Danzando Verso La Felicità

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Danzando Verso La Felicità
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Marisa Santi

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Table of contents

  I

  II

  III

  IV

  V

  VI

  VII

  VIII

  IX

  X

  XI

  XII

  XIII

  XIV

  XV

  XVI

  XVII

  XVIII

  XIX

  XX

  XXI

  XXII

  XXIII

  XXIV

  Epilogo

  Ringraziamenti

MARISA SANTI

DANZANDO VERSO LA FELICITA’

ROMANZO

Questo romanzo è un’opera di fantasia.

Tutti i personaggi e i fatti narrati sono frutto dell’immaginazione dell’autore.

Qualsiasi somiglianza con persone, vive o morte e fatti è del tutto casuale.

Dedicato alle mie adorate figlie e a chi ha ancora il coraggio di realizzare i propri sogni…

“Ogni tempesta ha una sua fine. Una volta che tutti gli alberi sono stati sradicati, una volta che tutte le cose sono state demolite, il vento si calmerà, le nuvole se ne andranno, la pioggia si fermerà, il cielo si schiarirà in un istante. E solo allora, in quei momenti di quiete dopo la tempesta, capiamo chi è stato abbastanza forte per sopravvivere.”

Tratto da Grey’s Anatomy

I

È un bellissimo venerdì con un cielo particolarmente limpido, non si poteva fare a meno di restare ad occhi chiusi e a naso all’insù per inebriarsi di quell’aria frizzante, raramente in pieno luglio la città offriva qualcosa di diverso dall’afa. Bisognava approfittarne.

Siamo tutti riuniti sul terrazzo a pranzare quando l’imbarazzante silenzio viene interrotto da Alex: <<Ehi Isabel, non ci hai ancora detto la data della prossima gara!>>

Guardo Alex abbozzando un mezzo sorriso, avrei preferito non pensare alla gara in questa magnifica giornata.

<<Lo so che manca solo qualche giorno e non vi ho ancora detto nulla, ma per il momento non so l’orario preciso… ci sono stati dei problemi con l’organizzazione dell’evento così si stanno riducendo all’ultimo momento. Appena mi verrà comunicato vi spiegherò tutto nei minimi dettagli. Sai che non potrei mai fare a meno di “sopportare” la tua presenza e quella degli altri a fare il tifo per me.>> strizzo l’occhio e gli sorrido.

Ritorno a godermi la splendida giornata anche se in realtà dovrei allenarmi anziché stare qui pigramente a rilassarmi. Negli ultimi giorni mi sono davvero ammazzata di lavoro. Sarà pur legittimo oziare e passare il proprio tempo libero a godere della compagnia dei propri amici?!?Vorrei fare qualcosa di diverso. Sono giorni che mi sento strana, ho un po’ di malumore senza conoscerne il motivo. Mi sento come dottor Jekyll e Mister Hyde!

Dovrei ritenermi una giovane donna fortunata, vivo a Torino città che amo e ho dei genitori amorevoli che gestiscono una pensione per studenti universitari che mi permette di fare nuove amicizie con coetanei e potermi confrontare con loro. Partecipo a molte gare per poter accrescere le mie esperienze e per sviluppare la mia determinazione con nuove sfide e soprattutto perché adoro dare il meglio di me per accumulare sicurezza e per dimostrare a me stessa che, se voglio, posso!

Durante la settimana vado all’università, aiuto i miei genitori a gestire la pensione e alcune sere mi concedo un po' di svago uscendo con gli amici o con il mio fidanzato Max. A volte penso che la mia vita sia un po’ faticosa perché devo trovare sempre il tempo e l’energia per fare conciliare tutto e per le esercitazioni e la scuola di danza. Soprattutto lo è nell’approssimarsi delle gare, più l’avvenimento si avvicina più la mia competitività cresce e con essa l’ansia di non essere all’altezza. Non mi piace perdere e neppure arrivare seconda. Penso d’essere perfezionista, ma, tutto questo mi gratifica e credo soddisfi anche i miei genitori, è un modo di ripagarli per tutti i sacrifici che hanno fatto e continuano a fare per aiutarmi a realizzare i miei sogni. La mia esistenza è molto serena: ho genitori che mi adorano, stiamo bene economicamente, ho tanti amici e un fidanzato che mi riempie di attenzioni e che molti mi invidiano. Allora perché non mi sento appagata? Mi sento come se nella mia vita mancasse un pezzo per completare un puzzle.

