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Della scienza militare

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Le scienze naturali per gli esposti antecedenti dovevano avere un moto progressivo ma lento, perché sebbene fossero in progresso le matematiche pure, non lo erano però le miste; e come le scienze naturali dipendono insieme dalle scienze esatte pure e dalle miste, dallo stato di queste dipendevano quelle che ne derivavano. Non pertanto vi erano in quel periodo cultori distinti che hanno lasciato nella storia della scienza quei luminosi risultamenti che ne segnano le grandi epoche e che coi loro pregiati lavori han preparato il materiale ai lor successori. Si notano tra questi Ermolus, Barberus, Cesalpino, Geyesman, Pierre Châtel ed Agricola.

L'architettura e le arti meccaniche erano in progresso; e dove prima avean sede in Italia, i loro metodi si traspiantavano nelle altre nazioni che progredivano nell'incivilimento, il quale creava loro al tempo stesso nuovi bisogni e le spingeva a cercare i mezzi da soddisfarli.

Nelle scienze morali vedeansi progressi positivi, i quali spargevansi ovunque vi era un movimento ascendente di sviluppo intellettuale. La scuola dei giureconsulti di Bologna trova seguaci, emuli e rivali in Francia, ove Cuiacio e la sua scuola indicavano il bisogno e il progresso della legislazione in societá piú riunite, aventi perciò maggior bisogno di esser dirette dalle leggi che dalla volontá individuale, marchio caratteristico del sistema feudale. Tutto infine cospirava a risvegliare lo studio delle scienze morali. I bisogni e le relazioni che si sviluppavano nelle societá riunite rendeano preziose le antiche leggi e necessario l'interpretarle e l'applicarle allo stato delle nazioni moderne. Le dispute religiose portavano allo studio delle lingue orientali, come armi per la controversia, e agli studi di teologia e di morale, e davano nuova vigoria ed importanza agli studi filosofici che debbono servire ad appoggiare e a combattere le opinioni religiose. In effetto la scolastica non fu trovata sufficiente e la filosofia cominciò ad essere coltivata in un modo piú diretto e piú indipendente, come fecero Telesio, Giordano Bruno, Cardano e Campanella, che mossero guerra all'aristotelismo mal compreso che dominava nelle scuole. E da quel periodo ebbe principio il rinascimento della filosofia, che Bacone riassume esponendo i metodi nuovi necessari ed il torto degli antichi. Cartesio suo contemporaneo nel trattato dei metodi distruggeva la scolastica, perché le sostituiva, considerata come strumento, uno strumento migliore. Le lunghe guerre, le interne rivolte, le terribili rappresaglie alle quali l'umanitá era esposta nell'urto di tante passioni, produssero il bisogno di applicare la legislazione e di fermare una giurisprudenza in quanto ai rapporti delle nazioni tra loro e dei sudditi verso i poteri che li reggevano. L'opera immortale che Grozio pubblicò su questi vari oggetti, preceduto da Alberico Gentili che trattò la stessa materia, non solo fissa la moderna civiltá dando freno e regole alla forza stessa, ma stabilisce la superioritá dei moderni sugli antichi i quali ignoravano potersi creare una scienza chiamata «dritto delle genti». L'adozione di questo codice creato da un privato fu, secondo il Mackintosch, la piú segnalata e significante vittoria che l'intelligenza e la moralitá abbiano riportata sulla forza.

Da questo rapido cenno sullo stato intellettuale dell'Europa si può dedurre la medesima osservazione che abbiamo fatta nel riassumere lo stato della scienza militare, cioè che quello che caratterizza questo periodo si è la tendenza di tutto il movimento intellettuale a separarsi dai metodi del medio evo. Questo risultamento si mostra chiarissimo e nella scienza militare e nello stato intellettuale e da ultimo nello stato sociale e nelle sue modificazioni di cui noi ci occuperemo.

