Mamma Mi Ha Detto Di Non Venire

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Capitolo 3


––––––––


DOPO CHE I CLIENTI se ne furono andati, Joey e Misty tornarono nel suo ufficio. Quando la porta si chiuse, Misty si rivolse a Joey.

“Allora, ci siamo. Ehi, da dove cominciamo, Joey?”

“Non ne sono sicuro, amore. Voglio rivedere di nuovo entrambi i fascicoli. Forse questo ci darà un punto di partenza.”

Recuperarono i fascicoli e si sistemarono su uno dei divani per leggere.

Quando Louie arrivò al centro congressi, la prima cosa che vide fu il suo principale agente, Turk Wendell, in piedi fuori dalle porte d’ingresso.

“Pensavo fossi a guardia dello sfidante, Turk,” disse Louie. “Che ci fai qui fuori?”

“Il manager mi buttò fuori, amico,” rispose Turk. “Disse che a nessuno era permesso entrare mentre quello si stava allenando.”

Scuotendo la testa, Louie disse: “Vieni con me, amico.” Aprì la porta e si diresse verso gli spogliatoi. Turk lo seguì. Quando raggiunse la stanza assegnata allo sfidante, Louie aprì la porta. Lo sfidante era sdraiato su un lettino mentre il suo allenatore gli faceva un massaggio. Il suo manager era seduto su uno sgabello a qualche metro di distanza. Louie simulò una 'pistola' con la sua mano e la puntò verso lo sfidante.

“Bang. Sei morto, amico.”

Il manager, Chuck Simons, balzò in piedi e si diresse verso Louie.

“Che diavolo stai facendo qui dentro?”

“Simons, sei un pazzo. Avrei potuto essere uno sconosciuto per strada, venire qua con una pistola e risparmiare al campione un combattimento. Tu mandi via il mio uomo e non hai nessuna protezione. Non credo che un pugno possa fermare una pallottola.”

“Cosa può fare il tuo uomo, Washington? Prendersi una pallottola al posto del mio pugile?”

“Se è necessario, puoi scommetterci il culo. Siamo pagati per questo.”

Lo sfidante, Mike Swanson, si tirò su e disse a Louie: “Amico, non ho bisogno di un idiota cagasotto che tenti di evitare che io sia colpito. Non mi piaci, Washington. Sei una checca.”

Diventando improvvisamente molto secco e chiaro nel suo linguaggio, Louie disse: “Scusami? Checca?”

Solo Turk si accorse che Swanson aveva fatto seriamente incazzare Louie.

“Sei una grande vecchia checca. Un cagasotto figlio di puttana.”

“Forse ti piacerebbe esprimere questo giudizio in un altro luogo, Swanson? Sul ring, magari, per cinque riprese?”

“Fatti sotto, figlio di puttana. Ti picchierò tanto che neppure la tua mamma ti riconoscerà.”

“Dammi cinque minuti per trovare dei guantoni, Swanson.” A Simons disse: “Preparati, amico. A quanto pare dovrò mettere al tappeto quel fenomeno. Ti sei trovato un avversario per allenarti. Turk, resta con questo figlio di puttana ignorante, va bene?”

Louie uscì dalla stanza per cercare dei guantoni da boxe.

Dexter entrò nella palestra del liceo che ospitava la mostra canina e trovò il suo principale collaboratore, Charlie Li, mentre era rimproverato da una donna piuttosto grossa con i capelli a tinta blu. Accanto alla donna stava seduto un bulldog inglese. Il bulldog stava ansimando e sembrava molto felice.

“E inoltre,” disse la donna dai capelli a tinta blu, “che tipo di addetto alla sicurezza sei tu? Voglio sapere come il mio cane si è ubriacato, e lo voglio sapere subito!”

“Mi scusi,” disse Dexter. “Che cosa sta succedendo?”

Capelli blu squadrò Dexter da cima a fondo. “Si può sapere chi è lei?”

“Mi chiamo Dexter Beck. Sono il responsabile della sicurezza per questa mostra.”

“Beh, ho alcune cose da dirle,” disse lei.

Dexter alzò una mano. “Solo un momento, per favore. Charlie, le telecamere sono tutte in funzione?”