Devo fare qualcosa per distrarmi da questa inutile e pericolosa malinconia e voglio coinvolgere anche i miei amici. Mi devo impegnare ad escogitare il sistema per evadere da questa routine!

Beh, un’idea ce l’avrei: sono mesi che Franca, “la migliore amica di mia madre” mi sprona ad andare a farle visita.

Mentre siamo ancora tutti a tavolapropongo: <<Ragazzi che ne dite di fare una gita al mare questo week-end?>>

Alex e Vanessa rimangono stupiti dalla mia proposta guardandomi come se davanti a loro ci fosse qualcun altro con le mie sembianze; entrambi sanno che in questo periodo mi dedico solo a palestra e scuola. Solitamente nell’approssimarsi di una gara o di un esame non esco nemmeno per un aperitivo o una birretta al pub.

<<Sei proprio sicura di volere “sprecare” due giorni interi senza allenamenti e piroette?>> Chiede Vanessa ancora perplessa ed incredula per la mia richiesta. Annuisco con espressione divertita per le facce che hanno tutti in questo momento, la loro espressione è basita, come se davanti a loro fosse apparso un fantasma.

I ragazzi si confrontano per decidere se accettare o meno la mia richiesta in base ai loro impegni. Sembrano abbastanza spiazzati ma anche euforici per la piacevole novità. Sole, mare, amici e baldoria. Finalmente smettono di osservarmi come se fossi appena uscita dal manicomio e mi danno il verdetto.

<<Sì, per me va più che bene>> dice entusiasta Rebecca.

<<E voi?>> chiedo agli altri.

<<Ci verremo tutti>> rispondono canticchiando in coro.

E poi sarei io quella strana! Alex, Vanessa, Rebecca, Vittorio, Lara, Rossana, Matteo, Chiara e Marco sono da anni gli inquilini della pensione, abbiamo legato talmente tanto da comportarci come se fossimo tutti fratelli e sorelle: siamo una grande famiglia, uniti da una profonda amicizia.

<<Quindi è deciso, nel tardo pomeriggio si parte!>> esclamo contenta.

Concluso il pranzo, ci prepariamo per partire.

Nel frattempo prendo il cellulare e contatto anche Max e Roberta, la mia migliore amica, per invitare anche loro alla gita. Roberta accetta subito, mentre purtroppo Max, a malincuore, è costretto a rinunciare per impegni lavorativi. Mi spiace che non possa esserci, non lo vedrò per due giorni.

Chiudo il borsone e mi affretto a raggiungere gli altri nel salone.

<<Ci siamo tutti, mancavi solo tu e scoprire la nostra destinazione! Abbiamo preso baracca e burattini, adesso ti spiacerebbe dirci dove siamo diretti?!?>> chiede Chiara sempre più incuriosita.

<<Al mare! Oh... Magari vorreste sapere anche il luogo… ad Alassio in Liguria. C’è una cara amica di mia madre che ci aspetta a braccia aperte! Lei è sempre felice di avere ospiti, particolarmente se si tratta di baldi giovani. È da tempo che mi chiede di raggiungerla perché si sente un po’ sola e vorrebbe che portassi con me degli amici. Ha una casa molto grande con un sacco di stanze. Vi ho chiarito le idee o pensate ancora di essere diretti verso l’ignoto più oscuro?>> chiedo prendendomi gioco di loro. <<Dai, partiamo!>>

 

<<Dicci almeno come si chiama la tua amica!!!>> esclama Roberta.

