Il Gioco Di Casper

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Capitolo Sei

La mattina successiva, Bell e Leticia erano seduti al tavolo della cucina della casa. Lei stava contando i propri soldi.

“Penso che sia il meglio che abbiamo fatto finora.”

“Spero che terrai i soldi in un posto sicuro.”

“Ho una cassetta di sicurezza in banca.” Leticia impilò il denaro, mettendo tutti i presidenti con la faccia rivolta dallo stesso lato.

“Brava ragazza. Nessuno deve sapere…” La guardò mentre beveva il caffè.

“Quanto o dove è nascosto,” finì la frase al suo posto.

Lui sorrise.

“Ho trovato un bel terreno libero a Massapequa,” disse, “giù a Long Island. In vendita dal proprietario. Chiedono duecentomila dollari.”

“Okay. Quanto è grande?”

“Circa ottocentoquaranta metri quadri. Chiedono un terreno di almeno settecentoquaranta metri quadri.”

“Bene. Destinazione?”

“Solo residenziale.”

“Ci manca circa un mese per finire il progetto Kessler,” disse Bell, “quindi è ora di iniziare il prossimo.”

“Andrò a parlare con il proprietario,” disse Leticia, “e vedrò se, ricevendo un po’ di soldi di nascosto, abbassi il pezzo.”

Bell mise giù la tazzina e prese la forchetta per tagliare la sua omelette. “Penso che tu stia imparando questo mestiere.”

“Ho avuto un bravo insegnante.”

La cuoca portò via la tazzina di Bell per riempirla di caffè appena fatto. Quando tornò, Bell disse, “Grazie, Betty.”

“È un piacere. È pronta per la colazione, signorina Leticia?”

“Ci sono dei pancake?”

“Saranno pronti tra cinque minuti.” Betty portò via la tazzina mezza vuota di Leticia e tornò in cucina per riempirla.

“Hai qualcuno in mente per questo nuovo progetto?” chiese Leticia.

“No, non ancora. Parlerò con Parker domani.”

* * * * *

“Cosa stai facendo, Andy Panda?” chiese Bell mentre entrava nel cantiere.

“Costruisco una casa.” Il bambino si sedette nella sporcizia, infilando un chiodo su un rottame.

Bell si inginocchiò accanto al bimbo di cinque anni. “Sono certo che costruirai una casa bellissima.”

Andy annuì mentre batteva col suo Martello giocattolo sul chiodo. “Puoi passarmi l’altra tavola, signor Bell?”

“Quella grande laggiù?” Bell prese una tavola triangolare che era stata tagliata da una trave due per sei.

“Certo, è quella giusta.”

“Come sta, signora Daniels?” disse Bell all’anziana signora che sedeva su una poltrona lì vicino, che teneva d’occhio il bambino scalmanato.

“Sto bene, signor Casper. E lei come sta?”

“Bene, grazie.” Tornò a rivolgersi ad Andy. “Dov’è tua madre?” Bell gli tenne fermo il ciocco di legno perché lui potesse colpirlo con il martello.

“È dal signor Jim.”

Bell si schermò gli occhi contro il sole per vedere parecchi operai sul tetto, che poggiavano il rivestimento provvisorio. Uno di loro camminava lungo il ripido pendio del tetto con una pistola sparachiodi, colpendo il legno con i chiodi in rapida successione mentre gli altri mettevano in posa una lastra di compensato.

Quello con la pistola sparachiodi indossava una salopette larga e un casco giallo, ma la lunga coda riccia la identificava come donna.

“Bonnie!” urlò Bell.

La donna guardò verso il basso per vedere chi la chiamava.

“Bell Casper!” Lo salutò con la mano. “Sei tu?”

“Sì!” Ricambiò il saluto.

Bonnie porse la pistola sparachiodi a uno degli operai. “Vengo giù.”

Camminò sul tetto inclinato come un operaio esperto, poi scese dalla scala. Una volta a terra, si tolse i guanti in cuoio da lavoro e li porse a Bell.

“Dovrebbe essere asciutto entro mercoledì o giovedì, se il tempo regge.”

“Davvero?” chiese Bell.

“Sì, siamo in ritardo, ma stiamo recuperando.”

“E vedo che hai imparato qualche nozione di carpenteria.”

“Non puoi immaginare come ci si sente a dare una mano per costruire qualcosa di meraviglioso.”

