Dopo La Caduta

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Aus der Reihe: Angelo Spezzato #2
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4



Lash venne assalito da un tumulto di emozioni mentre osservava Jeremy entrare in casa. Fece un respiro profondo, ricordando a se stesso che questo era suo fratello, e il suo migliore amico di sempre. Cercò con tutte le sue forze di cancellare la visione, no, la

memoria

 di Jeremy con Naomi.



Era un ricordo che continuava a ripresentarsi alla sua mente, anche dopo che Jeremy era partito per la sua cosiddetta pausa e Lash era andato a vivere sulla montagna con Naomi. Era il ricordo di Jeremy che offriva un anello di matrimonio al padre di Naomi, un simbolo dei vecchi tempi, quando il primogenito di una famiglia si recava dal padre di una donna per chiederla in sposa. Raphael non aveva negato che fosse effettivamente un ricordo.



E Jeremy? Non aveva bisogno di parlare—il suo sguardo diceva tutto. Lash si ricordò dell’espressione sul suo viso quando aveva visto Naomi per la prima volta. Lash non riusciva a togliersi quello sguardo dalla mente. E ora eccolo qui, che si comportava come se niente fosse.



Sebbene Naomi insistesse nel dirgli che tutti i suoi ricordi riguardavano solo lui, non poteva fare a meno di chiedersi se in passato, un passato che lei non poteva ricordare, avesse amato Jeremy. Le cose sarebbero cambiate adesso che Jeremy era tornato e lei avrebbe imparato a conoscerlo meglio? Sembrava che tutti lo amassero, persino Gabrielle.



No. Doveva credere che Naomi sarebbe stata dalla sua parte, sempre e comunque.



Stava quasi per parlare, quando Raphael entrò volteggiando dalla porta, perdendo il sorriso quando si accorse dell’espressione sul viso di Lash.



“Siamo venuti in un brutto momento?”



Puoi dirlo forte,

 pensò Lash. Seguì Jeremy


con lo sguardo mentre l’angelo dai capelli dorati si avvicinava alla persona che Lash voleva tenere tutta per sé. Quando Naomi gli sorrise, Lash lottò contro l’istinto di prenderla e portarla il più lontano possibile dal fratello.



“Certo che no” gli disse Naomi e poi, rivolta a Jeremy: “Allora, vuota il sacco.”



Jeremy impallidì e una strana espressione gli attraversò il viso. “Uh, cosa devo dire?”



“Gli stivali. Rachel ha detto che ne hai un paio” gli disse, guardandogli i piedi con aspettativa.



Jeremy espirò rumorosamente, e il suo sorriso onnipresente riapparve. “Ci puoi scommettere!” Mise avanti un piede. “Dimmi se questi stivali non sono fighissimi.”



Lei rise. “Hai sicuramente effettuato dei cambiamenti mentre eri lontano. Mi mancano i tuoi completi, sebbene mi piaccia molto la giacca di pelle. È per questo che sei sparito per così tanto tempo? Stavi facendo shopping?”



“Perché? Ti sono mancato?” le chiese Jeremy facendole l’occhiolino.



Lash fece un passo avanti. Non gli piaceva la direzione che stavano prendendo le cose—neanche un po’.



Raphael si mise immediatamente davanti a Lash, bloccandogli il passaggio. “Sei mancato a tutti noi, Jeremiel” gli disse.



“Te ne sei andato così di corsa il giorno dopo che tu e Lash . . .” Naomi si morse il labbro e guardò nervosamente Lash. “Beh, avevo sperato che ne avreste parlato.”



“È per questo che siamo qui” disse Raphael. “Mi è stato concesso il permesso di divulgare alcune informazioni sul nostro passato. Che ne dite se ci sediamo?”



