Il Guerriero Sfregiato

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CAPITOLO DUE

Gerrick osservò Zander mentre li guidò fuori da lì. Gli faceva male tutto a causa della battaglia, ma non abbassò la guardia. Non credette nemmeno per un secondo che l’operazione potesse essere stata talmente semplice; Kadir era un bastardo meschino e spietato, e tutto sommato era risultato troppo facile avere la meglio sui nemici.

Restò in allerta e percepì dei ringhi e guaiti di animali provenire da est rispetto a dove si trovavano. Forse Hayden e gli altri muta-forma stavano tenendo lontani i demoni e gli Skirm abbastanza a lungo per dar loro modo di portare in salvo le donne. Gerrick osservò le poverette terrorizzate da dove si trovava nella sezione posteriore del gruppo.

Erano tutte sporche, sanguinanti e ricoperte di lividi, ma non era attratto da nessuna come lo era da Shae. Lo sorprese il rendersi conto della varietà di donne che erano state rapite; da umane a muta-forma e vampiri e da Valchirie ad Arpie. Lo adirava il vedere che all’Arpia erano state vincolate le ali. Era scioccante il fatto che la creatura fosse riuscita a non soccombere in quelle condizioni, ovvero privata di tutto ciò che le dava vita. Nessuno si meritava di venir torturato in modo così brutale. Zander non aveva nemmeno fatto cenno di rimuovere le catene d’argento dalle ali dell’Arpia, e Gerrick si rese conto che forse era per la sicurezza di tutti quanti. La sua reazione sarebbe stata imprevedibile, e un’Arpia fuori controllo era l’ultima cosa che serviva in quel momento.

In condizioni normali tutte quelle femmine avrebbero rappresentato un pericolo. Ciò che avevano passato aveva solamente peggiorato la situazione, rendendole imprevedibili; le creature si guardavano intorno spaventate e scattavano al minimo rumore. Quando incrociarono la strada con un ratto tutte le donne si misero in posizione di attacco, scoperchiando i canini all’innocuo roditore. Spostarono poi lo sguardo freneticamente da Zander a Kyran a Mack e a tutti gli altri. Le loro espressioni terrorizzate suggerivano che il modo migliore di agire era tenerle a bada almeno per il momento. L’ultima cosa che serviva al Reame era una dozzina di donne pericolose in fuga.

Gerrick si rese conto che avevano oltrepassato le terme, e si sorprese di non aver incontrato altri nemici. Il Guerriero non abbassò mai la guardia; era stato troppo facile, il che lo preoccupava. Attraversarono l’area ora vuota, ma che aveva chiaramente ospitato gli Skirm e i demoni. Il suo sesto senso lo avvertì di restare in guardia mentre il gruppo avanzò il più silenziosamente possibile.

In quel punto l’aria non era più pregna dello stucchevole tanfo di morte. C’era qualcosa che non andava. Prese Shae tra le braccia in un gesto istintivo, come a volerla proteggere dal pericolo. In quanto Guerriero il suo scopo era quello di proteggere sia il Reame che gli umani, quindi non era nulla di nuovo, ma il gesto svolto nei confronti di Shae andava oltre i suoi normali doveri. Era qualcosa che gli nacque da dentro, e il pensiero lo spaventò a morte. Non si concesse di avventurarsi in quella parte remota del proprio essere. Il dolore era troppo, quindi lo allontanò il più possibile, fuori portata della propria razionalità.

Fu un rumore a interrompere la marcia del gruppo, quindi Gerrick si alzò in punta di piedi per controllare i dintorni. “Restate qui” disse a Aison e Caell prima di farsi strada a spallate nel gruppo.

Quando raggiunse Mack si rese conto che Kadir e Azazel stavano bloccando il cammino. Entrambi i demoni stavano rivolgendo loro un ghigno orgoglioso, e avevano le braccia incrociate al petto. La differenza di corporatura tra il demone Behemoth e quello Daeva sarebbe stata comica se la loro presenza non avesse rappresentato una minaccia. Uno era alto più di due metri e aveva la pelle grigia e un paio di corna nere, mentre l’altro assomigliava a un modello.

