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SPIANDO LA MIA CANAGLIA
Indice
Ringraziamenti
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
Epilogo
DUE PAROLE SULL’AUTRICE
LIBRI DI DAWN BROWER
Questo è un lavoro di fantasia. Nomi, persone, luoghi ed eventi sono frutto della creatività dell’autrice o utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a luoghi attuali, organizzazioni o persone, vive o morte, è puramente casuale.
Spying on My Scoundrel Copyright © 2020 Dawn Brower
Cover art e modifiche a cura di Victoria Miller
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta elettronicamente o in qualsiasi altro modo senza l’esplicita autorizzazione dell’autore o dell’editore, fatti salvi alcuni stralci di paragrafi a scopo recensione.
Pubblicato da Tektime
Alla mia Famiglia, senza di voi molto probabilmente avrei cambiato idea, tanto tempo fa. Magari ogni tanto potrò risultare insopportabile…ma vi amo. Ringrazio il Cielo di avervi nella mia vita, soprattutto nei momenti bui della mia vita, quando sentivo di non avere speranza di trovare la luce. Grazie per il vostro sostegno. Non ci sono parole sufficienti per ringraziarvi abbastanza per tutto quello che avete fatto per me.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare di cuore il mio editore e designer, Victoria Miller. Lei mi ha aiutato molto più di quanto potrei esprimere a parole. Le sono davvero grata per tutto ciò che ha fatto per me e per avermi permesso di migliorare…e di diventare migliore. Mille volte Grazie.
E un grazie anche a Elizabeth Evans. Ti sono grata perché ci sei sempre stata e perché mi sei amica. Tu rappresenti molto, per me. Dirtelo a parole non è abbastanza ma, comunque sia, grazie per la persona amica che sei.
CAPITOLO PRIMO
Estate 1835
Lady Giacinta Barrington avrebbe preferito di gran lunga essere a casa sua, ad Havenwood, ma invece fissò fuori dal finestrino della carrozza della sua famiglia. Erano diretti alla tenuta di Weston Manor per una serie di feste che sua madre era convinta sarebbero state vantaggiose per lei e suo fratello Elia. A nessuno dei due ragazzi piaceva lasciare la propria casa, ma almeno il ciclo delle feste sarebbe durato non più di due settimane. Poi sarebbero tornati a casa e avrebbero potuto godersi in santa pace il resto dell’estate. Chiaramente, se alla loro madre non fosse venuta in mente qualche altra stupida festa a cui portarli.
"Per quanto ancora dobbiamo viaggiare in carrozza?" chiese Elia, in tono quasi lamentoso. Giacinta non poteva dargli torto: comunque, per essere un ragazzo che si apprestava a diventare un uomo, si comportava ancora come un bambino viziato, troppo per i suoi gusti. Anche lei sarebbe voluta scappare da quella insulsa situazione ma cercava di mantenere un contegno. Comunque, suo fratello aveva ragione: le sembrava che viaggiassero da un’eternità, ormai.
"Ancora per poco.” li rassicurò la madre.
"Anche lo zio Killian parteciperà a questa festa?" chiese Elia. Si passò le dita tra i ribelli capelli castani, facendogli assumere pose ancora più bizzarre.
Elia adorava lo zio eroe. A lui era permesso vederlo e frequentarlo molto di più di quanto non fosse concesso a Giacinta. Per questo, lei trovava il fratello irritante e detestava andare insieme con lui da qualche parte. Un'altra ragione per cui non sopportava l'idea di partecipare a quelle stupide feste.
"Lo zio Killian non verrà." rispose secca la loro madre Odessa, contessa di Havenwood. Si sistemò dietro l’orecchio un ciuffetto di capelli bruni, scappati poco prima all’acconciatura a causa di una folata di vento che aveva investito la carrozza. "Credo invece che ci sarà vostra cugina Scarlett, insieme a zia Gabriella."
Giacinta arricciò il naso. Le piaceva sua cugina, ma c'era qualcosa di strano in lei. A volte Scarlett le sembrava un po’ misteriosa. Parlava di strane cose che lei non capiva. Anche zia Gabriella era così. Era quasi come se non appartenessero del tutto alla famiglia anche se, ovviamente, erano del loro stesso sangue. Anzi, erano parenti stretti.