Nel nostro secondo discorso facemmo osservare che ciò che caratterizzava i popoli dell'antichitá si era l'esser tra loro le differenze maggiori delle somiglianze, e notammo eziandio che tra i moderni dominava il carattere inverso: dal che risultava che le societá antiche preoccupate dalla loro nazionalitá procedevano per esclusione, il che costituiva l'amor patrio fra loro, e che le societá moderne procedevano per principio d'imitazione, perché l'amor patrio avea per oggetto il progresso che tende ad appropriarsi tutto ciò che ha eguali condizioni nelle altre nazioni, serbando la nazionalitá come elemento fisso ma modificabile a seconda dei progressi della civiltá. Nel terzo discorso esponemmo che il medio evo era un'epoca di distruzione e di rinnovazione, e lo mostrammo come diviso in due periodi, ognuno dei quali rivestiva uno de' caratteri che notammo. Nel nostro quarto discorso facemmo vedere come il seguente periodo fosse vago, incerto e lottante fra le tradizioni classiche dell'antichitá tornate a luce mercé del risorgimento delle lettere, le abitudini del medio evo e le tendenze delle moderne societá che derivavano da quello, e quindi come non si potesse determinare il marchio che ne formava l'impronta. Il periodo del quale ora trattiamo è quello in cui può considerarsi fissato e predominante il carattere dell'èra chiamata «moderna», e le epoche successive non saranno che un piú largo sviluppo e delle piú estese conseguenze di esso.

I fatti piú importanti che ci presenti l'epoca dal 1555 al 1648 e che ne facciano rilevar de' maggiori sono la forza acquistata dal potere centrale e il principio dell'unitá nazionale che da per tutto si ricompone sulla decadenza del potere feudale. La conseguenza per l'ordine e per la civiltá erasi questa, che le forze individuali doveano cessare di avere una importanza che turbava la societá e che rendeva impossibile ad ogni potere di esercitare la sua azione benefica, proteggendo le persone e le proprietá e facendo prevalere sempre l'interesse pubblico e la ragion pubblica per mezzo della forza pubblica contro tutte le pretensioni individuali. In effetto può notarsi che l'ultima grande individualitá, l'ultimo condottiere in una vasta scala fu Vallstein, e dopo di lui la legge bastava per dominare chiunque.

La protezione che offriva un potere centrale favoriva con piú o meno celeritá, a seconda delle circostanze, e l'elevazione delle classi medie e il miglioramento della condizione delle ultime, e preparava cosí i progressi dell'industria e del commercio, il quale doveva, attivato dalle nuove scoperte, costituire il carattere dominante all'epoca che a questa seguiva e sostituire gl'interessi commerciali alle dissensioni religiose che dominarono nel periodo del quale trattiamo.

La formazione delle nazioni ed il movimento intellettuale che si svolgeva in questa epoca furono causa delle opposizioni religiose, delle rivoluzioni nazionali de' Paesi bassi e del Portogallo10 e della guerra dei trent'anni, nella quale i principi di Germania cercavano di sottrarsi alla sorte comune subíta dai gran feudatari nelle altre monarchie europee.

L'equilibrio politico risultò dal principio di nazionalitá, il quale fa che una nazione ripugni ad essere per cosí dire assorbita da un'altra nazione; onde la previdenza che presedeva agli ingrandimenti, alle associazioni o alleanze con altre nazioni. E questo sistema si trova riassunto e ordinato nel trattato di Westfalia. A una tal circostanza e a tali bisogni si dee attribuire la classe degli uomini di Stato, ch'era ignota all'antichitá perché la division del lavoro non vi era introdotta. I grandi uomini reggevano la pace e la guerra e diventavano a vicenda pontefici, consoli o edili: cose ignote nel medio evo dove l'autoritá era concentrata nei capi di famiglia per grado e non per qualitá, ma che dovevano uscire in luce nell'epoca moderna, nella quale gli interessi complicati e le carriere divise doveano produrre tutta la scuola militare di Gustavo e quella di uomini di Stato quali Oxenstiern e quella di Turenna e quella del cardinale di Richelieu.

Possiamo riassumerci con dire che il periodo che descriviamo avea il marchio che indicammo caratterizzare le societá moderne, ove le simiglianze sono piú che le differenze. Infatti sotto l'influenza comune del cristianesimo, del regime feudale, della legislazione romana, della letteratura classica e del suo sviluppo, la societá nelle sue dissensioni medesime citava gli stessi libri, interpretava le stesse dottrine e governava la pace e la guerra servendosi degli stessi metodi e impiegando le stesse armi.

I risultamenti politici di questo periodo possono ridursi a' seguenti: decadenza della monarchia spagnuola; movimento ascendente della francese; importanza momentanea della Svezia; indebolimento del corpo germanico, perché diviso d'interessi e di princípi e perché i suoi trattati eran garantiti da potenze straniere; gli svizzeri, gli olandesi, i principi di Germania riconosciuti ed assicurati nella loro indipendenza politica, come pure riconosciuta l'esistenza e indipendenza politica dei protestanti non come dottrina, ma come fatto consumato; la Polonia e la Turchia decadute; la Russia preparantesi a profittarne; l'Italia rimasta sotto il dominio dei forestieri, perché diceasi che i forti doveano proteggere i deboli; ed infine l'Inghilterra non figurante perché occupata da discordie intestine.

