Gli elicotteri erano MH-53J Pave Lows, i veicoli da trasporto più avanzati e potenti nell’arsenale americano.

Avevano un radar da terra all’avanguardia, che significava che potevano volare molto basso. Avevano sensori infrarossi per potersi muovere nonostante il maltempo, e potevano raggiungere una velocità massima di 165 miglia all’ora. Erano corazzati, per passare indenni a tutto tranne che il fuoco più pesante che il nemico potesse avere. Ed erano pilotati dal 160esimo Special Operation Aviation Regiment dell’esercito degli Stati Uniti, nome in codice Nightstalkers, i piloti di elicotteri della Delta Force, probabilmente i migliori del mondo.

L’attacco era stato previsto per una notte senza luna, perché gli elicotteri potessero entrare nell’area dell’operazione volando basso e senza essere visti. I velivoli avrebbero sfruttato il terreno collinoso e la mappa del suolo per raggiungere il campo senza apparire sui radar e allertare gli ostili, in particolare modo l’esercito e i servizi segreti pakistani, che erano sospettati di star nascondendo l’obiettivo insieme ai talebani.

Con amici come i pakistani…

I bassi edifici della base aerea e la più grossa torre di controllo si stagliavano contro lo sbalorditivo sfondo delle montagne coperte di neve. Mentre Luke guardava fuori dal portellone, due aerei da caccia si alzarono in volo a quattrocento metri di distanza, lo stridio dei loro motori quasi assordante. Un momento più tardi, da qualche parte in lontananza, gli aerei raggiunsero la barriera del suono. I decolli erano stati rumorosi, ma i boom sonici furono attutiti dal vento.

I motori dell’elicottero si accesero con un fischio. Le pale del rotore iniziarono a roteare, all’inizio con lentezza, poi sempre più rapidamente. Luke lanciò uno sguardo lungo la linea. Dieci uomini in tuta ed elmetto, escluso lui stesso, stavano controllando e ricontrollando compulsivamente il proprio equipaggiamento. Il dodicesimo, il tenente colonnello Heath, si stava sporgendo nella carlinga dell’elicottero, parlando con i piloti.

“Sto parlando con te, Stone,” disse Martinez.

“Ti ho sentito la prima volta, Martinez.”

“La fortuna non dura per sempre, amico. Un bel giorno finirà.”

“Non mi preoccupo perché non si tratta di fortuna nel mio caso,” commentò Wayne. “È abilità.”

Martinez fece un ghigno a quell’affermazione.

“Un bastardone grande e grosso come te? Sei fortunato ogni volta che un proiettile non ti colpisce. Sei la cosa più visibile e lenta che esista.”

Luke soppresse una risata e tornò al suo equipaggiamento. Le sue armi includevano un fucile d’assalto HK416 e un MP5 per i combattimenti ravvicinati. Le pistole erano cariche e lui aveva dei caricatori extra infilati nelle tasche. Aveva una SIG P226, quattro granate, uno strumento per tagliare e aprire, e occhialetti per la visione notturna. Quel particolare apparecchio era un GPNVG-18, molto più avanzato e con un miglior campo visivo degli occhialetti standard offerti ai normali soldati.

Era pronto all’azione.

Luke sentì l’elicottero alzarsi in volo. Sollevò lo sguardo. Erano in movimento. Alla loro sinistra, vide un secondo elicottero, anch’esso sollevato sulla pista.

“Voi ragazzi siete gli uomini più fortunati del mondo, per quel che mi riguarda,” disse.

“Ah, sì?” replicò Martinez. “Perché?”

Like scrollò le spalle e sorrise. “Siete insieme a me.”

***

L’elicottero volava basso e veloce.

Le colline rocciose sfrecciavano sotto di loro, forse a sessanta metri di distanza, tanto vicine da poterle quasi toccare. Luke guardò l’oscurità color dell’inchiostro attraverso il finestrino. Immaginava che si stessero muovendo a più di cento miglia all’ora.

