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Gebhardt & Cataldo

La Promozione
La prima indagine di Moretti

Un giallo abruzzese

BERG & TAL Verlag

Inhaltsverzeichnis

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Breve biografia dell’autore

Capitolo 1

„Senti Mario? È una bellissima giornata, sembra di stare in paradiso: il cielo, i colori, gli odori e questo silenzio…”

„Sì, Enzo, taci però.”

Affannati e sudati, l’ispettore Mario Moretti e il collega sergente Enzo Peroni si affannano sulla ripida salita verso Cento Fonti. I due uomini con i loro bei pantaloni e mocassini non sembrano due escursionisti, sono più simili a due abitanti di città per i quali hanno scambiato il bosco per un centro commerciale. Le loro camicie su misura, bagnate di sudore, si attaccano ai loro corpi come imballaggi sottovuoto. Non sta male il commissario Moretti; si vede benissimo il suo fisico atletico, cosa che non è il caso del collega Peroni, che ricorda molto di più una di quelle grandi mortadelle giganti lunghe due metri che si possono ammirare al supermercato nel reparto salumi.

„Eccoci qua, da qui vediamo il sentiero e il bosco, inoltre, ora sono stufo, non posso e non voglio più proseguire.”

Il commissario Moretti si siede su una catasta di legna che è stata preparata per essere portata via nei prossimi giorni e chiude le palpebre annoiato al sole.

„Adesso non ci resta che aspettare gli assassini.”

„Enzo, non assassini, bracconieri, ed è improbabile che si presentino qui a metà mattinata.”

„Ma il nostro questore ci ha fornito una descrizione dettagliata del luogo. Gli assassini, oh scusa, i bracconieri hanno sempre battuto questa strada ultimamente.”

„Allora venga a sedersi qui lui stesso, il bel signor questore, a sorvegliare la sua proprietà e i suoi cervi. Che mandi qui i suoi amici del Corpo Forestale”, ribatte con rabbia Moretti al collega Peroni.

„Sai benissimo che il Corpo Forestale non pattuglia un bosco privato; inoltre non abbiamo niente da fare e comunque è sempre meglio del lavoro d’ufficio, no? Guarda, Mario, le vittime sono già lì.”

Enzo indica la piccola radura dove alcuni cervi si stanno muovendo verso il bosco.

„Sì, solo i loro assassini, come dici tu, mancano. A proposito, hai qualcosa da mangiare? Luisa deve averti dato provviste per una settimana”.

„Niente, Mario; pensavo che forse più tardi avremmo potuto…”

Moretti con un cenno indica i suoi vestiti. „Guarda il modo in cui sei conciato, lasciamo perdere!”

Poi guarda anche se stesso e cerca di pulirsi le scarpe con qualche foglia strappata.

Peroni, che è ancora in piedi davanti alla catasta di legna, improvvisamente sorride e gli si illumina tutto il viso:

„Mario, ti avevo detto che il caso è risolto?”

„Quale caso?”

„Ebbene, il caso della signora Capuzzi!”

Enzo Peroni aspetta un segno, un gesto, un „siii” di Moretti; pensa che sicuramente conosca il caso.

„L’omicidio, cioè, la morte del gatto…”

„Enzo, non annoiarmi con queste stupidaggini, ti prego.”

„Il gatto, quello a tre zampe della signora Capuzzi. L’abbiamo trovato, investito in una traversa di piazza Martiri della Libertà, appiattito come una sogliola”.

„Allora, cosa hai fatto?”

„Con chi, con la signora Capuzzi?”

„No, idiota, con il gatto.”

„Oh, l’ho tirato via dalla strada e l’ho dato al sergente Rumero. Lui sa dove abita il gatto e l’ha adagiato davanti al cancello del giardino della signora Capuzzi. Con un tuo biglietto da visita.”

„Il mio biglietto da visita, il mio!?”

„Scusa, non ne avevamo altri.”

„Quello pure è matto, come te.”

Il gatto a tre zampe della signora Capuzzi era noto a tutti i proprietari di auto della zona intorno a piazza Martiri della Libertà, perché non amava altro che sdraiarsi sui caldi cofani delle auto parcheggiate e usarli per affilarsi le unghie. Molti gli auguravano questa sorte.

Moretti alza l’indice destro e chiede a Peroni: „Omicidio o incidente?”

„Ehm, dovremmo indagare, Mario?”

