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Inizio di una Nuova Vita

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Aus der Reihe: Le Leggende del Vampiro #1
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“Va bene, a che ora dovrei accompagnarti allora?”

“A dire il vero, questa ragazza, Taryn, passerà a prendermi. Guida ormai da un anno, è al terzo anno.”

La madre di Rachel le lanciò uno sguardo dubbioso. Rachel sapeva che quello “sguardo” poteva significare una sola parola. Un grosso, grasso NO.

Questo non può accadere. Non può NON lasciarmi andare. E' terribile.

“Ma mamma, ti prego, tu lasci guidare Sarah con le SUE nuove amiche.”

“Sono all'ultimo anno, tesoro. Guidano oramai da qualche anno.”

“Se non uscirò con queste ragazze stasera, la mia vita sarà finita. Non mi chiederanno di nuovo di uscire. Sarò la più grande sfigata di sempre.”

La donna sospirò. “Bene, visto che dista pochi minuti di auto, farò un'eccezione. Ma andrai solo al cinema e tornerai indietro – non andare da nessun'altra parte,” la mamma disse.

“Grazie, grazie, grazie! Lo farò, te lo prometto. Sei la migliore.”

Rachel immaginò di dover affrontare la questione del sabato sera con i genitori il giorno seguente. Non voleva sovraccaricarli con troppe cose insieme, temendo che le negassero il permesso.

Quando entrò in casa, dirigendosi in camera sua, saltava di gioia. Non riusciva a credere che sua mamma le avesse detto di sì. Erano le 3 del pomeriggio, e a Rachel restavano poche ore prima della grande serata con le ragazze.

Rachel si diresse verso il suo armadio, in cerca dell'outfit perfetto. Voleve vestirsi in modo adeguato per quel gruppo, perciò immaginò che non ci fosse un modo migliore che adottare un abbigliamento simile al loro. Avevano ognuna uno stile diverso, e lei non sentiva di avere uno stile d'abbigliamento specifico. Quella sera, Rachel pensò di voler apparire in uno stile simile al punk. Cercò nel suo guardaroba, e trovò una t-shirt smanicata carina dei Nirvana.

Perfetto! lei pensò. Ora, che cosa indossare sotto?

Gonna, pantaloni, jeans (a campana, attillati, eleganti, boyfriend, jeggings) … Rachel aveva così tanto tra cui scegliere. Se avesse optato per la gonna, avrebbe voluto indossare le calze a rete, ma visto che faceva freschetto, si preoccupò di avere troppo freddo. Specialmente perché tutti sanno che i cinema sono i luoghi più freddi del pianeta.

Rachel provò diverse opzioni, e decise d'indossare i jeans aderenti neri con gli stivali neri con i lacci neri Dr. Martens. Rachel amava i suoi Dr. Martens, ma sostituì i noiosi lacci neri con quelli magenta. Pensò che fossero molto più carini in quel modo.

Strinse i lacci, andò in bagno, si guardò allo specchio, e pensò di avere un aspetto perfetto. Ora aveva bisogno soltanto di truccarsi. Visto che era venerdì sera, voleva un effetto smoky eye scuro sugli occhi. Pensò anche che avrebbe aggiunto personalità all'outfit da punk rocker che aveva scelto di indossare. Quando prese il suo set di ombretti per ottenere l'effetto smokey, cominciò a stenderlo sulle palpebre, e non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe andata la serata. Si chiese quale film avrebbero visto, e accanto a chi si sarebbe seduta al cinema. Le piacevano tutte le ragazze, ma sperava di sedersi accanto ad Emily. A Rachel piaceva davvero Emily, ed era così contenta che lei l'avesse presa sotto la sua ala.

Rachel si chiese se la ragazza sarebbe diventata la sua nuova Dana. Pensare a quello le rammentò che Dana era stata irraggiungibile, assente per i giorni precedenti, e che non l'aveva richiamata. Dana le aveva inviato un misero sms che diceva, “Va tutto bene qui in Pennsylvania. Mi manchi.” Ma era così: non aveva nemmeno chiamato per chiedere a Rachel come fosse la sua nuova scuola o se avesse fatto delle nuove amicizie. Accidenti, Dana sarebbe stata sorpresa di sapere che aveva delle nuove amiche E persino un appuntamento con un ragazzo.

