Posseduta Dagli Alfa

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Capitolo due

Bryce arretrò, bloccato dentro di lei, prima di collassare sul divano. Ogni strattone del suo solido nodo contro il corpo affaticato dell’omega la faceva piagnucolare sommessamente, mentre la sensazione di essere in trappola si insinuava dentro di lei.

Almeno, così fu, finché un altro paio di mani forti le accarezzarono i fianchi, per poi scivolare sulla sua schiena per slacciarle il reggiseno. Degli occhi verdi e un sorriso fin troppo affascinante apparvero davanti a lei, mentre l’altro alfa le toglieva il reggiseno. «Ehilà, bellezza.»

Claire si accigliò, ma non disse niente. L’uomo si sporse verso di lei e catturò le sue labbra in un bacio.

Non la baciò allo stesso modo di Bryce, come per esercitare il proprio possesso. No, la sedusse, la stuzzicò e giocherellò con il suo labbro inferiore, finché non socchiuse le labbra e lo fece entrare. Prese i suoi seni nei palmi delle mani e strofinò i pollici sui suoi capezzoli. Il tocco scatenò un’altra scossa, facendola contrarre nuovamente intorno al nodo di Bryce.

Bryce gemette, le mani sui fianchi di Claire. «Maledizione, Joshua, aspetta il tuo turno.»

«Non sono mai stato bravo ad aspettare.» L’alfa, Joshua, a quanto pareva, fece praticamente le fusa, interrompendo il bacio. Si chinò e catturò un suo capezzolo tra le labbra, facendovi girare attorno la sua lingua calda.

I fianchi di Claire presero a dimenarsi, il bisogno che si era appena attenuato crebbe di nuovo. Com’era possibile che provasse di nuovo quel bisogno? Come faceva l’alfa a far sì che lo desiderasse così velocemente?

L’altra mano dell’uomo proseguì con il suo capezzolo, prima strofinandolo con il pollice, poi chiudendo le dita intorno alla punta eretta con una presa decisa.

Claire si inarcò verso il suo tocco, contro il suo palmo calloso e le sue labbra piene.

Il contatto delle dita dell’alfa contro il suo clitoride rigonfio la fece sussultare, nonostante il cazzo rigido di Bryce ancora dentro di lei. Le sembrava sbagliato che un alfa la toccasse mentre era ancora annodata a un altro e una parte di lei si aspettava una lite.

Invece, quando pulsò intorno a lui, Bryce gemette, mentre Joshua si fece indietro, un ampio sorriso sulle labbra.

«Oh, piccola omega, come ci divertiremo.» Le parole, per quanto dolci, le provocarono un brivido.

Sarebbe stato più difficile per lei controllarsi intorno a Joshua che intorno a Bryce.

I successivi dieci minuti trascorsero in un turbine, mentre Joshua tormentava il suo corpo bisognoso di attenzioni. Sfiorava la sua figa, spalancata e intrappolata sul grosso nodo di Bryce, e ogni volta che Claire iniziava a riprendersi dal piacere, sfregava di nuovo il pollice contro il suo clitoride indurito. Non importava quanto si dimenasse, quanto piagnucolasse per le sensazioni che le erano imposte, non poteva fare altro che sentire. Come il nodo di Bryce si rimpicciolì, la deliziosa tensione dentro di lei si attenuò. Joshua sfregò con forza il pollice contro il suo clitoride e la sua figa si serrò abbastanza da espellere con la forza il nodo.

Claire reagì alla perdita con un gemito di insoddisfazione, avendo le dita agili di Joshua e le sue labbra attente attizzato di nuovo il fuoco del suo desiderio.

L’alfa ridacchiò, sollevandola e ponendosela in grembo sullo stesso divano. Solo allora Claire si rese conto che si era spogliato. Alla vista del suo cazzo, già duro e impaziente, si allungò verso di lui. Voleva premere il naso contro il suo inguine e annegare nel suo profumo.

L’alfa le avvolse i polsi con le mani per impedirle di raggiungere il suo obiettivo. L’aveva fatta sedere sulle sue cosce, quindi la sua erezione riposava fra di loro, così vicina che quando Claire muoveva il bacino, la sua figa fradicia le strisciava contro. La stuzzicava, giocava con lei, le faceva venire voglia di ringhiare delle pretese.

L’uomo le immobilizzò i polsi dietro la schiena con una sola mano e infilò l’altra tra le sue cosce aperte per massaggiare il suo clitoride inturgidito.

