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I Puritani di Scozia, vol. 2

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Si morse le labbra Burley, che durò grande fatica a rattenere il proprio risentimento. Risoluto cionnullameno a trar Morton nella propria fazione, celò ogni disgusto, e con tuono di calma rispose. »Non ho fatto mistero della mia condotta più agli occhi degli uomini che a quelli di Dio. Il mio labbro non negherà le cose operate dalla mia mano, e sosterrò la mia innocenza, sia coll'armi, sia al cospetto de' tribunali, sia sul patibolo, sia nel giorno del giudizio finale; non quindi perderò l'opera a convincere un uomo che non ha per anco aperti gli occhi alla luce. Senza protrarre pertanto una inutile discussione, esaminate soltanto, o Morton, se volete divenire nostro fratello di armi, e quando il vogliate, venite meco al consiglio di guerra, ch'or dee deliberare su i modi di profittare della riportata vittoria.»

Morton seguì silenzioso Burley, poco soddisfatto del nuovo collega acquistato, inquieto su i veri motivi che spronavano gli altri duci di sì fatta impresa, e pien di paura che la volessero sostenere con provvedimenti alieni affatto dalle massime d'un uom d'onore.

CAPITOLO IV

 
»Un vecchio, il vedi, può giovar talora.»
 
Shakespeare.

Or ne è mestieri far ritorno al castello di Tillietudlem che la partenza del reggimento guardie lasciò immerso nella taciturnità e nella inquietezza.

Le assicurazioni fattele da lord Evandale non aveano del tutto calmati i timori di Editta. Ella il conoscea bensì generoso e incapace di violare una data promessa, ma non le era meno ignoto com'ei sospettasse un rivale, ed un felice rivale, in Enrico. Non era forse un aspettarsi da lui tal prodigio, ch'era al di sopra della natura umana, il supporre ch'ei vegghierebbe incessante alla salvezza di Morton contra tutti i rischi cui lo commettevano e lo stato suo di cattività e le cattive impressioni surte a danno d'esso in Claverhouse? Ella si abbandonava quindi a molestissime agitazioni, che la faceano sin sorda ai motivi di conforto che Jenny Dennison andava suggerendo un dopo l'altro a guisa di perito generale, che invia successivamente, e non tutti insieme, i rinforzi ad uno squadrone avventuratosi col nemico.

Ella presentava primieramente agli occhi della sua padrona una morale certezza che nulla di sinistro poteva accadere ad Enrico, »comunque, aggiugnea, non possiate ignorare, che andando anche alla peggio le cose, rimarrebbe lord Evandale, partito da non disdegnarsi.» Poi chi potea farsi mallevadore intorno l'esito d'una battaglia? Se dei Presbiteriani fosse stato il vantaggio, a questi sarebbono uniti e Morton e Cuddy, e trasferendosi tosto al castello ne avrebbon di viva forza sottratte la giovin padrona e l'ancella. »Perchè ho dimenticato dirvi, continuava piangendo Jenny, che anche il povero Cuddy trovasi in poter de' dragoni. Stamattina l'hanno condotto qui prigioniero; e mi son veduta alla necessità di dare buone parole ad Holliday per ottenerne la permissione di parlare all'amante, che di ciò per altro non mi ha mostrata quanto dovea gratitudine. Ma non ci pensiamo! (soggiunse indi cambiando improvvisamente di tuono, e rimettendo il fazzoletto in saccoccia.) Non ho bisogno di far rossi gli occhi piangendo. Se i dragoni avessero condotta via la metà de' giovani della contea, vi resta di che confortarsi nell'altra metà.»

Nè più tranquilli, nè meno scontenti erano gli altri abitanti di questo castello. Lady Margherita stava sempre pensando al poco riguardo che nel negare la grazia di Morton il colonnello aveva usato al grado di una matrona interceditrice; poi le soccorrea alla mente che Claverhouse avea persino violati i diritti di lei baronali, col pretendere che i dominj di Tillietudlem divenissero teatro d'una militare esecuzione.

