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I fantasmi: Dramma in quattro atti

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Giulia

Al posto che ti darò io non farai nessuna fatica. Ti darò nientedimeno che il posto di portinaia nel mio ospizio.

Faustina

Nel vostro ospizio?!

Giulia

Sicuro! Sarà inaugurato ben presto. Vedrai che cosa bella… Io fondo un ospizio, Faustina. Col patrimonio che m'ha lasciato il povero Raimondo, io istituisco un ricovero per le vedove indigenti. Capisci ora? Parlo di quelle, naturalmente, che per la loro condizione sociale non possono guadagnarsi da vivere. Ma, spieghiamoci: bisogna, soprattutto, che non abbiano l'intenzione di rimaritarsi; bisogna che si propongano di fare una vita modesta, rassegnata, tranquilla, umile; quasi monastica, insomma.

Faustina

(attonita e compiaciuta) Oh, guarda, guarda, guarda!.. E voi?

Giulia

Io starò nel ritiro come le altre. Sarò la sorella maggiore, sarò la direttrice…

Faustina

Una specie di madre badessa?

Giulia

(con gaiezza) Precisamente: una specie di madre badessa!

Faustina

Ed io la guardiana?

Giulia

E tu la guardiana.

Faustina

(giubilante) Ma questa dell'ospizio è stata un'idea coi fiocchi!

Giulia

Ci vieni?

Faustina

Mi spetta di diritto. Più indigente e più vedova di me, dove la trovate?

Giulia

(sempre più animandosi alle celie della buona donna e secondandola) Hai l'intenzione di rimaritarti tu, Faustina?

Faustina

Neanche se torno a nascere!

Giulia

Quand'è così, non c'è nulla in contrario!

Faustina

Voto di castità e posto di portinaia!

(Ridono un poco tutte e due.)
Giulia

Ed ora, fila, fila, fila, vecchia mia. Tu ti pigli tutto il mio tempo, ed io ho ancora da pettinarmi e da vestirmi.

Faustina

A pettinarvi e a vestirvi, almeno fino a che non entro in carica, ci penso io, perbacco!

Giulia

Non te ne vuoi andare?

Faustina

Fossi pazza! Provvisoriamente, io mi pianto in casa vostra.

Giulia

(con una piccola esultanza infantile) E oggi mi pettini proprio tu? Proprio tu, come una volta?

Faustina

Come una volta, non so, perchè, allora, dei vostri capelli ero io la padrona.

Giulia

È vero, Faustina. E nelle tue mani diventavano più lucidi, più folti…

Faustina

Di questo non ce n'era bisogno, perchè avevate in testa una massa di seta così!

Giulia

Che belle treccie, Faustina, mi lasciavi cadere sulle spalle!

Faustina

E avete dimenticato quando di nascosto ne tagliai una ciocchetta per darla allo studente che mi rompeva le scatole?

Giulia

Ah, furfante! Me lo dicesti dopo di avergliela data, e mi facesti piangere.

Faustina

Evvia che non mi rimproveraste poi molto!

Giulia

E pensare che continueranno a passar gli anni come tanti ne sono passati e quel coso lì, per colpa tua, possederà sempre una ciocca dei miei capelli!

Faustina

E di che vi preoccupate? Potete essere sicura che quelli non imbiancheranno mai.

Giulia

Non tocchiamo questo tasto, Faustina. Sai che comincio ad averne dei capelli bianchi? Ne ho già trovati quattro o cinque.

Faustina

(con un gesto comico di spavento) Misericordia! (Per chiasso le guarda i capelli sulla fronte e sulla nuca.)

Giulia

A prima vista non si scorgono, ma chi sa che non siano di più.

Faustina

(sciogliendole ad un tratto i capelli) Aspettate un momento che Faustina vi dirà con precisione a che ne siamo.

Giulia

(scansandosi e irritandosi un poco con una specie di pudore ingenuamente civettuolo) No! No!.. Che fai?..

Faustina

(in tono d'allarme burlesco) Uh, quanti!