Rachel terminò di applicarsi il trucco, passandosi una lunea rosa di lucidalabbra, e si diresse di sotto per la cena.

“Ma guardati,” il padre di Rachel disse. Dove stai andando?” “Al cinema con le mie nuove amiche,” Rachel disse con un sorriso.

“Sei …carina.” Il padre disse. Sebbene Rachel sapesse che avrebbe preferito dire “diversa” piuttosto che “carina”.

“Grazie!”.

Mentre i genitori e Mark erano seduti lì a mangiare gli spaghetti, parlavano della loro settimana appena trascorsa. Sarah non era a cena quella sera, perché era andata da Gary, il suo ragazzo, per il fine settimana allo Skidmore College.

Mark guardò Rachel con aria sorpresa, “Allora hai fatto delle nuove amicizie?” le chiese sarcasticamente.

“Sì! Un mucchio,” Rachel rispose abilmente. “E tra pochi minuti Taryn passerà a prendermi, sai è all'ultimo anno,” Rachel si vantò.

“Guardati, ragazza simpatica,” Mark disse.

“Smettetela, ragazzi,” li rimproverò la madre. “Lasciatevi in pace.”

Mark e Rachel smisero di battibeccare e finirono la loro cena. Rachel pulì il suo piatto nel lavandino e lo ripose nella lavastoviglie.

“Rachel,” la voce del padre disse, mentre lei stava uscendo dalla cucina.

Rachel tornò indietro e disse, “Sì?”

“Torna a casa per le 11. Ti aspetteremo.”

Rachel emise un sospiro, “Va bene, lo farò.”

Rachel sentì il clacson suonare fuori nel suo vialetto d'accesso. Guardò fuori dalla finestra, e vide una BMW 330xi blu. Da sogno, lei pensò.

Salutò i genitori e uscì di casa. Il clacson suonò di nuovo, e Taryn abbassò il suo finestrino. “Outfit carino!” Taryn disse.

Rachel notò che anche Jen ed Emily erano nell'auto, e lei si sedette nel sedile posteriore. Appena entrò nell'auto, poté sentire l'odore di macchina nuova e di pelle, che riempiva l'aria. Non era mai entrata in un'auto con i sedili in pelle. La Station wagon della sua famiglia aveva sedili ricoperti di tappezzeria blu con macchie di acqua e bibite versate, vecchie di anni. Mentre l'auto usciva dal vialetto, i genitori di Rachel stettero sulla porta, salutando e osservando mentre l'auto s'immetteva nella strada.

Spero che nessuno li abbia notati, lei pensò mentre era seduta.

Mentre l'auto si allontanò dalla casa di Rachel, sparendo alla vista dei genitori, Taryn accelerò. Rachel indossò la cintura di sicurezza, con un po' di nervosismo, ma si dimostrò calma. Non era abituata a sfrecciare per le piccole stradine secondarie di Bedford.

“Allora, che film andiamo a vedere?” Rachel chiese.

“Un thriller o un horror,” Jen rispose, “Non so quale- dipende dagli orari.”

“Io voto per un thriller,” Taryn disse.

“Anch'io!”disse Emily.

I thriller non sono sono valutati R? Rachel pensò.

“Hai la tua carta d'identità, non è vero?” Taryn le chiese.

Carta d'identità? Rachel pensò per un istante. Che cosa vogliono dire con Carta d'Identità? Rachel non possedeva una carta d'identità falsa, e non aveva alcuna ragione per averla: non in Pennsylvania comunque.

“Ecco, no.” Rachel rispose. “Non ce l'ho … ancora.”

Apparentemente tutte queste ragazze avevano una carta d'identità falsa, secondo cui avevano 21 anni. Rachel sapeva che se avesse continuato a frequentarle, avrebbe avuto bisogno di una carta d'identità – e in fretta.

“Mia sorella Sarah è a Skidmore questo fine settimana, dal suo ragazzo Gary. Le ho detto di provare a procurarmene una dalle sue amiche,” Rachel disse, mentendo.

