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L’ascesa dei Draghi

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Aus der Reihe: Re e Stregoni #1
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Si fermarono tutti e lo guardarono chiaramente presi alla sprovvista.

“Siamo fratelli della stessa famiglia!” continuò Alec. “La legge dice di prendere un ragazzo di ogni famiglia. Prendete me!”

Il comandante gli si avvicinò e lo guardò con cautela.

“E tu quanti anni hai, ragazzo?” gli chiese.

“Più di sedici!” esclamò lui fieramente.

I soldati risero mentre il loro comandante faceva una smorfia.

“Sei troppo giovane per essere reclutato,” concluse respingendolo.

Ma quando si voltò per andarsene, Alec corse avanti e si rifiutò di essere congedato così.

“Sono un soldato migliore di lui!” insistette. “Posso tirare una lancia più lontana e tagliare più a fondo con una spada. Ho una mira migliore e sono più forte di ragazzi che hanno il doppio dei miei anni,” lo implorò. “Datemi una possibilità!”

Mentre il comandante lo fissava, nonostante la sua simulata sicurezza, si sentiva terrorizzato dentro. Sapeva che stava rischiando grosso: avrebbe potuto facilmente essere imprigionato o ucciso per una cosa del genere.

Il comandante lo guardò per quella che parve essere un’eternità, tutto il villaggio in silenzio, fino a che fece un cenno ai suoi uomini.

“Lasciate stare lo storpio,” ordinò. “Prendete il ragazzo.”

I soldati spinsero via Ashton e afferrarono Alec che nel giro di pochi istanti si sentì trascinare via. Accadde tutto così rapidamente da sembrare surreale.

“NO!” gridò la madre di Alec.

La vide singhiozzare mentre lo portavano via e lo spingevano poi rudemente nel carro di ferro pieno di ragazzi.

“No!” gridò Ashton. “Lasciate stare mio fratello! Prendete me!”

Ma nessuno ascoltava più. Alec fu spinto all’interno del carro, che puzzava di corpi e paura, inciampando tra due ragazzi che lo spinsero indietro con forza, e la porta di ferro venne chiusa dietro di lui, riecheggiando. Alec provò un forte senso di sollievo per aver salvato la vita di suo fratello, un sollievo addirittura più forte della paura. Aveva sacrificato la sua vita per quella di suo fratello e qualsiasi cosa fosse successa poi contava molto poco.

Mentre stava seduto sul pavimento con la schiena appoggiata alle sbarre, il carro già in movimento sotto di lui, capì che probabilmente non sarebbe sopravvissuto. Incrociò gli occhi arrabbiati degli altri ragazzi che lo scrutavano nel buio e mentre proseguivano lungo la strada capì che nel viaggio che stavano per compiere ci sarebbero stati un milione di modi per morire. Si chiese come sarebbe morto lui. Bruciato da Le Fiamme? Pugnalato da un ragazzo? Mangiato da un troll?

Oppure sarebbe successa la cosa meno probabile di tutte: in qualche modo, contro ogni previsione, sarebbe sopravvissuto?

CAPITOLO NOVE

Kyra camminava sotto la neve accecante, Leo appoggiato contro al sua gamba: il peso del suo corpo era l’unica cosa che le dava sicurezza in un mare totalmente bianco. La neve le sferzava il volto e riusciva a vedere a pochi passi da lei. L’unica luce era quella della luna rosso sangue che brillava lugubre tra le nuvole quando queste non la coprivano completamente. Il freddo la mordeva fino alle ossa: erano passate solo poche ore da quando aveva lasciato casa sua, ma già le mancava il calore del forte di suo padre. Si immaginava ora seduta accanto al caminetto, su una pila di pellicce, a bere cioccolata fusa e persa nella lettura di qualche libro.