“Devo ancora installarne due in palestra, e la telecamera per la zona del canile.”

“Allora non voglio trattenerti.”

Charlie annuì quasi con sollievo. “Sì, signore.” Se ne andò.

Il bulldog si alzò, ondeggiando leggermente.

Dexter si rivolse a Capelli blu. “Ora, qual è il problema, signora?”

“Qualcuno ha dato della birra al mio esemplare di bulldog inglese, Mr. Beck. Ora ho un cane ubriaco, e voglio sapere cosa farete al riguardo!”

“Beh, signora, posso...” Dexter smise di parlare e abbassò lo sguardo.

Il bulldog gli stava pisciando sulla gamba.

“Guarda qui, Misty,” disse Joey, che stava leggendo gli interrogatori della polizia condotti tra i residenti della zona.

Lei osservò quello che lui stava leggendo.

“Almeno due vicini segnalarono una Cadillac parcheggiata di fronte all’edificio con il motore acceso,” disse. “La descrivono come modello recente, blu scuro o nero, con vetri oscurati.”

“Numero di targa?” chiese lei.

Joey lesse. “No. Ma molte volte la gente vede cose che non ricordano sul momento, ma che rimangono nella loro memoria. Penso che dovremmo parlare con queste persone.”

“Andiamo, allora.”

Uscendo, dissero a Jessica dove stavano andando, e che potevano essere contattati ai loro cellulari in caso di bisogno.

“Avvertirò i giornali,” scherzò Jessica.

Mentre scendevano in ascensore, Joey attivò il suo cellulare.

“Chi stai chiamando?” chiese Misty.

“Hank. Voglio che presti attenzione a qualsiasi nuova faccia ispanica.”

Hank era Hank McFeely. Hank possedeva un bar sulla Valle delle puttane, chiamato “McFeely's”. McFeely's, generalmente chiamato nella via “McFeelme’s” (“McToccami”), era un posto da duri che serviva superalcolici ai clienti più tosti, e aveva la nomea di poter fornire quasi tutto quello che una persona potesse cercare. Lì scoppiavano puntualmente delle risse.

Qualcuno rispose al telefono. “McFeely's.”

“Hank?”

“Sì.”

“Sono Joey Justice. Come stai?”

“Joey, razza d’idiota! Sto benissimo. È bello sentirti!”

“Hank, ho bisogno di un favore.”

“Dimmi, Joey.”

“Potresti tenere gli occhi aperti su eventuali nuovi avventori ispanici che dovessero spuntare nel tuo bar?”

“Divertente che tu lo chieda. Ne ho ospitato un paio qui nelle ultime tre sere. Hanno sempre occupato un separé, se ne sono stati per conto loro e hanno bevuto bicchieri di rum.”

“Creano problemi?”

“No, come ti dicevo, se ne stanno per conto loro. Però li ho visti da vicino. Hanno uno sguardo crudele e so che hanno sempre addosso delle armi.”

“Fammi un altro favore, Hank. Se si fanno vedere stasera, chiamami subito, d'accordo?” Diede a Hank il suo numero personale di cellulare.

“Lo farò, Joey.”

Riattaccarono.

L’ascensore si aprì sul garage dei dipendenti e la coppia se ne uscì. Ognuno dei soci aveva una berlina Nissan di quell’anno per uso personale. Ognuna delle berline era fornita di pneumatici a prova di foratura, vetri antiproiettile e una blindatura sufficiente a resistere alla maggior parte delle armi leggere. La coppia ne scelse una e lasciò l’edificio della Sicurezza.

Mentre viaggiavano, si tenevano per mano e parlavano di cose che non riguardavano gli affari. La coppia era profondamente innamorata, e lo era da quando si erano conosciuti al college. Parlavano spesso di matrimonio, ma nessuno dei due aveva fretta... anche se entrambi sapevano che non ci sarebbe mai stata un’altra persona per entrambi.

Quando giunsero al condominio sulla Quarta Strada, Joey parcheggiò la Nissan e si rivolse a Misty.