Mentre si raggruppavano in sala, Lash mise la mano in quella di Naomi con determinazione. Osservò Jeremy, seduto di fronte a loro con Raphael. C’era qualcosa di strano in lui. Sebbene stesse sorridendo, non sembrava felice. Quella scintilla speciale che attirava tutti verso di lui era sparita. In tutti gli anni in cui lo aveva conosciuto, Jeremy non aveva mai avuto l’aspetto che mostrava in questo momento. Era sempre stato il contrario: era sempre lui quello pensieroso e Jeremy quello che al suo fianco cercava di distrarlo da quale che fosse la sua preoccupazione. Lash lottò fra il desiderio di consolare il vecchio amico e quello di restare arrabbiato con lui.



Guardò gli occhi di Jeremy che zoomavano sulla mano di Naomi stretta nella sua, e poi si allontanavano di botto quando si accorgevano che Lash lo aveva beccato.



È più facile rimanere arrabbiati, pensò.



“Prima che Jeremiel se ne andasse per il suo”—Raphael guardò verso Jeremy e si schiarì la gola—“incarico prolungato, gli avevo riferito le stesse informazioni condivise con te, Lahash.”



“Hermano!” Jeremy gli presentò il pugno, ridendo. “Non lasciarmi qui come uno scemo, Fratello.”



Lash sentì che Naomi gli dava una gomitata.

Da dove le viene ‘sto gomito così appuntito?



Sospirò e batté il pugno su quello di Jeremy.



Naomi sorrise. “Questo spiega perché siete stati così tanto amici per tutti quegli anni.”



“Siamo stati” sussurrò Lash sotto i baffi.



Jeremy fece una smorfia tornando a sedersi. “Sai che ti avrei parlato del mio incarico se me l’avessero permesso.”



“Sì, certo. Come dici tu.”



“Lash” lo sgridò Naomi.



Le lasciò andare la mano, offeso. “Pensavo che tu non ti fidassi di lui, e adesso sei tutta ‘facciamo la famigliola felice.’ Non so. Forse sto meglio quando non me lo ricordo, il passato.”



“Come può essere meglio per te non avere memoria della tua famiglia? Fa parte di ciò che sei” gli disse.



“Queste sono parole sagge, Naomi” le disse Raphael, con voce bassa e autorevole. Poi si girò verso Lash e lo guardò dritto negli occhi. “La persona che sei oggi scaturisce da ciò che eri ieri. Il tuo passato influenza il presente, ed è la famiglia che forma la tua crescita.”



“Vedi, è proprio questo che intendo. Sappiamo tutti che sono un fallito.” Lash si alzò in piedi e cominciò a passeggiare per la stanza. “Mi sono stati mostrati solo pochi ricordi, ma sono bastati perché io capissi che, anche allora, ero la seconda scelta—rispetto a te” disse rivolto a Jeremy.



“Lahash.” Raphael si alzò e gli posò una mano sulla spalla. “Lucifero ti ha mostrato solo ciò che va a suo vantaggio.”



Lash si scostò. “No, Raphael. È più di questo. Anche prima dei ricordi, lo sentivo. Sapevo che eri deluso dal fatto che io fossi ancora un serafino e venissi rimproverato dopo quasi tutti gli incarichi. Anche Jeremy ha iniziato da serafino come me, ma nel giro di un anno gli è stata assegnata una posizione come arcangelo. Ed io, beh . . .”



“Sii giusto, Lash” disse Jeremy. “Tu hai cominciato a sfidare Gabrielle fin dal primo giorno.”



Lash si girò di scatto. “Tu, taci!”



Naomi sussultò. “Lash!”



“No, Naomi. Tu non eri lì, e non sai di cosa si tratta” disse ansimando. Era stufo che tutti prendessero le parti di Jeremy. “A quei tempi non me ne rendevo conto. Ma adesso sì. Venivo messo in discussione ad ogni passo che facevo. E Jeremy? Mai. Facevamo le stesse cose, ma a Jeremy veniva perdonato tutto. E io invece finivo nei guai. Era come se lui non potesse sbagliare mai.”