»Claverhouse avrebbe dovuto ricordarsi, o mio fratello, ella diceva, che questa baronia ha sempre goduto il diritto di alta e media giustizia; e quand'anche il colpevole avesse dovuto essere giustiziato sulle mie terre (cosa a mio parere inurbana, perchè questo castello è abitato da sole donne, che non si dilettano di sì fatte tragedie…) Ma quand'anche ciò fosse stato indispensabile, dovea rimetterlo nelle mani del mio sindaco qual presidente per diritto alle esecuzioni che seguono in questi luoghi. Sono ben persuasa, che il re medesimo, quando venne qui a far col…»

»Sorella mia, a parte la colezione del re! La legge marziale fa tacer tutte l'altre. – Però sono con voi nel dire che il colonnello non s'è mostrato cortese quanto conveniva per riguardo all'inchiesta vostra, e non son molto contento io medesimo che abbia ricusato ad un vecchio servitore del re, qual mi son io, una grazia, poi conceduta al giovane Evandale, per ciò solo, nè v'è a dubitarne, che questi è milord ed ha grande prevalenza nel Consiglio privato. Ma purchè sia salva la vita di questo povero sfortunato, poco mi cruccio del rimanente. – A proposito, sorella! oggi rimango con voi. Sono impaziente di notizie su questo affare di Loudon-Hill, benchè non sappia io darmi a credere, che un attruppamento di contadini possa far fronte ad un ragguardevole corpo di soldati, qual si è il reggimento da noi veduto stamane. – Oh! è stato un tempo, che non avrei potuto rimanermi pacificamente assiso su d'un seggiolone, sapendo che dieci miglia lontano da me si veniva alle mani. Ah vecchiaia! vecchiaia!»

»Avrò il massimo contento, fratello mio, se resterete con me; solamente permettetemi … capisco bene che non è troppa cortesia il lasciarvi solo; ma voi vedete che la numerosa compagnia da me ricevuta, ore sono, entro il castello non può avervi portato molto ordine. Permettetemi adunque d'invigilare in persona al raggiustamento di tutte le cose.»

»Servitevi. Odio, il sapete, le cerimonie, come un cavallo che inciampa. – Ma ov'è la mia nipotina?»

»Nella sua stanza. Non si sente troppo bene in salute, e credo anzi siasi coricata. Appena si sveglia, le farò prendere alcune goccie di…»

»Eh! che non è il mal delle goccie! la interruppe il maggiore. So io quel che le duole. Poverina! Non è accostumata a vedere un giovine di sua conoscenza condotto via per essere moschettato; poi un altro partir d'improvviso e coll'incertezza per noi di rivederlo. Ma se torna ad accendersi la guerra civile, converrà bene che si avvezzi a simili guai.»

»Dio non voglia, fratello mio!»

»Dio nol voglia, certo, sorella! avete ragione. – Ma si chiami Harrison. Farò una partita di tavola reale con lui.»

Postisi i servi in traccia dell'intendente, venne Gudyil annunziando che egli era uscito a cavallo per sapere le notizie della battaglia.

»Al diavolo la battaglia! sclamò il maggiore. Ha portato lo scompiglio in tutto il castello. Direbbesi che non se ne fossero mai vedute fra noi. – Per altro, Gudyil, ci ricordiamo della giornata di Kilsythe».

»E dell'altra di Tippermur, signor maggiore. Allora io mi batteva a fianco del mio padrone.»

»E dell'altra d'Alford, Gudyil, dove io comandava la cavalleria, e di quella d'Innerlochy, quando io era aiutante di campo del gran marchese.»

Intavolato ch'ebbero l'argomento dei loro fatti campali, il maggiore e Gudyil poterono dar per lungo tempo divagamenti a quel nemico formidabile chiamato il tempo, con cui soprattutto sono in istato di perpetuo osteggiare i soldati veterani nel durar dei pochi giorni tranquilli che lor rimangono al compimento della vitale carriera.

