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SEI

BIG HORN, WYOMING

18 settembre 1976, una del pomeriggio

Trish

Trish uscì dal McDonald’s e andò al trailer dei cavalli. Cindy scalciava ritmicamente. Quella cavalla aveva un futuro come batterista, anche se a suo padre piaceva dire che l’avrebbe mandata alla fabbrica di colla, se non la smetteva di picchiare contro il rimorchio. Attraverso un finestrino aperto su un lato del trailer, accarezzò il muso di Goldie. La palomina aveva un naso come il Coniglietto di Velluto. Trish aveva desiderato una cavalla nera come Black Beauty, ma si era innamorata della sua bionda compagna. E le piaceva il fatto che i propri capelli e il suo pelo fossero abbinati.

Goldie nitrì e la spinse con il muso, in cerca di un biscotto. Trish non ne aveva.

«Scusa, tesoro.»

Tornò al loro ammaccato pick-up di colore bianco. Suo padre l’aveva già avviato e aveva inserito la marcia. Era ancora un po’ agitata per la chiamata che aveva fatto dal telefono pubblico. Aveva chiesto alla signora Lewis di riferire un messaggio al figlio, riguardante il cambio di programma da Hunter Corral a Walker Prairie, dopo che la scorbutica donna le aveva detto che Brandon non c’era e stava per riattaccare. Trish sperava che non fosse già partito per Hunter Corral per vederla. E che la signora Lewis gli riferisse il suo messaggio.

Perry e suo padre stavano parlando del Super Bowl e delle possibilità dei Dallas Cowboys di vincerlo in quella stagione. I Dallas Cowboys erano la squadra del cuore dei due. Chi cresceva in Texas era come se dovesse fare il tifo per loro, a meno che non vivesse a Houston e fosse allora un fan degli Oilers. In Wyoming, invece, la gente tifava per i Denver Broncos. Trish aveva deciso che, dal momento che adesso era una ragazza del Wyoming, loro erano la sua squadra.

Suo padre uscì dal parcheggio, diretto verso le montagne. Lontano dall’interstatale. Stava andando di nuovo nella direzione opposta a quella che lei si aspettava.

«Papà, che stai facendo?»

Perry continuava noiosamente a parlare del football. «Roger Staubach è destinato a entrare nella storia.»

Suo padre le sorrise. «Stiamo prendendo una scorciatoia. Vedi quella strada sterrata su per la parete della montagna?» Gliela indicò.

Lei strizzò gli occhi. Ne vide una, a malapena. «Sì.»

«Questo ci farà risparmiare un’ora di viaggio.»

Trish ricordava un sacco di volte in cui le scorciatoie di suo padre erano finite male. O erano rimasti bloccati, o era una strada a fondo chiuso, o si era rotto il pick-up, o si erano persi. «Magnifico.»

Patrick tornò alla conversazione sul football con Perry. Una fastidiosa voce interruppe la musica della stazione radio con un aggiornamento sulle ricerche di un fuggitivo. Trish ruotò la manopola della sintonia, scorrendo le poche stazioni, tutte disturbate, disponibili nel nord del Wyoming.

Superarono un cartello che segnava l’inizio del centro abitato di Big Horn. Trish non l’aveva mai sentito. Dato che lo attraversarono in meno di un minuto, capì perché. Era persino più piccolo di Buffalo. Era convinta che ci fossero meno abitanti in tutto lo stato del Wyoming che a Irving, la città dell’area metropolitana di Dallas-Fort Worth dove avevano vissuto prima di trasferirsi nel vero stato dei cowboy.