<<Franca ed è una signora molto dolce e simpaticissima. Ah… Forse temi che possa trattarsi della malvagia strega di Hansel e Gretel? Chissà, magari ho preso accordi con lei e il pranzo di oggi potrebbe essere un modo per mettervi tutti all’ingrasso e prepararvi per il suo magico forno…>>

Finalmente hanno finito di tempestarmi di domande inutili e hanno deciso di incamminarsi verso il parcheggio. Carichiamo i bagagli e infine si parte.

Decido di andare in auto con Roby e lei preoccupata di dover affrontare l’autostrada chiede di utilizzare la mia e possibilmente di guidare io, come sempre.

<<Roby, devi superare questa assurda paura di guidare in autostrada. Per questa volta ti assecondo ma al ritorno lo farai tu!>> le dico con tono di rimprovero.

<<Sai che non sono portata… non sono tutti come te signorina-faccio-tutto-io! Mi scarrozzerai tu anche al ritorno!>> ribatte defilandosi dalla responsabilità verso se stessa di superare la propria paura.

<<Okay.>> rispondo sbuffando.

Accendiamo la radio, alziamo il volume al massimo e mettiamo da parte il battibecco. Sono incessantemente felice della sua compagnia, riesce sempre a farmi ridere, con lei dimentico i malumori e il tempo vola.

Finalmente dopo tre ore di viaggio e svariati rallentamenti dovuti dal traffico arriviamo ad Alassio. Durante il percorso ci siamo dispersi. Per fortuna ho dato loro l’indirizzo prima di partire e i navigatori satellitari fanno sempre “o quasi” bene il loro lavoro.

Ci ritroviamo davanti all’ingresso della villa di Franca. Suono più volte il campanello, fino a quando finalmente il cancello si apre e troviamo ad accoglierci Mario, il maggiordomo.

<<Signorina Isabel che piacere rivederla! Prego ragazzi entrate, la signora vi sta aspettando.>>

<<Sei una serpe, l’avevi già avvisata del nostro arrivo! Mi hai fatto credere per tutto il viaggio che dovessimo piombarle in casa senza alcun preavviso come dei maleducati...>> mi dice Roberta alquanto innervosita.

<<Già!>> Rispondo facendomi un po’ beffa di lei, consapevole della sua timidezza. In qualche modo dovevo vendicarmi per aver fatto solo sclerare me in autostrada dietro a code e pazzi incuranti del codice stradale.

Sono sempre stata giocosa e vivace quindi è abbastanza abituata a subire un ingenuo scherzo a suo discapito. Se ne farà una ragione e imparerà ad essere meno ingenua. Per fortuna mi amano nonostante la mia lingua un po’ velenosa e il mio sarcasmo e comunque possediamo tutti un gran senso dell'umorismo, è difficile che ci si offenda facilmente.

Franca ci aspetta davanti all’ingresso con un magnifico sorriso: <<Entrate ragazzi, siete tutti benvenuti! Gli amici di Isabel sono anche amici miei.>> Dice facendoci accomodare.

Tutti rimangono a bocca aperta entrando in questa fantastica casa, Franca ha buon gusto ed è appassionata d’arte, la sua abitazione sembra un museo: ha viaggiato molto prima della morte di suo marito e da ogni viaggio hanno portato a casa qualche “ricordo”. È una persona di classe e penso che sia una delle donne più affascinanti e intelligenti che abbia mai conosciuto e nonostante tutto, sa mettere tutti a proprio agio senza atteggiarsi come tante altolocate con la puzza sotto il naso. Solo il pensiero dell’esistenza di certi elementi, mi viene la nausea.

<<Isabel, che piacere averti qui. Quando la mamma mi ha detto che vi sareste fermati per due giorni mi ha riempito il cuore di gioia. Lucia adesso vi mostrerà le vostre stanze.>>

<<Grazie mille Franca, sei sempre molto generosa. Mi sei mancata tanto è molto che non vieni a farci visita! Come stanno le tue figlie? Sono sempre in Inghilterra?>>

<<Stanno molto bene, mi dicono sempre di salutarti! Fatti abbracciare Isabel.>> Mi getta le braccia al collo e mi accarezza come solo una mamma sa fare. Amo questa donna, per me è come una seconda madre. Chissà se anch’io e Roby continueremo ad essere così tanto amiche come loro due? Spero proprio di si!

