Prima Che Commetta Peccato

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CAPITOLO CINQUE

L’orologio sul cruscotto della macchina segnava le 15:08 quando il pastore uscì dalla chiesa.

L’uomo rimase ad osservarlo attraverso il parabrezza, da lontano. Sapeva che quell’uomo era un santo; aveva una straordinaria reputazione e la sua chiesa era stata benedetta. Eppure, era deluso. A volte credeva che i santi dovessero distinguersi dal resto del mondo, essere più facili da identificare. Come in quegli antichi quadri religiosi, dove Gesù aveva un’aureola dorata intorno alla testa.

A quel pensiero ridacchiò, senza perdere di vista il pastore, che aveva incontrato un altro uomo davanti ad una macchina vicino alla chiesa. Doveva trattarsi di un aiutante o un assistente. L’aveva già visto, ma non gli interessava. Era un pesce piccolo.

No, a lui interessava molto di più il pastore capo.

Chiuse gli occhi mentre i due uomini parlavano. Nel silenzio dell’abitacolo, si mise a pregare. Sapeva che poteva pregare dovunque e Dio l’avrebbe sentito. Era da tempo ormai che aveva capito che a Dio non importava dove ti trovassi quando pregavi o confessavi i tuoi peccati. Non dovevi per forza essere in un edificio maestoso e appariscente. Anzi, la Bibbia diceva che costruzioni elaborate come quella erano un affronto a Dio.

Terminata la sua preghiera, ripensò a quel passaggio delle Scritture. Lo ripeté piano, in un tono di voce cupo.

“E quando pregate, non siate come gli ipocriti. Poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini.”

Tornò a guardare il pastore, che si allontanava dall’altro uomo per dirigersi alla macchina.

“Ipocrita” disse, nella voce un misto di veleno e tristezza.

Sapeva anche che la Bibbia metteva in guardia contro i falsi profeti nei giorni della fine. Del resto, era proprio quello il motivo per cui era entrato in azione. I falsi profeti, coloro che parlavano di rendere gloria al Signore con un occhio puntato al cestino delle offerte, mentre questo veniva passato di mano in mano; gli stessi che predicavano di santificazione e purezza rivolgendo ai ragazzini occhiate lascive. Erano i peggiori, persino peggio degli spacciatori e degli assassini. Peggio degli stupratori e dei pervertiti sulle strade.

Tutti lo sapevano. Eppure, nessuno faceva nulla.

Fino a quel momento. Fino a che non aveva udito Dio parlare con lui, dicendogli di rimettere le cose a posto.

Era suo dovere liberare il mondo da questi falsi profeti. Era un compito cruento, ma era un compito affidatogli da Dio. Ed era tutto ciò che gli bastava sapere.

Osservò il prete entrare in macchina e allontanarsi dalla chiesa.

Dopo qualche istante, si mise in marcia anche lui, seguendo il religioso da una certa distanza.

Quando frenò al semaforo rosso, dal bagagliaio gli giunse alle orecchie il melodico tintinnare dei chiodi che aveva pronti in uno scatolone.

CAPITOLO SEI

Cammina verso la chiesa, la luna rosso sangue che proietta l’ombra del suo corpo sul marciapiede, facendola somigliare ad un lungo insetto: una mantide religiosa, o forse un millepiedi. Sulla cattedrale, una grossa campana chiama a raccolta tutti per cantare, pregare, venerare.

Ma Mackenzie non può entrare in chiesa. Un drappello di persone è radunato davanti al portone d’ingresso. Vede Ellington, McGrath, Harrison, sua madre e sua sorella, persino Bryers, il suo ex partner, e alcuni degli uomini con cui ha lavorato quando faceva la detective in Nebraska.

“Cosa state facendo?” chiede.

Ellington si volta verso di lei. Ha gli occhi chiusi e indossa un abito elegante e una cravatta rosso sangue. Le sorride, sempre con gli occhi chiusi, e si porta un dito sulle labbra. Al suo fianco, la madre di Mackenzie indica l’ingresso della chiesa.

