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La fine dell'amore

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SCENA VIII.
ANNA, SALVETTI, RIVOLI, ALBENGA, DIONIGI, D'ALMA

(Essi in fretta irrompono e restano lì, trepidanti allibiti.)

D'Alma

Anna…

Albenga

Marchesa.

Dionigi

Marchesa…

Rivoli

Un altro guaio!?..

Anna

(appena essi compariscono, nasconde nella comicità la propria concitazione) Cos'è?! Che avete con quelle facce così bianche?..

Rivoli

Eh!.. Abbiamo sentito chiamarci in un certo modo… Capirete… Ci siamo allarmati…

Anna

Allarmati? (Ride) Ah ah ah!.. Questa è carina! E di che? Perchè? Tenevo a farvi partecipare alla mia lieta meraviglia, alla mia gioia, al mio entusiasmo… Non mi vedete? (Mostrandosi ben diritta in piedi) Cinque minuti fa soffrivo – … soffrivo abbastanza, credetemi – e, adesso, vi garantisco che sono… completamente guarita. Oh, l'energia del nostro dottore è stata come l'acqua sul fuoco! Miracolosa!!

Salvetti

(rodendosi dentro e ostentando modestia) No, non mi elogiate troppo, marchesa… In fondo poi non si trattava… non si trattava che di una… piccolezza; e sono io… sono io che debbo alla… docilità vostra la fortuna di potere annunziare che tutto… mi è riuscito estremamente facile.

Anna

(agli altri) Come è modesto!

Rivoli

(piano ad Albenga) Che diamine sarà accaduto qui dentro?!

Anna

E, intanto, amici miei, se me lo permettete, io mi ritiro un poco nelle mie stanze. Ma s'intende che voi non vi moverete di qui. Più tardi, vi offrirò da colazione… Tutta erba!.. So io quello che dico! Anche a voi, dottore… Ah no, scusate, mi pare che voi… avete già preso qualche cosa…

Salvetti

Sì, veramente… io ho preso qualche cosa… (Si tocca il braccio.)

Anna

Comunque sia, non vi sottrarrete, spero, alle congratulazioni e ai festeggiamenti che vi spettano. Vorrei essere espansiva io pure, ma non trovo le parole… Gli è che sono un po' stanca d'emozioni… Considerate: non capitano ogni giorno il calcio d'un cavallo… e il prodigio di un dottore. Per ora, festeggiatelo voi, amici miei, festeggiatelo bene. Egli se lo merita!.. (Una pausa.) (Si avvia verso le sue stanze.)

Rivoli

(vedendola camminare) Difatti… c'è da portarlo in trionfo! Io stento a credere ai miei occhi… Voi non zoppicate nemmeno, marchesa!

Albenga

Ma bravo, bravo, dottore!.. Un vero prodigio!

Dionigi

Decisamente, siete molto forte!

Anna

Fortissimo!

Salvetti

(sorride verde.)

Anna

(passando davanti a D'Alma, che sta a contemplarla poco discosto dalla porta, e imitando con grazia burlesca la solita intonazione serafica di lui, lo interroga:) E voi, Giuliano, non vi congratulate col dottore?

D'Alma

(malinconicamente sospirando) Penso con dolore, Anna, che non avrei saputo fare… quello che ha fatto lui!

Anna

Lo credo, io! (Pausa. Indi, salutando tutti e indugiando in una profonda riverenza esagerata) A fra poco, signori.

D'Alma, Dionigi, Albenga, Rivoli, Salvetti

(si trovano in fila, a eguale distanza fra loro, e s'inchinano simultaneamente, dicendo insieme:)

Marchesa!

Rivoli

(nell'inchinarsi, ha una puntura alla schiena e vi porta su la mano, facendo una smorfia di dolore.)

Tableau!
Sipario
Disposizione dei personaggi:
ANNA D'ALMA DIONIGI RIVOLI ALBENGA SALVETTI

ATTO SECONDO

Lo stesso salotto. – È sera. – Lumi accesi.

