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Un’Impresa da Eroi

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Aus der Reihe: L’Anello Dello Stregone #1
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Un’Impresa da Eroi
Un’Impresa da Eroi
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Wird gelesen Edoardo Camponeschi
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CAPITOLO VENTIQUATTRO

Thor sentì un piede che gli dava dei colpetti alle costole e lentamente e a fatica aprì gli occhi. Era steso a faccia in giù su un cumulo di paglia e per un attimo non riuscì a capire dove si trovasse. Si sentiva come se la testa gli pesasse una tonellata, la gola era più secca che mai e occhi e testa gli dolevano da morire. Si sentiva come fosse caduto da cavallo.

Avvertì qualche altro colpetto e si tirò su a sedere, con la stanza che ruotava violentemente. Si piegò in avanti e vomitò, con i conati che lo scuotevano e riscuotevano.

Un coro di risa eruppe tutt’attorno e lui sollevò lo sguardo per vedere Reece, O’Connor, Elden ed i gemelli che gli si stringevano attorno, osservandolo.

“Finalmente la bella addormentata si risveglia!” gridò Reece, sorridendo.

“Credavamo che non ti saresti mai più risollevato,” disse O’Connor.

“Ti senti bene?” chiese Elden.

Thor si mise a sedere asciugandosi la bocca con il dorso della mano e cercando di mettere a fuoco la situazione. In quel momento Krohn, che giaceva qualche passo più in là, piagnucolò e corse da lui saltandogli in braccio e affondando la testolina nella sua camicia. Thor si sentiva sollevato di vederlo e felice di averlo con sé. Tentò di ricordare.

“Dove sono?” chiese. “Cos’è successo la scorsa notte?”

I tre risero.

“Temo che tu abbia bevuto un bicchiere di troppo, amico mio. C’è qualcuno che non la tiene, la birra. Non ricordi? La birreria?”

Thor chiuse gli occhi, si strofinò le tempie e cercò di riportare tutto alla mente. Gli giunsero degli sprazzi. Ricordava la caccia… l’ingresso in birreria… le bevute. Ricordò che lo conducevano al piano di sopra, al bordello. Dopodiché, tutto nero.

Il cuore gli batté più forte al pensiero di Gwendolyn. Aveva forse fatto qualcosa di stupido con quella ragazza? Aveva rovinato le sue possibilità con Gwen?

“Cos’è successo?” insistette con Reece, serio, stringendogli il polso. “Per favore, dimmelo. Dimmi che non ho fatto nulla con quella donna.”

Gli altri risero, ma Reece ricambiò il suo sguardo con sincerità, capendo quanto fosse scosso.

“Non ti preoccupare, amico,” rispose. “Non hai fatto proprio nulla. Eccetto vomitare e collassare sul pavimento!”

Gli altri risero di nuovo.

“Parecchio, per essere la prima volta,” disse Elden.

Ma Thor si sentiva veramente sollevato. Non aveva allontanato Gwen.

“È l’ultima volta che ti compro una donna!” disse Colven.

“Soldi perfettamente buttati,” disse Caven. “Non li restituirà neanche!”

I ragazzi risero di nuovo. Thor era umiliato, ma sollevato all’idea di non aver rovinato nulla.

Prese Reece per un braccio e lo tirò da parte.

“Tua sorella,” sussurrò con urgenza. “Non sa nulla di tutto questo, vero?”

Reece accennò un sorriso e gli mise un braccio attorno alle spalle.

“Il tuo segreto è al sicuro con me, anche se non hai fatto nulla. Lei non sa niente. Capisco quanto tu ti preoccupi per lei e la cosa mi fa piacere,” disse, con il volto che si faceva più serio. “Ora capisco che sei seriamente interessato a lei. Se fossi andato a puttane, non ti saresti rivelato il genere di cognato che vorrei. E in effetti mi è stato chiesto di portarti questo messaggio.”