Ed ecco là suo padre. Appeso, crocifisso. Ha in testa una corona di spine e da una ferita nel fianco cola un liquido che sembra olio di motore. La sta fissando, con gli occhi sbarrati e lo sguardo folle. È pazzo, Mackenzie lo intuisce da quello sguardo e dal ghigno che ha sulle labbra.

“Sei dunque giunta qui per salvarti?” le chiede.

“No” risponde lei.

“Sicuramente non sei qui per salvare me. Per quello è troppo tardi. E adesso inchinati. Venerami. Trova la pace in me.”

Come se qualcuno l’avesse spezzata dall’interno, Mackenzie si inginocchia. Il movimento è brusco, la pelle si lacera contro l’asfalto. Intorno a lei, gli altri iniziano a intonare un canto in una strana lingua. Lei apre la bocca per unirsi a loro e ne escono parole sconosciute. Solleva lo sguardo sul padre e vede che un’aureola infuocata gli cinge la testa. È morto ora, il suo sguardo è vuoto, assente, e dalla bocca fuoriesce un rivolo di sangue.

Le campane continuano a suonare, a suonare.

A suonare...

Qualcosa stava suonando.

Il cellulare. Mackenzie si risvegliò con un sussulto. Lesse distrattamente l’ora sulla sveglia sul comodino: le 2:10 di notte. Rispose tentando di scacciare dalla mente gli ultimi brandelli dell’incubo.

“Agente White.”

“Buongiorno” disse la voce di Harrison. Mackenzie era segretamente delusa. Si aspettava che fosse Ellington. Dopo aver ricevuto quel misterioso incarico da McGrath aveva promesso di chiamarla, ma per il momento non l’aveva ancora sentito.

Harrison, pensò assonnata. Che diavolo vuole?

“È troppo presto per il buongiorno, Harrison” protestò.

“Lo so” fece lui. “Mi dispiace, ma chiamo per conto di McGrath. C’è stato un altro omicidio.”

***

Tramite uno scambio di messaggi, Mackenzie ricostruì quello che era successo. Una coppia ribelle si era appartata nel parcheggio di una chiesa molto famosa per fare sesso. Proprio quando le cose si stavano facendo interessanti, la ragazza aveva visto qualcosa di strano sulla porta, spaventandosi al punto da porre fine al divertimento che avevano in programma. Il ragazzo, seccato per l’interruzione, era andato a controllare e aveva trovato un corpo inchiodato al portone.

La chiesa era una delle più grandi in città: la Living Word. Veniva nominata spesso dai notiziari, poiché il Presidente andava spesso a messa lì. Mackenzie non ci era mai stata (non metteva piede in una chiesa da una domenica ai tempi del college, sopraffatta dai sensi di colpa) e quando arrivò nel parcheggiò rimase colpita dalle dimensioni di quel luogo.

Era una delle prime persone arrivate sulla scena. La squadra della Scientifica si stava avvicinando al portone. Da un’auto parcheggiata scese un’agente che a quanto pareva la stava aspettando. Mackenzie non si stupì di vedere che si trattava di Yardley, l’agente che si era occupata del primo caso, quello di padre Costas.

Yardley la raggiunse sul vialetto che portava all’ingresso. Sembrava stanca, ma anche eccitata, come spesso succedeva agli agenti.

“Agente White” la salutò. “Grazie per aver fatto così presto.”

“Non c’è problema. Sei stata la prima ad arrivare?”

“Sì, è stato Harrison a chiamarmi e dirmi di venire qui.”

Mackenzie stava per commentare quel dettaglio, ma non lo fece. Strano che non sia stata avvertita per prima, pensò. Forse McGrath ha deciso di dare a lei il ruolo che aveva Ellington. In effetti ha senso, dato che lei era già in ballo con il caso Costas.

“Hai già visto il cadavere?” chiese Mackenzie mentre raggiungevano l’ingresso.

