Buch lesen: «Il Killer Pagliaccio »
IL KILLER PAGLIACCIO
(GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 2)
B L A K E P I E R C E
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA
DI
IMMACOLATA SCIPLINI
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che comprende tredici libri (e altri in fase di pubblicazione). Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta da nove libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, che include sei libri; e della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE, composta finora da cinque libri; e della nuova serie dei misteri de GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comincia con LA PRIMA CACCIA.
Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto.
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LIBRI DI BLAKE PIERCE
I THRILLER PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
ADESCAMENTO (Libro #3)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
VITTIME SUI BINARI (Libro #12)
MARITI NEL MIRINO (Libro #13)
IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PREMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
BEFORE HE LONGS (Libro #10)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
CAUSE TO DREAD (Libro #6)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÉ
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO TRENTASEI
CAPITOLO TRENTASETTE
CAPITOLO TRENTOTTO
CAPITOLO TRENTANOVE
CAPITOLO QUARANTA
CAPITOLO QUARANTUNO
CAPITOLO QUARANTADUE
CAPITOLO QUARANTATRÉ
CAPITOLO QUARANTAQUATTRO
PROLOGO
Inizialmente, Janet Davis non riuscì a pensare ad altro se non al terribile dolore che le trapanava il cranio, come mille castagnette che suonavano fuori tempo.
Aveva gli occhi chiusi. Quando provò ad aprirli, rimase accecata da una forte luce bianca, e dovette chiuderli di nuovo.
Quella luce era calda sul suo viso.
Dove sono? si chiese.
Dov’ero poco fa … prima che questo accadesse?
Poi, cominciò a ricordare …
Era andata fuori a scattare delle foto nelle paludi vicino al Lady Bird Johnson Park. L’estate era ormai troppo avanzata per poter ammirare la fioritura dei milioni di narcisi, ma le foglie di sanguinella erano di bel verde scuro, specie nelle ore vicine al tramonto.
Si trovava al porto, impegnata a fotografare le figure indistinte delle barche ed il bel gioco del tramonto sull’acqua, quando aveva sentito dei passi avvicinarsi lentamente alle sue spalle. Prima di riuscire anche solo a voltarsi a guardare, aveva avvertito un forte colpo alla nuca, la macchina fotografica era volata via dalle sue mani, e …
Immagino di aver perso conoscenza.
Ma dov’era ora?
Era troppo confusa per sentirsi davvero spaventata. Ma sapeva che presto la paura si sarebbe impadronita di lei.
Lentamente, si rese conto di essere sdraiata supina sulla schiena, riversa su una superficie dura.
Non riusciva a muovere le braccia e le gambe. Aveva le mani ed i piedi addormentati, per via delle catene strette intorno a polsi e caviglie.
Ma la sensazione più strana era data dal movimento di dita sopra la sua faccia, che spalmavano qualcosa di morbido e umido sulla sua pelle bollente.
Riuscì a pronunciare alcune parole.
“Dove mi trovo? Che cosa stai facendo?”
Non ricevendo alcuna risposta, girò la testa, provando a sfuggire al fastidioso movimento delle dita appiccicose.
Sentì il sussurro di una voce maschile …
“Sta’ ferma.”
Ma non aveva alcuna intenzione di restare immobile. Continuò ad agitarsi, finché le dita si allontanarono.
Sentì allora un rumoroso sospiro di disapprovazione. Poi, la luce si spostò, visto che non era puntata più direttamente sul suo viso.
“Apri gli occhi” la voce ordinò.
Obbedì.
Luccicante di fronte a lei apparve la lama acuminata di un coltello da macellaio. La punta dell’oggetto si avvicinò sempre di più al suo viso, facendole incrociare gli occhi, tanto che vide la lama raddoppiare.
Janet sussultò, e la voce sussurrò di nuovo …
“Sta’ ferma.”
S’immobilizzò, guardando direttamente in alto, ma uno spasmo di terrore fece contorcere tutto il suo corpo.