Giulia

(sùbito, con dolorosa meraviglia) Davvero!?

Faustina

(tutta festosa, allargandole quasi con orgoglio il manto dei capelli sulle spalle) Ma che! Neppure uno bianco… e neppure uno di meno! La stessa ricchezza, lo stesso tesoro d'una volta!

Giulia

(sfuggendola col viso tutto rilucente di soddisfazione femminile) Niente! Niente! Non ti credo… Non ti credo…

SCENA IV
GIULIA, FAUSTINA, MANLIO, indi GIUSEPPE
Manlio

(arrestandosi di là dalla soglia, con molto riguardo) Permesso?

Giulia

(facendo un salto, – a Faustina:) Oh Dio! Lo vedi che figura mi fai fare! (Cercando di celarsi e attorcigliandosi i capelli) Abbia pazienza, signor Ardenzi… Un minuto solo…

Manlio

Prego, prego… (Vedendo l'imbarazzo di Giulia, discretamente, senza guardare, si ritira e si riduce dietro il muro.)

Giulia

Presto, Faustina! Presto! Le forcinelle dove sono?

Faustina

(aiutandola a raccogliere e a fissare i capelli sulla testa) Eccole qua: le ho io. Ma perchè tutta questa paura? Non sono già i capelli che bisogna nascondere agli uomini.

Giulia

Che c'entra! È sempre una sfacciataggine mostrarsi coi capelli scinti.

Faustina

(mettendo a posto le forcinelle e dando delle occhiate alla porta) State tranquilla, perchè quello lì ha avuta tanta paura di guardarvi quanta voi ne avete avuta di farvi guardare.

Giulia

(dopo essersi chiusa la vestaglia al collo) Avanti, signor Ardenzi… Venga pure.

Manlio

(in redingote d'occasione e con in mano il cappello e un piccolo fascicolo di carta scritta, entra stranamente impacciato ed emozionato) Io sono mortificatissimo, signora, di essere giunto molto inopportuno…

Giulia

(allungando in fretta le maniche che si è accorta di avere ancora rimboccate) Ma no… Devo io, invece, fare delle scuse a lei.

Manlio

Ho tanto pregato il suo servo affinchè mi annunziasse!.. Egli mi ha riconosciuto e si è anche ricordato d'avermi introdotto qui molto tempo fa con… Luciano Marnieri; ma intanto non ha voluto annunciarmi. Stizzosamente mi ha ripetuto più volte che potevo passare ed io…

Faustina

(osserva Manlio con la coda dell'occhio.)

Giulia

(a Manlio:) Non è il caso di preoccuparsi così… Ero un po' in disordine, ecco.

Faustina

(accostandosi a Giulia, sottovoce:) Posso andare ad aspettarvi nella vostra camera?

Giulia

Certo.

Faustina

Dov'è?

Giulia

(indicando a sinistra) È di là.

Faustina

(pianissimo) Col patto che non dimentichiamo la regola del ritiro.

Giulia

Cioè?

Faustina

Uomini, mai più!

Giulia

(dandole un colpetto con la mano sulla spalla e facendosi quasi seria) Scioccona!

Faustina

(accenna una riverenza a Manlio, ed esce a sinistra.)

Manlio

(si arresta verso il fondo non osando di avanzarsi.)

Giulia

Smetta il cappello. Segga. (Ella siede.)

Manlio

Grazie… (Depone in un angolo il cappello e il fascicolo e resta in piedi, un po' stralunato.)

Giulia

(guardandolo con una certa meraviglia) Non vuole sedere?

Manlio

(sedendo inquieto) Mi perdoni, signora, se non riesco a dissimulare il mio turbamento. Recandomi da lei, io ho dovuto, in certo modo, fare astrazione da un desiderio manifestato a tutti noi dal professore l'ultima volta che lo vedemmo, proprio in questa medesima stanza. Sì, in un momento di orribile angoscia, egli ci pregò di non venire mai più nella sua casa; e, benchè io abbia la sicurezza che il suo pensiero non potette essere rivolto a me, pure, lo confesso… ora… provo una strana… una penosa sensazione. Stando qui, io quasi rivedo quei suoi occhi così pieni di dolore, quasi riodo quelle sue parole così piene di mistero… e mi pento di non aver rispettato il suo desiderio.