SCENA I.
ANTONIO, ALBENGA, RIVOLI, SALVETTI, DIONIGI

(Tutti e cinque in smocking.) (Sopra una consolletta sono cinque cappelli di forme diverse.)

Albenga

(è nel mezzo del salotto col suo scartafaccio in mano, guardando in alto come un ispirato e gesticolando. Poi, con solennità, ad Antonio, che comparisce dalla porta comune:) Recate una bottiglia d'acqua e… un bicchiere con un po' di zucchero.

Antonio

(Esce.)

Albenga

(ancora riflette e gesticola.)

Rivoli

(entrando dalla porta centrale con una stecca da bigliardo in mano, immediatamente si lascia cadere sulla prima seggiola che trova. Indi, ad Albenga:)È una pantomima?

Albenga

Studiavo… il valore della voce in certe frasi.

Rivoli

Gesticolando come un muto!?

Albenga

Caro mio, la voce… io la penso. In ogni vibrazione vocale c'è un lembo dell'anima!..

Salvetti

(di dentro) Giacchè la marchesa è fuori, Albenga, venite a giocare anche voi.

Albenga

(con alterigia) Non ho mai giocato al bigliardo, dottore.

Salvetti

(di dentro) C'è qui il conte che fa da maestro a tutti.

Albenga

E sia! (Arrotola lo scartafaccio, lo infila in una tasca, e, uscendo dal fondo, ripete a Rivoli:) C'è un lembo dell'anima!.. È chiaro?

Rivoli

È chiarissimo.

Dionigi

(di dentro) E Rivoli dove s'è cacciato? Dov'è, dov'è questo Rivoli?

Salvetti

(entrando, anche lui con una stecca in mano, e vedendo Rivoli) Eccolo lì!.. Non c'è da illudersi: lo stare in piedi non è più affar vostro!

Rivoli

Vengo, vengo. (Si alza mal volentieri, e, parlando col dottore a voce bassa, esce dal fondo con lui) Dottore, scherzo a parte, volevo dirvi: ci credete voi alla cura dell'impiccagione per rinvigorire la spina dorsale?2

Salvetti

L'impiccagione? (Col gesto analogo) Ma sicuro che ci credo!..

SCENA II.
ANTONIO e ARTURO

Antonio

(vibrante di giubilo, entra dalla porta comune portando un vassoio con la bottiglia di acqua e col bicchiere e si lascia passare dinanzi il marchese Arturo di Fontanarosa.) Per di qua, per di qua, eccellenza.

Arturo

(si avanza guardando con curiosità.)

Antonio

(posa il vassoio su un tavolino che è quasi nel centro del salotto.) Mi pare veramente un miracolo! (Tutto commosso) E che vostra eccellenza sia mille volte benedetta se è venuta a far la pace con la mia padrona!

Arturo

Facciamole intanto una sorpresa, Antonio. Non dirle che sono arrivato…

Antonio

Anche volendo, non glielo potrei dire, perchè non è in casa. È uscita verso sera.

Arturo

(consultando il suo orologio) E non torna ancora?

Antonio

Oh! non c'è paura di nulla. Qui le vogliono bene anche le pietre della via. Tutti questi contadini dicono che è la loro reginella.

Arturo

E tu, vecchio, che fai?

Antonio

Io, dal giorno in cui la padrona volle allontanarsi da vostra eccellenza e partì per Napoli – che brutto giorno! – sono stato sempre agli ordini suoi, e qui, in campagna, faccio un po' di tutto, eccellenza: da maggiordomo, da cuoco, da cameriera se occorre… perchè, ecco… donne attorno, la padrona non ne ha volute… Ci sono, è vero, la moglie e la figliuola di Filippo il giardiniere che, all'occasione, si prestano – e come si prestano! – ; ma da che furono viste in giardino, l'una dopo l'altra… a parlare troppo lungamente con un signore che ha la schiena un po' curva e le gambe poi… che Dio gliele guardi!.. anche quelle due donne lì, per ordine della padrona, ci bazzicano di rado in casa…

Arturo

Son cose che non mi riguardano.

Antonio

Come comanda vostra eccellenza…

Arturo

Ma qui c'è gente: vedo dei cappelli.

