Kostenlos

Resa a discrezione

Text
0
Kritiken
iOSAndroidWindows Phone
Wohin soll der Link zur App geschickt werden?
Schließen Sie dieses Fenster erst, wenn Sie den Code auf Ihrem Mobilgerät eingegeben haben
Erneut versuchenLink gesendet

Auf Wunsch des Urheberrechtsinhabers steht dieses Buch nicht als Datei zum Download zur Verfügung.

Sie können es jedoch in unseren mobilen Anwendungen (auch ohne Verbindung zum Internet) und online auf der LitRes-Website lesen.

Als gelesen kennzeichnen
Schriftart:Kleiner AaGrößer Aa

ATTO TERZO

La stessa decorazione

SCENA I

Elena, Teodoro, Filippo
FILIPPO

Programma. – Le corse saranno Domenica; arriveremo a Napoli sabato notte. Gli appartamenti all'Hôtel Royal sono lesti; avremo per andare alle corse due stages a quattro cavalli, alla postigliona; ho fatto richiesta qui al capo stazione di un vagone-salon; lo champagne lo porteremo con noi per essere sicuri della marca. Ho provvisto, ordinato, fatto i conti e vergato colla mia bianca mano altrettante circolari, quanti siamo della partita. Ora voi mi fate la grazia di firmarle in modo intelligibile, non senza prima avermi proclamato benemerito del genere umano.

ELENA

Siete un gran Filippo!

FILIPPO

A voi.

(Elena siede allo scrittoio e si mette a firmarele lettere)
TEODORO (a Filippo, traendolo in disparte, sottovoce)

Se non l'avvertite non si fa in tempo. A che ora viene la contessa?

FILIPPO

Alle tre.

TEODORO

Fra un'ora. Con tutti gli altri?

FILIPPO

Tutta la banda. E due domestici che porteranno la statuetta della Tuffolina.

ELENA

Parlate pur forte, non mi disturbate.

TEODORO

Oh! si parlava d'inezie. (piano a Filippo) Bisogna avvertirla.

FILIPPO

Non è facile, non ne vuol sapere. Ha già dichiarato alla contessa Gemma che la scommessa era assurda. Io contavo di lasciarli arrivare senza dir parola. A cose fatte…

TEODORO

Bravo! e se piglia fuoco e ci fa una sfuriata? È donna da rimandarli via tutti.

FILIPPO

D'altronde…!

ELENA

Ma che state congiurando?

TEODORO

Nulla. (c. s. a Filippo) Se Elena incaparbisce in presenza di quegli altri a ricusare il pagamento della scommessa, se ne fa una coda che non finisce più. Si discorre già troppo del Dottore. Andiamo… coraggio!

FILIPPO

È un'ambasciata difficile… vedrete.

ELENA

Ecco fatto.

TEODORO (c. s. a Filippo)

Proponete di aggregare il Sarni alla nostra partita e poi secondatemi. (Elena si alza).

FILIPPO

Vediamo. (va allo scrittoio) Benissimo. (conta le lettere) Una… due… tre…

ELENA

Giusto, quanti siamo?

FILIPPO

Tredici.

ELENA

Oh!

TEODORO

Bisogna trovarne un altro subito.

ELENA

Certo.

FILIPPO

Vediamo un po': Elvira Francofonte.

ELENA

No, siamo già tre donne… bastano.

TEODORO

Della Carraia.

ELENA

Oh Dio! Sa di muschio come un parrucchiere.

FILIPPO

Pippo Termini.

ELENA

Quello non sa di nulla.

FILIPPO

Ma dite un po'… E il dottor Sarni, non per far quattordici… ma…

TEODORO

Giusto. Diavolo! Come mai non ci si è pensato?

FILIPPO

Mettiamo quello, eh?

ELENA

Se volete.

FILIPPO

Se n'avrebbe per male e con ragione.

TEODORO

E poi è un uomo!..

FILIPPO

Oh! un uomo…!

TEODORO

Ma… ci vorrà venire?

FILIPPO

Che ne dite, Marchesa?

ELENA (sorridendo)

Credo di sì.

FILIPPO (con malizia)

Lo credo anch'io.