Lentamente lo scenario l’attirò e, senza accorgersene, lasciò la radio su una stazione di musica gospel. Cervi, antilopi e tacchini selvatici vagavano ovunque. La strada li portò vicino a un torrente serpeggiante, le cui sponde erano fitte di pioppi, quelli tremuli e i populus trichocarpa, gli alberi che facevano il “cotone”. Abbassò il finestrino e annusò forte. Qualche sentore del dolce profumo degli ulivi di Boemia aleggiava ancora nell’aria. L’ultimo resto dell’estate. In lontananza, le montagne si ergevano ripide, i loro fianchi ricoperti di alti pini, fatta eccezione per le enormi formazioni rocciose dai differenti colori. Rosa, rosso, nero, bianco, grigio. Il vento le sferzava i capelli. Era ancora caldo, ma sentì che si stava raffreddando, preannunciando l’autunno. Presto sarebbe arrivata la neve. Sua madre diceva sempre che Trish era proprio come suo padre. Lei non vedeva come. Suo padre era un duro e voleva tutto a modo suo. Ma, effettivamente, amava le montagne come lei. E i cavalli. Trish amava davvero tanto i cavalli.

«Bello, vero?» disse suo padre.

La figlia continuò a guardare fuori dal finestrino. «Mm-mm.»

Le venne in mente una cosa. Sua madre le aveva chiesto di dirgli di chiamare il medico legale. Glielo avrebbe detto più tardi. Non aveva ancora finito di punirlo per averla portata in quella stupida gita di caccia. Doveva credere che stesse soffrendo. Ma non smise di ammirare il panorama, e quando sbirciò suo padre, vide che le stava sorridendo, per niente ingannato.

Le gomme saltarono dall’asfalto a una strada sterrata in salita. La carrozzeria vibrò, il motore gemette e il rumore nell’abitacolo si fece più forte.

«Hai mai fatto questa strada?» chiese Trish. «È sicura, almeno?»

Le labbra di suo padre iniziarono a muoversi senza che uscisse alcun suono. Quello le diede la risposta: no.

Il pick-up raggiunse la cima di una collina, quando una gomma urtò contro una roccia. Ci fu un botto, poi l’intero veicolo sbandò a destra, che per fortuna era il lato in salita. Iniziarono a sentire un brutto rumore: buh-bud-uh buh-bud-uh buh-bud-uh.

Patrick guardò lo specchietto laterale e accostò in un punto pianeggiante. «Merda.» Poi: «Non dire a tua madre che l’ho detto.»

«Che sta succedendo?» chiese Trish.

«Una gomma del trailer a terra. Penso che i cavalli siano un po’ pesanti per questa strada accidentata.» Parcheggiò il pick-up e spense il motore. «Va bene, ragazzi. Adesso cominciamo a divertirci.»

Perry si avvicinò trepidante dal sedile posteriore. «Cosa facciamo?»

Trish incrociò le braccia.

«Ho sentito dire che questa strada diventa piuttosto ripida ed è tutta accidentata. Voglio che montiate in sella ai vostri cavalli e saliate in cima, conducendo a mano gli altri due. Questo alleggerirà il veicolo e le gomme. Ne ho solo una di scorta.»

«Quindi non è sicura. Stai parlando sul serio?» chiese Trish. Sua madre non sarebbe stata contenta quando glielo avrebbero detto.

«Più serio di così si muore.»

«Che bello!» disse Perry. Stava già scendendo dal pick-up.

Trish lo seguì, scuotendo la testa. Un’altra storia da aggiungere alla lista delle scorciatoie di suo padre. Quando ebbero tirato fuori i cavalli dal trailer, la ragazza chiese: «Quanto manca alla cima?»

«Non è lontano. Poche miglia.»

Beh, non era la fine del mondo.

Sellò Goldie. Patrick aiutò Perry con Duke, il suo cavallo pezzato. Duke era alto e aveva la brutta abitudine di gonfiare la pancia. Inspirava fino a gonfiarla ogni volta che qualcuno andava da lui con una sella, il che rendeva difficile stringere bene la cinghia. Trish era già montata e teneva Reno, il gigantesco cavallo nero di suo padre, un incrocio percheron, e Cindy, una saura bassa e tarchiata. Oltre a essere un piccoletto, suo fratello saltava da una cosa all’altra come una palla di gomma e gli ci voleva un’eternità per terminarne una. Alla fine, anche lui era in sella.

Patrick disse: «Devo solo cambiare la gomma. Voi ragazzi, andate avanti.»

«Ok», rispose Trish.

