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Le meraiglie del Duemila

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Il giovine scosse il capo con un atto di scoramento, poi disse con un soffio di voce:

«Io e Toby siamo uomini d’altri tempi».

Quattro robusti marinai presero il giovane americano e Toby sotto le ascelle e li portarono nelle cabine di poppa, adagiandoli su dei comodi lettucci.

«Temo che questi uomini siano perduti» mormorò Holker. «Ai loro tempi l’elettricità non aveva ancora preso un così immenso sviluppo. Che cosa accadrà di loro? Io comincio ad aver paura.»

Il giorno dopo, prima del mezzodì, il vascello volante imboccava il Tago ed entrava a tutta velocità nella capitale del Portogallo.

Brandok e Toby si erano a poco a poco tranquillizzati, però non parevano più i due allegri amici di prima. Sembrava che una profonda preoccupazione turbasse i loro cervelli, ed alla più piccola emozione il tremito ed i sussulti dei muscoli li riprendevano.

Il signor Holker che cominciava a spaventarsi, li fece condurre alla stazione dove aveva già noleggiato uno scompartimento speciale.

Venticinque minuti dopo i carrozzoni partivano entro il tubo della linea sotterranea, con una velocità di 200 km. all’ora.

La traversata della Spagna si compì in sei ore senza scendere in alcuna stazione. Holker che vedeva i suoi compagni aggravarsi sempre più, aveva fretta di giungere nella capitale francese per consultare uno di quegli scienziati, sulla malattia che li aveva colpiti e che poteva forse avere altra origine.

Al mattino del giorno appresso scendevano, alla stazione della capitale francese, raddoppiata ormai per superficie e per popolazione in quei cento anni, e diventata una delle città più industriali del mondo.

L’aria della grande capitale, satura di elettricità a causa del numero infinito delle sue macchine elettriche non fece che aggravare le condizioni di Toby e Brandok.

Furono condotti in un albergo in preda al delirio.

Il signor Holker, sempre più spaventato, fece chiamare subito uno dei più noti medici a cui raccontò ciò che era toccato ai suoi disgraziati amici, non dimenticando d’informarlo della loro miracolosa risurrezione.

La risposta che ne ebbe fu terribile.

«Quantunque io stenti a credere che questi uomini abbiano trovato il segreto di poter dormire un secolo intero,» disse il medico «né io, né altri potranno salvarli. Sia l’elettricità intensa a cui non erano abituati o l’emozione prodotta dalle nostre meravigliose opere, il loro cervello ha subito una scossa tale da non guarire mai più. Conduceteli fra le montagne dell’Alvernia, nel sanatorio del mio amico Bandin. Chissà! Forse l’aria vivificante di quelle vette potrebbe operare un miracolo.»

Lo stesso giorno, il signor Holker con due infermieri e i due pazzi saliva su un vascello volante noleggiato appositamente e partiva per l’Alvernia.

Un mese più tardi egli riprendeva solo e triste la ferrovia di Parigi per far ritorno in America. Ormai aveva perduta ogni speranza.

Brandok e Toby erano stati dichiarati pazzi, e per di più pazzi inguaribili.

«Tanto valeva che non si fossero risvegliati dal loro sonno secolare» mormorò il signor Holker con un lungo sospiro, prendendo posto nello scompartimento del carrozzone. «Io ora mi domando se aumentando la tensione elettrica, l’umanità intera, in un tempo più o meno lontano, non finirà per impazzire. Ecco un grande problema che dovrebbe preoccupare le menti dei nostri scienziati.»