La mente di Claire si svuotò. Il tocco delle dita dell’alfa, un tocco che indicava un’evidente esperienza, non fece che accrescere il suo desiderio. Lo voleva. Bryce aveva preso, preteso, e Claire aveva potuto fingere che non fosse una sua scelta. Lo aveva reso facile, ma Joshua non sembrava tipo da concederle altrettanto.

Anzi, la inchiodò con quei suoi occhi verdi, forti ed eccitati. «Hai bisogno di me, omega?»

Claire chiuse gli occhi per sfuggire al suo sguardo, alle sue domande, alla risposta che entrambi conoscevano.

L’alfa chiuse le dita intorno al suo clitoride in un pizzicotto deciso. «Non nasconderti, tesoro. Ciò di cui hai bisogno è proprio qui, ma non ti costringerò. Dovrai sollevarti e far scivolare il mio cazzo nella tua figa bagnata.»

Non lo avrebbe fatto. Dannazione, non lo avrebbe fatto. Non lo avrebbe—

«Non credi che lo farai?» Parlò come se le avesse estratto le parole dalla mente o, maledizione, forse lo aveva detto ad alta voce. Il sorrisetto di Joshua mostrava che cosa ne pensasse della sua determinazione. «Lo farai. Vedi, non mi importa se vieni. Ti farò venire ancora e ancora, ma sappiamo entrambi che non sarà abbastanza. No, non per un’omega. Ciò di cui hai bisogno è il mio nodo e io non te lo darò. Quello, dovrai prendertelo da sola, quando ti sarai stancata di cercare di lottare contro di me. E allora? Allora mi cavalcherai proprio qui, finché non userò il mio nodo e la tua bella fighetta mi spremerà fino all’ultima goccia, prendendosi esattamente ciò di cui ha bisogno.» Abbassò la testa per accarezzarle un capezzolo con la lingua, poi ci soffiò sopra dell’aria fresca. «E penso che sappiamo entrambi chi si arrenderà per primo, non credi?»

Le sue parole oscene fecero ciò che sosteneva avrebbero fatto. Claire lottò contro la sua presa mentre veniva, la povera parodia di un orgasmo. Il suo corpo si strinse sul nulla, disperato e vuoto, e il suo bisogno non fece che aumentare. Un grido spezzato lasciò le sue labbra quando l’alfa non rallentò, tormentando il suo clitoride con movimenti decisi.

Peggio ancora? L’uomo muoveva la mano e il suo grosso pene le sfiorava il corpo a mo’ di scherno. La possibilità di trovare soddisfazione, di nutrire la brama dentro di lei, era così vicina che avrebbe potuto afferrarla. Tuttavia, quello era il suo gioco, no? Dove Bryce aveva preso, Joshua voleva che fosse lei a prendere, che non avesse altra scelta.

Persino mentre Claire diceva a se stessa che non lo avrebbe fatto, le mani dell’alfa non si fermarono e un altro orgasmo si affacciò all’orizzonte.

«Omega testarda», fece le fusa l’uomo, anche se l’eccitazione colorava le sue parole.

Il bastardo si stava godendo i suoi sforzi.

L’orgasmo successivo crebbe, finché Claire non poté più ignorarlo, non poté più negarlo. Le si schiantò addosso, facendola inarcare ulteriormente, per cercare di sfuggire alle sue dita e di farsi riempire con qualcosa. Nemmeno lo spesso sperma che era ancora dentro di lei, che gocciolava sulle gambe di Joshua, poteva saziare la sua natura, il suo lato omega, il quale aveva bisogno, esigeva di più.

Joshua si sporse verso di lei, le labbra contro il suo orecchio, la voce dolce e seducente. «Andiamo, tesoro. So quanto lo desideri, quanto dolore devi provare. È proprio qui, prendilo.»

Claire chiuse gli occhi, prima di arrendersi. L’orgoglio non era nulla in confronto all’istinto. Si alzò in piedi con l’aiuto di Joshua, che aveva spostato la mano dal suo clitoride al suo fianco. L’alfa le liberò i polsi, consentendole di allungare la mano fra loro e afferrare la sua erezione.

Era il primo cazzo che toccava da—

Respinse il pensiero. Che cosa importava? Era successo tanto tempo prima, era una persona diversa, allora. Nel bel mezzo del suo calore, quella vecchia vita non aveva importanza.

Il suo pene caldo le sfiorò la figa e Claire se lo strofinò addosso una volta, prima di posizionarlo contro la sua apertura.

Fece un respiro profondo, arrendendosi al bisogno, e si abbassò, trafiggendosi con la sua lunghezza. L’uccello di Joshua la aprì, il bruciore meno intenso di quello provato con Bryce, ma era già stata spalancata da un alfa, no?