Perry prese la lunghina di Cindy e schioccò la lingua a Duke per farlo partire. Trish diede un colpetto al collo di Goldie, poi si spostò in avanti, stringendo leggermente le gambe attorno al corpo del suo cavallo. Tutti e sei, Trish, Perry e i quattro cavalli, partirono a passo lento. Meno di venti minuti dopo, il padre li raggiunse e li salutò con il braccio avanzando su per la montagna, più veloce dei cavalli, ma sempre lentamente. Scomparve dietro una curva a esse e lei e Perry rimasero soli.

Trish si godeva il panorama. Ogni volta che c’era un’interruzione tra gli alberi sul lato a valle, poteva vedere in lontananza, oltre le colline, le isolate formazioni rocciose disseminate qua e là, del colore rosso mattone. Per qualche minuto Perry non disse una parola. Oltre al rumore degli zoccoli, si sentivano solo il canto degli uccellini e i versi delle aquile. Ma non durò.

Perry fece avanzare Duke e Cindy al trotto per mettersi a fianco di sua sorella. «Chi hai chiamato al McDonald’s?»

«Piantala.»

«Era un ragazzo?»

Trish non rispose.

«Era Brandon Lewis?»

«Cosa?» Trish si girò di scatto verso di lui. «Non sono cavoli tuoi.»

«Lui ti piace.»

«Sei una peste.» La ragazzina aumentò la pressione delle gambe su Goldie. La cavalla rispose con un lento trotto. Reno fece resistenza e la lunghina si tese. Trish scosse la testa. Reno era una bestia testarda. Goldie insistette e Reno si arrese, anche se la corda era sempre tesa.

Perry gridò: «Aspettami.»

Dietro di loro si avvicinava un rombo di motori. Trish spostò i suoi due cavalli sul lato destro della strada, contro la parete della montagna. Non si voltò a guardare, sapendo che avrebbe creato una reazione a catena con Goldie e Reno, che sarebbero tornati in mezzo alla strada.

«Spostati, Perry.»

Se le rispose, non poté udirlo. Qualche manciata di secondi dopo, due motociclisti la affiancarono. Erano in sella a grandi moto nere con cromature argentate. Le selle avevano una forma a banana che li faceva piegare all’indietro. I due uomini indossavano jeans con copripantaloni di pelle, giubbotti di pelle e bandane sulla fronte. Entrambi portavano barba e baffi lunghi e fini. Uno aveva la coda di cavallo. L’altro aveva un bizzarro taglio a spazzola come quello di Perry. Il tipo con la coda di cavallo, che era a torso nudo sotto la giacca, le fece un verso di apprezzamento quando la vide. Trish cercò di non vedere i peli sotto le sue ascelle. Che schifo. L’uomo frenò davanti a lei e girò la modo di traverso, bloccandole la strada. L’altro fece lo stesso.

 

I cavalli si fermarono di colpo.

«Ehi, piccola bellezza. Chi è questo che hai con te?» L’uomo con la coda indicò Perry con il pollice.

Scioccata, Trish guardò dritto davanti a sé e guidò Goldie per aggirare le moto. Il suo accento non era del posto. Il che aveva senso, perché nessuno del Wyoming si sarebbe comportato in quel modo. Ma non riusciva a capire da dove venisse. Non era texano. Non era del Nord. Non era del Sud. Né della costa orientale, come Boston o New York.

«Non fare la presuntuosa solo perché sei carina.»

La voce di Perry, quando parlò, era così stridula che sembrava uno dei Chipmunks. «Lascia in pace mia sorella.»

Gli uomini si guardarono e scoppiarono a ridere.

Quello con i capelli a spazzola disse: «Il suo eroe. Bella questa.»

Quello con la coda fissò Perry con occhi minacciosi. «Cosa farai se non lo facciamo, microbo?»

«Andiamo, Perry», disse Trish. «Ignorali.»

«Dove sei diretta, dolcezza? Forse ci vediamo più tardi.»

Di nuovo Trish non rispose. Perry aveva problemi a far procedere Duke oltre le motociclette.

