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Il piccolo santo: Dramma in cinque atti

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SCENA III

Barbarello

(giunge affaccendato, zelante, e un po' sorridente. Nel vedere Giulio, si muta. Ha una espressione di diffidenza e di riluttanza e lo guarda in cagnesco.)

Don Fiorenzo

Hai trovata la signorina Annita?

Barbarello

(pronunziando con minore stento del solito) Sì… ho trovata.

Don Fiorenzo

E il mio biglietto?.. La mia lettera?..

Barbarello

Sì.

Don Fiorenzo

L'ha letta?

Barbarello

(con un superfluo gesto esplicativo) L'ha letta.

Don Fiorenzo

E non ti ha assicurato che sarebbe venuta sùbito?

Barbarello

(avvivandosi in tutta la persona, trincia l'aria dall'alto in basso con l'indice della mano destra teso verso il pavimento)… Signorina è venuta, e sta giù.

Don Fiorenzo

Bravo Barbarello! Ti si comincia a sciogliere lo scilinguagnolo! Progredisci che è una meraviglia! Falla salire, adesso, la signorina Annita! Falla salire!

Barbarello

(con immediata obbedienza, esce frettolosamente.)

Don Fiorenzo

(a Giulio) Dunque, il tuo diavolo non è poi tanto brutto come tu lo dipingi.

Giulio

Perchè?

Don Fiorenzo

Lei non ha perduto tempo a venir qui.

Giulio

(con ironia) Gran cosa!

Don Fiorenzo

Non sarà gran cosa, ma è certo un piccolo indizio promettente.

Giulio

Oh!.. Molto piccolo!

Don Fiorenzo

Sono spesso appena percettibili gl'indizii che preannunziano i fatti più importanti della nostra vita!..

Giulio

(troncando) Il che, per altro, non m'impedisce di andarmene. (Fa per allontanarsi.)

Don Fiorenzo

(afferrandolo per il braccio) Un momento almeno per salutarla. Non c'è scopo di essere un maleducato…

Giulio

Io preferisco di non incontrarmi con lei!.. Non m'imporre questo incontro insopportabile!

SCENA IV

Annita

(entrando, ode le parole di Giulio, e sta per ritrarsi.)

Don Fiorenzo

(scorgendola con la coda dell'occhio e voltandosi d'urgenza) Entrate, Annita!.. Ve ne prego… Può egli preferire di evitarvi, ma sono io che vi ho chiamata.

Annita

(si avanza.)

(Un silenzio.)
Giulio

(rammaricato, imbarazzato) Spero, signorina, che non abbiate attribuito alcun valore alle mie parole. Vi son potute parere sgarbate ed aspre, ma… non le dicevo che a me stesso… per la molestia che ho temuto di darvi incontrandomi con voi…

Don Fiorenzo

(in un tono di gaiezza ostentata) E siccome la signorina Annita si guarda bene dal protestare, a te non resta che sospenderle l'incomodo… della tua presenza.

Giulio

Indubitatamente. (Si avvia difilato verso il fondo.)

Don Fiorenzo

(tra lo scherzoso e il serio) Ah, no! Dove vai, ora?! È necessario che tu mi stia a portata di mano. Avrai la compiacenza di non prendere il largo e di trattenerti nelle stanze del reverendo, che ti autorizza anche a profumarle con le tue sigarette…

Giulio

Ma io mi annoio di rimaner sequestrato in quelle topaie!..

Don Fiorenzo

(accompagnandolo, fino all'uscio, con un braccio sulla spalla) Ti metterai a passeggiare sul terrazzino e guarderai le rondini che s'inseguono. Non ti pare abbastanza divertente nemmeno questo?

Giulio

(uscendo triste e svogliato) Sì, divertentissimo… Te ne ringrazio!..