“Sarà bellissima, Bonnie. Bella come un quadro.”

“Dopo aver controllato il tetto e installato porte e finestre, io e Andy Panda campeggeremo in salotto finché non sarà finita.”

“Davvero?” disse Bell. “Senza acqua né luce?”

“Ho trovato una vecchia stufa Coleman a una vendita in giardino, e possiamo procurarci l’acqua. Ho lavato barili del latte per un mese, per poter tenerli da parte per trasportare l’acqua.” Guardò suo figlio che giocava nella sporcizia. “Abbiamo due sacchi a pelo. Sarà divertente.”

“Ma non c’è il bagno.”

“Dovremo solo correre in un negozio Seven-Eleven quando ne abbiamo bisogno. Ce n’è uno a circa tre chilometri da qui.”

Bell guardò il suo volto sorridente per un momento. “Da quanto sei pulita, Bonnie?”

“Circa sei mesi.”

“È un gran bel risultato.”

“Ne sono piuttosto fiera.”

“Questa volta ce la farai.”

“Ehi, Bell Casper,” disse qualcuno.

Si voltarono per vedere il caposquadra che veniva loro incontro.

“William.” Bell gli porse la mano.

“Sta di nuovo portando scompiglio tra i miei operai?” Il suo gran sorriso mostrò una perfetta fila di denti bianchissimi.

“La sta facendo lavorare troppo, devo portarla a bere un po’ d’acqua.”

“Sì, ma il distributore si trova sul retro.” Fece l’occhiolino a Bonnie.

“Bene,” disse Bonnie. “Posso dare un abbraccio e un bacio al mio bimbo prima di tornare a fare la schiava lassù sotto il sole cocente? Saranno in centoventi su quel tetto.”

“Se ti permettessi di abbracciare e baciare il tuo bambino, allora anche quei sei operai penseranno di poter scendere ad abbracciare e baciare chiunque. Poi come riusciremmo a finire il lavoro?”

“Bè, se andassi lassù ad accarezzarli e dar loro una pacca sul culo come fai di solito, sarebbero felice per tutti il resto della giornata.” Gli sbattè i guanti su una spalla. “Dov’è il mio ometto?”

Bonnie risalì presto sulla scala e riprese possesso della pistola sparachiodi.

“Come se la cava la ragazza, Will?” chiese Bell.

“Se ne avessi altri sei come lei, non saremmo in ritardo di settimane sulla tabella di marcia.”

“Mantiene felici i lavoratori?”

Will rise. “Con quella paga extra all’ora nelle loro tasche ogni giorno, nessuno ha ancora perso una giornata di lavoro.”

“Nessuna lamentela riguardo a un crumiro sul posto di lavoro?”

“Diavolo, no. Anzi, ne chiedono altri.”

“Bene,” disse Bell. “Non ci serve che quel sindacalista ci spari addosso altra merda.”

“Non si preoccupi.”

“Leticia ha detto che dobbiamo tirar fuori altri ventimila dollari,” disse Bell.

“Esatto. Architettura del giardino.”

“Pensavo che fosse inclusa nel budget originale.”

“Infatti. E ho contrattato con la Bongiovanni Brothers Nursery per iniziare con il terriccio e gli arbusti non appena finiremo il resto.”

“Okay. E?”

“Bè, qualcuno ha deciso di aggiungere un lago koi nel giardino sul retro e quattro aceri alti sei metri nel giardino davanti.”

“Io e Leticia pensavamo che sarebbe stato carino.”

“Sa quanto costa trasportare e piantare un albero già cresciuto alzo sei metri?” chiese Will.

“Immagino circa duemila dollari.”

“Bene, aggiunga tutto questo, e ottiene altri ventimila dollari da aggiungere ai costi del progetto.”

“Okay. Veda se la Nursery ci fa un piccolo sconto accettando i ventimila in contanti.”

“Mi sta prendendo in giro? ‘Bongiovanni’ le sembra italiano? Il loro capo è di Palermo. Sono siciliani, santo cielo. Si venderebbero I denti d’oro delle loro none se fossero convinti di poter nascondere qualche reddito al fisco.”

“Va bene. Leticia le porterà i soldi in contanti, e lei li consegnerà a loro.”

“Sì, e quel ragazzino laggiù avrà dei bei pesci nel giardino sul retro e alberi su cui arrampicarsi nel giardino davanti.”