Moretti si volta dall’altra parte e borbotta qualcosa tra sé e sé, fortunatamente incomprensibile.

Allo stesso tempo, nel Parco Nazionale sul Lago Campotosto, un pick-up rosso sta correndo attraverso il prato dal lago verso la Strada Provinciale, ad una velocità così elevata che tutte e quattro le ruote si sollevano dal suolo quando attraversa un piccolo terrapieno. Sergio Baldo, ex impiegato postale poco più che settantenne, con i segni del tempo sul volto, cammina verso il lago con la sua attrezzatura da pesca. Osservando la scena, grida come un commerciante ambulante di Teramo: „Roberto, vecchio pazzo che non sei altro, adesso stai esagerando!”

Roberto, l’amico di Sergio, è il proprietario del pick-up. Vive a Teramo, ha gestito a lungo un negozio di scarpe e adesso preferisce passare il tempo da pensionato qui al lago o in montagna. Recentemente ha ritirato l’auto nuova di zecca in un autosalone di San Benedetto del Tronto. In realtà, il nuovo veicolo è praticamente troppo per lui; anche la sua vecchia Panda 4 × 4 lo portava ovunque. „Beh, se il vecchio bacucco oggi non vuole andare a pescare, ma piuttosto vincere il Rally di Monte Carlo, io mi metto direttamente a mangiare” mormorò tra sé Sergio. Ma quando si volta vede la sedia pieghevole di Roberto e la sua cassetta per la pesca.

„Questo è diventato completamente matto. Fila via come un dannato e dimentica le sue cose qui al lago.”

Sergio si dirige verso le attrezzature di Sergio per portargliele in paese. Ma… appena giunge a pochi passi dalla riva vede Roberto disteso a terra, rannicchiato come un cane addormentato, con la testa protesa verso il lago. Quando Sergio guarda in faccia il suo amico, si accorge subito che è morto. All’inizio i suoi movimenti diventano frenetici, si guarda intorno, vuole chiedere aiuto, ma vede che lui e il suo amico sono soli. Adesso Sergio è molto calmo, come se non volesse svegliare Roberto addormentato. Gli si inginocchia davanti e sta per dire una preghiera quando vede che la sua maglietta è sporca di sangue nella zona della parte superiore del corpo e che il manico del coltello da pesca di Roberto è vicino al suo cuore. Pensa al pick-up di Roberto e capisce subito.

„Oddio, un assassinio!”

Sergio si alza e si affretta verso Campotosto, gesticolando selvaggiamente.

L’ispettore Moretti e il suo collega Peroni si godono il sole della tarda mattinata e si stanno appena infilando le camicie che hanno appeso ad asciugare su un cespuglio di ginestre quando squilla il cellulare del sergente Peroni. La suoneria, l’inno nazionale italiano, suscita un gesto di saluto militare da parte di Moretti.

„No! Non è possibile, un omicidio!”

Moretti guarda Peroni e chiede: „Che tipo di omicidio?”

Peroni ascolta con impazienza il messaggio del collega della Questura.

„Di cosa si tratta stavolta, di un altro gatto, un cane, un topo?” Sorride Moretti, finendo di abbottonarsi la camicia.

„Si, subito, stiamo arrivando!” Esce una voce rauca dalle labbra di Peroni. Mette via il cellulare e balbetta:

„Mario, un… un vero omicidio stavolta. Un uomo, sul lago di Campotosto! „

Moretti vorrebbe gridare „Evviva, finalmente!”, ma subito ci ripensa e parla a Peroni con espressione seria: „Dai, andiamo!”

Solo adesso si rendono conto, però, che la loro macchina l’hanno parcheggiata tra i cespugli ad una trentina di minuti e l’hanno ricoperta di rami per mimetizzarla. Cominciano a correre imprecando, quando un forte sparo rompe il silenzio.

„I bracconieri!”

„Non me ne frega niente, Enzo, abbiamo cose più importanti da fare!”

La discesa accelerata verso l’auto non avviene senza qualche intoppo.

Il risultato sono due pantaloni strappati, le camicie non sembrano più salvabili e le scarpe sono al massimo adatte per andare a zappare.

 

Quando arrivano in macchina, Moretti strappa i ramoscelli dal parabrezza con cui hanno camuffato l’auto. Peroni è già in macchina per mettersi alla guida. Accende subito i lampeggianti e la sirena. Basta uno sguardo di Moretti e Peroni li spegne di nuovo.