«Dagli una pacca sul sedere. Deve sentire che sei tu che comandi», disse a suo fratello.

Perry fece come gli aveva suggerito, e Duke sbuffò e avanzò al trotto con Cindy, superando Trish, Goldie e Reno.

«La tipa ha carattere. Mi piace», disse l’uomo con i capelli a spazzola.

I due avviarono i motori sgasando, per poi superare Trish, Perry e i cavalli, ma senza fermarsi. Una delle moto scoppiettò sfiammando. Duke scartò bruscamente a sinistra. Perry si aggrappò al corno della sella. Alcune persone avevano una predisposizione per l’equitazione, lui no. Il suo corpo vacillò e si inclinò, ma rimase in sella. Goldie scosse la testa, sbuffando.

Le moto scomparvero in lontananza.

Trish tirò un sospiro di sollievo.

SETTE

FORESTA NAZIONALE DI BIGHORN, WYOMING

18 settembre 1976, ore 2 del pomeriggio

Perry

Cavalcando su per la ripida strada, con un notevole precipizio alla sua sinistra e una salita quasi diritta alla sua destra, il cuore di Perry non voleva rallentare. Di solito non aveva paura dell’altezza, ma sentiva come se una calamita gigante lo stesse tirando verso il bordo. Duke e Cindy non rendevano le cose più facili. Non riusciva a convincerli a starne lontani. Duke era quasi saltato oltre il bordo quando gli uomini sulle motociclette se ne erano andati facendo andare su di giri i motori e sfiammando con la marmitta.

Quegli uomini avevano guardato sua sorella in un brutto modo. Era così infuriato. Come lo era stato la volta un cui Judd, un bullo della scuola, lo aveva chiamato “viscida ragazzina”. Perry si era sbracciato per tirargli dei pugni e Judd gli aveva riso in faccia afferrandogli i polsi, senza nemmeno prendersi la briga di colpirlo. Al posto della faccia di Judd c’erano ora i denti macchiati dal fumo di Coda di Cavallo e gli occhietti di Testa Rasata; al posto della sua risata, le loro voci. Neanche loro lo avevano preso sul serio. Non c’era stato niente che Perry avesse potuto fare per proteggere Trish. Non era nemmeno riuscito a far fuggire il suo stupido cavallo senza il suo aiuto.

Perché tutti mi trattano come un bambino?

Le lacrime gli bruciavano gli occhi ed era sollevato di essere dietro a sua sorella. Le lasciò scorrere e asciugarsi al vento del Wyoming. Avrebbe voluto essere più grande e più forte — all’istante.

Il silenzio era pesante, rotto solo dal rumore degli zoccoli, dal forte respiro dei cavalli e, occasionalmente, dai loro sospiri tra le labbra. Gli sembrava di avere la bocca piena di marshmallow. Non riusciva nemmeno a dire a Trish quello che avrebbe voluto. Che gli dispiaceva di non essere stato d’aiuto. Gli dispiaceva e aveva paura. Era quello che sentiva anche lei? Era per questo che non gli diceva niente?

Sperava solo che i due uomini non tornassero.

Un instabile camion scendeva traballando verso di loro. Duke tese le orecchie in avanti e sollevò la testa. Mentre il mezzo si avvicinava, Perry vide che aveva una piattaforma di legno sopra la cabina, recintata da assi verticali. Dalla parte anteriore del recinto facevano capolino le minuscole zampe, il naso appuntito e le orecchie ciondolanti di un cane bassotto, a fianco di un san Bernardo così enorme che sembrava impossibile che il camion non si fosse ancora rovesciato.

Un autista con una folta barba nera sollevò due dita in segno di saluto mentre passava. Perry guardò il veicolo a bocca aperta. Il pianale aveva una recinzione che raggiungeva l’altezza di quella anteriore, anche se era fatta con i più tradizionali assi di legno orizzontali. Dietro il camion c’era un vecchio rimorchio per cavalli scoperto. Un cavallo maculato come un dalmata nitrì a Duke.

Duke sbuffò.

Trish mise una mano sulla sella dietro di sé e si voltò completamente per guardare il camion. «Solo nel Wyoming.»