Reece mise un piccolo rotolo nella mano di Thor, e Thor lo guardò, confuso. Vi vedeva impresso il marchio reale, la carta rosa, e capì. Il suo cuore accelerò.

“Da parte di mia sorella,” aggiunse Reece.

“Wow!” fece un coro di voci.

“Qualcuno ha ricevuto una lettera d’amore!” disse O’Connor.

“Leggicela!” gridò Elden.

Gli altri gli fecero eco con una risata.

Ma Thor, volendo un po’ di riservatezza, uscì di fretta dalla caserma, lontano dagli altri. La testa gli si stava spaccando a metà e la stanza ruotava ancora, ma non gliene importava più nulla. Srotolò la delicata pergamena e lesse il biglietto con mani tremanti.

“Vediamoci alla Foresta del Crinale a mezzogiorno. Non tardare. E non attirare l’attenzione di nessuno.”

Thor schiacciò il bigliettino in tasca.

“Cosa dice, ragazzo innamorato?” gridò Calven.

Thor corse da Reece, sapendo che poteva fidarsi di lui.

“La Legione non ha esercitazioni oggi, vero?” chiese Thor.

Reece scosse la testa. “Certo che no. È un giorno di vacanza.”

“Dove si trova la Foresta del Crinale?” chiese Thor.

Reece sorrise. “Ah, il posto preferito di Gwen,” disse. “Prendi la strada est fuori dalla corte e tieni la destra. Risali la collina: la foresta inizia dopo il secondo poggio.”

Thor guardò Reece.

“Ti prego, non voglio che nessuno venga a saperlo.”

Reece sorrise.

“Sono certo che non lo vuole neppure lei. Se nostra madre lo scoprisse, vi ucciderebbe entrambi. Chiuderebbe mia sorella a chiave in camera e ti esilierebbe nel sud del regno.”

Thor sussultò al pensiero.

“Davvero?” chiese.

Reece annuì.

“Non le piaci. Non so per quale motivo, ma si è fissata così. Vai, veloce, e non raccontare niente a nessuno. E non ti preoccupare,” disse, stringendogli la mano. “Non dirò nulla neanch’io.”

*

Thor camminava velocemente di prima mattina, con Krohn che scorazzava dietro di lui, facendo del suo meglio per non essere visto. Seguì meglio che poté le indicazioni di Reece, ripetendosele in testa mentre si affrettava oltre i confini della corte reale, su per una collina e lungo il limitare di una fitta foresta. Alla sua sinistra il terreno scendeva scosceso, lasciandogli uno stretto sentiero da percorrere sul bordo di un ripido crinale, un baratro alla sua sinistra e la foresta a destra. La Foresta del Crinale. Gli aveva detto di vedersi lì. Era vero? O stava solo giocando con lui?

Quel lezioso e principesco Alton aveva forse ragione? Thor era solo un passatempo per lei? Si sarebbe presto stancata di lui? Sperava, più di ogni altra cosa, che non fosse così. Voleva credere che i suoi sentimenti per lui fossero veri, anche se faceva ancora fatica a capacitarsi che fosse prorpio così. Lei lo conosceva a malapena. E faceva parte della famiglia reale. Che interesse poteva mai avere in lui? Senza contare che era uno o due anni più grande di lui e non era mai successo che una ragazza più grande si interessasse a lui. A dire il vero nessuna ragazza si era mai interessata a lui. Non che ci fossero molte ragazze fra cui scegliere, nel suo villaggio.

Thor non aveva mai pensato tanto alle donne. Non era cresciuto con nessuna sorella e non c’erano poi così tante ragazze al villaggio. Nessun ragazzo della sua età sembrava occuparsene tanto. La maggior parte era solita sposarsi attorno ai diciotto anni, in matrimoni predefiniti, a dire il vero più simili ad accordi d’affari. Quelli di ceto elevato che non andavano a nozze entro i venticinque anni raggiungevano il loro Giorno della Selezione: erano obbligati a scegliere una sposa o ad andare a cercarsene una. Ma quella regola non riguardava Thor. Lui apparteneva a una famiglia povera e la gente del suo ceto veniva generalmente fatta sposare in modalità che portassero beneficio alla famiglia. Come bestiame da commerciare.

