Il Conte Di Edgemore

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Il Conte Di Edgemore
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Il conte di Edgemore

Dall’autrice di bestseller di USA Today

Amanda Mariel

Traduzione di Francesco Buttafuoco

Questa è un’opera di finzione. Nomi, personaggi. Organizzazioni, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione.

Copyright © 2019 Amanda Mariel

Tutti i diritti riservati.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in ogni forma e mezzo, elettronico, meccanico, fotocopiato o registrato senza il permesso scritto dell’editore.

Pubblicato da Brooke Ridge Press

A mio marito–Il mio mascalzone preferito. Ti amo!


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Per maggiori info o per rimanere aggiornati sui prossimi lavori dell’autrice visita il sito

www.amandamariel.com

PREMESSA

Il Natale non è mai stato così immorale…

Il Conte di Edgemore, Blake Fox, fa ciò che vuole e non pensa minimamente a scusarsi. Il suo unico punto debole è sua sorella, Lady Minerva. Non sa che la ragazza ha qualcosa in mente, e il Natale è l`occasione perfetta.

Blake ha qualche possibilità contro sua sorella, il vischio e la magia del Natale?

CAPITOLO 1

Inghilterra, 1816

“Dannazione,” Carstine Greer imprecò mentre la caviglia si torceva. Si sedette sul terreno ghiacciato al lato della strada, inspirando bruscamente per il dolore. Prendendola dagli orli tirò su la gonna per controllare la ferita.

“Ah,” grugnì mentre liberava il piede dallo stivale. Ogni movimento mandava spiacevoli scosse di dolore dalla caviglia, salendo per la gamba. Fissò il gelido sentiero, causa del suo dolore.

Mettendo da parte lo stivale, Carstine passò le dita sulla pelle gonfia e rossa della caviglia. Nonostante il dolore che ne sarebbe seguito, Carstine si costrinse a muovere prima le dita e poi il piede.

Bene, nessuna frattura, solo un gran dolore. Di sicuro aveva una brutta distorsione.

Scommise che non sarebbe successo se i suoi genitori l'avessero fatta rimanere in Scozia.

Perché diavolo sua madre fu così insistente nel farla andare in Inghilterra. Non le importava della società inglese, né aveva fretta di sposarsi. Non era contraria al trovare marito, ma non vedeva ragione di non poterlo fare nella sua terra. Un brav’uomo scozzese le sarebbe andato bene, pensava mentre rimetteva con attenzione lo stivale.

Il rumore degli zoccoli la distrasse dalla sua pena, e guardò verso la strada ricoperta di neve. Qualcuno avanzava verso di lei a rotta di collo. Vide di sfuggita il gentiluomo che la superò, le code del suo abito svolazzanti, fermare il suo cavallo e andare verso di lei.

Carstine lo fissò imperturbabile. Era alto e muscoloso, con larghe spalle, mascella forte e curiosi occhi blu incorniciati in folte ciglia. L’uomo sedeva esperto sopra un grande cavallo castano. Davvero un bell’esemplare–sia il cavallo che il cavaliere.

Carstine sorrise lievemente e annuì allo straniero.

L’uomo annuì a sua volta prima di spostare l’attenzione alla sua caviglia. Aggrottò le sopracciglia, esaminandola. “Siete ferita.”

“Si.” Annuì imbarazzata mentre finiva di sistemarsi lo stivale. “Sono scivolata sul ghiaccio. È solo una piccola slogatura. Nulla di serio.”

L’uomo scese da cavallo. Si avvicinò a lei con lunghi passi sicuri. “Mi permettete di scortarvi a casa?”

Carstine scosse la testa. Non era pazza abbastanza da montare a cavallo con uno sconosciuto. Di sicuro non in un paese a lei familiare. “Non devo andare lontano. Fox Grove è dietro la curva. Riesco a vederla da qui,” disse Carstine.

“Sciocchezze,” insisté, sorridendole. “Blake Fox, Conte di Edgemore, al vostro servizio.” Fece un’inchino. “Siete la nuova cameriera di Lady Minerva?”

Carstine socchiuse gli occhi. L’uomo mostrava una sorprendente somiglianza con Lady Minerva. Il colorito era diverso, ma la forma a mandorla degli occhi e gli zigomi alti erano esattamente gli stessi. Si schiarì la gola. “È un piacere incontrarla, mio signore, ma temo vi sbagliate riguardo Lady Minerva.”