Kyra si sforzò di cacciare quei pensieri dalla mente e raddoppiò invece i suoi sforzi per avanzare, determinata. Sarebbe fuggita dalla vita che suo padre aveva preparato per lei, a qualsiasi costo. Non sarebbe stata costretta a sposare un uomo che non conosceva né amava, soprattutto per placare Pandesia. Non si sarebbe lasciata relegare a una vita domestica, non l’avrebbero costretta a rinunciare ai suoi sogni. Sarebbe morta lì al freddo e tra la neve piuttosto che vivere una vita pianificata per lei dagli altri.

Continuava a camminare nella neve che le arrivava alle ginocchia, inoltrandosi sempre più nella notte nera, in balia delle peggiori condizioni atmosferiche che mai avesse visto. Sembrava surreale. Percepiva una strana energia nell’aria in quella notte, quando si diceva che i morti condividevano la terra con i vivi, quando gli altri avevano paura di uscire di casa e non solo per la neve: sentiva gli spiriti tutt’attorno a lei. Si sentiva come se la stessero guardando, come se lei stesse camminando verso il suo destino, o verso la sua morte.

Arrivò in cima a una montagna e diede un’occhiata all’orizzonte e per la prima volta nel corso di quella camminata, si sentì riempire di speranza. Lì, in lontananza, ad illuminare il cielo nonostante la tempesta, c’erano Le Fiamme, l’unica luce in un modo di bianco. In quella notte nera la attiravano come una calamita, quel posto che aveva sempre riempito i suoi pensieri e che suo padre le aveva severamente vietato di raggiungere. Era sorpresa di essere arrivata così lontano e si chiese se non avesse inconsciamente camminato in quella direzione da quando era partita.

Kyra si fermò, ansimando per riprendere fiato, e ammirò il tutto. Le Fiamme. Il grandioso muro di fuoco che si allungava per quasi cento chilometri attraverso il confine orientale di Escalon, l’unica barriera a dividere la sua terra dal vasto territorio di Marda, il regno dei troll. Il luogo dove suo padre, e il padre di suo padre prima di lui, avevano prestato degno servizio proteggendo la loro patria; dove tutti gli uomini di suo padre, tutti i guardiani, andavano per servire in rotazione.

Erano più alte e più luminose di quanto avesse immaginato – di quanto tutti gli uomini si fossero vantati – e si chiese quale forza magica le tenesse accese, come potessero ardere ininterrottamente giorno e notte; se mai si sarebbero estinte. Vedendole di persona le si formavano in testa più domande che risposte.

Kyra sapeva che migliaia di uomini erano posizionati lungo Le Fiamme, ogni genere di uomini: i professionisti di Volis ma anche i Pandesiani, tra cui schiavi, reclute e criminali. Erano tutti tecnicamente guardiani, ma nessuno degli altri aveva l’abilità degli uomini di suo padre che prestavano servizio presso Le Fiamme da generazioni. Dall’altra parte erano in agguato migliaia di troll, che desideravano disperatamente entrare. Era un posto pericoloso. Un posto mistico. Un posto per il disperato, per il coraggioso e per il temerario.

Kyra doveva vederle da vicino. Se non altro aveva bisogno di recuperare l’orientamento nella tempesta, scaldarsi le mani e decidere dove andare poi.

Avanzò in discesa nella neve, usando il bastone per tenersi in equilibrio, Leo sempre accanto a lei, diretti verso Le Fiamme. Sebbene si trovassero a probabilmente neanche un chilometro e mezzo da lì, sembravano dieci chilometri e quella che avrebbe dovuto apparire come una passeggiata di dieci minuti le richiese più di un’ora mentre la neve si faceva più fitta, il freddo la pungeva fino all’osso. Si voltò a guardare verso Volis, ma era scomparsa da tempo, persa in un mondo di bianco. Ad ogni modo aveva troppo freddo per riuscire a tornare indietro.

Con le gambe che tremavano per il freddo, le dita dei piedi sempre più intorpidite, la mano stretta attorno al bastone, Kyra alla fine arrivò ai piedi della collina e sentì l’improvviso calore de Le Fiamme davanti a sé. La vista le mozzò il fiato. A neanche cento metri da lei, la luce era così brillante da illuminare la notte facendola sembrare giorno. Le Fiamme erano così alte che quando sollevò lo sguardo non poteva vederne la fine. Il calore era così intenso che anche da lì la scaldò: il corpo tornò lentamente alla vita e sentì di nuovo le dita di mani e piedi. Lo scoppiettio e sibilo del fuoco era così forte da coprire anche l’ululare del vento.