Ma quando Thor aveva visto Gwen era cambiato tutto. Per la prima volta era stato colpito da qualcosa, un sentimento così profondo ed urgente da non permettergli di pensare a nient’altro. Entrambe le volte che l’aveva incontrata quel sentimento si era rafforzato. Lo capiva a fatica, ma rimanere lontano da lei lo faceva stare male.

Thor allungò il passo lungo il crinale, cercandola dappertutto, chiedendosi dove lo avrebbe incontrato, o se lo avrebbe veramente incontrato. Il primo sole stava salendo più alto e la prima goccia di sudore gli imperlò la fronte. Si sentiva ancora male e pieno di nausea per i postumi della notte precedente. Mentre il sole saliva ancora più alto e la sua ricerca di lei si stava rivelando inutile, iniziò a chiedersi se lei volesse veramente incontrarlo. Iniziò anche a chiedersi quanto pericoloso fosse coinvolgersi in questa cosa. Se sua madre, la Regina, era veramente così contraria a questo, lo avrebbe davvero fatto deportare dal Regno? Dalla Legione? Da tutto ciò che lui aveva appena conosciuto e imparato ad amare? Cosa avrebbe fatto allora lui?

Mentre pensava a questo decise che ciononostante ne valeva la pena, almeno per la possibilità di stare con lei. Era determinato a rischiare ogni cosa per quella possibilità. Sperava solo che lei non si prendesse gioco di lui, o di non andare diretto a conclusioni troppo premature sull’intensità dei sentimenti che lei provava per lui.

“Hai intenzione di camminarmi oltre?” disse una voce, seguita da un risolino.

Thor fece un salto, preso alla sprovvista, poi si fermò e si voltò. Lì, all’ombra di un grande pino, sorridente, c’era Gwendolyn. Il cuore gli si librò in volo alla vista di quel sorriso. Poteva vedere l’amore nei suoi occhi. E tutte le sue preoccupazioni e paure svanirono all’istante. Si rimproverò di essere così stupido nell’aver dubitato di lei.

Krohn mugolò quando la vide.

“E cosa abbiamo qui?” gridò lei con sorpresa.

Si inginocchiò e Krohn corse verso di lei, saltando fra le sue braccia con un miagolio. Lei lo raccolse e lo tenne in braccio, accarezzandolo.

“È così carino!” disse, abbracciandolo con delicatezza. Lui le leccò la faccia. Lei ridacchiò e lo baciò.

“Come ti chiami, piccolino?” chiese.

“Krohn,” disse Thor. Finalmente, questa volta, non aveva la lingua legata come prima.

“Krohn,” ripeté lei, guardando il cucciolo negli occhi. “E te ne vai in giro con un leopardo ogni giorno?” chiese a Thor con una risata.

 

“L’ho trovato,” disse Thor, sentendosi imbarazzato accanto a lei, come sempre. “Nel bosco, durante la caccia. Tuo fratello ha detto che avrei dovuto tenerlo, perché l’ho trovato io. Che era destino.”

Lei lo guardò, e la sua espressione divenne seria.

“È vero, ha ragione. Gli animali sono elementi molto sacri. Non li trovi. Sono loro che trovano te.”

“Spero non ti dia fastidio se sta con noi,” disse Thor.

Lei ridacchiò.

“Sarebbe triste se non ci fosse,” rispose.

Guardò da entrambe le parti, come per assicurarsi che nessuno li stesse guardando, poi afferrò Thor per un braccio e lo tirò nel bosco.

“Andiamo,” sussurrò. “Prima che qualcuno ci veda.”

Thor si sentì euforico al contatto con la sua mano, mentre lo guidava lungo il sentiero della foresta. Camminavano veloci attraverso il bosco, lungo un sentiero che svoltava e curvava tra gli alti pini. Lei lasciò la mano di Thor, ma lui non dimenticò la sensazione.