È tutto quello che chiedo.” Bell dette al suo amico una pacca sulla spalla.

Capitolo Sette

Quando Shay Pilgrim, uno degli uomini della sicurezza alla porta, vide le due auto della polizia fermarsi davanti al Blue Parrot all’una di notte, premette un pulsante di un piccolo telecomando che doveva portare sempre con sé.

Dentro il bar, “Happy Birthday” iniziò a diffondersi dall’impianto stereo.

Blinker prese il vaso del denaro, al cui interno c’erano già diverse migliaia di dollari per il gioco della sera seguente, e lo nascose sotto il bancone.

Tutte le donne presero i loro drink, lasciarono il bar e corsero verso il tavolo centrale area. Si armarono di cappellini a punta, trombette e regali di compleanno, che erano infilati sotto il tavolo nel centro della zona.

“Chi sarà la festeggiata stasera?” chiese Gigi mentre indossava un cappellino rosso e bianco con una nappina scintillante in cima.

“Io, io,” disse Amber mentre sistemava i regali sul tavolo. “Sembra che abbia ventun anni, vero?”

“Ha.” Gigi rise. “Certo, ventuno più un centinaio.”

Quando i quattro poliziotti entrarono, i camerieri stavano cantando “Tanti auguri, Amber” mentre circondavano il tavolo in cui le donne festeggiavano con canzoncine, tubetti di bolle di sapone e trombette.

Bell sorrise mentre guardava il gruppo approntare la recita alla perfezione.

Tutti gli uomini nel bar si unirono alla canzone e offrirono un giro di drink gratis per fare gli auguri alla festeggiata.

“Signor Casper,” disse la sergente Black quando arrivò al tavolo. “Abbiamo rapporti di istigazione a delinquere svoltasi in questo locale.”

“Davvero?”

“Perché,” la poliziotta incrociò le braccia, “ogni volta che veniamo in questo posto ci sono una dozzina di belle donne che festeggiano un compleanno?”

“Ci rivolgiamo agli impiegati che vogliono rilassarsi dopo una giornata di lavoro. Sono sorpreso che nessuna di loro sia svenuta. Bevono dalle sei del pomeriggio.”

 

“Mi sta dicendo che sono un gruppo di impiegate?”

“Sì, e presto dovremo chiamare dodici Uber per riportarle a casa. Non permetterei a nessuna di loro di guidare.”

“Quale tipo di compagni permette alle proprie impiegate di vestirsi come delle puttane?”

“Penso che lavorino per la Wayne-MacGruder Securities.” Bell represse una smorfia. “A Wall Street.”

“E tutte queste donne stanno festeggiando da tutta la notte? Nessuna di loro si è presentata qui con un uomo?”

“Non che io sappia. Sono stato qui a lavorare al pc per la maggior parte della notte.”

“Bene, per questa volta passi, ma una di queste notti la beccherò con le mani nel sacco, signor Bell Casper. E quando ci riuscirò, se la passerà piuttosto male.”

“Capisco, sergente Crammer.”

Si voltò e indicò la porta ai tre uomini. Uno dei suoi uomini diede l’ultimo morso a un dolcetto al cioccolato mentre si dirigeva verso la porta.

* * * * *

“Cosa ne pensi di questo?” Leticia lasciò cadere un foglio di carta sulla tavola della colazione.

Bell voltò il foglio verso di sé e lesse ad alta voce: “Senza tagliare i pezzi, assemblateli in una forma familiare.” Girò il foglio di lato. “Porca paletta,” sussurrò.

C’erano otto forme di varie grandezze, fatte come i pezzi di un puzzle.


Senza tagliare i pezzi, ricomponeteli in una forma familiare.

“Questo potrebbe essere un buon enigma per stasera?” chiese.

“Diavolo, certo.”

“Cosa desidera per colazione, signorina Leticia?” Betty le mise davanti un vassoio con sopra caffè e succo d’arancia.

“Può farmi uova e pancetta?”

“Certo. Vuole le uova semplici?”

“Sì, grazie.”

Mentre Betty si voltava e se ne andava, Leticia le mise davanti il computer di Bell. Lei studiò le nuove cianografie mentre lui lavorava sul puzzle.

Bell prese un boccone di uova strapazzato, poi bevve il caffè. “Questo puzzle è eccezionale. Senza line rette, potrebbe essere qualunque cosa.”