“Bene,” rispose Jen.

Appena Taryn entrò nella grande area del parcheggio del cinema, Rachel si preoccupò di non riuscire a entrare. Si sistemò i capelli, applicò il rossetto, e uscì dall'auto. Si chiese se potesse passare per diciassettenne, se camminava a testa alta. Non voleva apparire nervosa entrando nel cinema, perciò sfoggiò un sorriso e aprì la porta.

Rachel vide Emily dare un'occhiata al grande monitor con gli orari degli spettacoli, e poi ordinò quattro biglietti per un thriller.

La bigliettaia guardò Emily, Rachel, Jen e Taryn e disse, “Bene, ecco a te.”

Emily distribuì un biglietto ad ogni ragazza e disse, “Penso che ce l'abbiamo fatta!”

Rachel si guardò intorno e vide due guardie in divisa, raccogliere i biglietti. La sicurezza è attenta qui, Rachel pensò. Assomigliavano ai buttafuori che Rachel aveva visto fuori dai bar. Non che lei frequentasse i bar; li aveva visti, mentre ci passava davanti per la strada.

Quando le ragazze si misero in fila, Rachel cominciò a sentirsi di nuovo nervosa. Non aveva mai provato a mentire sulla propria età, e non aveva mai sentito una pressione simile prima di allora.

“Biglietti, prego,” disse severamente una delle guardie.

Taryn, Jen e Emily passarono davanti alle guardie. Solo Jen ebbe bisogno di mostrare la carta d'identità, e queste diedero un'occhiata al documento e la lasciarono passare. Dopotutto, si trattava soltanto di un film.

Rachel diede il biglietto alla guardia, e poi questa la guardò.

“La carta d'identità, per favore,” la guardia disse.

“L'ho lasciata a casa, mi dispiace.” Rachel disse, provando a tirarsi fuori da quella situazione.

“Niente carta d'identità, niente film…Il prossimo,” disse la guardia.

La guardia aveva fatto spostare Rachel lateralmente, fuori dalle corde nere.

E ora, che cosa faccio?

Rachel guardò le sue amiche; erano lì, e la guardavano deluse.

“Andiamo e basta,” Emily disse, mentre guardò leggermente le amiche.

Rachel si sentì malissimo.

“Mi dispiace ragazze, andate voi, mi farò venire a prendere da mia madre,” Rachel si fece piccola, mentre quelle parole le vennero fuori dalla bocca.

“No, facciamo un'altra cosa,” disse Emily.

Mentre le ragazze uscivano, stavano (pensando?) a diverse idee su come trascorrere invece la serata.

“Potremmo andare a casa di Jess,” Jen disse. “Non le è permesso di uscire stasera perché si è messa nei guai a scuola.”

“I suoi genitori non ci lasceranno entrare,” Emily rispose, “è in punizione.” “Io ho l'idea MIGLIORE,” Taryn interruppe. “Andremo in città a procurare una carta d'identità falsa per Rachel. Conosco un buon posto nell'East Village.”

 

Rachel immaginò che Taryn fosse un po' ribelle, e conosceva molti posti, grazie a suo fratello maggiore, Ben. Taryn aveva detto a Rachel che Ben aveva appena cominciato il college alla New York University nella città, e che il suo dormitorio era sulla 7° strada, proprio nel cuore dell'East Village.

“Che idea grandiosa!” disse Emily.

Appena le quattro ragazze tornarono nell'auto di Taryn, un'ondata di nervosismo investì completamente Rachel. Quest'ultima non aveva mai mentito ai propri genitori, e il pensiero di ANDARE IN AUTO in città la terrorizzava. E se avessero avuto un incidente? Se non fossero tornate per le 11? Se i suoi genitori avessero scoperto che non era andata davvero al cinema? Era quasi troppo da sopportare per Rachel, ma sapeva che, se avesse parlato, sarebbe tornata confinata nel suo mondo di solitudine. Perciò, non disse nulla.