La notte era buia, e loro volavano senza luci. Non riusciva a vedere nemmeno il secondo elicottero là fuori.

Sbatté le palpebre e invece vide Rebecca. Era un’immagine meravigliosa. Non si trattava tanto dei dettagli fisici del suo volto e del suo corpo, che comunque erano attraenti. Era la sua essenza. Negli anni trascorsi insieme, lui aveva imparato a vedere al di là della fisicità. Ma il tempo passava così in fretta. L’ultima volta che l’aveva vista, che era stato quanto? Due mesi prima? Si iniziavano appena a vedere i segni della gravidanza.

 

Devo tornare a casa.

Abbassò lo sguardo, portandolo sul MP5 che aveva appoggiato in grembo. Per una frazione di secondo, gli sembrò quasi vivo, come se potesse decidere di sparare da solo. Che cosa stava facendo con quella cosa? Stava per avere un bambino.

“Signori!” si alzò una voce. Luke sobbalzò. Alzò gli occhi, e Heath si parò davanti al gruppo. “Ci stiamo avvicinando all’obiettivo, tempo stimato d’arrivo: circa dieci minuti. Ho appena ricevuto un rapporto dalla base. Il vento ha alzato molta povere. Attraverseremo una certa turbolenza prima di arrivare all’obiettivo.”

“Fantastico,” commentò Martinez. Guardò Luke, con sguardo saputo.

“Che cosa vorresti dire, Martinez?” disse Heath.

“Amo le turbolenze, signore!” replicò ad alta voce Martinez.

“Ah, sì?” rispose Heath. “E perché?”

“Alzano al massimo il livello di strizza. Rendono la vita più eccitante.”

Heath annuì. “Brav’uomo. Vuoi eccitazione? A quanto pare atterreremo in condizioni ‘zero-zero’.”

Luke non gradì quell’informazione. ‘Zero-zero’ significava nuvole bassissime e nessuna visibilità. I piloti sarebbero stati costretti a lasciarsi guidare totalmente dal sistema di navigazione degli elicotteri. Quello andava bene. Il vero problema era la sabbia. Lì in Afghanistan era così fine che scorreva come acqua. Poteva attraversare le crepe più strette. Si infilava tra gli ingranaggi e nelle armi. Nuvole di sabbia potevano causare sbalzi di corrente, oscurando completamente qualsiasi ostacolo ostile che potesse essere in attesa nella zona dell’atterraggio.

Le tempeste di sabbia infestavano gli incubi di ogni soldato aviotrasportato in Afghanistan.

Come a comando, l’elicottero sobbalzò e fu colpito lateralmente da una violenta folata di vento. E così si trovarono dentro una tempesta di sabbia. Il suono fuori dal velivolo cambiò. Il momento prima il ronzio dei rotori e il ruggito del vento era tutto ciò che si riusciva a sentire. Quello dopo il suono della polvere sulla superficie dell’elicottero faceva concorrenza agli altri due. Sembrava quasi pioggia.

“Punto della situazione della sabbia!” gridò Heath.

Gli uomini si avvicinarono ai finestrini, scrutando le nuvole in subbuglio.

“Sabbia nella coda!” gridò qualcuno.

“Sabbia sul portellone di carico!” disse Martinez.

“Sabbia sul carrello dell’atterraggio!”

“Sabbia sulla porta della carlinga!”

Entro pochi secondi, l’elicottero ne fu avvolto. Heath ripeté ogni avvertimento nelle cuffie. Ormai volavano alla cieca, il velivolo avanzavano nel cielo denso e buio.

Luke fissò la sabbia che colpiva i finestrini. Era difficile credere che fossero ancora per aria.

Heath portò una mano all’elmetto.

“Pirata 2, Pirata 2… sì, ricevuto. Parla pure, Pirata 2.”

Heath manteneva il contatto radio con tutti gli aspetti della missione all’interno dell’elmetto. A quanto pareva, il secondo elicottero li stava contattando per via della tempesta.

Rimase in ascolto.

