Buch lesen: «Il Killer di Halloween»
IL KILLER DI HALLOWEEN
(UN MISTERO DI RILEY PAIGE—LIBRO 17)
BLAKE PIERCE
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA DI
IMMACOLATA SCIPLINI
Blake Pierce
Blake Pierce è autore bestseller secondo USA Today della serie mistery RILEY PAIGE, che include sedici libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE, che comprende tredici libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie mistery KERI LOCKE, che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE, che comprende sei libri (e altri in arrivo); del sorprendente mistery psicologico CHLOE FINE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); dell’emozionante serie thriller psicologica JESSIE HUNT, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie thriller psicologica che vi farà stare con il fiato sospeso, AU PAIR, che comprende due libri (e altri in arrivo); e della serie mistery ZOE PRIME, che comprende due libri (e altri in arrivo).
Avido lettore e fan da sempre dei generi mistery e thriller, Blake adora sentire le vostre opinioni, quindi non esitate a visitare il sito www.blakepierceauthor.com per scoprire di più su questo autore e mettervi in contatto con lui.
Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto permesso dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né potrà essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrà essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza. L’immagine di copertina è usata sotto licenza di Shutterstock.com.
LIBRI DI BLAKE PIERCE
LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP
NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)
NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)
NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)
LA RAGAZZA ALLA PARI
QUASI SCOMPARSA (Libro #1)
QUASI PERDUTA (Libro #2)
QUASI MORTA (Libro #3)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)
I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT
LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)
IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)
LA CASA PERFETTA (Libro #3)
IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)
LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)
IL LOOK PERFETTO (Libro #6)
I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
VICOLO CIECO (Libro #3)
UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)
RITORNA A CASA (Libro #5)
FINESTRE OSCURATE (Libro #6)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
SE LEI VEDESSE (Libro #2)
SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)
SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)
SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)
SE LEI TEMESSE (Libro #6)
SE LEI UDISSE (Libro #7)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
ADESCAMENTO (Libro #3)
CATTURA (Libro #4)
PERSECUZIONE (Libro #5)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
MORTE SUI BINARI (Libro #12)
MARITI NEL MIRINO (Libro #13)
IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)
IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)
OMICIDI CASUALI (Libro #16)
IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)
UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE
UNA LEZIONE TORMENTATA
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
PRIMA CHE ANELI (Libro #10)
PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)
PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)
PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
PROLOGO
Lo Sceriffo Emory Wightman stringeva ancora la torcia mentre due dei suoi poliziotti scavavano nella terra morbida. La buca, lunga e stretta, si era fatta davvero profonda, ormai.
L’Agente Tyrone Baldry si fermò e uscì fuori dalla buca. Appoggiandosi alla pala, si asciugò la fronte con la manica sporca.
“Ehi, Sceriffo” Baldry esclamò, “le spiacerebbe sostituire uno di noi per un po’?”
“Potremmo prenderci una piccola pausa” gli fece eco l’Agente Newt Holland, continuando però a scavare la terra in fondo alla buca.
Wightman sbuffò. “Qualcuno deve tenere la torcia.”
Entrambi i poliziotti emisero un grugnito sarcastico.
Ma, in effetti, la piccola radura nel bosco era diventata buia mentre lavoravano. Wightman prese in considerazione di fermare tutto, finché non fossero riusciti ad illuminare l’area in maniera appropriata. Poi scacciò quel suo pensiero: se c’era qualcosa in quella buca, dalle dimensioni di una fossa, voleva saperlo adesso.
Non avevano trovato alcunché l’ultima volta.
Ebbe come un déjà vu, spostando lo sguardo intorno, nell’oscurità. Era stata una fresca notte di autunno, proprio come quella, quasi un anno prima. Erano giunti lì seguendo un oscuro indizio, in cerca di una persona scomparsa, una ragazza di nome Allison Hillis, che era sparita qualche notte prima di Halloween.
Un messaggio anonimo aveva indicato di scavare in quel luogo, dove in effetti la terra visibilmente lavorata aveva fatto pensare che ci potesse essere davvero una tomba. Ma, dopo aver rimosso tutta la terra smossa, non avevano trovato alcunché.
Ora, quasi un anno dopo, la donna risultava ancora scomparsa, e non era stato trovato alcun corpo. Un nuovo messaggio appena spedito li aveva condotti nuovamente nello stesso posto. E ancora una volta, la terra mossa aveva mostrato che qualcosa, o qualcuno, poteva essere seppellito in questo punto.
E di nuovo, tutto iniziava a sembrare una sorta di crudele scherzo, che aveva trascinato la polizia fin lì, con la stessa perdita di tempo.