Taryn mise in moto e accese anche la radio. Scelse la stazione Z100, che era apparentemente la migliore stazione radio di New York. Trasmettevano dalla cima dell'Empire State Building. Rachel sentì l'auto accelerare, mentre strinse di più la cintura di sicurezza intorno al petto. Fece due respiri profondi, tranquillamente, così che le ragazze non se ne accorgessero.

Rachel provò a restare calma seduta sul sedile posteriore dell'auto. Non dimostrò di essere nervosa o che sarebbe stata in GROSSI guai, se i suoi genitori avessero saputo che cosa stava per fare.

Si chiese perché le ragazze non pensassero che fosse pericoloso andare in città così senza preavviso, di venerdì sera. Era sorpresa che nessuna di loro avesse avvertito i propri genitori, per informarli del cambiamento di programma, o chiedere il loro permesso.

Rachel si sentiva sempre di più a disagio. Questo non era il comportamento che le sue amiche in Pennsylvania avrebbero avuto. Rachel non aveva mai disobbedito ai genitori. Poteva non essere d'accordo con loro, ma non aveva mai disobbedito. Era chiaro a Rachel che il suo mondo stava per cambiare.

Non appena l'auto sfrecciò sul Triboro Bridge, Rachel vide tutte le grandi luci di Manhattan a distanza. Si sentiva male per aver disobbedito, ma era anche eccitata. Aveva sempre voluto andare a New York City, e c'era stata solo poche volte, ad assistere a degli spettacoli di Broadway e a fare dei giri turistici con la famiglia.

Le ragazze arrivarono a destinazione tranquillamente, e uscirono dall'auto. Rachel guardò verso l'insegna, che diceva “St. Marks Place.” Si guardò intorno e strinse di più la borsa, mentre la massa di persone passava in ogni direzione.

“Da questa parte,” Taryn disse, mentre indicava un segnale che diceva, “2nd Avenue.” Il cuore di Rachel batteva più forte, sempre più forte, man mano che camminavano per strada. Si sentiva come una ribelle, e la cosa le piacque proprio. Dopotutto, era colpa sua se si trovavano in città. Se avesse avuto una carta d'identità, sarebbero state sedute felicemente a masticare popcorn al cinema in quel momento, a Bedford. Perciò, non poteva essere furiosa. Taryn e le ragazze le stavano facendo un favore: la stavano aiutando a procurarsi una carta d'identità falsa, così sarebbero potute accedere a tutti i posti “fighi”.

Rachel combatté la sua battaglia interiore, sentendosi bene per essere in città e in colpa per aver mentito ai suoi genitori.

“Allora, dov'è questo negozio?” Rachel chiese a Taryn.

“E' ad un isolato da qui, su St. Marks Place e First Avenue. E' in un negozio di costumi, ma è difficile da trovare, perché occorre andare nel seminterrato. Te lo mostro io.”

Rachel seguì, mentre le ragazze entrarono nel negozio di costumi. Era un posto singolare, e non un negozio di costumi nella media. Appesi alla parete, proprio all'entrata, c'erano dei copripantaloni neri di pelle, e un boa rosso sopra di essi. Vide degli stivali neri con le zeppe, con chiodi che uscivano fuori dai lati, e cinturini con borchie di metallo. Si sentì senz'altro fuori dal suo elemento. Questa era una combinazione; negozio di Halloween, porno e gotico, e non sapeva quasi che cosa fare.

Quando le ragazze scesero lungo le scale che odoravano di stantìo, conducendole nel seminterrato del negozio, Rachel vide una tenda nera. Un uomo robusto e calvo, che indossava una canottiera, venne fuori dal retro della tenda.

“Che cosa volete?” lui scattò scetticamente, mentre scrutava dietro di loro, per assicurarsi che non ci fosse nessun altro a seguirle.

“Alla mia amica serva una carta d'identità,” Taryn disse, mentre indicava Rachel.

“Venite qui, presto,” lui disse, mentre diede un colpetto alle ragazze dietro la tenda nera.

L'uomo diede a Rachel un grosso raccoglitore nero, da guardare. Lei aprì la copertina, e cominciò a sfogliare le pagine dei modelli di carta d'identità.

“Quale stato?” lui le chiese.

