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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3

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Ma qui non ebbe fine il fortunoso combattimento. Appena erano gl'Inglesi entrati negli alloggiamenti loro, gli Americani seguendo l'impeto della vittoria gli affrontarono da diverse parti con incomparabile ardire, malgrado la furiosa tempesta di cannonate a scaglia, e di archibusate che loro piovevano addosso. Arnold sopra tutti, il quale pareva in questo giorno, fosse fuori di sè per l'agonia di menar le mani, ed i pericoli cercasse piuttosto con bestial furore, che con valore umano, abbandonatamente assaltò le trincee in quella parte, dove stavano alla guardia i fanti leggieri inglesi sotto i comandamenti del lord Belcaro. Ma gl'Inglesi con audacia inestimabile si difendevano. La battaglia fu dura, lunga e sanguinosa. Infine, quando già s'abbuiava, Arnold, superati tutti gli ostacoli, si sospinse per maladetta forza dentro il vallo con pochi dei più animosi. Ma in questo punto fu sconciamente ferito in quella gamba medesima, la quale già gli era stata guasta nell'assalto di Quebec. Fu costretto con grandissimo suo cordoglio a ritirarsi. I suoi tuttavia seguitavano a menar le mani, difendendosi però sempre gli Inglesi gagliardamente, e, fatto già notte, anch'essi finalmente si ritirarono.

Ma non si combattè così felicemente pei reali da un'altra parte. Quella squadra di repubblicani, la quale condotta dal luogotenente colonnello Brooks iva allargandosi sull'ala dritta dei regj, dato una gran giravolta, erasi recata ad assaltar il destro fianco degli alloggiamenti, e combattendo ferocemente si sforzava di entrarvi. Stava alla difesa di questa parte del campo Breyman co' suoi lanzi. Questi non mancarono a sè stessi, e con gran valore si affaticarono di risospingere gli assalitori. Ma morto sulle prime Breyman, si disordinarono, e dettero luogo all'impeto degl'inimici. Furono tutti o fugati, o fatti prigionieri, o tagliati a pezzi. Perdettero tutte le tende, le bagaglie e le artiglierie. Entrarono gli Americani, e piantarono gli alloggiamenti loro dentro il campo inglese. Udite Burgoyne le novelle di sì tristo caso, ordinò, si andasse a rincacciar il nemico. Ma o sia la notte, ch'era sopraggiunta, o lo sbigottimento delle genti, che sel facessero, i comandamenti suoi non ebbero effetto, e gli Americani continuarono a dimorare nel luogo, che con tanta gloria acquistato avevano. In tal modo s'erano questi aperto il passo sul fianco destro, ed alle spalle dell'esercito inglese. Le altre schiere americane stettero tutta la notte in armi ad un mezzo miglio distante dal campo inglese. La perdita dei morti e dei feriti fu molto grave da ambe le parti; ma più da quella degl'Inglesi, de' quali ne furon anche fatti prigioni non pochi. Il maggiore d'artiglieria Williams e l'Ackland dei granatieri furono nel numero di costoro. Molti pezzi d'artiglieria vennero in poter dei repubblicani, con tutte le bagaglie dei Tedeschi, e molte munizioni da guerra, delle quali avevano grandissimo bisogno. Aspettavano gli Americani impazientemente il nuovo dì per rinnovar la battaglia. Ma trista, ed oltre ogni dire pericolosa era la condizione dell'esercito britannico, la quale però sopportava con maraviglioso coraggio. Il continuar a starsene in quel sito era un esporsi l'indomani ad una inevitabile rovina. Gli Americani più potenti e più arditi, e per l'adito che già aperto si erano al destro fianco, e per le altre parti ancora poco difendevoli, si sarebbero certamente fatto la via per ogni dove nel campo, e l'esercito inglese sarebbe stato condotto ad un totale sterminio. Pertanto si determinò Burgoyne a mutar gli alloggiamenti; il che eseguì con mirabil ordine, e senza perdita veruna, facendo per a mò di conversione retrograda dell'ala dritta, girando sulla sinistra che stava ferma, ritirare indietro le sue genti presso il fiume su certi poggi, che stavano a sopraccapo all'ospedale. In questa positura aveva le spalle volte al fiume, la dritta all'in su, e la manca in giù della sua sponda.

