Baia Di Kismet

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Baia Di Kismet
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BAIA DI KISMET
Raccolta di racconti brevi
DAWN BROWER
TRADUZIONE DI PATRIZIA BARRERA
Questo è un romanzo di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o vengono usati in maniera fittizia. Qualsiasi riferimento a persone realmente esistite, o a aziende, affari commerciali, fatti o luoghi specifici sono puramente casuali.

Kismet Bay Copyright © 2020 Dawn Brower

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcun modo, sia in formato digitale che cartaceo, inclusi i sistemi di raccolta informazione e trattamento dati, senza l’espressa autorizzazione dell’autore o dell’editore, fatto salvo l’utilizzo di alcuni stralci dei contenuti a scopo divulgazione e recensione.

Pubblicato da Tektime

C’ERA UNA VOLTA IL NATALE
PRIMA NOVELLA

DAWN BROWER

CAPITOLO PRIMO

Dicembre a Kismet Bay

La neve fioccava leggera prima di cadere a terra. Ma si scioglieva presto, lasciando solo pozze di fango e acqua sulla strada. Agrifoglio Strana la fissò disgustata dalla finestra. Il Natale era il suo periodo dell’anno preferito, e il Cocoa Crawl l’unico evento che le piacesse davvero. Vi partecipavano tutte le aziende più importanti di Main Street.

Agrifoglio era la proprietaria di Serendipity Lane insieme a sua sorella Edera. Aveva anche un fratello gemello, Salvia, ma quello se n’era andato presto da Kismet Bay. Ogni cosa nel negozio era ben organizzata e tenuta con cura; lì lei e sua sorella davano lezioni di pittura e di scultura alla gente del posto. Ma da poco avevano anche organizzato un corso di giardinaggio; forse era un po’ bizzarro, in quel periodo freddo dell’anno, ma le due donne erano convinte che le persone avessero bisogno di avere un rapporto con la natura, nella vita. Le piante erano belle e coltivarle infondeva serenità. Era proprio quello lo scopo di Serendipity Lane: aiutare le persone a mantenere corpo, mente e anima in armonia.

Il Cocoa Crawl era l’evento che permetteva ai negozianti di mostrare ai residenti le loro ultime novità e attirava molti turisti. In genere era il giorno dell’anno in cui si registravano più vendite…se le condizioni atmosferiche lo permettevano.

Tra poco meno di un’ora si sarebbe svolta la Parata di Babbo Natale e poi, a conclusione, il Cocoa Crawl. Agrifoglio aveva preparato una ricetta davvero speciale, per la sua cioccolata; quell’anno la competizione era molto accanita. Tutti i clienti che avrebbero partecipato all’assaggio avrebbero dato un voto, e la cioccolata ritenuta migliore sarebbe stata eletta “Cioccolata di Babbo Natale” per quell’anno. Se avesse vinto, Agrifoglio aveva intenzione di espandere la sua attività di Serendipity lane.

Oh, e finiscila di guardare fuori come se potessi far smettere di nevicare!” esclamò Edera. Si trovava dietro al bancone e allestiva i dolcetti artigianali nella vetrinetta. Era dall’inizio settimana che li stava preparando, e ora erano abbastanza da poterli vendere. Da come li aveva sistemati, sembravano un’enorme torta di velluto rosso guarnita di crema al formaggio. Proprio in cima, Edera aveva aggiunto dei pasticcini minuscoli rossi, che sembravano le cosiddette ciliegine sulla torta! Tutta la costruzione era così appetitosa e articolata, che le sorelle dovevano stare attente a controllare i marmocchi che entravano nel negozio. Una volta, quando distrattamente aveva lasciato aperta la vetrinetta, un bambino era riuscito a infilarle un dolcino in bocca. Comunque, non avevano il sapore gradevole che Edera si aspettava…

Agrifoglio lanciò un’occhiataccia alla sorella, ma Edera era troppo impegnata per notarla. Agrifoglio sospirò. “Dev’essere tutto perfetto!” esclamò nervosamente. Poi, si rimise a guardare fuori dalla finestra. La Parata di Babbo Natale probabilmente era sul finire e di lì a poco sarebbe iniziato il Cocoa Crawl. Aguzzò lo sguardo verso il fondo della strada, fin dove potevano arrivare i suoi occhi. Sì, ecco la folla che si dirigeva verso i vari negozi. Una coppia si era fermata davanti all’azienda vinicola Flavours e stava ammirando la vetrina, di proprietà di altre cugine di Agrifoglio, le sorelle Lelia e Caprecia Strana. Quell’anno avevano messo in mostra sia vini importati che quelli prodotti dalla loro azienda.