“Questo non è vero!” Jeremy saltò in piedi.



“Potresti aver ragione” disse Raphael sottovoce.



Jeremy si immobilizzò, e Lash spalancò la bocca.



Per un momento nella stanza si fece un silenzio teso prima che Raphael continuasse. “Per favore sedetevi e lasciate che vi spieghi.”



Naomi prese il braccio di Lash. Lui guardò per un istante i suoi occhi lucidi e si sciolse subito. Non aveva avuto intenzione di prendersela con lei. “Mi dispiace. Mi perdoni?”



Lei annuì.



Seduto al suo fianco, le mise un braccio intorno alle spalle e riportò l’attenzione su Raphael.



“Come sai, Jeremiel è il tuo fratello maggiore. Come era usanza a quei tempi, il primogenito aveva dei diritti superiori a tutti gli altri della famiglia. Con il suo diritto di primogenito, doveva sposarsi prima di Lahash, e lì è entrata in gioco la tua famiglia” disse guardando Naomi.



Lei si mise una mano sul petto. “La mia famiglia?”



“Naomi.” Raphael le si avvicinò e le prese la mano. “La famiglia della tua vita precedente viene dalla Città di Ai. Tuo padre possedeva una locanda ed era un uomo d’affari di successo. Era uno dei leader più stimati della città.” Le lasciò la mano e guardò verso Jeremy e Lash. “Voi due siete nati da una madre umana e da un padre angelico.”



“Rebecca” disse Lash.



Raphael annuì, e si intristì al suono di quel nome.



“Quindi siamo Nephilim” disse Jeremy, tornando a sedersi.



“Cosa?” sussultò Naomi. “Ma i Nephilim non sono giganti cattivi?”



“Alcune delle storie che sono state raccontate nel corso degli anni non sono totalmente accurate” disse Raphael. “Così come ci sono persone malvagie, ci sono stati Nephilim che hanno approfittato del proprio retaggio. Per quanto riguarda i miei figli, ho insegnato loro l’umiltà e il rispetto per coloro che li circondano. E, a quei tempi, non sapevano di essere per metà angeli.”



“Pensavo che tutti i Nephilim fossero stati eliminati” disse Naomi.



Raphael sorrise. “Conosci bene le Scritture.”



“Catechismo tutti i mercoledì. Ho bigiato una volta, ma Chuy ha subito fatto la spia con Welita. Non sono più riuscita a sedermi per una settimana.” Naomi sospirò con un sorriso stampato in faccia, ricordando.



Raphael fece un respiro profondo come per prepararsi a dire qualcosa di difficile. “Fra gli umani, i Nephilim si distinguevano per la propria bellezza e la propria forza. Molta gente in città li adorava come se fossero degli dei. Jeremiel”—lanciò uno sguardo circospetto a Lash—“era il preferito di tutti, umani e Nephilim, per le sue capacità e la sua forza. Molte famiglie avrebbero voluto far sposare le proprie figlie con lui, inclusa la tua, Naomi.”

 



“Ha senso” mormorò Lash.



Naomi gli accarezzò una gamba. “Fa parte del passato. Io sono qui con te adesso.”



Sollevando lo sguardo, Lash le passò le dita sulla guancia. “È vero, lo sei.” Si girò verso Raphael e vide nuovamente una strana espressione sul viso di Jeremy. La ignorò, non volendo fare agitare nuovamente Naomi.



“Non è che tu non avessi capacità o forza, figlio mio. Temo di essere stato anch’io ad aver indirizzato l’attenzione delle persone su Jeremiel e lontano da te. Dal giorno in cui vi siete incontrati, era chiaro che Naomi voleva solo te. Ed io”—deglutì—“io ho fatto tutto ciò che potevo per tenertela lontana.”



Guardò Lash con il tormento negli occhi. “Questo è un ricordo che vorrei tanto poter cancellare. Credimi se ti dico, Lahash, che non passa giorno in cui non mi penta delle mie azioni.”