Aspettavano il giorno seguente nel nuovo campo loro gl'Inglesi la battaglia. Ma Gates da quel capitano sperimentato ch'era, avendo buono in mano, non volle rimescolare, abborrendo dal rimettere in arbitrio della fortuna quella vittoria, che già era sua. Intendeva, godendosi il benefizio del tempo, che la fame, e la necessità delle cose compissero quell'opera che aveva con audace battaglia sì bene incominciata. Seguirono però questo dì frequenti scaramucce di poco conto. In questo istesso dì, la sera si fecero nel campo inglese le esequie al generale Frazer, molto terribili e dogliose pel danno passato, pel pericolo dell'avvenire, pel desiderio del morto, per l'abbuiar della notte, pel balenar continuo, e pel rimbombo dell'artiglierie d'America, le quali strisciando spruzzavano la terra ad ora ad ora sul viso del cappellano che offiziava.

Ma Gates, il quale già prima della battaglia aveva fatto passare al di là del fiume rimpetto Saratoga un grosso squadrone di soldati, acciò ne custodissero il passo, ed impedissero che il nemico non facesse qualche sdrucito da quella parte, ora ne mandò altrettanti anche ad un guado superiore. Intanto avviava all'insù due migliaia di soldati scelti, acciocchè girando sul fianco dritto degl'Inglesi si avvicinassero alla riva del fiume, sicchè in tal modo sarebbero questi stati accerchiati da ogni parte. Accortosi di ciò Burgoyne comandò, si ritraesse prestamente l'esercito a Saratoga, che trovavasi sei miglia più in su sulla medesima riva del fiume. Incominciavano a muoversi alle nove della sera; ma tal era la malvagità delle strade, rese ancor più difficili da una continua pioggia, e tale la debolezza delle bestie da trarre pel difetto degli strami, che non arrivarono a Saratoga, che in sull'oscurarsi dell'aria la sera del seguente giorno, stracchi tutti e malconci dalle fatiche e dai disagi. Lasciarono in poter dei nemici da trecento malati nell'ospedale, e molte trite cariche di munizioni e di bagaglie. Per istrada distrussero le case, ed ogni cosa che loro si era parata davanti. Cessata la pioggia, Gates gli seguitava sempre dietro un alloggiamento, lentamente e colle briglie in mano, per aver gl'Inglesi rotti i ponti, e per non dar loro occasione di appiccare con vantaggio un qualche fatto d'armi. Temendo che Burgoyne con una subita correrìa di soldati leggieri mandasse ad occupar il passo del fiume vicino al Forte Edoardo, inviò certe compagnie di milizie nel medesimo Forte, perchè l'impedissero. Non così tosto vi erano arrivate, che sopraggiungevano i corridori inglesi; ma, trovato, ch'erano state loro furate le mosse, tristi e dolenti se ne tornarono. In questo frattempo il grosso dell'esercito inglese, passata la notte dei nove a Saratoga, ne partì la mattina dei dieci, e varcò il Fish-kill-creek, che corre nell'Hudson a tramontana di questa Terra. Speravano i capitani, che avrebbero quivi potuto ad un solito passo traversar l'Hudson, e trovare scampo sulla sua sinistra riva. Ma primieramente incontrarono una banda di repubblicani sulla stanca di Fish-kill-creek, che già stavano lavorando alle trincee su certi colli; i quali poscia, veduto il grosso numero degl'Inglesi, attraversarono l'Hudson, ed andarono a congiungersi collo squadrone principale, che alloggiava al di là, affine di impedire questo passo.