Il nuovo mondo dominato dall'antico era nel suo periodo di distruzione, per poi passare a quello di rinnovazione con nuovi elementi che dovevano influire sui destini europei, prima negativamente e poi attivamente.

 

Da questo quadro può dedursi lo stato della scienza militare? Si è questa l'ultima quistione alla quale dobbiamo rispondere e sta in essa la soluzione del problema che ci proponemmo.

Nel nostro precedente discorso mostrammo che gli elementi feudale, comunale e monarchico erano rappresentati negli eserciti di quel periodo e nelle nazioni diverse, secondo quelle proporzioni che tali elementi diversi conservavano nell'ordine sociale di quegli Stati. Ora vediamo in questo periodo l'elemento feudale ch'era la cavalleria quasi scomparire; giacché sebbene fosse ancora in forte proporzione, pur nondimeno la sua composizione non era piú fondata sul servizio feudale, ma era una truppa permanente composta di uomini presi dalla plebe e comandata da signori o gentiluomini che vogliam dire, soggetti però alla gerarchia dei gradi in ragione della loro capacitá e de' loro servigi e non del loro grado sociale; il che distruggea fin da radice il sistema dei contingenti feudali. Dall'altro canto non vediam piú né meno milizie comunali: non giá che le comuni non somministrassero gli uomini, ma le truppe leggiere e gli altri corpi ch'erano ordinariamente presi nei contingenti comunali venivan composti di avventurieri, e mercenari condottieri li comandavano. La fanteria era ordinata in corpi nazionali, e se vi erano corpi stranieri, questi venivano riguardati siccome ausilio e non come nerbo: eran soggetti alle regole comuni e non seguitavano i loro usi, come prima si tollerava. L'artiglieria e gl'ingegneri formavano corpi particolari e si richiedevano condizioni scientifiche in chi dovea farne parte. Inoltre abbisognavano il materiale degli arsenali e un sistema amministrativo, il quale era imperfetto e reso presso che inutile, perché gli Stati facevano delle guerre lunghe e non aveano come soddisfarne le spese con imposte ed imprestiti, giacché le prime erano in isproporzione coi mezzi ed i secondi erano ignoti. Gli eserciti vivevano col sistema di requisizione, che pesava piú o meno sul paese, ma che vení regolarizzato alquanto dall'amministrazione militare. In effetto Vallstein e Gustavo Adolfo vivevano egualmente a spese dei paesi ne' quali operavano; ma Vallstein era considerato come un flagello e Gustavo come un protettore, perché l'uno dilapidava e l'altro regolarizzava ciò che esigevano in tributi11. I molti paesi che si percorrevano, gli accidenti topografici, tutto infine avea creato il bisogno di maggiore intelligenza e maggior gerarchia nei gradi e nelle funzioni fondate sull'utilitá di essi, e piú divise erano le attribuzioni.

Ora se la descrizione di un esercito cosí costituito nei diversi Stati si presentasse senz'altra notizia di quei tempi ad un uomo che ignorasse la loro storia e le lor condizioni sociali, se quest'uomo fosse meditativo ed usasse per istinto o per scienza il metodo comparativo sí bene applicato dall'illustre Cuvier all'anatomia, potrebbe qui applicandolo dire: – Ov'è un esercito vi è un potere centrale forte che predomina sugli elementi aristocratici e democratici. Dove la guerra ha questi metodi e questi bisogni deve esistere una amministrazione ordinata, le scienze esatte devono essere avanzate, e cosí le arti, delle quali favoriscono l'applicazione pel materiale di cui abbisognano le scienze fisiche e naturali che non sono in egual progresso. Ove infine sono interessi complicati a dibattere tra i particolari, come tra le varie nazioni miste d'interessi materiali, politici e religiosi, le scienze morali debbono essere coltivate per l'interna legislazione e debbono essere in progresso, perché le guerre si terminano con le paci, e piú le prime son complicate piú lo son le seconde. Da ultimo la scienza militare ha il carattere universale che le scienze rivestono; ciò che fa desumere che dottrine e discipline comuni reggano lo stato sociale delle varie nazioni.