Agrifoglio si rivolse di nuovo a Edera. “Pensi che verrà molta gente?”

Agrifoglio aveva ormai terminato la decorazione della sua torta di cupcake e si degnò di risponderle: “Non temere, come ogni anno e anche più. E smettila di preoccuparti!”

“Non posso – rispose Agrifoglio, sempre più nervosa – Lo sai che sono fatta così.”

La confusione fuori dal negozio attirò la sua attenzione: desiderava con tutto il suo cuore che le cose funzionassero a meraviglia! Stava cercando di dimostrare a Edera che non era una sprovveduta e che la sorella aveva fatto bene a chiamarla nella gestione di Serendipity Lane! Aveva addirittura rinunciato al college, per aiutare Edera ad aprire quell’attività. Era un’eredità comune della loro nonna, e quindi era stata la cosa giusta da fare.

Invece la sua gemella, Salvia, aveva lasciato da tempo Kismet Bay per aprire un’attività di progettazione di eventi e, fino a quel momento, la fortuna era stata dalla sua parte. Aveva già organizzato parecchi matrimoni di altissimo livello e una bella festa del cinquantesimo, sempre di lusso. Se gli affari avessero continuato a girare così bene, a breve avrebbe potuto espandere l’attività e assumere altro personale!

“Vado alla birreria Witch per un caffè – disse Agrifoglio, staccando il cappotto dal gancio – Vuoi che ti porti qualcosa?”

“Aspetta!” rispose Edera. Fece il giro del bancone e vi estrasse un pacchetto da sotto.

“Porta questo a Esmeralda. E’ il suo regalo per Tristan.”

Esmeralda e Tristan erano i proprietari del Witch’s Brew cafè. Anche Esmeralda era una lontana cugina: Kismet Bay era ormai invasa dalla famiglia Strana! Il loro bisnonno, Thomas Strana, era stato fondatore e primo Sindaco di Kismet Bay. Da allora, tutti i membri della schiatta avevano occupato posizioni di rilievo nella città. Il padre di Esmeralda era stato eletto da poco Sindaco mentre il suo gemello, Bowen, era Capo della Polizia locale. Poi c’era l’altro zio, Sebastian, il maggiore dei tre fratelli, che era Procuratore Distrettuale.

“Cos’è?” chiese Agrifoglio scrutando ben bene il pacco. Le dava sempre fastidio non essere al corrente dei fatti.

Edera alzò gli occhi al cielo. “Aspetta che Esmeralda lo apra e lo saprai. Ma che ti frega? Mica è per te!”

Agrifoglio s’infilò stizzita il pacchetto sotto il braccio. “Così, tanto per sapere. Allora, lo vuoi un caffè?”

“No, grazie – rispose Edera scuotendo il capo – Ma se non ti spiace, fermati al Blooms of Destiny, per favore, prima di tornare. Amadea e Ofelia hanno le stelle di Natale che ho ordinato. Ho deciso di metterle in vetrina.”

Agrifoglio arricciò il naso. Non capiva proprio la mania della sorella per i fiori. Tutta la loro famiglia era molto pratica di piante ed erbe, e ormai ne aveva una pancia così. Anche se sapeva che le piante potevano essere utili, a volte.

La gente del paese era convinta che i membri della famiglia Strana avessero un che di magico, ma Agrifoglio non ne era affatto convinta. Soprattutto in amore. Tutto il parentado era convinto di essere nato sotto una buona stella e che la fortuna fosse sempre lì, dietro l’angolo, e che bastava solo aspettare .