„Scemo, vuoi spaventare i cervi?”

Solo quando raggiungono la strada, dopo due chilometri nel bosco, Peroni li riaccende entrambi. Alla massima velocità, intorno ai 95 km / h per la Punto, i due danno inizio alla caccia all’uomo su a Campotosto. Lungo il percorso incontrano tre o quattro veicoli i cui occupanti, appena vedono la Punto, ridono di cuore con le facce incollate al finestrino. Anche quelli che siedono dietro si accalcano in avanti per non farsi mancare nulla dello spettacolo, o salutano allegramente dai finestrini laterali come se la squadra di calcio italiana venisse loro incontro. Peroni e Moretti fingono di non accorgersene. Ora anche il display della temperatura dell’acqua di raffreddamento sale nell’area rossa e il vapore acqueo sale dalla griglia del radiatore verso il parabrezza. Peroni deve accendere i tergicristalli per vedere la strada.

Capitolo 2

Nel luogo in cui è stato rinvenuto Roberto Trulli si sono riuniti i vigili del fuoco, la Guardia Forestale, il pubblico ministero di Teramo, il servizio di ambulanza, la scientifica teramana e una buona metà degli abitanti di Campotosto. Al fine di non distruggere le tracce nelle immediate vicinanze del sito, la Procura della Repubblica ha incaricato i vigili del fuoco di delimitare l’area. Tuttavia, il cordone sembra un po’ inadatto perché, non avendo trovato di meglio, hanno usato una serie di luci del mercatino di Natale. L’altra metà dei residenti si trova nella piazza adiacente al grande prefabbricato che adesso ospita il Ristorante „Barilotto”.

Quando il 6 aprile 2009 a L’Aquila imperversò il grande terremoto, anche qui ci furono enormi danni. Da allora, la maggior parte delle case è stata messa in sicurezza con un’imbracatura fatta di travi di legno e cavi d’acciaio. Molte altre, invece, sono crollate o sono inabitabili. Così si presentano i quattro edifici lungo la piazza, dove un tempo c’era il Ristorante „Barilotto”. Da allora, il ristorante è stato ospitato in un edificio-container sulla piazza.

I cittadini, per lo più anziani del luogo, stanno ammutoliti in piccoli gruppi e aspettano notizie dal lago. Si può vedere la tristezza e la paura sui loro volti. Il commissario Moretti e il sergente Peroni si avvicinano al lago e vedono dalle luci lampeggianti delle autopompe che la scena del crimine si trova dall’altra parte del paese.

„Fantastico, sono già tutti lì!”

„Enzo, di chi è la colpa? Chi ci ha mandato in safari?”

Per non perdere tempo inutile, Peroni corre a tutta velocità per il paese oltrepassando la piazza. I vecchi guardano sbalorditi la Fiat Punto, che passa con lampeggianti, sirene e tergicristalli azionati. Alcuni devono guardare due volte perché non riescono a credere ai loro occhi. Per altri, lo sguardo triste si trasforma in un sorriso, un ghigno sdentato o in una risata di cuore.

„Minchioni!”

„Chi, Mario?”

„Beh, guardali, questi nullafacenti.”

Ma Peroni non ha il minimo tempo per guardare, perché corre lungo la strada in leggera pendenza fino al sito. Ignora il fatto che gli altri mezzi di soccorso sono tutti parcheggiati in strada, e alla prima occasione guida sul prato per avvicinarsi il più possibile alla scena. Moretti fissa il collega con uno sguardo un po’ dubbioso, ma non può impedire quello che accade nel giro di pochi secondi. Peroni, che a quanto pare ha ancora tutto sotto controllo, aziona con disinvoltura i freni per far fermare l’auto, ma questa scivola con le ruote bloccate in direzione delle luci di Natale, che poi colpiscono il cofano e si impigliano subito nel tergicristallo. Ora la Punto fa un giro su se stessa e Roberto Trulli, il pubblico ministero, solo con un balzo acrobatico riesce ad evitare di finire diritto sul cofano. La Punto lo supera e si ferma poi a circa cinque metri davanti a lui. Il commissario Moretti avrebbe voluto nascondersi sotto lo zerbino per la vergogna.

„Bingo, siamo atterrati, sei stato bravissimo, Enzo! I miei complimenti, sono orgoglioso di te. Hai dei biglietti da visita da autografare con te? Ne avrai bisogno in abbondanza!”