Gerrick osservò con cautela le luci nere e grigie della magia Oscura che irradiavano i due. Si stavano preparando per scagliare un incantesimo, quindi il Guerriero si scervellò per trovarne uno abbastanza potente da proteggere il gruppo. Sfortunatamente non esisteva nulla in grado di contrastare un tale potere Oscuro.

Gerrick rivolse un’occhiata a Shae, la quale fissava immobile i demoni. L’ira di lei era chiara sul suo volto, e si accorse che aveva i muscoli tesi ed era pronta ad attaccare. Per la prima volta si rese conto che l’aura attorno a Shae, che normalmente era viola e blu, presentava degli accenni di nero. Qualsiasi cosa avessero fatto a quelle donne era molto diverso da ciò che aveva subito Jessie, la cui aura era un trionfo di colori dell’arcobaleno, senza alcun accenno di nero.

“Re Vampiro, vedo che stai portando via ciò che non ti appartiene. Un’altra volta” disse Kadir con la sua voce profonda che fece vibrare i muri come fosse stato il motore di un’Harley-Davidson.

Gerrick si accorse che le donne avevano preso a tremare dietro di sé. In quel momento non erano più gli esseri malefici e feroci che erano sembrate, al contrario erano come topolini terrorizzati. Gerrick era pronto a scommettere che se Kadir avesse detto loro di affrettarsi nelle loro gabbie le prigioniere gli avrebbero obbedito. Tutte tranne Shae, indubbiamente. Quest’ultima non si sarebbe mossa; la sua ira bramava vendetta.

“Non ti apparteniamo” esordì Shae prima di avanzare di un passo. Gerrick le portò una mano sul braccio per fermarla, quindi la donna abbassò lo sguardo sulla mano di lui e poi sul suo volto. L’uomo scosse il capo, al che la ragazza scoprì i canini; lo spettacolo fu più erotico di quanto sarebbe dovuto essere.

Zander intervenne prima che Shae potesse commentare. Indubbiamente aveva molte cose da dirgli in quel momento. “Sembra che i tuoi piani abbiano fallito ancora, Kadir. Sei pronto a tornare al tuo creatore, demone?” Zander balzò in avanti senza esitare, deciso a distruggerlo. Era motivato dal desiderio di vendetta per Elsie, la sua Prescelta, la quale aveva sofferto per mano di Kadir.

“Dammi l’Amuleto e le lascerò andare. Tutte tranne Shae. Lei la tengo” rispose Kadir quando schivò con facilità l’attacco di Zander.

Gerrick abbassò la mano e strinse la presa sul coltello, poi avanzò di qualche passo prima di incappare in un paio di spalle larghe. Kyran gli si era messo davanti e lo stava guardando.

“Allora sei più stupido di quanto pensassi”. Fu Bhric a prendere in giro il demone. Gerrick voleva solamente che il Principe Vampiro usasse le proprie abilità per congelare il demone sul posto. Era come se gli avesse letto nella mente, infatti notò il bagliore tipico di quando Bhric faceva appello ai propri poteri.

Zander accompagnò il suo movimento nel voltarsi velocemente verso gli Arcidemoni. “Non terrai nessuna di loro, e di sicuro non ti darò l’Amuleto. Lucifero dovrebbe essere ormai abituato ai propri alloggi, congelato nel lago all’Inferno”.

Gerrick vide Kadir vacillare prima di solidificarsi in un attimo. “Ti piace il nostro incantesimo? È grazie alle tre streghe contro cui hai cospirato affinché venissero eliminate. Sappi che tutte le tue iniziative falliranno. Ti conviene ritornare da Lucifero con la coda in mezzo alle gambe” gli promise Zander prima di infierire sul braccio di Kadir, da cui uscì del sangue nero. La puzza di zolfo aleggiò presto nello stretto passaggio.