Fandonie! L’amore per lei non aveva mai girato l’angolo! Ormai Agrifoglio era fermamente convinta che si trattasse solo di bubbole!

“Io vado. Tornerò prima di quanto credi.” esclamò, aprendo la porta del negozio.

“Ne dubito.” ridacchiò Edera.

Agrifoglio si girò e le fece linguaccia, poi uscì in strada. Dopotutto, Edera aveva ragione. Se la sarebbe presa comoda, come al solito.

CAPITOLO SECONDO

Kismet Bay era la piccola città per antonomasia, simile a un piccolo villaggio. Così zuccherosa, che quasi ti facevano male i denti a nominarla. Nicholas Bell preferiva di gran lunga l’aria di metropoli, e l’atteggiamento scostante e asettico dei veri cittadini. Gli abitanti di Kismet Bay, invece, si conoscevano tutti e probabilmente erano anche imparentati tra loro.

“Perché cavolo siamo qui? – chiese Nicholas, stizzito, al suo amico Gabriel Reed – E’ una vera noia!”

“Tranquillo – lo rassicurò, ridendo, Gabriel – ci tratterremo solo un paio di giorni, il tempo necessario per convincere i miei genitori che sto bene e che non morirò presto!” Diede una pacca sulla spalla a Nicholas. “Ti prometto che ti troverai con la pancia al sole su una bella spiaggia bianca molto prima che ti venga l’allergia a questo posto!”

Nicholas si trattenne dal ringhiare contro l’amico. Gabriel non era solo come un fratello per lui, ma era stato anche il migliore battitore degli Houston Runaways. Poi si era infortunato gravemente ad una partita di playoff e da allora era rimasto in panchina. La prognosi non era delle migliori e anche il suo fisioterapista non gli aveva dato molte speranze.

Probabilmente Gabriel avrebbe dovuto appendere la sua mazza al chiodo, ma lui non era tipo da arrendersi tanto facilmente. Aveva convinto Nicholas ad accompagnarlo dai suoi genitori e poi da uno specialista alle Bahamas. Che razza di medico poteva essere, uno che aveva studio lì? Nicholas dubitava che quello fosse più competente del valente primario di Medicina dello Sport della squadra, ma comunque aveva accontentato l’amico e gli sarebbe rimasto al fianco in quel lungo calvario…

 

“Ma… è un bar, questo? – esclamò Nicholas, fermandosi di botto davanti alla vetrina del negozio. Poi guardò la scritta in alto. “Witch’s Brew. La pozione della strega. Ma che razza di locale è ?”

Gabriel si strinse nelle spalle. “Non saprei. E’ parecchio che manco da Kismet Bay. Entriamo e diamo un’occhiata.”

Non fecero in tempo ad aprire la porta del negozio, che questa si spalancò e una bella bruna gli piombò addosso, facendo rovesciare il caffè bollente che aveva in mano sulla bella camicia blu di Nicholas. A quel contatto da ustione, l’uomo gridò per il dolore.

“Ma che cavolo fai?” gridò, in preda alla rabbia. Cominciava già a non sopportare quella stupida cittadina, e i suoi abitanti non sembravano meno stupidi di lei!

“Oh…sono mortificata!” esclamò la ragazza, mettendogli una mano sul petto per pulirlo. Non appena le sue dita gli sfiorarono la pelle, Nicholas si sentì invaso da strani brividi e alzò lo sguardo sugli occhi di lei. Erano azzurri come il mare a mezzogiorno. Aveva capelli bellissimi e di uno strano colore, come una tazza di cioccolato su cui si spandevano rossi raggi di sole. Era… stupenda! Ma la scostò subito: quella strana sensazione che lei gli aveva suscitato gli faceva quasi paura!

“Non fa niente, capita.” mormorò.

“Agrifoglio?” – esclamò Gabriel, strabuzzando gli occhi – Sei proprio tu?”

Nicholas si girò a guardare l’amico e…gli vide disegnato sulla faccia il sorriso più smagliante che avesse mai sfoggiato in vita sua. Era come se fosse stato colpito al cuore da una freccia d’amore! Anche lui si sentiva bruciare in petto, e non era solo per quell’incidente col caffè. Ma cosa diamine c’era in quella ragazza da scatenare simili emozioni? Comunque sia, non aveva alcuna intenzione di farsi travolgere da strane magie!