Moretti si aggiusta gli occhiali da sole e scende. Quando, sceso dall’auto, guarda a destra verso il procuratore, il suo sguardo cade sul tetto della Punto e qualcosa gli diventa chiaro. Quando hanno tolto la mimetizzazione dall’auto nel bosco, hanno strappato i rami dal parabrezza, ma non quelli sul tetto e sui lati che avevano fissato con cinghie di ancoraggio e sono ancora tutti lì attaccati. La luce blu del lampeggiante filtra attraverso il sottobosco e il vapore acqueo continua a salire dalla griglia. Moretti e Peroni, che sono entrambi in piedi accanto alla loro macchina, sembrano essere appena scampati a un terremoto, a un’esplosione e a un tornado. Un vigile del fuoco è così entusiasta di ciò che ha visto che applaude un po’, ma smette subito quando si accorge che il pubblico ministero gli lancia uno sguardo minaccioso.

Il dottor Stefano Zanetti, patologo capo a Teramo e grande amico di Moretti, è in piedi accanto al cadavere e prende appunti; poi si volta e guarda dal basso verso l’alto la Punto, Peroni e infine Moretti. Gli si avvicina e sussurra a bassa voce: „Afghanistan?”

Moretti chiude gli occhi e risponde scuotendo la testa: „No, Vietnam. Salve, Stefano. „

Poi Moretti si guarda intorno e cerca l’uomo ben vestito, dall’aspetto quasi femmineo, che è appena riuscito a sfuggire alla Punto. Secondo il rapporto della Questura, dovrebbe essere il PM dottor Calda. Il dottor Calda, evidentemente impegnato a non perdere la calma, aspetta che sia il commissario Moretti ad andargli incontro.

„Buon giorno, sono il commissario Moretti, e quello laggiù è…”

„Non mi interessa chi sia. Abbiamo un cadavere, il luogo in cui è stato trovato senza tracce utili e un assassino occasionale. Cosa mi dice, commissario?

Moretti, visibilmente stizzito, si allontana dal dottor Calda e si avvicina a Zanetti.

„Stefano, puoi dirmi già qualcosa?”

„Ebbene Mario, un coltello nel cuore, relativamente poco sangue e, a quanto vedo, nessun segno di lotta. Farò portare subito il cadavere in istituto e ti faccio sapere!”

„Grazie, Stefano”. Moretti chiama poi gli abitanti del villaggio che stanno lì silenziosi e depressi dietro le restanti recinzioni della scena del crimine: „Chi conosce il morto, chi ci ha avvisato e chi ha visto qualcosa?”

Peroni, che ha già parlato con la gente, dice a Moretti di avvicinarsi: „Si chiama Roberto Trulli, lo ha trovato l’amico Sergio Baldo. È seduto al piano di sopra al Ristorante Barilotto, ci ha avvisato il proprietario del ristorante. Il signore qui dice che il signor Baldo è arrivato correndo in paese urlando: „Roberto è stato ucciso e l’assassino è fuggito con la sua macchina”.

„Che tipo di macchina ha il morto?”

„Un pick-up rosso, ma non so il numero di targa,” riferisce il signore. Peroni corre verso Moretti, ma prima che inizi a parlare, Moretti gli dice:

„Enzo, chiama la Questura. Devi far bloccare tutte le strade verso Teramo, Ascoli e L’Aquila. Non ci sono molti pick-up rossi in giro! „

Peroni conta mentalmente le strade che dovrebbero chiudere, aiutandosi con le dita.

„Mario, sono cinque strade, non abbiamo così tanti veicoli!”

„Mi sembra ovvio che dovresti chiedere aiuto anche alla Polizia Municipale!”

Poi Moretti si rivolge al medico legale.

„Stefano, da quanto tempo è morto?”

„Immagino due o tre ore.”

Moretti presume che l’assassino abbia già lasciato l’area, ma lascia che vengano comunque ordinati i posti di blocco.

„Moretti, si dia da fare. Entro oggi voglio un rapporto sulla mia scrivania!”. Queste sono state le parole che il dottor Calda gli ha detto prima di sedersi dal lato passeggero della sua auto di servizio. Dopodiché il suo autista si allontana velocemente con le gomme che stridono. Gli agenti della scientifica, vestiti con una tuta bianca, mettono alcune piccole cose in sacchetti di plastica, mentre un altro sta mescolando gesso di Parigi in una ciotola, che poi versa nell’impronta del pneumatico del veicolo di Roberto Trulli.