Qui porrem fine al nostro discorso, e crediamo aver risoluto il problema di determinare dallo stato della scienza della guerra quello dello scibile e della societá. È provato che il periodo che veniam da percorrere corrisponde al terzo che segnalammo nell'introduzione di questo discorso, e che svolgendo queste comuni e costanti relazioni fra gli elementi che costituiscono l'umanitá, la sua storia si rende compiuta mercé il nuovo punto di vista sotto il quale vien considerata.

DISCORSO VI

Intorno allo stato della scienza militare ed alle sue relazioni colle scienze e collo stato sociale dalla pace di Westfalia a quella di Passarowitz.

L'epoca di cui imprendiamo a trattare in questo discorso comprende lo spazio di tempo che va dal 1648 al 1718, cioè dalla pace di Westfalia a quella di Passarowitz. È questa l'epoca in cui l'èra moderna sviluppasi compiutamente e si veste di tutti i caratteri che le corrispondono; per il che essendo semplice tutto ciò ch'è compiuto, si potrá questa epoca riassumere e quasi comprendere sotto una sola denominazione, la quale sará: «secolo di Luigi decimo quarto». Questo nome esprime ad un tempo come la Francia primeggiasse in civiltá, come il principio monarchico prevalesse in quel regno, e come dovesse quel principio stesso prevalere in Europa per l'influenza che un popolo incivilito esercita sul resto delle nazioni imitanti o non escludenti l'imitazione nei progressi che fanno.

Quest'epoca, intatto serbando il suo carattere generale, ma considerata sotto l'aspetto di progresso e di decadimento, può suddividersi in due periodi distinti e contrassegnati da coteste circostanze: il primo va dal trattato di Westfalia sino alla pace di Nimega, ed il secondo da questa pace insino a quella di Passarowitz.

Prima di stabilire le quistioni che saranno risolute in questo discorso, crediamo utile di far precedere un rapido cenno dello stato dell'Europa, siccome nei precedenti discorsi facemmo.

La monarchia spagnuola risentiva omai gli effetti di tutte quelle cagioni di decadenza che nel precedente periodo indicammo, perdeva la superioritá nell'antico mondo senza sapere trar partito dal nuovo. In politica, in finanza, in armi, in lettere, la sua decadenza manifestavasi agli occhi di tutti, meno che a quelli degli spagnuoli medesimi i quali conservavano le pretensioni che vanno unite alla forza che piú non aveano.

Nella Francia il movimento era in un senso opposto essendovi allora piú forza che pretensione; intanto la fine della guerra della Fronda nel 1652 chiaramente dimostrava essere impossibile all'elemento aristocratico di rifare il passato ed al democratico di accelerare il futuro, e quindi avere in Francia il poter del re la superioritá sugli altri tutti, consistendo in esso l'unitá, la forza, la civiltá e la gloria dello Stato.

Nell'Inghilterra la dominazione di Cromwel aveva dimostrato quale importanza politica poteva avere questo Stato allorché fossero in esso soffogate od estirpate le discordie cittadine; ma queste discordie regnandovi, l'influenza politica ne rimase sospesa sotto Carlo secondo e sotto il suo successore.

L'Olanda dall'essere ammessa a far parte delle nazioni indipendenti europee passava ad esercitare una potente azione nel sistema generale di Europa, frutto della sua illuminata economia e del valore perseverante che avea contrassegnato la sua lunga lotta per emanciparsi dalla Spagna.

La casa d'Austria si sforzava di ricuperare parte della importanza toltale dal trattato di Westfalia, ma ne la impedivano nemici diversi in direzioni opposte: turchi, francesi, possessioni italiane mal ferme, turbolenze in Ungheria, diffidenza degli Stati protestanti. Non pertanto fra mezzo a questi ostacoli faceva mostra sovente di abilitá e sempre di perseveranza.

L'impero germanico cercava di riordinarsi nella sua nuova forma, ma ben vedeva mancargli ed unitá ed indipendenza, per l'intrusione di un nuovo elemento nel suo grembo che lo scindeva, cioè la riforma, e per una ben regolata intervenzione di due potenze straniere nel suolo germanico, cioè la Svezia e la Francia, le quali avean garentito il trattato di Munster.

La Svezia era dominata da una successione di principi guerrieri, della quale doveva essere l'ultimo termine quell'uomo straordinario che poi lasciolle la debolezza dopo di sé e quasi l'odio dell'eroismo di cui egli aveva abusato.

La Danimarca faceva un atto mercé del quale spontaneamente poneva nelle mani del re ogni autoritá.

