Buch lesen: «Insieme - Un nuovo Patto per il patrimonio europeo», Seite 5

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VENEZIA RAPPRESENTA IL PATRIMONIO EUROPEO PIÙ A RISCHIO IN ASSOLUTO, ANCHE A CAUSA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il Patto dovrebbe naturalmente andare di pari passo con il Green Deal europeo. Come auspicato dal Manifesto della European Heritage Alliance, “dobbiamo garantire che sia presa in piena considerazione anche la dimensione culturale della trasformazione verde della nostra società e della nostra economia. Il nostro patrimonio culturale, che comprende anche i paesaggi culturali, è gravemente minacciato dal cambiamento climatico. Ma il mondo della cultura, con la sua ricchezza di sapere e competenze tradizionali, può essere usato per sviluppare le pratiche di mitigazione e adattamento a supporto degli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo.” Con il sostegno dell’Istituto BEI e in collaborazione con il Consiglio internazionale per i monumenti e i siti (ICOMOS), stiamo lavorando a un’azione per il clima a livello europeo che sia anche orientata al patrimonio.


NOTRE-DAME DE PARIS È STATA SALVATA DAL CROLLO GRAZIE ALL’ABILITÀ E AL CORAGGIO DEI POMPIERI DI PARIGI, CHE NEL 2019 HANNO RICEVUTO UNO SPECIALE RICONOSCIMENTO UE/EUROPA NOSTRA

Un altro esempio della fragilità del nostro patrimonio è il drammatico incendio che ha causato ingenti danni alla cattedrale di Notre-Dame di Parigi il 15 aprile 2019. L’incidente ha dimostrato la potenziale vulnerabilità anche dei siti più conosciuti e protetti. Le grandi dimostrazioni di aiuto e solidarietà seguite al drammatico evento ci hanno fatto capire che, istintivamente, le persone di tutto il mondo hanno riconosciuto nella cattedrale di Notre-Dame non tanto un monumento parigino o francese ma piuttosto un bene universale. Quell’emergenza ha reso tangibile la straordinaria capacità di unire le persone che è propria del nostro comune patrimonio. I pompieri di Parigi che hanno salvato la cattedrale dal crollo hanno ricevuto, in occasione del vertice europeo del patrimonio culturale tenutosi proprio a Parigi nel 2019, uno speciale premio dell’Unione europea per il patrimonio culturale/premio Europa Nostra come dimostrazione di profonda gratitudine e ammirazione.

I siti del patrimonio sono esposti alla minaccia di conflitti politici e militari, come dimostrano, ad esempio, le guerre che hanno insanguinato i Balcani negli anni Novanta e, più recentemente, la contesa regione caucasica del Nagorno Karabakh. Negli ultimi anni siamo stati testimoni della distruzione di tesori culturali in Iraq, in Siria e nello Yemen; alcuni esempi su tutti: gli attacchi alle antiche città di Aleppo e Palmyra (Siria), la demolizione del museo e della biblioteca di Mosul (Iraq), e l’attacco aereo alla Grande diga di Marib (Yemen). L’Europa non può ignorare ciò che accade nel resto del mondo. E conoscenza significa anche responsabilità, ovvero necessità di mostrarsi solidali condividendo competenze specialistiche e migliori prassi. È nostro compito contribuire a rafforzare le capacità tanto degli organismi preposti alla tutela del patrimonio quanto delle organizzazioni della società civile di altre parti del mondo. Con particolare riferimento all’Africa o al Medio Oriente, va rilevato che i siti culturali sono sempre più minacciati da progetti di sviluppo irrazionali e dalla mancanza non solo di risorse finanziarie e umane, ma anche di una leadership responsabile, e sono quindi esposti a eventi tragici come la gigantesca esplosione avvenuta a Beirut il 4 agosto 2020.


L’ARCHEOLOGIA COME STRUMENTO DI SCAMBIO INTERCULTURALE E COMPRENSIONE TRA I GIOVANI IN ITALIA E IN SIRIA (INIZIATIVA VINCITRICE DEL PREMIO SPECIALE ILUCIDARE PER IL 2020)

La proposta di un nuovo Patto per il patrimonio europeo è valida soltanto se prendiamo atto dell’importanza di tutti i siti, dai grandi palazzi e musei, fino ad arrivare alle più piccole cappelle o fattorie, in quanto simboli della nostra reciproca interconnessione, della comunione in cui viviamo. Sono queste le motivazioni alla base della decisione di Europa Nostra di avviare nel 2013, in collaborazione con l’Istituto BEI, il Programma “I 7 più a rischio”[14] volto a individuare i monumenti, i siti e i paesaggi culturali europei maggiormente in pericolo per poi mobilitare partner pubblici e privati per trovare soluzioni percorribili per il futuro di questi gioielli del patrimonio. La laguna di Venezia, ad esempio, stante la complessità delle minacce che su di essa incombono, comprese quelle legate ai cambiamenti climatici, è stata dichiarata il sito europeo più a rischio in assoluto.