SCENA V

Don Fiorenzo

(chiude. Indi, si fa grave, preoccupato, e appare anche alquanto a disagio e disorientato. – Ma a un tratto intensifica il suo pensiero e il suo proposito. Si rianima, si rieccita, e comincia vivamente:) Ciò che sto per dirvi, figliuola mia, ha un'importanza che forse non saprò esprimere. Io vi esorto a intenderla, a sentirla, escludendo dalla vostra mente il dubbio che il mio affetto fraterno e la mia esaltazione ingrandiscano il vero. C'è un fatto della cui autenticità io mi rendo garante verso di voi. Giulio v'idolatra! Certo, nè io nè voi lo avremmo creduto suscettivo di questa idolatria, di questo meraviglioso amore che tanto si eleva dal basso livello di tutte le sensazioni e di tutti i sentimenti che la consueta mediocrità umana suole agguagliare all'amore. E io vi rivelo, oggi, l'uomo eletto che si è rivelato a me pocanzi, e davanti al quale, con devota ammirazione, io avrei voluto inginocchiarmi. Pensate, Annita! Pensate. È per voi che egli è uscito da quella mediocrità in cui era sempre vissuto, è a voi che egli deve di essersi nobilitato, è a voi che egli deve d'aver sollevato il suo istinto a una magnifica aspirazione!..

Annita

(impressionata, ombrosa, quasi impaurita) Ma io… non ho fatto nulla perchè ciò accadesse.

Don Fiorenzo

E chi ne dubita? Il potere che una donna esercita sopra un uomo non emana dalle azioni di lei e nemmeno dalla sua volontà. È qualche cosa di ineluttabile che non ha nè cause, nè misura, nè freno, e che si compie con la stessa ineluttabilità con cui si compiono tutte le altre forze che governano il creato. Voi, così timida, così solinga, così involontaria, così immota nell'atmosfera dell'umanità, siete stata l'unica donna che lo abbia fortemente e nobilmente innamorato. Il caso… credete a me… non è eccezionale. (Gli manca per un istante la lena. – Poi continua:) Ma, intanto, è così bello che non può lasciare indifferente una donna come voi. Nulla avete fatto, voi, perchè accadesse ciò che è accaduto, e appunto questa è la ragione – se anche altre non ce ne fossero – per la quale ciò che è accaduto… deve conquistarvi.

Annita

(in un tono pauroso) Conquistarmi?!.. Conquistarmi, no.

Don Fiorenzo

La vostra stessa bontà, la vostra stessa purezza, tutte le vostre virtù, vi trarranno verso l'uomo che le ha sapute rintracciare nei vostri silenzii, che le ha sapute circondare di un sogno tenero e ardente…

Annita

(temendo e difendendosi) No, Don Fiorenzo!.. Io sono molto grata al signor Giulio; ma, oltre della mia gratitudine, che può sperare egli?.. che può sperare da me?.. Diteglielo voi che si dia pace e che non me ne tolga… Diteglielo voi che si allontani… che si allontani… che se ne vada!..

Don Fiorenzo

(come incalzato da un acuto tormento indeterminabile) Voi lo scacciate?!.. Lo scacciate come se egli volesse recarvi offesa?.. come se egli volesse contaminarvi?..

Annita

Io non lo scaccio… So bene che avrei torto di scacciarlo. (Smaniando e stentando a precisare le sue idee) Ma mi sembra… che dovrebbe allontanarsi per la sua tranquillità… se è vero che egli è tanto preso di me… come voi mi assicurate…

Don Fiorenzo

Io non lo farò muovere di qui, Annita, e voi dovete accoglierlo fiduciosamente, dovete accoglierlo con tutta la dolcezza di cui il vostro animo è capace…

Annita

Cercherò d'indurlo a rassegnarsi…

Don Fiorenzo

Ma no! Non è questo che io voglio.

Annita

Gli sarò amica affettuosa…

Don Fiorenzo

Non è questo ch'io voglio!..

Annita

L'amicizia è pur sempre una cosa gentile, è pur sempre una consolazione…

Don Fiorenzo

La vostra amicizia non sarebbe che una irrisione per lui, che palpita, soffre, s'inebbria sotto il dominio della vostra persona inconsapevole. L'amicizia, no! no! no! Non è questo che io voglio!

Annita

E allora?!..

Don Fiorenzo

(diventando, immediatamente, solenne nella persona e pur quasi umile nella voce) Annita, mio fratello, per mezzo mio, vi supplica… di essere la sua sposa.

Annita

La sua sposa? (Sostenendosi al tavolino ha appena il fiato per articolare qualche parola, a cui cerca di dare un accento di volontà ferma e decisiva)… No… Questo non è possibile!.. Non sarà possibile… mai!