TEODORO

Dicevo per via della spesa.

ELENA

Della spesa?!

TEODORO

Non se n'esce a meno di tre o quattrocento lire caduno.

ELENA

Ebbene?

TEODORO

Io non so gl'interessi del Sarni, ma abita una cameretta ad un quarto piano.

FILIPPO

Quinto, quinto; proprio sotto i tetti.

ELENA

Ci siete stato?

FILIPPO

Una volta con D'Almèna.

ELENA

D'Almèna?!

TEODORO

Sono inseparabili. D'Almèna ci va ogni giorno.

FILIPPO

È del Club alpino. Sono cento quarantotto scalini.

TEODORO

Cento…

FILIPPO

E quarantotto. Un campanile. Non ho mai tanto soffiato in vita mia.

TEODORO

C'è della gente che ama la vista.

FILIPPO

Sì bella. Dirimpetto la finestra c'è due soffitte, dove abita, credo un cenciaiuolo ambulante che sciorina all'aria dei panni fantastici.

TEODORO

Povertà non è vizio. Il Sarni ama figurare, va in società…

FILIPPO

Però. (ad Elena) Posso dire?

ELENA

Chi ve l'impedisce?

FILIPPO

Ecco, trovo che se spendesse in pigione la metà di quello che getta in guanti…

TEODORO

Ah sì, inguantato lo è.

FILIPPO

E di che pelle se reggono a serrarlo come fanno! Scommetto che a levarseli ci dura mezz'ora, e quando li ha levati, la mano gli fa paff per distendersi; non gli deve parer vero.

TEODORO

Per questo non li leva mai.

FILIPPO

Che ci dorma dentro? Diciamo che se anche spreca in guanti…

TEODORO

Fa economia di cravatte.

FILIPPO

Io glie ne conosco una sola.

TEODORO

Sarà un ricordo di qualche parente morto.

FILIPPO

Diffatti è nera. E come se l'annoda!

TEODORO

Ma ha dei buoni sentimenti.

FILIPPO

Ah questo sì… per Dio.

ELENA

Sì… Non ha pratica di mondo.

FILIPPO

Ma l'acquisterà.

TEODORO

Ammogliandosi.

ELENA

Vale a dire…

TEODORO

Nulla. Dico che acquisterà la pratica del mondo prendendo moglie. Gli istinti signorili ce li ha. Sta pur certa che non sposerà una borghesuccia senza dote. E io l'approvo. È un uomo che ama di salire.

FILIPPO

Difatti si tiene in esercizio. Cento quarantotto scalini…

TEODORO

Tu dovresti aiutarlo.

ELENA

A far che?

TEODORO

A trovare la sposa.

FILIPPO

E senza cercar lontano…

TEODORO

Anzi. Senza uscire di casa…

ELENA

Che significa questa scena? L'avete combinata or ora. Capivo bene che stavate macchinando. Non mi piace. Finiamola.

TEODORO

È vero, l'abbiamo concertata or ora. Perchè devi sapere… (scampanellata di fuori) Oh Dio! delle visite. (a Filippo) Che siano loro già?

FILIPPO

No, no, è troppo presto.

TEODORO

Non puoi far dire che non ricevi?

ELENA

A quest'ora il portinaio ha già fatto passare. Quello era il campanello del portinaio che avverte quassù. Filippo, guardate dalla veranda chi è.

FILIPPO (corre al fondo, s'affaccia alla finestra)

Il dottor Sarni.

ELENA

A quest'ora?

TEODORO

Mandalo via, fammi il piacere, ho assolutamente bisogno di parlarti.

ELENA

Come si fa?

TEODORO

Gran cosa! Lo congedi.

ELENA

Sì, e voi altri che siete qui e rimanete?

FILIPPO

Noi andiamo di là… non ci si fa vedere. Sul serio, abbiamo urgente bisogno di parlarvi.

ELENA

Che seccatura.

FILIPPO

Venite, Marchese?

TEODORO

Non ti concedo più di dieci minuti.

ANSELMO

Il dottor Sarni. (Teodoro e Filippo scappano per la veranda mentre entra Andrea).