INSERITO NELLA LISTA DEI “7 PIÙ A RISCHIO” NEL 2013, IL MONASTERO DI GESÙ DI SETÚBAL (IN PORTOGALLO) È OGGI COMPLETAMENTE RESTAURATO E OSPITA UN MUSEO

IL PROGRAMMA “I 7 PIÙ A RISCHIO”

Gli ottimi risultati raggiunti dal Programma “I 7 più a rischio” sono incoraggianti, ed è anche per questo che secondo me un “New Heritage Deal europeo” è in grado di innescare un cambiamento positivo e destinato a durare nel tempo. Per il Monastero di Gesù di Setúbal (in Portogallo), il Teatro Bourla di Anversa (in Belgio) e il Ponte girevole Colbert di Dieppe (in Francia), ad esempio, si sono già trovate soluzioni sostenibili. Il Programma ci ha però anche offerto l’occasione di affrontare sfide difficili da raccogliere. Come già accennato, il Teatro Nazionale di Tirana è stato demolito senza pietà due mesi dopo che Europa Nostra e l’Istituto BEI avevano incluso il sito albanese nella lista dei “7 più a rischio” per il 2020. Il Blocco Y di Oslo, ugualmente sulla lista per il 2020, sarà comunque demolito, anche se, quanto meno, gli affreschi di Picasso sono stati salvati. In ogni caso i nostri esperti non avranno la possibilità di recarsi in loco per visitare il sito, confrontarsi con le parti coinvolte e raccomandare possibili soluzioni di conservazione, e questo ovviamente per noi è motivo di profonda delusione.

Un ulteriore esempio della complessità delle situazioni che ci troviamo ad affrontare è dato da un particolare sito a rischio situato nell’ultima capitale d’Europa ancora divisa. La zona cuscinetto di Nicosia (Cipro) è stata inserita nella prima lista in assoluto del Programma “I 7 più a rischio”[15]. In questo caso Europa Nostra ha avuto la possibilità di visitare l’area in questione e sperimentare in prima persona la resilienza delle comunità turco-cipriote e greco-cipriote che hanno collaborato instancabilmente per riqualificare la zona all’insegna del rispetto e della sostenibilità. Negli anni abbiamo avuto diverse delusioni, con molti negoziati e colloqui ad alto livello finiti in un nulla di fatto, ma a dispetto delle enormi divergenze, una soluzione sostenibile per la zona cuscinetto si dovrà trovare e certamente si troverà. Tuttavia, se continuiamo a ripetere sempre gli stessi errori, insegnando ai nostri figli a guardare a ciò che divide le comunità e le persone piuttosto che a ciò che le unisce, non potremo mai veramente fare un passo avanti. Il percorso storico dell’Europa è stato lungo e tortuoso, ma dobbiamo essere in grado di vedere la luce in fondo al tunnel anche nei momenti più bui. Il caso della zona cuscinetto di Nicosia dimostra che un cambio di mentalità presuppone necessariamente una presa di coscienza che vada anche a toccare il cuore delle persone.


IL CUORE FERITO DELLA CITTÀ STORICA DI NICOSIA (CIPRO): UNA ZONA CUSCINETTO OGGI IN STATO DI ABBANDONO CHE POTREBBE TRASFORMARSI DOMANI NEL CUORE PULSANTE DELLA CITTÀ RIUNITA

L’esempio di Nicosia è infatti solo uno dei tanti che si possono citare a proposito dei siti del patrimonio europeo a rischio, soprattutto se si pensa a quelli meno noti, che sono migliaia, comunque esposti a un pericolo imminente. Ogni volta che si perde anche un solo elemento del patrimonio, materiale o immateriale, vengono progressivamente minate le fondamenta nella nostra “Casa europea”. Ogni sito perso è come un mattoncino sottratto alla costruzione del progetto europeo. E non possiamo permetterci il rischio di perderne molti altri.