Iniziava ad essere più convinto di piacerle ed era evidente che lei non volesse che qualcuno, probabilmente la madre, li vedesse. Chiaramente prendeva questa cosa sul serio, perché aveva tutto da rischiare nel vederlo.

E poi, pensò Thor, forse non voleva essere vista neanche da Alton, o da nessun altro ragazzo con il quale lei potesse essere impegnata. Forse Alton aveva ragione. Forse si vergognava di essere vista con Thor.

Thor sentì tutte queste emozioni vorticare in lui.

“Il gatto ti ha mangiato la lingua, vero?” chiese Gwen, rompendo finalmente il silenzio.

Thor era combattutto: non voleva rischiare di ingarbugliare le cose dicendole cosa aveva in mente, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di mettere pace a tutte le sue preoccupazioni. Aveva bisogno di sapere da che parte lei stesse. Non poteva trattenersi oltre.

“Quando ci siamo lasciati l’ultima volta mi sono imbattuto in Alton. Mi ha affrontato.”

L’espressione di Gwendolyn si adombrò ed il suo buon umore si deteriorò all’istante. Thor si sentì subito in colpa per aver causato ciò. Amava il suo buon temperamento, la sua gioia, e desiderava riportarla indietro. Voleva fermarsi, ma era troppo tardi. Non c’era via di ritorno, ormai.

“E cosa ha detto?” disse lei, con voce mogia.

“Mi ha detto di starti alla larga. Mi ha detto che non ti importa veramente di me. Mi ha detto che sono solo un divertimento per te. Che ti saresti stancata di me in uno o due giorni. Mi ha anche detto che siete promessi sposi e che il vostro matrimonio è già stato organizzato.”

Gwendolyn proruppe in una risata arrabbiata e di scherno.

“Davvero?” disse con tono sarcastico. “Quel ragazzo e l’essere più arrogante e insignificante,” aggiunse, furente. “È una spina nel fianco da quando ho imparato a camminare. Solo perché i nostri genitori sono cugini, pensa di essere parte della famiglia reale. Non ho mai incontrato una persona così titolata che meriti meno questa condizione. E quel che è peggio, si è messo in testa in qualche modo che noi due siamo destinati all’altare. Come se io andassi a fare qualsiasi cosa i miei genitori mi costringano a fare. Mai. E certo non con lui. Non posso neanche sopportare di vederlo.”

Thor provò un certo sollievo a quelle parole, e si sentì più leggero di una tonnellata: aveva voglia di salire in cima ad un albero e cantare. Era proprio quello che aveva bisogno di sentirsi dire. Ora era dispiaciuto di aver scosso il loro stato d’animo, e per niente. Ma non era ancora del tutto soddisfatto: notò che lei non si era ancora espressa dicendo se lui – Thor – gli piaceva veramente o no.

“E per quanto riguarda te,” disse, lanciandogli uno sguardo di sfuggita. “Ti conosco appena. Non ho certo bisogno di essere spinta a dichiarare i miei sentimenti adesso. Ma direi che non penso trascorrerei tanto tempo con te se ti odiassi così tanto. Ovviamente ho il diritto di cambiare idea quando mi pare e piace, e so essere capricciosa, ma non quando si tratta di amore.”

Era quello che a Thor serviva. Rimase impressionato dalla sua serietà, ed ancora più impressionato dalla sua scelta della parola “amore”. Si sentiva rincuorato.

“E tra l’altro potrei chiedere lo stesso di te,” disse, cambiando le carte in tavola. “In effetti penso di aver molto più da perdere io, rispetto a te. Dopotutto io sono un membro della famiglia reale e tu sei una persona comune. Io sono più vecchia e tu più giovane. Non credi che dovrei essere io quella più sospettosa? A corte mi giungono voci del tuo programma, della tua scalata sociale, del tuo usarmi per la tua sete di potere. Del tuo volere i favori del Re. Dovrei credere tutto questo?”