“Sì, da un metro di distanza. È identico agli altri.”

Dopo pochi passi, Mackenzie poté constatarlo da sé. Si tenne leggermente indietro, per lasciar lavorare gli agenti della Scientifica. Questi procedettero alacremente, così che le due federali potessero avere il tempo per fare le loro osservazioni.

Yardley aveva ragione. La scena era identica, incluso il lungo taglio in fronte. L’unica differenza era che le mutande della vittima stavolta erano scivolate fino alle caviglie, oppure erano state calate apposta.

Un membro della squadra si rivolse a loro. Sembrava abbattuto, forse addirittura triste.

“La vittima è Robert Woodall. Il capo di questa chiesa.”

“Ne è sicuro?” chiese Mackenzie.

“Assolutamente sì. La mia famiglia frequenta questa chiesa. Ho sentito quest’uomo recitare almeno cinquanta sermoni.”

Mackenzie si avvicinò al corpo. Le porte della Living Word non erano decorate come quelle della Cornerstone o della Blessed Heart; erano più moderne, di un legno massiccio invecchiato e sagomato per somigliare alla porta di un fienile.

Come le altre vittime, il pastore Woodall aveva le mani inchiodate e le caviglie legate con un filo metallico. Mackenzie studiò i genitali scoperti, domandandosi se quella nudità fosse stata decisa dal killer. Non vide niente di strano e concluse che le mutande dovevano essere scivolate da sole, forse appesantite dal sangue di cui erano impregnate. Le ferite erano numerose: alcune erano sul petto, mentre le scie di sangue lungo i fianchi e le gambe suggerivano che ce n’erano altre sulla schiena, anche se questa non era visibile.

Mackenzie individuò un’altra ferita, più sottile, che le riportò alla mente le immagini infernali dell’incubo di poco prima.

Un taglio si apriva sul fianco destro di Woodall. Era piccolo ma ben visibile. Era estremamente pulito e netto. Mackenzie lo osservò più da vicino e, rivolgendosi a un membro della Scientifica, disse: “Cosa vi sembra questo?”

“Sì, l’abbiamo notato” disse lo stesso uomo che aveva identificato il pastore Woodall. “Pare una sorta di incisione. Forse è stata fatta con un coltello da modellismo, tipo un X-Acto.”

 

“Però gli altri tagli e ferite” osservò Mackenzie “sono state provocate da una lama comune, no? I bordi e l’inclinazione...”

“Esatto. Lei è religiosa?” domandò l’uomo.

“Sembra una domanda frequente in questi giorni” replicò Mackenzie. “A prescindere dalla mia risposta, riconosco l’importanza di un taglio sul fianco. È dove Cristo fu trafitto con la lancia mentre era sulla croce.”

“Sì” disse Yardley alle sue spalle. “Ma non ne uscì sangue, giusto?”

“Esatto” proseguì Mackenzie. “Secondo le Scritture, dalla ferita uscì dell’acqua.”

Allora perché il killer ha deciso di mettere in risalto questa ferita? si domandò. E perché sugli altri corpi non c’era?

Face un passo indietro e rimase ad osservare la scena, mentre Yardley scambiava due parole con alcuni membri della Scientifica. Quel caso l’aveva già innervosita abbastanza, ma quell’incisione nel fianco di Woodall le fece temere che ci fosse sotto qualcosa di più profondo. Era un simbolismo a più livelli.

È evidente che il killer ha premeditato tutto, pensò. Ha un piano e lo sta seguendo metodicamente. Non solo, con l’aggiunta di questa incisione nel fianco abbiamo la certezza che non sta uccidendo solo per il gusto di uccidere; sta cercando di comunicare un messaggio.

“Ma quale messaggio?” si chiese a voce alta.

Nelle ore più buie della notte, in piedi davanti all’ingresso della Living Word, Mackenzie tentava di trovare quel messaggio scritto sul corpo del pastore morto.

