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Acquazzoni in montagna: Commedia in due atti

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SCENA VII

Carletto e detti
BALDASSARRE

Finalmente!

CARLETTO

Mi comanda?

BALDASSARRE (a Livia)

Perdoni… (a Carletto piano) Sei buono di fare una cosa per bene?

CARLETTO

Mi proverò.

BALDASSARRE

Il signor Garbini ed io usciremo; appena siamo fuori tu consegni questa lettera alla signora Livia.

CARLETTO

Perchè non glie la dà lei?

BALDASSARRE

È uno scherzo… e le dici bene che sono io che te l'ho data… Il signor Baldassarre… hai capito?

CARLETTO

Sì, signore.

BALDASSARRE (dandogli danaro)

Tieni, appena siamo fuori. (a Garbini) Un momento, ho dimenticato di dirti… (a Livia) Torniamo subito. (via a braccetto con Garbini).

SCENA VIII

Livia e Carletto
LIVIA (da sè)

E Orazio non torna!

(Carletto le porge la lettera)
LIVIA

Che cos'è?

CARLETTO

Me l'ha data il signor Baldassarre che gliela consegni.

LIVIA

Ah! bene. (Carletto via). La sua brava dichiarazione. La leggo, o no? Oh la leggo. (l'apre). Senza intestazione! Mi aspettavo di più. Un «Adorata donna!» o un «Signora!» o almeno un «Livia!» col punto ammirativo, ci stava tanto bene. (legge).

«A pochi passi dall'albergo, di là del ponte, dove il torrentello che scende di Valdobbia precipita in cascata, c'è' un luogo recondito, misterioso, che al raggio della luna diventa quanto di più incantevole sia uscito dalle mani del Creatore…» Ah! un appuntamento!.. «Stassera la luna si leva alle 8, ed alle 8 ½ inargenterà i nebbiosi sprazzi della cascata. Un uomo capace di comprendere la selvaggia poesia della natura non può ispirarvi nessun serio timore.» Oh, no, no! «Se quando saremo tutti radunati in sala, voi direte di volervi ritirare presto, intenderò che avete in animo di farmi il più felice degli uomini!»

Ah! via! signor Baldassarre, per un uomo capace di comprendere la selvaggia poesia della natura è un po' troppo!.. Come corre! Bisogna guarirlo. Poh! domani vado via… Però una lezioncina… (osserva la lettera) Non c'è la firma… (pensa) Ah! sarebbe troppo bella! Quell'altra che faceva le allusioni ad Orazio… che s'è levata così di scatto quando vide Garbini e… no, no, non può riuscire… conoscerà la calligrafia del marito… (guarda la lettera) È scritta in rotondo… Oh! sarebbe peccato non provare. (Chiama) Carletto!.. Se tiene, vale la pena di rimanere un giorno di più per vedere… Ah! mi dài un appuntamento? Ci manderò tua moglie.

SCENA IX

Carletto e detta
LIVIA

Ah! Carletto, hai sbagliato; questa lettera non viene a me.

CARLETTO

Sissignora, le assicuro.

LIVIA

Va, non fa nulla; la porterai alla signora Emilia.

CARLETTO

Alla moglie del signor Baldassarre?

LIVIA

Sì.

CARLETTO

Ma…

LIVIA

Fa quanto ti dico. E non le dirai chi te l'ha data.

CARLETTO

E se domanda?

LIVIA

Risponderai: una persona che non vuole essere nominata. È uno scherzo, capisci?

CARLETTO

Ah! me lo diceva anche il signor Baldassarre che era uno scherzo.

LIVIA

Vedi? Ah! e se il signor Baldassarre ti domanda…

CARLETTO

Ah sì! se domanda…?

LIVIA

Risponderai che l'hai consegnata.

CARLETTO

Che è la verità.

LIVIA

Che è la verità. Va!

CARLETTO

Ci sarà poi da ridere?

LIVIA

Speriamo. Presto… (Carletto via). Partirò posdomani.

SCENA X

Orazio e detta
ORAZIO

Sola? che miracolo!

LIVIA

Ah! vi credevo partito, in parola d'onore!

ORAZIO

No, domani.

LIVIA

Dove siete stato?

ORAZIO

In giro per la montagna. Ho raccolto delle felci rare e bellissime.

LIVIA

Me ne rallegro tanto. E vi siete divertito?

ORAZIO

Lo sapete bene che detesto la compagnia del signor Baldassarre e consorte.

LIVIA

Speravo che la mia bastasse a compensarvene. (a Carletto che rientra) Consegnata?

CARLETTO

Sissignora.

LIVIA

Ha domandato di dove veniva?

CARLETTO

Ho risposto come mi aveva detto lei.

LIVIA

E, è bastato?

CARLETTO

Sissignora. Ha sorriso ed ha detto: capisco.

LIVIA

Va bene. (Carletto via dal fondo).

ORAZIO
(è stato attentissimo, ma non vuol parere)

Domani si parte?

LIVIA

No, posdomani o poi.

ORAZIO

Avete mutato d'avviso?

LIVIA

Ho mutato d'avviso.

ORAZIO

Ed è permesso domandarvene il perchè?

LIVIA

Domandate.

ORAZIO

Dunque?

LIVIA

Per lasciarvi raccogliere delle altre felci.

ORAZIO

È uno scherzo?

LIVIA

No.

ORAZIO

Era tutto deciso… ho preparate le valigie…

LIVIA

Eh, padrone.

ORAZIO

Livia, andiamo, non tormentatemi. Siete un po' in collera con me, perchè non mi son fatto vedere in tutto il giorno e volete vendicarvene, lo capisco; ma, se ve ne chieggo perdono sul serio?