Ell'è un'osservazione fatta spesse volte che le vociferazioni degli avvenimenti importanti si diffondono con incredibile celerità, e che le relazioni autentiche sono per lo più precedute da notizie esatte nella sostanza, benchè confuse in quanto spetta alle particolarità delle cose, talchè direbbesi che gli augelli le avessero portate per le strade dell'aria. Harrison non erasi per anche allontanato quattro o cinque miglia da Tillietudlem, allorchè si trovò ad un villaggio ove divulgavasi da tutte le bande la vittoria riportata dai Puritani; quindi dopo avere ascoltate in fretta le circostanze che potè raccogliere, volse la briglia del cavallo e tornò di gran galoppo al castello.

Sua prima cura fu di rintracciare il maggiore che stava tuttavia ne' parlari suoi con Gudyil. »Voi rammenterete che all'assedio di Dundee, ov'io…»

»Voglia il cielo, sig. maggiore, sclamò Harrison, che non vediam domani quello di Tillietudlem!»

»Che c'entra questo augurio? gridò sorpreso il maggiore, che diavolo v'intendete ora di dire?»

»Sull'onor mio, sig. maggiore, la voce generale, e che par troppo vera, dà per battuto il colonnello Claverhouse; v'è persino chi lo asserisce ucciso: si aggiugne che il reggimento è in piena rotta, e che i ribelli s'inoltrano da questa banda mettendo a ferro ed a fuoco tutte le terre di chi non parteggia per essi.»

»Non ne credo nulla, rispose alzandosi impetuosamente il maggiore. Nessuno potrà mai farmi entrare in capo che il reggimento guardie abbia dato addietro in faccia ai ribelli. – Però … ho torto parlando così. Di questi casi ne ho veduto accadere io medesimo. – Pique! Pique! – Su dunque, Pique! montate a cavallo e correte verso Loudon-Hill, e correte tanto finchè abbiate sicure notizie sulle cose accadute. – Ma figuriamoci anche la peggio, o Gudyil. Mi pare che questo castello sarebbe in istato di tenere addietro per lungo tempo i ribelli, semprechè avesse vettovaglie, munizioni e una guarnigione. Il sito ove giace è ragguardevole. Domina il tragitto dalla parte alta alla pianura del paese. – Ella è una fortuna ch'io mi trovi qui! – Harrison, fate prender le armi a quanti uomini son nel castello. Gudyil fate il conto delle vettovaglie che avete e di quelle che ci possiam procacciare. Che entri tosto nelle scuderie del castello tutto il bestiame della cascina. – Il pozzo non s'asciuga mai. Sulla vecchia torre abbiamo anche alcuni pezzi di cannone. Ci mancano munizioni.»

 

»I soldati, soggiunse Harrison ne hanno lasciato stamane alcuni cassoni nelle stanze terrene della cascina, serbandosi a ritrarneli nel ritorno.»

»Ottimamente! ripigliò a dire il maggiore. Subito s'introducano nel castello, e radunate tutte l'armi che potete procurarvi; archibusi, pistole, spade, sciabole, picche; non lasciate addietro un punteruolo ch'è un punteruolo. – Ella è una fortuna ch'io mi trovi qui! – Ma conviene immediatamente ch'io parli con mia sorella.»

Lady Margherita rimase sopraffatta da tale annunzio inaspettato quanto spaventoso; e come quella che aveva creduto il reggimento, alloggiato dianzi nel suo castello, sì poderoso da sperdere tutti i ribelli della Scozia, cominciò allora per prima cosa a scorgere l'impossibilità di resistere ad una forza che aveva trionfato del reggimento di Claverhouse.

»Che disgrazia, fratello mio! che disgrazia! ella esclamò. A che gioverà tutto quanto noi potessimo opporre contro costoro! distruggeranno il mio castello da cima a fondo. Uccideranno Editta; chè quanto a me, lo sa Dio, la conservazione della mia vita è l'ultimo de' miei pensieri. Però non sarebbe miglior partito quello di cedere?»

»Non vi spaventate, sorella mia, rispose il maggiore, la piazza è forte, il nemico mal pratico e mal'armato. La casa dei Bellenden non diverrà un covazzo di masnadieri e ribelli insin che viva il vecchio Miles Bellenden. Il mio braccio è più debole che nol fu altra volta, ma ne sian grazie a questi grigi capelli, ho qualche sperienza di guerra, e potrò… Ma ecco Pique, che ci porterà più sicure notizie! Ebbene! Pique, che cose avete sapute?»