Incantata, Kyra si avvicinò sentendosi sempre più calda, come se stesse camminando verso la superficie del sole. Man mano che si avvicinava si sentiva scongelare, iniziava a percepire di nuovo le dita delle mani e dei piedi, un piacevole formicolio pervaderla. Era come trovarsi di fronte a un enorme camino acceso e Kyra si sentì rivivere. Stava di fronte a quel muro, ipnotizzata, come una falena davanti al fuoco osservando quella meraviglia del mondo, la meraviglia più grandiosa della loro terra, la barriera che li proteggeva, la cosa che nessuno capiva. Non gli storici, non i re, neppure gli stregoni. Quando aveva avuto inizio? Cosa la teneva in vita? Quando sarebbe finito tutto?

Si diceva che i Sorveglianti conoscessero la risposta. Ma loro ovviamente non l’avrebbero mai rivelata. La leggenda narrava che la Spada di Fuoco, strettamente sorvegliata in una delle due torri – nessuno sapeva quale – tenesse Le Fiamme in vita. Le torri, sorvegliate da un gruppo di uomini simile a una setta – i Sorveglianti, un antico ordine, parte uomo e parte qualcosa di diverso – erano entrambe ben nascoste e sorvegliate alle due opposte estremità di Escalon: una sulla costa occidentale, a Ur, e l’altra nell’angolo sudorientale di Kos. I Sorveglianti erano affiancati anche dai migliori cavalieri che il regno avesse da offrire, tutti intenti nel mantenere la Spada di Fuoco nascosta e Le Fiamme in vita.

Suo padre le aveva raccontato che più di un troll aveva fatto irruzione oltre Le Fiamme e aveva cercato di trovare le torri e rubare la spada, ma nessuno ci era mai riuscito. I Sorveglianti erano troppo bravi in ciò che facevano. Dopotutto anche Pandesia, con tutto il suo potere, non osava occupare le torri, non si arrischiava a far arrabbiare i Sorveglianti e a far abbassare Le Fiamme.

Kyra scorse del movimento e in lontananza vide dei soldati di pattuglia che tenevano delle torce per illuminare la notte e camminavano avanti e indietro lungo Le Fiamme con le spade alla cintola. Erano sparpagliati ogni cinquanta metri circa e avevano uno spazio vastissimo da sorvegliare. Le batté più forte il cuore mentre li guardava. Ce l’aveva veramente fatta.

 

Kyra stava lì, sentendosi viva, sapendo che qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere in ogni momento. Da un momento all’altro un troll avrebbe potuto fare irruzione attraverso quelle fiamme, lo sapeva bene. Ovviamente il fuoco ne uccideva la maggior parte, ma alcuni, usando degli scudi, riuscivano a passare e vivere, almeno abbastanza a lungo da uccidere quanti soldati potevano. A volte un troll poteva addirittura sopravvivere oltre e vagare nei boschi terrorizzando i villaggi. Ricordava che una volta, quando uno degli uomini di suo padre aveva riportato indietro la testa di un troll, era stata una vista che non avrebbe mai dimenticato.

Mentre Kyra fissava Le Fiamme, così misteriose, si interrogava sul proprio destino, così distante da casa. Cosa ne sarebbe stato di lei adesso?

“Ehi! Cosa ci fai tu qui?” gridò una voce.

Un soldato, uno degli uomini di suo padre, l’aveva vista e stava camminando verso di lei.

Kyra non voleva confrontarsi con lui. Era riscaldata adesso, il suo spirito rinforzato, ed era ora di muoversi.

Fischiò a Leo e i due si voltarono dirigendosi nuovamente verso la tempesta, verso il bosco lontano.  Non sapeva dove sarebbero andati ma, ispirata da Le Fiamme, sapeva che il suo destino la attendeva lì da qualche parte, anche se ancora non poteva vederlo.