CAPITOLO SETTE

Nel lasso di tempo trascorso da quando Mackenzie se ne andò dalla Living Word a quando raggiunse il J. Edgar Hoover Building, i media avevano chissà come scoperto dell’ultimo omicidio. Anche l’uccisione di padre Costas era finita sui notiziari, ma non quella di Ned Tuttle. Tuttavia, la morte del leader religioso di una chiesa famosa come la Living Word avrebbe fatto clamore. Erano le 4:10 quando Mackenzie arrivò agli uffici dell’FBI per incontrare McGrath. Immaginò che i particolari sul pastore Woodall e sul caso sarebbero stati al centro dell’interesse dei notiziari locali del mattino, e che per ora di pranzo avrebbero raggiunto quelli nazionali.

Quando mise piede nell’ufficio di McGrath, le parve di avvertire nell’aria la crescente pressione del caso. Il suo capo era seduto al piccolo tavolo delle riunioni, ed era al telefono con qualcuno. Insieme a lui c’erano l’agente Harrison, che leggeva qualcosa su un portatile, e Yardley, che era arrivata pochi minuti prima di Mackenzie, e al momento sembrava in attesa di istruzioni.

Vedendoli tutti lì, Mackenzie desiderò che ci fosse anche Ellington. Ancora non sapeva dove McGrath l’avesse spedito. Si chiese se c’entrasse qualcosa il caso delle crocifissioni, ma se così fosse, perché nessuno le aveva ancora detto dove si trovava?

Quando finalmente McGrath terminò la telefonata, osservò i presenti sospirando. “Era il vicedirettore Kirsch” disse. “Vuole mettere in campo anche tre dei suoi agenti per questo caso. Adesso che i media hanno annasato la notizia, siamo fregati. Sta per diventare una cosa grossa, e alla svelta.”

“Per quale motivo?” chiese Harrison.

“La Living Word è una chiesa famosissima. Il Presidente la frequenta, così come altri politici. La trasmissione in podcast fa cinquemila ascolti ogni settimana. Non che Woodall fosse una celebrità, però era molto conosciuto. E se si tratta della chiesa frequentata dal Presidente...”

“Afferrato” fece Harrison.

McGrath guardò Mackenzie e Yardley. “Trovato qualcosa sulla scena?”

“Sì, forse” disse Mackenzie, quindi descrisse nei particolari l’incisione sul fianco di Woodall. Tuttavia, tenne per sé il significato simbolico che poteva avere. Non aveva ancora una teoria solida e non le andava di perdere tempo in speculazioni.

McGrath sembrava preso dal panico. Allargò le mani sul tavolo e, guardandoli tutti, disse. “Adesso ci mettiamo qui e rivediamo tutto ciò che sappiamo. Voglio che Kirsch e la sua squadra abbiano a disposizione le nostre stesse informazioni. Compresi voi, al momento ci sono sei agenti sul caso. Se collaboriamo condividendo ogni nuovo dettaglio, forse riusciremo a fermare questo bastardo prima che colpisca ancora.”

“Dunque” iniziò Yardley, “sappiamo per certo che non si limita ad una sola confessione. Anzi, sembra piuttosto che stia cercando di evitarlo. Per ora abbiamo una chiesa cattolica, una presbiteriana e una ecumenica.”

“Un’altra cosa da considerare” intervenne Mackenzie “è che non sappiamo ancora se usi la crocifissione come forma di punizione simbolica, oppure per deridere la religione.”

“E che differenza farebbe?” volle sapere Harrison.

“Finché non sappiamo il ragionamento che c’è dietro, non possiamo ipotizzare un movente” spiegò Mackenzie. “Se lo fa a mo’ di scherno, probabilmente è un non-credente, forse addirittura un ateista adirato, oppure un ex credente. Se invece usa la crocifissione come gesto simbolico, allora potrebbe trattarsi di una persona estremamente devota, per quanto professi la sua fede in modi a dir poco strani.”

“E questo taglio particolare sul fianco di Woodall” chiese McGrath “non era su nessuna delle altre vittime?”