»Ebbene! rispose Pique colla massima calma, compiuta rotta.»

»Chi avete veduto? gli chiese tosto il maggiore. Da chi riceveste una tale notizia?»

»Da una mezza dozzina di dragoni, che fuggono verso Hamilton, e par facciano a gara chi più presto vi arriverà. Egli è in questo modo che guadagnan terreno. Guadagna poi chi la potrà la battaglia!»

»Continuate sempre i vostri apparecchi Harrison. Gudyil, fate accoppare buoi a proporzione della quantità di sale che avete per salarli. Mandate alla città per ritrarne farine, e l'altre cose indispensabili. Non perdete un istante. – Sorella, il meglio per voi sarebbe ritirarvi con mia nipote a Charnwood, e acquistar tempo finchè i sentieri son liberi.»

»No, caro fratello: poichè giudicate che il mio vecchio castello possa reggere contro i ribelli; non me ne dipartirò certamente. Per casi simili l'ho abbandonato due volte in mia gioventù, e ritornando non vi ho più trovato i migliori fra quelli che lo difendevano. Vi rimarrò pertanto, dovessi trovar qui il fine della mia avanzata carriera.»

»Fate dunque come credete, e pensandoci di nuovo… chi sa non provvediate così meglio alla sicurezza vostra e di Editta? Questo scompiglio può divenire segnale di sommossa generale de' Puritani da Tillietudlem a Glascow. Allora forse vi presenterebbe più pericoli Charnwod, che non questa istessa dimora.»

»Fratello mio (soggiunse lady Margherita con gravità) essendo voi il parente più prossimo del defunto mio sposo, vi do con questo (e in dir ciò gli rimetteva la venerabile canna guernita di pomo d'oro, già appartenuta al padre di lei, il conte di Torwood) l'investitura del comando del castello di Tillietudlem, del diritto di usare in esso e nelle sue pertinenze l'alta e media giustizia, di comandare a' miei vassalli, di punirli, siccome potrei farlo io medesima, e vo' sperare che difenderete in guisa convenevole una piazza, entro la quale sua maestà il re Carlo II si è degnato…»

»Va bene, va bene, sorella mia! Ma in questo momento non abbiam tempo di parlare della colezione di sua maestà.»

E lasciò tosto la sorella, correndo colla vivacità che s'addirebbe ad un giovine di venticinque anni per passare in rassegna la sua guernigione, e studiare su i modi di difendere la piazza.

Il castello di Tillietudlem essendo situato sull'altura di una montagna, precipizi e discoscesi dirupi il rendevano inaccessibile da tre bande, e la sola d'onde vi si potesse avvicinare era circondata da grossissime muraglie, dopo le quali veniva un cortile chiuso esso pure da una cinta della stessa natura, e fiancheggiate inoltre da merlate torricelle. In mezzo al castello sorgeva una torre che signoreggiava tutti i dintorni, sul cui pianerottolo stavano pezzi di artiglieria, adoperati anche nell'ultime guerre civili.

Le quali circostanze di sito rendeano affatto sicuro chi vi abitava da una sorpresa; ma non così dalla fame, o dall'impeto di un assalto.

Il maggiore dopo avere dato il comando di caricare i cannoni, li fece collocar sì che dominassero la strada, d'onde innoltrare doveano i vincitori. Volle in oltre che si atterrassero diversi alberi, che avrebbero impacciato il giuoco delle sue artiglierie, e coi loro tronchi, e con altri materiali raccolti, vennero per suo comando istituiti più ordini di barricate a vari intervalli del viale che conduce al castello, oltre al far turare il portone del cortile, sì che una sola portella strettissima vi dava accesso.

La cosa ch'ei dovea più temere era la meschinità del numero de' difensori. Perchè tutti gli sforzi di Harrison non erano giunti a raunare più di nove uomini, compresovi lui e Gudyil. Aggiugnendo il maggiore e il fedele suo Pique, tutta questa guarnigione sommava ad undici uomini, gente vecchia la maggiore parte. Si potea farla arrivare sino a dodici, ma lady Margherita non sapendo dimenticare l'affronto, cui fu avventurata dalla goffaggine di Gibby il giorno della rassegna, impedì che gli fossero somministrate armi, protestando che avrebbe amato meglio vedere in poter de' nemici il castello, che saperlo salvo per l'opera di un cotal difensore. Fu adunque con un presidio d'undici uomini, contando il comandante fra questi, che il maggiore Bellenden risolvè difendere sino agli estremi la piazza.