*

Kyra avanzava nella notte, congelata fino all’osso, felice che Leo fosse con lei e chiedendosi per quanto ancora sarebbe riuscita ad andare avanti. Aveva cercato riparo ovunque, una protezione dalla morsa del vento e della neve, e nonostante i rischi si era ritrovava a gravitare verso il Bosco di Spine, l’unico posto che ci fosse in vista. Le Fiamme erano distanti alle sue spalle ormai, il loro bagliore non era più visibile all’orizzonte e la luna color sangue era stata da tempo inghiottita dalle nuvole togliendole ogni luce per poter vedere. Con le dita di mani e piedi ancora intorpidite, la situazione sembrava diventare di momento in momento sempre più catastrofica. Iniziava a domandarsi se non fosse stato sciocco lasciare il forte. Si chiedeva se suo padre, che voleva lasciarla portare via, se ne sarebbe mai preoccupato.

Kyra provò una fresca ondata di rabbia mentre continuava a procedere in mezzo alla neve, andando verso chissà dove ma determinata ad allontanarsi dalla vita che gli altri volevano per lei. Mentre un’altra folata di vento la sferzava e Leo piagnucolava, Kyra sollevò lo sguardo e fu sorpresa di vedere che ce l’aveva fatta: lì di fronte a lei incombeva il torreggiante Bosco di Spine.

Kyra si fermò sentendo crescere la tensione e sapendo quanto pericoloso fosse, anche di giorno, anche in gruppo. Venire lì da sola, di notte e per di più alla Luna d’Inverno, quando gli spiriti girovagavano, era da spericolati. Sapeva che qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere.

Ma un’altra folata la sferzò soffiandole la neve dietro al collo e congelandola, spingendola quindi avanti, oltre il primo albero dai rami carichi di neve. Entrò nel bosco.

Quando fu all’interno provò subito un certo sollievo. I grossi rami la riparavano dal vento e c’era più silenzio lì. L’infuriare della neve era appena un fruscio lì e la sua caduta era interrotta dai fitti rami. Per la prima volta da quando era uscita Kyra poteva di nuovo vedere davanti a sé e già si sentiva più al caldo.

Sfruttò l’opportunità per togliersi di dosso la neve che si era depositata su braccia, spalle e capelli, mentre anche Leo si scrollava facendo volare neve ovunque. Prese per lui un pezzo di carne secca dalla sacca. Leo l’addentò con gioia e lei gli accarezzò la testa.

“Non preoccuparti, troverò un riparo per noi, amico mio,” gli disse.

Kyra continuò ad inoltrarsi nel bosco, cercando qualsiasi riparo potesse trovare, rendendosi conto che avrebbe avuto bisogno di trascorrere la notte lì ad aspettare che la tempesta finisse e continuare la sua camminata la mattina seguente. Cercò un masso contro il quale trovare riparo, oppure la crepa di un albero, o magari una caverna, qualsiasi cosa, ma non trovò nulla.

Camminò sempre più a fondo, con la neve che anche qui le arrivava alle ginocchia, strusciandosi contro rami carichi di neve nel fitto della foresta. Mentre procedeva si sentivano i versi di strani animali tutt’attorno a lei. Udì un profondo brontolio al suo fianco e si voltò di scatto fissando tra i fitti rami, ma era troppo buio per vedere qualsiasi cosa. Allungò il passo non volendo vedere quali bestie potessero esserci in agguato lì e non essendo dell’umore giusto per una lotta. Teneva stretto il suo arco, insicura di poter essere in grado di usarlo dato il torpore delle sue mani.