“No” confermò Mackenzie. “È un elemento nuovo. Per questo sono convinta che abbia un significato. Forse il killer sta cercando di comunicarci qualcosa. Oppure è completamente impazzito.”

McGrath si alzò e si mise a fissare il soffitto, come in cerca di risposte. “Non sono cieco” disse quindi. “Lo vedo anch’io che non abbiamo indizi, né piste concrete. Però, se non riusciamo a trovare qualcosa che somigli ad una pista prima che questa storia finisca in pasto ai notiziari nazionali tra poche ore, le cose si metteranno male. Kirsch mi ha detto di aver già ricevuto la telefonata di una deputata che voleva sapere com’era possibile che non fossimo riusciti ad arrestare l’assassino appena Costas è stato ucciso. Perciò voi tre dovete procurarmi qualcosa. Se entro oggi pomeriggio non avrò nessun nuovo elemento, dovrò allargare il cerchio e mettere in campo più risorse, più uomini... E preferirei davvero evitarlo.”

“Posso andare alla Scientifica” si offrì Yardley.

“Per me può anche lavorare insieme a loro direttamente” disse McGrath. “Mi basta fare una telefonata per dare il mio consenso. Voglio che lei sia là nell’istante in cui scoprono qualcosa su quei corpi.”

“Potrebbe essere come cercare un ago in un pagliaio” disse Harrison, “ma io potrei occuparmi di controllare le ferramenta del posto per scoprire tutti i clienti che negli ultimi mesi hanno acquistato i chiodi che usa il nostro uomo. Da quel che ho capito, non sono così comuni.”

McGrath annuì. Era una buona idea, ma l’espressione sul suo volto esprimeva preoccupazione per il tempo che ci sarebbe voluto.

“E lei, White?” fece rivolto a Mackenzie.

“Mi occuperò di famigliari e colleghi” disse. “In una chiesa delle dimensioni della Living Word, deve pur esserci qualcuno che abbia un’idea del perché Woodall possa essere stato preso di mira.”

McGrath batté forte le mani e tornò a sedersi. “Per me va bene. Mettetevi al lavoro e aggiornatemi ogni ora. Intesi?”

Yardley ed Harrison annuirono all’unisono. Harrison chiuse il portatile e si alzò. Mackenzie aspettò che tutti e due fossero usciti, poi si voltò verso McGrath.

“Che accidenti c’è?” chiese McGrath.

“Sono curiosa” disse lei. “L’agente Ellington sarebbe stato un valido aiuto per questo caso. Dove l’ha mandato?”

McGrath si dimenò a disagio sulla sedia e lanciò un’occhiata fuori dalla finestra, dove era ancora buio.

“Naturalmente, quando gli ho assegnato l’altro incarico, non avevo idea che questo caso sarebbe diventato una questione nazionale. Ad ogni modo, con tutto il rispetto, non sono affari suoi dove l’ho spedito.”

“Con tutto il rispetto” protestò Mackenzie cercando di controllarsi “lei mi ha tolto un partner con il quale lavoro molto bene, così adesso sono sola.”

“Non è da sola” puntualizzò McGrath. “Harrison e Yardley sono estremamente efficienti. Perciò adesso... la prego, agente White, si metta al lavoro.”

Mackenzie avrebbe voluto insistere, ma non ne vedeva il motivo. L’ultima cosa che le serviva era far incazzare McGrath. C’erano già abbastanza pressioni, non voleva aggiungere alla lista anche le ire di McGrath.

Lo salutò con un secco cenno del capo e uscì dall’ufficio. Mentre raggiungeva l’ascensore, prese il cellulare. Era troppo presto per telefonare a Ellington, così gli lasciò un messaggio.

Come va? digitò. Chiamami o mandami un messaggio quando puoi.

Inviò il messaggio ed entrò in ascensore, poi andò nel parcheggio dove aveva lasciato l’auto. Fuori, la mattina era ancora buia: un buio denso che sembrava capace di nascondere qualunque segreto.