Agrifoglio si fiondò tra le braccia di Gabriel, e, per un attimo, quasi sfiorò nuovamente Nicholas. Nel farlo perse l’equilibrio per un attimo e subito Nicholas la sostenne. Agrifoglio lo guardò, doppiamente mortificata. “Mi spiace. Ti assicuro che di solito non sono così maldestra.”

“Ok, ok.” rispose Nicholas, bruscamente.

Agrifoglio riportò la sua attenzione su Gabriel. “Mi hanno detto del tuo incidente. Sai, il tuo è uno di quegli sport chela gente ama guardare alla tv. Non mi perderei mai una partita degli Runaways! – esclamò, quasi eccitata. Poi, come folgorata dalle sue stesse parole, abbassò lo sguardo e si mise a tirare qualche filo, vero o presunto, dalla manica della sua giacca. A Nicholas parve sempre più strana. “Intendevo dire…tutta la famiglia, non solo io…” Era come se cercasse di correggere un errore, e a Nicholas parve tutto molto chiaro. Ma Gabriel non sembrava aver notato quel mutamento di espressione. Anzi, chiese:

“E la cara Edera, come sta?”

Un’altra? – si chiese Nicholas– E ora, chi è questa Edera?

Agrifoglio si sforzò di guadare dappertutto, tranne che Gabriel. “Ah, lei sta bene, benissimo. Non ti preoccupare.” rispose. Sempre senza guardarlo s’infilò la mano in tasca e ne tirò fuori il cellulare. “Se volete scusarmi, ora ho tante cose da fare. Comunque, visto che siete in città, perché non partecipate al Cacao Crawl? Vedrete che sarà divertente!”

Ciò detto, gli fece un cenno di saluto e sgusciò via, in direzione di quello che sembrava essere un negozio di fiori, dal nome altrettanto singolare: Bloom’s Destiny. Le Vie del Destino. Ma che razza di nomi avevano le attività commerciali, in quella stupida cittadina?

“Cocoa Crawl? – chiese Nicholas a Gabriel, aggrottando la fronte – Che cavolo è?”

“Se ti secca non ci andiamo. E’ una specie di gara tra i vari negozi di cioccolato e dolciumi. In pratica, acquisti una tazza di Babbo Natale e poi puoi fare un assaggio di tutte le cioccolate dei vari negozi, e dai un voto. Il ricavato viene devoluto in beneficenza tra le famiglie bisognose della città. E’ la famiglia Strana a organizzare l’evento, praticamente da quando è stata fondata Kismet Bay. E’ quasi una tradizione locale, ormai.” rispose Gabriel, facendo spallucce.

“Famiglia…Strana? – esclamò Nicholas. Ecco un altro nome di quelli che ti sembrano scappar via dalla testa – Si chiamano davvero così o è un appellativo?”

“No, no, è il loro vero nome. Non sarei mai riuscito ad inventarmelo! – ammiccò Gabriel – E la famiglia Strana ricopre quasi tutte le cariche importanti della città, dal Sindaco in giù.” Diede un’occhiata al negozio di fiori in cui era scomparsa la ragazza di poco prima. “Anche Agrifoglio fa parte di quella famiglia.”

“E anche l’altra che hai nominato prima? Quella…Edera?” chiese ancora Nicholas, ormai morso dalla curiosità. In genere, non sembrava interessarsi molto alle femmine, se non per una notte e via… e anche quello, molto raramente.

Gabriel sospirò. “Sì. E, se ti conosco bene, Agrifoglio ti piace. Se ti va, ti porto a conoscere la Famiglia Strana. Fidati di me, non te ne pentirai. E’ facile che li incontreremo tutti all’evento di oggi, staranno in strada con gli altri. Dai, muoviamoci e andiamo a comprare una tazza di Babbo Natale, così ci facciamo qualche assaggio! Ormai le vendono tutti!”