Nè gli apparecchi di difesa andarono scevri da quello strepito che suole udirsi in simili circostanze. Le donne gridavano, i cani urlavano, gli uomini bestemmiavano, il cortile rintronava del fracasso fatto dai messi che andavano e tornavano ad ogni istante. Un carro di farina che veniva condotto dalla città, le mandrie grosse e picciole della cascina che s'introduceano nel castello, tutto ciò raddoppiava la confusione; onde la torre di Tillietudlem era divenuta la torre di Babele.

Un tal baccano da svegliare poco meno che i morti, pervenuto alle orecchie di miss Editta, interruppe il corso delle meditazioni fra cui stavasi immersa. Ella mandò quindi Jenny affinchè s'informasse intorno alle cagioni di questo straordinario tumulto; ma la nostra messaggera, simile al corvo spedito fuori dell'arca, trovò tante novità da pascolare le sue inchieste e la curiosità femminile, che dimenticò raggiugnere la sua padrona; laonde miss Bellenden in cui cresceva ad ogn'istante l'agitazione, e sfornita d'una colomba da mandar dietro al corvo, si risolvè scendere ella stessa per verificare le cose in persona. Alla prima domanda che ella fece udì risponderci da cinque o sei voci ad un tempo che Claverhouse e tutto il suo reggimento erano stati uccisi, e che dieci mila ribelli comandati da Burley, Morton e Cuddy s'avviavano al castello per impadronirsene. Per vero dire la stravagante lega di questi tre nomi le parve prova di falsità su quanto asserivasi, ma non pertanto quell'universale scompiglio dava a divederle che la paura era gravissima quanto reale.

»Dov'è lady Margherita?» Si fece a chieder tantosto.

»Nel suo oratorio» le venne risposto. Perchè nella cappella del castello era una loggia ridotta ad uso di tribuna, detta l'Oratorio di lady Bellenden, ove questa matrona si ritraeva in tutte quelle occasioni straordinarie che volea darsi con maggiore concentrazione alle sue pratiche di pietà, e ciò le accadeva ne' giorni anniversarj di quelli in cui perdè i figli e il marito, e ogni qual volta sopravvenivano argomenti di privati o pubblici timori. E allor quando così raccoglievasi era severamente proibito a chiunque il portarsi ad interromperla; laonde Editta avvezza a rispettare sommamente i voleri della sua bisavola, nè tampoco in questo momento ebbe il coraggio d'infrangerli.

»Dov'è adunque mio zio?» ella richiese. Non appena il seppe sul pianerottolo della torre, inteso ad ordinare l'artiglieria che la guerniva, v'accorse tantosto, ove il trovò in mezzo all'elemento che più convenivagli, dando or comandi, or consigli, ora confortando, or rampognando, ed adempiendo in somma tutti i doveri che a buon governatore si addicono.

»In nome del cielo, mio caro zio! che cosa è dunque tale faccenda?»

»Che cos'è, mia cara nipote? – Gudyil, inclinate quel cannone più a mano diritta. – Che cos'è? Claverhouse è in rotta. I Puritani marciano alla volta del castello. Non è altro.»

»Buon Dio! sclamò Editta, volgendo gli occhi verso la strada. Arrivano! Eccoli là!»

»Da qual parte? soggiunse il maggiore, mettendosi tosto gli occhiali. Amici! Pronti colle micce accese ai vostri cannoni! Voglio che questi cialtroni ne paghino un tributo appena si troveranno a gittata. – Però, fermatevi, fermatevi! Son uomini a cavallo del reggimento guardie.»

»Oh no! caro zio, Editta rispose; non vedete come marciano disordinati, e senza veruna cura di mantenere le loro file? Egli è impossibile che questo sia il bel reggimento da noi veduto stamane.»