Thor era sconvolto.

“No, mia signora! Mai. Queste cose non mi sono neanche mai passate per la mente. Sono qui con te solo perché non posso pensare di essere da nessun’altra parte. Solo perché voglio essere qui. Solo perché quando non sono con te, non penso ad altro.”

Le sue labbra accennarono un sorriso e Thor vide che la sua espressione iniziava ad illuminarsi di nuovo.

“Sei nuovo qui,” disse. “Sei nuovo alla Corte del Re, alla vita reale. Ti serve tempo per capire come le cose funzionino veramente. Qui nessuno intende quello che dice. Tutti hanno un programma. Tutti vanno a caccia di potere, o rango, o benessere, o ricchezze, o titoli. Nessuno può essere mai considerato per il valore di facciata. Ognuno ha le sue spie, e fazioni, e schemi. Quando Alton ti ha detto che il mio matrimonio è già stato organizzato, per esempio, quello che stava semplicemente facendo era cercare di capire quanto intimi siamo io e te. Si sente minacciato. E forse deve riportare informazioni a qualcun altro. Per lui il matrimonio non significa amore. È un’unione. Solo per guadagno economico e per rango. Per possesso. Nella nostra corte reale niente è ciò che sembra.”

All’improvviso Krohn li superò di scatto, lungo il sentiero del bosco, fino ad una radura.

Gwen guardò Thor e rise; gli afferrò una mano e corse con lui.

“Dai!” gridò, entusiasta.

I due corsero lungo il sentiero e giunsero alla grande radura, ridendo. Thor era stupefatto per la visione: era un bellissimo prato nella foresta, ricoperto di fiori selvatici di ogni possibile colore, alti fino alle ginocchia. Uccelli e farfalle di ogni colore e misura danzavano e volavano nell’aria, e il prato era animato dal suono dei cinguettii. Il sole brillava pieno di luce e sembrava un luogo segreto, nascosto nel mezzo di questo bosco grande e buio.

“Hai mai giocato all’Impiccato cieco?” gli chiese con una risata.

Thor scosse la testa e, prima che potesse rispondere, lei si slacciò un fazzoletto dal collo e glielo legò attorno alla testa coprendogli gli occhi. Non poteva più vedere e il riso di lei gli giungeva forte all’orecchio.

“Sei tu!” disse lei.

Poi la sentì correre via sull’erba.

Thor sorrise.

“Ma cosa devo fare?” gridò.

“Trovami!” rispose lei.

La sua voce era già lontana.

Thor, bendato, iniziò a rincorrerla, encespicando mentre avanzava. Ascoltò con attenzione per cogliere i fruscii del suo vestito, cercando di seguire la sua direzione. Era difficile e lui correva tenendo le mani avanti, pensando che poteva sempre andare a sbattere contro un albero, anche se sapeva che era un prato aperto. Nel giro di pochi secondi si trovò disorientato e gli sembrava di correre in cerchio.

Ma continuò ad ascoltare e udendo il suono della sua risata, in lontananza, continuò a cambiare direzione, rincorrendola. A volte gli sembrava di arrivare più vicino, a volte di essere più distante. Stava cominciando a sentirsi stordito.

Sentiva Krohn che gli correva affianco, guaendo, e lo ascoltò, seguendo i suoi passi. La risata di Gwen divenne più alta e Thor comprese che Krohn lo stava conducendo da lei. Era stupefatto da quanto intelligente fosse Krohn, tanto da essersi unito a loro nel gioco.

Presto poté sentirla a pochi passi da lei. La inseguì, zigzagando in ogni direzione attraverso il campo. La raggiunse e lei gridò di gioia quando lui afferrò un lembo del suo vestito. Appena l’ebbe presa, inciampò ed entrambi finirono a terra, sul prato soffice. Lui si voltò all’ultimo minuto, così cadde per primo e le attutì il colpo, facendola atterrare sopra di lui.