“Ecco cosa penso, piccola,” disse. “Interroghiamo i testimoni che videro la Cadillac. Se non riescono ancora a ricordare granché dell’auto, diremo loro che a volte la mente memorizza più informazioni di quelle che può recuperare a livello cosciente. Poi chiederemo loro se gli dispiacerebbe sottoporsi all’ipnosi, per controllare nel caso ricordassero più dettagli. Ti convince?”

“Fantastico.”

“Furbacchione.”

“Sì, ma io sono il tuo furbacchione.”

Uscirono dall’auto. Joey premette il pulsante di protezione sul suo portachiavi. Se l’auto fosse stata manomessa e l’allarme non fosse riuscito a spaventare chi l’aveva manomessa, dopo trenta secondi questo dispositivo avrebbe elettrificato l’esterno dell'auto con una carica di cinquantamila volt e disattivato completamente il sistema di accensione.

“Chi stiamo cercando?” chiese Misty mentre entravano nell’edificio.

“Il signore e la signora Vincent Bercik. Sono al primo piano - appartamento cento e uno.”

Raggiunsero l’appartamento. Misty bussò. Dopo un momento, udirono uno scalpiccio dietro la porta e capirono che erano osservati attraverso lo spioncino della porta.

 

“Chi è?” arrivò una voce flebile dall’interno dell’appartamento.

Joey avvicinò il suo biglietto da visita allo spioncino. “Joey Justice e Misty Wilhite. Siamo della Sicurezza di Justice. Vorremmo parlare con lei per un momento, se possibile.”

“Può spostare il biglietto da visita?” disse la voce.

Joey spostò il biglietto da visita e guardò direttamente lo spioncino. Dopo un momento, sentirono diverse serrature che erano sbloccate e la porta si aprì. Una signora anziana attendeva sulla porta.

“È davvero lei!” disse. “La vidi sul telegiornale due mesi fa!”

Joey sorrise leggermente. “Me lo ricordo. Il telegiornale di Canale Sette, vero?”

“Certo che sì! E come ha detto che si chiama questa bella signora?”

“Lei è una dei miei soci, Misty Wilhite. Lei è per caso la signora Bercik?”

“Sì, sono io. Non volete entrare?”

“Grazie, signora,” disse Misty con un sorriso.

Misty e Joey entrarono nell’appartamento. Le pareti erano coperte di fotografie, molte delle quali erano in bianco e nero o a colori sbiaditi. Soprammobili e cornici coprivano ogni superficie disponibile. Mobili vecchi, ma dall’aspetto accogliente, occupavano il soggiorno. L’appartamento sapeva di chiuso e di muffa, come se fosse stato a lungo senza aria fresca.

“Non vorreste sedervi, per favore?” chiese la signora Bercik.

“Grazie, signora Bercik,” disse Joey.

Joey e Misty si sedettero sul divano. La signora Bercik si sedette su una poltrona comoda all’aspetto.

“Signora Bercik...,” cominciò Misty.

“La prego, mi chiami Marlene.”

Misty sorrise all’anziana signora. “Sì, signora. Joey ed io siamo stati assunti per indagare sulla strage al piano di sopra, e il suo nome spuntò dai verbali della polizia.”

“Oh, dissi alla polizia che non ne sapevo nulla,” disse la signora Bercik. “Vince ed io stavamo rientrando da una visita a mia sorella. Non sentimmo neppure uno sparo.”

“Ma voi riferiste di aver notato una Cadillac parcheggiata accanto al marciapiede con il motore acceso,” disse Misty.

“Sì, è così. Ma non vedemmo nessuno entrare o uscire dall’auto, e non riuscimmo a vedere all’interno. I finestrini erano molto oscurati, quasi come quelli di una limousine. Diedi solo un’occhiata. Vince se la stava passando male, ed io avevo le mani occupate.”

“Suo marito potrebbe ricordare l’auto, Marlene?” chiese Joey.

“Signor Justice, mio marito non riesce a ricordare se ha fatto colazione stamattina. Ha l’Alzheimer.”

“Mi spiace. Non lo sapevo,” disse Joey.

“Non c’è motivo per cui dovrebbe saperlo. Alcuni giorni sono migliori di altri.”