Perry fece di sì con la testa. Il buffo veicolo lo fece sentire un po’ meglio. La gente del Wyoming era decisamente diversa da quella del Texas. Più avanti, vide finalmente il pick-up e il trailer di suo padre. Quando lui e Trish lo raggiunsero, lo trovarono mentre leggeva le cartine distese sul cofano.

«Ci avete messo un bel po’.» Patrick sorrise e iniziò a ripiegare le cartine. «Pronti per caricare?»

Trish gli chiese: «Hai visto le motociclette?»

«Sì. Delle Harley Davidson. Non se ne vedono molte in montagna.»

Perry squittì: «Quelli là erano dei pezzi di merda. Hanno dato fastidio a Trish.»

Patrick si paralizzò mentre si stava infilando le cartine nella cintura. «Cosa?»

«Solo chiacchiere e niente fatti», minimizzò Trish.

Patrick prese le redini di Duke.

Perry saltò a terra. «Hanno spaventato Duke.» Non disse quanto avessero spaventato lui.

«Avete parlato con loro?» Gli occhi di Patrick fissarono quelli di Perry, sapendo bene quale dei suoi figli aveva più probabilità di rivelare informazioni.

«No. Ma volevano sapere dove stavamo andando.»

«Glielo avete detto?»

«No.»

«Bene.»

Si diressero verso il retro del trailer. I tre rimasero in silenzio mentre appendevano i finimenti e le selle, e facevano salire i cavalli. La paura di Perry iniziò a calare. Il solo fatto di stare con suo padre lo faceva sentire al sicuro. Si guardò intorno. Non aveva mai visto le montagne da quel lato. La vista ravvicinata di Cloud Peak lo fece sentire vuoto. Dal lato di Buffalo, quella era la vetta più alta. Dalla nuova prospettiva, sembravano denti neri arrabbiati.

Salirono sul pick-up e Patrick iniziò a guidare lentamente lungo la strada Red Grade.

Trish disse: «Mi sembrano le Alpi svizzere di Heidi.»

«Eh?» chiese Perry.

«Tu conosci il libro di Heidi

Guardò fuori dal finestrino. Trish amava leggere. Lui lo odiava. La conversazione finì, ma non gli dispiacque. Per mezz’ora la sua mente vagò pensando al calcio, alla pesca, alla caccia al cervo e poi più a niente, mentre passavano davanti ad acquitrini, alci che brucavano piante acquatiche, torrenti, ampi prati dall’erba marrone e qualche casetta di legno qua e là.

Doveva essersi addormentato, poiché quando aprì gli occhi, Patrick stava svoltando a destra in una strada forestale oltre un torrente.

Patrick abbassò il finestrino dalla proprio parte. «Parcheggeremo qui vicino e proseguiremo a cavallo.»

Trish lasciò su il proprio, mentre Perry tirò giù entrambi quelli posteriori. Passarono davanti a un pick-up con un trailer e delle Harley Davidson parcheggiate fuori. I finestrini e gli sportelli del trailer erano oscurati con qualcosa attaccato dall’interno.

«Sono le stesse motociclette.» Perry arricciò il naso. «C’è uno strano odore.»

Patrick inclinò la testa verso il finestrino aperto. «Sembra ammoniaca.»

Trish rabbrividì. «Sono lì dentro. Accampiamoci lontano da loro.»

Patrick annuì. «Il posto consigliato da Henry è bello lontano.»

Un miglio più in là, Patrick parcheggiò il pick-up. Cindy, come sempre, stava scalciando nel trailer.

Patrick dette una botta sul fianco. «Smettila o ti faccio diventare cibo per cani.»

Perry allungò la mano e accarezzò il collo di Cindy. «Papà, non può farci niente. È nervosa.»

«Io direi che è impaziente.» Patrick sorrise a suo figlio.

«Non la venderai davvero per farne cibo per cani, vero?»

«Probabilmente no.»

«Papà! Prometti che non lo farai.»

Patrick strofinò i capelli a spazzola di Perry. «Lo prometto. Anche se è fastidiosa, non la venderò come cibo per cani.»