Capitolo 3

„Dai, Enzo, andremo in paese a parlare con il testimone, ma prima togli le decorazioni di Natale e i rami residui dalla macchina.”

Peroni, con una busta di plastica piena d’acqua presa dal lago riempie il radiatore, ma non sa se ce la faranno a portare in strada la macchina che si trova sul ripido prato. Perciò chiede a tre vigili del fuoco di essere pronti a spingere. Al volante siede il commissario Moretti e quando Peroni finisce di strappare i rami e gli addobbi natalizi dal tetto e dal tergicristallo dal lato del guidatore, riprendono la strada con un’ampia inversione a U, accompagnati dagli applausi dei Vigili del fuoco.

Quando arrivano in paese, vanno dritti al Ristorante „Barilotto” e riconoscono subito il testimone Sergio Baldo, circondato da un nugolo di persone.

„Siamo della polizia e chiediamo a tutti quelli che non hanno niente da dire di lasciare il ristorante.” - „... e anche quelli che non vogliono mangiare o bere!” si sente dire da dietro al bancone.

Alcuni escursionisti e motociclisti sono gli unici ospiti del ristorante durante la settimana, ma oggi tutti rimangono qui e tutti cercano di assicurarsi un posto libero il più vicino possibile al tavolo di Sergio Baldo e agli agenti di Polizia. Il locandiere afferra rapidamente il suo taccuino per prendere ordini ai tavoli.

„Buon giorno, signor Baldo. Io sono il commissario Moretti, e questo è il sergente Peroni”.

Un leggero sorriso esce dalle labbra del signor Baldo. Succede spesso quando il commissario Moretti presenta il collega sergente Peroni.

„Signore, ci dica cosa ha visto.”

„Noi, io e il mio amico, …peschiamo quasi tutti i giorni, ma purtroppo oggi sono arrivato in ritardo. Stavo per voltarmi quando ho visto l’auto di Roberto. Mi è passato davanti quasi volando! „

„Volando?”

„Sì, il suo pick-up mi è letteralmente passato davanti tutto sparato come se il diavolo lo stesse inseguendo.”

„In quale direzione?”

„Verso il villaggio. Poi ho visto la sua sedia pieghevole e l’attrezzatura da pesca; credevo l’avesse dimenticata lì e volevo portargliela in paese. Ed è lì che l’ho trovato.”

„La persona che guidava la macchina, l’ha vista?” Chiede Moretti, senza aspettarsi alcuna informazione positiva.

„Prego Signori, cosa volete mangiare?” Interrompe il proprietario del ristorante.

„Mario, posso consigliare l’amatriciana bianca” suggerisce Peroni, che conosce bene il ristorante e il padrone di casa.

„Per me va bene; ci porti pure acqua e vino, grazie. Ancora una cosa, per favore: ci ha avvisato tu? „

„Sì. Sergio è venuto da me. All’inizio non lo capivo, era così confuso „.

„Che ora era più o meno?”

„Verso le undici, credo.”

„Grazie, forse avremo bisogno di te più tardi.”

Moretti guarda Peroni, che ha afferrato il cestino del pane ed è già il quarto pezzo di pane condito con olio d’oliva che con gusto se lo mette in bocca.

„Ispettore, non ho visto nessuno in macchina. La velocità e i finestrini oscurati. È successo tutto così in fretta.”

Le lacrime del signor Baldo gli rigano il viso. Moretti gli dà una pacca compassionevole sulla spalla.

„Mi dispiace molto, signor Baldo. Non voglio più disturbarla adesso. Ma forse possiamo farle visita a casa se abbiamo ancora bisogno di qualcosa. Dove abita?”

„Proprio dall’altra parte della strada, vicino alla chiesa.”

„Enzo, chiedi se i blocchi stradali sono già stati posti!”

„Lo farò, ma esco fuori, qui c’è troppo brusio di fondo.”

Peroni si alza, al passaggio afferra una manciata di pane e si fa strada tra le file strette di sedie fino all’uscita. Nel ristorante c’è già un buonissimo profumo di pasta all’amatriciana, che pare abbiano ordinato anche tutti gli altri. Ora l’oste si dirige alla tavola di Moretti e mette in tavola tre piatti, meravigliosamente riempiti di pasta fresca fatta in casa. Il sig. Baldo ringrazia e rifiuta il suo piatto, ma Moretti fa cenno al padrone di casa di mettere sulla tavola comunque tutte e tre le porzioni, anticipando che il sergente Peroni avrà sicuramente molta fame. È arrivata anche l’acqua in tavola, che proviene da una sorgente e ha un sapore eccellente, e anche il vino rosso Montepulciano; manca ancora solo il sergente. Dato che la pasta ha un sapore migliore quando è calda, ovviamente, il commissario Moretti inizia a mangiare...