“Quello che le vorremmo suggerire, Marlene, se è interessata,” disse Misty, “è che abbiamo un qualificato...”

Un uomo anziano con un deambulatore si trascinò nel soggiorno. Aveva uno sguardo determinato sul viso.

“Ci penso io, tenente,” disse l’uomo. “La zona è quasi sicura.”

“Oh, Vince,” disse la signora Bercik. Si alzò, prese l’uomo per un braccio e lo guidò verso la sedia libera. “Caro, non c’è bisogno di rendere sicura la zona. La guerra è finita.”

“Sono il sergente Bercik per te, soldato!” sbottò il signor Bercik mentre si sedeva. “E ci sono dei vietcong in tutta questa zona! E trenta di Pinky!”

“Calmati un attimo, Vince. I Vietcong non ti attaccheranno oggi.”

“Vietcong?” disse l’uomo anziano. “Di cosa sta parlando, signora? E voi chi siete?”

La signora Bercik sospirò mentre sistemava il marito sulla sedia. “Sono tua moglie, caro. Marlene.” A Joey e Misty disse: “Mi dispiace tanto. Sta passando di nuovo una brutta giornata.”

Il signor Bercik parlò di nuovo. “Non sto avendo una brutta giornata! E trenta di Pinky!”

“Non conosciamo nessuno di nome Pinky, Vince,” disse la signora Bercik.

“Marlene, quello che le stiamo proponendo è che lei si sottoponga all’ipnosi,” disse Misty. “Pensiamo che in questo modo potrebbe ricordare più dettagli sulla Cadillac.”

“Cadillac?” disse il signor Bercik. “Un’auto dannatamente costosa. Non posso permettermela con lo stipendio di un sergente. Trenta di Pinky.”

“Mi dispiace, Miss Wilhite,” disse la signora Bercik. “Non vedo proprio come posso lasciare Vince oggi in questa condizione. Mi piacerebbe aiutare, ma vede come sta lui.”

Joey disse: “Va bene così, signora Bercik. Non credo che avremo bisogno di farlo, dopotutto. Credo che suo marito ci abbia dato quanto avevamo bisogno di sapere.”

Misty guardò Joey, confusa. “Davvero?”

“Trenta di Pinky. Il Servizio limousine di Pinky. Le targhe sono numerate.”

La comprensione apparve sul viso di Misty. “Oh, mio Dio! Hai ragione!”

“Cosa vuol dire?” chiese la signora Bercik.

“Suo marito ha continuato a ripetere il numero di targa della Cadillac. Il numero trenta di Pinky è l’auto numero trenta della flotta del servizio limousine di Pinky. Ecco perché stavamo per richiedervi di sottoporvi all’ipnosi... volevamo il numero di targa dell’auto,” rispose Joey. “Potrebbe essere una pista per gli omicidi.” Joey si alzò dal divano e si mise di fronte al signor Bercik. Si mise sull’attenti, poi fece un brusco saluto al signor Bercik. “Ottimo lavoro, sergente.”

Bercik ricambiò il saluto. “ Niente di particolare, tenente.”

Anche Misty si era alzata. Strinse la mano della signora Bercik. “Grazie mille per il suo tempo, signora.” Si avvicinò al signor Bercik, si chinò e lo baciò sulla guancia. “E grazie per aver ricordato quello che dovevamo scoprire.”

Il signor Bercik arrossì. “È gentile da parte sua, signora, ma sono sposato e amo molto mia moglie. Non potrei mai venire nella sua stanza.”

“Signor Justice?” chiese timidamente la signora Bercik.

“Sì, signora?”

“Potrei avere i vostri autografi?”

I soci sorrisero.

Mentre lasciavano il condominio, Misty disse: “Allora, andiamo da Pinky?”

“Tanto vale,” rispose Joey. “Se riusciamo a scoprire chi noleggiò la Cadillac, avremo una pista.” Avvicinandosi all’auto, Joey premette il pulsante del portachiavi per disattivare il sistema di sicurezza. Sul lato del guidatore dell’auto, un giovane uomo giaceva in strada, contorcendosi. I suoi occhi erano aperti, e li spostò verso Joey.