»Mia buona fanciulla, a voi è ignoto qual sia la differenza tra un reggimento che s'incammina alla battaglia, e un reggimento che si salva dopo l'istante della disfatta. Ma io non m'inganno e ne discerno persin lo stendardo. Godo che abbiano potuto salvarlo.»

A mano a mano dell'avanzarsi dei cavalieri più facile divenia il ravvisare che di fatto al reggimento delle guardie reali appartenevano. Fecero posa innanzi al castello, intantochè il loro duce prese il viale che a questo guidava.

»Egli è Claverhouse! sclamò il maggiore; Claverhouse certamente! Oh quanta ho consolazione ch'ei non sia fra gli uccisi! ma, se non m'inganno non ha più il suo famoso cavallo nero. Gudyil; correte ad avvertire lady Margherita.»

»Ella si ritirò nell'oratorio, signor maggiore.»

»Non fa nulla. Ditele che v'ho mandato io. Allestite reficiamenti per gli uomini, biada, fieno pe' loro cavalli. – Su via, mia nipote! scendiamo tosto. Finalmente sapremo al giusto come stiano le cose.»

CAPITOLO V

 
»Ognun ne ammira in non cangiata guisa
»Sereno il ciglio, il portamento altero,
»Tal che lui vinto vincitore avvisa.»
 
Hardyknute.

Allorchè il colonnello si presentò innanzi alla famiglia di lady Margherita congregatasi per riceverlo nella grande sala, serbava quella serenità di volto e quella disinvoltura che si erano scorte in lui quella mattina medesima; nè i corsi pericoli gli fecero perdere l'antiveggenza di rassettarsi quanto il potè ed ammendare una parte di quegli sconci esterni che da un combattimento sogliono riportarsi. Più non si scerneano sulle mani di lui le macchie impressevi dal sangue degl'inimici, talchè sarebbesi creduto venir allora da un mattutino diporto.

»Mi trovo sconsolatissima, o colonnello, (tai furono i primi accenti che la vecchia signora gl'indirizzò piangendo a cald'occhi) veramente sconsolatissima.»

»Io temo, mia cara lady Bellenden, che dopo la rotta cui soggiacemmo voi non siate ormai troppo sicura in questo castello. La vostra notissima lealtà, e l'ospitalità da voi conceduta stamane ai soldati di sua maestà, potrebbero partorirvi conseguenze funeste. Vengo dunque a proporvi, se però la protezione d'un povero fuggitivo non vi sembra cosa da disdegnarsi, di farmi scorta sì a voi che a miss Editta tanto da condurvi a Glascow. Di lì farò accompagnarvi a Edimburgo o al castello di Dumbarton, secondo quello che giudicherete voi più a proposito.»

»Vi son grata, o colonnello, lady Margherita rispose; ma mio fratello si è assunto difendere questa piazza contra i ribelli, nè si dirà che lady Bellenden sia fuggita da Tillietudlem sintantochè vi rimarrà un soldato valoroso che glie ne protegga il soggiorno.»

»Il maggior Bellenden ha concepito un tale disegno? (Disse Claverhouse fissando gli occhi sfolgoranti d'ammirazione sopra il vegliardo.) Ma perchè dovrei dubitarne? Un tal disegno corrisponde al restante della sua vita. Però, maggiore, avete voi modi per resistere ad un assalto?»

»Non mi mancano, rispose il vecchio Bellenden, che uomini e vittovaglie.»

»Posso lasciarvi, il colonnello soggiunse, dodici o venti uomini capaci di restar intrepidi sulla breccia, fosse anche il diavolo che venisse all'assalto. Certamente prestereste il massimo servigio allo stato col dar qui indugio, anche d'una sola settimana, al nemico; basterebbe questo tempo per farvi giugnere indubitatamente soccorsi.»

 

»Con venti uomini coraggiosi mi fo mallevador del castello. Vi ho già fatto introdurre i cassoni di polvere che avevate lasciati nella nostra cascina. E quanto a vittovaglie, spero che i messi da me inviati ai vicini villaggi non torneranno addietro a mani vuote. Ad un estremo caso poi mangeremo le suola de' nostri stivali prima di renderci.»