Kadir espresse la propria rabbia con un grido di guerra prima di scagliare Zander contro al muro. Kyran si mosse per evitare di venir colpito dal fratello, e cercò di unirsi alla battaglia, ma si trovò ad affrontare Azazel. Si spostò con la super velocità dietro all’Arcidemone dal bell’aspetto e gli conficcò un pugnale nella spalla.

“Con le streghe non ho fatto del mio meglio. Forse ci riproverò” commentò Kadir respirando pesantemente nell’allontanarsi da Zander e Kyran. Gerrick rimbalzò sui talloni dall’impazienza; voleva unirsi in battaglia ma sapeva che avrebbe creato solamente dei problemi. Si trovavano in un passaggio troppo stretto per muoversi liberamente, e i Guerrieri sarebbero stati troppo occupati a evitarsi l’un l’altro per attaccare efficientemente i nemici.

Lo scontro che i quattro stavano intrattenendo era molto confusionario. Kyran venne sbattuto contro a un muro e di conseguenza caddero dei detriti dal soffitto. Gerrick agitò la mano davanti a sé per allontanare la polvere che si era sollevata, e così facendo non si accorse in tempo che Shae si era messa di corsa nella direzione di Kadir.

“Mi avete tolto la vita e farò lo stesso con voi!” Esclamò Shae lanciandosi contro ad Azazel, ma il bel demone l’afferrò a mezz’aria.

“Oh, mia bella Shae. Non ti ho tolto la vita. Te ne ho data una nuova” commentò con fare sensuale all’orecchio di lei prima di affondarle i canini nel collo e banchettare con il suo sangue. La ragazza urlò e si agitò dal dolore, quindi Gerrick agì d'istinto facendo apparire la verga magica e pronunciando un incantesimo che raggiunse Azazel nel braccio, attirando la sua attenzione. I canini del demone strapparono un po’ di carne di Shae quando sollevò la testa.

La ragazza non si lamentò a causa della ferita, al contrario colse l’occasione per affondare le unghie in uno degli occhi del demone. Kyran si spostò dietro ad Azazel con la super velocità, quindi affondò la lama in una gamba del nemico, il quale lasciò andare Shae quando incespicò. La gamba amputata cadde a terra, e il demone fece finire parte del sistema di illuminazione in testa a Kyran. Mack prese quindi parte allo scontro mentre Gerrick liberò Shae dalle grinfie della bestia. Mack e Kyran affrontarono un Azazel in difficoltà, mentre Zander si occupava di Kadir.

Sembrava che stessero avendo la meglio sui nemici nel momento in cui anche gli altri componenti del gruppo aiutarono i Guerrieri che stavano già combattendo; almeno fino a quando li raggiunsero un mucchio di Skirm e demoni minori provenienti dai tunnel dietro di loro. Gerrick e gli altri si trovarono obbligati ad affrontare i nuovi arrivati, quindi l’uomo non ripose la verga e non smise di scagliare incantesimi. Quando però questi si fecero inefficaci, il Guerriero impiegò la verga come un bastone. La conficcò nel collo di un demone della furia, e fece esplodere la testa del nemico quando incanalò la magia nell’oggetto.

 

Gerrick perse di vista Zander e gli Arcidemoni, ma udì delle urla. Improvvisamente delle luci nere pervasero il tunnel, e quando queste sparirono così fecero anche gli Arcidemoni. Doveva essere successo qualcosa alle streghe per dare modo agli Arcidemoni di teletrasportarsi.

Breslin si affrettò da Gerrick, ma inciampò e cadde prima di raggiungerlo. L’uomo affondò la punta della verga nel petto di uno Skirm prima di pronunciare un incantesimo che lo uccise. Si godette il momento in cui il tirapiedi si dissolse in un milione di pezzi, e si abbassò per evitare la gamba amputata di Azazel che venne scagliata da Breslin. Gerrick era sorpreso del fatto che la donna non vi avesse dato fuoco grazie ai suoi superpoteri dopo essere inciampata nell’arto.

Gli risultava difficile localizzare sia i nemici che le donne a causa del caos che aveva prevalso nel tunnel angusto. Un aspetto che lo colpì era la ferocia con cui le prigioniere affrontavano gli Skirm e i demoni. La loro rabbia e sete di sangue ricordavano quelle di animali selvatici, il che lo preoccupava seriamente circa il loro stato mentale.