Joey scosse la testa. “Cercare di introdursi nella mia auto è stata un’esperienza impressionante, vero?” Sollevò l’uomo sotto le spalle e lo trascinò sul marciapiede. “La prossima volta, pensaci due volte prima di provare a rubare una vettura. Potrebbe essere... illuminante.”

Misty lo indicò e si mise a ridere. “Guarda, Joey! Se l’è fatta addosso!”

Joey scosse la testa. “Tua madre non t’insegnò a non giocare con gli apparecchi elettrici quando sei bagnato?”

Salirono in macchina e se ne andarono, lasciando il giovane disteso sul marciapiede a riprendersi lentamente da solo.

Louie era nel suo angolo del ring. Aveva trovato tutto quello che gli serviva per l’incontro di allenamento, persino un paio di pantaloncini. Swanson era nell’angolo opposto e sorrideva attraverso il suo paradenti. Louie ricambiò il sorriso e fece un cenno a Swanson. Swanson era molto robusto, con muscoli lunghi e forti, che erano tesi sotto la pelle. Louie aveva il torace ben sviluppato, con muscoli grossi e voluminosi che si dispiegavano quando si muoveva, come un morbido flusso d’acqua.

Turk era nell’angolo di Louie, mentre Simons era in quello di Swanson. Swanson cominciò a battere i pugni insieme, ad agitare le braccia e a ballare sul posto. Louie rimase immobile, trasudando calma da ogni poro.

“Sei sicuro di volerlo fare, Louie?” chiese Turk.

“Oh, sì,” rispose Louie. “Quel tipo non sa di cosa sono capace. Sono in vantaggio. Per di più, Dexter mi mostrò alcune tecniche, amico. Non mi metterà le mani addosso. Stai a vedere.”

“Ehi, Washington!” gridò Simons. “Ti va bene se Larry l’allenatore arbitra? Farà un lavoro onesto.”

Louie scrollò le spalle e alzò le mani per dire che per lui andava bene. L’allenatore salì sul ring e fece cenno a Louie e Swanson di avvicinarsi.

“Signori, questo è un incontro di allenamento di cinque riprese. Ricordatevelo. Niente colpi sotto la cintura, e staccatevi dal corpo a corpo quando ve lo dico io. Forza, andate nei vostri angoli.”

“Ti farò a pezzi, amico,” disse Swanson.

“Uh-huh,” rispose Louie

Gli uomini tornarono ai loro angoli. Dopo pochi secondi, la campana suonò, segnalando l’inizio del primo round. Swanson uscì dal suo angolo saltellando, con i pugni alzati in un tipico assetto da pugile. Louie camminò semplicemente verso il centro del ring e alzò i pugni in una simile posa da pugile.

“Amico, non vali un cazzo,” disse Swanson, e diede un pugno con il suo destro. Era veloce, ma Louie parve intuire che il pugno stava arrivando, e semplicemente spostò la testa fuori dalla linea del pugno. Swanson sembrò sorpreso, e fintò con il suo destro, poi proseguì con un gancio sinistro. Di nuovo Louie spostò semplicemente la testa, e di nuovo il pugno lo mancò per una frazione di centimetri. Swanson tirò un destro allo stomaco di Louie, ma Louie spostò il pugno a lato del suo corpo. Swanson era sbilanciato dal pugno mancato al corpo, e Louie ne approfittò rapidamente. Mirò il suo sinistro a lato della testa di Swanson, cercando di colpire in profondità lo sfidante. Usò ogni muscolo della schiena, del petto e del braccio e mise tutto quello che aveva nel pugno. Colpì duramente il lato della testa di Swanson. Swanson si girò e cadde in avanti sul pavimento del ring. Non si rialzò. L’uomo era svenuto.

“Chiamami ancora checca, figlio di puttana,” disse Louie, girandosi per tornare nel suo angolo.

Dexter e Charlie stavano controllando i video di tutte le telecamere di sicurezza. Tutto sembrava perfetto. Tutti i video erano collegati a dei videoregistratori digitali ed erano gestiti da un sistema informatico sicuro. I rilevatori di movimento direzionale erano puntati lungo i percorsi, perché se avessero usato rilevatori grandangolari, questi avrebbero captato ogni movimento dei cani nelle loro cucce, attivando gli allarmi per un niente. Era un sistema abbastanza elaborato, ma era quello che gli organizzatori della mostra canina avevano precisato.