“Sciocchezze.” Agitò la mano. “Mia sorella reclamerebbe la mia pelle se lasciassi la sua cameriera fuori al freddo, e ferita. Venite.” Allungò la mano verso di lei.

Cameriera? La parola risuonava nella sua mente, e Carstine strinse gli occhi. Cosa gli faceva pensare che fosse una serva? Guardò la gonna bagnata e gli stivali infangati. Poteva essere un po’ trasandata, ma non era una cameriera.

“Non siate testarda.” Lord Edgemore mosse le dita impazientemente. “Venite, vi aiuto a montare a cavallo.”

“No.” Carstine scosse la testa. “Non viaggerò con voi.”

“Ma certo che lo farete. Siete al servizio di mia sorella, e quindi una mia responsabilità.” Fece un passo avanti, la brezza fresca muoveva le ciocche dorate che pendevano alle sue spalle. “So che voi scozzesi siete abituati al freddo, ma congelerete se starete fuori a lungo.” La prese per un braccio e la spinse su. “Non siate testarda.”

Le guance di Carstine s’infiammarono. Scattò via alzandosi in piedi- “Ve l’ho già detto. Non è nulla. La vostra assistenza non è necessaria.”

Si sentiva insultata,e non poteva fare a meno di essere arrabbiata. E cosa centrava l’essere scozzese? Pensava fosse meno di lui per il suo retaggio? Ha deciso che fosse una serva solo per questo?

Voleva chiarire le sue convinzioni, lo aveva nella punta della lingua. Ma il pensiero di vedere il suo compiacimento crollare una volta fatte le dovute presentazioni la tentava, per cui non disse nulla.

Meritava un castigo, e l’imbarazzo che ne sarebbe derivato. Inoltre, si sarebbe deliziata degli scomodi momenti che avrebbe sofferto. Un sorriso si allungò sulle labbra immaginando lo sguardo che senza dubbio avrebbe fatto.

Era proprio cattiva.

Carstine strillò mentre il conte la sollevò e la mise sulla sella. Lo fulmino con lo sguardo, digrignando i denti. “Non viaggerò con voi.” Iniziò a scendere dal cavallo, scivolando dalla sella. “Non potete costringermi.”

Lord Edgemore la prese per la vita, tenendola ferma. “Oso dire che non capisco la vostra obiezione. Né mi importa. Non vi lascerò congelare, né vi permetterò di peggiorare la ferita camminando con quella caviglia.” Diede uno sguardo allo stivale. “Verrete con me.”

“No…”

“È un ordine.” La mise saldamente in sella. “E vi avverto, non accetterò ulteriori scuse.”

Carstine sospirò, irritata. “Allora guiderete il cavallo,” gettò le redini verso di lui. “Mentre camminate.”

Fu soddisfatta nel vedere il conte Edgemore prendere le redini e guidare il cavallo verso Fox Grove. Il lord l’aveva si insultata, ma su questo aveva avuto la meglio. Sapere che ancora non era finita migliorò il suo umore.

Carstine volse l'attenzione al paesaggio, rilassandosi sulla sella. Presto avrebbe avuto la sua vendetta.

CAPITOLO 2

Blake Fox, quarto conte di Edgemore, condusse il suo cavallo Crociato, e il suo arrabbiato carico, lungo il viale di Fox Grove. Era completamente intenzionato a consegnare la donna esuberante, se non bella, alla porta della servitù, per poi ritirarsi nella sua sala da biliardo per un brandy tanto necessario.

Aveva le ossa gelate fino al midollo. Senza dubbio, anche la donna era sofferente. Blake si chiese se anche alla donna piacesse il brandy. Se non fosse così arrabbiata, l'avrebbe invitata a unirsi a lui per un bicchiere.

Azzardò uno sguardo verso di lei. Sedeva sulla sella, le braccia incrociate sul suo ampio seno, e la testa alta. All’apparenza, sosteneva il freddo meglio di lui. Forse l’arrabbiatura la teneva al caldo.

 

Aveva sentito dire che le donne scozzesi fossero di un’altra razza, ma non aveva dato peso alle dicerie. Gli scozzesi che aveva conosciuto non erano diversi dagli inglesi, ma questa donna…

Era fuoco e zolfo, nascosti sotto una carnagione chiara e occhi ammalianti. Una corona intrecciata di capelli castano dorato sembrava un’aureola sulla testa da diavolo, e il suo volto a forma di cuore era allo stesso modo ingannevole.