Antonio

Cappelli di uomini, eccellenza. Sono… i cappelli… degli amici… della signora marchesa.

Arturo

E dov'è che stanno?

Antonio

Sono di là, e giocano al bigliardo.

Arturo

Quando la marchesa è assente!?

Antonio

Sicuro. Il cancello del giardino e la porta d'ingresso non si chiudono che di notte; ed essi entrano a tutte le ore, vanno, vengono, siedono, si alzano, fumano, leggono… fanno tutto, insomma.

Arturo

Ah, sì?

Antonio

Però, eccellenza, spiegamoci…: (timidamente) la padrona è sempre un modello di…

Arturo

(severissimo) Non vi ho chiesto delle informazioni, di cui non ho bisogno. (Pausa.) (Guarda di nuovo i cappelli, e, prendendoli uno alla volta, li conta) Uno… due… tre… quattro… cinque!

 
Antonio

Eccellenza, sì.

Arturo

Non c'è male!

(Di dentro, risa di tutti.)
La voce di Dionigi

Più a destra, più a destra, e colpo sotto!

La voce di Salvetti

Bazzica, signori, bazzica!

(Si ride ancora.)
La voce di Dionigi

Molto chic, dottore!

Voci degli altri, insieme

– Ma bene, benissimo!

– Un'altra, adesso…

– Un'altra…

(Le risate si rinnovano.)
Arturo

(ad Antonio) Ma questa non è una casa, questo è un club!

Antonio

Si divertono.

Arturo

Me ne accorgo.

Antonio

Devo annunziar loro che è arrivata l'eccellenza vostra?

Arturo

Ma è gente che conosco?

Antonio

No, eccellenza…

Arturo

E allora lascia stare. Sarebbe un bell'imbarazzo per tutti. Aspetterò tranquillamente che la marchesa ritorni.

Antonio

Ha comandi da darmi, vostra eccellenza?

Arturo

(con circospezione e con importanza) Senti. Mi giungeranno qui lettere e telegrammi… Tu mi capisci, eh? La marchesa non deve veder nulla, non deve saper nulla…

Antonio

(tentennando il capo) Sempre lo stesso!..

Arturo

(con sincera pretensione) Non c'è che fare, vecchio mio! Finchè nel mondo ci sarò io, le donne non faranno voto di castità. Va, va.

Antonio

(esce, borbottando.)

SCENA III.
ARTURO, RIVOLI, DIONIGI, SALVETTI, ALBENGA, D'ALMA

Arturo

(sedendo a suo agio) Aspettiamo.

Rivoli

(sporge il capo di tra le tendine, e, scorgendo Arturo, che non ha mai visto, spontaneamente esclama:)Ohè, ohè!

Arturo

(si volta.)

(La testa di Rivoli sparisce.)

(Dopo qualche istante, a una a una, compariscono le teste di Salvetti, di Dionigi, di D'Alma, di Rivoli, di Albenga: quella di Rivoli nel mezzo, e le altre quattro distribuite simmetricamente a destra e a sinistra di ciascuna tendina, due sopra e due sotto.)

Rivoli

(più col fiato che con la voce) E chi è quello lì?

Dionigi, Salvetti, Albenga, D'Alma
(uno dopo l'altro, pianissimo)

– Chi è?

– Chi è?

– Chi è?

– Chi è?

Arturo

(si volta.)

(Le teste spariscono.)
Arturo

(tra sè) Ah ah! Il club è in agitazione. (Finge di nulla e col bastoncino tortura il pavimento.)

Albenga

(entra con ostentata disinvoltura per osservare chi sia e che cosa faccia colui. Gli passa dinanzi, salutando appena) Signore…

Arturo

(rispondendo al saluto) Signore…

Albenga

(siede, cava di tasca il suo taccuino, e si mette a scrivere.)

Rivoli

(entra, e fa lo stesso giretto) Signore…

Arturo

Signore… (Seguendolo un po' con lo sguardo)Ah, quello del giardino!

Rivoli

(si abbandona sopra una poltroncina, appoggiando i piedi a una sedia, e quindi accende un sigaro.)