Don Fiorenzo

(la osserva con una fissità in cui convergono il suo pensiero, il suo udito e la sua vista. Indi le chiede lentamente:) E desiderate che io gli riferisca sùbito la vostra risposta?

Annita

(abbandonandosi, esausta, sopra una sedia) Sì.

Don Fiorenzo

Sta bene. (Dopo averla, ancora, osservata lungamente, prende una sedia, le siede vicino – e ricomincia a parlarle pacato, insinuante, con paterna intimità.) E se io vi dicessi, Annita, di non esser convinto che voi non possiate, più tardi, pentirvi del vostro rifiuto?

Annita

Crederei di trovarmi, oggi, innanzi a una persona che non mi conosce, non dinanzi al mio confessore, che legge ogni giorno nella mia coscienza.

Don Fiorenzo

Alla vostra coscienza sfugge assai di frequente quello che si chiude nell'enigma del vostro spirito. Limitandomi a leggere in essa, ignorerei di voi tutto quello che voi medesima ignorate. Io vi ho scorti, dianzi, sul viso, i segni di una intima lotta, che appunto sfuggiva alla vostra coscienza. Era una lotta inconsciente e confusa, ma tale che tutte le vostre fibre ne risentivano, torcendosi come fili d'erba sopra un suolo arroventato. E, quando vi ho chiesto categoricamente se dovessi riferire a mio fratello il vostro diniego assoluto, voi avete fatto cadere dal labbro un triste monosillabo, abbattendovi come se, insieme, fosse irreparabilmente caduta tutta la vostra vita.

 
Annita

Perdonatemi, ma voi… date un'interpretazione erronea a una mia sofferenza passeggera. Siete stato voi che mi avete messa al supplizio. Io ho dovuto lottare contro il vostro fervore, contro la vostra insistenza… Perciò soffrivo tanto!

Don Fiorenzo

Ma avreste ugualmente sofferto per negare la vostra mano a un altro uomo… a un altro innamorato, del quale io fossi stato l'interprete con la stessa insistenza, con lo stesso fervore?

Annita

No… Avrei sofferto meno… (Correggendosi) Mi sarebbe stato meno penoso.

Don Fiorenzo

E questo non basta a farvi sospettare che amate mio fratello?!

Annita

Ma io non so amare, non posso amare.

Don Fiorenzo

Voi, oramai, lo amate, Annita, e, secondo me, cominciaste ad esserne conquistata fin da quando lo conosceste. Io ricordo che, raccontandomi, talvolta, nella confessione, i colloqui a cui egli vi induceva con pretesti meditati, mentre le vostre parole volevano dinotare una costante serenità, voi eravate molto commossa. Parlavate così fiocamente che si sarebbe potuto credere che temeste d'essere ascoltata dall'aria. Eppure, quel susurrio sommesso non dissimulava al mio orecchio, come forse al vostro, la singolare commozione della vostra voce.

Annita

Se di quei colloqui io mi fossi compiaciuta, ve l'avrei detto.

Don Fiorenzo

Sentivate, per altro, il bisogno di confessarvene!

Annita

Mi pareva che sarebbe stato meglio evitarli. E siccome non avevo questa energia, me ne confessavo… sperando da voi una proibizione per la quale li avrei immancabilmente evitati.

Don Fiorenzo

Speravate una proibizione da me?!..

Annita

Sì. L'aspettavo, anzi.

Don Fiorenzo

(con un forte sobbalzo di maraviglia) E perchè?!.. Io non mi son mai proposto d'impedire nè che vi si amasse, nè che voi v'innamoraste!

Annita

Ma da quando venni a pregarvi di aiutare la mia povera anima che andava a tentoni in una oscura solitudine, voi l'aiutaste avvicinandomi a Dio, come voi, insieme con voi. La vostra fede incrollabile creò in me la persuasione profonda che non c'è salvezza fuori di Lui. Il vostro pensiero distaccò il mio da ogni miseria della terra, lo innalzò, lo purificò. Io provai ben presto una letizia senza paura, senza dubbi, senza restrizioni… e nessun sentimento terreno avrebbe potuto mai più trionfare di me!