»Oserei, colonnello, farvi un'inchiesta, disse allora lady Margherita. Avrei caro, se il rinforzo che vi piacerà aggiugnere alla mia guarnigione avesse per comandante il sergente Stuardo di Bothwell. Potrebbe ciò dargli occasione di meritarsi più presto la promessagli promozione; oltrechè la nobiltà del sangue, onde proviene, m'inspira grande fiducia.»

»I fatti campali del sergente son terminati, o milady, rispose Claverhouse, nè è in questo mondo ch'ei possa omai sperare le sue promozioni.»

»Perdonate (soggiunse il maggiore, che prese pel braccio il colonnello e seco lo trasse in disparte) ma non so celarvi la mia angustia sopra diversi de' miei amici. Temo abbiate fatta un'altra perdita e ben più importante. Osservo che lo stendardo è portato da altri. Soleva essere vostro nipote…»

»Avete ragione, o maggiore, rispose Claverhouse senza cambiare di tuono. Mio nipote non è più; ma ha fatto una morte degna di lui, adempiendo il proprio dovere.»

»Quale sciagura! sclamò il maggiore; un sì bel giovine, sì valoroso; su cui si fondavano tante speranze!..»

»Tutto ciò è vero, replicò Claverhouse; io riguardava il povero Riccardo come mio figlio; esso era la pupilla de' miei occhi, l'erede mio presuntivo. Ma io vivo, o maggiore, (soggiunse stringendo con forza la mano del vecchio guerriero) e vivo per vendicarlo.»

»Colonnello (ripigliò a dire il prode veterano, intantochè rasciugava una lagrima dagli occhi sfuggitagli) mi compiaccio in veggendovi sopportare con tanta fermezza una sì grave sciagura.»

»Che che possa dirsi, o maggiore, un disordinato amor di me stesso non guida nè le mie speranze, nè i miei timori, nè i miei diletti, nè le mie pene. Il ben pubblico è sempre stato il solo mio scopo. Forse talvolta ho spinta tropp'oltre la severità, ma quanto feci il feci per il meglio, nè mi appartiene mostrar pe' miei patimenti propri una debolezza che non ho mostrata per quelli degli altri. I miei nemici nel consiglio imputino a me questa rotta! – Sprezzo le loro imputazioni. Mi calunnino presso il sovrano! – Saprò ad essi rispondere. Trionfino i ribelli della mia disfatta! – Verrà il giorno di provar loro che trionfarono troppo presto. Il giovinetto rimasto morto sul campo era la sola barriera posta fra me ed un avaro congiunto; perchè, il sapete, non ho figli miei propri; ma una tale sventura ferisce me solamente; nè la patria dovrà dolersi tanto di questa perdita quanto di quella di lord Evandale, che dopo aver date prove del massimo valore, ha dovuto, come sembra fuor di dubbio, perire.»

»Qual funesta giornata, mio colonnello! Ho ben udito dire che il troppo impeto di questo giovane sfortunato quanto coraggioso è stata una fra le primarie cagioni della perdita della battaglia.»

»Ah! non dite questo, o maggiore. Se v'è qualcuno che in tal giorno abbia meritata censura, volgasi sopra i superstiti, ma non mai ad invilire gli allori di coloro che gloriosamente soggiacquero. Non potrei però darvi per cosa certissima che lord Evandale sia in questo numero. Quanto posso dirvi si è che abbandonammo il campo di battaglia in circa quaranta uomini, miseri avanzi del reggimento; che eravamo vivamente incalzati; che giunti dietro lo spianato di Loudon-Hill trovai una trentina d'uomini a cavallo dispersi, ma Evandale più non era con noi. Uno de' miei dragoni lo vide cader da cavallo, nè mi resta nemmeno il conforto di dubitare ch'egli non sia o ucciso o prigioniero.»

»Però, colonnello, il vostro corpo è aumentato dacchè siete arrivato.» Soggiunse il maggiore, fattosi ad osservare verso una finestra che mettea nel cortile del castello d'ond'erano entrati i soldati.