Il numero dei nemici diminuì, quindi i Guerrieri affrontarono la battaglia con più calma, mentre le donne non ridussero di intensità i loro attacchi. Era come se anche il minimo di razionalità avesse abbandonato la loro mente. Gerrick provò ad approcciare la piccola umana che chiamavano Cami, ma venne spinto via quando gli graffiò le braccia. Bhric fece la stessa fine quando tentò di avere a che fare con Shae, e quando Gerrick si accorse che il Principe Vampiro aveva sollevato una mano per esercitare il proprio potere su di lei, gli sbatté contro di proposito per distrarlo e fece finire il ghiaccio contro a un muro. Non avrebbe più permesso che le venisse fatto del male.

L’aria nel tunnel si fece pesante, e Gerrick rallentò i propri movimenti quando Zander esercitò i suoi poteri. Non aveva mai sentito così tanta pressione e controllo da parte del Re Vampiro, ed era sorpreso di essere rimasto in piedi dopo un tale dispendio di energie. Gli ordini di Zander echeggiarono nel tunnel. “Basta! Fermatevi!” Tuonò.

Si udivano solamente i respiri pesanti dei presenti. Quando Gerrick si guardò intorno si rese conto che Shae si trovava a qualche metro da lui ed era appoggiata a un muro. Sembrava essere rilassata, ma il modo in cui contraeva la mascella, le rughe d’espressione attorno alla bocca e gli occhi agitati tradivano il suo stato d’animo. L’uomo provò ancora il desiderio di raggiungerla per abbracciarla, ma scosse il capo all’impulso bizzarro e si fece violenza per non assecondarlo.

“Gli Arcidemoni non torneranno stanotte, sono troppo feriti. Adesso usciamo e torniamo a Zeum, per stanotte il bagno di sangue finisce qui” decretò Zander prima di voltarsi verso l’uscita.

I componenti del gruppo presero quindi a seguire Zander, e Gerrick si rese conto che a tutte le donne, a eccezione di Shae, era stato fornito almeno un capo di abbigliamento. L’uomo si tolse quindi la giacca di pelle prima di avvicinarsi a lei. Ricevette un’occhiata cauta quando l’aprì e le disse “Mettila. Fuori fa freddo”. Non distolse lo sguardo da Shae mentre quest’ultima tentò di celare il modo in cui tremava a causa della bassa temperatura.

“Non mi dà fastidio un po’ di freddo” protestò nell’infilare le braccia nelle maniche. “Non è niente rispetto a ciò che ho subito”. Le sue parole esprimevano chiaramente quanto si vergognasse dello stato in cui versava.

Quando si avvolse completamente nella giacca si lasciò scappare un sospiro. Gerrick avrebbe potuto giurare di averla vista avvicinarsi il bavero al naso per inalarne l’odore. Osservò un piccolo sorriso farsi strada sul volto di lei quando si abbassò per togliersi anche le scarpe. L’ultima cosa che voleva era farla camminare sulle tavole scheggiate, i vetri rotti e altri detriti, senza contare le strade fredde all’esterno.

Shae spostò lo sguardo da Gerrick agli stivali di lui che teneva in mano. “Sei sicuro che non ti facciano male i piedi? Sono abituata al disagio”.

Gli si contrassero le interiora alle parole di lei. Era pronto a scommettere i suoi preziosi sgian dubh che non avrebbe accettato la giacca se non avesse capito che stavano per incontrare degli umani. Era chiaro che non avrebbe mai violato la regola secondo la quale gli esseri soprannaturali non potevano rivelare l’esistenza del Reame di Tehrex. Il modo in cui guardava Zander e i suoi fratelli gli faceva capire quanto fosse un vampiro dedito al Reame.

Shae non sapeva quanto dolore avesse dovuto sopportare Gerrick in vita sua. “Il dolore fisico non è niente” le disse onestamente prima di incamminarsi.