LIVIA

Non c'entra nessuna vendetta. Il tempo è bello…

ORAZIO

Sì, un acquazzone al giorno!

LIVIA

Che dura mezz'ora.

ORAZIO

Davvero volete rimanere?

LIVIA

Sì, un giorno di più, due giorni al maximum; è uno scherzo che vi dirò poi, e riderete. – Già in pensiero?..

ORAZIO

No, ma non capisco.

LIVIA

Capirete.

ORAZIO

Che cos'è quella storia di Carletto?

LIVIA

Che storia?

ORAZIO

Sì, or ora…

LIVIA

Una lettera che gli ho data a portare.

ORAZIO

Una lettera? A chi?

LIVIA

Ah!

ORAZIO

Rispondete.

LIVIA

Mah!

ORAZIO

Livia, ve ne prego.

LIVIA

Con quel tono?

ORAZIO

Ma che cos'è seguìto di nuovo? Che cos'è? Perchè mi dite così? – Dovevate partire, lo sapete che questa vita mi uggisce con quegli sciocchi; mi avete dato il diritto di pretendere…

LIVIA

Pretendere?

ORAZIO

Sì, di pretendere, lo ripeto. Sapete che vi voglio bene… mi avete promesso.

LIVIA

Vi ho promesso che avrei acconsentito a sposarvi se e quando fossi stata bene sicura del perfetto accordo dei nostri caratteri; ho spinto la cortesia fino al segno di permettervi d'accompagnarmi, mai fino a quello di autorizzare un sindacato che mi offende e che non sopporterò mai.

ORAZIO

Il mio congedo?

LIVIA

No; andate là, non sragionate, e sovratutto non insistete. Ora io non cederei di un palmo, e voi, focoso come siete, potreste fare e, quel che è peggio, dirmi delle scioccherie. Vi assicuro che non avete ragione di adombrarvi.

ORAZIO

Ditemi soltanto perchè volete rimanere.

LIVIA

No.

ORAZIO

A chi era diretta quella lettera?

LIVIA

Orazio…

ORAZIO

Lo voglio sapere.

LIVIA

Cercate.

ORAZIO

Ah! lo saprò! Qualche cosa o qualcheduno si è messo ad un tratto attraverso la mia strada, lo scoprirò!

LIVIA

Orazio, farete qualche scempiaggine!

ORAZIO

Ah! scrivete delle lettere… qui all'albergo e non mi volete dire…? Oh! saprò io.

LIVIA

Bel merito! interrogando di soppiatto il cameriere.

ORAZIO

Oh non interrogherò nessun cameriere, non commetto bassezze, io.

LIVIA

Badate che vien gente.

SCENA XI

Baldassarre, Garbini e detti, poi Emilia
ORAZIO (vedendo Garbini)

Garbini qui?

LIVIA

Non lo sapevate?

ORAZIO

Ah lo sapevate voi?

GARBINI

Orazio, ho chiesto di te alla signora Livia.

ORAZIO (secco)

Grazie, quando sei arrivato?

 
GARBINI

Oggi.

ORAZIO (da sè)

Oh, ma saprò bene vederci chiaro.

BALDASSARRE

Ecco mia moglie. (Emilia entra).

GARBINI

A che ora si desina?

LIVIA

A momenti.

GARBINI

Va bene, perchè stassera mi occorre andare a letto di buon'ora.

BALDASSARRE

Ah sì, la tua ascensione al Monte Rosa.

EMILIA

Al Monte Rosa?

GARBINI

Già, e siccome mi toccherà partire alle due dopo mezzanotte…

EMILIA (piano a Garbini)

Ben trovata.

ORAZIO

Cosicchè non avremo il piacere di vederti partecipare ai nostri dilettevoli passatempi serali. Si giuoca alla fiera.

BALDASSARRE (guardando Livia)

E non dice nulla.

EMILIA

Veramente stassera ancor io… ho un po' di emicrania… e credo che non potrò…

LIVIA (da sè)

Ci è cascata.

BALDASSARRE (guardando Livia)

Io pure… oggi ho trovato il parroco qui del paese… il quale mi vuol mostrare un messale antico… e si è combinato che stassera… (E non parla).

LIVIA

Cosicchè, dottore, si rimane noi due.

BALDASSARRE (da sè)

Non viene.

LIVIA

E in verità, per un giuoco che si chiama la fiera, saremo pochini. Sapete che cosa farò? Dacchè tutti disertano, andrò a letto alle otto.

BALDASSARRE (da sè)

Ah! (piano a Garbini) Trionfo.

ORAZIO (da sè)

Qui c'è sotto qualche cosa.

CARLETTO (entrando)

È servito in tavola.

BALDASSARRE

Bravo! Ho una fame… Come sto bene!

EMILIA (piano a Garbini)

Però siete un imprudente.

GARBINI

Ah! pel Monte Rosa.

LIVIA (da sè osservandoli)

Non bisogna che si spieghino.

EMILIA (c. s.)

Affidarlo ad un cameriere. (Garbini non capisce).

LIVIA

Garbini, offritemi il vostro braccio.

GARBINI

Subito – grazie. (fra sè) Che diamine?

ORAZIO (da sè)

Ha chiamato lui!

BALDASSARRE

Dottore, date il braccio a mia moglie.

ORAZIO (eseguisce)

Perdoni… (s'avviano tutti).

BALDASSARRE (a Carletto)

Sei un bravo ragazzo: tieni! (gli dà una mancia).

CARLETTO

Grazie!

BALDASSARRE (avviandosi)

Sei un bravo ragazzo!

(Cala la tela)