“Già. Quando costruiremo una casa per noi?”

“Cosa?”

“Costruiamo case per tutti tranne che per noi.”

“Cosa c’è che non va in questo appartamento? Abbiamo una bellissima vista su Central Park; siamo proprio al centro della città. Cos’altro potremmo desiderare?”

“Un piccolo prato da tagliare ogni fine settimana. Un giardino fiorito, forse una piscina.”

“Con l’orario di lavoro che ho, chi farà i lavori in giardino?” chiese.

“Io.”

Tornò a sedersi, a braccia incrociate.

“Se avessimo un giardino, potremmo avere un cane.”

“Possiamo avere un cane qui.”

“Alcune persone del palazzo hanno cani,” disse Leticia. “Devono portarli sull’ascensore e fargli fare il giro della strada due volte al giorno. Poi devono raccogliere la loro cacca.”

“Non avrei mai immaginato che tu volessi una casa con un giardino, delle aiuole, una piscina…”

“Adoro quei piccolo cagnetti.”

Lui finì il puzzle. “È un aereo?”

“Hai appena perso mille bigliettoni.”

* * * * *

Un uomo di mezza età con indosso un logoro abito blu si avvicinò al tavolo di Bell e sedette di fronte a lui.

Bell si allungò per stringerli la mano. “Come sta, Mr. Parker?”

“Bene.” Fece cadere una pila di cartelline sul tavolo. “E lei?”

“Molto bene. Che cos’ha per me?”

“Otto, tutti piuttosto brutti.”

“Mi dia il peggiore.”

Il signor Parker cercò tra i documenti.

Tre uomini ridevano nel bar semideserto.

Il signor Parkerlanciò loro un’occhiata, poi passò la cartellina a Bell. “Qualcuno ha iniziato presto.”

“Sono agenti di borsa. Probabilmente hanno avuto una buona giornata nei mercati.”

“Le borse non sono neppure chiuse ancora.”

“Operano sulla borsa di Hong Kong,” disse Bell. “È già chiusa, per oggi.” Aprì la cartellina.

“Ha ventisei anni e una bambina di due,” disse il signor Parker. “Dentro e fuori dal programma da otto mesi.”

“Di cosa si faceva?”

“Metanfetamina ed eroina.”

“Dannazione.”

“Sua figlia era in astinenza da eroina quand’è nata,” disse il signor Parker. “Sono stati due mesi difficili per la piccola.”

“Da quanto…” Bell lesse il nome sul documento, “Lolly Cross è pulita stavolta?”

“Soltanto sei settimane. Se ci ricade, perderà sua figlia.”

“Dove vive ora?

“McKenzie Home per donne maltrattate.”

“Il suo ex la picchiava?”

“No. Il padre del bambino sta scontando trent’anni a Sing-Sing. Stava lavorando per strada quando è stata circondata da dei teppisti. L’hanno mandata all’ospedale. Dopo, è venuta da noi a chiedere aiuto.”

“Se la assegno a un progetto,” disse Bell, “qual è la sua probabilità di successo?”

“Cinquanta e cinquanta. La sua bambina che inizia a capire le cose è una forte motivazione, ma sa come sono i drogati; qualcuno offre loro una dose gratis, e sono spacciati.”

Bell indicò gli altri documenti. “Ne hai altre, coetanee con un bambino?”

“Sì, sono la maggior parte.”

“E se mettessimo insieme due madri, fornissimo assistenza ai bambini, e le facessimo lavorare su un progetto condiviso?”

Il signor Parker cercò tra i documenti. “Non saprei. Non abbiamo mai fatto una cosa del genere.”

“Se fossero d’accordo, faro loro fare le unghie per mezza giornata, poi un turno da cameriere.”

“Qui?” Il signor Parker si guardò intorno, dove altri uomini erano entrati per iniziare a bere.

“No. Al bancone. Possono guadagnare diciotto l’ora, più le mance.”

Il signor Parkersi appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia. Dopo un momento, disse, “Se le tiene impregnate e sanno che i figli sono al sicuro, e avessero delle probabilità di successo nel progetto, potrebbe funzionare.”

“Presto finiremo il nostro quinto progetto,” disse Bell, “e i primi quattro hanno ancora ottimi risultati. Due di queste donne studiano per ottenere una laurea mentre lavorano part-time.”