“Ma perché avresti fatto una cosa del genere?” chiese Naomi, con voce rauca per il dolore. “Perché avresti dovuto voler ferire tuo figlio in questo modo?”



Raphael guardò Jeremy e poi si girò verso di lei. “Perché io . . . io preferivo Jeremiel.” Fece una pausa, gli occhi fissi sul pavimento, enunciando le parole lentamente, con cautela. “E lui preferiva . . . te.”



Lash scattò in piedi e gridò a Jeremy. “Fuori di qui!”



“Ma dai, Lash” disse Jeremy a voce bassa, guardandolo fisso. “È stato tanto tempo fa.”



Lash fece un passo minaccioso verso di lui e guardò verso il basso l’angelo dorato che minacciava di portargli via tutti quelli che amava. L’aveva fatto in passato. Cosa gli avrebbe impedito di farlo ancora? “Ti sei comportato stranamente da quando hai messo piede in questa casa. Qual è il motivo?”



Jeremy deglutì. “Non ci siamo esattamente lasciati in buoni rapporti l’ultima volta che ci siamo visti. Non sapevo cosa aspettarmi.”



Mentre parlava guardava Lash con intensità, come se si stesse sforzando di convincerlo.



Lash studiò il suo viso, cercando di leggergli dentro. Jeremy aveva la sua tipica faccia da poker.

Maledizione! Sta nascondendo qualcosa

.



“Che cosa non mi stai dicendo?”



“Per favore, Lash. Questo non ha più importanza.” Le mani morbide di Naomi gli toccarono il braccio teso e lo girarono perché la guardasse. “Nel corso dei lunghi anni in cui hai conosciuto Jeremy, per quanto tu possa ricordare, ha mai provato a portarti via qualcosa?”



“Sì. Ti ha lasciata morire, quando avrebbe potuto salvarti.”



“Questo è un altro discorso. Il suo incarico era portarmi qui. Quando l’ho incontrato per la prima volta, mi hai detto che era un tuo amico. E, se ricordi, io volevo colpirlo con un cric.”



Lash sorrise. “Bei tempi.”



Naomi lo guardò con aspettativa.



Lui sospirò. “Oh, va bene. No, Jeremy non mi ha mai portato via niente.”



“E?”



“Ed è sempre stato onesto con me.”



“Quindi, per quale motivo ti aspetti qualcosa di diverso adesso?”



Quello che diceva aveva assolutamente senso, e questo non gli piaceva. Ricordi o meno, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che Jeremy la volesse ancora. Guardò dritto negli occhi azzurri di Naomi, incorniciati da spesse ciglia nere. Era talmente bella. Come poteva prendersela se un altro uomo o angelo la desiderava?



“Hai ragione. Mi sa che sono un po’ troppo paranoico.”



Naomi gli diede un bacio sulla guancia e poi si rivolse a Raphael. “Non ricordo niente di tutto questo, e quei pochi flash di memoria che sono affiorati sono sempre stati di Lash, e ora capisco perché. Amo lui e niente,

nessuno

, potrà mai portar via il mio amore per lui. È per questo che ci vogliamo unire ufficialmente al più presto, appena saranno terminati i preparativi.”



Il viso di Raphael si illuminò. “Che notizia meravigliosa!”



“Ne sei felice?” chiese Lash.



“Certamente. Non sono la stessa persona che Lucifero ti ha mostrato nelle visioni. Forse ho dovuto perdere te e Jeremiel per rendermi conto di aver sbagliato a quei tempi. Puoi perdonarmi per il passato, per la mia incapacità di essere stato un buon padre per te?”