La serata è trascorsa gioiosamente anche se siamo tutti molto stanchi per il viaggio. Dopo aver cenato i ragazzi si sono finalmente rilassati e hanno superato l’impaccio. Avevo dimenticato quanto fosse brava ai fornelli Lucia. Ci ha preparato una spaghettata allo scoglio “divinamente buona” e il branzino al cartoccio con contorno di insalata, il tutto accompagnato da dell’ottimo vino bianco.

<<Isabel hai proprio ragione: la signora Franca è davvero una donna molto simpatica e giovanile. Chiacchierare con lei è divertente.>> Mi dice entusiasta Rebecca.

Concentrati e affascinati dai racconti interessanti di Franca non ci siamo resi conto del tempo che scorre, si è fatto molto tardi e il sonno inizia a farsi sentire.

Vittorio è il primo a cedere a Morfeo. <<Buona notte a tutti.>> dice mentre cerca di trattenere uno sbadiglio.

Poco alla volta tutti gli altri prendono esempio e si recano nelle proprie stanze. Io e Roby rimaniamo ancora un po’ a chiacchierare con Franca, non mi stancherei mai di ascoltarla parlare. Chissà quanto si saranno divertite lei e mia madre quando erano giovani, non faccio fatica ad immaginarle infrangere cuori e a fare girare le scatole alla mia nonna materna. Rigida com’è non oso pensare quante volte avrà ripreso la figlia per la sua “esuberanza”. Per fortuna con me non è così, forse invecchiando, si diventa più tolleranti e pazienti.

<<Isabel hai qualcosa che ti preoccupa vero? Lo sai che a me non sfugge niente per me sei come una figlia e non me la dai a bere…>> Mi squadra con sguardo preoccupato attendendo la mia risposta.

Resto con lo sguardo fisso sul pavimento per non incontrare i suoi occhi indagatori. Ma lei non demordendo mi incalza: <<Vedo che sei provata, nonostante tu voglia mascherare tutto dietro il tuo sorriso. Sono gli occhi lo specchio dell’anima e loro mi dicono che c’è qualcosa che non va!>>

<<No, sono solo un po’ stanca ultimamente, per questo ho deciso di prendere una pausa dagli allenamenti, altrimenti arriverei al giorno della gara esaurita e priva di forze.>> Le rispondo la prima cosa che mi viene in mente, prima che indaghi troppo a fondo. Non so nemmeno io cosa dire, il motivo per cui mi stia sentendo così malinconica è un mistero anche per me.

<<E’ vero, alle volte ci va un po’ di distacco dalla quotidianità. Continuo però a dubitare che tu non sia la solita ragazza spensierata di sempre. Di qualsiasi cosa si tratti, sappi che potrai contare sui di me. Hai fatto bene a venire qui così cambi un po’ aria. Adesso pensa solo a riposarti e fila a nanna!>> esclama Franca avvicinandosi e dandomi un bacio sulla fronte.

<<E’ davvero un piacere conoscerti Roberta. Sono contenta che la nostra Isabel abbia un amica come te. Lei avrebbe tanto desiderato una sorella e con te l’ha ottenuta. Tienimela d’occhio questa monella.>>

Franca dà anche un bacio sulla fronte di Roby e ci dirigiamo nelle nostre camere da letto.

Affondo la testa sul mio soffice cuscino e prima di addormentarmi mando un sms a Max:

Buona notte, mi manchi! Baci

Lui mi risponde immediatamente:

Mi manchi anche tu, mi raccomando fai la brava e non avvicinarti troppo ad altri ragazzi quando sarai in spiaggia. Notte!

Sorrido e finalmente mi addormento.