Cindy continuò a scalciare finché lo sportello posteriore non venne aperto. Preparare i cavalli richiese più tempo di quanto ce n’era voluto sulla Red Grade. A Cindy fu montata una sella da carico con attaccato l’arco con le frecce; oltre a quello, lei e gli altri cavalli portavano bisacce piene di attrezzature, viveri e indumenti. Ma non tutti gli indumenti. Patrick aveva fatto lasciare a Trish metà dei suoi sul fondo posteriore del pick-up.

Perry osservò il padre mentre controllava la sua 357 magnum e il suo coltello, poi li infilava rispettivamente nella fondina e nel fodero attorno ai fianchi. «Se andiamo a caccia con l’arco, come mai stai portando tutte quelle armi?»

«La pistola è per autodifesa. Mentre il coltello è per eviscerare il cervo che prenderemo.» Patrick tirò fuori dalla tasca il suo coltello tascabile con la scritta segaossa. «E questo è il mio coltello multiuso.»

Perry prese il coltello e lo esaminò mentre suo padre metteva le munizioni in una delle bisacce di Cindy. Quelle calibro 38 special, perché erano più economiche delle calibro 357. Suo padre preferiva le cose a buon mercato. «Posso portarlo io?»

Patrick scompigliò di nuovo i capelli di Perry. «Questo è per un uomo adulto. Forse Babbo Natale te ne porterà uno per Natale.»

«Papà, Babbo Natale non esiste.»

«Io non lo direi tanto forte. Potrebbe sentirti.» Patrick gli fece l’occhiolino. Si diresse verso il pick-up e lo chiuse a chiave, poi andò dal suo cavallo e infilò le chiavi in una tasca esterna della sua bisaccia con la cerniera.

Reno sembrava cattivo, ma in realtà era molto carino. Suo padre adorava quel cavallo. Il suo amico Henry lo tormentava perché cavalcava un cavallo da tiro nel paese dei veloci cavalli da mandria, allora aveva portato Reno a lezioni di cutting. Ora si vantava di avere il cavallo da cutting più lento del West.

«Tutti pronti?» chiese Patrick con un tono allegro.

«Per andare a casa», rispose Trish. «Anche Goldie. L’hai caricata troppo.» Ma salì ugualmente.

«Mai quanto se ti avessi permesso di portarti tutta quella roba inutile.»

Perry rispose: «Sono pronto, papà.»

Patrick si mise di fianco a Duke e allungò una mano. Perry la usò come appoggio per salire in groppa al cavallo. Poi Patrick montò su Reno e prese la lunghina di Cindy. Si mise in cammino, Perry dietro di lui e Trish per ultima. Passarono davanti ad altri pick-up e roulotte parcheggiati lungo la strada, e anche qualche tenda. La gente caricava e scaricava, incordava gli archi e cucinava. Tutti salutavano.

Con i loro carichi ingombranti, i cavalli ondeggiavano più che camminare. Passò quasi un’ora prima che Patrick dicesse a Perry di iniziare a cercare il posto adatto per accampare. Perry era stanco di cavalcare, ma cercò con attenzione.

Dopo aver scartato alcuni posti - troppo rocciosi, troppo piccoli, senza un bidone per il fuoco - fermò Duke in una bella radura tra gli alberi, arretrata rispetto al sentiero, con buona erba e un contenitore per il fuoco ben sistemato. «Che ne dici di questo, papà?»

 

Trish guidò Goldie al bidone del fuoco. «Sta ancora bruciando. Sembra che qualcuno stesse bruciando della spazzatura.»

Patrick scosse la testa. Il suo viso era serio e disgustato. «Un buon modo per appiccare un incendio nella foresta, e questo è esattamente il periodo sbagliato dell’anno per farlo. L’intera montagna è secca e a rischio di incendio.»

«L’erba è ancora buona. E c’è una corda tesa per legare i cavalli.»

Perry vide punte di rami a terra che ricoprivano i bordi della radura. «Perché tutti quei pezzi d’albero sono per terra?»