«Brava ragazza», le sussurrò, e la lode ebbe lo stesso effetto avuto in precedenza, calmando la sua tensione e costringendola ad abbandonarsi alle sensazioni.

Era proprio quello il punto del calore – allontanava le preoccupazioni. Anche quando si risvegliavano, quando le artigliavano le caviglie, minacciando di trascinarla giù, il calore non glielo permetteva. Si portava via i pensieri, le paure e la vergogna come nient’altro era in grado fare.

Dunque, quando fu giunta fino in fondo, quando le sue cosce si spalancarono e il suo corpo incontrò quello di lui, quando l’alfa fu del tutto dentro di lei, l’omega sospirò profondamente per il sollievo.

Joshua spostò una mano sulla sua nuca e la attirò a sé per un bacio. Con labbra talentuose la stuzzicò, accarezzò le sue, e quando Claire le socchiuse? La lingua dell’uomo ne approfittò. Sapeva di alfa, di tutto ciò che per cui si era svegliata fradicia per anni.

Claire si smarrì nel suo sapore inebriante, nella sua forza. Il resto della stanza scomparve, mentre si sollevava e si lasciava cadere di nuovo. Avvolse le mani intorno alle spalle dell’uomo, le unghie premute contro la sua pelle, mentre faceva ciò che le aveva detto di fare, mentre si prendeva ciò di cui aveva bisogno.

I fianchi dell’alfa si sollevavano in deboli spinte, come se non riuscisse a non scoparla, come se andasse contro la sua natura. Aggiungeva potenza extra alle spinte di Claire, lo faceva affondare più in profondità, fino a raggiungere parti nascoste più profondamente dentro di lei.

 

«Ti darò ogni goccia di sborra che possiedo, tesoro, e a quel punto userò il mio nodo, così resterà lì, dentro di te. Quando lo farò, voglio che tu dica il mio nome. Puoi dirlo a bassa voce – non è necessario che lo sentano gli altri – ma voglio che tu dica il mio nome, quando mi sentirai darti ciò di cui hai bisogno.»

Claire avrebbe voluto protestare, ma quando Joshua sollevò i fianchi per scoparla più a fondo, ogni obiezione svanì. Il suo cazzo si ingrossò e l’alfa bloccò il suo largo e duro nodo dentro di lei, così da premere con ogni movimento contro la sua figa esausta.

«Joshua», sussurrò, il nome come una supplica sulle sue labbra.

Il suono lo fece esplodere e, con un ringhio, fece esattamente quel che aveva detto. Contrasse le dita contro di lei e venne, riempiendola con il suo sperma caldo. Proprio come prima, ciò estrasse da lei un altro orgasmo e le rubò il fiato, lasciandola ansimante e scossa.

Quando fu in grado di muoversi di nuovo, appoggiò la fronte contro la spalla dell’alfa e si adagiò su di lui, arrendendosi alla sua forza.

Lasciò che gli occhi le si chiudessero, sopraffatta dallo sfinimento, sebbene sapesse che il calore non era ancora finito.

Claire si svegliò con qualcosa che premeva contro la sua bocca. Quando dell’acqua fresca le toccò le labbra, le aprì e bevve.

«Nessuno di voi due si prende abbastanza cura delle donne.» La voce era nuova, né Bryce né Joshua. Il terzo uomo? Quello che aveva fatto le fusa?

«Ti preoccupi troppo. Le omega sono più resistenti di quel che pensi.»

Quando l’alfa allontanò l’acqua, Claire aprì gli occhi e si ritrovò sul divano, distesa, il terzo uomo appollaiato al suo fianco.

«Non sei stata priva di sensi a lungo. Hai dormicchiato solo per una ventina di minuti.» Mise da parte il bicchiere, poi fece correre le dita fra i suoi capelli. «Come ti senti?»

Claire usò la lingua per inumidirsi il labbro inferiore, mentre decideva. «Okay», disse, la sua voce debole ed esitante. Si trovava in bilico, ancora abbastanza narcotizzata dal suo calore per non farsi prendere dal panico, ma lucida a sufficienza per sapere che avrebbe dovuto.

Le labbra dell’uomo si allargarono in un sorriso, più gentile di quelli visti fino a quel momento. «Bene.» L’alfa inspirò con il naso, lentamente e profondamente. Un attimo dopo, scosse la testa. «Non hai ancora finito, omega. Il tuo calore non se ne è ancora andato del tutto.» Posò una mano sul suo basso ventre, il palmo fresco contro la sua pelle bollente, e prese a massaggiarla.