“Ma dai” mormorò lei ironicamente. “Comunque mi chiamo Shae” esordì appena dopo.

Quando si voltò per guardarla gli si allargò un sorriso in volto alla vista di lei che saltellava nell’indossare gli stivali prima di affrettarsi al suo fianco. Si corrucciò alla strana sensazione, non sorrideva mai. “Capito”.

“Devi essere il simpaticone del gruppo, Gerrick” commentò lei sarcasticamente, il che gli fece venire voglia di sorridere ancora. “Per dire”.

“Già, io sono Gongolo e lui è Cucciolo” disse indicando Bhric.

“Vaffanculo, io sono Sexy” rispose il Principe Vampiro. Gerrick proseguì tranquillamente fino a quando non sentì un chiodo conficcarsi nel tallone; gli venne da imprecare ma si trattenne. Non voleva che Shae gli desse gli stivali, non avrebbe mai permesso che si facesse male.

“Già, si vede che sei un mattacchione. Sudi sempre così tanto quando combatti?” Domandò lei toccando il bavero della giacca che indossava. L’azione gli diede un assaggio del seno di lei, e cazzo, quanto gli venne duro. Non si concesse di dilungarsi circa il modo in cui la pelle nuda di lei lo eccitasse, quindi si voltò e riprese a camminare.

“Preferiresti indossare la mia maglietta? È madida”. Non stava aiutando il proprio stato, in quanto l’immagine di lei con addosso la sua maglietta era ancora più eccitante. Aveva fatto sesso con tante donne nel corso dei secoli, ma non aveva mai desiderato che qualcuna di loro indossasse i propri capi d’abbigliamento. In quel momento voleva invece che Shae avesse addosso la propria maglietta e nient’altro; si rese conto che forse era a causa di ciò che la povera donna aveva dovuto subire.

“Mi va bene la giacca, grazie, Sudaticcio. Allora, che giorno è oggi?” Domandò raggiungendolo.

“Il primo dicembre”. Non era un tipo da conversazione, preferiva di gran lunga ascoltare. Avrebbe ascoltato quella voce sexy per giorni interi; nel suo tono era presente un accenno di asperità che la distingueva dalla maggior parte delle donne.

“Okay…di che anno?”

“Duemila quindici” rispose con fare incuriosito. Quanto tempo ha trascorso qua sotto? Pensò.

“Oh santo cielo” trasalì lei. Notò la disperazione sui tratti di Shae. Sentì il bisogno di confortarla, ma qualcosa gli suggerì che fosse l’ultima cosa che lei volesse. “Sono passati solamente sette mesi; mi sembra di essere qui da decenni”. Le altre donne scoppiarono a piangere quando si resero conto del tempo che era trascorso. Tutto ciò che gli altri Guerrieri poterono fare era confortare le femmine sconsolate. Gerrick si aspettava che anche Shae avesse un crollo, invece proseguì con i pugni stretti ai fianchi, la mascella contratta e lo sguardo stretto avanti a sé. Era chiaro che fosse incazzata, la sua reazione esprimeva di più del pianto delle altre prigioniere.

Quando raggiunsero le scale Gerrick cedette il passo alle donne. Zander e Breslin le aspettarono invece in cima alle scale. Una volta raggiunta la strada procedettero verso il parcheggio il più velocemente possibile, considerato che le prigioniere erano tante ed erano ferite. Gerrick imprecò quando sentì il freddo ai piedi; non aveva mentito circa il disagio fisico, ma erano trascorsi diversi secoli da quando aveva patito il freddo. Grazie alla Dea si sarebbe liberato presto dell’irritazione dovuta al chiodo nel tallone.

Prima che potessero raggiungere il parcheggio si resero conto che c’era uno scontro in atto, e Gerrick non esitò a scattare di corsa. “Merda. Breslin, resta con le donne. Anche voi, Cade e Caell” impartì Zander prima di raggiungere il compagno Guerriero.