Perduta la speranza di varcar il fiume ne' luoghi vicini a Saratoga, i capitani britannici voltarono il pensiero all'aprirsi la via sulla destra riva sino di rincontro al Forte Edoardo, e là, sforzato il passo con ributtar le genti, che poste vi erano per difenderlo, valicar sulla sinistra. A questo fine mandarono avanti una compagnia di guastatori con una scorta di un reggimento di regolari, alcuni feritori alla leggiera, e leali, acciocchè racconciassero le strade ed i ponti per al Forte Edoardo. Appena erano costoro partiti, che compariva l'inimico molto grosso sui colli dalla parte opposta del Fish-kill-creek, il quale faceva le sembianze di voler passare per attaccare la battaglia. Richiamaronsi incontanente i regolari ed i feritori. Solo rimasero coi guastatori i leali, i quali pizzicati appena da una piccola banda, che andava ronzando intorno, diedero volta, lasciando soli i guastatori, lavorassero a posta loro. Per la qual cosa disperossi affatto di poter condurre in salvo le bagaglie e le artiglierie.

A tante difficoltà venne anche ad aggiungersi questa, che i repubblicani, i quali stavano attelati lungo la riva sinistra del fiume, ad ogni passo traevano contro i battelli carichi di munizioni e di arnesi da guerra, che avevano, navigando a ritroso, seguitato l'esercito dopo la sua partita da Still-water. Molti di questi battelli erano stati presi, alcuni ripresi con perdita di gente da ambe le parti. Finalmente e' bisognò per minor male sbarcar le munizioni, e ridurle sui poggi; opera, che molto accrebbe di fatica al già tanto stracco esercito.

Ora era giunta al colmo la sfortuna delle genti britanniche, ed altro non s'appresentava alla mente sì dei capitani, che dei soldati, che un totale sterminio, od un pregiudiziale accordo. Il voler passar il fiume così grosso, essendo la sinistra riva con tanta gelosia e da tante genti guardata, e vicino un sì potente nemico gonfiato dall'aura della vittoria, era impresa non che temeraria, disperata. Il ritirarsi per la destra con questo medesimo nemico alla coda, per istrade cotanto difficili ed intricate, era un partito piuttosto impossibile ad eseguirsi, che malagevole. Ogni cosa presagiva una inevitabile catastrofe. Eppure in mezzo a tanta calamità si apriva ag'Inglesi qualche speranza di bene, e l'occasione di poter ad un tratto ristorar la fortuna della guerra. Erano i due eserciti separati l'uno dall'altro solamente dal Fish-kill-creek. La fama, che magnifica tutte le cose, a motivo di quelle poche genti, che stat'erano mandate da Burgoyne per iscorta ai guastatori sulla via al Forte Edoardo, aveva fatto credere a Gates, che tutto l'antiguardo e la battaglia dell'esercito britannico si fossero già buona pezza avviati alla volta di quel Forte, e che solo rimanesse nelle pianure di Saratoga la dietroguardia; la quale venne tosto in isperanza di potere con tutte le forze sue assaltare ed opprimere. A questo fine la mattina degli undici ottobre Gates ogni cosa ordinò all'assalto. Intendeva di pigliar l'occasione di una folta nebbia, la quale in quelle regioni, ed a quella stagione oscura solitamente l'aria sin poco dopo la levata del sole, passare molto per tempo il Fish-kill, assaltar una batteria, che Burgoyne aveva piantato sull'altra riva, e, superatola, correre incontanente contro le genti nemiche. Ebbe Burgoyne certo avviso della cosa, e guernita prima molto bene la batteria, aveva tutte le sue genti affilate, come in agguato, dietro alcune macchie, che ingombravano le rive del fiume. Ordinatosi in tal modo aspettava la vicina battaglia; e stante la vana credenza del nemico, aveva grandissima confidenza della vittoria. Già la brigata del generale americano Nixon aveva guadato il rivo, e seguitava quella del generale Glover. Ma come prima pose questi il piede nell'acqua per passare, ebbe lingua da un disertore inglese, che non già il solo retroguardo, ma tutto intiero l'esercito reale si trovava ordinato alla battaglia sull'altra riva. Intesa la cosa Glover si ristette, e mandò dicendo a Nixon, il quale si trovava nell'imminente pericolo di essere tagliato a pezzi, non istesse a soprastare, ma immediatamente si ritraesse sulla destra riva. Mandò anche informando Gates di quello, che accadeva. Questi rivocò tosto gli ordini, e comandò ritornassero tutti, e stessero ai luoghi loro. Nixon in buon punto ricevè l'avviso di Glover; perciocchè un quarto d'ora dopo stato sarebbe troppo tardi. Indietreggiò spacciatamente; ma non sì, che, dileguatasi la nebbia prima che avesse ripassato, non fosse il suo retroguardo noiato dalle artiglierie inglesi con perdita di alcuni soldati.