Giulia

(rimettendosi dal turbamento che queste rievocazioni producono in lei, assume un contegno chiuso e fiero.) Ella avrebbe potuto espormi nella sua lettera tuttociò che le era necessario dirmi.

Manlio

Veramente, non l'avrei potuto. Veda, per incarico dei miei compagni di studio, io dovrò pronunziare un discorso alla commemorazione d'oggi. M'ero proposto di lumeggiare il gran valore morale dell'uomo che è sparito accennando alle tracce di alta virtù lasciate nella vita di sua moglie e quindi al concetto della istituzione ch'ella sta per fondare. E giacchè sarebbe stato sconveniente il pregarla di darmene in iscritto l'autorizzazione che mi era indispensabile, come dovevo regolarmi?..

 
Giulia

(ha un movimento di fastidio, e con severità inarca le sopracciglia, soffrendo e tormentandosi nella prudenza disdegnosa.) Ma, scusi…: perchè, perchè occuparsi di me?!

Manlio

Nessun elogio da tributarsi a quell'uomo potrebbe essere più significativo e più commovente di questa specie di tempio che ella innalza accanto alla tomba di suo marito.

Giulia

(contenendosi nervosamente) Lo innalzo per me, per me: non per mostrarlo agli altri.

Manlio

(animandosi con entusiasmo) Agli altri parrà pur sempre il simbolo solenne d'una fedeltà esemplare! L'ammirazione che ella desta in tutti non le consentirà di nascondere tanta sublimità.

Giulia

(scattando in un imprudente sfogo di ambascia) Ma è appunto da questa ammirazione che io vorrei finalmente liberarmi! Mi sembra che tutti i miei palpiti, che tutte le mie lagrime, che tutti i miei spasimi abbiano il controllo quotidiano dell'ammirazione! Mi sembra d'essere vigilata, quasi che l'umanità non possa oramai più vivere senza la mia virtù! E io ne sono soffocata, sì, ne sono soffocata nell'anima, perchè ho l'impressione che mi si tolga perfino la libertà di pensare, di sentire e di spasimare come e quanto voglio io!

Manlio

(scosso, confuso, si alza. Poi balbetta:) Se avessi potuto prevedere…

Giulia

(levandosi imbarazzata) No… non badi, non badi alle mie parole… Sono sempre un po' nervosa… Non so io stessa ciò che ho detto… Volevo solamente pregarla di non parlare nè del mio ospizio, nè di me. Oggi, sarò lì per un dovere a cui non saprei sottrarmi. Ma desidero e spero che almeno lei e tutti quelli che mi hanno conosciuta al fianco di Raimondo Artunni accondiscendano a considerarmi, da oggi in poi, come una persona morta.

Manlio

Per conto mio, intanto, le garantisco che oggi mi guarderò bene dal pronunciare il suo nome.

Giuseppe

(entra dalla comune senza avanzarsi, come aspettando d'essere visto. Ha in mano un vassoio.)

Giulia

Che c'è, Giuseppe?

Giuseppe

Una signora chiede d'essere ricevuta.

Giulia

Chi è?

Giuseppe

È una signora attempata. Dall'aspetto si vede che è una gentildonna. Mi ha dato il suo biglietto. (Si avanza sogguardando Manlio con ostilità e diffidenza e le porge il biglietto nel vassoio.)

Giulia

(legge il nome ed ha un forte sussulto. Poi, dopo una evidente titubanza) Credo che sia molto tardi… Io devo essere pronta per uscire… È venuta la carrozza, Giuseppe?

Giuseppe

Non ancora.

Giulia

Ebbene… se questa signora è disposta ad attendere qualche minuto, tanto che io abbia il tempo di vestirmi… potete farla entrare.

Giuseppe

Va benissimo. (Esce.)

Giulia

(a Manlio:) Io ho la sua promessa, non è vero?