Il week-end prosegue alla grande: sole, mare, giochi in spiaggia, cibo spazzatura, serata in discoteca e tanta, tanta spensieratezza di cui avevo davvero bisogno!!! E’ stato tutto troppo breve e Torino con la sua monotonia ci attende.

<<Grazie per l’ospitalità Franca, siamo stati tutti benissimo. Questi ragazzi già ti amano! Mi mancherai, ti prego vieni a farci visita presto.>> Abbraccio la meravigliosa donna che ci ha permesso di trascorrere un fine settimana fantastico e ci mettiamo in viaggio per il rientro e naturalmente devo guidare io, ma la verità è che non mi dispiace poi così tanto. Quando la strada è scorrevole e ho la musica a farmi compagnia mi sento padrona del mondo. Nel frattempo Roby si è addormentata,non intendo svegliarla, così potrò rimmergermi nei miei pensieri senza destare domande indiscrete.

Rientrati a casa ci dirigiamo tutti nelle nostre stanze, dobbiamo riposare e prepararci psicologicamente all’inizio di una nuova settimana di duro lavoro.

II

La sveglia suona e sobbalzo dal letto scrutando con occhi assonnati l’ora. Mannaggia, è già tempo di alzarmi! È solo mercoledì e mi sento stanca come se fosse già venerdì, con addosso il peso di una settimana. Sbuffo, mi stiracchio sul letto e cerco di raccogliere le forze per affrontare un'altra faticosa giornata. L’estate è finita da poco e la città ha ripreso il suo ritmo, gente che rincorre i mezzi pubblici, automobilisti che si insultano a suon di clacson e studenti di ogni età con lo zaino sulle spalle e con l’indolenza che gli si legge in faccia, esattamente come me oggi. Prima o poi voglio prendermi una giornata libera e poltrire nel letto tutto il giorno facendomi solo cullare dall’ozio.

Questo semaforo non ne vuole proprio sapere di diventare verde. Mentre, attendo di attraversare vengo rapita da una visione paradisiaca. C’è un ragazzo che mi sta di fronte dall’altra parte della strada che attende di attraversare, è bello da togliere il fiato, sembra uscito da un tabellone pubblicitario. Capelli castani con riflessi del colore del grano, occhi azzurri come il cielo in una giornata estiva ed è alto e possente come un Dio greco: impossibile non notarlo. Spero non si sia accorto del mio sguardo fisso più del necessario su di sé. Attraversiamo la strada in sensi opposti e per un attimo incrocio i suoi occhi. Mi sento come una quindicenne e, intimidita da quello sguardo magnetico, arrossisco. Procedo nella mia direzione e cerco di far sparire l’imbarazzo, ma mentre entro in aula, mi ritrovo ancora a provare a cacciare quella splendida visione dalla testa ed a togliermi il sorriso ebete dalla faccia. Inizio ad avere anche sensi di colpa nei confronti di Max. Cosa potrebbe pensare della sua ragazza imbambolata alla vista di un altro uomo?!?

La mattina si trascina pesantemente tra lezioni lunghe ed altre noiose, il tempo pare non passare e il mio orologio è li a ricordarmelo ogni volta che lo guardo. Per fortuna è arrivata l’ora della pausa pranzo.

<<Pianeta terra chiama Isabel… allora rendi partecipe anche me del tuo smarrimento di oggi o vuoi tenerti tutto per te?>> Chiede Roberta incuriosita dal mio atteggiamento da adolescente con la testa tra le nuvole.

<<Niente di che Roby, stamattina mentre stavo venendo qui mi sono imbattuta in una visione non indifferente, mi sento come Cenerentola dopo aver visto per la prima volta il suo principe.>>

<<Dove l’hai visto?>> mi chiede incuriosita.

<<Era fermo al semaforo, adesso che mi ci fai pensare aveva in mano una cartina stradale, chissà dov’era diretto, magari non sarà nemmeno italiano, dall’aspetto potrebbe essere del nord Europa...>>

<<Perché non li faccio mai io questi incontri?>> sbuffa Roby. <<E al tuo Max non ci pensi a come ci rimarrebbe male se sapesse che sei rimasta inebetita pensando ad uno sconosciuto… Comunque, se ti capitasse di rivederlo, pensa a me che sono ancora single!!!>> Entrambe ci mettiamo a ridere.