Don Fiorenzo

(invaso a poco a poco dal terrore della verità) Ma, dunque?!.. Il responsabile del rifiuto che avete opposto a mio fratello sono io!?

Annita

(con inconscienza) No…

Don Fiorenzo

Ma sì! Questo è evidente! Questo è evidente!

Annita

E se anche fosse?.. Il signor Giulio si persuaderà che tante donne sono più di me meritevoli del suo immenso amore, e guarirà, mi dimenticherà. Di che vi rammaricate?

Don Fiorenzo

(scoppiando di angoscia) Io mi rammarico di essere il suo nemico, mi rammarico di essere il vostro oppressore!

Annita

Il mio oppressore voi, che mi avete assicurato un bene infinito?!

Don Fiorenzo

Il più funesto degli oppressori! È una REALTÀ terribile che non avevo mai veduta, e me la fanno vedere adesso le parole semplici con cui avete finalmente giustificata la vostra resistenza! (Disperandosi) Me la fanno vedere flagrante! Me la fanno vedere incontestabile!..

Annita

Ma che vi hanno detto le mie parole?! Vi hanno detto che io sono felice.

Don Fiorenzo

(con un accento feroce e lacerante) Voi mi odierete il giorno in cui i vostri istinti scuoteranno il giogo del fanatismo religioso.

Annita

(sorpresa, spaventata) Don Fiorenzo!

Don Fiorenzo

E avrete ragione di odiarmi! Sì! Avrete ragione di esecrarmi! Chi sa quale abisso avrà aperto allora il tempo fra voi e mio fratello! Chi sa quali circostanze vi avranno messi su due cammini divergenti. Egli avrà già dispersi in un pantano i fiori superstiti del suo giardino devastato, e voi sarete lontana da lui, e comprenderete inutilmente di averlo amato sempre e vi struggerete, vi struggerete udendo la voce di questo amore sepolto vivo!..

Annita

Voi non fate che prevedere il peggio per aver motivo di martirizzarvi, per aver motivo di accusarvi…

Don Fiorenzo

(con una veemenza frenetica) E non mi accusa, forse, anche più severamente, lo spirito di vostra madre, dalla quale mi foste affidata e di cui siete voi stessa… l'ombra perenne?!.. Io vi ho condotta con una benda sugli occhi fuori del mondo, io vi ho sottratta al fascino di mio fratello col fascino del misticismo, io ho separate l'una dall'altra due esistenze il cui destino era probabilmente di fondersi e di completarsi a vicenda nella benefica comunione della famiglia! (Deprecando, nella disperazione estrema, con gli sguardi al cielo e le mani sul capo arrovesciato) Dio onniveggente, punitemi voi! Non abbiate indulgenza per me!

Annita

(perduta nello sbigottimento) Ciò che voi mi dite non arriva al mio povero cervello, e intanto mi sconvolge, mi sgomenta, mi getta in una nuova desolazione… È come se, all'improvviso, in una notte nera, una mano invisibile mi trascinasse via da una casa ospitale, da un asilo tranquillo, da un asilo sicuro…

Don Fiorenzo

Lasciatevi trascinar via! Lasciatevi trascinar via! Liberatevi dalla mia suggestione… Siete ancora in tempo per riafferrare la vostra libertà e la vostra sincerità. La gioia del sacrifizio non è in voi che un equivoco, non è in voi che un deviamento. Nelle estasi ascetiche, si tramuta e prorompe la vostra sensibilità, che è tutta femminile. In quelle estasi i battiti del cuore vi spezzano il petto, la febbre vi infiamma le vene, gli occhi velati di spasimo pérdono la percezione delle cose che vi sono estranee…

Annita

È vero!

Don Fiorenzo

La mente vi si offusca…

Annita

È vero!

Don Fiorenzo

Voi non ragionate più, non pensate più…

Annita

È vero!

Don Fiorenzo

Tutto il vostro essere si abbandona a un delirio di cui vorreste morire perchè vi sembra di vivere, in quei momenti, la vostra vita più bella…

Annita

(commovendosi, inebbriandosi) È vero! È vero!