»Oh! disse Claverhouse, questi furfanti non hanno nessuna tentazione nè di disertare, nè dì sbandarsi al di là de' luoghi ove un primo timore li trasportò. Non v'è troppo buon sangue tra essi e i contadini di questo paese: tutti i villaggi d'onde passassero sorgerebber contr'essi, e v'accerto io che le falci, i forcati, i flagelli ispirano a costoro un timore efficacissimo a ricondurli sotto i loro stendardi.»

Si diedero indi a discutere su i modi di difesa immaginati dal maggiore, e su quelli di mantenersi in corrispondenza, accadendo che la sommossa venisse vie più a dilatarsi. Claverhouse innovellò l'offerta di condurre a Glascow lady Bellenden e miss Editta, ma il maggiore pensò ch'elleno sarebbero egualmente sicure a Tillietudlem.

Il colonnello coll'usata sua cortesia si congedò dall'una e dall'altra, assicurandole del vivo rincrescimento prodotto in lui dalla necessità di lasciarle in un momento sì pericoloso, e aggiugnendo che avrebbe avuto per prima cura quella di soccorrere il castello; stessero quindi certe di rivederlo, o d'avere con massima sollecitudine sue contezze.

Troppi pensieri in allora teneano agitato l'animo di lady Margherita, perch'ella potesse rispondergli, siccome in tutt'altra occasione avrebbe fatto: e si limitò nel rendere a Claverhouse le salutazioni fattele ed a ringraziarlo del rinforzo che le avea promesso lasciarle. Editta ardea della brama d'assicurarsi sul destino corso da Enrico Morton, ma non osò risolversi a pronunziarne il nome. Ella erasi data alla speranza che suo zio avrebbe profittato del colloquio particolare tenuto con Claverhouse per favellargli di Morton; ma s'ingannò. Quando anche un figlio del maggiore Bellenden si fosse trovato nelle circostanze del giovine di Milnwood, è probabile che quel vegliardo non avrebbe trovato un istante per dirne una parola in favore al colonnello; tanto avea intese tutte le sollecitudini agli apparecchi della difesa.

Scese il colonnello per rimettersi a capo degli avanzi del suo reggimento, e il maggiore l'accompagnò per ricevere da lui medesimo il rinforzo di cui erasi pattuito.

»Non posso darvi veruno ufiziale, gli disse Claverhouse; pochi già me ne restano, e i loro sforzi congiunti a' miei bastano appena per mantenere l'ordine e la disciplina fra la mia gente. Vi lascerò Inglis per comandare sotto i vostri ordini il drappello che intanto vi assegno; se però, partito me, arrivasse qui un qualche ufiziale del reggimento, vi do facoltà di trattenerlo e la presenza di esso non leverà poco per assicurare l'articolo tanto essenziale della subordinazione.»

Quindi allorchè i suoi dragoni s'accignevano a partire, fece uscire sedici uomini dalle file, e li pose sotto il comando del caporale Inglis, cui promosse in quell'istante al grado di sergente, sì dicendo loro: »Vi confido la difesa di questo castello. Dipenderete tutti da gli ordini del maggiore Bellenden, uno fra' più zelanti e fedeli servi di sua maestà. Se nel vostro contegno darete prove di saggezza, di coraggio, e di subordinazione, ognuno di voi n'avrà guiderdone all'atto del mio ritorno. Ma se vi fosse alcuno che trascurasse i propri doveri, che si facesse lecita la menoma trasgressione, ceppi e corda! – Voi mi conoscete, e vi è noto che non manco mai di parola. – Addio, maggiore, (e in questo gli strigneva affettuosamente la mano). Vi siete assicurata per sin ch'io viva la mia amicizia. Possiate voi riuscire nella vostra impresa, e possiamo entrambi vedere splendere dì più sereni!»

Allora il restante di quella soldatesca si pose in cammino; ma in essa più non iscorgevansi nè quell'altero contegno, nè quell'appariscenza, con cui mostrossi nell'abbandonare in quella stessa mattina il castello. Cionullameno le premure assuntesi dal maggiore Allan, restituirono l'ordine fra quelle file sicchè potea tuttavia ravvisarsi, che al reggimento guardie pertenea quel drappello.