La voce sibilò di nuovo un comando.
“Ferma, ho detto.”
Voleva che il suo corpo restasse fermo. Aveva gli occhi aperti, ma la luce era dolorosamente forte e calda e le impediva di vedere con chiarezza.
Il coltello si allontanò, e le dita ripresero a spalmare, stavolta intorno alle labbra. Lei digrignò i denti, e riuscì proprio a sentirli digrignare insieme con terribile pressione.
“E’ quasi fatta” la voce disse.
Nonostante il calore, Janet stava cominciando a tremare completamente per la paura.
Le dita cominciarono a premere intorno ai suoi occhi, tanto che la donna fu costretta a richiuderli per impedire che vi finisse dentro la sostanza, qualunque essa fosse, che quell’uomo stava spalmando.
Poi, le dita si spostarono dal suo viso e poté riaprire di nuovo gli occhi. Ora, poté visualizzare la sagoma di una testa dalla forma grottesca, muoversi sotto la luce accecante.
Sentì un singhiozzo terrorizzato venire fuori dalla sua gola.
“Lasciami andare” disse. “Ti prego, lasciami andare.”
L’uomo non rispose. La donna si rese conto che armeggiava intorno al suo braccio sinistro: fissò qualcosa di elastico intorno al bicipite per poi stringere fino a farle male.
Il panico di Janet aumentò, e provò a non pensare a che cosa stava per accadere.
“No” implorò. “Non farlo.”
Poi, avvertì un dito sondare intorno alla piega del suo braccio, infine il dolore acuto di un ago che penetrava un’arteria.
Janet emise un urlo di orrore e disperazione.
Poi, quando sentì l’ago uscire, una strana trasformazione avvenne in lei.
Le sue urla improvvisamente divennero …
Risate!
Rideva sfrenatamente, in maniera incontrollata, colma di una folle euforia che non aveva mai conosciuto prima.
Ora si sentiva incredibilmente invincibile, e davvero forte e potente.
Ma, quando provò di nuovo a liberarsi dalle catene intorno ai polsi e caviglie, non ci riuscì.
La sua risata mutò in una travolgente e selvaggia rabbia.
“Lasciami andare” sibilò. “Lasciami andare, o giuro su Dio che ti uccido!”
L’uomo esplose in una risatina sussurrata.
Poi, inclinò la forma metallica della lampada, così che la luce finisse per puntare sul suo viso.
Era il viso di un pagliaccio, dipinto di bianco con occhi enormi e bizzarri, e labbra disegnate di nero e rosso.
Il respiro di Janet si bloccò nei polmoni.
L’uomo sorrise, i denti di un lieve giallo, in contrasto col resto del viso dai colori così vivaci.
Le disse …
“Ti dimenticheranno.”
Janet voleva chiedere …
Chi?
Di chi stai parlando?
E tu chi sei?
Perché mi stai facendo questo?
Ma, in quel momento, non riusciva neanche a respirare.
Il coltello luccicava di nuovo di fronte al suo viso. Poi, l’uomo mosse la punta delicatamente lungo la guancia, fino al lato del suo viso, e poi sulla gola. Janet sapeva che sarebbe bastata la minima pressione e il coltello l’avrebbe dissanguata.
Riprese a respirare, prima con brevi rantoli, poi aspirando grosse quantità d’aria.
Sapeva di rischiare l’iperventilazione, ma non riusciva a tenere il respiro sotto controllo. Sentiva il cuore batterle nel petto, e percepiva e sentiva il suo violento battito tra le orecchie aumentare sempre di più.
Si chiese …
Cosa c’era in quell’ago?
Qualunque cosa fosse, i suoi effetti si sentivano sempre di più. Non poteva sfuggire a qualunque cosa stesse accadendo nel proprio corpo.
Mentre il pagliaccio continuava ad accarezzarle il viso con la punta del coltello, mormorò …
“Ti dimenticheranno.”
Lei riuscì a dire con fatica …
“Chi? Chi mi dimenticherà?”