Nicholas sospirò a sua volta e si lasciò condurre dall’amico. Che altro gli restava da fare, in quel minuscolo e stupido villaggio?

CAPITOLO TERZO

Agrifoglio appoggiò le stelle di Natale sul bancone di Serendipity Lane. Probabilmente Edera doveva essere sul retro, perché l’ non c’era. Tuttavia, non c’erano clienti e la sorella avrebbe dovuto sentire la campanella sulla porta, e si sarebbe almeno dovuto affacciare per vedere chi era. Agrifoglio fissò nervosamente la porta: Edera non sarebbe stata molto felice di sapere che il suo ex fidanzato si trovava a Kismet Bay!

Gabriel era stato l’amore della sua vita, ma poi lui l’aveva mollata per andare in cerca di fortuna altrove. Adesso si era fatto male, e con ogni probabilità non avrebbe più giocato. Ma Agrifoglio non voleva che i due s’incontrassero: Edera aveva sofferto troppo a causa sua! Avrebbe dovuto informarsi un po’ su che intenzioni avesse, e per quanto tempo si sarebbe trattenuto in città. Ma l’amico di Gabriel…le aveva sconvolto le viscere, e lei non aveva resistito all’impulso di fuggire.

Lui invece non si era neanche degnato a chiederle come si chiamava. E lei, stupida!, che gli aveva anche buttato il caffè addosso! Cosa poteva pensare quell’uomo, di una così?

“Ah, sei tu!” esclamò Edera, apparendo dalla porta sul retro – La gara è già cominciata?”

“Sì – tagliò corto Agrifoglio – Sono quelle le tazze di Babbo Natale?”

Ogni negozio aveva un numero stabilito di tazze da poter vendere, ed erano tutte numerate. Chi ne comprava una, aveva diritto ad un assaggio illimitato di cioccolata nel negozio in cui l’aveva acquistata, e un semplice assaggio negli altri empori. In pratica, tutti potevano ingozzarsi fino a scoppiare.

“Che hai? – chiese Edera, scrutando la sorella – Sei strana.”

“Non ho niente.” rispose asciutta Agrifoglio, e si mise a riordinare le tazze sullo scaffale. Il pentolone pieno di cioccolata era già pronto sul retro, ma un bel po’ di cioccolata calda era disponibile anche sul bancone. I clienti che avevano già una tazza di Babbo Natale potevano servirsi da soli, mentre quelli che non l’avevano potevano acquistarla seduta stante e venivano registrati, prima di poter fare l’assaggio.

“Che fine avevi fatto? Sei stata via più del solito.” la incalzò la sorella, mentre sistemava le stelle di Natale in vetrina, accanto ai quadri dipinti dagli artisti della città. Anche quella era ormai una tradizione di famiglia: durante l’evento il negozio si offriva di esporre le varie opere per aiutare gli artisti a venderli, dietro compenso di una piccola percentuale. Ma anche quella finiva in beneficenza.

“Niente…ho avuto un piccolo contrattempo al Witch’s Brew. “ tagliò corto Agrifoglio. Era dichiaratamente in imbarazzo , non solo per Gabriel ma anche per l’incidente del caffè, e cercava di non incontrare lo sguardo della sorella. Non faceva che ripensare a quel maschio splendido che aveva incontrato. Aveva meravigliosi capelli neri e stupendi occhi blu che, forse perché era nervoso, le erano parsi molto più scuri. Di sicuro non era un giocatore come Gabriel. Si chiese come mai i due si frequentassero.

“E mi liquidi così?” esclamò Edera, scrutandola ancora più a fondo.

Fu la campanella del negozio a salvare Agrifoglio…o meglio, la folla di clienti che si riversò nel negozio, ognuno brandendo la propria tazza di Babbo Natale. Le sorelle li accolsero con gioia , mostrando loro dove potevano servirsi della cioccolata: Agrifoglio sperava che quell’anno l’avrebbero gradita più del solito!

“Beh, che fai?” esclamò una voce maschile alle sue spalle. Agrifoglio si sentì un colpo al cuore. Come cavolo erano riusciti a entrare, quei due, senza che lei li avesse notati? Di sicuro si erano nascosti tra la folla; molto facile, considerando il caos che c’era e lei completamente immersa nei suoi pensieri.