Don Fiorenzo

(con un grido soffocato) Ebbene, questo è l'amore, Annita! Datelo a chi vi ama sulla terra, voi che lo potete! (Poi spalanca le pupille come atterrito dalle sue parole, e rettifica, spiega, ansimando, smarrendosi)… Io vi parlo così… perchè Dio non vuole l'adorazione delle anime deliranti in una ibrida follia, che gli mentisce, che lo insulta, che lo profana… È necessario, dunque, che da questa follia profanatrice, alla quale oramai so di avervi sospinta… io stesso vi salvi.

Annita

(con la voce fioca che le si rompe nel pianto) Ditemi quello che devo fare… Ditemelo voi… Io non desidero che di obbedirvi…

Don Fiorenzo

E sia! Accetto ancora la vostra obbedienza, perchè credo fermamente che, questa volta, accettandola, io non vi farò obbedire che al vostro cuore. Voi sposerete mio fratello… al più presto possibile. La sua giovinezza ridarà alla vostra il bel sorriso scomparso. Nella sua casa troverete una sicurtà e una pace molto più vere di quelle che vi pareva di aver trovate nella tristezza di un confessionale. E tutto ciò avrà risparmiata una menzogna alla religione di Cristo… un rimorso a me. (Stanco; trafelato, col respiro affannoso) Avete inteso, Annita?.. Avete inteso?..

Annita

(con sottomissione, frenando il pianto) Sì… Ho inteso.

Don Fiorenzo

(respirando come si respira in una tregua dell'asma) Grazie! (Dopo un breve indugio, risolutamente affretta il passo, va fino alla porta a sinistra, l'apre, e, sulla soglia, con la voce abbastanza chiara, grida:) Giulio!.. Vieni.

SCENA VI

Giulio

(comparisce.)

Don Fiorenzo

(se lo stringe al petto fortemente. Poi, se ne distacca, e, avviandolo con dolce atto verso lei, dolcemente lo esorta:) Va… Parlale tu, ora.

Annita

(sospesa nell'orgasmo strano, non piange più.)

Giulio

(attonito, dubbioso) Ma che vuol dire questo?!..

Don Fiorenzo

… Vuol dire… che ella… sarà tua moglie.

Giulio

(ha un fremito di stupefazione esultante, ma sùbito ridiventa dubbioso. Le si accosta a poco a poco. Con estrema timidità le siede accanto, e vorrebbe interrogarla:)… Annita…

Don Fiorenzo

(rimane indietro, lontano, rimpicciolendosi, contemplandoli.)

Annita

(trema e china il capo. – Di nuovo alcune lagrime le rigano il viso.)

Giulio

(le guarda, e pare che le conti. – Non può, non osa continuare.)

Don Fiorenzo

(si sottrae d'un tratto alla contemplazione. Ma ha tuttora gli occhi fissi, come gli occhi aperti di un cieco. – E, quasi come un cieco, dopo aver preso il cappello dall'attaccapanni, più lieve di un'ombra, inavvertito, per la porta in fondo, dilegua.)

(Sipario.)

ATTO QUARTO

La medesima camera
La porta in fondo è socchiusa. – Il balcone è spalancato

SCENA I

(Nella camera, nessuno. Ma dalle scale penetra un cinguettio femminile, gaio e pettegolo. Qualche urletto, qualche risatina quasi fanciullesca sembrano il linguaggio festoso dei frizzanti raggi di luce meridiana che inondano quel vuoto.)

La voce di Lisetta

Ma che fai? Dove vai?

Rosaria

(apre un po' più i battenti e fa capolino. – Poi, ritraendo la testa, chiama con zelo giocoso:) Vieni qua, Lisetta! Vieni! Vieni!

La voce di Lisetta

Che si vede?

Rosaria

La casa di Don Fiorenzo!

La voce di Lisetta

Veramente?! (Chiamando alla sua volta:) Mariuccia! Carmela!.. Titina!.. Reginella!.. La casa di Don Fiorenzo!.. E chiamate le altre… Chiamate le altre…

Lisetta, Mariuccia, Titina, Carmela e Reginella

(asserragliandosi alle spalle di Rosaria)

La casa di Don Fiorenzo!.. La casa di Don Fiorenzo!..

Rosaria

Tutte sulle mie spalle vi siete messe?

Mariuccia

Ne sei tu sicura, Rosaria, che è questa la casa del santo?