“Ecco, non lo so,” Rachel disse, e si voltò verso le amiche.

“Scegli il Michigan,” Emily disse, “quelle sono le migliori perché si acquisiscono con lo scanner. Non prendere New York- sarebbe fin troppo ovvio.”

“Michigan,” Rachel disse all'uomo.

“Indirizzo?” le chiese bruscamente.

Rachel non aveva previsto che le venissero fatte così tante domande, ed estrasse il cellulare. Aprì l'applicazione della mappa e guardò i posti in Michigan, per ottenere un indirizzo accurato.

“444 di Grand River Avenue,” Rachel rispose.

Il quattro era il numero fortunato di Rachel, e sentiva di poter sfruttare un po' di fortuna.

“Compleanno? Vuoi avere 21 anni, è corretto?” l'uomo le chiese.

“Primo di novembre. Sì, 21 per favore” Rachel rispose a tono.

“Resta lì,” l'uomo disse, e indicò una X tracciata col nastro adesivo sul pavimento. Rachel raggiunse lentamente la postazione, e occupò la X.

L'uomo scattò la sua foto.

“Aspettate di sopra,” lui disse.

Quando le ragazze si diressero in cima alle scale maleodoranti, Rachel si chiese per quale motivo dovesse aver bisogno della carta d'identità, se non per il cinema. Non frequentava bar o locali, ma si chiese se le sue nuove amiche lo facessero.

All'improvviso, sentì lo squillo di un telefono. Era il cellulare di Taryn. La ragazza lo prese e Rachel si chiese con chi stesse parlando. “Figo,” “Adesso?” “Siamo qui.” Sentì dire a Taryn.

Taryn chiuse la telefonata e disse, “Ragazze, andiamo a incontrare mio fratello, è a pochi isolati da qui. Sarà divertente.”

Rachel dette un'occhiata al suo orologio, erano le 9 e sapeva che aveva soltanto altre due ore, prima di poter ritornare a casa. L'uomo salì al piano di sopra, e diede la carta d'identità a Rachel; la ragazza le diede un'occhiata e fece scorrere le dita sulla parte anteriore.

“Bene!” lei disse.

“Sono 60 dollari,” l'uomo disse allungando la mano.

Sessanta dollari? Rachel pensò. Erano un mucchio di soldi, e lei non pensava assolutamente di averne nel portafoglio. Provando a non mostrare la sua preoccupazione, lei sorrise e aprì la borsa, cominciando a frugare nel suo portafoglio.

“Dai Rach,” Taryn disse, “Dobbiamo andare.”

Rachel estrasse velocemente il portafoglio. Trovò 40 dollari. Frugò negli scompartimenti posteriori del portafoglio, cercando i 20 dollari che suo padre le dava soltanto per le emergenze.

Questa è un'emergenza se non ne ho mai vista una. Se non uso questi venti dollari, allora non potrò avere la carta d'identità, e non avrò amiche. E se dico a queste ragazze che non posso permettermela, penseranno che sono povera e io non voglio che lo facciano.

Allora, Rachel tirò fuori gli ultimi venti dollari che le restavano, e li diede all'uomo.

Rachel era senza soldi, in città, aveva mentito ai suoi genitori, aveva acquistato una carta d'identità falsa, e ora, stava per incontrare il fratello di Taryn, Ben.

In che cosa mi sto immischiando?

Le ragazze si diressero a St. Mark’s Place. Rachel notò molti venditori ambulanti, che vendevano cappelli, occhiali da sole, calze, cinture, e così via. Vide anche ristoranti, negozi d'abbigliamento e negozi che mostravano bong e attrezzature per fumare nelle vetrine. Era un posto diverso da ogni altro che Rachel avesse mai visto. Quando le ragazze furono all'angolo di Third Avenue e St. Marks, Taryn disse, “Eccoci!” mentre indicava un salone per i tatuaggi.

Rachel restò lì, terrorizzata. Non sapeva che cosa fare. La pressione aumentava, mentre Emily, Jen e Taryn entrarono all'interno. Sarebbe davvero rimasta lì per strada da sola? Rachel aprì la porta e seguì le ragazze dentro.