Mi piacerebbe mettere le mani su questo burlone.
Potrei anche mandarlo a giudizio.
Fissando il fondo della buca, Baldry chiese: “Quanto ancora dobbiamo scavare?”
Bella domanda, Wightman pensò.
Quanto ancora dovevano scavare prima di poter essere certi che faticare lì, a quell’ora della notte, fosse del tutto inutile?
“Continuate a scavare” Wightman rispose. “Immagino che stia diventando pesante. Potete fare a turno.”
Holland riprese a scavare, mentre Baldry se ne stette semplicemente sul bordo della buca. Guardando nell’oscurità circostante, Baldry disse con una smorfia: “Sceriffo, spero che stia in guardia dall’Uomo Capra.”
Wightman ringhiò sottovoce.
Non era una battuta molto divertente, dato che entrambi quei messaggi anonimi avevano fatto cenno alla vecchia leggenda. Il feroce Uomo Capra era solo un racconto del luogo, naturalmente, ma, quando Wightman era stato un bambino, la leggenda gli era sembrata abbastanza spaventosa da tenerlo sveglio di notte.
Stava per ordinare di porre fine allo scavo, quando udì una voce tremante provenire dall’interno della fossa.
“Sceriffo” Holland disse. “Avvicini la torcia.”
Wightman e Baldry si sporsero a guardare dentro.
Holland stava spostando un mucchio di terreno con la mano, scoprendo qualcosa.
Adesso la voce di Baldry sembrava spaventata.
“Oh, Gesù. Ho davvero una brutta sensazione.”
Wightman allungò una mano, puntando la torcia direttamente dove Holland stava lavorando.
“Sembra della stoffa nera” Holland osservò.
Mentre Holland spostava dell’altra terra, scorsero della vernice Bianca sul terreno nero, delle strisce bianche che sembravano costole. La stoffa faceva parte di un costume di Halloween.
La donna scomparsa doveva aver indossato esattamente quel tipo di costume, quando era sparita l’anno prima ad Halloween, un costume da scheletro, nero con ossa bianche disegnate sopra.
“Oh, no” Holland esclamò. “Oh, Cristo, no.”
Continuò a grattare via la terra a mani nude. Esitò quando scoprì la maschera del teschio.
“Sollevala” Wightman disse, sapendo benissimo quello che avevano trovato.
Holland sollevò la maschera, poi gridò e, barcollando, indietreggiò allontanandosi da quella orribile vista.
Si trattava di un altro teschio, un vero teschio. Carne essiccata era attaccata alle ossa, e c’erano dei malconci ciuffi di capelli logori sullo scalpo.
La verità investì lo Sceriffo Wightman come un maremoto.
Allison Hillis non era più una persona scomparsa.
Era morta.
Baldry si ritrasse dal bordo della fossa, piangendo terrorizzato.
Wightman stette a fissare il teschio con la bocca spalancata.
“Che cosa facciamo adesso, Sceriffo?” Holland chiese quasi sottovoce.
Per un istante, Wightman non seppe che cosa rispondere.
Che cosa significa questo? si chiese.
Perché l’informatore anonimo li aveva condotti qui, in un vicolo cieco l’anno prima, solo per ricondurceli di nuovo per poi far trovare davvero un cadavere?
E perché Allison Hillis era stata uccisa tanto per cominciare?
Wightman ricordò le parole con le lettere ritagliate contenute all’interno del messaggio , che diceva …
L’UOMO CAPRA HA ANCORA FAME
Qualunque cosa volesse dire, Wightman era sicuro di una cosa.
Ovviamente, si è trattato di un omicidio, e ce ne saranno degli altri.
Holland ripeté la sua domanda. “Che cosa facciamo adesso?”
Wightman prese un respiro lungo e profondo.
“Chiameremo l’FBI” fu la sua risposta.
CAPITOLO UNO
A Riley parve impossibile radunare le figlie a colazione, quella mattina. Dopo aver litigato su chi avesse trascorso più tempo in bagno, April e Jilly continuavano ad entrare e uscire dalle loro camere, parlando del più e del meno. Quando finalmente scesero di sotto, iniziarono anche a prendersi in giro nel soggiorno, finché Riley ce le trascinò fuori.
Ne ho abbastanza di due ragazze? quasi si chiese.
“Forza, mangiamo” Riley continuò a dire. “Perderete l’autobus per la scuola. E non vi ci accompagnerò stamattina.”
Alla fine, riuscì a trascinare entrambe le ragazze in cucina, dove la loro governante guatemalteca, Gabriela, aveva preparato una deliziosa colazione come al solito. Appena sedettero a tavola, Jilly chiese.