"Non avevate detto che sarebbero venute alla festa – disse Giacinta – Perché non hanno viaggiato in carrozza con noi?”
Per quale motivo la mamma non aveva detto nulla? Giacinta la fissò e attese che parlasse, ma sua madre rimase in silenzio. Ma Giacinta non si arrese. Lei non era tipo da mollare così facilmente.
Una bella tenuta apparve alla loro vista e tutti gli occhi si puntarono su di essa. "È Weston?" chiese Elia.
"Immagino di sì." rispose la madre.
Era una maestosa tenuta situata vicino a grandi scogliere che si affacciavano sull'oceano sottostante. Giacinta era eccitata dalla curiosità. Non era mai stata in quella parte del paese e, sebbene non lo avrebbe mai confessato apertamente, non vedeva l’ora di esplorare la spiaggia sotto le scogliere. Aveva sentito dire che c'erano grotte che portavano a riva. Non appena le fosse stato possibile sarebbe andata a dare un’occhiata, per scoprire se era vero. Ma per prima cosa, avrebbe dovuto assicurarsi che Elia non la tallonasse. Non voleva essere responsabile di quel moccioso viziato!
"Mamma - continuò Giacinta - a proposito di zia Gabriella e Scarlett..."
"Ci raggiungeranno in tenuta entro la fine di questa settimana - la interruppe sua madre - C'è stata un'emergenza a Kingsbridge e non hanno potuto viaggiare con noi."
Giacinta voltò lo sguardo. Era convinta che sua madre stesse nascondendo qualcosa, ma per ora avrebbe lasciato perdere. “Grazie, mamma.” disse.
La loro carrozza girò verso il lungo viale e si diresse all'entrata principale del Weston Manor. Giacinta fissò le scogliere. Tre giovani signori stavano camminando insieme proprio sul bordo. Due erano i gemelli identici Christian Kendall, Marchese di Prugnolo ed erede del ducato di Weston, e Lord Nicholas Kendall, l’erede in seconda. Giacinta non poteva esserne certa, ma immaginò che l'altro signore che passeggiava con loro fosse il cugino più giovane, Rhys Rossington, conte di Carrick ed erede del Marchesato di Seabrook. Quanto i gemelli erano bruni di capelli, così il giovane conte aveva i capelli talmente biondi che sembrava brillassero, alla luce del sole. Giacinto avrebbe voluto dargli un’occhiata più da vicino. C'era qualcosa in lui che l’attirava.
Sospirò. Aveva compiuto quattordici anni solo un paio di settimane prima. La sua festa di compleanno era stata meravigliosa. Suo padre amava festeggiare e in occasioni speciali come i compleanni dava il meglio di sé. Quello era uno dei motivi per cui Giacinta adorava suo padre. Non poteva immaginare la sua vita senza di lui, e sperava di poterlo avere vicino ancora per molti anni. Quanto avrebbe voluto che fosse lì con lei, adesso, a tenerle compagnia in quel lungo viaggio!
Comunque, quel posto poteva offrire delle cose interessanti, da vedere. Forse avrebbe dovuto unirsi ai gemelli e al conte per qualche passeggiata. Loro di sicuro conoscevano perfettamente tutta la tenuta, anche i posti nascosti dove ai ragazzi non era permesso andare. Proprio quel genere di posti che Giacinta aveva voglia di visitare. I nascondigli segreti… Desiderava qualcosa di eccitante, e forse anche un po’ pericoloso, per dimenticare l’assenza di suo padre e che era costretta a sorbirsi quelle interminabili feste per almeno quindici giorni…
La carrozza si fermò davanti alla villa. "Finalmente! - esclamò Elia - Credevo che non saremmo mai arrivati! Questo viaggio è durato un’eternità! "
Giacinta alzò gli occhi al cielo. Suo fratello era sempre così drammatico! "Beh, per fortuna siamo arrivati, come vedete.” esclamò, leggermente stizzita.
IL cocchiere fermò la carrozza proprio davanti alla porta d’ingresso. Un domestico aprì la porta della vettura e aiutò la madre a scendere. Giacinta la seguì, ed Elia balzò dalla carrozza prima che qualcuno potesse impedirglielo. Corse su per le scale ed entrò direttamente in casa.
"Elia, aspettate!” lo chiamò sua madre, ma non riuscì a fermarlo. In un attimo il ragazzo era già sparito.