 

„Buon appetito, commissario.”

Grazie, signor Baldo.”

Quando Peroni rientra nel Ristorante, vede la sua pasta già in tavola; salta tra le file di sedie come uno sciatore di slalom, senza badare alle penalità. Spintona un ospite così forte che gli fa quasi arrivare la forchetta e la pasta nello stomaco. Poco prima di raggiungere la sua destinazione, calpesta il piede di un altro in modo che quest’ultimo sputi dall’altra parte della tavola il vino che stava per inghiottire.

„Non ha un buon sapore?”, chiede Peroni al malcapitato; ma non ha il tempo di aspettare la risposta e si precipita al traguardo verso la sua pasta.

„Buon appetito, commissario!”

E si fionda sul piatto come uno che non mangia da settimane. Il signor Baldo osserva quanto velocemente si possa mangiare un piatto di pasta. Prima ancora che Moretti arrivi a metà del suo, Peroni già guarda il piatto davanti al signor Baldo.

Questi, intuendo cosa intenda il sergente Peroni dice: „Prego, può mangiare pure la mia pasta, si accomodi.”

Il piatto così cambia subito posto e Peroni è già tornato in azione.

„Signor Baldo, scusi, ancora una domanda, per favore. Dove viveva il suo amico Roberto?

„A Teramo, Via Delfico 2.”

„Viveva lì da solo o ha famiglia o animali nel suo appartamento?”

„Solo, tutto solo; purtroppo l’anno scorso è morta sua moglie.”

„Grazie, signor Baldo.”

Appena Peroni finisce di mangiare anche il secondo piatto di pasta si rivolge a Moretti. „Dimmi, Mario, dove ce l’hai il tuo cellulare? Il Questore ha già provato a chiamarti un paio di volte, ma dice che il tuo cellulare suona e basta”.

Il commissario fruga in tutte le sue tasche ma non lo trova. Molto probabilmente il cellulare starà da qualche parte nel bosco; gli sarà caduto dal taschino quando ha appeso la camicia per asciugarla.

„Quando arriveremo in Questura, vuole che tu vada nella sua stanza, così mi ha detto.”

Quando il Questore Brolio chiama qualcuno nella sua stanza, in realtà non è niente di speciale. È una persona molto buona e socievole a cui piace solo sapere cosa sta succedendo nella sua città e nei suoi dintorni; non interferisce quasi mai nelle indagini. Preferisce andare a fare una passeggiata in città e gli piace essere lodato da tutte le parti. È particolarmente apprezzato dalle donne, non solo perché è un bell’uomo, ma anche perché è un gentiluomo della vecchia scuola e molto generoso. Gli piace anche incontrare i suoi subalterni fuori dalla Questura, in un bar o a pranzo in uno dei tanti buoni ristoranti. Non gli piace tanto stare nel suo ufficio, anche perché la signorina Uccello, la sua segretaria, è orrenda. Fu scelta dalla signora Brolio per un motivo, perché anche lei conosce la natura affascinante di suo marito. La signora Brolio è giudice ad Ascoli Piceno e ha buoni contatti a tutti i livelli, sia della Magistratura che della Polizia. Dove la signora Brosio sia andata a pescare la signorina Uccello è ancora un mistero. Le voci più maligne dicono che sia andata a pescarla… all’inferno.

Immaginate così la signorina Uccello: se la posizionate davanti ad una porta, tutto l’uscio viene riempito in tutta la sua altezza e larghezza dalla sua sagoma. Le sue mani ricordano due morse, la sua testa è senza collo e incassata tra le sue spalle. I suoi capelli sono cementati con circa due chili di lacca e gli occhiali sono assolutamente a prova di proiettile in termini di spessore. I suoi piedi sono della taglia quarantatré. Quando è di cattivo umore, quasi tutti i giorni, è la donna più temuta della Questura. La macchinetta del caffè nel corridoio, che ha già mandato tre volte KO con un breve e spietato gancio destro, sembra la copia del parcheggiatore fuori la questura, che una volta aveva sorpreso nel bagno delle signore. Era il giorno in cui il bagno degli uomini era in fase di ristrutturazione, ma il poveretto non ebbe nemmeno il tempo di dirlo che la signorina Uccello con un gancio lo immobilizzò e con un calcio nei testicoli lo fece rimanere senza fiato. Nessuno sa cosa sia successo poi nel suo ufficio. Fatto sta che il nuovo parcheggiatore non è stato mai visto nelle vicinanze della signorina Uccello.