“Lo so. Continuiamo a tenerle d’occhio con frequenti visite e supporto morale.”

“È un peccato che debbano toccare il fondo di esperienze traumatiche per chiedere aiuto, ma finché non ci sbattono la testa, non sono davvero pronte a cambiare le proprie abitudini.”

Il signor Parker scelse uno degli altri documenti. “Dia un’occhiata a questa da affiancare alla signorina Cross.”

Bell lesse il documento. “Santo cielo! Come ha superato tutto questo?”

“Sono entrambe fatta di una materia più forte di quella di cui sono fatto io. È fatale solo quella debolezza per la droga o l’alcool.”

“Si conoscono?”

“Non penso che si siano mai incontrate.”

“Okay, organizzi un incontro con me, Leticia, le due madri e i loro figli qui al bar per pranzo, domani.”

“Bene,” disse il signor Parker. “Vuole che sia presente anch’io?”

“Soltanto per fare le presentazioni,” disse Bell. “Penso di poterle valutare meglio se non si sentono sotto pressione.”

* * * * *

“Quanti giocatori stasera?” chiese Gigi quando si avvicinò al tavolo di Bell.

Bell guardò l’orologio. “Diciotto. Ci stai?”

“Sì.”

“Allora sono diciannovemila dollari.”

“Bene. Mi sento fortunata stasera,” disse Gigi.

Nadia portò un Tequila Sunrise per Gigi e una Dr. Pepper fresca per Bell.

Bell bevette la bibita, poi mandò a Leticia il messaggio di portare le buste.

“Quando conoscerò il Ringmaster?” chiese Gigi.

“Perché? Così puoi avere informazioni di prima mano?”

“Sono scioccata. Scioccata. Pensi che farei qualcosa di così subdolo?”

Bell sorrise.

“Voglio solo sapere che aspetto ha. È un vecchio burbero?”

“Non è vecchio, e non è burbero.”

“È più giovane di me?” chiese.

“Uhm, sì, penso di sì.”

“Dev’essere un cervellone. È bello?”

Bell annuì.

“Giovane e intelligente, proprio quello di cui ho bisogno. Ricco?”

Lui agitò una mano nell’aria.

“Ehi, ragazzi.” Wendy si sedette accanto a Bell. “Quanto vincerò stasera?”

“Diciannovemila,” disse Gigi.

“Bella cifra.”

“Il Ringmaster è giovane, intelligente, e forse ricco,” disse Gigi.

“Hm, proprio il mio tipo,” disse Wendy.

“Tutti sono il tuo tipo.”

“No, solo quelli ricchi.”

Nadia portò un drink a Wendy. “Ho ucciso questo pavone solo per lei.”

Wendy assaggiò il drink. “Perfetto.” Dette a Nadia venti dollari, più dieci di mancia.

“Oh, grazie, Wendy. Potrei andare all’università il prossimo autunno, dopotutto.” Sorrise e se ne andò per prendersi cura di un altro cliente assetato.

“Spero che vada all’università,” disse Wendy.

“Sì, e che se ne vada da questa topaia,” disse Gigi.

“A me piace questa topaia,” disse Bell.

“Ecco a te, capo.” Leticia porse a Bell un fascio di buste. “Devo andare.”

“Rimanga almeno per un drink,” disse Gigi. “Può vedermi vincere.”

“Senza offesa, ma piuttosto preferirei mangiare un rasoio arrugginito.”

“Ha, se questo è il meglio che riesce a farei, allora non mi offendo assolutamente.”

“Quando mi sono svegliata questa mattina,” disse Leticia, “non avevo intenzione di diventare fantastica, ma è successo.” Si chinò per baciare Bell su una guancia. “Ci vediamo a colazione?”

“Certo, piccola. Ti amo.”

“Questa è bella,” disse Wendy dopo che Leticia se ne fu andata. “Me la ricorderò.”

“Ehi, sono le nove,” disse Gigi.

“Bene, ragazze,” disse Bell. “Giochiamo.”

Wendy e Gigi lo seguirono al tavolo sul retro, dove distribuì le buste, poi corse dagli altri giocatori.

Dopo venti minuti, Blinker venne a sedersi vicino a Bell. “Deve essere difficile stasera.”

“Non penso che sia difficile, ma nessuno ha indovinato ancora.”