La prima parte della mia giornata è terminata, ora mi tocca correre presto a casa per aiutare mia madre per poi dedicarmi alla danza. Domenica avrò un saggio e non sono ammesse brutte figure! “Forza e coraggio Isabel datti una mossa!” Dico a me stessa ad alta voce.

<<Isabel.>> Sbraita mia madre

<<Dimmi.>> Le rispondo presa alla sprovvista dal suo tono agitato e per avermi distolto in maniera irruente dai miei pensieri.

<<Ascolta, ho bisogno che tu mi dia una mano a sistemare la camera degli ospiti. Sta arrivando un nuovo inquilino e si dovrà fermare con noi per un po’. Non ho avuto molto tempo questa mattina per organizzarmi e ho saputo del suo arrivo solo da pochi minuti, non pensavo arrivasse già oggi.>>

 

<<È uno studente?>> domando curiosa.

<<No, adesso non fare domande e aiutami prima che arrivi!>>

A volte penso che i miei genitori abbiano il loro bel da fare con questa immensa casa di tre piani. Il piano terra è composto da ingresso principale, una sala da pranzo molto ampia, un salone con il camino dove solitamente ci ritroviamo per guardare la tv o per conversare e ricevere gli ospiti, una grande cucina in stile americano e poi c’è la mia preferita: la palestra dove i miei genitori hanno fatto inserire un enorme specchio su tutta la parete e un impianto stereo. Al primo piano ci sono le sei camere che affittiamo col proprio bagno e per finire l’ufficio di mio padre. Invece al secondo piano c’è la mia camera con il bagno esterno, la camera con servizi dei miei genitori e infine quella per gli ospiti. All’ultimo piano c’è un enorme terrazzo dove in estate andiamo a prendere il sole ed a volte a mangiare con gli amici. Per fortuna abbiamo una collaboratrice domestica che ci aiuta. Mia madre è una donna instancabile, si occupa di tutto lei, anche di preparare i pasti per i ragazzi. Forse anche lei avrebbe la necessità di andare in vacanza e riposarsi un po’.

Abbiamo cambiato le lenzuola e rinfrescato la stanza. Adesso non resta che attendere l’ospite.

<<Hai ancora bisogno di me?>> chiedo a mia madre con la speranza di potermi defilare.

<<No tesoro, torna pure ai tuoi allenamenti. Grazie per avermi dato una mano.>> dice in tono tranquillo. Finalmente si è rilassata.

<<Di niente.>> Mi dileguo dandole un bacio sulla guancia.

Prima di scendere vado in camera per indossare una tutina nera. Passo velocemente in cucina per prendere dell’acqua e poi di corsa in palestra. “Da questo momento in poi niente distrazioni Isabel!” Accendo lo stereo e parto con il riscaldamento.

Heaven out of hell di Elisa riempie la stanza e finalmente io e il brano siamo una sola cosa. Non c’è niente di più emozionante che lasciarsi trasportare dalla musica. Mi fa sentire libera, felice e in grado di volare. Non smetterò mai di danzare è la cosa che più mi rende felice.

Mentre volteggio mi sento osservare, mi fermo e vedo riflesso allo specchio una sagoma, dietro di me appoggiata alla porta. Non posso credere ai miei occhi! Sono un cumulo di emozioni contrastanti. Quello sguardo mi intimidisce “com’è possibile?” Solitamente nessuno mi fa questo effetto. Sono come paralizzata, incapace di pronunciare una sola parola per lo stupore, per ironia della sorte quello splendido Dio greco che ho incrociato stamattina al semaforo è qui, nella mia palestra che mi guarda con uno splendido sorriso! Mi sto per sciogliere come neve al sole. Ha i capelli spettinati che gli danno un aria sexy da morire, indossa una maglia di cotone grigia a maniche lunghe, un jeans nero e tiene in mano una giacca di pelle nera. Potrebbe tranquillamente fare il modello, ha un fisico scolpito e asciutto, praticamente gli sto facendo la radiografia! Non so da quanto tempo sia lì a fissarmi, continuo a scrutare quella meraviglia davanti a me per non so quanto tempo, sembra siano passati attimi infiniti e mi sento al quanto imbarazzata. Per fortuna arrivano i miei genitori a salvarmi.