La Polonia dopo che la monarchia elettiva le avea dato de' principi poco abili a riparare i difetti del sistema che la reggeva e delle circostanze che la dominavano, trovava un grand'uomo che faceva sfavillare l'ultima fiamma brillante della politica esistenza di essa.

L'impero ottomano nel progredire della rimanente Europa decadeva o al piú restava stazionario. Sostenuto solo dagl'imbarazzi dell'Austria, dall'imperfezione del reggimento polacco, dallo stato di barbarie della Russia e dalle rivalitá delle altre nazioni europee, era facile il presagire che al mancare di ciascheduno di questi suoi appoggi fortuiti ed estrinseci il suo decadimento avanzavasi. Infatti le sue forze di mare vennero respinte in difensiva alla battaglia di Lepanto e quelle di terra vinte da Sobieski a Vienna.

La Russia, regnante la famiglia Romanow, faceva passi oscuri sí ma reali nella civiltá, attendendo che Pietro primo li mettesse a luce e ne affrettasse il movimento con proporzioni ignote fino a lui.

L'Italia era militarmente occupata, in modo che l'istoria di questo secolo riguarda piú il suolo italiano che gl'italiani stessi. La vita civile esisteva, ma la vita politica era sparita, e molti gli uomini, pochi erano i cittadini che stavan concentrati in Genova, in Venezia. A questa dava ancora qualche celebritá la lotta colla Porta ottomana, ed i nomi di un Mocenigo, di un Morosini protestavano a favore della gloria italiana: quella, benché non fosse spenta in essa ogni energia, stavasi ignota ed oscura, ma indipendente in grazia della generosa magnanimitá di un suo gran cittadino.

Il carattere generale che predomina nell'epoca di cui abbiamo tracciato l'insieme, è quello della societá moderna, vale a dire distinto da quello dell'antica e della societá del medio evo. In quest'epoca fruttando i germi che additammo ne' due precedenti periodi, ne addivenne principal carattere la dominazione dell'elemento monarchico sugli altri elementi che rappresentano le forze sociali e la sommessione di questi a quello. Cosicché la legge a prevalere con piú equitá e ad applicarsi con piú eguaglianza, l'amministrazione a sorgere, le finanze e il commercio e tutte le classi che rappresentano l'industria e la coltivano ad acquistare importanza incominciavano. Questo movimento crescente si trasmetteva sino alle infime classi, le quali benché non avesser soluzione di continuitá con ciò che chiamavasi «terzo stato», pure facilmente vi accedevano acquistando colla industria e colla economia le condizioni richieste a farne parte, poiché veruna artificiale barriera non ne vietava l'ingresso. Possiamo adunque conchiudere che quest'epoca dava la guarentigia di una istorica durata, senza escludere tutte le successive modificazioni risultanti dalla natura di una civiltá progredente e dagli elementi che la componevano, i quali effetti avremo agio ne' seguenti discorsi di notare e mettere in luce. Esposte per tal modo le condizioni generali della societá in quel tempo, passiamo ad indagare piú particolarmente quelle della scienza militare, risolvendo le seguenti quistioni:

1. Quali metodi siensi seguíti per iscegliere gli uomini, le armi e gli ordini nei due periodi in cui dividemmo l'epoca attuale.

2. Quale lo stato delle parti della scienza, cioè tattica, strategia, guerra di assedio, fortificazione ed amministrazione militare, e quali modificazioni risulti aver esse ricevuto cosí dalle pratiche guerresche de' gran capitani di quel tempo che dagli scrittori militari sincroni.

3. Quale lo stato dello scibile cosí per le scienze naturali esatte e morali che per le arti che ne dipendono.

4. Quale il carattere dello stato sociale e la sua tendenza indicandone l'avvenire, non meno che quello dello stato politico risultante dalle guerre dell'epoca in discorso.

5. Come l'insieme di quest'epoca possa dedursi dallo stato della scienza militare.

 