“Mamma, posso avere quaranta dollari?”
“A cosa ti servono, tesoro?” Riley replicò.
“Vorrei noleggiare un costume da zombie” fu la risposta di Jilly.
Per un momento, Riley si chiese, Un costume da zombie?
Poi, ricordò: mancavano soli due giorni ad Halloween.
“Non ti serve un costume da zombie” Riley obiettò.
La sedicenne April dette un colpetto alla sorella minore e disse gioiosamente: “Te l’ho detto che non te lo avrebbe permesso.”
Con voce lamentosa, la figlia minore disse: “Ma mi serve un costume per andare in giro a fare dolcetto o scherzetto!”
“Sei troppo grande per fare dolcetto o scherzetto”.
“Ho quattordici anni!” Jilly insisté.
“Esattamente ciò che intendo” la madre rispose, dando un morso alla colazione.
“Questo non è giusto” Jilly sbottò. “Non ho mai fatto dolcetto o scherzetto in vita mia. Sarò decisamente più vecchia l’anno prossimo. Questa sarà la mia ultima occasione.”
Riley si rattristò a quelle parole. “Non hai mai fatto dolcetto o scherzetto?”
Jilly alzò le spalle e disse lamentosamente: “Quando avrei avuto anche solo una possibilità di fare una cosa simile?”
April aggiunse: “Sai che sta dicendo la verità, mamma.”
In realtà, Riley ne era sicura: non lo aveva mai fatto prima.
Jilly era entrata nella sua famiglia soltanto di recente. L’ottobre precedente, si trovava ancora affidata ai servizi sociali a Phoenix e, prima ancora, aveva trascorso la propria infanzia con un padre violento. Riley aveva perfezionato le pratiche dell’adozione a luglio, dandole una vita più normale, ma sapeva che Jilly non aveva fatto molte cose, a quanto sembrava, andare in giro a fare dolcetto o scherzetto.
Jilly fece di nuovo spallucce. “Non lo so. Non posso andarci da sola?”
Riley rabbrividì leggermente alla sola idea.
“Assolutamente no” rispose. “Può essere pericoloso per i ragazzini che vanno in giro da soli a fare dolcetto o scherzetto. Devi andarci con qualcuno più grande. Forse può pensarci April.”
April sgranò gli occhi, allarmata.
“Non porto Jilly proprio da nessuna parte!” disse. “Devo andare a una festa!”
“Che festa?” Riley chiese.
“A casa di Scarlet Gray” April rispose. “Sono sicura di avertene parlato.”
“E io invece sono sicura che non l’hai fatto” Riley disse. “Ad ogni modo, non andrai ad alcuna festa. Sei ancora in punizione.”
April roteò gli occhi. “Dio, resterò in punizione per il resto della mia vita?”
“Solo fino al Ringraziamento” fu la risposta della madre. “Ci siamo accordate così.”
“Oh, perfetto” April esclamò, infilzando la colazione con una forchetta. “Sono in punizione ed accompagno mia sorella minore a fare dolcetto o scherzetto. Non ha proprio senso.”
“Non deve avere senso” Riley disse severamente. “Sono io che faccio le regole.”
Riley intravide Gabriela annuire con saggia approvazione. La tarchiata e seria governante le aveva insegnato a dire “sono io che faccio le regole”, tempo addietro, quando Riley si era dimostrata troppo permissiva con le ragazze. Spesso sembrava che Gabriela fosse più genitore con April e Jilly di quanto sapesse essere Riley stessa, che le era profondamente grata per la sua presenza.
“Benissimo” Riley disse a Jilly, “puoi avere i soldi per il tuo costume da zombie. Ma dovremo ancora discutere dei dettagli, prima che tu vada.”
Jilly sembrò perfettamente felice a quelle parole, mentre April sembrava tristissima. Ma, almeno, la questione era chiarita. Dopo aver finito la colazione in silenzio, Riley si trovò a pensare che il giorno del Ringraziamento era davvero vicino, e la sua energica figlia maggiore non sarebbe più stata in punizione.
Ciò che April aveva fatto era davvero grave. Tempo addietro, in estate, Riley aveva acquistato una pistola per lei, sicura che la sua figlia maggiore avrebbe gestito l’arma con responsabilità.
Ma la fiducia di Riley era stata mal riposta. Non solo April non si era assicurata di aver scaricato l’arma, dopo averla portata a casa dal poligono di tiro, ma aveva fatto cadere l’arma, mentre provava a portarla via dalla camera di Riley. Riley poteva ancora sentire lo sparo riecheggiare attraverso la casa. E, soltanto di recente, aveva riparato i buchi nelle due pareti, causati dal proiettile.