CAPITOLO OTTO

Dopo aver bevuto una tazza di caffè, Mackenzie tornò alla Living Word. Si rendeva conto che si trattava di una congregazione molto grande, e che ci avrebbe messo un’eternità a parlare singolarmente con ogni persona. Immaginò che, se la voce si era già sparsa, c’erano buone probabilità che tutte le persone vicine al pastore Woodall si trovassero in chiesa, forse a dire qualcosa in suo ricordo, oppure per stare vicino a Dio in quel momento di lutto.

Il suo intuito ancora una volta si rivelò giusto. Al suo arrivo, Woodall era stato rimosso dal portone. Anche se c’erano ancora parecchie forze locali di polizia e agenti federali, c’erano anche persone comuni, radunate dietro i sigilli gialli che delimitavano la zona del crimine.

Alcune piangevano, molte si abbracciavano. Mackenzie notò un uomo solo, che stava in piedi con la testa girata dall’altra parte, leggermente abbassata, e le labbra che si muovevano impercettibilmente, recitando una preghiera.

Mackenzie aspettò che terminasse, poi lo avvicinò. Vide che aveva un’espressione adirata.

“Mi scusi, signore, ha un momento?” gli chiese mostrandogli il distintivo e presentandosi.

“Sì” disse l’uomo sbattendo le palpebre e strofinandosi gli occhi con le dita, come per tentare di scacciare le ultime tracce di sonno, o di un incubo. Le tese la mano e si presentò. “Sono Dave Wylerman, mi occupo del dipartimento di musica qui alla Living Word.”

“C’è un dipartimento di musica?”

“Sì, abbiamo quattordici musicisti che si alternano formando tre gruppi.”

“Perciò lei ha lavorato con il pastore Woodall in passato?”

“Assolutamente sì. Lo incontravo almeno due volte la settimana. A parte le riunioni, negli ultimi dieci anni è diventato un caro amico di famiglia, sia per mia moglie che per i miei figli.”

“Le viene in mente qualcuno che possa aver compiuto un’azione del genere? Qualcuno che serbasse rancore verso di lui?”

“Be’, la chiesa è molto grande. Non credo ci sia qualcuno qui che conosca tutte le persone che la frequentano. Ad ogni modo, a me non viene in mente nessuno che potesse avercela con lui fino a questo punto...”

Il buio aveva nascosto le lacrime di Dave Wylerman fino a quel momento, ma quando questi alzò gli occhi verso di lei, erano lucidi. Sembrava tormentato, come se tentasse di trovare le parole giuste per dire qualcosa.

“Ha un momento per parlare in privato?” chiese Mackenzie.

“D’accordo.”

Gli fece cenno di seguirla, quindi si allontanò dall’entrata della chiesa tornando alla macchina. Aprì la portiera del passeggero, immaginando che potesse fargli bene un attimo di riposo. Lei salì dal lato del guidatore e una volta la porta, si accorse che Wylerman stava lottando per non crollare.

“Le altre persone che lavorano in chiesa sono state informate?” domandò Mackenzie.

“No, solo io, gli anziani e alcune persone molto vicine al pastore Woodall. Però li stanno informano adesso. Immagino che nel giro di un’ora lo sapranno tutti.”

Meglio, pensò Mackenzie, così riceveranno la notizia da qualcuno che conoscono, piuttosto che sentirla dai notiziari.

“Mi corregga se sbaglio” proseguì lei, “ma poco fa mi sembrava turbato. C’è qualcosa che vuole dirmi che non voleva che altri sentissero?”

“Be’, come sa, è una grande comunità. Ogni domenica, contando entrambe le funzioni che celebriamo, ci sono tra le cinque e le settemila persone. Con un gruppo così nutrito di fedeli, abbiamo bisogno di molti anziani che si occupino di varie cose. Qui alla Living Word ne abbiamo sei, anzi, ne avevamo sei. Uno di loro aveva iniziato a suscitare preoccupazione fra gli altri, prima di andarsene. Non credo che sarebbe capace di fare una cosa del genere, ma... non lo so. Le cose che aveva insinuato... hanno colto tutti alla sprovvista. Sia gli anziani... che gli altri ecclesiastici...”