Si voltò per guardare l’uomo bene in faccia. “Ciao di nuovo.” esclamò.

Si guardò in giro: ma…Gabriel? Aveva lasciato da solo l’amico? E ora che ci pensava: dove si era nascosta, Edera? Non la vedeva da nessuna parte. Se avesse capito che Gabriel era in città, le sarebbe bastato un fischio di lui per gettarsi di nuovo ai suoi piedi! Quella stupida era ancora cotta di quel bellimbusto!

Agrifoglio pensò con rabbia che solo una linea invisibile separava l’odio dall’amore. Malgrado Gabriel l’avesse profondamente ferita, Edera era riuscita a perdonarlo.

L’uomo le tese la mano. “Non ci hanno presentati. Mi chiamo Nicholas Bell.” disse.

“Piacere.” farfugliò Agrifoglio, stringendogli la mano. Dio, ma perché si sentiva così in imbarazzo, davanti a quell’uomo?

“Rimarrai a lungo in città?” chiese, tanto per darsi un contegno.

“Spero proprio di no! – esclamò, ruvido, Nicholas – Gabriel doveva venire qui per un paio di giorni a riabbracciare i suoi, e poi ce ne andremo insieme in un posto molto più caldo.”

“Ah?” esclamò Agrifoglio, con occhi vacui. Cavolo, quell’uomo penserà che sta parlando con la donna più stupida del circondario! “E…vuoi fare un altro assaggio?”

Nicholas abbassò lo sguardo sulla tazza che aveva in mano, acquistata chissà dove. Si sentì come se stesse per offenderla. “No grazie! Un altro goccio e mi trasformo in una barretta di cioccolato!” esclamò.

Probabilmente avrebbe avuto un ottimo sapore, pensò Holly. Immagino golosamente come sarebbe stato dargli un bel morso. Beh, non in senso letterale, diciamo una cosa più…intima. Ma doveva toglierselo dalla mente, quell’uomo non era per lei! Nicholas odiava quella città, mentre per lei Kismet Bay era la vita.

“Peggio per te. Serendipity Lane ha la cioccolata migliore della città!” esclamò, quasi con cattiveria.

Lui le sorrise con altrettanta cattiveria. “Ne sei proprio sicura? Sei legata qui o puoi venire a fare una passeggiata con me? Dov’è il proprietario?” chiese, guardandosi in giro. “Perché non chiedi una pausa, o almeno di lasciarti libera prima’?”

Agrifoglio avrebbe voluto tuffarsi ad accettare la sua proposta, ma si trattenne: non poteva lasciare sola Edera proprio quel giorno. Aveva solo ventitré anni, ma non per questo era una ragazza irresponsabile. Lui invece sembrava avere quattro o cinque anni di più, forse l’età di Gabriel.

“Non posso. Oggi sono legata qui.” rispose, mestamente.

Il sorriso di Nicholas svanì. “E’ un vero peccato. Ma perché non mi dici dove posso trovare il proprietario? Forse riesco a incantarlo col mio fascino e ti concederà una pausa!”

“Mi dispiace, ma non posso. Se potessi, avrei già accettato.” rispose, sempre più tristemente, Agrifoglio.

Nicholas la guardò, confuso. “Davvero? Ho capito, forse questo locale è tuo.”

“Sì, mio e di mia sorella.”

Proprio in quel momento Agrifoglio scorse Edera, che non sembrava avere un’aria felice. “Edera!” la chiamò.

 

“Beh, allora speriamo di vederci più tardi.” concluse l’uomo. E si mise a fissare Edera.

A quello sguardo, Agrifoglio si arrabbiò. Ma come, guardava la sorella? Era così volubile, quel tizio? Ok, che andasse al diavolo, non aveva bisogno di lui!

Lo piantò in asso e raggiunse Edera dietro il bancone. Aveva cose più importanti a cui pensare, piuttosto che a un bellimbusto che comunque non sarebbe mai stato suo!