“Negativo per il ritorno alla base, Pirata 2. Continuate come programmato.”

Lo sguardo di Martinez incontrò di nuovo quello di Luke. Scosse la testa. L’elicottero sobbalzò e ondeggiò. Luke guardò la fila di uomini. Erano combattenti temprati, ma nessuno di loro sembrava ansioso di continuare la missione.

“Negativo per l’atterraggio, Pirata 2. Abbiamo bisogno di te…”

Heath si interruppe e ascoltò di nuovo.

“Mayday? Di già?”

Aspettò. Poi guardò Luke. I suoi occhi erano stretti e duri. Non sembrava spaventato, ma piuttosto frustrato.

“Li ho persi. Erano il nostro supporto. Li riuscite a vedere là fuori?”

Martinez guardò fuori dal finestrino. Grugnì. Non era nemmeno più notte. Fuori non c’era nulla da vedere a parte la sabbia marrone.

“Pirata 2, Pirata 2, mi ricevi?” disse Heath.

Aspettò un istante.

“Parlami, Pirata 2, Pirata 2, Pirata 2.”

Heath si fermò. Poi rimase in ascolto.

“Pirata 2, rapporto sulla situazione. Rapporto…”

Scosse la testa e guardò di nuovo Luke.

“Sono precipitati.”

Continuò ad ascoltare. “Solo ferite lievi. L’elicottero è in panne. I motori sono andati.”

All’improvviso sferrò un pugno alla parete vicino alla sua testa.

“Maledizione!”

Lanciò un’occhiataccia a Luke. “Porca puttana. Che codardi. Ci hanno mollati. Lo so che è così. È un puro caso se i loro strumenti hanno smesso di funzionare, si sono persi nella tempesta e si sono schiantati a undici chilometri da un bivacco della Decima Mountain Division. Non è comodo? Lo raggiungeranno a piedi.”

Si interruppe e gli sfuggì un sospiro. “Non è il massimo? Non avrei mai pensato che avrei visto un’unità Delta Force DD una missione.”

Luke lo fissò. DD stava per done deal. Significava svanire, nascondersi, ritirarsi dall’azione. Heath sospettava che Pirata 2 si fosse rifiutata di continuare l’operazione. Forse era così, e forse no. Ma poteva anche essere stata la cosa giusta da fare.

“Signore, credo che dovremmo tornare indietro,” disse Luke. “O magari dovremmo far atterrare il velivolo. Non abbiamo più un’unità di supporto, e non credo di aver mai visto una tempesta come…”

Heath scosse la testa. “Negativo, Stone. Continuiamo con qualche modifica. Una squadra di sei uomini entrerà nella casa. Una squadra di sei uomini tratterrà ogni movimento dal villaggio.”

“Signore, con ogni rispetto, come farà l’elicottero ad atterrare e a rialzarsi in volo?”

“Niente atterraggio,” disse Heath, “scenderemo con le corde. Poi l’elicottero si potrà alzare in verticale e trovare la fine della tempesta, ovunque sia. Possono tornare indietro non appena avremo concluso la missione.”

“Morgan…” iniziò Luke, rivolgendosi al suo ufficiale superiore per nome, una consuetudine che poteva permettersi in poche situazioni, come la Delta Force.

Heath scosse il capo. “No, Stone. Voglio al-Jihadi, e lo avrò. Questa tempesta raddoppierà il nostro elemento sorpresa, non si aspetteranno mai che scendiamo dal cielo in una notte come questa. Tenga a mente le mie parole. Dopo questa diventeremo delle leggende.”

Si fermò, fissando Stone direttamente negli occhi. “Tempo stimato d’arrivo: cinque minuti. Si accerti che gli uomini siano pronti, sergente.”

***

“Okay, okay,” gridò Luke sopra il ruggito dei motori, delle pale e della sabbia che si infrangeva sui finestrini.