L’azione la fece sussultare, il suo corpo dolorante e stanco ma insoddisfatto.

L’alfa si fermò, fece scivolare la mano sul suo fianco e fece le fusa. «Va tutto bene, amore. Calma. Pensavo fossi indolenzita, ormai. I miei amici non sono esattamente delicati.»

Man mano che si svegliava, man mano che il tocco delle dita dell’uomo e il suo profumo la circondavano, Claire sentiva il calore crescere di nuovo. Minacciava di trascinarla di nuovo sotto le sue onde.

Le labbra dell’uomo si inarcarono, il suo sorriso totalmente diverso da quello di Joshua. «Le tue pupille si stanno dilatando e il tuo respiro si sta velocizzando. Lo senti, vero?»

Claire si inarcò verso il suo tocco. Le sue cosce bagnate sfregavano l’una contro l’altra, mentre gli ormoni che guidavano il suo calore aumentavano, mentre la trascinavano sotto il peso della natura.

L’uomo si sporse verso di lei e premette la fronte contro la sua, l’azione sorprendentemente dolce vista la situazione, visto ciò che era accaduto. Era ricoperta di sudore e sperma, ma l’alfa strofinava il naso contro di lei come se fossero due amanti, come se gli importasse di lei, come se tutta quella situazione non fosse un disastro totale. La assaporò, facendo correre la lingua lungo la linea che separava le sue labbra, premute l’una contro l’altra. Prima che potesse aprirle, si allontanò.

«Non importa se è dolorante, Kaidan. Sai benissimo di cosa ha bisogno. Cercare di negarglielo solo perché è dolorante non farà che peggiorare le cose nel lungo periodo» disse Bryce, appoggiato al muro, gli occhi scuri abbastanza intensi da rendere Claire nervosa.

Kaidan, l’uomo insieme a lei, non rispose a Bryce. Anzi, guardò Claire come se non riuscisse a distogliere lo sguardo. «Non preoccuparti. Mi prenderò cura di te.» Scivolò giù dal divano, piazzando le mani sul suo interno coscia per spalancarle le gambe. Accarezzò la sua pelle con le dita, una carezza gentile che la fece rabbrividire. «Provi dolore ora, ma presto tutti quegli ormoni subiranno un’impennata e non sarai più indolenzita. Non sentirai che il piacere. Ti fidi di me?»

Si fidava? Claire scosse la testa. Non si fidava di nessuno, men che meno di alfa sconosciuti. Non ci si poteva fidare degli alfa, indipendentemente da quanto dolci fossero i loro sorrisi o le loro parole o quanto fossero utili i loro cazzi.

Kaidan si fermò, il sorriso scivolò via dalle sue labbra. Disegnò piccoli cerchi sulle sue ginocchia con i pollici. «Immagino ci fosse da aspettarselo, date le circostanze. Prova, solo per un momento, a fidarti di me.» Le sue mani erano abbastanza grandi da sopraffarla, mentre le trascinava dalle ginocchia alla congiuntura del suo corpo e viceversa. L’uomo scivolò verso il basso fino a posare le ginocchia sul pavimento, la parte superiore del suo corpo sorretta dal divano. La posizione fece sì che la sua faccia si trovasse al livello della sua figa. Il suo respiro la solleticò, dandole i brividi, mentre parlava. «Rilassati. Te lo sei meritato.»

Le cosce di Claire incorniciavano i lineamenti dell’alfa, gli occhi blu, i capelli chiari tagliati corti. Non possedeva i tratti infantili di Joshua, né quelli spigolosi di Bryce. Ciononostante, qualcosa sul suo viso, una certa onestà, le fece aprire le gambe.

Kaidan tornò a sorridere e premette un bacio sul suo interno coscia. «Ecco qua» disse, prima di abbassare le labbra sulle sue pieghe.

Il primo colpo della sua lingua le fece sollevare i fianchi dal divano. L’alfa infilò le mani sotto le sue cosce e le afferrò per tenerla ferma, prima di far scorrere la lingua lungo le sue pieghe, immergendovela dentro.

Doveva sentire il sapore dello sperma di Bryce e Joshua, ma a giudicare dal suo grugnito soddisfatto, non gli interessava. Usò la lingua per esplorare le sue pieghe, assaporando e stuzzicando ogni luogo che riusciva a trovare, fino a che raggiunse il suo clitoride. Vi fece correre la lingua intorno, poi usò una mano per scoprirlo. Non la gustò con scarso entusiasmo, non come aveva sentito dire, non come una spiacevole incombenza. No, la leccò con fervore, come se non ci fosse altro luogo in cui avrebbe preferito essere che a banchettare fra le sue gambe. Le sue labbra, la sua lingua, il delicato stuzzicare dei suoi denti, si mescolarono tutti insieme.