Risalì un lieve pendio e quando giunse in cima si fermò e guardò oltre, potendo avere una veduta verso il basso mente momentaneamente la luna brillava attraverso gli alberi. Là sotto, davanti a lei, si trovava un lago luccicante con acqua color blu ghiaccio, trasparente, e lei lo riconobbe subito: il Lago dei Sogni. Suo padre ce l’aveva portata una volta, da bambina. Avevano acceso una candela e l’avevano posata su una ninfea in onore di sua madre. Si diceva che fosse un luogo sacro, un enorme specchio che permetteva di vedervi dentro sia la vita passata che quella a venire. Era un luogo mistico, un luogo al quale non si veniva se non per una buona ragione, un luogo dove i sinceri desideri non potevano essere ignorati.

Kyra si diresse verso il lago sentendosi attratta da esso. Scese la ripida collina usando il bastone per tenersi in equilibrio e facendosi strada tra gli alberi, scivolando ma restando in piedi, fino a che raggiunse la costa. Stranamente la riva, ricoperta di fine sabbia bianca, era libera dalla neve. Era magica.

Kyra si inginocchiò vicino all’acqua tremando dal freddo e guardò in basso. Alla luce della luna vide il suo riflesso, i suoi capelli biondi che le cadevano sulle guance, i suoi occhi grigio chiaro, i suoi zigomi alti, i suoi lineamenti delicati che per niente assomigliavano a suo padre o ai suoi fratelli. I suoi occhi la stavano guardando e dentro di essi fu sorpresa di vedere una luce di sfida, gli occhi di un guerriero.

Mentre guardava il suo riflesso ricordò le parole che suo padre le aveva detto molto anni prima: una sincera preghiera confessata al Lago dei Sogni non può passare inascoltata.

Kyra era a un momento di passaggio della propria vita come mai prima d’ora e aveva più che mai bisogno di una guida. Non si era mai sentita così confusa su cosa fare, su dove andare. Chiuse gli occhi e pregò con tutte le sue forze.

Dio, non so chi tu sia. Ma ti chiedo aiuto. Dammi qualcosa e io ti darò in cambio qualsiasi cosa tu mi chieda. Mostrami quale strada prendere. Dammi una vita di onore e coraggio. Di valore. Permettimi di diventare un grande guerriero, di non essere alla mercé di nessuno. Permettimi che avrò la libertà di fare ciò che scelgo di fare, senza che qualcun altro decida per me.

Kyra stava inginocchiata, intirizzita dal freddo, non sapendo più cosa fare, senza nessun posto al mondo dove poter andare, pregando con tutto il suo cuore e la sua anima. Perse completamente il senso dello spazio e del tempo.

Kyra non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando aprì gli occhi, con fiocchi di neve che si erano depositati sulle palpebre. In qualche modo si sentiva cambiata, non sapeva come, ma era come se una certa pace interiore avesse trovato spazio in lei. Guardò il lago e questa volta ciò che vide le mozzò il fiato.

Guardandosi non rivide il suo riflesso, ma il riflesso di un drago. Aveva feroci e scintillanti occhi gialli, antiche scaglie rosse e si sentì gelare il sangue quando aprì la bocca e le ringhiò contro.

Kyra, stupefatta, si voltò di scatto aspettandosi di vedere il drago incombere su di lei. Guardò ovunque, ma non vide nulla.

C’erano solo lei e Leo che gemeva sommessamente.

Kyra si rigirò e riguardò nel lago, ma questa volta vide solo il suo volto a ricambiarle lo sguardo.

Il cuore le batteva con forza nel petto. Era stato un qualche scherzo della luce? Oppure la sua immaginazione? Ovviamente non poteva essere possibile: i draghi non visitavano Escalon da migliaia di anni. Stava perdendo la testa? Cosa poteva significare tutto questo?

Kyra rabbrividì quando udì improvvisamente un suono terrificante provenire da lontano nel bosco, qualcosa di simile a un ululato, o forse a una fragorosa risata. Anche Leo la udì e si voltò ringhiando con il pelo che gli si rizzava. Kyra scrutò tra gli alberi e in lontananza scorse un bagliore provenire da dietro la linea degli alberi. Era come se ci fosse un fuoco, ma non c’era nessuno fuoco: solo un lugubre e bianco bagliore.