“E chi lo sa” l’altro rispose.
Janet realizzò che stava perdendo il controllo dei suoi pensieri. Fu inondata da ansia e panico irrazionali, folli sensazioni di persecuzione e vittimismo.
Che cosa intende dire?
Immagini di amici, familiari e colleghi di lavoro le passarono per la mente.
Ma i loro sorrisi familiari e amichevoli mutarono in sogghigni di spregio ed odio.
Tutti, lei pensò.
Tutti mi stanno facendo questo.
Ogni persona che abbia mai conosciuto.
Ancora una volta, si sentì presa dalla rabbia.
Non avrei mai dovuto fidarmi.
Quel che era peggio, sentiva come se la sua pelle stesse letteralmente cominciando a muoversi.
No, qualcosa stava strisciando sulla sua pelle.
Insetti! comprese.
Migliaia di insetti!
Lottò contro le sue catene.
“Toglimeli di dosso!” pregò l’uomo. “Uccidili!”
L’uomo sogghignò, mentre continuava a guardarla, attraverso il suo trucco grottesco.
Non offrì alcun aiuto.
Sa qualcosa, Janet pensò.
Sa qualcosa che io non so.
Poi, mentre lo strisciare continuava, le venne in mente qualcosa …
Gli insetti …
Non stanno strisciando sulla mia pelle.
Stanno strisciando sotto di essa!
Prese a respirare a fatica e più in fretta, e i polmoni bruciavano, come se avesse corso a lungo. Il cuore le batteva ancora più dolorosamente.
La testa stava per esploderle con un misto di emozioni violente: rabbia, paura, disgusto, panico e profonda perplessità.
L’uomo aveva iniettato migliaia, forse milioni di insetti nel suo sangue?
Era anche solo possibile?
Con una voce colma di rabbia ed autocommiserazione, chiese …
“Perché mi odi?”
L’uomo sogghignò forte stavolta.
Replicò: “Tutti ti odiano.”
Janet stava ormai avendo problemi di vista; non le si stava offuscando ma la scena di fronte a lei sembrava contrarsi, rimbalzare e saltare. Le sembrò di sentire i suoi bulbi oculari roteare nelle orbite.
Perciò, quando vide il volto di un altro pagliaccio, pensò di vederci doppio.
Ma in pochi istanti notò …
Questo volto è diverso.
Era dipinto con gli stessi colori, ma aveva forme alquanto differenti.
Non è lui.
Sotto il trucco c’erano dei tratti familiari.
Poi, comprese …
Io. Sono io.
L’uomo stava tenendo uno specchio contro la sua faccia. La faccia orribilmente vistosa che vedeva era la sua.
Vedere quel volto contorto, triste eppure beffardo la riempì di una ripugnanza che non aveva mai conosciuto prima.
Ha ragione, pensò.
Tutti mi odiano.
Ed io sono la mia peggiore nemica.
Come per condividere il suo disgusto, le creature sotto la sua pelle si muovevano velocemente come scarafaggi esposti alla luce del sole, ma senza un posto in cui correre e nascondersi.
L’uomo mise via lo specchio e cominciò a passarle di nuovo la punta del coltello sul viso.
Disse di nuovo …
“Ti dimenticheranno.”
Quando il coltello passò sulla gola, lei comprese …
Se mi taglia, gli insetti possono scappare.
Naturalmente, la lama avrebbe anche ucciso lei. Ma questo le sembrava un piccolo prezzo da pagare, per liberarsi dagli insetti e da quel terrore.
Sibilò…
“Fallo. Fallo ora.”
Improvvisamente, l’aria si colmò di una brutta e distorta risata, come se mille pagliacci stessero godendo della sua disperazione.
La risata le fece battere il cuore ancora più dolorosamente e più forte. Janet sapeva che non avrebbe resistito ancora molto.
E non voleva che lo facesse.
Voleva che si fermasse al più presto possibile.