“Eccone uno,” disse Blinker.

“Uno scuolabus?”

“No, Willie,” disse Bell. “Mi spiace.”

“Maledizione. Gigi e Wendysi stanno ancora scervellando sul puzzle.”

“Spero che non si facciano male,” disse Bell. “Ecco che arriva Blake.”

“È un aeroplano.”

“No, mi spiace, Blake,” disse Bell.

“Questo è il più difficile che abbiamo avuto,”disse Blake.

“Forse il Ringmaster lo ha fatto troppo difficile,” disse Willie. “Che succede se nessuno indovina?”

“Il Ringmasterprende l’intero piatto,” disse Bell.

“Ecco che arriva Gigi,” disse Willie. “Forse ce l’ha fatta.”

“È un pompelmo affettato,” disse Gigi.

“No,” disse Bell. “Neppure lontanamente.”

Wendy corse al tavolo. “Un boomerang.”

“Sì!” disse Bell. “Congratulazioni.”

“Evvai! Diciannovemila dollari,” disse Wendy.

“Vado a prenderti i soldi,” disse Blinker.

“Come può essere un boomerang?” disse Gigi.

“Ecco,” disse Bell. “Te lo faccio vedere.” Prese quattro fogli di carta da sotto il computer.



“Inizia così. Ed ecco il successivo.”

Tutti si avvicinarono per vedere l’immagine.



“E così.”



“E infine così.”



“Certo,” disse Wendy, “ecco il mio boomerang.”

“Lo ha visto così nella sua testa?” disse Willie.

Wendy annuì.

“Stupefacente.”

“Neppure tra dieci milioni di anni,” disse Gigi, “sarei riuscita a capirlo.”

Blinker mise un sacchetto di soldi sul tavolo.

Wendy sfogliò le banconote. “Questo è il modo più semplice di guadagnare diciannove mila dollari che mi sia mai capitato.”

“Mettili fuori vista,” disse Bell. “Hai un posto sicuro dove metterli? Sono troppi soldi per essere portati in giro per strada.”

“In verità,” disse Wendy, “posso metterli nel tuo posto sicuro per stanotte?”

“Certo.”

“Poi domani me ne prenderò cura io, dopo essermi iscritta al prossimo gioco.”

“Bella pensata,” disse Gigi. “Ora possiamo metterci al lavoro?”

Capitolo Otto

IlMystic Café and Coffee House a Broadway, vicino a Wall Street, era pieno all’ora di pranzo. I tre piani con balconi e atrio al centro con ascensore perclienti, turisti e impiegati, così come per i dirigenti che intrattenevano la propria clientela.


Mystic Café and Coffee House


Ottantacinque dipendenti correvano tra la cucina nel seminterrato e i 150 tavoli dei tre piani ristorante usando un ascensore di servizio sul retro.

 

Il maîtreaveva prenotato un grande tavolo per Bell al terzo piano, vicino al balcone che si affacciava sull’atrio, con le sue palme alte sette metri e torreggianti bambù che circondavano una fontana di marmo. L’acqua proveniva da un’apertura nel soffitto, faceva tre salti tra gli alberi, e colpiva una struttura in acciaio a forma di piramide con i lati curvi, che impediva all’acqua di fuoriuscire dalla fontana. Una parete di vetro sotto le ringhiere la rendeva sicura per i bambini mentre forniva loro un a bellissima visuale.

“Quanti anni hanno i tuoi figli?” chiese Leticia mentre tagliava il suo pollo fritto.

“Mia figlia ha due annie mezzo,” rispose Lolly Cross. “Questo barbecuedi mano è buonissimo.” Porse una forchettata di patate schiacciate e salsa gravy a sua figlia.

“Joey ha compiuto due anni il mese scorso,” disse l’altra donna.

Leticia guardò il suo blocco degli appunti vicino al suo piatto. “Bell, dammi la tua penna.”

Lui gliela porse.

“Devo scrivere o non mi ricorderò niente,” disse Leticia.

“Io sono tremenda con i nomi,” disse Lolly.

“Il tuo nome è ‘Lolly Cross,’” disse Leticia, “giusto?”

“Sì. E lei è ‘Lyrica.’”

La bimba guardò sua madre quando sentì il proprio nome.