Claire chiuse gli occhi. Si focalizzò sulle carezze della sua lingua, i tiri delicati quando chiudeva le labbra intorno al suo clitoride e succhiava. I suoi fianchi si mossero, cercando di più e l’alfa, cogliendo la sua allusione, le diede ciò di cui aveva bisogno. Succhiò più forte, portandola sempre più in alto.

Claire aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo, vide quegli occhi blu che la osservavano da in mezzo alle sue gambe e la vista le fece perdere il controllo. Venne, la stessa sensazione di vuoto dovuta al non averlo dentro, ma non era lo stesso gioco a cui stava giocando Joshua. Non si trattava solo di una tattica, di un modo per ottenere ciò che voleva, di un mezzo per raggiungere un fine.

La faceva sentire più al sicuro.

Kaidan premette di nuovo la lingua contro la sua apertura, scavando dentro di lei, mentre il suo corpo si contraeva, colpito da un’altra scossa. L’alfa si mosse verso l’alto, coprendola con il proprio corpo, poi si impossessò delle sue labbra in un bacio.

Fece passare la lingua fra le sue labbra e Claire sentì il proprio sapore. Non solo il suo, ma anche quello di Bryce e Joshua. L’omega che c’era in lei si godette golosamente lo sperma di non uno, ma due, alfa.

Gemette intorno alla sua lingua, succhiando per acchiappare ogni goccia che le stava offrendo. Tra l’orgasmo e il sapore di sperma, il suo corpo si riprese e cominciò a esigere di essere soddisfatto di nuovo.

Kaidan appoggiò il proprio peso su un ginocchio, si mise in posizione e affondò il suo cazzo duro dentro di lei con un movimento fluido. Scivolò dentro di lei con un colpo deciso e costante, riempiendola senza esitazione. Proprio come aveva promesso, non le fece alcun male. Non era indolenzita, non piagnucolava, non voleva tirarsi indietro.

L’alfa non interruppe il bacio mozzafiato neanche mentre le afferrava la coscia e se la metteva intorno al fianco. La scopò con colpi lenti e rilassati. Il che la aiutò ad alleviare la tensione nel suo stomaco, la aiutò a riprendersi dal calore, dal bisogno.

Non era più disperata come prima, non più così fuori di sé. Gli circondò le spalle con le braccia e gli massaggiò il collo, vicino all’attaccatura dei capelli. Il peso del suo corpo premeva contro di lei, una cosa che le era mancata, che l’aveva tenuta sveglia così tante notti nell’ultimo decennio.

Claire sollevò i fianchi per incontrare i suoi affondi, in quella che era forse la sua prima vera esperienza di sesso alla pari. Era un dare e un ricevere. Era dolce e, per un attimo, la fece sentire libera. Non in trappola, non preoccupata, semplicemente felice.

Il tempo continuò a scorrere, anche se non avrebbe saputo dire quanto, persa com’era nei movimenti del suo corpo, nel modo in cui la avvolgeva. Quando il rigonfiarsi rivelatore del suo cazzo premette contro di lei, dicendole che l’alfa non poteva più trattenersi, Claire stava per essere consumata dalla disperazione. Bramava il modo in cui il suo lungo membro si sarebbe mosso a scatti dentro di lei, il modo in cui il suo corpo massiccio l’avrebbe bloccata, mentre la saziava con il suo sperma.

Non era indolenzita, ma era stanca. Ridotta all’osso dal sesso, dal calore che troppo a lungo aveva negato, da tutto. Pur sapendo con certezza che ci sarebbero volute ancora delle ore, non riusciva a pensarci. Kaidan interruppe il bacio e affondò la faccia nel suo collo, il naso contro il suo battito. La bloccò con il suo nodo, più spesso di quello degli altri, una presenza immensa che la fece gridare in segno di resa. L’alfa infilò le dita fra i suoi capelli, una presa stretta ma rassicurante. «Chiudi gli occhi, amore. Risposati per un po’.»

Claire non ebbe la forza di lottare contro la stanchezza che la travolse. Chiuse gli occhi, cullata nel sonno dall’odore travolgente dei tre uomini che l’avevano montata, i tre di cui non sapeva nulla, i tre uomini dai quali sarebbe dovuta fuggire una volta sveglia.