Si ritrovò a contare i battiti …
Uno, due … tre, quattro, cinque … sei …
Ma i battiti divennero più rapidi e meno regolari al contempo.
Per un momento si domandò che cosa sarebbe esploso per primo, il cuore o il cervello?
Infine, avvertì l’ultimo battito del suo cuore, e il mondo si dissolse.
CAPITOLO UNO
Riley rise, quando Ryan le agguantò la scatola di libri che aveva in mano.
Protestò: “Fammi portare qualcosa, OK?”
“Pesa troppo” Ryan rispose, mettendo la scatola sullo scaffale vuoto. “Non dovresti sollevarla.”
“Dai, Ryan. Sono incinta, non malata.”
Ryan mise la scatola di fronte alla libreria e si pulì le mani.
“Puoi portare fuori i libri e metterli sullo scaffale” le suggerì.
Riley rise di nuovo, aggiungendo: “Vuoi dire che mi stai dando il permesso di aiutare a traslocare nel nostro appartamento?”
Ryan ora sembrava imbarazzato.
“Non è quello che volevo dire” replicò. “E’ solo che, beh, mi preoccupo.”
“E continuo a ripetertelo, non c’è nulla di cui preoccuparsi” lo rassicurò Riley. “Sono incinta solo da sei settimane, e mi sento benissimo.”
Non voleva far cenno ad alcuni sporadici episodi di nausea mattutina. Finora, non erano stati molto gravi.
Ryan scosse la testa. “Prova solo a non affaticarti, OK?”
“Non lo farò” Riley disse. “Lo prometto.”
Ryan annuì e tornò alla pila di scatole che dovevano ancora essere svuotate.
Riley aprì lo scatolone di fronte a lei e cominciò a riporre i libri sugli scaffali. Era davvero felice di starsene semplicemente seduta a svolgere un compito semplice. Si rese conto che la sua mente aveva più bisogno di riposo rispetto al corpo.
Gli ultimi giorni erano stati faticosi.
Per l’esattezza le ultime due settimane.
Il giorno della sua laurea in psicologia alla Lanton University aveva segnato un folle cambiamento. Proprio dopo la cerimonia, un agente dell’FBI l’aveva reclutata per il Programma Estivo di Tirocinio, della durata di dieci settimane. Subito dopo, Ryan le aveva chiesto di trasferirsi da lui, quando aveva cominciato il suo nuovo lavoro.
La cosa fantastica era che il suo tirocinio e il nuovo lavoro di Ryan erano a Washington, DC. Perciò, non aveva dovuto fare una scelta.
Almeno, non è andato fuori di testa, quando gli ho detto che ero già incinta, pensò.
In realtà, era sembrato felice quando lo aveva saputo. Si era dimostrato un po’ più nervoso all’idea di un bambino nei giorni fino alla laurea, ma, dopo tutto, Riley stessa era stata molto agitata per la questione.
Quel pensiero sconvolgeva la sua mente. Stavano appena iniziando la loro vita insieme, e presto avrebbero condiviso la più grande responsabilità che Riley potesse immaginare: crescere loro figlio.
Dovremmo prepararci, Riley pensò.
In quei momenti, si sentiva strana a riporre i vecchi testi di psicologia sulle mensole. Ryan aveva provato a indurla a venderli, e lei sapeva che, probabilmente, avrebbe dovuto farlo …
Dio sa che abbiamo bisogno di ogni singolo centesimo che riusciamo ad ottenere.
Eppure, sentiva che ne avrebbe avuto bisogno in futuro. Sebbene non sapesse ancora il perché o per che cosa.
Ad ogni modo, la scatola conteneva anche molti libri di legge di Ryan, e lui non aveva nemmeno considerato di venderli. Naturalmente, li avrebbe forse utilizzati per il lavoro: avvocato, alla prima esperienza, nello studio legale di Washington DC di Parsons e Rittenhouse.
Quando la scatola fu vuota ed i libri tutti riposti nella libreria, Riley sedette sul pavimento ad osservare Ryan, che continuava senza sosta a spingere e riposizionare mobili, come se provasse a trovare il posto perfetto per ogni elemento.