Abbiamo avuto fortuna che nessuno si sia fatto male, o sia rimasto ucciso, Riley pensò. Provava gratitudine e sollievo per questo, quando, ogni singolo giorno dall’episodio, ci ripensava.
Si chiedeva se fosse il caso di prolungare la punizione di April, forse fino a Natale e Capodanno. Ma era troppo tardi per cambiare idea. Doveva essere coerente. Gabriela l’aveva aiutata ad imparare quella lezione.
Riley guardò dalla finestra le ragazze che, uscite da casa, si dirigevano alla fermata dell’autobus. Si ritrovò a pensare a quanto odiasse Halloween, senza comprenderne il motivo.
Forse era turbata dall’idea dei ragazzini che vagavano in giro fingendosi mostri. Dopo anni trascorsi a lavorare come agente del BAU, Riley aveva imparato da tempo che il mondo era fin troppo pieno di mostri veri. Le sembrava in un certo senso perverso andare in giro a fingersi mostri soltanto per divertimento.
Naturalmente, ad Halloween, i bambini si travestivano anche da personaggi positivi, come i supereroi per esempio. Ma a Riley non piaceva neanche quello. A suo modo di vedere, il mondo aveva bisogno di eroi veri, non fasulli in mantelli e calzamaglie. Inoltre avrebbero dovuto esserci più persone che sapessero essere eroiche nelle piccole cose della vita.
Come mandare i figli a scuola, Riley pensò con un sorriso, mentre April e Jilly svoltavano un angolo, sparendo così alla vista.
La verità era che l’essere impegnata nella lotta al crimine non le era mai sembrata un’attività eroica. I compiti quotidiani di madre spesso sembravano molto più ardui rispetto a liberare il mondo da veri mostri umani. Quei malvagi spesso potevano essere catturati, ponendo fine alla loro furia. Il lavoro di genitore, invece, non si interrompeva mai e richiedeva uno sforzo incessante.
Non che io sia un’eroina nel fare la mamma.
Ma almeno era riuscita a far sì che le figlie facessero colazione, uscissero di casa e andassero a scuola quella mattina. Senza alcun incarico immediato al BAU, si era presa la giornata libera.
Ed aveva dei piani speciali.
Sorrise al solo pensiero …
Un appuntamento.
Le sembrava strano usare quel termine, considerando in particolare chi avrebbe incontrato a pranzo. Ma una relazione importante nella sua vita aveva preso una piega inaspettata recentemente. E ora …
Ci frequentiamo, direi.
Era contenta di avere il resto della mattina a disposizione per prepararsi.
Entrata nella sua stanza, prese il cellulare dal comodino e vide che aveva ricevuto un messaggio vocale.
Ascoltandolo sentì una familiare voce, roca e profonda.
“Ehi, Agente Paige. Sono Van Roff. Mi chiami.”
Avvertì insieme aspettativa e preoccupazione. Dal tono della voce dell’uomo, non sembrava affatto che avesse buone notizie.
La domanda era: Riley voleva sentire ciò che aveva da dirle al momento?
Sedette sul letto e guardò il cellulare, provando a decidere se richiamarlo oppure no.
Van Roff era un analista tecnico nell’ufficio dell’FBI di Seattle. Riley aveva lavorato in passato con quel tecnico informatico, brillante e sovrappeso, un nerd, talvolta anche andando oltre le regole. Aveva imparato che Van era intenzionato ad aggirare e persino infrangere le regole, di tanto in tanto, specialmente se il problema in questione lo interessava.
Doveva essere una di quelle volte.
Riley sospirò ricordando il modo in cui la sua ex partner Jenn Roston fosse sparita durante l’ultimo caso a cui avevano lavorato insieme, lasciandosi alle spalle un messaggio criptico che non spiegava proprio alcunché:
Riley,
mi dispiace.
Jenn
Era stato un terribile shock, ed aveva messo Riley nei guai con il suo capo, Brent Meredith, che sospettava giustamente che la stessa Riley ne sapesse di più al riguardo, di quanto lasciasse a intendere.
Jenn aveva confidato a Riley di essere stata cresciuta da una inquietante madre adottiva, che si faceva chiamare “zia Cora”, e che addestrava personalmente i bambini che le affidavano a diventare esperti delinquenti, nella sua stessa organizzazione criminale.
La ragazza era sfuggita alle grinfie di zia Cora, tempo addietro, ed era divenuta una brillante e promettente giovane agente del BAU.
Riley era la sola persona a cui Jenn aveva raccontato del proprio passato oscuro; sapeva che la giovane era rimasta in contatto, di tanto in tanto, con la diabolica zia Cora, che continuava a provare a riportarla sotto il suo controllo.