"Probabilmente è andato in cucina a chiedere qualcosa da mangiare.” esclamò Giacinta.
"Non sa dove sia la cucina.” rispose la madre, esasperata.
"Oh, la troverà - rispose Giacinta - Il suo stomaco gli indicherà la strada."
Le bizzarrie di suo fratello superavano di gran lunga la quantità di cibo che ingurgitava. Le due donne entrarono nell’immenso palazzo e furono accolti dalla duchessa di Weston, che dopo i convenevoli di rito le fece accompagnare nelle loro stanze. Giacinta avrebbe aveva voluto esplorare le scogliere ma, ora che erano arrivati, si sentì improvvisamente stanca. Quindi, invece di andare a cercare i gemelli e il conte, decise di fare un pisolino. Forse più tardi sarebbe riuscita ad unirsi a loro. Se fosse stata fortunata, le avrebbero permesso di fare un giro prima di cena. In ogni modo, era risoluta a seguirli ovunque andassero. Che gli piacesse o no.
Più tardi quella notte…
Rhys fissò l'ingresso delle grotte. Weston Manor era la sua casa quando era lontano dalla propria. Adorava fare visita ai suoi cugini. Stare lì gli concedeva di ritagliarsi tempo per se stesso, e impedire a quella femmina di stargli col fiato sul collo. Sua sorella Charlotte non faceva che stargli alle calcagna. Purtroppo, anche lei era alla tenuta, per partecipare alle feste. Ma per fortuna sembrava molto più interessata a rompere le scatole alla cugina Elisabeth. Almeno per ora. Non faceva che starle dietro, e così Rhys aveva potuto visitare le grotte in santa pace…e da solo.
"Dove state andando?"
A quella voce Rhys chiuse gli occhi e gemette. Pensava di essere riuscito a sgusciare via inosservato. Avrebbe dovuto stare molto più attento. Naturalmente, Lady Giacinta Barrington lo aveva seguito fino alle scogliere. Se c'era una femmina ancora più fastidiosa di sua sorella, quella era lei.
"Non avete nessun altro a cui dare fastidio?” La sua voce colava stizza e insofferenza, mentre si rivolgeva a lei. “Andate via."
Rhys si rimise a camminare senza nemmeno voltarsi indietro. Non le avrebbe permesso di stargli attaccato dietro, mentre dava un’occhiata alle grotte. Sperava che, maltrattandola a quel modo, lei si sarebbe offesa e se ne sarebbe andata, ma prevedere le mosse di Lady Giacinta era sempre difficile. Spesso lui sbagliava i suoi calcoli, quando aveva a che fare con lei. Si augurò che, almeno quella volta, ci avesse preso e che lei lo avrebbe lasciato in pace, mentre s’inoltrava nella grotta. Se un giorno voleva diventare un’abile spia come suo padre Dominic, Marchese di Seabrook, doveva esercitarsi ancora a lungo. Finora si era dimostrato un vero disastro…
Si fermò un momento per permettere alla sua vista di adattarsi all'oscurità. Rhys avrebbe potuto portarsi dietro una candela o una lanterna, ma aveva deciso di non farlo. Una buona spia non usava nulla per rischiarare il cammino. Una luce lo avrebbe reso più visibile ai nemici e qualcuno avrebbe potuto catturarlo. Voleva diventare una spia eccezionale, ed era sicuro che un giorno ci sarebbe riuscito.
"Ahi! - esclamò Lady Giacinta, andando a sbattere contro di lui – Perché diamine vi siete fermato?"
Rhys imprecò sottovoce. "Perché siete ancora qui? Vi ho detto di andarvene. "
"Non siete né mio padre né mio fratello per dirmi cosa devo o non devo fare!” esclamò Giacinta, alzando il mento in aria di sfida. Lui non poteva vederla al buio, ma era sicuro che avrebbe fatto quel gesto provocatorio. “Voglio vedere le grotte anch’io. E non vi sto affatto seguendo!”
Difficile crederle. “Ah, davvero?” Rhys sollevò un sopracciglio in tono beffardo. Dubitava che lei potesse vederlo, ma gli piaceva poterle ridere in faccia. "Allora non vi dispiace che vi lasci sola."
"Certo che no!” rispose lei, con aria di sfida.