Riley soffocò un sospiro …
Povero Ryan.
Sapeva che l’uomo non era molto felice di questo appartamento nel sottoscala. Aveva un appartamento più carino a Lanton, con gli stessi mobili che avevano portato qui: una bella collezione bohemian di oggetti di seconda mano.
Per quanto la riguardava, gli oggetti di Ryan sembravano sposarsi piuttosto bene col nuovo appartamento. E, sebbene fosse di dimensioni ridotte, la cosa non la infastidiva affatto. Si era abituata alla sua stanza nel dormitorio di Lanton, perciò questo posto sembrava decisamente lussuoso, nonostante i tubi rivestiti, che attraversavano la camera da letto e la cucina.
Era vero che gli appartamenti ai piani superiori erano molto più carini, ma questo era l’unico disponibile. La prima volta che Ryan l’aveva visto, aveva quasi rifiutato di prenderlo. Ma la verità era che quello era il meglio che potessero permettersi. Avevano già tirato troppo la corda dal punto di vista economico. Ryan aveva esaurito la sua carta di credito, a causa delle spese del trasloco, della cauzione per l’appartamento e di tutto il resto, necessario per questo importantissimo cambiamento nelle loro vite.
Ryan infine rivolse lo sguardo a Riley, e propose: “Che ne dici di fare una pausa?”
“Certo” Riley rispose.
Riley si alzò dal pavimento e si sedette al tavolo della cucina. Ryan prese un paio di bibite dal frigorifero e si sedette con lei. I due restarono in silenzio, e Riley si accorse subito che Ryan aveva qualcosa in mente.
Poi, Ryan tamburellò con le dita sul tavolo e disse …
“Uh, Riley, c’è una cosa di cui vorrei parlarti.”
Sembra davvero una cosa seria, pensò.
Ryan divenne di nuovo silenzioso, e aveva uno sguardo distante negli occhi.
“Stai rompendo con me, non è vero?” chiese.
Stava scherzando, naturalmente.
Ma Ryan non rise. Sembrò essersi a malapena accorto della domanda.
“Huh? No, niente del genere, è …”
La sua voce si bloccò, e Riley si sentì davvero a disagio in quel momento.
Che cosa succede? si chiese. Il lavoro di Ryan è saltato per caso?
Ryan guardò Riley negli occhi e disse …
“Non ridere di me, OK?”
“Perché dovrei ridere?” Riley chiese.
Un po’ tremante, Ryan si alzò dalla sedia e s’inginocchiò accanto a lei.
E poi, Riley realizzò …
Oh, mio Dio! Sta per farmi la proposta!
E, come previsto, rise. Fu una risata nervosa, naturalmente.
Ryan arrossì profondamente.
“Ti ho detto di non ridere” protestò.
“Non sto ridendo di te” Riley disse. “Va’ avanti, di’ quel che vuoi dire. Sono piuttosto certa … beh, va’ pure avanti.”
Ryan frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori una scatolina nera. La aprì per rivelare un modesto ma grazioso anello di diamante. Riley non riuscì a trattenere un sussulto.
Ryan balbettò …
“Uh, Riley Sweeney, vorresti, vuoi sposarmi?”
Provando invano a trattenere le risatine nervose, Riley riuscì a rispondere …
“Oh, sì. Assolutamente.”
Ryan estrasse l’anello dalla scatolina, e Riley protese la mano sinistra e lasciò che lo infilasse all’anulare.
“E’ bellissimo” Riley disse. “Adesso alzati e siediti con me.”
Ryan sorrise timidamente e si sedette al tavolo accanto a lei.
“Inginocchiarmi è stato eccessivo?” le chiese.
“E’ stato perfetto” Riley replicò. “Tutto è davvero … perfetto.”
Guardò il piccolo diamante che portava all’anulare solo per un istante. L’effetto della risata nervosa iniziò a svanire, e la ragazza sentì un nodo formarsi in gola.