“È un bel nome,” disse l’altra donna. “Io mi chiamo ‘Anastasia Polanski,’ o semplicemente ‘Ana.’” Guardò Bell. “E lei si chiama‘Bell,’ lei ‘Leticia,’ e lei ‘Lolly.’ Di cosa si tratta?”

“Bè…” Bell bevve il suo tè freddo, poi tagliò un pezzetto della sua cotoletta di maiale ripiena. “Vorremmo intervistarvi per un progetto.”

“Che tipo di progetto?” chiese Lolly.

“Oh, bene,” disse Bell quando vide qualcuno entrare dalla porta principale tre piani più in basso. “Ecco Bonnie e Andy.” Li salute con la mano, e Bonnie la salutò di rimando. “Emily,” chiamò la cameriera. “Abbiamo altri due ospiti in arrivo.”

“Ho capito, signor Casper. Sarò subito di ritorno.”

“Scusate se abbiamo cominciato senza di voi,” disse Leticia mentre Bonnie e suo figlio si sedevano ai loro posti.

“Oh, non vi preoccupate per questo. Ho dovuto inchiodare l’ultima tavola prima che ce ne andassimo.”

“L’ultimo chiodo?” chiese. “Davvero?”

“Sì, abbiamo finito il tetto circa quarantacinque minuti fa. Porte e finestre domani.”

“È una bellissima notizia,” disse Leticia.

“Lo so.” Bonnie fece un cenno di salute a una delle donne, poi parlò all’altra, “Penso di conoscerla.”

“Posso portare qualcosa da bere a lei e al bambino?” Emily porse un menu a Bonnie.

“Una Coca Cola per me. Cosa vuoi da bere, Andy Panda?”

“Un succo d’arancia, per favore.” Andy dovette inginocchiarsi sulla sedia per vedere il piano del tavolo.

Bonnie guardò i piatti sul menù. “Non penso di potermi permettere di mangiare in questo posto.”

“Non si preoccupi per questo,” disse Emily. “Siete ospiti del signor Casper. Il Mystic si occuperà del vostro conto.”

“Davvero?” Guardò Bell.

Lui sorrise e annuì.

“Bè, in questo caso penso che prenderò il polpettone. Andy, vuoi gli spaghetti o l’hamburger?”

“L’hamburger, per favore.”

“Okay.” Emily fece l’occhiolino a Andy. “E potrei avere del gelato alla fragola dopo l’hamburger.”

La bimba prese la palla al balzo. “Io geato?”

“Sì, tesoro. Ne avrai un po’ anche tu, e il bambino.”

Quando Emily portò loro le bevande, portò anche un rialzo Andy. Gli altri due bambini stavano sul seggiolone.

Dopo che la cameriera se ne fu andata, Lolly disse, “L’ho vista alla McKenzie Home, circa sei mesi fa. Io sono Lolly.”

“Oh, sì,” disse Bonnie. “Ora ricordo. Come va?”

“Uhm…” Guardò Bell. “Abbastanza bene, finora.”

“Io sono Anastasia Polanski,” disse l’altra donna. “E questo è mio figlio, Joey.”

“È bello conoscere entrambe,” disse Bonnie. “Come si chiama la sua bambina, Lolly?”

“Lyrica.”

“Che bel nome.” Sorrise alla bimba. “E mi piace anche Joey come nome.”

“Vorrei proprio sapere di cosa si tratta, signorCasper,” disse Lolly.

“È un programma per aiutare le persone nella vostra situazione.”

“Oh, no,” disse Ana. “Non un altro gruppo di benefattori della chiesa che ci dà il loro cosiddetto aiuto.Sono stufa che mi venga detto che io e mio figlio finiremo all’inferno se non ci convertiremo alle loro sciocche credenze.”

“No, Ana,” disse Leticia. “Non è nulla del genere—”

Ana la interruppe. “Ogni volta che accetto una borsa di vestiti o un po’ di pane e banane, vengo aggredita con la storia del fuoco…” guardò Andy, “…e dello zolfo.”

“È capitato anche a me,” disse Bonnie. “Penso di aver dovuto sopportare una dozzina di sermoni solo per ricevere cose vecchie che probabilmente erano comunque destinate alla beneficienza.” Si spostò per dare a Emily spazio per sistemare il loro cibo sul tavolo.

“Chi vuole bibite fresche?” chiese Emily.