"Bene." disse lui. Girò sui tacchi e la lasciò lì, al buio, mentre lui si avviava verso l’uscita. Si augurò che lei non lo seguisse anche lì… ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stato così fortunato. L’escursione di quella sera era iniziata sotto una cattiva stella! Tuttavia, per essere onesti, una buona spia doveva anche essere in grado di scendere a compromessi e prendere decisioni rapide. Niente va mai come ci si aspetta. Era un dato di fatto.
Alla fine raggiunse l’imbocco della caverna e uscì sulla spiaggia. La luce della luna si rifletteva sull'acqua mentre le onde si infrangevano sulla riva. Respirò profondamente e si godette il momento. Ce l'aveva fatta. Era riuscito a ritrovare la strada al buio e si era liberato di quella fastidiosissima Lady Giacinta.
Rhys si voltò verso l'ingresso della caverna e si accigliò. Ma…dov’era finita, quella peste? A quell’ora, avrebbe dovuto già vederla uscire sulla spiaggia! Sospirò. Probabilmente era rimasta bloccata da qualche parte, e così gli toccava anche rientrare là dentro e salvarla. Accidenti a lei! Perché non poteva comportarsi come una ragazza normale e rimanersene al palazzo, come tutte le brave signorine di questo mondo? Rhys tornò alla caverna e, mentre stava per entrare, lei schizzò fuori, piombandogli letteralmente addosso e facendo cadere a terra entrambi, atterrando sopra di lui. Rhys si fece così male nella caduta che faticava a respirare e gli doleva il petto. "Vi odio!" sibilò lui. Ma istintivamente l’abbracciò, per impedirle di farsi male.
"Siete un dannato asino!” esclamò Giacinta. Si divincolò e lo spinse su un fianco, facendolo rotolare lontano sulla sabbia. Lui gemette ancora per il dolore. “ Lasciatemi andare!” gridò lei, in preda all’’isteria.
"Dolcezza – esclamò lui, con tono burbero - nessuno vi sta trattenendo, e io meno che mai!”
Lei aveva sedici anni: solo due più di lui e mai e poi mai Rhys avrebbe ammesso che quella femmina testarda gli piaceva…ma fu proprio ciò che pensò in quel momento. Era diventata davvero carina, anche se nemmeno sotto tortura avrebbe osato ammetterlo. Un giorno sarebbe diventata una vera bellezza. Ora però, era solo una spina nel fianco o, meglio, nel petto, per essere più precisi, e doveva assicurarsi di rispedirla al palazzo sana e salva. Se le fosse successo qualcosa la sua famiglia gli avrebbe mozzato la testa! A questo punto, non poteva fare altro che riaccompagnarla dentro. La sua serata era ormai saltata!
"Anch’io vi detesto!” sibilò Giacinta, e si aggrappò a lui per mettersi in piedi.
Lui gemette mentre lei lo usava come un palo con tutte le sue forze. Sentì di nuovo una fitta alle spalle. "Lieto che almeno su questo siamo d’accordo. – borbottò – Ora che, a quanto vedo, siete salva, possiamo risalire e tornare al castello.”
Lei non rispose. A lui parve che borbottasse sotto voce delle imprecazioni…ma sperò di essersi sbagliato. Era una cosa assurda, per una signorina! E comunque, non gliene importava davvero. Rhys si massaggiò il petto e si alzò in piedi. La seguì mentre lei si dirigeva sulla via del ritorno. Le fu grato che non aprisse bocca e che gli permettesse di restarsene in silenzio. Per fortuna, le loro strade s’incrociavano raramente, e di certo lui non aveva voglia di cambiare le cose.
Alla fine raggiunsero la cima della montagna, lasciandosi la caverna alle spalle. Lady Giacinta si allontanò con rabbia da lui. Rhys scosse la testa e le si avvicinò. Almeno voleva essere certo che sarebbe rientrata tranquillamento al maniero. Poi, sarebbe andato alla ricerca dei suoi cugini, Christian e Nicholas. Di sicuro, li avrebbe trovati nella sala giochi. Cioè, se suo padre e suo zio non erano lì. In ogni caso, finalmente sarebbe stato libero da Lady Giacinta e dalle sue isterie.