Abbiamo veduto come nel periodo precedente, mutato il sistema della scelta degli uomini, la nobiltá componeva il corpo degli uffiziali e la plebe quello de' soldati, non per dominio che la prima esercitasse di dritto su di questa, ma in virtú di un potere speciale conferito a quella. Nell'epoca di cui trattiamo, fermo rimasto il principio che all'eletta serviva di norma, solo alcune modificazioni lievissime vi si apportarono. La scelta del sovrano, la compera del grado ed in appresso l'educazione in una scuola militare furono i mezzi coi quali si perveniva ad essere uffiziale, ed il dritto ai successivi avanzamenti fu regolato da norme fondate sull'anzianitá o sul merito straordinario che dispensava da questa, di unita al grado che nella societá si occupava. Gli arrolamenti volontari, gl'ingaggi a tempo e la reclutazione forzosa delle milizie furono i mezzi adoperati per tenere al completo e per rinnovare gli eserciti nelle lunghe guerre di quell'epoca. Questi metodi stessi seguivano le nazioni del mezzogiorno e quelle del settentrione con locali modificazioni che non ne alteravano però i princípi. Non cosí le nazioni slave, che componevano la forza pubblica con metodi concordi al loro stato di civiltá, il quale rifletteva e ritraeva in sé le consuetudini del medio evo fuse colle costumanze nazionali anteriori al potere feudale. Cosí ancora i musulmani stabiliti in Europa conservavano la loro orientale civiltá e con essa i metodi per la composizione della loro forza.

Le armi nel primo periodo furon miste: bianche e da fuoco; ma le seconde crescevano a misura che l'archibuso facevasi piú maneggevole ed il fuoco diveniva l'azione piú consueta dell'infanteria, accessoria l'urto. Nel secondo periodo la baionetta inventata da Martinet, risolvendo il problema di un'arme unica che operasse da lungi e da presso, fece sopprimere le picche. La cavalleria non cambiò d'armi, ma la sua proporzione coll'infanteria, che nel primo periodo non fu mai meno della metá e sovente la eguagliò, discese nel secondo alla quarta parte e meno ancora ne' paesi montuosi. L'artiglieria, attesa l'importanza che acquistava il fuoco nelle battaglie, crebbe di proporzione e guadagnò di mobilitá per materiale e per sistema di costruzione piú scientifico. Ma nel secondo periodo quest'arma migliorò di molto per le innovazioni che subí da' francesi, adottate generalmente da tutte le nazioni europee, tranne le slave e le musulmane presso le quali restò sempre la cavalleria arma principale.

Le ordinanze in conseguenza della modificazione delle armi vennero a cangiarsi. Nella fanteria la profonditá variò da cinque a tre: l'organizzazione de' battaglioni, delle compagnie, de' reggimenti, sottoponendosi ad un calcolo ragionato, stabilito sulla quantitá di azione che chi comanda e dirige può avere sui comandati e diretti, divenne piú regolare. Questa teorica stabilita sulle forze della natura serví di base a determinare le proporzioni tra i quadri e le masse. Le diverse modificazioni alla composizione de' corpi succedutesi rapidamente fanno scorgere che tali proporzioni, non arbitrarie ma fondate sulla natura delle cose, anziché essere ritrovate si cercavano ancora col calcolo e coll'esperienza. Finalmente l'uso di una militare divisa uniforme distinse i guerrieri dal resto dei cittadini e rese compiuta agli occhi di tutti la costituzione dell'esercito. La profonditá della cavalleria variò ancora da quattro a due; ma questa variazione di fondo, come quella della fanteria, appartiene al secondo periodo in cui le armi da fuoco erano quasi rimaste sole. Anche l'artiglieria si regolarizzò nella sua organizzazione siccome le altre due armi a cui era di ausilio. Le nazioni slave ed i musulmani vennero con varia proporzione adottando questi cangiamenti; i russi nella massima parte, i musulmani nella minima, ed i polacchi tennero il mezzo fra essi. In generale la composizione di un esercito, quale si era quella osservata nel secondo periodo di questa epoca, si è venuta nelle seguenti epoche perfezionando, ma non mai si è affatto cangiata, poiché gli elementi nel tutto insieme ne furono sempre conservati ed i miglioramenti apportati si aggirarono meno in inventar nuove armi e nuovi elementi di azione che indagar nuovi metodi per trarre dalle invenzioni giá fatte piú sicure, piú facili e piú compiute applicazioni.