A Kyra si accapponò la pelle della schiena e del collo sentendosi come se un altro mondo la stesse chiamando. Si sentiva come se avesse aperto un portale che dava accesso a un altro regno. Per quanto ogni parte del suo corpo le gridasse di voltarsi e scappare, si trovò ipnotizzata, il suo corpo che agiva al posto suo alzandosi in piedi e iniziando a farsi strada ineluttabilmente verso la luce.

Kyra risalì la collina insieme a Leo mentre il bagliore diveniva sempre più lucente man mano che lei passava tra gli alberi. Alla fine raggiunse la cresta e si fermò pietrificata, inorridita. Davanti a lei, in una piccola radura, si trovava una cosa che non si sarebbe mai aspettata e che di certo non avrebbe mai dimenticato.

Una donna anziana, con il volto più bianco della neve, grottesco, ricoperto di verruche e cicatrici, osservava ciò che sembrava essere un fuoco tenendovi sopra le sue mani grinzose. Ma quel fuoco luccicava bianco e non c’erano pezzi di legno al di sotto. La donna guardò Kyra con occhi blu ghiaccio, occhi senza bianco ne pupilla, completamente colorati. Era la cosa più spaventosa che Kyra avesse mai visto e il cuore le si gelò dentro. Ogni parte di lei le diceva di girarsi e scappare, ma non poté evitare di avanzare avvicinandosi.

“La Luna d’Inverno,” disse la vecchia con voce innaturalmente profonda, come se a parlare fosse stata una rana toro. “Quando i morti non sono del tutto vivi e i vivi non sono del tutto morti.”

“E tu quale sei dei due?” chiese Kyra facendosi avanti.

La donna rise, un suono orribile che le fece venire la pelle d’oca. Accanto a lei Leo ringhiò.

“La domanda è,” disse la donna, “quale dei due sei tu?”

Kyra si accigliò.

“Io sono viva,” sentenziò.

“Davvero? Ai miei occhi sei più morta di me.”

Kyra si chiese cosa volesse dire e percepì che si trattava di un rimprovero, un rimprovero per non essere andata avanti coraggiosamente, seguendo il proprio cuore.

“Cos’è che cerchi, coraggiosa guerriera?” chiese la donna.

Il cuore di Kyra accelerò sentendo quella parola e si sentì rinvigorita.

“Voglio una vita più grande,” disse. “Voglio essere un guerriero. Come mio padre.”

La vecchia riguardò la luce e Kyra fu sollevata che avesse distolto lo sguardo da lei. Un lungo silenzio calò su di loro mentre Kyra attendeva, pensierosa.

Alla fine, mentre il silenzio sembrava dilungarsi per sempre, il cuore di Kyra cadde nella delusione. Forse la donna non avrebbe risposto. O forse il suo desiderio non era realizzabile.

“Puoi aiutarmi?” chiese alla fine. “Puoi cambiare il mio destino?”

La donna alzò lo sguardo con occhi luminosi, intensi, spaventosi.

“Hai scelto una notte in cui tutte le cose sono possibili,” rispose lentamente. “Se vuoi qualcosa con estrema forza, puoi averla. La domanda è: cos’hai intenzione di sacrificare per ciò?”

Kyra ci pensò con il cuore che batteva pensando alle possibilità.

“Posso dare qualsiasi cosa,” disse. “Qualsiasi cosa.”

Seguì un altro lungo silenzio mentre il vento ululava. Leo iniziò a mugolare.

“Nasciamo tutti con un destino,” disse infine la vecchia. “Ma allo stesso tempo dobbiamo anche scegliercelo. Fato e libera scelta compiono una danza per tutta la nostra vita. C’è sempre un continuo tiro alla fune tra i due. Quale parte vinca… beh, dipende.”

“Dipende da cosa?” chiese Kyra.

“Dalla tua forza di volontà. Da quanto intensamente vuoi qualcosa e da quanto tu sia benedetta da Dio. E forse, soprattutto, da cosa sei disposta a cedere in cambio.”