<<Isabel, ti presento Mattia, lui è il nuovo inquilino di cui ti ho parlato>> dice mia madre notando il disagio in cui mi trovo.

<<Piacere!>> dico quasi balbettando. Per fortuna posso fare finta che si tratti di affanno dovuto dall’attività fisica da cui sono stata interrotta.

<<Piacere mio Isabel… Da quello che ho visto devi essere una ballerina e, oserei dire, anche piuttosto brava!>> dice Mattia per smorzare la formalità delle presentazioni, ma senza mai togliere i suoi occhi dai miei.

<<Grazie. Danzo da quando ero molto piccola… non fossi brava mi preoccuperei un pochino.>> Rispondo con tono ironico e forse lievemente acido: per quanto mi renda felice del fatto che, inconsapevolmente, con quella frase mi avesse aiutata a superare l’iniziale gelo o paralisi in cui ero caduta. Non voglio che si accorga dell’effetto che ha su di me.

Ringrazio mentalmente i miei genitori che lo invitano a visitare il resto della casa approfittandone per riprendere le redini del mio autocontrollo e metabolizzare l'accaduto. Spengo lo stereo, mi asciugo il sudore dalla fronte e mi dirigo verso l’ingresso principale per poter raggiungere le scale e andare a fare una doccia. Non so se vorrei rinfrescarmi per la sudata in palestra oppure se mi serve una doccia fredda per riprendermi dalla vampata di calore che si è impossessata di me alla visione di quell’uomo stupendo.

Anche Mattia è nell’ingresso per recuperare i suoi bagagli.

<<Posso darti una mano?>> gli chiedo mettendo da parte la timidezza.

<<No, grazie>> risponde sorridendomi.

Quasi mi ri-sciolgo guardando il suo viso. Gli sorrido anch’io e salgo le scale facendo gli scalini due a due per evitare altri contatti con i suoi occhi. Cosa diavolo mi sta succedendo? Mi sento un’idiota. Nemmeno in età adolescenziale mi è capitata una cosa del genere.

Incontro mia madre vicino alla mia camera e le chiedo: <<come mai avete deciso di occupare anche la stanza degli ospiti? È la prima volta che succede. Solitamente quando siamo al completo questa camera non l’avete mai affittata...>>

<<Mattia, è il nipote di una mia cara vecchia amica quindi per noi una persona molto speciale, si trova qui a Torino per lavoro e, non avendo altre stanze disponibili, con papà abbiamo deciso di ospitarlo in questa.>>

Mentre parliamo lui ci raggiunge e mia madre lo aiuta a sistemarsi nella sua stanza.

<<Isabel, recupera degli asciugamani per Mattia per favore.>>

<<Si, vado subito.>> Prendo quello che mi è stato chiesto e mentre loro sono ancora in camera sento mia madre che sta parlando con Mattia.

<<Mi spiace che questa stanza non abbia il bagno come le altre. Purtroppo lo spazio non ha permesso di costruirne uno e così per evitare di rendere la stanza troppo piccola abbiamo deciso di non metterlo. Solitamente questa è la stanza che usiamo per gli amici che si fermano non più di qualche giorno. Potrai usare quello che c’è di fianco alla stanza di Isabel e dovrete condividerlo.>>

Non posso credere alle mie orecchie le sta permettendo di usare il mio bagno, invadendo così la mia privacy e la mia intimità. Santo cielo solo il pensiero di dover condividere qualcosa con lui mi fa venire l’ansia. Inizio ad odiare mia madre in questo momento, non riesco neppure a trattenere una smorfia di disappunto nei suoi confronti, fortunatamente notata solo da lei. Poi armandomi di un timido sorriso mi rivolgo a Mattia: <<Prometto di non metterci troppo. La mattina cercherò di alzarmi prima per non farti perdere tempo. Ora se potete scusarmi, andrei a farmi una doccia.>>

Entro in camera e mi corico qualche minuto sul letto, respirando a fondo per riuscire a concentrarmi sulle tante novità di questa giornata.