Lei entrò dentro velocemente e lui emise un sospiro di sollievo. Girò per la direzione opposta presa da lei e si diresse in giardino. Rhys fischiettava, mentre camminava. Tutto sommato, non era stata una brutta notte. Aveva dimostrato a se stesso di avere sufficienti qualità per diventare una buona spia, un giorno.
CAPITOLO SECONDO
Dieci anni dopo…
Giacinta fissò la morbida seta rosa del suo abito e si accigliò. Non era certa che le piacesse la tonalità, ma non c'erano molti colori tra cui scegliere, per le donne non sposate. Il rosa era una delle scelte più accettabili. Ma avrebbe preferito il rosso. Un abito color ciliegio scuro, intrigante e audace ... Un giorno ne avrebbe avuto uno, ne era sicura. Giacinta sospirò e si alzò in piedi. Attraversò la camera da letto, aprì la porta e trovò sua cugina, Scarlett, che stava praticamente volando per il corridoio. “Hey!” Scarlett si fermò davanti a Giacinta e le diede una pacca sul braccio. "Avete sentito?"
Talvolta Scarlett era di buon umore. In un’altra, un diavolo in una buona giornata, qualcosa di più provocatorio in altre ancora... Aveva i capelli rossi di sua madre, anche se più scuri di due toni, e il carattere di suo padre. Lady Scarlett Lynwood aveva il coraggio di osare. Leggeva qualsiasi cosa, aveva idee strane e non aveva alcun problema a dire a quella massa di stupidi nobili cosa pensava realmente di loro. Giacinta ne incolpava la zia Gabriella, la madre di Scarlett. A volte Scarlett metteva davvero tutti in imbarazzo, ma erano una famiglia e Giacinta non abbandonava mai le persone che amava.
"Cosa avrei dovuto sentire?" Scarlett non indossava mai il bianco e nemmeno una sfumatura delicata di rosa. Ma aveva solo sei mesi più di lei: come diamine era riuscita ad ottenere il permesso di vestirsi di verde scuro?
"Non è eccitante?" Sarebbe stato meglio parlare in privato. La propensione di Scarlett per i discorsi strani e l’esoterismo potevano essere equivocati da qualcuno. Sarebbero dovute scendere di sotto o addirittura tornare nella camera da letto di Giacinta, ma a volte era troppo difficile frenare l’impetuosità di Scarlett. "Sta arrivando un principe!” gridò.
Questo era davvero interessante! Giacinta aguzzò le orecchie. Un vero principe stava arrivando in Inghilterra? Rivolse la sua completa attenzione a Scarlett. "Siete sicura?"
Doveva scoprire tutti i dettagli del caso. Se in qualche modo fosse riuscita a farsi notare da questo principe, e se magari fosse nata una storia tra loro, poteva anche diventare principessa. Oh, aveva sempre sognato di diventarlo! Beh, in realtà, aveva sempre sperato di diventare duchessa. Ma per lei niente era mai abbastanza. Non da quando Lady Elizabeth Kendall aveva sposato il duca di Whitewood ed era diventata lei stessa una duchessa. Giacinta sperava di arrivare ad un titolo più alto di quella smorfiosa. Lady Elizabeth si dava sempre tante arie, e lei la detestava! Non la sopportava per nulla, e sarebbe stata una rivincita per Giacinta potersi fregiare di un titolo più alto del suo, in società.
Scarlett annuì vigorosamente. “Mentre ero in libreria ho sentito una conversazione tra il Conte di Carrick e il Marchese di Chisenhall. Il principe è arrivato pochi giorni fa e stasera farà la sua prima apparizione al ballo di Silverly ".
"Interessante…” esclamò Giacinta con un tono strano, a metà tra lo snob e il leggero, come solo lei riusciva a fare. Era troppo sperare che il Conte di Carrick non facesse parte dell'entourage del principe? Odiava quell'uomo ... Quella era l'unica notizia davvero eccitante che Scarlett le avesse mai dato. Fissò il suo abito rosa, ancora più frustrata di prima. Come poteva splendere per un principe, con un colore così noioso? Ma doveva farcela. Giacinta non sapeva esattamente come comportarsi, ma in ogni caso avrebbe provato a conquistarlo.
"Parteciperete al ballo stasera, allora?"