“Mi sacrificherò” disse Kyra sentendo la forza crescere dentro di sé. “Sacrificherò ogni cosa pur di non vivere la vita che gli altri hanno scelto per me.”

Nel lungo silenzio che seguì la donna la fissò negli occhi con una tale intensità che Kyra dovette quasi distogliere lo sguardo.

“Giuralo,” disse la donna. “In questa notte giura che pagherai il prezzo dovuto.”

Kyra si fece avanti solennemente con il cuore che batteva e sentendo che la sua vita stava per cambiare.

 

“Lo giuro,” proclamò, intenzionata a pronunciare ogni singola parola più che mai.

La sicurezza del suo tono squarciò l’aria, la sua voce deteneva un’autorità che sorprese persino lei.

La vecchia la guardò e per la prima volta annuì, il volto trasformato in quella che sembrava un’espressione di rispetto.

“Sarai una guerriera, e anche di più,” proclamò a voce alta, sollevando le mani ai fianchi, con voce tonante, sempre più in alto mentre continuava. “Sarai la più grande di tutti i guerrieri. Più grande di tuo padre. Inoltre sarai una grande sovrana. Otterrai potere oltre i tuoi sogni. Intere nazioni guarderanno a te.”

Il cuore di Kyra le batteva nel petto mentre ascoltava la proclamazione della donna, sancita con tale autorità, come se tutto fosse già accaduto.

“Sarai anche tentata dall’oscurità,” continuò la donna. “Ci sarà una grande lotta dentro di te, il buio contro la luce. Se saprai dominarti, allora il mondo sarà tuo.”

Kyra rimase ferma lì, frastornata, incapace di credere a tutto ciò. Come poteva essere possibile? Sicuramente la vecchia aveva sbagliato persona. Nessuno le aveva mai detto che sarebbe diventata importante, che sarebbe stata speciale. Le sembrava tutto così sconosciuto, così irraggiungibile.

“Come?” chiese Kyra. “Come è possibile tutto ciò? Non sono che una ragazza.”

La donna sorrise, un sorriso orribile e malvagio che Kyra avrebbe ricordato per il resto della sua vita. Si fece vicina a lei, così vicina che Kyra si sentì tremare dalla paura.

“A volte,” sorrise la donna, “il nostro destino ci aspetta dietro l’angolo, al prossimo respiro.”

Vi fu un improvviso lampo di luce e Kyra si coprì gli occhi mentre Leo ringhiava e balzava addosso alla vecchia.

Quando riaprì gli occhi la luce era scomparsa. La donna era scomparsa e Leo era balzato addosso al niente. Nella radura nella foresta non c’era altro che oscurità.

Kyra guardò ovunque, stupita. Aveva immaginato tutto?

Improvvisamente, come in risposta ai suoi pensieri, vi fu un ruggito orribile e primordiale, come se il cielo stesso avesse gridato. Kyra stava lì, paralizzata sul posto, e ripensò al lago. Al suo riflesso.

Perché, nonostante non vi avesse mai posato sopra lo sguardo, sapeva – lo sapeva con certezza – che quello era il ruggito di un drago. Che la stava aspettando proprio al di là della radura.

Rimanendo lì da sola, senza più la vecchia, Kyra si sentiva frastornata mentre tentava di capire ciò che era appena accaduto e cosa tutto questo potesse significare. Più di ogni cosa cercava di capire quel rumore. Era un ruggito, un verso mai sentito prima, così primordiale, come se la terra stesse nascendo. Allo stesso tempo la terrorizzava e attirava, non lasciandole altro posto dove andare. Le risuonava attraverso in un modo che non capiva e si rese conto che si trattava del suono che aveva sentito da qualche parte nella sua testa per tutta la vita.

Kyra attraversò il bosco, con Leo accanto, arrancando con la neve che le saliva alle ginocchia, i rami che le frustavano la faccia, ma senza curarsene, sentendo l’urgente necessità di raggiungerlo. Perché quando ruggì di nuovo, Kyra capì che era un suono di sofferenza.

Sapeva che quel drago stava morendo e aveva disperatamente bisogno del suo aiuto.