Arturo

(guardandolo meravigliato, come per una rappresaglia, appoggia i suoi piedi sopra uno sgabelletto.)

Salvetti, Dionigi e D'Alma

(entrando, si scandalizzano dell'atteggiamento confidenziale di Arturo. Gli girano intorno, parlano tra loro a voce bassa, assumono un'aria altezzosa, l'osservano con la coda dell'occhio e lo salutano impercettibilmente col capo, dicendo, tutti e tre, a fior di labbro:) Signore…

Arturo

(ricambiando il saluto senza neanche accennare ad alzarsi)… Signori…

Salvetti

Stia, stia comodo…

Dionigi

Non si disturbi.

D'Alma

(siede molto comodamente, cava di tasca un libro e legge.)

Salvetti

(si sdraia e accende un sigaro.)

Dionigi

(siede a cavalcioni d'una seggiola, e accende una grossa sigaretta preziosa.)

(Ora, sono tutti seduti, in ordine sparso, in modo che Arturo si trova circondato da loro, a debita distanza.)

Salvetti

(a voce alta, tenendo d'occhio Arturo) A quanto pare, la nostra marchesa ci tradisce?

Arturo

(ha un lieve moto interrogativo.)

D'Alma

(sospirando) Ella adora il chiaro di luna!

Albenga

Aveva espresso il desiderio di sentire il mio quarto atto; e quindi noi avremmo il dovere di andarla a cercare.

Dionigi

Ma no! Ma no! È molto di buon gusto che una signora faccia tutta sola queste piccole escursioni. E poi, ella non ha voluto neppure che io le facessi da guida!

Rivoli

(con voce sottile e stanca) La mia opinione schietta è… che noi non dobbiamo muoverci di qui.

Salvetti

Per altro, è assai tardi, e io comincio a preoccuparmi seriamente. Facciamo così: vado io a rintracciarla…

Dionigi

(vivamente) Ebbene, no! O tutti, o nessuno!

D'Alma, Albenga, Salvetti, Dionigi

(si alzano agitandosi e accalorandosi, sempre intorno ad Arturo.)

D'Alma

Allora, tutti.

Albenga

Tutti, tutti.

Rivoli

Nessuno! nessuno! nessuno!

Salvetti

Oh, perdinci! Ognuno si regoli come vuole! Io ci vado!

Albenga

Abbiamo stabilito di essere solidali, caro dottore!

Dionigi

«L'unione fa la forza!»

Salvetti

Io me ne infischio dell'unione!

Rivoli

(con pochissima voce) Io me ne infischio della forza!

Albenga

(riscaldandosi anche di più) Ma questo non significa ragionare!

Salvetti

Ragionate voi, se vi piace; per conto mio, non ragiono mai e agisco sempre!

Arturo

(tra sè) Sono impareggiabili!

Voci interne di contadini e contadine

– Viva la reginella!

– Viva la reginella nostra!

D'Alma

Eccola qui!

Salvetti

Sì, sì, è lei!

Albenga

Finalmente…

Dionigi

Le fanno festa, come al solito…

Rivoli

Finirete di bisticciarvi, eh?

Voci interne di contadini e contadine

– Santa notte, santa notte!

– Buon riposo!

SCENA IV.
ANNA, ARTURO, D'ALMA, SALVETTI, ALBENGA, DIONIGI, RIVOLI

Anna

(indossa un capriccioso costume campestre: gonna breve e calzatura da alpinista. È carica di edera, di felci, di fiorellini. Porta in mano un bastone, sul braccio uno scialle. Entra brillantemente.)Sono qui, amici miei, sono qui… (Vedendo Arturo, ha un gran sussulto di meraviglia) Voi!!!

Arturo

(che era per slanciarsi istintivamente verso di lei, si ferma interdetto) Io.

Gli altri

(notano l'imbarazzo di tutt'e due.)