Rhett, un demone di fuoco, nonché l’aggiunta più recente alla squadra, si affrettò al loro fianco quando raggiunsero il parcheggio dove le streghe e gli altri Guerrieri stavano affrontando un gruppo numeroso di Skirm. Diamine, quanti sono?! Pensò Gerrick. Kadir e Azazel di sicuro non avevano perso tempo a mettere in piedi un esercito. Si rese conto in quel momento che cos’aveva interrotto la magia delle streghe.

Il demone di fuoco lanciò delle fiamme dai palmi. “Vi divertite sempre così tanto? A quando la prossima iniziazione?” Mack scoppiò a ridere al commento di lui. Conosceva Rhett da qualche tempo, ed era ritornato con lei e Kyran dopo il loro soggiorno a Khoth, il Reame dei draghi.

“Stai pensando di restare qui per un po’, fiammifero? Sei sicuro che non ti mancherà il tuo lavoro da ufficio?” La ragazza lo provocò nel combattergli di fianco.

“Non m’immaginerei di andarmene tra poco, raggio di sole” Rhett grugnì quando la sua disattenzione gli fece accusare un pugno nelle costole. Rise nell’abbassarsi per schivare il pugno scagliato dallo Skirm. “E poi non ho ancora dato abbastanza fastidio al tuo Prescelto. E mi piace questo posto. Ci sono tante donne e tanti bei posti che vorrei vedere, sembrano promettere tante avventure”.

Gerrick rimbalzò sui talloni ghiacciati prima di attaccare ferocemente gli Skirm, eliminando tutti quelli nelle vicinanze. Due umani scelsero proprio quel momento per attraversare la strada per raggiungere il porto dei traghetti. Gerrick udì le loro esclamazioni di stupore, e così fecero gli Skirm. Due di essi fecero per dirigersi verso gli umani, quindi il Guerriero non si fermò nemmeno a pensare quando corse loro dietro.

I due umani strillarono quando gli Skirm scoprirono i canini prima di lanciarsi su di loro. Gerrick ringhiò e imprecò nel placcare uno dei due, finendogli sulla schiena e facendolo cadere a terra. Sfortunatamente la donna venne attaccata dall’altro Skirm, urlando dal dolore. Gerrick non sopportava le urla stridule, quindi mormorò un incantesimo per ammutolirla e tirò un sospiro di sollievo quando il rumore cessò. La vittima si guardò attorno terrorizzata nel trattenersi la gola.

Non aveva intenzione di prolungare la sofferenza della sfortunata, quindi infilò lo sgian dubh nel petto della creatura, udendo il rumore soddisfacente di quando raggiunse il suo cuore nero. Non si guardò indietro e incenerì anche il secondo Skirm. Il maschio umano si affrettò a soccorrere la donna nel momento in cui il Guerriero si voltò e fece ritorno al proprio gruppo. A metà strada si rese conto di non aver annullato l’incantesimo. Non vedeva l’ora di tornare a casa, era stata una lunga notte.

“Accidenti Gerrick, li hai spaventati a morte. Non riuscivo a capire se volessi attaccare loro o gli Skirm. Sicuramente avranno degli incubi per un po’” lo ammonì Mack.

“No invece, uno dei vampiri cancellerà loro la memoria” ribatté Gerrick prima di affrettarsi ad annientare anche il resto dei nemici. Fu un lavoro pulito e veloce quello di eliminare gli Skirm che avevano approcciato le streghe.

Fece poi un cenno a Breslin, il quale guidò le donne dietro l’angolo mentre le streghe stavano riportando l’attacco a Zander. In pochi minuti le prigioniere si sistemarono nelle monovolume, ed erano tutti pronti a fare ritorno a Zeum. Gerrick rilassò il capo sul poggiatesta; si chiese che cosa sarebbe successo.


Shae chiuse gli occhi e appoggiò la testa al finestrino durante il viaggio verso la famosa base di Zeum. Era stata finalmente liberata dalla tortura degli Arcidemoni. Per sette lunghi mesi aveva pregato affinché arrivasse quel momento, e ora che era finalmente giunto non aveva idea di che cosa fare. Prima del rapimento concludeva una lunga giornata rilassandosi facendo l’uncinetto, ma in cattività non aveva avuto con sé i propri strumenti. Dubitava però che l’hobby la calmasse ancora dopo tutto ciò che aveva subito.