"Potete giurarci!- esclamò Scarlett - Non capita tutti i giorni di vedere da vicino un principe! Credete che sarà bello? "
"Non saprei." disse Giacinta, sebbene sperasse che fosse molto più bello del Duca di Whitewood. Sarebbe stata un'ulteriore rivincita su quella fastidiosissima Lady Elizabeth. Arricciò il naso. “Non è detto che sarà bello, solo perché è principe! Sapete qualcos’altro, su di lui?"
Scarlett scosse la testa. “Non molto ... Il suo nome è Adrian Ene, il principe ereditario di Vasinova. Dopo queste poche parole, Il conte e il marchese sono usciti dalla libreria e non mi è stato possibile ascoltare più nulla.”
"Suppongo che dovremo aspettare e dargli un’occhiatina al ballo. È già arrivata la carrozza? " Giacinta uscì con decisione in corridoio e si avviò verso le scale. Scarlett la seguì. "Dovrebbe essere il momento di partire, non credete?"
In fondo alla scala, le aspettava il padre di Scarlett, Killian, il conte di Thornbury. "Ah, eccovi qui! – esclamò l’uomo – Ero convinto che sarei dovuto salire a cercarvi!”
Scarlett ridacchiò. “Padre, vii preoccupate troppo. Non siamo in ritardo, almeno credo. Non sapevo che stasera ci avreste fatto voi, da cavaliere!”
Lui sorrise. “La vostra cara zia Odessa è indisposta stasera e mi ha implorato di sostituirla. Spero che vada bene per voi due. "
"A patto che non mi farete fuggire tutti i pretendenti! – scherzò Scarlett - Non che ne abbia molti."
"Giuro che non gli darò la caccia! – rise l’uomo – Anche se nessun giovanotto è abbastanza buono per mia figlia." Si voltò verso Giacinta. "O per mia nipote."
"Grazie per avermi inserita nella lista, zio Killian – ridacchiò Giacinta - Sono contento che sarete voi il nostro cavaliere, stasera. Mia madre ha bisogno di più tempo per se stessa. "
"Allora è meglio affrettarsi – esclamò lo zio – Così non avrà il tempo di ripensarci! Volate fuori dalla porta e salite subito in carrozza, presto!” ridacchiò l’uomo, spingendo entrambe le ragazze fuori dall’atrio.
Il viaggio verso il meraviglioso ballo non fu lungo; tuttavia, la fila di carrozze in attesa di essere parcheggiate aveva rallentato la loro entrata di quasi un'ora. Di solito a Giacinta essere in ritardo non importava, anzi lo trovava più chic. Più persone c’erano nella sala da ballo quando lei faceva il suo ingresso, meglio era. Quella sera, però, fremeva dall’impazienza. Doveva vedere subito, quel fantomatico principe!
"Ci vuole troppo tempo!" piagnucolò Scarlett.
"Vi state pentendo di essere venuta al ballo?" Giacinta sollevò un sopracciglio. "Questo ritardo è più che normale. Lo sapete, vero? ” Anche lei fremeva, ma non voleva che la cugina se ne accorgesse: avrebbe potuto stimolare in lei delle pessime maniere…
"Non l’ ho dimenticato – si lagnò Scarlett – Ma ciò non significa che mi piaccia."
Alla fine raggiunsero l'ingresso. Un valletto aprì la portiera della carrozza e aiutò Giacinta e Scarlett a scendere. Lo zio Killian scese per ultimo. Entrarono e attesero che il cerimoniere li annunciasse. Quando entrarono nella sala da ballo, traboccava di gente! L'intera nobiltà aveva deciso di partecipare al ballo di Silverly! La notizia dell’arrivo del Principe, evidentemente, era arrivata alle orecchie di tutti. Per questo c’era tanta gente, quella sera.
"Avete intenzione di ballare, stasera? – ridacchiò Scarlett – O farete da tappezzeria, come al solito?”
"In realtà pensavo di poter passare un po’di tempo nella sala da gioco – ribatté Giacinta, senza scomporsi – C’è sempre gente interessante, là dentro, e potrei trovare qualcuno con cui valga la pena di passare del tempo."
"Non farete nulla del genere! – tuonò lo zio – Vi avverto che se questa è la vostra intenzione vi riporto tutti e due a casa subito!”