Anna

(con subitanea dissimulazione e con eccessiva gaiezza) Ah! ora mi spiego il contegno sibillino di Antonio…

Arturo

Difatti, ho parlato con lui, e…

Anna

(animandosi maggiormente per impedirgli di aprir bocca) Come sono contenta, come sono contenta di vedervi!.. Già, voi altri non vi conoscete…

Arturo

Ci conosciamo da qualche minuto, ma di vista…

Anna

Soltanto di vista? Allora, faccio la presentazione ufficiale. (Presentando Arturo) Il più intimo amico di mio marito…

Arturo

(interrompendola vivamente) Cioè, cioè, rettifico…

Anna

(interrompendolo a sua volta) Niente da rettificare! Questo non vi nuoce punto, non vi pregiudica… A lui, certo, non avrei permesso di oltrepassare la soglia della mia casa, e non glielo permetterei mai; ma a voi… è tutt'altro! Voi, siate il benvenuto nella nostra piccola colonia… (Ride) Ah ah ah! Avete avuto paura di essere respinto? Via, rassicuratevi, e lasciate che io compia la presentazione. (In tono solenne) Il più intimo amico, dunque, di mio marito: il duca… di Rocca… bruna.

Arturo

Ma…

Anna

E a voi, duca, ho l'onore di presentare i più intimi amici miei: Fulvio Salvetti, un medico… prodigioso, Renato Albenga, un commediografo che voi già dovete conoscere di fama…

Arturo

(benchè il nome gli giunga affatto nuovo) Non conosco altro!

Anna

(continuando)… Giuliano D'Alma, giovane… spiritualista, il conte Sandro Dionigi, giovane… molto chic, il signor Gustavo Rivoli, un martire… del bel sesso; e così, a occhio e croce, mi pare che non ce ne siano più.

Arturo

(rodendosi dentro, e cercando di serbare, nondimeno, un contegno di superiorità paziente) Signori, ben fortunato di conoscerli, ma, vedano, la marchesa…

Anna

(impedendogli tuttora di parlare) La marchesa si fa un pregio di rendersi interprete dei sentimenti dei suoi amici. Anch'essi, anch'essi sono fortunatissimi… Siamo tutti fortunatissimi!.. Qui, qui la mano, signor… duca… (Stringe rabbiosamente.)Io gliela stringo per me e per loro, chè, se dovessero fare i convenevoli uno per uno, si andrebbe troppo per le lunghe. (Ride) Ah ah ah!

Rivoli

(piano a Salvetti) Quei due hanno un urgente bisogno di pigliarsi pei capelli!

Anna

(con brio pazzesco) E come va, come va che siete capitato quassù? Raccontatemi… raccontatemi… Fatemi la diagnosi – si dice diagnosi, dottore? – sì, fatemi la diagnosi della vostra grave… risoluzione. E voialtri… presto, liberatemi di questo po' po' di vegetali. Da che sono diventata erbivora come il signor Giuliano, ne raccolgo avidamente. Una vera frenesia!.. Giuliano, Sandro… movetevi… prendete… adornate la stanza come di consueto…

Dionigi

Eccomi, marchesa.

D'Alma

(dolcissimo) Mi parrà di guastare la Primaveradel Botticelli!

(D'Alma e Dionigi eseguono.)
Anna

(continuando vivacissimamente) Guastate! Guastate!.. E voi dottore, voi Gustavo, voi Renato, liberatemi del cappello, del bastone, dello scialle… (In capriccioso tono bambinesco) Dio mio, siate svelti, siate galanti, non mi fate fare una cattiva figura dinanzi a un forestiero…

Albenga

(le piglia di mano lo scialle e il bastone e si allontana, osservando acutamente.)

Rivoli

Pel cappello, faccio io…

Salvetti

Faccio io…

(Si accingono tutti e due a toglierle il cappellino che è fermato ai capelli con molti spilloni.)

(Arturo è presso Anna, e aspetta, ansioso, il momento opportuno per dirle qualche parola.)

(Dionigi e D'Alma distribuiscono i vegetali nei vasi, tra i ninnoli, intorno ai quadri.)

Albenga

(piano, a Dionigi e a D'Alma) Quell'uomo deve essere stato il suo amante… A me non sfugge nulla!