Dapprima, Dexter non capiva perché una mostra canina richiedesse un sistema di sicurezza così elaborato. Dopo la vicenda del bulldog ubriaco, capì un po' meglio. Era un ambiente spietato. Alcuni dei proprietari di cani credevano che vincere fosse tutto, e sarebbero stati disposti a tutto pur di assicurarsi l’eliminazione dei concorrenti. La birra che era stata data al bulldog avrebbe anche potuto essere veleno. La maggior parte dei cani erano purosangue, provenienti da antiche stirpi di cani della nobiltà, e valevano molte migliaia di dollari. La perdita di uno di essi non rappresentava solo la perdita di un cane, ma piuttosto di un importante investimento da parte dei proprietari.

Dexter sentì una fitta nel vedere che i cani erano considerati un investimento economico, e non quei fedeli compagni che potevano essere. Come amante degli animali, promise a se stesso che avrebbe fornito a questi cani la migliore protezione possibile.

“La situazione è buona, Charlie,” disse.

Charlie annuì. “È il meglio che possiamo ottenere, date le circostanze. Ha pensato di lasciare alcune attività di sicurezza per le persone?”

“La rassegna canina è per domenica. Rimangono stanotte e domani notte. In questo momento, penso che quello che abbiamo fatto sia sufficiente. Avremo cinque persone che circoleranno durante lo svolgimento della mostra, e spero che non ne avremo bisogno prima dello spettacolo.” Annuì tra sé. “Lasciamo tutto così per ora. Potremo sempre fare un miglioramento, se sarà necessario.”

“Vorrei proporre un suggerimento, signore,” disse Charlie. Charlie mostrava sempre il massimo rispetto per il suo datore di lavoro, anche se Dexter gli aveva detto molte volte di smettere di chiamarlo “signore”. Consiglio di tenere una pistola sedativa di riserva. Probabilmente non ne avremo bisogno, ma alcune di queste razze possono diventare aggressive. Mi sentirei più a mio agio ad averla e non averne bisogno, piuttosto che averne bisogno e non averla.”

Dexter si sistemò gli occhiali. “Buona idea. Prendine una dall’armeria questo pomeriggio, e tienila sotto controllo con le videocamere digitali. Tu ne sarai responsabile.” Diede una pacca sulla spalla a Charlie. “È ora di andare a fare due chiacchiere con il cliente, suppongo. Chiamami se ti viene in mente qualcos’altro.”

 

“Sì, signore.”

Dexter lasciò la stanza della sorveglianza e si diresse verso l’aula usata come ufficio temporaneo dai responsabili della mostra canina. Bussò, sentì “Avanti”, ed entrò. All’interno, l’organizzatore della mostra, Burt Oakley, stava mostrando a due operai come sistemare le varie transenne e le aree della mostra.

“Sarò subito da voi, Beck,” disse Oakley, e tornò a spiegare quello che voleva ai due uomini.

Dexter rimase con le mani dietro la schiena mentre gli uomini parlavano. Quando gli operai se ne andarono, Oakley si rivolse a Dexter.

“Com’è la situazione dei sistemi di sicurezza, Beck?” chiese Oakley.

Dexter rispose: “Tutto a posto e funzionante secondo i criteri da lei specificati, signor Oakley.”

“Eccellente. Quindi può garantire che nulla interferirà con la nostra esposizione?”

“No. Niente può garantire questo. Posso solo garantire che tutto ciò che avete specificato funzionerà correttamente.”

Oakley lanciò un’occhiata a Dexter. “Che cosa vuol dire, Beck? Pensavo di aver assunto la migliore società di sicurezza della città. Sta dicendo che la società non può fornire una sicurezza adeguata per una mostra canina?”