La desiderava.

Averlo realizzato lo spaventava, e riportò l’attenzione al viale. Ma perché non dovrebbe desiderare la ragazza? Era incredibile e fiera. Sarebbe stata indubbiamente una splendida compagna di letto.

Sempre se fosse riuscito a cambiare l’opinione che aveva di lui.

Incantarla, sia per il suo desiderio di rivalsa, che per le sue gonne.

Blake volse lo sguardo verso di lei. “Qual è il vostro nome?”

Lei sorrise, come se avesse un segreto, e disse “Miss Carstine Greer.”

“Ah, un bel nome per un’incantevole donna.”

Si portò una mano al mento, l’indignazione nei suoi occhi verde chiaro. Nonostante l'evidente disgusto per l'adulazione, un lieve sorriso le apparve sulle labbra.

Blake non potè fare a meno di prenderla in giro. “Sembra non siate abituata ai complimenti. Un vero peccato.”

“Al contrario, mio signore. Ho avuto più complimenti di quanti dovrebbe riceverne una lady, “ Carstine manteneva lo sguardo, lo fissava, ma non del tutto ostile.

In quel momento, decise. L’insolente Carstine sarebbe finita nel suo letto entro Natale. Avrebbe implorato per i suoi complimenti e desiderato i suoi baci. Sarebbe stata sua, e sarebbe stato un felice Natale.

Perlomeno, molto piacevole.

“Mio Dio! Cos’è successo, Carstine?”

Blake si fermò al suono acuto della voce di sua sorella Minerva. Si girò leggermente, per vederla correre verso di loro.

“Perché siete sul cavallo di Blake? Siete ferita?” Chiese Minerva andando verso di loro, i riccioli castani ondeggianti ad ogni passo.

“Sono scivolata sul ghiaccio. È solo una piccola slogatura. Non è nulla. Non vi preoccupate.” Rispose Carstine.

Blake si rivolse a un valletto che aveva seguito Minerva da casa e disse: “Aiuta la donna a scendere. Portatela nel sottoscala.”

“Nel sottoscala!” Minerva gridò indignata. “Perché mai volete mandarla li?” Minerva guardò il valletto. “Sua signoria si sbaglia. Portate Miss Carstine nella sua stanza e assicuratevi che mia madre ne sia informata.”

“La sua stanza?” Chiese Blake, stupito.

“Si, la sua stanza. Carstine è ospite di nostra madre. La sua domestica, in realtà.” Minerva strinse lo sguardo. “Chi pensavate che fosse?”

“Pensava che io servissi voi, milady,” disse Carstine.

“La mia serva?” Minerva lo colpì alle braccia. “Siete un’idiota. Non avete pensato a chiederle chi fosse?”

Blake passò lo sguardo da Minerva a Carstine. La domestica di sua madre? Perché diamine non lo aveva detto? E perché era vestita come la moglie di un pescivendolo?

Sentì il calore salire sulla sua pelle gelata. Un misto di rabbia per esser stato ingannato, e imbarazzo per l’errore. Sospirò, riportando l’attenzione su Minerva. “Ero più preoccupato per la sua ferita che per la sua identità,” disse Blake.

“Al contrario,” disse Carstine mentre il valletto la portava davanti agli scalini d’ingresso. “È stato troppo arrogante per curarsene. Ho provato a dirglielo ma non mi ha voluta ascoltare.”

“Blake!” Minerva lo guardò in malo modo.

Diede alla ragazza uno sguardo dubbioso. Lo aveva decisamente battuto. Si era presa gioco di lui, e sembrava molto soddisfatta. Scommise che quello sguardo compiaciuto sarebbe scomparso rapidamente una volta che l'avesse avuta nel suo letto.

Questa era guerra!

Minerva gli diede una gomitata, riportandolo alla realtà.

Blake guardò sua sorella indignata.

“Scusatevi,” chiese lei.

“Molto bene,” Blake si girò verso Carstine e in tre lunghi passi la raggiunse. Invece di parlare, la prese dal valletto. Immediatamente lei si irrigidi ma non si lamentò. “Scusatemi per il mio errore. Permettetemi di fare ammenda portandovi nella vostra stanza, “ disse freddamente.

“Questo non è corretto,” disse Minerva alle sue spalle, ma Blake la ignorò mentre portava quel suo peso dentro il maniero.