Giacinta trattenne un sorriso. Questo era il motivo per cui era felice che alla festa li avesse accompagnate lo zio, piuttosto che sua madre. Avrebbe fatto di tutto, per far trascorrere una piacevole serata alle sue due ragazze! Per una sera, si sarebbero sentite libere.
"Non preoccupatevi, zio Killian - sorrise Giacinta -Scarlett ed io non vi deluderemo.”
Scarlett la guardò e poi guardò suo padre. “Oh, siete davvero due persone impossibili!” esclamò. Se si fossero trovate da sole con lui, di sicuro avrebbe messo su il broncio. Ma perfino lei sapeva che ad un evento così importante un atteggiamento del genere non si confaceva, ad una signorina in attesa di marito.
“Bene. Ballerò. Ma solo con chi piacerà a me, e non a voi, caro padre. "
"L’importante è capirsi.” sibilò l’uomo.
Giacinto ridacchiò. "Vi lascio ai vostri soliti litigi. Mi farò portare dai domestici qualcosa da bere e mi metterò in attesa dei signori per firmare il loro carnet.”
Scivolò via prima che uno dei due potesse fermarla. Giacinta aveva uno scopo e nessuno le avrebbe impedito di agganciare il principe. Certo, non aveva idea di che aspetto avesse, ma dubitava che potesse passare inosservato. Giacinta, come tutte le ragazze della sua età, conosceva bene tutti i membri della nobiltà, quindi sarebbe stato facile individuarlo. Forse il suo piano era un po’ lacunoso…comunque era l’unico che le fosse venuto in mente.
Fece il giro dell’ intera sala da ballo, ma non vide il principe. La frustrazione cresceva dentro di lei. Forse non era ancora arrivato, o magari era uscito in giardino per respirare un po’ d’aria fresca. Ormai aveva perlustrato ogni angolo della sala, quindi non le restava che uscire fuori. Faceva un po’ freddo, per essere primavera, ma era sopportabile.
Sgattaiolò fuori dalla porta che dava sulla terrazza e alzò lo sguardo al cielo. Le stelle brillavano nella notte come diamanti sul velluto. Rimase incantata per un attimo da quella meravigliosa bellezza, poi si scosse. Non aveva tempo per la poesia o distrazioni simili. Giacinta camminò per tutta la terrazza che portava al giardino e poi scese la scaletta.
L'unica luce che guidava il suo cammino era quella della luna piena su in alto. Ma era abbastanza, o almeno lei lo sperava. Quasi inciampò nel vestito, mentre scendeva, e dovette afferrarsi alla ringhiera della balconata, per non cadere. Ma comunque mise un piede in fallo e cadde in avanti, finendo per terra.. Imprecò sottovoce.
Si era ferita le mani cadendo sulla ghiaietta sottostante. Se le strofinò, per cercare di alleviare il dolore. "La mia solita fortuna! – borbottò – Ma è quello che mi merito per la mia testardaggine di cercare un principe! Non so cosa mi abbia preso!”
"Chi è là?" esclamò la voce di un uomo.
Giacinta girò la testa in direzione della voce. L'ultima cosa che voleva era di essere scoperta in quella imbarazzante situazione! Si rimise velocemente in piedi e si affrettò a nascondersi dietro un cespuglio vicino. Il gentiluomo che aveva chiamato, o almeno così presumeva lei, si avvicinò e si guardò attorno. Ma sembrò concludere che non ci fosse nessuno in giro. Giacinta fece un respiro profondo e lo trattenne finché l’uomo non tornò sui suoi passi. Espirò lentamente, ma si sentì attanagliare dal panico quando si accorse che ora c’erano due uomini sul vialetto. Evidentemente un amico aveva raggiunto il gentiluomo.
"Devono essere le voci che vengono dal ballo.” disse uno dei due.
"Siete sicuro, Marius?" chiese l’altro. Entrambi parlavano con un accento che Giacinta non conosceva. Forse erano del seguito del principe di Vasinova? Magari, uno dei due era proprio il principe! Giacinta si sentì invadere dall’eccitazione. Sfortunatamente, non poteva piombargli addosso uscendo fuori…da un cespuglio. Sarebbe stato assolutamente imbarazzante! Cosa avrebbe pensato, il principe, di una donna che si divertiva tra le fratte nel bel mezzo di un ballo? Non l’avrebbe mai neppure considerata, come possibile moglie!
Der kostenlose Auszug ist beendet.