Moretti e Peroni finiscono di pranzare e dopo aver preso il loro caffè, salutano personalmente il signor Baldo e gli altri presenti con un „Ciao signori”.

All’esterno, gli unici tre bambini in città hanno scambiato l’auto della polizia di Moretti e Peroni per un parco giochi. I tre ragazzi, di età compresa tra gli otto e i dieci anni, corrono intorno all’auto di pattuglia, e ogni volta che il primo raggiunge lo specchietto esterno lo colpisce con un bastone mentre passa.

„Ehi, banditi, smettetela o vi spezzo le dita!”

„Ma Mario, sono solo bambini.”

Peroni tiene il più giovane del trio per il braccio e chiede come un simpatico poliziotto dovrebbe chiedere: „Ebbene, piccolino, chi sei? Ti piacerebbe diventare un poliziotto da grande? „

Il ragazzino guarda Peroni dall’alto in basso.

„Ti assomiglio?” E scuote la testa.

„Nooo, voglio essere come mio Zio Nando di Napoli, che lavora per la camorra. Mio padre mi ha detto che ha un sacco di soldi, e ora lasciami andare”.

Il ragazzo colpisce duramente Peroni allo stinco e si allontana da lui. Anche Peroni adesso è stufo, gli corre dietro e gli dà un calcio nelle natiche.

„Lo dirò a mio padre, barbone!” Grida il piccolo e scompare velocemente dietro l’angolo, gli altri due tirano fuori la lingua e fanno sberleffi.

Scuotendo la testa, Moretti sale al fianco del „pilota”, cosa di cui Peroni è molto soddisfatto. Moretti pensa già alla Questura; sa che al Questore piace prendere un caffè in mensa verso le quattro per non dover passare davanti alla signorina Uccello. Il tempo stringe e Moretti chiede il massimo alla sua vecchia Punto. Circa tre chilometri prima di Teramo, due veicoli della polizia con luci blu sono parcheggiati davanti a una stretta curva a destra. Gli agenti che ne fanno parte stanno accanto ad esse.

„Guardali, Enzo, questi stronzi. È così che vogliono fermare un assassino fuggitivo!”

Senza togliere il piede dal gas, Moretti corre verso il posto di blocco. Più si avvicina e più accelera. I poliziotti saltano fuori da dietro la loro auto e, agitando la paletta, fanno cenno a Moretti di fermarsi.

„No, ma davvero no, non ora, andiamo di fretta. Levatevi di mezzo, voi mezzi sbirri!”

Moretti si aggiusta gli occhiali da sole e si fionda a tutto gas nella curva a destra. Tutto accade molto velocemente; i due riescono solo troppo tardi a vedere qualcuno in uniforme che tira fuori dalla carreggiata un pezzo di ferro che si allunga con sopra tante punte lunghe e acuminate. Peroni non fa in tempo a frenare. Subito si sente forte lo scoppio degli pneumatici e lo schianto che ne segue. La Punto, fuori controllo, finisce nel sottobosco.

„Avrei voglia di ucciderli questi imbecilli!”

Moretti abbassa il finestrino e guarda indietro. Quella cosa in divisa terrorizzata si scopre essere Simona, la vigilessa più carina della regione e ammiratrice di Moretti.

„Ciao, Mario, hai visto? Avrebbe funzionato. Questa è stata una mia idea.”

„Fantastico, Simona, tu diventerai qualcuno!”

Simona gli sorride e Moretti non può più essere arrabbiato con lei.

I colleghi della Polizia Municipale sono ben attrezzati e

hanno portato con loro un carro attrezzi, che avrebbero potuto usare per portare via il pick-up, nel caso avessero catturato l’assassino fuggitivo. Adesso, invece, serve a portare la Punto di Moretti e Peroni. Così i due arrivano finalmente in Questura nel tardo pomeriggio. Senza una parola Moretti và subito in mensa. Guarda a destra ea sinistra.