Rosaria

(con la testolina fra i battenti) Primo piano, porta a sinistra… Me lo ha detto la mia nonna che abita qui, a Roverano.

(Si affaticano a parlare sottovoce, puerilmente, guardinghe e misteriose.)

Mariuccia

(allungando il collo per veder bene) Ma pare una casa qualunque.

Lisetta

(spiegando) Lui poi non è proprio un santo vero.

Mariuccia

Perchè?

Lisetta

I santi veri non campano mai.

Rosaria

Tutte sulle mie spalle come tanti sacchi!..

Lisetta

Se entrassimo un poco?..

 
Rosaria

Aspettate… Debbo entrare prima io.

Le compagne

Entra! Entra!

Rosaria

(si avanza sulle punte dei piedi, guardando attorno.)

Le compagne

(liete e curiose, imitandola, la seguono a distanza.)

(Son tutte contadinotte non povere e piuttosto incivilite. Hanno i vestiti della festa, freschi e luminosi. Reca ognuna un piccolo fascio di fiori ottobrini. – La più giovane è Reginella. Potrà avere quindici anni appena, ed è fine, signorile, timida, bionda.)

Reginella

(perde l'equilibrio e si appoggia improvvisamente a Mariuccia.)

Mariuccia

(alzando la voce senza volerlo) Ohè, Reginella! Che ti piglia? Mi cadi addosso!..

Reginella

Non ci so camminare sulle punte dei piedi.

Rosaria

E zitte! Non fate chiasso!

Mariuccia

Ma, per sapere: chi è che ci sente? Certo, Don Fiorenzo è in chiesa con gli sposi a quest'ora.

Carmela

Io li ho visti passare per la piazza gli sposi, ma Don Fiorenzo non li accompagnava.

Mariuccia

Non li accompagnava? Avrà anticipato.

Rosaria

(chinandosi presso l'uscio della camera accanto per spiare dal buco della serratura) E se non c'è lui qua dentro, può esserci lo scemo.

Lisetta

(le sta dietro con la speranza di spiare anche lei.)

Reginella

(voltandosi e vedendo lo scarabattolo) Uh!.. Quanto è bello!..

Titina, Mariuccia e Carmela

(s'affrettano ad ammirare.)

Mariuccia

Questa sì che è roba da santo!

Titina

Gesù in croce!..

Carmela

Con la Madonna che piange!

Mariuccia

Sembrano vivi tutti e due!

Lisetta

(a Rosaria che spia) Vedi nessuno?

Rosaria

Nessuno.

Titina

La Madonna ha i capelli tuoi, Reginella!

Reginella

(dolce e modesta) Eh!.. Volesse Iddio!

Rosaria

(spaventata) Dal vano d'una finestra esce una mano che muove una sedia!

(Tutte si allarmano gioiosamente.)
Carmela

Per carità! Se è lo scemo, stiamoci attente! Dicono che è tanto cattivo!

Titina

Cattivo lo scemo?!.. Al contrario!.. Io lo conosco. Fossero buoni tutti i cristiani come quel poveretto!

Reginella

Buono dev'essere perchè il santo gli comanda l'anima e il corpo.

Carmela

Sì, e come fu che uccise con una mazza di ferro il cane di Mastro Michele?

Titina

Lo uccise per causa che quel cane abbaiava sempre a Don Fiorenzo.

Lisetta

(con accento accusatore) L'ho visto io, lo scemo, strangolare una gallina per due soldi avuti dalla mia nonna, che, alla vigilia di Natale, non ebbe cuore di strangolarla lei stessa. E abbaiava forse a Don Fiorenzo quella gallina?

Titina

Ma che vuol dire questo? Una gallina non si strangola mai per farle male.

Rosaria

(che s'è rimessa chinata presso l'uscio a spiare, dà di nuovo l'allarme) Anche un piede!

Reginella

(vedendo ora il cappello del reverendo sopra una sedia e prendendolo e mostrandolo sùbito, in grande orgasmo, alle compagne) Non è uscito il reverendo perchè questo è il cappello suo!..

Rosaria

(balzando) È lui! È lui! Andiamo via! Scappiamo!

Tutte

Scappiamo! Scappiamo!

(In iscompiglio, si dànno alla fuga; ma Don Fiorenzo comparisce in tempo.)