“No, signor Oakley, non sto affatto dicendo questo. Sto dicendo che tutto ciò che è stato stabilito nel nostro contratto con voi procede in modo regolare. La Sicurezza di Justice è un’impresa. Incoraggiamo i clienti a usufruire di tutto ciò che offriamo. Ma c’è un costo da sostenere. Abbiamo stipendi, attrezzature e spese generali che devono essere coperte in ogni contratto. Se il cliente ritiene che le sue esigenze siano garantite con mezzi meno costosi, lo accettiamo. Il cliente decide il livello di sicurezza. Lei ha quello che ha richiesto, ed è tutto in ordine.”

“E a proposito di quanto accaduto stamattina? C’è la possibilità di scoprire chi ha dato la birra al bulldog della signora Hyde?”

Dexter scosse la testa. “In pratica non c’è nessuna possibilità. Le telecamere non erano tutte attive fino a circa un’ora fa, e nessuno di quelli con cui abbiamo parlato sa qualcosa.”

“Devo dire che sono deluso. Con i soldi che ho pagato, mi aspettavo un migliore livello di sicurezza di quanto non stia ricevendo.”

“Con tutto il dovuto rispetto, signor Oakley, lei sta ricevendo la sorveglianza per cui ha pagato. Se non ne è soddisfatto, possiamo annullare il contratto, ritirare la nostra attrezzatura e fatturarle il tempo impiegato. Io e il mio assistente possiamo essere fuori di qui entro un’ora.”

A questo punto, Oakley sembrò tirarsi indietro. “No, no... sono grato per quello che avete fatto. La tensione per questa mostra sta disturbando il mio buon senso. Grazie. Sono sicuro che sarà sufficiente.”

Dexter fece un cenno di conferma. “Il mio assistente controllerà i sistemi per almeno un’altra ora. Se dovesse aver bisogno di qualcosa, la prego di farglielo sapere.”

Dexter lasciò la stanza con una sensazione di disagio. Questo lavoro si stava rivelando più complesso di quanto avesse previsto.

Joey e Misty arrivarono al deposito limousine di Pinky. Parcheggiarono sulla strada.

“Non riesco ancora a pensare a un modo adeguato per farlo,” disse Joey.

“Nemmeno io,” rispose Misty.

Entrambi pensarono per un minuto.

Misty propose: “Che ne dici di fingere di essere una coppia di sposi novelli in cerca di una Cadillac con cui andare in luna di miele?”

Joey ci pensò su. “Invece di novelli sposi, siamo fidanzati, e il matrimonio è per la prossima settimana. Vorremmo che la Cadillac fosse la nostra limousine, che prelevasse ognuno di noi per portarci in chiesa e poi all’aeroporto dopo il matrimonio. Tutto quello che vogliamo è dare un’occhiata da Pinky e controllare il posto. Torneremo più tardi, stasera, per una visita vera e propria.”

“Ma come, signor Justice,” disse lei in tono beffardo. “Sta suggerendo un’effrazione?”

Lui le sorrise. “Non sono certo dell’effrazione, ma sicuramente entreremo. Pronta?”

“Andiamo.”

Uscirono dall’auto. Joey attivò di nuovo il sistema di sicurezza. Si tennero per mano ed entrarono da Pinky.

La reception e l’area di vendita erano pulite e luminose. Sedie e scrivanie erano disposte intorno alla grande stanza. Un grande ufficio a vetri conteneva diversi schedari e una signora seduta dietro una scrivania. Uno sportello era stato incassato quasi a metà della vetrata, rendendo l’ufficio un centro per i pagamenti.

Misty aveva adottato un profilo allegro e frivolo, mentre Joey si comportava come un futuro sposo innamorato, per il quale tutto sembrava svolgersi troppo velocemente per essere gradevole. Si avvicinarono all’ufficio con le vetrate.

“Salve!” disse Misty alla signora all’interno dell’ufficio. “Vorremmo parlare con qualcuno a proposito di una limousine per il nostro matrimonio!”

La signora dell’ufficio sorrise alla coppia e disse: “Salve. Manderò qualcuno a parlare con voi tra un momento. Se volete accomodarvi...” Fece un gesto verso l’area della reception e delle vendite.

Misty inclinò la testa da una parte. “Ok.” Si diresse verso le sedie, tirando Joey dietro di sé. “Ora tu ti siedi lì, tesoruccio, ed io mi siedo accanto a te.” Si sedettero.