 

Riuscita vana questa speranza, Burgoyne andava considerando, se qualche altra via rimanesse a salvar l'esercito. Fatta una Dieta, deliberarono, si dovesse, marciando velocemente di notte tempo, arrivare al fiume nelle vicinanze del Forte Edoardo, e là con un repentino assalto sforzare il passo, o sotto o sopra il Forte medesimo. E perchè i soldati camminar potessero più speditamente, si risolvettero ad abbandonare le artiglierie, le bagaglie, il carreggio e tutti gl'impedimenti. Portassero i soldati di che logorare per alcuni dì, sinchè arrivar potessero al Forte Giorgio. Ognuno si apparecchiava a mandar ad effetto l'intento del capitano. Ma Gates, che aveva presentita la cosa, ci aveva già fatto contro gli opportuni provvedimenti. Aveva comandato a quelle bande, che guernivano la sinistra riva dell'Hudson, stessero molto vigilanti, ed aveva anche ingrossate le guardie poste ai luoghi, dove Burgoyne disegnava di varcare. Ordinava loro, sostenessero il nemico, fino a tanto che arrivasse egli alle spalle con tutto l'esercito. Oltre a ciò faceva accampare una grossa schiera su certi poggi tra i Forti Edoardo e Giorgio, ed aveva imposto ai Capi, che diligentemente vi si affortificassero.

Aveva Burgoyne mandato avanti ormatori per riconoscere il paese, e soprattutto per esplorare, se si potesse sforzare il passo del fiume al Forte Edoardo. Ritornaron dicendo, che le strade erano oltre ogni credere rotte e difficili; che i nemici erano sì spessi e sì vigilanti sulla sinistra riva, che avrebbero di leggieri ogni mossa osservata, benchè piccola, ch'essi fatto avrebbero sulla destra; e che i passi al Forte erano sì diligentemente guardati, che lo sforzargli senza artiglierie era cosa del tutto impossibile. Dissero ancora del forte campo posto sui poggi tra i due Forti. Queste sinistre novelle, giuntovi eziandio, che Gates col grosso del suo esercito era così vicino, e tanto stava attento alle vedette, che non avrebbero le genti inglesi potuto dare un passo, che subito non le seguitasse, troncarono a Burgoyne ogni speranza di potersi di per sè stesso dalla presente calamità sbrigare. Solo, appiccandosi, come si suol dire, e come si fa nell'estrema disperazione, alle funi del cielo, sperava che sorgesse qualche cosa di verso le parti basse del fiume, e con intensissimo desiderio aspettava l'aiuto di Clinton.

E' non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere l'infelice condizione, in cui era riposto l'esercito britannico. Stracche le genti, e quasi vinte dalle continue fatiche, e dai travagli degli aspri combattimenti, abbandonate dagl'Indiani e dai Canadesi, perduti i più valorosi soldati ed i migliori capitani, ridotto tutto l'esercito a cinquemila combattenti di dieci ch'egli erano, fra i quali poco più di tre migliaia d'Inglesi; svanita ogni speranza di ritirata; investite ed accerchiate da tre parti da un nemico quattro volte più numeroso di loro, gonfiato dal favore della vittoria, e che conosciuta la necessità loro ricusava di combattere, e che non si poteva sforzare pei luoghi difficili, ai quali si era riparato; obbligate a star in armi di continuo, la scaglia, e le palle delle artiglierie nemiche spruzzando e strisciando di colpo e di rimando per ogni dove le file, e molti traendo a morte ogni momento, serbavan esse tuttavia la solita costanza; e se cedevano ad una dura necessità, mostravansi però di miglior fortuna meritevoli. Nissun atto, nissuna parola fecero, che degna non fosse d'uomini forti e valorosi.