 

Le mancava la sua famiglia e voleva essere portata subito a casa, ma si trattenne dal chiederlo. Le vennero le lacrime agli occhi quando ripensò alla propria vita. Indubbiamente la credevano morta.

Sicuramente i suoi genitori avevano già assimilato la perdita, e allo stesso modo aveva fatto suo fratello che era più grande di lei di diversi secoli; i due erano però intimi come fossero stati gemelli. Suo fratello era presente in tutti i ricordi di Shae; le aveva insegnato a giocare a baseball e a guidare. Le rare volte in cui era andata per locali con gli amici suo fratello era sempre stato lì a proteggerla.

Le tornò alla mente l’espressione accanita del nonno; sicuramente l’aveva cercata innumerevoli volte per le strade. Era pronta a scommettere fino all’ultimo centesimo che l’uomo avesse impiegato i propri sensi di lupo per cercare di rintracciarla, e sicuramente l’aveva frustrato parecchio non trovarla. Era impossibile rintracciare qualcuno quando veniva teletrasportato, ed era così che l’avevano rapita i demoni quella dannata notte. Adorava suo nonno e avrebbe fatto di tutto per sentire ancora le sue braccia forti attorno a sé; la facevano sentire al sicuro. Non credeva che si sarebbe più sentita al sicuro.

Si ritrovò a chiedersi se uno degli zii avesse tramutato la sua camera in studio. Viveva insieme alla famiglia allargata come tutti gli esseri soprannaturali, e lo spazio era poco. Non abitavano in una villa enorme, quindi la loro modesta casa non concedeva loro il lusso di avere uno studio. Per quanto le mancasse la propria famiglia non riusciva a immaginarsi di rivederli quella notte. Voleva dire loro che era viva, ma non era sicura di riuscire a reggere una conversazione circa l’accaduto.

Non era più la stessa donna che era stata rapita tutti quei mesi prima. Allora era un vampiro felice che sorrideva spesso e a cui piaceva uscire con gli amici. Le piaceva andare ai concerti e alle enoteche, e nonostante non fosse un’atleta, giocava nella squadra di softball della banca; una manicure e una pedicure bisettimanale erano più nelle sue corde rispetto al fare attività fisica. Era uscita con diversi uomini ma al momento non c’era nessuno di speciale nella sua vita. Non riusciva nemmeno a immaginarsi che un uomo la toccasse. Non sapeva più chi era.

Le sarebbe scoppiata la testa se avesse continuato a scervellarsi per darsi risposta alle domande che la assillavano.

Udì qualcuno menzionare Dante, il suo capo, nonché il Signore dei Cambion. Ripensò quindi al suo lavoro e si chiese se avessero mantenuto la sua postazione. Le tornò alla mente il giorno di tanti anni prima quando Dante l’aveva assunta. Aveva flirtato con lei dicendole che l’avrebbe assunta se avesse indossato delle minigonne. Lo aveva mandato a fanculo, certa che non l’avrebbe assunta, ed era rimasta scioccata quando l’aveva fatto. Più avanti le aveva detto che era stata la sua sfacciataggine a convincerlo. Shae sapeva che Dante faceva parte del Consiglio dell’Alleanza Oscura insieme a Zander, e pregava di non dover avere a che fare con il proprio capo nel futuro prossimo.

Aprì immediatamente gli occhi quando sentì che la monovolume si era fermata. Si guardò attorno con fare sospetto e notò che avevano parcheggiato accanto a un doppio portone nero adornato da incisioni complesse e lavorate. Lo spostamento era durato fin troppo poco per i suoi gusti; avrebbe preferito restare seduta lì in silenzio per evitare il più possibile la realtà.

Il portone si aprì improvvisamente, e vi uscì di fretta una donna minuta dai capelli mori. A Shae batteva forte il cuore quando scese dal veicolo, e raggiunse le altre donne che sembravano agitate tanto quanto lei.