Manlio

(mettendosi la mano sul petto) Certamente!

Giulia

(accomiatandosi) Buon giorno, signor Ardenzi.

Manlio

I miei rispetti, signora.

Giulia

(esce a sinistra.)

Manlio

(disorientato, quasi mortificato, si stringe nelle spalle come per dire: «ho fatto male», e prende sollecitamente le sue carte e il suo cappello. Sul punto d'uscire s'imbatte nella signora Marnieri.)

SCENA V
MANLIO e LA SIGNORA MARNIERI
Manlio

(con una espressione di stupore e quasi di spavento) Signora Marnieri! Voi qui?

La signora Marnieri

(che entrava timidissimamente, nel trovarsi faccia a faccia con Manlio, ha avuto come un urto ed è rimasta sconcertata e smarrita.) Sì… vengo… a chiedere un piccolo favore alla signora Artunni…

Manlio

Voi non l'avete mai conosciuta di persona… Sicchè, non un favore da chiedere, ma una ragione più impellente deve avervi decisa a venire da lei.

La signora Marnieri

(trepidante, spaurita) Perchè mi dite questo?

Manlio

Perchè a traverso ciò che vostro figlio mi ha scritto dal suo esilio pochi giorni fa, egli mi sembrava tutt'altro che tranquillo.

(Parlano entrambi circospetti, con la preoccupazione di potere essere ascoltati.)

La signora Marnieri

(con le lagrime nella voce) Tutt'altro, tutt'altro che tranquillo! Io ho tanta paura… Se sapeste!.. Non vivo più!

Manlio

Ma bisogna convenire che questa frenesia crescente per una donna di cui non ha mai posseduto nè il corpo nè il cuore è un caso inesplicabile.

La signora Marnieri

Quanto più allontanate dall'acqua un assetato, tanto meno egli si rassegna alla sete. E poi, come potete giudicare voi!? Luciano è nato così. Luciano è l'uomo della febbre e del martirio. Io l'ho visto fanciullo vegliare le notti intere in una specie di tormento mistico come un piccolo asceta d'altri tempi! All'ascetismo d'una volta ora ha sostituito una donna, e questa donna sarà la fiamma della sua anima per tutta la vita! (Indi, tremebonda, vincendo appena il suo ritegno) Ditemi con franchezza, signor Manlio… credete utile che io le parli?

Manlio

(in un tono di vivo rammarico) Purtroppo, la vostra idea mi sembra assolutamente assurda.

La signora Marnieri

(desolata, ma ancora tutta presa dalla sua istintiva illusione) È assurdo sperare che una donna buona si commuova alla sorte d'un giovane che si consuma per lei?

Manlio

(con intensità) Voi dimenticate che fra lei e Luciano vi è un morto che è stato qualcuno per tutti e due.

La signora Marnieri

Ma Luciano ha fatto per lui quello che solamente un santo avrebbe potuto fare.

Manlio

Lo riconosco.

La signora Marnieri

E dunque?!

Manlio

Io non vi esprimo soltanto un convincimento mio: io personifico, per così dire, il criterio, l'opinione, il convincimento generale. La fedeltà della vedova Artunni all'uomo di cui ella è stata la compagna perfetta pare oramai a tutti come proclamata da una legge immutabile!

La signora Marnieri

(concitatissima e abbassando ancora di più la voce) No, no, signor Manlio; io le parlerò, io le parlerò, perchè… malgrado tutto, mi giunge insistentemente una voce segreta che mi consiglia di sperare.

Manlio

Sicchè, in fondo, voi sperate che ella finirà con l'amare Luciano?!..

La signora Marnieri

Potrebbe amare in lui l'Amore, e ciò sarebbe già il principio di qualche cosa.

Manlio

Signora mia, io non voglio aggiungere più nulla. Me ne vado, e vi auguro con tutto il cuore che, in un modo o in un altro, la provvidenza vi assista.

La signora Marnieri

(urgentemente) Ma se scrivete a Luciano, per carità!, attento a non dargli il sospetto di avermi vista in casa di lei. Mi maledirebbe!