Joey disse a Misty, sottovoce: “Dio, odio quel tuo personaggio svampito.”

Misty disse, sempre sottovoce, “Oh, stai zitto. Funziona. Vedo dei semplici rilevatori di movimento negli angoli, e ho individuato dei cavi sotto le finestre. Probabilmente sono sensori di allarme a contatto.”

“Li vedo. Nessuna tastiera vicino alla porta, quindi l’allarme è localizzato. Se si attiva un allarme, probabilmente abbiamo dieci o quindici minuti prima che arrivi la polizia. Dobbiamo proprio dare un’occhiata al garage: potrebbe esserci qualcosa di più accessibile lì dentro.”

“Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, è un modo per entrare in quell’ufficio. Oh-oh, arriva qualcuno. È il momento di fare la bambola.”

Una porta nella stessa parete dell’ufficio a vetri si era aperta, e un uomo con un vestito preconfezionato ne era uscito. Si stava dirigendo verso la coppia.

“Ma, tesoruccio, io voglio davvero una grande limousine. Non vuoi che io sia felice il giorno del nostro matrimonio?” disse Misty.

“Certo che lo voglio, patatina! Ma una grande limousine è costosa. Non sono sicuro di potermela permettere.”

“Certo che lei se lo può permettere,” disse il venditore. “Le nostre tariffe sono molto convenienti.” Porse la mano a Joey. “Allen Pinkersley. Può chiamarmi Pinky.”

“Oh, siete voi il titolare?” chiese Joey mentre stringeva la mano di Pinky.

“Sono solo io,” rispose Pinky. Porse la sua mano a Misty.

Lei gli strinse la mano e disse: “Vedi, tesoruccio? Se lui è proprio il titolare, può offrirci un prezzo favorevole!”

“Si può fare, signorina,” disse Pinkersley. “Non ho capito i vostri nomi?”

“Joe Pensington. Questa è la mia fidanzata, Tiffany Andrews,” disse Joey.

Pinkersley sorrise ancora di più. “È un piacere! Ora, esattamente a che tipo di limousine eravate interessati?”

“A una grande,”squittì Misty.

“Ora, Tiff, non sono sicuro che potremo permetterci una grande,” disse Joey. Misty mise il broncio. “Ma, patatina...” lui disse supplicante. Misty s’indispettì ancora di più. Joey scosse la testa e disse a Pinkersley: “Ne ha per caso una di medie dimensioni?”

Misty batté il piede. “Tesoruc-cio!”

Joey si voltò verso di lei e disse: “ Dare un’occhiata non costa nulla, patatina.”

Lei continuò a tenere il broncio, poi sorrise e fece un piccolo salto. “Ok, tesoruccio.”

Joey disse a Pinkersley: “Possiamo guardare le limousine?”

Pinkersley sorrise con condiscendenza. “Certo, signor Pensington. Venga con me, per favore.”

Pinkersley li condusse attraverso la porta da cui era entrato. A sorpresa, questa si apriva direttamente sul garage. Limousine di tutte le dimensioni, colori e marche erano disposte un po' ovunque. Alcuni autisti erano presenti, così come tre uomini in tuta da lavoro che erano ovviamente dei meccanici. Il garage stesso era lungo e spazioso. L’aspetto più interessante per Joey e Misty erano i tre lucernari disposti a distanza regolare sul tetto.

“Oh, tesoruccio, guarda quante limousine!” disse Misty, facendo un piccolo salto per l’emozione. “Non so quale scegliere!”

Joey aveva individuato quattro Cadillac che corrispondevano alla descrizione data dai testimoni. Disse a Pinkersley: “Possiamo guardare quelle di media grandezza?”

“Certo,” rispose Pinkersley. Si diresse verso la prima Cadillac. Era di colore blu scuro e non aveva i vetri oscurati. Aprì le porte e lasciò che la coppia controllasse l’interno dell'auto. Recitarono perfettamente la loro parte. Joey girò intorno al veicolo all’esterno. Controllò la targa, in cui si leggeva “PINKYS28”. Non era l’auto.

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