Lash guardò gli occhi supplichevoli di Raphael. In tutto il tempo durante il quale l’aveva conosciuto, perlomeno le volte che poteva ricordare, era stato sempre dalla sua parte, a guidarlo, ad aiutarlo. Anche quando lui aveva fatto di tutto per allontanarlo da sé, lui non se ne era mai andato. E adesso capiva perché. Raphael stava facendo del suo meglio per recuperare, per essere un padre migliore. “Sì . . . padre.”



Il viso di Raphael si rischiarò. “Sono orgoglioso di voi—di entrambi.”



Si alzò e prese Lash fra le braccia. Lash guardò Naomi, sorpreso. Lei li osservava con gli occhi lucidi.



“Abbraccialo anche tu” scandì con le labbra.



Lui annuì e poggiò una mano sulla schiena di Raphael stringendo leggermente. Sentì un calore attraversargli il corpo e una sensazione di pace che non provava da molto tempo.



“Devo venire con te a parlare con Michael” gli disse Raphael quando si staccarono. “Dopo tanto tempo, ho di nuovo la mia famiglia. Questa è un’occasione felice. Sei d’accordo, Jeremiel?”



Jeremy si alzò e si avvicinò a Lash, tendendogli la mano. “Congratulazioni. Auguro a entrambi una immensa felicità.”



Lash guardò la mano e poi il viso di Jeremy. L’unica cosa che vide nei suoi occhi era sincerità. Sembrava davvero felice per lui.



Gli strinse la mano e, per un momento, sentì che forse, magari, aveva ritrovato il suo vecchio amico.



E poi vide Jeremy che si girava verso Naomi. Riusciva a malapena a guardarla in faccia mentre le faceva le congratulazioni sottovoce e la chiamava sorella.





5



“Sei sicuro?” Naomi, vicina al ruscello, si guardò intorno per essere certa che nessuno li vedesse salire sul ponte. Il cuore le batteva per l’eccitazione all’idea di rivedere Welita e Chuy, sebbene avesse sperato che Lash l’avrebbe lasciata venire da sola. Se l’avessero trovata a disobbedire agli ordini di Gabrielle, avrebbero potuto lasciar correre, visto che lei era nuova. Ma se avessero beccato Lash, lui avrebbe potuto finire nei guai per averla aiutata.



“Assolutamente.” La prese per mano portandola al centro del ponte. “Io farò la guardia.”



Naomi si morse il labbro. Le mancavano pochi secondi prima di vedere Welita dopo tante settimane. Perché aveva improvvisamente paura di guardare?



“Cosa c’è che non va?”



Lo guardò nei suoi begli occhi nocciola. Come poteva avere paura con lui al suo fianco? Si stava comportando da stupida. “Niente. Farò in fretta.”



Si recò al punto da cui sapeva di poter vedere meglio la casa di Welita. Passò la mano sul parapetto. Il cuore le batteva per l’aspettativa.



Falla finita, si disse. Smettila di fare tante storie. Hai già controllato Welita un sacco di volte.



Facendo un respiro profondo si sporse in avanti. L’acqua era immobile. Era come guardare attraverso un vetro. Per un momento non vide niente, se non l’acqua limpida. Poi, lentamente, la ben nota casetta bianca apparve.



Il cuore cominciò a batterle contro il petto. C’era qualcosa che non andava. C’era qualcosa di sbagliato.



Il cortile, una volta verde e ben tenuto, era pieno di erbacce alte fino al ginocchio. Le aiuole che Welita curava meticolosamente, e che erano per lei motivo di gioia e orgoglio, erano ricoperte da erba selvatica e insudiciate da lattine vuote di birra.



Serrò gli occhi. Questa non poteva essere la casa di Welita. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi.

Niente panico.



Sicuramente stava guardando nella direzione sbagliata. Doveva stare più attenta.



Quando riaprì lentamente gli occhi, rivide la piccola casa bianca nello stesso posto. Gemette.



Era la casa di Welita.



Davanti al portico c’erano vetri infranti, e la zanzariera sbatteva nel vento. La cosa peggiore era che ogni singola finestra era in frantumi.