In fine nessuna novella di soccorso, non che fondata, vana, trapelando da parte nessuna, fu fatta la mattina dei tredici la veduta dei fondachi pubblici, e si trovò, che vi era in munizione da vivere, e ciò molto scarsamente, solo per tre dì. In tale stato l'andare ed il rimanere essendo egualmente fuori della potestà loro, considerato, che quanto più si differiva una deliberazione terminativa, tanto procedeva in maggior precipizio la condizione dell'esercito, convocarono una Dieta generale, alla quale intervennero non solo i primarj uffiziali, ma ancora tutti i capitani delle compagnie. Mentre deliberavano le palle nemiche frullando orribilmente, andavano qua e là traforando la tenda, dove si teneva il Consiglio. Tutti unitamente opinarono, doversi cedere alla fortuna, ed introdurre una pratica d'accordo col generale americano.

Usò Gates modestamente la vittoria. Solo propose, che le genti regie deponessero le armi dentro gli alloggiamenti; la quale condizione parendo loro di troppa iniquità, sdegnosamente rifiutarono gl'Inglesi. Volevano tutti piuttosto esser menati al nemico in una disuguale battaglia, che macchiarsi di una tanta vergogna. Dopo diverse pratiche si accordarono il giorno quindeci gli articoli della capitolazione. Dovevano sottoscriversi da ambe le parti la mattina dei diciassette. La notte arrivò al campo di Burgoyne il capitano Campbell, mandatovi a gran fretta dal generale Clinton, il quale recava le novelle, che questi venuto sopra l'Hudson si era fatto padrone del Forte Montgommery; e che il generale Vaughan colle genti più spedite già si avvicinava ad Esopo. Rinascevano in alcuni le speranze di salute. Furono ricerchi gli uffiziali del parer loro, se i soldati in un caso disperato abili fossero a combattere, e se la fede pubblica fosse impegnata pel verbale accordo. Molti risposero, i soldati infievoliti dalle fatiche e dalla fame non potersi reggere; tutti furono apertamente fautori, essere impegnata la fede pubblica. Solo Burgoyne opinò del no. Ma era obbligato a seguire la pluralità dei suffragi. Gates intanto, conosciute queste mene, e le nuove speranze, donde procedevano, il giorno diciassette molto per tempo ordinò tutto il suo esercito alla battaglia, e mandò dicendo a Burgoyne, giunto essere il tempo prefisso a sottoscrivere; perciò si il facesse immediatamente, o si combatterebbe. Questi non si fe' più pregare. L'accordo fu sottoscritto, il quale intitolarono: convenzione tra il luogotenente generale Burgoyne, ed il maggior-generale Gates. Le principali condizioni, oltre quelle per le provvisioni, ed altre cose da somministrarsi all'esercito britannico durante il suo cammino per a Boston, e la sua dimora in questa città, furono che le genti uscissero dagli alloggiamenti con tutti gli onori della guerra, colle corde accese, coi tamburi battenti, le bandiere spiegate, le artiglierie da campo; deponessero le armi, e lasciassero le artiglierie in un luogo a posta presso un'antica Fortezza; avessero la facoltà d'imbarcarsi liberamente, e di passar in Europa da Boston, con patto però non potessero portar le armi contro l'America durante la presente guerra; non fossero sparpagliate, nè i soldati smembrati dagli uffiziali loro; le chiamate, ed altri uffizj militari fossero permessi; ritenessero gli uffiziali le spade; tutte le robe dei privati fossero salve, le pubbliche si consegnassero di buona fede; non si svaligiassero le bagaglie; tutti coloro, che seguitavano il campo di qualsivoglia condizione, o paese si fossero, godessero il benefizio della capitolazione; e fosse fatto abilità ai Canadesi di ritornarsene alle case loro.