Manlio

Pensate che io non abbia capito sùbito che ci eravate venuta di nascosto?

La signora Marnieri

(con un tenero accento giustificativo) Non ci sarei potuta venire altrimenti…

Manlio

(dà un sospiro di compianto. Indi, risolutamente) Be', vi saluto, signora Marnieri.

La signora Marnieri

A rivederci, signor Manlio.

Manlio

(esce.)

SCENA VI
LA SIGNORA MARNIERI e GIULIA
La signora Marnieri

(rimasta sola, è invasa di nuovo dallo sconforto. In piedi, girando un po' gli sguardi trepidi intorno, non osa neppure di muoversi. Le sembra di essere un'intrusa in quella casa. Le sembra di non dover respirare l'aria che respira. Lo sconforto aumenta. Ella rivolge gli occhi al cielo in atto di umile preghiera. Quando, con l'orecchio vigile, ode lievemente un rumore di passi, ricompone la fisonomia e con intensa emozione aspetta.)

(Entra Giulia. – Indossa un abito quasi di lutto, sobrio, severo, ma piuttosto elegante. In testa un piccolo cappellino chiuso con la veletta alzata sulla fronte.)

Giulia

(vedendo la signora Marnieri, accentua un contegno impenetrabile, e riserbatamente saluta:) Signora…

(Le due donne si osservano.)
La signora Marnieri

Mi sono permessa di presentarmi da me… perchè ho contato sulla sua cortesia… sulla sua indulgenza… E poi ho pensato che probabilmente il mio nome… non le sarebbe giunto nuovo.

Giulia

(con una quasi impercettibile espressione di risentimento, la invita a sedere) Si accomodi, signora Marnieri.

La signora Marnieri

(ancora in piedi) Ma vedo che sta per uscire… Se la disturbo…

Giulia

La prego di accomodarsi!

La signora Marnieri

Per accontentarla… (Siede.)

Giulia

(sedendo anche lei) A che debbo, signora, la sua visita?

La signora Marnieri

Ecco… io desideravo, anzitutto, di conoscerla… Lo desideravo vivamente!

Giulia

È un desiderio del quale non saprei rendermi ragione…

La signora Marnieri

Ho sentito dire tanto bene di lei…

Giulia

(diventando più guardinga) Non si desidera di conoscere tutte le persone di cui si sente dir bene.

La signora Marnieri

Ma lei… non è per me una persona come un'altra.

Giulia

(trasalisce.)

La signora Marnieri

C'è qualche cosa… che mi spinge verso di lei ed a cui non ho resistito fino ad oggi… che per il timore di riuscirle fastidiosa.

Giulia

(schivandosi con perplessità dissimulata) Non comprendo, signora.

La signora Marnieri

È giusto. Non può comprendere. (Titubante e incapace di vincere la titubanza, cerca parole incerte e prudenti) Se fossi almeno sicura di non darle troppo fastidio, le chiederei la grazia… insperata… di ascoltarmi… e allora… forse…

Giulia

(dibattendosi tra la tentazione di ascoltare e l'austerità che si è imposta) Io non ho il diritto… d'impedire ch'ella parli…

La signora Marnieri

(credendosi incoraggiata, ma avendo sempre nella voce il tremito della timidità pavida) Ho detto che c'è qualche cosa che mi spinge a lei irresistibilmente, ma ho detto poco. Avrei dovuto dire – e non l'ho osato sùbito – che lei è la speranza da cui sono sorretta, che lei è il battito incessante del mio cuore di madre…

Giulia

(interrompendola con un amaro slancio inconsulto) Io non sono responsabile, signora Marnieri, della strana esaltazione di suo figlio!

La signora Marnieri

(in uno scatto di sorpresa) Ma, dunque, lei sa tutto?!

Giulia

Malauguratamente, so abbastanza!

La signora Marnieri

E come ha potuto sapere quello che egli le ha sempre celato?