Patrick gli spiegò: «Molto probabilmente sono stati gli scoiattoli. Mordono e fanno cadere i rami nuovi e poi si nutrono delle gemme comodamente a terra.» Alzò bene la gamba per passare oltre le bisacce. Ne colpì una comunque. Reno si mosse di lato. Patrick fece leva sulla sella e scese. «Allora questo è il nostro posto. Ottima scelta, Perry.»

Perry sospirò. Scivolò giù da Duke, improvvisamente stanco, come se avesse appena finito di giocare un’intera partita di calcio come attaccante.

«Un po’ di vita, ragazzi. La luce del giorno sta calando e c’è un campo da montare.»

Perry sospirò di nuovo, questa volta più forte.

«Io mi occupo dei cavalli.» Trish stava già togliendo la sella a Goldie. La cavalla si voltò a guardarla e Trish le accarezzò il muso.

«Allora tu e io ci occuperemo della tenda.» Patrick arruffò ancora una volta i capelli di Perry.

Perry si sfilò da sotto la sua mano. Avrebbe voluto che suo padre smettesse di farlo.

Trish fece un sorrisetto di scherno. «Mi spiace per te, mostriciattolo.»

Il fratello le mostrò il dito medio alle spalle di suo padre, e lei arricciò le labbra e si batté la mano sul sedere.

Mezz’ora dopo, i cavalli erano stati abbeverati a un vicino torrente e messi a brucare l’erba con le pastoie alle zampe. La tenda era montata, con i sacchi a pelo srotolati all’interno, in un punto per lo più pianeggiante senza troppe pietre. Le montagne bloccavano la maggior parte della luce del sole, anche se era ancora alto nel cielo.

Patrick issò le bisacce che contenevano i viveri in alto su un albero all’estremità dell’accampamento. «Se ceniamo tardi, abbiamo tempo per fare un giro d’ispezione per la nostra caccia di domani.»

Quelle parole elettrizzarono Perry. La stanchezza era solo un ricordo. Era per lui il primo anno in cui aveva l’età per cacciare legalmente. Aveva sparato a un sacco di animali nocivi con la sua pistola a pallini di gomma, per scacciarli, e suo padre gli aveva permesso di premere il grilletto del fucile durante la caccia al cervo, standogli a fianco, ma questa volta era diverso. Avrebbe scelto il suo cervo e usato l’arco compound da solo e reclamato il suo trofeo; se fosse riuscito a prenderlo, ovviamente. Si era esercitato con l’arco per tutta l’estate ed era diventato veramente bravo, ma suo padre gli ricordava sempre che un animale in movimento era diverso da un bersaglio fisso.

I suoi pensieri furono interrotti da una voce proveniente dal sentiero che lo colpì come una frustata.

«Questo è il nostro campo.» La voce apparteneva a un uomo alto e massiccio con le guance incavate e una barba rada. Aveva i capelli neri e brizzolati. Indossava una salopette mimetica con sotto una maglietta nera, dello stesso colore del suo cavallo.

Perry non l’aveva nemmeno sentito arrivare e provò pietà per il cavallo, che doveva portare qualcuno così pesante. In ritardo, Goldie, Duke, Cindy e Reno iniziarono a nitrire e a sbuffare. Perry immaginò che fosse per quello che non esistevano cavalli da guardia. Desiderò che avessero portato Ferdinand. Abbaiava a tutto, ma era proprio per quel motivo che suo padre aveva detto “niente cani durante una gita di caccia”.

Ma questo era il suo accampamento. L’aveva scelto lui.

Gonfiò il petto. «È nostro.»

Patrick tese una mano verso Perry con il palmo rivolto verso il basso, dicendogli di stare zitto. «Buongiorno. C’è qualche problema?»

Perry e Trish si scambiarono un’occhiata. Gli occhi di lei dicevano: «Che diavolo sta succedendo?» e il fratello sapeva che anche i suoi dicevano la stessa cosa.