Anna

(quasi trattenendo le mani maldestre di Salvetti e di Rivoli) Ohi! Ohi! Poveri miei capelli!

Salvetti

Eh!.. Si lavora…

 
Rivoli

(al profumo di lei, sente disciogliersi le ginocchia.)

Anna

Attento, Rivoli! Voi mi cadete addosso. Su! Su!

Rivoli e Salvetti

(insieme) È fatta! (A quattro mani, portano via il cappello e restano a confabulare con gli altri.)

Arturo

(piano e vibrato ad Anna) Ma perchè questa sciocca fanciullaggine?

Anna

(ugualmente piano e vibrato) E voi, perchè questa audacia?

Salvetti

(pianissimo a qualcuno degli altri) Parlano tra loro assai concitatamente…

Arturo

(ad Anna, sommessamente e con forza) Io griderò a tutti che son vostro marito!

Anna

(fredda) Gridatelo pure, ma sarete grottesco… (Ripigliando a voce alta il tono brioso) Sicchè, voi, duca, non volete raccontarmi niente. Siete tutto confuso! tutto intontito! Io non vi riconosco più. Vi trovo trasformato, e anche un po' invecchiato! Anzi, invecchiato, soprattutto. E, d'altronde, se così non fosse, perchè dovreste voi preferire questo cantuccio selvatico a tutti i centri della civiltà estiva? Sono forse spariti Aix-les-bains e Ostenda? Sono sprofondati Viareggio e Vallombrosa? Sono stati aboliti i cafés-concerts e i circhi equestri? Insomma, che cosa vi accade? da quale parte del mondo venite? di quale paradiso siete voi stanco? quali delizie avete abbandonate? quante donne? quante mime? quante odalische? quanti harem?.. Ma parlate, parlate…! Perchè non parlate?

Arturo

Se parlate sempre voi, marchesa! Avete il punto interrogativo a ripetizione… come una mitragliatrice. Quando avrete esaurita la carica, tenterò di parlare io.

Anna

Nel vocabolario degli uomini è scritto: «Parlare» vedi «mentire».

Arturo

Allora, per dire tutta la verità, marchesa mia, tacerò.

Rivoli

(a D'Alma, quasi all'orecchio) Mio buon signor Giuliano, è il momento d'andar via.

Anna

Ma intanto sedete, duca. Amici miei, aiutatemi a far gli onori di casa. Una sedia al duca, presto! presto!

D'Alma, Rivoli, Albenga, Salvetti, Dionigi

(prendono ciascuno una sedia e si affrettano ad avvicinarla ad Arturo.)

Arturo

Oh, grazie!.. In ogni caso, una mi basterebbe; ma non serve…

Anna

Sono pieni di brio questi signori!

Arturo

È evidente. Peccato però che questa sera io non possa goderne più oltre. Ho fatto un lungo viaggio, ecco; e, del resto, mi pare di aver già troppo disturbato la… piccola colonia, e non voglio abusarne. Finchè io non cessi di essere un… intruso, sarà meglio che io non sia neppure un importuno. (Rivolgendosi ai cinque) Non è vero?

(Nessuno dice nulla. – Tutti hanno l'aria di non rispondere, in segno di ostilità, guardando altrove, atteggiandosi a distratti. Qualcuno finge di togliersi con le dita un po' di polvere.)

Arturo

Prego, prego: non protestino così energicamente! La loro cortesia e quella della marchesa non m'impediranno di credere che quando si vive felici in due… o in sei, colui che giunge terzo… o settimo, non può, là per là, riescire eccessivamente gradito. Ma non c'è da impensierirsene, veh! (Gentilissimo e altero, con un sorrisetto leggermente canzonatorio)Il tempo è buon diplomatico, e vedranno, vedranno che, a poco a poco, ci accomoderemo! Marchesa… fatelo intendere voi ai vostri amici che ci accomoderemo. Non sarà del tutto inutile che essi comincino ad abituarsi a un tal pensiero, perchè… tanto, non c'è che fare: io ci sono… e ci resto.

2Per rinforzare la spina dorsale si fa la cura della sospensione con la macchina Charcot.