Giulia

No… Abbia la bontà: non m'interroghi su questa circostanza. L'essenziale è che io sono profondamente meravigliata che il tempo non abbia estirpato dall'animo d'un giovane onesto un sentimento malsano e ingiustificabile!

La signora Marnieri

(prorompendo) Ah, signora! Quel sentimento è diventato più vivo, più ostinato, più forte che mai, e la giovinezza del mio Luciano ne sarà distrutta lentamente o troncata d'un colpo!

Giulia

Questo è il grido d'allarme d'una madre che vede più gravi e più acute, di quanto davvero non siano, le sofferenze del suo figliuolo. Ma nessuna giovinezza si lascia realmente distruggere da un amore.

 
La signora Marnieri

Non è il grido d'allarme di una madre, no, perchè io ho voluto essere e sono difatti, soprattutto, l'amica di mio figlio. Sono l'amica, a cui egli ha confidato ogni più piccolo segreto fin da quando ancora bambino cominciò precocemente a temere i pericoli della vita. Quello che le ho riferito non è una supposizione della madre costernata: è bensì il segreto di lui rivelato a me in una confessione d'ogni giorno. Allontanandosi da questa città due anni or sono, sognava egli stesso di guarire e fidava nella lontananza, fidava nella fermezza del proprio carattere e in tutto quanto la sua età gli prometteva. Mi proibì di seguirlo, nè io l'avrei potuto seguire, perchè in casa, mio marito, che ha molti anni più di me, e mia figlia, che lavora, abbisognano di tutte le mie cure; ma non ho mai cessato di stare col pensiero accanto al mio Luciano e d'interrogarlo con quella dolcezza che ha sempre trovate le vie più intime del suo cuore. Ebbene, signora, le lettere che egli mi ha scritto fino ad oggi sono i documenti d'una esistenza travagliata che si agita tristemente come in una fitta oscurità, chiedendo un poco di sole! La lontananza, la fermezza del suo carattere e le risorse della sua età non lo hanno guarito! Lei dice che nessuna giovinezza sì lascia distruggere dall'amore…; ma io – mi perdoni se mi esprimo con troppa sincerità – non credo che questo sia il suo convincimento. Una creatura buona e dolente come lei sa per prova che i dolori umani non hanno limite e sa per istinto che l'amore può essere il più grande dei dolori!

Giulia

(con gli occhi bassi, pianamente) L'ho ascoltata per il rispetto che lei ha saputo impormi; ma ho fatto male ad ascoltarla.

La signora Marnieri

Perchè?..

Giulia

(con asprezza angosciosa) Perchè anche la compassione a cui mi si costringe per un uomo che mi ama è una viltà della mia coscienza.

La signora Marnieri

La compassione non è mai una viltà!

Giulia

(energicamente) Sono io che devo giudicarmi, signora Marnieri, e la clemenza sua non renderà me più clemente verso me stessa! Del resto, che cosa potrebbe mutare per la mia compassione?

La signora Marnieri

(paurosa)… Anche dalla compassione… può nascere l'affetto.

Giulia

(drizzandosi in piedi con una immediata irruenza dolorosa) Avrei il dovere di morire se sapessi di amare! (Breve pausa.) Il nostro colloquio, signora Marnieri, è durato già troppo.

La signora Marnieri

(si leva con umiltà.)

Giulia

(continuando) Lei è venuta a turbarmi la pace, e non si è arrestata neppure all'idea di violare la custodia sacra intorno alla quale io ho raccolta tutta intera la mia vita. Lei è giustificata, lo intendo bene, dalla cecità dell'affetto materno; ma io vorrei fulminare col mio sdegno colui che avrebbe dovuto sentire orrore di questa violazione e invece ne ha affidato il tentativo alla tenerezza di sua madre!

La signora Marnieri

(assorgendo vivissimamente con uno slancio impetuoso dell'anima e della voce) No! Luciano non sa nulla! Glie lo giuro sul mio onore. Non sa nulla!

Giulia

(spalanca gli occhi e indietreggia.) (Un silenzio.) (Poi, quasi sottomessa) Le domando perdono di avere offeso suo figlio.