Dopo la risoluzione del caso, Riley aveva ricevuto un pacchetto che conteneva il distintivo e la pistola di Jenn, insieme ad un altro messaggio criptico:
Ci ho provato.
A quelle parole, Riley aveva creduto che la collega fosse tornata nell’oscuro mondo di zia Cora.
Aveva diligentemente consegnato il distintivo e la pistola di Jenn a Brent Meredith, che aveva già ricevuto una lettera di dimissioni da lei.
Per Meredith, il rapporto di Jenn con il BAU era terminato. Non aveva alcun interesse a scoprire dove fosse andata o perché. Non voleva più sentirla nominare.
Ma Riley continuava a sperare che, in qualche modo, fosse possible mettersi in contatto con Jenn, e magari allontanarla definitivamente da zia Cora.
Certa che Van Roff avrebbe trovato questo puzzle abbastanza interessante da attrarre le sue incredibili doti, Riley si era rivolta a lui in cerca di aiuto.
E ora l’uomo stava rispondendo.
Devo a scoprire che cos’ha da dire, concluse.
Compose il numero di Van Roff, e questo rispose immediatamente.
“Vorrei avere migliori notizie per lei, Agente Paige” esordì.
“Non sei riuscito a trovare nulla?” Riley chiese.
“Nulla” rispose. “Ha detto che forse potrei trovare qualcosa nei suoi file personali, qualcosa riguardo alla casa famiglia in cui è cresciuta.”
Riley annuì e disse: “Jenn mi ha detto che c’era qualcosa del genere nei suoi file. La casa famiglia ha chiuso molto tempo fa, ma, ciò nonostante, ho pensato che forse qualche informazione potesse fornirti un indizio …”
Van la interruppe: “Agente Paige, non ci sono file. Qualcuno ha hackerato i file dell’FBI e ha cancellato quelli personali della Roston. È come se lei non avesse mai lavorato per l’FBI.”
Riley si sentì stordita per lo shock.
Van continuò: “Qualcuno non vuole che si sappia che cosa le è successo. E chiunque sia quel ‘qualcuno’, ha delle grandi capacità da hacker. Eliminare i file dell’FBI è quasi un’impresa.”
“Che mi dici dell’indirizzo che ti ho dato?”
Riley intendeva l’indirizzo del mittente che era scritto sul pacchetto che conteneva la pistola e il distintivo: un indirizzo di Dallas, Texas.
“Falso” Van disse. “Non esiste. E ho usato ogni trucco a mia disposizione per scoprire se lei potesse ancora trovarsi a Dallas. Non riesco a trovarla lì o da un’altra parte. È come se fosse sparita dalla faccia della terra.”
A quel punto Riley si sentì completamente abbattuta.
“OK” lei disse. “Grazie, Van.”
“Nessun problema.”
Improvvisamente, le venne in mente un’altra cosa.
“Van, ti ho raccontato alcune cose di Jenn che nessun altro dovrebbe sapere. Spero che tu …”
Van la interruppe con una voce allegra in modo incongruente.
“Beh, grazie di aver chiamato Agente Paige. Lo apprezzo davvero. Mi piace che ci teniamo in contatto, aiutandoci.”
Riley abbozzò un sorriso. Sapeva che questo era il modo di Van Roff di dire che quell’intera conversazione non aveva mai avuto luogo, per quanto lo riguardava. Poteva sempre contare sul fatto che Van mantenesse un segreto.
“Arrivederci, Van” rispose. “E grazie ancora.”
Terminò la telefonata e si buttò tristemente sul bordo del letto. Ricordò una frase che Van aveva appena detto.
“Qualcuno non vuole che si sappia che cosa le è successo.”
Riley aveva la sensazione che quel “qualcuno” fosse la stessa Jenn, che non voleva essere trovata. E, se Van Roff non poteva trovarla, nessun altro ci sarebbe potuto riuscire.
Se n’è andata, Riley pensò. Jenn se n’è andata sul serio.
Riley lottò per un istante con sentimenti di tristezza, rabbia e tradimento.
Non posso farci niente, si disse. Jenn ha fatto la sua scelta. Non spetta a me.
Ora, l’attendeva qualcosa di piacevole. Si alzò dal letto e andò all’armadio, per cercare qualcosa di carino da indossare al suo appuntamento a pranzo. Mentre cercava tra i vestiti, sorrise per l’ironia del fatto che volesse apparire al meglio quel giorno.
Che strano, pensò.
Eccola lì, provando a impressionare un uomo che già conosceva meglio di quasi chiunque altro.