Proprio non se lo era aspettato. Non aveva neppure osato sperarlo, almeno non così presto.
Ma lei e Ryan erano insieme, in procinto di fare un altro enorme passo nelle loro vite.
Mentre guardava la luce giocare sul diamante, udì Ryan dire …
“Un giorno ti comprerò un anello più bello.”
Riley ebbe un moto di ribellione.
“Non osare!” esclamò. “Questo resterà sempre il mio unico anello di fidanzamento!”
Ma mentre continuava a fissare l’anello, iniziò a preoccuparsi …
Quanto sarà costato?
Come se le avesse letto la mente, Ryan interruppe i suoi pensieri …
“Non preoccuparti per l’anello.”
Il sorriso rassicurante di Ryan fece svanire la sua preoccupazione in un istante. Sapeva che non era uno sprovveduto, quando si trattava di denaro. Probabilmente aveva fatto un buon affare con quell’anello, ma non gli avrebbe mai chiesto maggiori dettagli.
Riley vide Ryan rattristarsi, mentre il suo sguardo vagava intorno nell’appartamento.
“Qualcosa non va?” gli chiese.
Ryan emise un sospiro e rispose: “Costruirò una vita migliore per te. Lo prometto.”
Riley si sentì stranamente scossa.
Così gli chiese: “Che cosa c’è che non va, nella vita che abbiamo adesso? Siamo giovani e innamorati, e avremo un bambino e …”
“Sai che cosa intendo” Ryan la interruppe.
“No, credo di no” Riley replicò.
Il silenzio calò tra loro.
Ryan sospirò di nuovo e disse: “Ascolta, domani comincio a lavorare con uno stipendio minimo. Non lo ritengo certo il più grande successo al mondo. Ma è uno studio legale buono, e, se resto, salirò di livello e potrei anche diventare socio un giorno.”
Riley lo fissò.
“Un giorno, certo” osservò. “Ma è già un grande inizio per te. E mi piace quello che abbiamo adesso.”
Ryan alzò le spalle. “Non abbiamo molto. Abbiamo una sola auto, e mi servirà per andare a lavorare, il che significa …”
Riley lo interruppe: “Il che significa che prenderò la metro per andare al tirocinio ogni mattina. Che cosa c’è di male in questo?”
Ryan si protese dall’altra parte del tavolo e le prese la mano.
“Devi camminare per due isolati fino alla stazione della metro più vicina” le disse. “E questo non è il quartiere più sicuro del mondo. L’auto si è già rotta una volta. Non mi piace che tu debba andare laggiù da sola. Sono preoccupato.”
Una strana e sgradevole sensazione cominciò ad impossessarsi di Riley. Ma non sapeva ancora identificarla.
Riprese: “Non ti è mai venuto in mente che questo quartiere mi piaccia davvero? Ho passato tutta la mia vita nella campagna della Virginia. Questo è un cambiamento emozionante, un’avventura. Inoltre, sai che sono una tipa tosta. Mio padre era un capitano dei Marine. Mi ha insegnato come prendermi cura di me stessa.”
Stava quasi per aggiungere …
E sono sopravvissuta ad un attacco di un serial killer un paio di mesi fa, ricordi?
Non solo era sopravvissuta a quell’attacco, ma aveva aiutato l’FBI a rintracciare il killer e a consegnarlo alla giustizia. Ecco perché le era stata offerta l’occasione di partecipare al programma di addestramento.
Ma sapeva che Ryan non voleva sentirne parlare. Il suo orgoglio maschile ne era incrinato.
E Riley si rese conto di una cosa …
Mi infastidisce davvero.
Riley scelse con cura le parole, provando a non dire la cosa sbagliata …
“Ryan, a dire il vero costruire una vita migliore per noi non spetta solo a te. Spetta ad entrambi. Dovrò impegnarmi anch’io. Avrò una mia carriera.”
Ryan distolse lo sguardo, accigliato.