SCENA II

Elena e Andrea
ANDREA

Buon giorno, Marchesa. (le porge un mazzo di fiori di campagna).

ELENA

Che vuol dire? (senza prenderli).

ANDREA

Sono fiori dei campi che ho raccolto stamane in una lunga passeggiata che ho fatto. Ne torno adesso. Per questo sono venuto ad un'ora insolita. Stassera sarebbero stati appassiti. Non li prendete? (Elena li prende e li posa sul tavolino). Che avete? Mi sembrate sopra pensieri.

ELENA

No.

ANDREA

Che buona camminata che ho fatto. Ci sono andato per riflettere a certi miei interessi, ma poi, l'aria, la campagna e mille pensieri giovanili che sorgevano dentro di me me ne hanno distratto. Ho passato una mezza giornata deliziosa, girellando nei prati come un ragazzo.

ELENA

Con quell'abito?

 
ANDREA

Perchè? non va?

ELENA

Anzi è magnifico.

ANDREA

Non va, lo capisco. Ma ho infilato il primo che mi è capitato, avevo altro per la mente.

ELENA

Si sa, gli uomini superiori…

ANDREA (colpito)

La mia toeletta ha il bene di occuparvi molto quest'oggi (getta con violenza i fiori sul tavolino).

ELENA

Oh! mi dispiace. (prende i fiori e va a metterli in un vaso sul camino. Silenzio, Elena torna presso Andrea). Ho detto perchè avete l'aria di essere in visita diplomatica.

ANDREA

Perdonatemi! Sono uno sciocco. Ho preso in mala parte delle osservazioni giustissime. Vi ringrazio d'esservi spiegata; quelle parole mi avevano fatto tanto male. Dovevo saperlo che siete buona. E poi non vi ho forse pregato io stesso di intraprendere la mia educazione mondana?

ELENA

Badate che vi mando via ora.

ANDREA

Mi mandate via!

ELENA

Sì, ho da fare.

ANDREA

Un momento.

ELENA

Non posso… devo uscire.

ANDREA

Non mi lasciate accompagnarvi?

ELENA

No… no… andate.

ANDREA

Se sapeste…

ELENA

Non insistete… addio.

ANDREA

Non arrivederci?

ELENA

Ma sì, come volete, a rivederci.

ANDREA

Che vi ho fatto?

(Elena si mostra impaziente)
ANDREA

Vado. Dovete uscire? sola?

ELENA

Sì.

ANDREA

Credevo con vostro zio e con Landucci. Li ho veduti che scappavano di là quando io entravo: ciò vuol dire che vi aspettano. (pausa – con impeto) Come mi trattate male! (via precipitato).

SCENA III

Elena, Teodoro, poi Filippo
TEODORO (appena via Andrea sbuca dallaveranda e chiama:)

Filippo!

ELENA

Eravate là?

TEODORO

C'ero io solo. Ero venuto a sentire se se ne andava.

ELENA

Non te ne faccio i miei complimenti. L'età e la parentela non bastano a giustificare un'indelicatezza.

TEODORO

Come la pigli!

FILIPPO (arrivando)

È andato?

ELENA

Sì, parlate… che volete?

TEODORO (a Filippo)

A voi l'ambasciata.

FILIPPO (a Teodoro)

Mi caverà gli occhi.

ELENA

Dunque? Non mi avrete obbligata ad essere scortese per niente, spero. Che cos'è?

FILIPPO

A momenti arriva la contessa Gemma coi soliti.

ELENA

Qui? A far che?

FILIPPO

Vi portano, ma io non c'entro, vi portano in trionfo la statua della Tuffolina, un vero oggetto d'arte.

(Elena va al campanello per suonare)
TEODORO

Che fai?

ELENA

Ordino la carrozza, esco, e non voglio essere in casa, e non voglio che in mia assenza si riceva nulla. Ho già detto a Gemma che la scommessa non reggeva, che ne rifiutavo assolutamente il pagamento. Ho accondisceso per farvi piacere a congedare il dottor Sarni, ma non posso permettere che gli si manchi di rispetto in casa mia. Filippo lo sapeva, e mi fa meraviglia che abbia accettato di portarmi una simile ambasciata.