“Hei T!” disse Ben.

“Ciao,” Taryn rispose, salutandolo. Abbracciò forte il fratello, e salutò anche i suoi amici.

Ben conosceva apparentemente Emily e Jen, e le abbracciò e baciò sulla guancia.

Quando Ben si avvicinò a Rachel, questa aspettò che Taryn la presentasse, ma non lo fece.

“Sono Rachel, la nuova amica di Taryn all'AHS.”

“Hai dei tatuaggi?” lui le chiese.

Naturalmente no, lei pensò.

“No,” Rachel rispose.

“Ne farai uno stasera?” Ben chiese.

Diceva sul serio? Rachel pensò. Le ragazze stavano per farsi un tatuaggio?

“No,” Rachel disse.

“Dovrei farlo, ragazze?” Taryn chiese, mentre si voltò verso l'espositore di modelli di tatuaggi.

“Perché no?” Jen e Emily dissero.

Rachel guardò le braccia di Ben, che erano ricoperte di tatuaggi.

“Mi farò tatuare il nome di Brian sulla schiena,” Ben disse.

Apparentemente, Brian era il migliore amico di Ben al liceo, che era appena morto di overdose.

Rachel non riusciva a credere alle proprie orecchie, e si chiese se appartenesse davvero a quel posto. Si sentiva come un pesce fuori d'acqua.

“Che cosa dovrei scegliere?” Taryn chiese.

Rachel pensò a che cosa avrebbero fatto i suoi genitori se lei fosse tornata a casa, con un tatuaggio. Sapeva esattamente che cosa avrebbero fatto: l'avrebbero rinchiusa in casa per la VITA.

“Ragazze voi avete dei tatuaggi?” Rachel chiese a Jen ed Emily.

“No, non ancora,” rispose Jen, “ma voglio farmi tatuare una rosa sulla caviglia quando andrò al college.”

“No, non ne voglio uno,” Emily disse.

Rachel si sentì meglio a sentire che non era la sola che non intendeva farsi tatuare. Non capiva comunque, perché questo non fosse un problema per quelle ragazze. Il tatuaggio era una cosa ordinaria? Era come se niente le turbasse.

“Un unicorno!” Taryn indicò un'immagine di un unicorno sulla parete. “Quello, voglio quello!”

“Sei sicura?” Rachel le chiese.

“Ecco, sì, perché non dovrei esserlo?” Taryn disse, con un po' d'atteggiamento.

Rachel non rispose. Non sapeva neppure perché aveva parlato.

Rachel osservò mentre Taryn si sedeva sulla sedia, e il tatuatore le massaggiava la schiena con l'alcol. L'odore riempì la stanza. Rachel fece una smorfia, mentre l'uomo estrasse la sua penna da tatuaggi, poi cambiò l'ago e lo riempì d'inchiostro nero.

“Tienimi la mano.” Taryn disse.

Jen si avvicinò a tenerle la mano.

Rachel ascoltò mentre Taryn urlava per il dolore.

“Non fa così male, T,” Ben esclamò. “Controllati!”

Dopo lunghi e dolorosi 45 minuti, Taryn ebbe finito. L'uomo le mise un bendaggio sulla schiena, e lo fermò sui bordi.

Rachel guardò Taryn, e pensò di aver visto abbastanza. Il volto era arrossato.

“Stai bene?” Rachel le chiese.

“Sono stata meglio,” Taryn rispose.

Ben ed i suoi amici si stavano ancora facendo tatuare, quando Taryn disse di sentirsi poco bene, e voleva andarsene.

Rachel dette un'occhiata al suo orologio: 10:45.

Oh no.

Come avrebbe potuto tornare a casa in quindici minuti? Rachel si sentì dispiaciuta che Taryn si sentisse male, ma fu anche sollevata che stessero lasciando la città. Mentre le ragazze stavano dirigendosi verso la BMW di Taryn, Rachel provò a farle sbrigare. Emily e Jen camminavano lentamente lungo l'isolato, guardando gli oggetti che i venditori vendevano per le strade.