La signora Marnieri

(con pari sottomissione) Soltanto a me, soltanto a me, spetta il suo sdegno. Ho creduto che i patimenti già sopportati con rassegnazione da Luciano avessero pagato il debito di gratitudine ch'egli ha verso il povero morto e ho creduto che avessero potuto fargli condonare il sacrifizio senza fine. Questo è stato l'errore mio. Ed ecco che ne sono acerbamente punita. La certezza che lei mi serberà rancore o che forse mi odierà addirittura sarà per me un nuovo strazio… che si aggiungerà a quello di assistere, incapace di aiuto e da lontano, alla immensa infelicità del mio figliuolo.

Giulia

(profondamente commossa) Non è così, signora Marnieri. Da me lei non deve aspettarsi nè odio nè rancore. (Con tenera lealtà) Tutt'altro!.. So di essere l'origine di tutte le sue pene, e ciò mi fa umile dinanzi a lei quasi come una colpevole. Io… spero molto che un giorno la tranquillità sia finalmente restituita a suo figlio ed a lei. Quel giorno mi sentirei alleviata anch'io, e mi parrebbe… d'essere divenuta migliore.

La signora Marnieri

Io non l'ho più questa speranza! Io non l'ho più! (Piange.)

(Un silenzio.)
Giulia

(le si accosta come per abbracciarla: poi repentinamente, con un piccolo fremito proibitivo, si trattiene, e le dice con dolcezza:) Via, non si scoraggi… Voglio ammettere che suo figlio sia d'una sensibilità eccezionale;… voglio ammettere che la stessa tenacia, con cui ha dovuto tentare di vincere il suo sentimento, glielo abbia poi cacciato più dentro le vene; ma chi può prevedere tutte le trasformazioni e tutte le vicende a cui un giovane è destinato?.. Chi può prevedere tutte le cose belle che lo aspettano sul suo cammino?.. E che sono io, che sono io fra tutte le donne che un uomo può incontrare sulla terra?.. (Il suo volto è rigato di lagrime.)

La signora Marnieri

(senza rispondere, scrolla lievemente il capo come per dire che quelle parole non l'hanno convinta.) (Si asciuga gli occhi.) Addio, signora.

Giulia

Addio.

La signora Marnieri

(dopo una breve esitazione, con un poco di voce tremante)… Non mi permetterà di rivederla qualche volta?

Giulia

(tra l'oscura necessità di rifiutare e il bisogno istintivo di cedere, col cuore che le rompe il petto, debolmente mormora:) Se lei lo vuole…

La signora Marnieri

La ringrazio. (Guardandola con devota effusione, le stende la mano.)

Giulia

(glie la stringe, evitando quegli sguardi riconoscenti.)

La signora Marnieri

(trattenendo nella sua la mano di lei e stringendogliela più forte, ancora con le lagrime che le vagano sulle pupille, quasi interrogandola, fiatando appena, ripete:) La ringrazio. (Si distacca penosamente, ed esce.)

Giulia

(stanca, trasognata, rapita come da una ineluttabile influenza sovrumana, lentamente siede e resta immota guardando dinanzi a sè un punto lontanissimo, con i grandi occhi estatici.)

(Passa qualche istante.)
SCENA VII
GIULIA e GIUSEPPE
Giuseppe

(tutto vestito a lutto, con l'abito abbottonato, portando in una mano un cappello col velo nero, nell'altra, col braccio quasi penzoloni, il piccolo mazzo di fiori, comparisce in fondo, compunto e austero. Vedendo che Giulia non si accorge di lui, annunzia con voce poca e grave:) Signora Giulia, la carrozza del Comitato è venuta.

Giulia

(ha un piccolo soprassalto. – Rabbrividisce.) (Pausa.) (La sua fisonomia si muta.) (Ella cala la veletta sul viso e si leva.) Eccomi, Giuseppe… Sono pronta. (Quindi si avvia.)

Giuseppe

(diritto, con le spalle allo stipite, aspetta con solennità che ella gli passi davanti.)

(Sipario.)