FILIPPO (a Teodoro)

Che vi dicevo io?

TEODORO

Mia cara, una scommessa obbliga tanto chi perde come chi vince.

ELENA

Ti ripeto che la scommessa non regge. È una assurdità. Il dottore non ha rinunziato al viaggio per cagion mia. L'ho dichiarato a Gemma, il giorno stesso ch'egli aveva fissato di partire. È rimasto…

TEODORO

Per sposarti, lo so.

ELENA

Come?

TEODORO

Sei tu disposta a sposarlo?

ELENA

Che pazzia!

TEODORO

Non si discorre d'altro per tutta Roma.

ELENA

Questo segue una volta al mese. Mi hanno già fidanzata con dieci altri.

FILIPPO

Del vostro mondo. Se io vi fossi sempre tra i piedi non ne avreste altro danno che la seccatura. Tutti sanno ch'io sono l'ozio personificato, e il tempo che vi dedico ha così poco valore, che nessuno sospetta mi diate nulla in ricambio.

ELENA

Sicchè son condannata a non circondarmi che di…

FILIPPO

D'imbecilli volete dire… dite.

TEODORO

Il mondo vuole che ognuno viva con gente del proprio stato. E ciò non per alterigia, ma perchè sieno allontanati quant'è possibile i sospetti di cupidigia intorno le combinazioni che possono nascere dalla convivenza. Il dottore ha troppo da guadagnare sposandoti, perchè non si veda in ogni suo atto una macchinazione per arrivarci. Se fosse già andato e tornato dal suo viaggio, la celebrità meritata e la fortezza mostrata, pareggierebbero forse le vostre condizioni. Ma si è mostrato debole, è naturale che lo si creda interessato. Tu non puoi avere di lui una stima troppo alta. Se lo accogli e lo fai tuo intimo e lo difendi e ti comprometti per lui, è segno che ne sei innamorata. Ora un matrimonio d'amore tollerabile, è qualche volta lodevole in un uomo, è quanto c'è di meno elegante per una signora.

ELENA

Ma chi ha mai pensato…?

TEODORO

Tu no, ma il dottore certo.

ELENA

Non è vero.

TEODORO

Lo si vede in ogni luogo dove tu sei.

ELENA

Non ce lo porto io.

TEODORO

Oh no! per questo c'è D'Almèna che lo serve.

ELENA

D'Almèna!

TEODORO

Sono inseparabili, ti ho detto. Sai che mi rispose D'Almèna quando gli domandai perchè non si faceva più vedere in casa tua?

ELENA

Qualche impertinenza.

TEODORO

Mi ha detto: pregherò vostra nipote di volermi ricevere quando sarà diventata la signora Sarni.

ELENA

No!

TEODORO

Testuale!

FILIPPO

L'ha detto anche a me.

ELENA

D'Almèna può dire quello che gli piace.

TEODORO

Credi a me, accetta il pagamento della scommessa. Ciò tronca le dicerie, e risponde vittoriosamente a D'Almèna.

FILIPPO

Ad ogni modo decidete subito. Se persistete nel rifiuto corro ad avvertirne la contessa. A non volerla ricevere quando fosse venuta, lo scandalo sarebbe grave. Vado?

ELENA (a Teodoro)

Mi dài la tua parola d'onore che D'Almèna ti ha risposto a quel modo?

TEODORO

Parola d'onore.

ELENA (a Filippo)

Anche a voi?

FILIPPO

Anche a me, e in presenza d'altri. Vado?

ELENA

No, rimanete. D'Almèna rovina tutte le cause che prende a difendere.

FILIPPO

Badate, saranno qui a momenti. Sono in sette od otto. Non volete servire un Lunch?

ELENA

Sì, come vi piace, combinate voi.

FILIPPO

Mi nominate vostro Maggiordomo? Do gli ordini?

ELENA

Sì.

(Filippo va a suonare il campanello vicino al camino, vede i fiori d'Andrea, li guarda, li fiuta e limette a posto. S'avvia verso la veranda. Quandoentra Anselmo gli parla sottovoce)
ELENA (a Teodoro)

Tu dovevi prevederle queste cose. Tu dovevi impedire la scommessa, rifiutarmi quella lettera, darmi allora quei consigli che mi dài adesso.