“Forza ragazze, Taryn non si sente bene.” Rachel continuò a incitare.

Mentre si avvicinavano all'auto, Taryn disse, “Non posso guidare, mi fa male la schiena e sono stordita.”

E adesso? Rachel pensò. Chi le avrebbe riportate indietro?

Rachel non aveva la patente, e avrebbe compiuto 16 anni soltanto a novembre, e neanche Jen ed Emily avevano la patente.

“Forse ci accompagnerà Ben,” Taryn disse.

Taryn estrasse il suo cellulare, e cominciò a scrivere a Ben.

“Ci porterà lui, ma dovremo aspettare che finiscano di farsi tatuare,” Taryn disse.

 

Sono finita. I miei mi uccideranno. La mia vita è finita.

Il tempo trascorreva lentamente, mentre aspettavano da Starbucks che Ben finisse. Rachel continuò a controllare l'orologio. 11, 11:05, 11:10, il tempo stava trascorrendo, e lei era in ritarso per il coprifuoco. Alle 11:25, il cellulare di Rachel vibrò.

1 Nuovo Messaggio:
Papà: Dove sei, ragazzina?

Rachel non sapeva che cosa fare; avrebbe voluto essere trasportata da Starbucks a New York City alla sua casa di Bedford, New York.

Rachel: Sono un po' in ritardo, il film è durato più del previsto.

Rachel non sapeva che cosa rispondere, ma sapeva che, se non lo avesse fatto, i suoi genitori si sarebbero precipitati al cinema, a cercarla.

Papà: Quando pensi di tornare?
Rachel: Al più presto possibile, mi dispiace

La conversazione via sms terminò e i nervi di Rachel si fecero sentire ancora di più. Come poteva esserle accaduto?

Rachel sentì qualcuno bussare alla vetrina di Starbucks; lei guardò e vide Ben insieme ai suoi amici. Ben conficcò la testa dentro e disse, “Devo fermarmi un attimo al mio dormitorio. Ci metterò soltanto pochi minuti.”

Rachel stava per avere un attacco di panico. Non ne aveva mai avuto uno, e se fosse mai accaduto, quella era la serata giusta.

“Presto,” Taryn disse, “Ho davvero la nausea.”

Quando Rachel sedette lì e guardò Ben recarsi verso il dormitorio, si chiese quando ci avrebbe impiegato. Per un secondo, Rachel pensò forse che avrebbe potuto accompagnare lei Taryn a casa in auto; non pensava che fosse così difficile imparare. Poi, si rese conto che sarebbe stata una terribile idea.

Ben ritornò da Starbucks venticinque minuti dopo, odorando di fumo.

“Pronte?” lui disse.

Le ragazze si alzarono e si diressero all'auto. Taryn si sedette davanti e Rachel, Jen ed Emily si accomodorano sui sedili posteriori. L'auto puzzava di fumo, e Rachel sapeva che sarebbe stata in GROSSI guai. Non solo sarebbe stata in ritardo, ma sarebbe anche entrando in casa con l'odore di fumo addosso.

Rachel guardò il quadrante arancio luminoso del suo orologio: 12:08.

VIBRAZIONE. Rachel sentì vibrare il cellulare in tasca. Sperò che se non lo avesse aperto, forse sarebbe cessato. 12:12 Vibrazione, un'altra vibrazione. Rachel aprì il cellulare, e tenne distante il display, così che Jen ed Emily non potessero leggerlo.

2 Nuovi Messaggi:
Papà: DOVE SEI? TORNA A CASA SUBITO
Papà:?

Rachel non seppe che cosa rispondere. Erano a 45 minuti da casa, ed era bloccata nel traffico della città del venerdì sera.

Rachel: E' una lunga storia, sto arrivando, tra 45 minuti sarò a casa. Ti spiegherò
Papà: Dobbiamo parlare. Sei nei guai, signorina.

Rachel ripose il cellulare nella borsa, e scivolò nel sedile. Non sapeva che cos'era peggio: essere bloccata in quell'auto, o che cosa avrebbe dovuto affrontare una volta giunta a casa. Odiava quella serata, e avrebbe voluto che non fosse mai accaduta.