Non solo le condizioni di quest'accordo, se si considera il disperato frangente, a cui si trovava l'esercito britannico condotto, sono molto a questo onorevoli, ma Gates per una somma cortesia, e per un benigno riguardo verso i vinti, fe' ritrarre dentro gli alloggiamenti le sue genti, acciocchè moleste spettatrici non fossero alle inglesi, quando elleno deponevano le armi. La qual cosa gli si dee non solamente ad umanità, ma a sopportazione, e ad altezza d'animo recare; imperciocchè già sapeva egli le inudite depredazioni, che andava facendo all'uso dei Barbari sulla destra riva dell'Hudson il generale Vaughan, e come avesse questi tutto il villaggio d'Esopo inesorabilmente arso e distrutto. Egli è debito nostro di non passar sotto silenzio, che siccome Gates in tutto il corso di questa guerra sulle rive dell'Hudson compì tutte quelle parti, che ad accorto, valoroso e sperto capitano di guerra si appartengono, così medesimamente niuna di quelle lasciò indietro, che adornar sogliono gli animi generosi, onesti e civili. E questa amorevolezza usò verso i sani, ma più ancora verso i malati, che la fortuna dell'armi aveva posto nelle sue mani, ai quali tutti quei soccorsi fe' ministrare, che meglio per la condizione delle cose seppe, e potè. Sommava l'esercito americano il dì dell'accordo a un di presso a quindici migliaia di soldati, dei quali dieci migliaia a circa di stanziali; l'inglese a 5791, cioè 2412 Tedeschi, e 3379 Inglesi tra combattenti, e non combattenti. Acquistarono gli Americani quarantadue pezzi di belle artiglierie tra cannoni, obici, e bombarde, da 4600 archibusi, una quantità notabile di cartocci, di bombe, di palle, di carcasse e di altri instrumenti da guerra.

Cotal fine ebbe la spedizione inglese sulle rive del fiume del Nort, la quale cominciata con grandissima riputazione cadde in tanta difficoltà, che coloro, i quali ne avevano sperato sì prosperi successi ne ricevettero gravissimo danno, e quei che sì grandemente ne avevano temuto, ne riportarono grandissimo benefizio. Certo è, che, se ella fu disegnata prudentemente, siccome a noi pare, fu improvvidamente governata da coloro che dovettero mandarla ad effetto. Conciossiachè il buon successo suo dipendeva in tutto dagli sforzi uniti dei generali, che comandavano su i laghi, e di quelli che amministravano la guerra della Nuova-Jork. Ma invece, procedendo con separati consiglj, quando uno veniva, l'altro se ne andava. Allorquando Carleton si era impadronito dei laghi, Howe non che salisse per l'Hudson alla volta di Albanìa, osteggiò nella Cesarea, e si volse verso la Delawara Quando poi Burgoyne entrò vincitore in Ticonderoga, Howe s'imbarcò per andare ad assaltar Filadelfia, e così l'esercito canadese restò privo dell'aiuto, che aspettava dalla Nuova-Jork. Forse credette Howe, che la presa di Filadelfia, città tanto principale fosse, per isbigottire sì fattamente gli Americani, e tanto i disegni loro disordinasse, che dovessero, o venire a patti, o far debole resistenza. Forse ancora avvisò, che il correre con possente esercito contro le parti di mezzo, e, per così dire, dentro il cuore stesso della lega, fosse un molto efficace mezzo di diversione in favore dell'esercito settentrionale, di maniera che non sarebbe stato in potestà degli Americani il mandar genti sufficienti sull'Hudson a contrastargli. Forse finalmente trasportate dall'ambizione si era fatto a credere da sè solo potere, ed esso solo dover godere la gloria del por fine alla guerra. Ma ella è cosa, che ognuno può di per sè stesso conoscere, che qualunque potesse essere l'importanza dell'acquisto di Filadelfia, non era però da paragonarsi a patto nessuno con quella della congiunzione in Albanìa dei due eserciti canadese e jorchese. Poichè, che l'insignorirsi di quella città dovesse dar vinta totalmente la guerra, era molto dubitabile; la congiunzione degli eserciti verisimile. Senza di che gli Americani sarebbero venuti per impedir questa ad una campale battaglia, l'evento della quale non poteva quasi esser dubbio, nè per la susseguente congiunzione terminativo. Oltreacciò due eserciti, i quali entrambi concorrer debbono allo stesso fine, ciò molto meglio, e più convenientemente possono fare, quando più vicini sono l'uno all'altro, che non quando ne son lontani. Per quanto a noi pare adunque la presente fazione è stata e bene immaginata nel suo principio, e con tutti i convenienti mezzi, eccettuata però quella peste degl'Indiani, dai ministri britannici accompagnata; sicchè, giusta l'opinione nostra, non abbiano essi meritato quei rimproveri, che e nel Parlamento, e dagli scrittori parziali vennero loro in questo proposito fatti. Bene ci sembra, che, forse perchè portassero troppo rispetto alla persona, alla fama, al grado, ed alla militare sperienza di Guglielmo Howe, abbiano commesso errore col non mandargli ordini più risoluti. Perciocchè da quanto noi abbiam potuto spillare ci pare, che gli ordini datigli dai ministri in proposito della cooperazione sua coll'esercito canadese siano stati piuttosto discretivi, che assoluti; e dal difetto di questa cooperazione nacque evidentemente tutta la rovina dell'impresa.