Altri due uomini a cavallo apparvero da dietro la curva del sentiero. I due erano come il primo, dovevano essere una famiglia. Scuri di carnagione. Alti. Uno della stessa età del primo, ma magro e con i capelli completamente bianchi; l’altro sembrava abbastanza giovane da frequentare le scuole superiori. Quello più vecchio aveva uno stuzzicadenti in bocca e mostrava i denti. Il giovane aveva il capo chino e guardava dalla parte opposta all’accampamento.

Il primo uomo ripeté quello che aveva detto: «Questo è il nostro campo. Lo è sempre stato. Per tutta la stagione.»

Patrick scosse la testa. «Non c’era niente qui quando l’abbiamo trovato. L’avete prenotato?»

I due uomini più anziani sghignazzarono. Il giovane non reagì.

Il primo disse: «Divertente. Una prenotazione per un campeggio libero nel mezzo del nulla. Sei un comico, forse?»

«No, sono un medico.»

Il ragazzo si mosse sulla sella.

«Forse potrebbe guardare la zampa di Blue.» Il tipo con i capelli bianchi era su un roano bluastro con un grande taglio aperto sulla zampa posteriore.

Patrick sorrise. «Beh, ho curato un cavallo con una zampa rotta la scorsa notte in ospedale, ma vi avverto, non sono un veterinario.»

«No.» Di nuovo la voce sferzante del primo tipo. Fissò Patrick, uno strano sguardo negli occhi.

Perry non sapeva cosa pensare di quello sguardo. La gente rimaneva spesso piuttosto colpita dal fatto che suo padre fosse un medico. In chiesa, si mettevano in fila per parlargli, mostrandogli disgustose braccia con irritazioni cutanee e piedi nudi con le unghie incarnite. Quest’uomo non sembrava per niente impressionato.

Rispose: «Tutto ciò che vogliamo da te è il nostro accampamento.»

«Stai parlando sul serio?» chiese Patrick. Questa volta alzò la voce.

Perry e Trish si avvicinarono al loro papà. Reno iniziò a scuotere la testa e a scalpitare.

«Sì.»

«C’è un posto davvero buono proprio sul sentiero», suggerì Trish. «Meglio di questo. L’ho visto mentre abbeveravo i cavalli. Più vicino al torrente. Più grande.»

L’uomo grugnì. «Allora, potete prenderlo voi.»

Perry vide suo padre dare un’occhiata alla tenda. L’arco era appoggiato a un albero a fianco e la pistola era nel cinturone appeso a un ramo dell’albero.

«Non ci sposteremo», disse con calma. «È meglio che ve ne andiate.»

Il suo tono fece rizzare i peli sulle braccia di Perry. Quando era infuriato, suo padre diventava più tranquillo. Gli uomini si spostarono sulle loro selle e quello con i capelli bianchi guardò il capo, il quale sputò il tabacco che stava masticando, facendolo schizzare sui sassi.

Dei motori ruppero il silenzio teso, e due motociclette apparvero da dietro la curva del sentiero sbandando a gran velocità. Non le ruggenti moto da strada, come le Harley che Perry aveva visto in precedenza, ma delle moto da cross. Moto fantastiche, una rossa, l’altra gialla, che sembravano piuttosto nuove. Si avvicinarono due uomini con la testa rasata, i volti quasi interamente coperti dagli occhiali da cross. Non avevano il casco, come quelli delle Harley, si rese conto Perry. Suo padre aveva detto che questo aveva qualcosa a che fare con la legge della selezione naturale e un certo Darwin non-so-chi. Passando davanti ai cavalli, i centauri lasciarono andare l’acceleratore.

Dovevano aver capito che qualcosa non andava, perché quello davanti si fermò e spense il motore. L’altro lo superò e si fermò anche lui. «Ehi, gente, va tutto bene?»

Il capo rispose: «Alla meraviglia.»

A Perry fece improvvisamente male lo stomaco e si avvicinò di un altro passo a suo padre.

I tipi delle moto da cross li salutarono con la testa. Rimisero in moto le moto, dando un colpo in basso con la gamba destra, e ripartirono.

«Spero che questo accampamento ne valga la pena», disse il capo di quelli a cavallo a suo padre.

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