Cosa era successo? Welita e Chuy non avrebbero mai lasciato la casa in quello stato; l’unica spiegazione era che fosse stata abbandonata.



“No!” Urlò con dolore buttandosi contro la ringhiera, sporgendosi il più possibile. Questa casa era la gioia e l’orgoglio di Welita. Non l’avrebbe mai lasciata. Suo padre era cresciuto in quella casa. Doveva essere successo qualcosa—qualcosa di così tremendo da non dare a Welita altra scelta se non quella di andarsene.



La paura le si conficcò in gola quando pensò all’unica cosa che avrebbe potuto convincere la nonna testarda ad abbandonare la propria dimora.



No! Impossibile! Welita non era morta. Una cosa del genere non era possibile. Welita era in perfetta salute quando l’aveva guardata poche settimane prima. Doveva essere qualcos’altro. Doveva essere così.



Freneticamente, corse lungo il ponte, cercando di guardare meglio le case del vicinato, alla ricerca disperata di un indizio, qualunque cosa che potesse spiegare cosa fosse successo a Welita e Chuy.



“Cosa succede?” Lash le si avvicinò.



“Welita se n’è andata” singhiozzò Naomi.



Guardò le case vicine a quella di Welita. Anche queste avevano la stessa aria desolata. Sembrava che l’intero quartiere fosse stato abbandonato. “Se ne sono andati tutti!”



“Cosa? Sei sicura?” Lash si affacciò al parapetto e guardò l’acqua.



“Io-io non capisco. Sono passate solo poche settimane dall’ultima volta che l’ho vista. Tutto sembrava normale. I bambini del vicinato giocavano a basket. Tutto era uguale a quando me ne sono andata.”



“È passata qualche settimana” mormorò lui.



“Esatto, un intero quartiere non può trasformarsi in un deserto in un paio di settimane, non credi? Voglio dire, guarda l’erba. Arriva quasi al ginocchio!”



Lui strinse il naso con le dita e digrignò i denti. “Qualche settimana” ripeté.



“Perché continui a ripeterlo?”



Lui fece un gemito e batté la mano sulla ringhiera. “Merda!”



“Cosa? Cosa vuoi dire?”



Lash cominciò a percorrere la lunghezza del ponte, passandosi le mani fra i capelli e imprecando sottovoce.



“Non pensavo che potesse succedere qualcosa del genere” mormorò mettendo la testa fra le mani. “Stupido, stupido, stupido!”



“Lash, per favore, spiegami. Tu sai qualcosa.” La sua voce aumentava di tono ad ogni parola. Lo prese per le spalle quando non le rispose, scuotendolo. “Parla!”



Lui la guardò con occhi tormentati. “Sono state poche settimane . . . per te.”



Lei sbatté gli occhi, confusa. “Per me? Cosa vuol dire, per me?”



“Beh, per noi, in effetti.” Girò la testa, incapace di guardarla in faccia. “Non posso credere di non avertelo detto.”



Naomi gli mise una mano sotto al mento e diresse il suo viso verso di sé. “Detto cosa?”



Lui inspirò con forza e trattenne il respiro prima di espirare di botto. “Il tempo è diverso qui da noi rispetto alla Terra.”



“Cosa vuol dire? Il tempo è diverso? In che senso diverso?”



Sentì il cuore crollare nello stomaco.

Oh, Signore! Forse sono tutti morti.



Le si offuscò la vista e si sentì cadere.



“Naomi!” gridò Lash prendendola al volo.



“Quanto tempo?” La sua voce era bassa, piena di paura.



“Sei sconvolta. Torniamo a casa. Mi dispiace così tanto aver dimenticato di dirtelo. Ti spiegherò tutto e poi cercheremo di capire—”



“No.” Fece un respiro profondo e si sforzò di rialzarsi in piedi. Non era questo il momento di mostrare debolezza. Ora era il momento di essere l’arcangelo che si stava preparando a diventare. Prendendo un altro respiro, gli disse: “Dimmelo. Quanto tempo è passato?”