 

Gates dopo la vittoria mandò speditamente al congresso il colonnello Wilkinson a portar le felici novelle. Arrivato, ed introdotto disse: «Stare l'intiero esercito britannico cattivo a Saratoga; l'americano pieno di sanità e d'ardire aspettar gli ordini loro. Deliberassero i Padri, a quale impresa propizia alla patria dovesse la forza, la virtù e la prontezza sue dirizzare». Il congresso rendè immortali grazie a Gates ed alle sue genti. Decretò, si presentasse Gates con una medaglia d'oro gettata espressamente, tramandatrice ai posteri di così chiara vittoria. V'era in quella coniato il ritratto del generale colle parole intorno: Horatio Gates, Duci strenuo; ed in mezzo: Comitia Americana. Era sul rovescio raffigurato Burgoyne in alto di render la spada, e dietro da una parte e dall'altra i due eserciti d'Inghilterra e d'America. Sopra stavano intagliate queste parole: Salus regionum septentrion., e sotto quest'altre: Hoste ad Saratogam in deditione accepto. Die XVII Oct. MDCCLXXVII.

Se alle novelle di sì felice caso si rallegrassero gli Americani, non è mestier di dirlo. Cominciarono a promettersi maggiori prosperità; ognuno si avvisava, essere sicura la independenza. Tutti sperarono, e non senza molta ragione, che così lieto evento fosse finalmente per indur la Francia, e gli altri potentati che stavano con essa, a scoprirsi in favor dell'America, cessati essendo i dubbj sui futuri accidenti, ed il pericolo di pigliar il patrocinio di una nazione perdente.