Thor finì a terra e lei gridò di sorpresa ritrovandosi sopra di lui. Stava ancora ridacchiando quando gli tirò via il fazzoletto.

Il cuore di Thor batteva forte quando vide il volto di lei a pochi centimetri dal suo. Sentiva il peso del suo corpo addosso, nel suo leggero abito estivo, percependo ogni linea del suo corpo. Il suo peso premeva su di lui e lei non fece alcun movimento per opporvisi. Lo fissava negli occhi, entrambi avevano il fiato corto e lei non dava segno di distogliere lo sguardo. Lui neppure. Il cuore di Thor batteva così forte che faceva fatica a concentrarsi.

All’improvviso lei si piegò in avanti e piantò le proprie labbra sulle sue. Erano più morbide di quanto avesse mai potuto immaginare, e quando le loro bocche si incontrarono Thor si sentì, per la prima volta in vita sua, veramente vivo.

Chiuse gli occhi, lei chiuse i suoi e non si mossero, con le labbra unite per un tempo indefinito. Avrebbe voluto fermare il tempo.

Alla fine, lentamente, lei si ritrasse. Sorrideva ancora mentre lentamente apriva gli occhi, e stava ancora stesa lì, il suo corpo su quello di Thor.

Rimasero così a lungo, a guardarsi negli occhi.

“Da dove sei arrivato?” chiese lei, dolcemente, sorridendo.

Lui le sorrise. Non sapeva cosa rispondere.

“Sono un ragazzo normale,” disse.

Lei scosse la testa e sorrise.

“No, non lo sei. Lo sento. Penso tu sia molto, molto più di questo.”

Lei si chinò e lo baciò di nuovo, le loro labbra si incontrarono, questa volta molto più a lungo. Lui le passò la mano tra i capelli, e così anche lei. Thor non riusciva a fermare la sua mente dal correre.

Già si chiedeva come sarebbe finita. Sarebbero potuti stare insieme, con tutte le forze schierate contro di loro? Sarebbe stato possibile per loro essere una coppia?

Thor sperava, più di ogni altra cosa in vita sua, che ciò fosse possibile. Voleva stare con lei ora, addirittura più di quanto voleva stare nella Legione.

Mentre questi pensieri gli scorrevano nella mente, improvvisamente si udì un fruscio nell’erba ed entrambi si voltarono, sorpresi. Krohn saltò attraverso l’erba, a pochi piedi da loro, e poi vi fu un altro rumore frusciante. Krohn guaì, poi ringhiò, poi si udì un sibilo. Infine, silenzio.

Gwen rotolò via da Thor ed entrambi si misero a sedere, osservando. Thor balzò in piedi, per proteggere Gwen, chiedendosi cosa potesse essere. Non si vedeva nessuno a distanza di miglia. Ma qualcuno – o qualcosa – doveva essere lì, a pochi piedi da loro, nell'erba alta.

Krohn apparve davanti a loro ed in bocca, tra i suoi dentini affilati come un rasoio, pendeva un grosso e molle serpente bianco. Doveva essere lungo dieci piedi, con la pelle di un bianco brillante e lucente, era grosso come il ramo di un albero.

Thor capì in un attimo cos'era successo: Krohn li aveva salvati dall'attacco di un rettile letale. La testa gli si riempì di gratitudine per il piccolo leopardo.

Gwen sussultò.

“Un dorsobianco,” disse. “Il rettile più velenoso dell'intero regno.”

Thor lo fissò, confuso.

“Pensavo che questo serpente non esistesse. Pensavo fosse solo una leggenda.”

“È molto raro,” disse Gwen, “Ne ho visto solo uno in vita mia. Il giorno che venne ucciso il padre di mio padre. È un presagio.”

Si voltò a guardare Thor.

“Significa che la morte è prossima. La morte di qualcuno molto vicino.”

Thor si sentì gelare la schiena. Un'improvvisa brezza fredda attraversò il prato in quel giorno estivo e lui seppe, con assoluta certezza, che lei aveva ragione.