Zander si avvicinò alla donna e la baciò delicatamente prima che lei si rivolgesse al gruppo. “Benvenute a Zeum. Se non l’avete ancora capito sono Elsie, la Prescelta di Zander. È bello avervi finalmente qui. Seguitemi, parliamo dentro, qui fuori fa freddo”. Elsie guardò negli occhi tutte le presenti.

Vennero incitate dai Guerrieri a entrare in casa, il che fece adirare Shae. Non le piaceva trovarsi in una situazione sconosciuta, non importava quanto gli altri stessero sorridendo e stessero cercando di metterle a loro agio. Non conosceva quelle persone e ne aveva passate abbastanza per non fidarsi di nessuno. Azazel era l’esempio perfetto; esteticamente era bellissimo ma era la persona più malefica con cui avesse mai avuto a che fare.

Si impose di ricordarsi che si trattava della residenza del suo Re e che era stata salvata dai Guerrieri Oscuri, ovvero i più rispettati del Reame. Lo sforzo di controllare la propria reazione la fece sudare nella giacca di Gerrick. Non vedeva l’ora di andarsene, e si sentiva claustrofobica nella villa immensa.

“Devo chiamare la mia famiglia, sicuramente sono preoccupati per me” disse Cami immediatamente.

“Mi spiace ma non puoi” rispose gentilmente Zander.

La cosa fece incazzare subito Shae, così come le altre donne. Nessuno le avrebbe mai più obbligate a fare qualcosa contro la loro volontà. Il vampiro cercò di ideare alcuni modi per fuggire nel momento in cui si sarebbe presentata l’occasione; in quel preciso istante era impossibile, circondata dai Guerrieri e le loro Prescelte. Prima o poi avrebbe trovato un modo per farlo.

“Perché no?!” Sbottò Cami.

“Perché non sappiamo abbastanza di come si sia sviluppata la situazione. Gli umani non possono sapere del Reame di Tehrex, e dobbiamo fare dei test per determinare gli effetti del veleno dei demoni su di voi” spiegò Zander.

“Voglio andare a casa, adesso!” Esclamò Cami.

“Può andare a casa se vuole” esordì Shae. “Siamo state prigioniere abbastanza a lungo, non potete dirci che cosa fare!”

“Calmatevi”. La Principessa Breslin cercò di tranquillizzarle sollevando le braccia in cenno pacificatore. Peccato, perché Shae era parecchio incazzata e voleva prendere a pugni la donna.

“Non possiamo tenerle qui, sarebbe crudele dopo tutto ciò che hanno passato” commentò Gerrick. Shae era scioccata dal fatto che il Guerriero le stesse difendendo, tanto più che non le sembrava il tipo che s’interessava di qualcosa. Lo aveva visto combattere con un certo distacco, il che le aveva fatto chiedere se provasse dei sentimenti.

“E invece restano, Gerrick. Non sappiamo che cosa abbiamo per le mani e che rischio rappresentino” ribatté Zander.

“Zander ha ragione. Là fuori non è sicuro per loro” aggiunse Breslin. Shae non ci pensò due volte e si tolse la giacca di Gerrick prima di correre verso la donna dando una spallata al fianco della Principessa. La raggiunse un pugno alla guancia che le fece vedere brevemente le stelle. Scoprì quindi i canini e si accovacciò, quindi colpì Breslin allo stinco. Udiva qualcuno urlare qualcosa in sottofondo ma non vi prestò attenzione.

Breslin l’afferrò per la caviglia e tirò. Shae aveva trascorso mesi sul ring, e fu quindi in grado di restare in piedi senza smettere di prendere a pugni la Principessa. Combattere era diventato la sua seconda natura, e non perdeva mai. Perdere sul ring significava morire, e non aveva intenzione di morire nel futuro prossimo. Breslin ringhiò e scoprì i canini, quindi Shae notò che negli occhi color ambra di lei presero a brillare delle fiamme di rabbia. Nemmeno lei aveva intenzione di arrendersi. Improvvisamente qualcuno cinse la vita di Shae, e delle forti braccia la sollevarono da terra.