Riley soffocò un sospiro e comprese…
Alla fine, ho detto la cosa sbagliata.
Aveva quasi dimenticato che Ryan non approvava realmente il suo tirocinio estivo. Gli aveva ricordato che sarebbe durato soltanto dieci settimane, e che non si basava su un addestramento fisico. Avrebbe osservato gli agenti al lavoro, soprattutto al chiuso. Inoltre, forse avrebbe potuto ottenere un lavoro d’ufficio lì nella sede centrale dell’FBI.
Di fronte a quelle prospettive, l’uomo si era mostrato più favorevole all’idea, ma non ne era certamente entusiasta.
In realtà Riley non sapeva davvero che cosa il fidanzato preferisse per lei.
Forse voleva che fosse una madre casalinga? In quel caso, prima o poi sarebbe rimasto deluso.
Ma questo non era il momento per affrontare la questione.
Non rovinare questo momento, Riley si disse.
Guardò di nuovo il suo anello, e poi spostò lo sguardo su Ryan.
“E’ bellissimo” disse. “Sono davvero felice. Grazie.”
Ryan sorrise e le strinse la mano.
Poi, Riley disse: “Allora, a chi daremo la notizia?”
Ryan alzò le spalle. “Non lo so. Non abbiamo amici qui in città. Credo che dovremmo metterci in contatto con alcuni dei miei vecchi amici della scuola di legge. Forse tu potresti chiamare tuo padre.”
Riley si accigliò alla sola idea. L’ultima volta che era andata a trovare il genitore non era finita bene. Il loro rapporto era sempre stato davvero complicato.
E inoltre …
“Non ha il telefono, ricordi?” Riley gli rammentò. “Vive da solo sulle montagne.”
“Oh, sì” Ryan esclamò.
“E i tuoi genitori?” gli chiese a questo punto.
Il sorriso svanì leggermente dal volto di Ryan.
“Scriverò loro al riguardo” rispose.
Riley si sforzò per non chiedere …
Perché non chiamarli al telefono?
Forse potrei parlare con loro.
Non aveva mai incontrato i genitori di Ryan, che vivevano nella piccola cittadina di Munny, in Virginia.
Sapeva che Ryan era cresciuto nella classe operaia, ed era molto ansioso di mettersi quella vita alle spalle.
Si chiese se fosse imbarazzato da loro o …
Sono io che lo metto in imbarazzo?
Sanno che viviamo insieme?
Approverebbero?
Ma, prima che Riley potesse pensare al modo di introdurre l’argomento, il telefono squillò.
“Forse potremmo lasciar fare alla segreteria” Ryan propose.
Riley ci rifletté per un momento, mentre il telefono continuava a squillare.
“Potrebbe essere importante” replicò. Raggiunse il telefono e sollevò la cornetta.
Una voce maschile allegra e professionale disse: “Potrei parlare con Riley Sweeney?”
“Sono io” rispose.
“Sono Hoke Gilmer, il tuo supervisore del programma di addestramento dell’FBI. Volevo soltanto ricordarti …”
Riley interruppe con entusiasmo: “Sì, lo so! Sarò lì di primo mattino, alle sette in punto!”
“Perfetto!” Hope rispose. “Non vedo l’ora di incontrarti allora.”
Riley chiuse la telefonata e guardò Ryan, che aveva uno sguardo pensieroso.
“Wow” esclamò. “Sta diventando tutto reale, non è vero?”
Riley comprese come si sentiva. Da quanto si erano trasferiti a Lanton, erano stati quasi sempre insieme.
Invece, l’indomani, avrebbero cominciato entrambi un nuovo lavoro.
Riley propose: “Forse abbiamo bisogno di fare insieme qualcosa di speciale.”
“Grande idea” Ryan propose. “Forse potremmo andare al cinema, trovare un bel ristorante e …”
Riley rise, prendendolo per la mano e facendolo alzare in piedi.
“Ho un’idea migliore” replicò.
Lo spinse in camera, dove caddero entrambi ridendo sul letto.