Mentre Burgoyne si trovava a sì strette condizioni ridotto, Clinton era partito sul principio d'ottobre dalla Nuova-Jork con poco più di tre migliaia di soldati per recarsi alla sua fazione sull'Hudson in soccorso di quello. Occupavano gli Americani comandati dal generale Putnam le aspre montagne, tra mezzo le quali scorre velocemente il fiume del Nort, e che incominciano ad innalzarsi nelle vicinanze di Peek's-hill. Oltre la fortezza del luogo, essendo in mezzo di queste montagne le rive del fiume ripide, e quasi inaccessibili, avevano gli Americani assicurati i passi in diverse guise. Stavano più in su a sei miglia di Peek's-hill sulla sponda occidentale due Forti chiamati l'uno Montgommery e l'altro Clinton, divisi fra loro da un torrente, che scendendo dalle vicine montagne scorre nel fiume. Eran essi posti su certi colli aspri e scoscesi molto, dimodochè dalle falde loro non vi si sarebbe potuto salire, ed erano del tutto signori di quel fiume. Altra via non v'era aperta al nemico per accostarsi ai medesimi, che quella di entrar fra le montagne più sotto verso Stony-point, e passando per luoghi difficili e stretti riuscir loro a sopraccapo. Ma tali erano queste forre, che, se si fossero convenevolmente guardate, sarebbe stato il passare, non che malagevole, impossibile. Poichè poi il nemico non potesse, navigando, oltrepassargli, s'erano ficcati dentro del fiume triboli, e fatto uno stecconato, protetto eziandio da una grossissima catena di magnifica opera da una riva all'altra. Queste cose si erano fatte con mirabile industria e fatica. Erano difese dalle artiglierie del Forte, da una fregata, e da certe galeotte sorte un poco sopra lo stecconato. Tali erano i ripari, che i repubblicani avevano rizzati sulla destra riva, e dentro le acque dell'Hudson per tener serrati questi passi, dei quali in tutto il corso della guerra erano stati in tanta gelosia; perchè sono essi la sbarra e lo steccato al nemico, che volesse scendere dal Canadà. Sulla sinistra poi sopra un poggio molto elevato, ed a quattro o cinque miglia distante all'insù di quei di Clinton e di Montgommery avevano piantato un Forte, che nominarono Independenza, ed un altro chiamato Costituzione a sei miglia più in su di questo dentro un'isola vicina alla riva sinistra. Anche qui avevano coi triboli, e con uno stecconato interrotta la navigazione del fiume. Stava Putnam alla custodia di questi passi, il quale aveva con sè da seicento stanziali, ed alcune cerne, il numero delle quali era incerto. Un Clinton americano governava nei Forti.

Sapeva benissimo il general britannico, che l'assalire i Forti Clinton e Montgommery di fronte sarebbe stata opera piuttosto impossibile, che difficile. Fece pertanto il disegno di andare all'assalto con riuscir loro a ridosso, entrando nelle forre presso Stony-point. Ma perchè gli Americani non pensassero di mandar grossi rinforzi alle guernigioni, determinò di far le sue determinazioni sulla sinistra del fiume, come se suo intendimento fosse di voler assalire il Forte Independenza. Per la qual cosa sbarcò con tutte le genti il giorno cinque ottobre a Verplanks-point poco sotto a Peek's-hill, dove Putnam aveva le sue stanze. Questi si ritirò più in su a luoghi alti e disagiosi. Gl'Inglesi, imbarcatisi di nuovo la maggior parte la notte, sbarcarono la mattina seguente per tempissimo sulla destra riva a Stony-point, e rattamente entrati nelle strette salivano per alla volta dei Forti. Intanto per le mosse, che andavano facendo le navi inglesi, e per la piccola presa di genti lasciate a Verplanks-point continuava Putnam a credere, che l'assalto fosse diretto contro il Forte Independenza. In questo mezzo camminavano gl'Inglesi per la via delle montagne sollecitamente. Il governator Clinton s'era tardi accorto dell'avvicinarsi dei nemici. Sopraggiunsero contro l'uno e l'altro Forte nel medesimo tempo gl'Inglesi, e fugati di leggieri i primi feritori, ch'erano usciti fuori per intrattenergli, andarono a furore all'assalto. In questo punto era arrivato anche il navilio inglese, e fulminava colle artiglierie. Gli Americani, quantunque si fossero veduti gli avversarj addosso fuori di ogni opinione loro, si difendettero però gagliardamente buon pezzo; ma finalmente non potendo sostenere il ferocissimo impeto degli assalitori, essendo anche troppo deboli per poter acconciamente fornire tutte le fortificazioni, dopo grave perdita di morti e di feriti cedettero, e si ritirarono. Molti, tra i quali il governatore Clinton, essendo pratichi dei luoghi, scamparono. La strage fu grande, irritati gli Inglesi dalla resistenza e dalla morte di alcuni uffiziali. Arsero gli Americani le fregate e galeotte loro. Gl'Inglesi s'impadronirono dello stecconato e della catena.