La tattica ragionevolmente seguir doveva il miglioramento degli ordini, ed al certo questa conseguenza doveva essere facilitata dalla divisione piú ragionevole delle compagnie e dei battaglioni; ma da ogni ricerca che si faccia negli scrittori militari contemporanei risulta invece che i metodi per muovere in senso differente le masse e metter queste in rapporto col terreno progredirono lentamente ed erano piuttosto d'impaccio a chi comandava che di facilitazione alle sue imprese. Nel primo periodo che a questo riguardo si può fissare sino alla morte di Turenna nel 1675, l'ordine sottile non ancora prevaleva affatto: intendiamo per «sottile» l'ordine primitivo che aveva ancora una profonditá di cinque uomini, e non giá che si usasse il sistema del combattere per colonne, il quale solo per eccezione fu adoperato dal Tallard alla battaglia di Spira. La guerra era piú di movimenti che di posizioni, ed erano piuttosto le marcie di eserciti poco numerosi e perciò piú mobili che decideano le battaglie, che la finezza de' movimenti sul campo e l'intelligente adoperare delle riserve. La cavalleria benché diminuita di fondo, non pertanto piú numerosa nelle sue proporzioni e situata alle ali dell'ordine di battaglia, piú che per la sua tattica influiva nelle battaglie pel suo numero e pel suo valore: essa sola compiva le vittorie e rendeva meno importanti le perdite coprendo la ritirata del vinto. L'artiglieria serviva di appoggio alla parte difensiva dell'esercito e rinforzava tutti gli accidenti di terreno che il richiedevano12. I villaggi incominciavano ad essere considerati come punti di appoggio importanti, la qual cosa addimostra il progresso nell'uso della moschetteria e l'importanza che acquistavano gli accidenti di terreno. In prova di ciò possiamo citare le battaglie di Fribourg, Turckheim, Senef e Nordlingen. La disfatta delle vecchie bande spagnuole a Rocroy in séguito di quella toccata dagli svizzeri, che ne erano stati il modello, a Marignano, fu l'ultimo colpo portato all'ordine profondo della fanteria; cosí che poteasi ornai dire che tutte le belliche nazioni dell'Europa seguissero uno stesso metodo. Ma non cosí gli slavi ed i musulmani, nelle battaglie dei quali, come in quelle del Sobieski a Chotzim ed a Vienna, la cavalleria decideva ancora della lotta e la fanteria operava piú come ausiliaria che come arme principale.

Nel secondo periodo basta vedere nel Feuquières, nelle memorie di Turenna, nel Quinci, istorici contemporanei, come nelle battaglie di Marienthal, di Fribourg, di Rocroy, di Sinzhneim, di Turckheim tutto si riduceva ad un attacco di posti, come a Fribourg; o ad un misto di offensiva e difensiva, come a Nordlingen e nelle altre citate di sopra; o ad un combattimento di retroguardia divenuto generale e sanguinolento ma sterile di conseguenze, come a Senef. L'abolizione delle picche, l'adottazione del fucile colla baionetta come arme unica e la diminuzione di fondo accennata di sopra, cioè quella che attualmente sussiste, fanno presumere il progresso della tattica. Non pertanto l'istoria delle guerre di quel tempo e gli scrittori delle cose militari, tra' quali il Puysegur, ne dimostrano al contrario la decadenza, imperocché se il vero scopo della tattica consiste nella combinazione della soliditá colla mobilitá degli ordini e nel facile e rapido passaggio delle ordinanze richieste per l'offesa a quelle necessarie per la difesa, possiamo affermare che un tale scopo non fu raggiunto in verun modo.