“Non ho mai fatto tanto caso allo scorrere del tempo, che qui non viene misurato come sulla Terra. Direi forse”—deglutì e la guardò con preoccupazione—“un anno.”

 



“Un anno! Sono via da un anno?”



“Forse meno” le rispose velocemente.



Naomi espirò lentamente. Avrebbe dovuto essere sollevata che fosse passato solo un anno. Si girò ed osservò nuovamente la casa di Welita. Si era ripromessa di farle una visita durante il suo primo incarico. Avrebbe voluto mandare alla nonna qualche tipo di segnale che le facesse capire che le era ancora vicina. Anche se Welita non era in grado di vederla, sapeva che avrebbe capito che si trattava di lei. Aveva anche pianificato di andare a visitare Chuy, sapendo che anche lui era arrivato a credere nell’esistenza degli angeli. Ma adesso erano spariti.



Le venne improvvisamente un’idea. “Gli Arcangeli sono potenti. Possono fare praticamente tutto, vero?”



“Non direi proprio tutto ma sì, dispongono di poteri molto forti. Perché?”



“Posso ritrovarli.”



“Non potrai andare sulla Terra a meno che non sia per un incarico o a meno che tu non riceva il benestare di uno degli arcangeli.”



“Ma

io

 sono un arcangelo.”



“Tecnicamente lo sei, ma sei in addestramento. Hai ancora bisogno dell’approvazione di Michael o di Gabrielle, e loro non te la darebbero mai, a meno che non sia per uno scopo nobile.”



Naomi si intristì. Che senso aveva essere un arcangelo pieno di poteri se non poteva usarli? E adesso cosa avrebbe fatto? Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance. “Ero convinta che il Paradiso fosse un luogo felice.”



Lash la prese fra le braccia. “Naomi, per favore, non piangere.”



Non poteva evitarlo. Voleva essere coraggiosa, essere l’arcangelo potente che tutti si aspettavano. Ma non ce la faceva. Era duro, così duro, abbandonare una parte di sé, la parte che la definiva, la sua famiglia: Welita, Chuy, i suoi genitori. Averli la faceva sentire in grado di affrontare qualunque cosa. Quando i suoi genitori erano morti, aveva sentito di aver perso una parte di questa forza. Ma adesso, con la scomparsa di Welita e Chuy, sentiva come una voragine nel petto.



Lash le mise un dito sotto al mento e le sollevò il viso per guardarla negli occhi. “Ti porterò io da Welita.”



“Come?” chiese lei tirando su col naso. “Non sai dove sono.”



“Ho un piano. Torna a casa, e quando ti raggiungerò avrò ottenuto il permesso di andare insieme a te sulla Terra.”



Lei sgranò gli occhi. “Non voglio che tu faccia niente che possa portare alla tua espulsione. Non posso perdere anche te.” Voleva disperatamente ritrovare la propria famiglia, ma non a spese di Lash.



“Sarà tutto legittimo, te lo prometto. Adesso non te lo posso dire. Posso solo dirti che otterrò il permesso per te. Ti fidi di me?”



Lei osservò il suo viso magnifico, e gli occhi che la guardavano con dolcezza. Sospirò, sentendo un filo di speranza. Con Lash al suo fianco, potevano ottenere tutto.



“Sì.”








Lash camminava su un sentiero battuto di fianco al ruscello, una strada che aveva già percorso centinaia di volte nel corso degli anni.

Non posso credere di stare davvero facendolo.



Aveva promesso a Naomi che l’avrebbe portata sulla Terra a cercare Welita e Chuy. Pensando che avrebbero sicuramente compreso la situazione di Naomi, il suo primo pensiero era stato di chiedere il permesso a Rachel o a Uri. Aveva però scartato l’idea quando si era

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