Dopo che Emily se ne andò per prendere le loro bevande, Bonnie disse, “Ma loro due…” sorrise a Bell e a Leticia, “…sono davvero dei santi. Non ho mai sentito le parole ‘Dio’, ‘Gesù’, ‘chiesa’ o ‘salvezza’ uscire dalle loro bocche, ma sono degli angeli per me e Andy Panda.”

“Ancora non capisco,” disse Ana. “E cosa c’entrano porte e finestre?”

“Domani,” disse Bell, “il suo progetto sarà asciutto, e farà… diglielo tu, Bonnie, cosa farete tu Andy.”

“Cos’è che è ‘asciutto’?” chiese Lolly.

“Abbiamo finito oggi di sistemare il tetto.” Bonnie s’interruppe per inghiottire una forchettata del suo pasto. “Domani installeremo le porte e le finestre. ‘Asciutto’ significa lascia che piova, perché finalmente la casa sarà impermeabile. Allora, domani sera…” Guardò suo figlio. “Cosa faremo domani sera, Andy Panda?”

“Campeggio! In salotto!”

“Campeggio?” chiese Ana.

“Sì. Abbiamo una stufa Coleman, barili per l’acqua, due sacchi a pelo, carne in scatola Spam, uova, pane, e biscotti Oreo. Siamo pronti finché l’impianto idraulico, quello elettrico e le mura in cartongesso non saranno pronti.”

“Campeggiare nel salotto di cosa?” chiese Lolly.

“Della nostra casa!” disse Bonnie.

“La vostra casa?” chiese Ana.

“Bè, sarà la nostra casa,” disse Bonnie.

“Vi stanno dando una casa?”

“Non ce la stanno proprio dando. C’è un patto; ho accettato di aiutare a costruire la casa, e quando sarà pronta, ci trasferiremo lì. Allora dovrò lavorare qui al bar per quattro ore al giorno, mandare Andy all’asilo, e l’anno prossimo alla scuola materna. E stare lontano da alcool e droga.”

“Tutto qui?” chiese Lolly. “Dov’è la fregatura?”

“Devo pagare io le spese di casa,” disse Bonnie.

“Sapevo che c’era qualcosa che non andava in questa favola ‘per sempre felici e contenti,” disse Lolly.

“Chi viene pagato?” chiese Ana, “per la casa?”

“LaCasper Financial.”

“Che, ovviamente,” disse Ana, “appartiene al nostro cosiddetto amico qui presente, il signor Bell Casper.”

“Sì, è sua,” disse Bonnie. “Ma non inizierò a pagare fino a cinque anni dopo il trasferimento, e i pagamenti, che comprendono assicurazione e tasse, saranno minori del costo dell’affitto di un appartamento di due camere da letto a Brooklyn.”

“Com’è possibile?” chiese Ana.

“Perché,” disse Leticia, “è un mutuo trentennale.”

“Ma posso esaurirlo in anticipo se voglio,” disse Bonnie.

“Io non so niente di queste cose,” disse Lolly. “Sembra che queste persone ci stiano impegnando a lavorare nel loro bar per trent’anni.”

“Non dobbiamo lavorare qui per forza,” disse Bonnie. “Ma diciotto dollari l’ora più le mance è praticamente il meglio che qualcuno come me, senza esperienza e senza istruzione, possa avere.”

“Se scegliete di andare a scuola invece di lavorare,” disse Bell, “vi pagheremo diciotto dollari per ogni ora di lezione e studio.”

“Ma io non ho neppure finite il liceo,” disse Lolly.

“Allora può fare l’esame da privatista,” disse Bell, “e poi scegliere un corso professionale o andare all’università.”

“Quindi voi fate dei gran soldi con le rate del mutuo,” disse Ana, “giusto?”

“Se Leticia e io investissimo i trecentomila dollari che abbiamo usato per la casa di Bonnie in azioni e bond,” disse Bell, “faremmo molti più soldi dell’uno per cento di interessi sul suo mutuo. E questo dopo aver aspettato cinque anni per guadagnare un centesimo.”

“E gli appuntamenti?” chiese Ana. “Immagino di non poterli più avere.”

“La vostra vita privata è affar vostro,” disse Leticia. “Ma nessun altro nome può essere aggiunto al gruppo, anche se vi sposate.”

“E un’ultima cosa,” disse Bonnie. “Se ritorno all’alcool, perdo tutto.”

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