Sembra a prima vista un fenomeno inesplicabile il vedere gli elementi tanto avanzati, cioè gli uomini, le armi e gli ordini, ed i metodi per fame uso cosí poco migliorati: pur tuttavia ci sforzeremo di rintracciarne le ragioni. L'abolizione delle picche e la diminuzione della profonditá non erano per anco supplite dalla soliditá necessaria per sostenere la cavalleria formando un corpo profondo, né dal perfezionamento del fuoco combinato colla baionetta; giacché non si era ritrovata la maniera colla quale oggidí formansi quadrati pieni e vuoti e si dá ad essi una posizione che li faccia scambievolmente sostenere in modo da improvvisare un sistema di fortificazione, né si era tolto l'inconveniente della poca celeritá e della imperfezione del fuoco, cagionate dalla bacchetta di legno e dal non sapere incannare la baionetta senza impedire l'uso offensivo del fucile. Per lo che la fanteria non bastava a reggere gli scontri della cavalleria, e per conseguenza niun fatto d'arme si ravvisa in quell'epoca simile a quei tanti che per questi vantaggi son segnalati nella storia posteriore. Del che fan prova e la guerresca fazione dello Schoulembourg a Fraustadt contro Carlo decimosecondo, nella quale l'infanteria sassone era ancora armata di picche, e quella dell'Anhalt a Hochstett in cui avendo i prussiani adottato i primi la bacchetta di ferro e 'l passo eguale, avea la loro fanteria il vantaggio di tirare e marciare con piú celeritá ed ordine. E questi due esempi gravissimi confermano il nostro detto, imperocché la fanteria che aveva abbandonato le armi e gli ordini che tanto valsero a' sassoni nella loro bella ritirata, e che non aveva adottati i metodi per mezzo de' quali i prussiani poterono dare quel raro esempio di resistenza alla cavalleria, doveva soccombere agli attacchi di questa o almeno evitarli. A questo secondo partito si attennero i capitani di quel tempo, sommettendo il loro ingegno all'imperfezione degl'istrumenti di cui doveano servirsi; la qual cosa unita all'eccessivo aumento di numero ruppe ogni proporzione tra i quadri e le masse e rese meno agevole il muover queste, perdendosi cosí al tempo stesso la soliditá e la mobilitá. Il che diede alle battaglie del secondo periodo un carattere particolare, giudicato per sintoma di decadenza dell'arte, avuto riguardo alla sua natura ed al suo scopo e comparando tra loro le guerre piú celebri e gli usi de' piú gran capitani sino a quest'epoca. Difatto se la guerra è uno stato violento ed eccezionale nell'essere sociale, lo scopo e la natura di quest'arte debbono consistere nel farlo cessare il piú presto che sia possibile per rientrare nello stato normale; dal che consegue la necessitá di fare al nemico il massimo male nel minor tempo, e quindi la guerra di movimenti che agevola la celeritá delle operazioni. Cosí hanno operato fra gli antichi Alessandro, Annibale e Cesare, e fra i moderni Gustavo Adolfo, Montecuccoli e Turenna; al contrario di altri, sommi guerrieri per altro, quali Luxembourg, Villars, Vandôme, Berwick, Eugenio, Malborough, Staremberg, Catinat, Baden, i quali avean ridotto le battaglie o ad un qualche stratagemma ordinato fuori della visuale del nemico, come nel movimento di Luxembourg a Fleurus contro il Valdeck; o ad una sorpresa, quale fu quella fatta dal principe di Orange senza successo a Steinkerque contro Luxembourg; o a difendere accidenti di terreno fidando sulla forza di un'artiglieria accresciuta ma poco mobile e di una fanteria che dopo spiegatasi era incapace di mutar ordine, come nelle battaglie di Nervinde, di Ramillies, di Malplaquet, di Almanza, di Bleinheim e di Fridlingen; o a chiudersi in linee fortificate, come in quella di Torino nel 1706; o a mettersi dietro a ridotti distaccati che lasciano possibile l'offensiva, come quella di Pultawa nel 1709 tra Pietro e Carlo decimosecondo. L'offensiva ancora mancava di energia: non rapidi movimenti operati sul campo di battaglia, non alcun artifizio di tattica per modificare l'ordine primitivo13. Ecco perché erano cosí sterili di conseguenze le sanguinose battaglie di Ramillies, di Malplaquet, che avevano combattenti superiori di numero a quelle di Rivoli e di Marengo ed eguali alle altre di Austerlitz e Fridland, fertili in risultamenti guerrieri ed in effetti politici. In questo secondo periodo il piú importante spettacolo di tattica si osserva nella guerra tra Pietro primo e Carlo decimosecondo: in essa si perfezionava l'esercito svedese, ed il russo facea presagire quei progressi che ora gli dánno tanta parte nei destini dell'Europa e dell'Asia.

10Potendo essere accusati di esporre un principio contraddittorio come carattere dell'epoca, cioè che nel tempo in che tutto tende all'unitá delle nazioni ne indichiamo la tendenza allo scioglimento, vogliamo darne la spiegazione. L'opposizione è apparente, giacché tendevano all'unitá gli elementi simili e alla separazione i contrari, e il principio di nazionalitá doveva produrre i due effetti secondo le circostanze.
11L'amministrazione del maresciallo Suchet in Aragona è nella nostra epoca una pruova di quanto asseriamo.
12La castrametazione seguiva gli ordini di battaglia, e noi ci proponiamo di esaminare ne' seguenti discorsi i cangiamenti a cui fu soggetta e gli effetti e le cause dell'abbandono delle tende per lo serenare. Noi riserbiamo queste investigazioni cosí importanti per l'epoca nella quale le scoperte, i progressi della topografia militare e l'istituzione dello stato maggiore cui esse si legano, ne addimandano la disamina e le rendono piú interessanti.
13Diremo in appresso come il perfezionamento della tattica era impedito dalla poca mobilitá dell'artiglieria che a questa epoca, una volta stabilita in posizione, non era piú suscettiva di movimenti.