Sapeva di comportarsi in modo poco civile, mal momento non gli importava. Avrebbe badato a Minerva in seguito. Attualmente, aveva qualcosa da dimostrare.

Carstine doveva capire che non era un uomo con cui scherzare. Era il signore di quel maniero.

Blake fece le scale due alla volta, tenendo Carstine ben salda. La sensazione del suo corpo lussureggiante tra le sue braccia provocò il caos nei suoi sensi. I suoi battiti aumentarono quando il desiderio prese piede minacciando di sopraffare il suo buon senso.

La ragazza invece era impassibile. Il suo sguardo era freddo e il corpo immobile, tranne per i sussulti causati dai suoi movimenti. Ciò urtava ancor di più i suoi nervi. Si avviò lungo il corridoio, con lo sguardo rivolto alle porte che ne fiancheggiavano entrambi i lati. “Quale stanza?” Chiese a denti stretti.

“A terza a destra,” rispose Carstine come se non ci fosse nulla di sbagliato nella loro attuale situazione.

Blake andò velocemente verso la porta e l’aprì col fianco prima di entrare. Si diresse verso l’ampio letto a baldacchino. Avvicinò la bocca al suo orecchio e le sussurrò, “Non finisce qui, bellezza.”

Prima che potesse reagire la mise sul letto e si girò per andarsene.

Come una piccola ombra arrabbiata, Minerva era alle sue spalle. Gli prese il braccio e lo tirò. “Dobbiamo parlare.”

Blake seguì la sorella fuori dalla stanza, ma una volta nel corridoio si diresse verso la sala da biliardo.

Avrebbe parlato con la lei di tutto quello che voleva. Non aveva mai negato nulla a Minerva, non avrebbe potuto. Ma mentre lei gli avrebbe riempito la testa di chiacchiere, lui si sarebbe riempito la pancia di brandy.

Raggiunta la porta della sala, Blake tenne la porta aperta per far entrare la sorella. “Siate gentile e versatemi un bicchiere di brandy, prima che iniziate a tormentarmi,” disse sedendosi sul sofà vicino al camino.

Minerva agitò la mano. “Non ne ho intenzione di tormentarvi.” Minerva andò verso la credenza di ciliegio. “Sicuramente non al mio fratello preferito.”

“Sono il vostro unico fratello,” disse lentamente Blake.

“Allora, nessuna meraviglia che voi siate il mio preferito.” Prese una caraffa di cristallo e versò il liquido ambrato in un bicchiere.

Blake non potè fare a meno di sorridere. Minerva riusciva a farlo sorridere anche se fosse stata l’ultima cosa che voleva.

Andò verso di lui, gli diede il bicchiere e si sedette accanto.

Blake prese un lungo sorso, gustando il modo in cui il brandy lo riscaldava, e volse l’attenzione alla sorella. “Se non intendete urlarmi contro, di cosa desiderate parlare?”

“Di Carstine, naturalmente.” Minerva sorrise dolcemente.

Blake sospirò. “Ovviamente,” disse portando il bicchiere alle labbra. Iniziava a pensare che un bicchiere non sarebbe stato sufficiente.

“Sembra che siate partiti col piede sbagliato.” disse lei.

“Per non dire altro.” Blake fece roteare il liquore nel bicchiere.

“Voglio che le diate una possibilità. Dimostratele che siete dispiaciuto e siate carino con lei. Mi farebbe piacere se voi due andaste d'accordo.” Disse Minerva, gli occhi imploranti.

“E come pensate ci possa riuscire?” Chiese Blake prima di bere un altro sorso.

Minerva inclinò la testa, lo sguardo pensieroso.

Blake si preparò per quello che sarebbe successo. Se conosceva bene sua sorella, ed era sicuro di conoscerla meglio di tutti, avrebbe preparato un piano degno di nota.

E non avrebbe avuto altra scelta se non accettare, se voleva evitare la sua ira.

Gli appoggio una mano sul braccio e sorrise. “Ci sono.”

“Mh? Continuate,” disse Blake con falso entusiasmo, bevendo. Senza dubbio sarebbe stata una cosa enorme.

“La inviterete ad uscire.”

“Io..farò cosa?” Blake alzò un sopracciglio.

Minerva fece un largo sorriso. “Lo farete. Una gita in slitta, magari?” Il suo sguardo pensieroso divenne un sorriso. “Si, una gita in slitta dovrebbe essere il modo perfetto per voi due di conoscervi.”

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