Una bella rinfrescata era davvero ciò che ci voleva, mi sono rilassata e adesso sono pronta per affrontare la serata e ho la consapevolezza di dover nuovamente incrociare la profondità e l’azzurro degli occhi di Mattia. Vado nel salone per ritrovarmi con gli altri che fortunatamente sono già lì a presentarsi con il nuovo arrivato.

Osservo le facce delle mie amiche e mi rendo conto che Dio-greco-Mattia non fa solo uno strano effetto a me. La sua bellezza è ammaliatrice. L’unica differenza è che loro riescono a comunicare con lui senza incespicare ed essere ridicole come ho fatto io!

<<Ben trovata Isabel, tua mamma è stata così gentile da farmi fare il giro della casa e mi ha presentato i ragazzi. Ho visto il terrazzo e volevo complimentarmi con te. Mi ha detto che sei tu a prendertene cura e, in particolar modo, delle rose.>>

Annuisco e lo ringrazio. Il cuore mi batte all’impazzata, perché continua a fissarmi… è davvero imbarazzante. Non posso fare a meno di arrossire.

Lo squillo del telefono mi porta alla realtà.

<<Isabel è per te!>> strilla mio padre dal corridoio.

<<Pronto, ciao Max…>> rispondo con nonchalance.

<<Ehi! È da un po’ che ti chiamo sul cellulare…>> mi rimprovera

<<Scusami, devo averlo lasciato sbadatamente in palestra.>>

<<Volevo ricordarti che stasera verrò a prenderti così andiamo a fare un giro da qualche parte.>>

<<Me lo ricordavo!>> mento.

<<Allora ci vediamo più tardi e, mi raccomando, non tardare come al solito!>>

Mentre parlo al telefono noto la presenza di Mattia che non esita ad ascoltare e vedo i suoi occhi diventare tristi all’improvviso. Distolgo lo sguardo da lui e mi concentro sulla conversazione. <<Ti aspetto questa sera per le ventuno; a dopo!>>

Ultimamente io e Max non ci frequentiamo spesso. Prima ci vedevamo ogni sera e ci sentivano telefonicamente almeno una decina di volte al giorno. Poco alla volta abbiamo capito che forse sarebbe stato meglio vedersi meno, l’attesa ha il suo fascino.

Conclusa la telefonata torno nel salone: <<Scusate ragazzi, sapete com’è Max, se non mi sente mille volte al giorno dà fuori di testa!>>

<<Tranquilla Isabel!>> esclama Rebecca

<<Stavamo chiedendo a Mattia se potesse fargli piacere uscire con noi, così gli mostriamo questa magica città e magari potremmo anche fare un giro per locali>> dice Alex

<<Certo, mi farebbe molto piacere.>> risponde Mattia entusiasta dell’offerta.

<<Cosa ne dici, sopporterai la nostra compagnia?!?>> gli domando rivolgendogli un timido sguardo.

Annuisce senza parlare, continuando a fissarmi. Devo superare questa sensazione di imbarazzo. Adesso lo riempio di domande, magari prendendo un po’ di confidenza mi farò passare questa paura di incrociare i suoi occhi. Forza e coraggio.

Resetto e con disinvoltura gli chiedo: <<Da dove vieni?>>

<<Da Roma!>> mi risponde guardandomi come se davanti a lui ci fosse un’altra persona.

In effetti ho cacciato via l’adolescente impacciata che si era impadronita della mia mente. Non so come ci stia riuscendo ma sto tornando in me. Era ora!!!