“Ascoltate!” Le due file di uomini lo guardarono, tutti vestiti in tuta ed elmetti, con le armi pronte. Heath lo fissava dall’altra parte. Quelli erano gli uomini di Luke e Heath lo sapeva. Senza la leadership e la cooperazione di Luke, avrebbe avuto rapidamente un ammutinamento tra le mani. Per un istante Luke ripensò a quello che aveva detto Don:

Lo chiamavamo capitano Achab.

“Il piano della missione è cambiato. Pirata 2 è cento percento fuori gioco. Noi andiamo avanti con il piano B. Martinez, Hendricks, Colley, Simmons. Voi siete con me e il tenente colonnello Heath. Noi saremo l’unità A. Entreremo nella casa, elimineremo ogni opposizione, troveremo l’obiettivo e lo termineremo. Ci muoveremo in fretta. Sono stato chiaro?”

Martinez, come sempre: “Stone, come hai intenzione di trasformarlo in un assalto da dodici uomini? Era da ventiquattro…”

Luke lo fissò. “Ho detto, sono stato chiaro?”

Vari grugniti e ringhi indicarono che gli uomini avevano capito.

“Nessuno deve resisterci,” disse Luke. “Se qualcuno spara, se qualcuno osa mostrarci un’arma, li mettiamo fuori gioco. Capito?”

Lanciò uno sguardo fuori dal finestrino. L’elicottero si muoveva a fatica attraverso la tempesta marrone, avanzando rapidamente ma ben al di sotto la sua velocità massima. La visibilità era zero. Meno di zero. Il velivolo sussultò e barcollò come per confermare la sua analisi.

“Capito,” ripeterono gli uomini attorno a lui. “Capito.”

“Packard, Hastings, Morrison, Dobbs, Murphy, Bailey. Voi siete l’unità B. Unità B, voi ci sosterrete e ci coprirete. Quando saremo a terra, due di voi terranno la posizione dell’atterraggio, e due il perimetro vicino all’ingresso del campo. Una volta dentro, due devono avanzare e rimanere di guardia davanti alla casa. Saranno anche gli ultimi uomini a uscire. Tenete gli occhi aperti e guardatevi intorno. Nessuno deve fare una mossa contro di noi. Eliminate ogni resistenza e ogni possibile mossa ostile. Il posto sarà più bollente dell’inferno. Il vostro lavoro è gelarlo.”

Tutti lo guardarono.

“È chiaro?”

Un coro di voci si alzò, ognuna con diversa profondità e timbro.

“Chiaro.”

“Chiaro.”

“Chiaro.”

Luke si abbassò su una bassa panca nella zona del personale. Percepiva il vecchio brivido di paura, di adrenalina e di eccitazione. Aveva mandato giù una destroanfetamina subito dopo il decollo, e stava iniziando a fare effetto. All’improvviso si sentiva più sveglio e vigile di prima.

Conosceva gli effetti della droga. La sua frequenza cardiaca era più rapida. Gli si stavano dilatando le pupille, facendo penetrare più luce e rendendo migliore la sua visione. Il suo udito era più acuto. Aveva più energia, più resistenza, e poteva rimanere sveglio più a lungo.

Gli uomini di Luke erano seduti in avanti sulle panche, con gli occhi su di lui. I suoi pensieri erano più veloci della sua capacità di esprimerli.

“I bambini,” disse. “State attenti ai bambini. Sappiamo che ci sono donne e bambini nel campo, alcuni membri della famiglia dell’obiettivo. Non spareremo a donne e bambini questa notte. Ricevuto?”

Voci rassegnate risposero.

“Ricevuto.”

“Chiaro.”

Era un’inevitabilità di quelle missioni. L’obiettivo viveva sempre tra donne e bambini. Le missioni avvenivano sempre di notte. C’era sempre della confusione. I bambini tendevano a fare cose imprevedibili. Luke aveva visto uomini esitare a uccidere bambini e poi pagarne il prezzo quando quegli stessi bambini si rivelavano soldati che non esitavano ad ammazzarli. A rendere peggiore la situazione, i loro compagni di squadra finivano per uccidere i soldati bambini, dieci secondi troppo tardi.