TEODORO

Chi poteva immaginare che sarebbe rimasto? Ti prende il rimorso? Va là che non gli è parso vero di salvarsi da un eroismo precipitato. Non è piacevole morir di freddo e di scorbuto.

ELENA

E se fosse stato uomo da partire?

TEODORO

Sarebbe partito. Tu l'hai pregato di rimanere?

ELENA

No, anzi!

TEODORO

E allora? Scendi dalle nuvole. Quello adocchia le tue rendite.

ELENA

Vorrei esserne sicura. (Anselmo via).

FILIPPO

Ecco fatto. Avrete un buffet di prim'ordine. Dove avete preso quei bei fiori dei campi?

ELENA

Avete combinato?

FILIPPO

Tutto, ve li ha portati il Dottore, eh?

ELENA

Gettateli via.

FILIPPO

Oh! Perchè? Ne prendo uno, permettete?

ELENA

Ormai tanto vale eh? Fate. (scampanellata).

FILIPPO

Eccoli qui.

ELENA

Zio, fammi il piacere, valli a ricevere, io verrò subito, ma non ero preparata a fare del chiasso. Andate anche voi, Filippo.

FILIPPO

Scusate, mi avete nominato Maggiordomo.

ELENA

Bene, gli ordini li avete dati, ora.

FILIPPO (avvicinandosi a lei sottovoce)

Volete rimaner sola, per raccogliervi, eh?

ELENA

Restate, se vi piace.

AMBROGIO

La Contessa del Pallio.

TEODORO

Eccomi. (via. Ambrogio va alla veranda e prepara la tavola con Anselmo).

SCENA IV

Elena e Filippo
FILIPPO (ad Elena che è rimasta seduta, in tono serio)

Lo amate?

ELENA (alza gli occhi, lo guarda, li vede i fiori all'occhiello)

Datemi quei fiori.

FILIPPO

Quegli altri?

ELENA

No, quelli che avete voi.

FILIPPO

Mi avete permesso…

ELENA

Ed ora ve li chiedo. (Filippo glieli dà, essa prende anche gli altri e va a gettarli tutti dalla finestra) Così. (dalla stanza vicina si sentono chiacchere e risa) Chiudete quell'uscio.

FILIPPO

È chiuso.

ELENA

Come parlano forte! – Sarni e D'Almèna sono proprio tanto amici?

FILIPPO

Ma sì, mi fa meraviglia che me lo chiediate. Appena seppe che il Dottore non era partito, D'Almèna gli portò il suo biglietto di visita, e cominciò a rimorchiarlo dappertutto.

ELENA

Gliele avete proprio intese a dir voi, quelle parole?

FILIPPO

Quali?

ELENA

Che non avrebbe più posto il piede in casa mia finchè non fossi diventata la Signora Sarni?

FILIPPO

Certo, e non c'ero io solo.

ELENA (avanzandosi)

Andiamo di là?

FILIPPO

Con quel viso scuro?

ELENA

No, no. (ridendo) Sono di buonissimo umore; vedrete. Andiamo.

FILIPPO

Aspettate un momentino.

ELENA

Per far che?

FILIPPO

Voglio dirvi una cosa. Se proprio non amate il Sarni…

ELENA

Ma no, che sciocchezza!

FILIPPO

E se siete disposta a diventar quella d'una volta…

ELENA

Cioè?

FILIPPO

Cioè gaia e senza pensieri… avvertitemene, io mi ecclisso… perchè avrei paura d'innamorarmi di voi. (Elena ride) Ho capito che stavo innamorandomi dal disgusto che ho provato vedendovi mutata. Ora seria e pensierosa, mi piacevate meno… ma se tornate quella di prima… ve l'ho poi detto.

ELENA

Sì, sì, andiamo, andiamo. (Lo prende a braccetto e s'avviano a sinistra. Appena i due hanno spalancato l'uscio che va nell'altra camera, si sente da quella un oh! generale. S'intravedono due o tre uomini venire incontro ad Elena. Grido: – La Corte – applausi dall'altra camera).