 

“Come si chiama questa persona?”

“Eric Crouse.”

“Che genere di insinuazioni ha fatto?” volle sapere Mackenzie.

“Continuava a blaterare di come le cose rimaste nel buio sarebbero venute alla luce prima o poi, e che la luce sarebbe stata abbagliante, che rimanere folgorati da questa luce forse era proprio quello che serviva alla Living Word.”

“Quanto è durato questo comportamento?” chiese Mackenzie.

“Circa per un mese. Da quello che ho capito, se n’è andato di sua spontanea volontà più o meno due settimane fa, ma prima di allora gli anziani ne avevano parlato tra loro e il pastore Woodall stava per chiedergli di abbandonare il proprio ruolo. Il fatto è che tutto ciò che diceva Eric era accurato, stando alle Scritture. Erano cose dette da Gesù, cose in cui credono tutti quelli che frequentano la Living Word. Ma... so che può sembrare stupido... era il modo in cui le diceva, ha presente? Come se si riferisse a qualcosa di specifico. Inoltre, non aveva mai parlato a quel modo prima. Era anziano, certo, ma non era il tipo da recitare versi della Bibbia a memoria o tenere prediche infervorate.”

“Allora, se non crede che sarebbe capace di compiere un omicidio, perché mi ha voluto fare il suo nome? È stato solo questo improvviso cambiamento di carattere ad allarmarvi?”

Wylerman alzò le spalle. “No. Alcuni hanno iniziato a notare che Eric faceva di tutto per evitare incontri dove il pastore Woodall era presente. Non sono mai stati grandi amici, ma andavano d’accordo. Poi all’improvviso, da quando ha iniziato a parlare della luce e delle tenebre, ha preso anche le distanze da Woodall.”

“Ha detto che ha abbandonato la comunità due settimane fa?”

“Sì, giorno più, giorno meno. Non so se adesso sia al servizio di qualche altra chiesa. La cosa strana, tra l’altro, è che sembrava conoscere a memoria gli impegni di Woodall. Era appena tornato da un ritiro qualche giorno prima.”

“Un ritiro?”

“Sì, una piccola pausa che si concede due volte l’anno. Se ne va su una piccola isola tranquilla al largo della Florida.”

“Da quanto era tornato?” volle sapere Mackenzie.

“Lui e la moglie erano tornati cinque giorni fa.”

Mackenzie rifletté per un momento, memorizzando le nuove informazioni, poi chiese: “Sa per caso dove vive Crouse?”

“Sì, sono stato a casa sua in un paio di occasioni, per piccoli gruppi di preghiera.”

Mackenzie non sapeva bene perché, ma c’era qualcosa di inquietante in tutto quello. La tempistica con cui Eric Crouse aveva lasciato la Living Word era quasi perfetta per il sospettato che cercava. La disturbava il pensiero che l’uomo che aveva davanti, distrutto dal dolore, potesse aver lavorato a stretto contatto con il responsabile di tre omicidi.

“Potrebbe dirmi dove?”

“Certo” disse Wylerman, “ma le sarei grato se non gli rivelasse che ha ottenuto l’informazione da me... né da altri alla Living Word, in realtà.”

“Capisco, d’accordo” disse lei.

Seppur riluttante, Wylerman le indicò come arrivare alla casa di Eric Crouse. Mackenzie si annotò le indicazioni sul telefono. Mentre parlava con lei, Wylerman era probabilmente con la mente ancora insieme ai suoi compagni di chiesa. Adesso guardava in quella direzione, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

“Grazie per il suo tempo, signor Wylerman” disse Mackenzie.

Wylerman annuì senza aggiungere altro, poi scese dall’auto. Mentre raggiungeva il gruppetto radunato davanti all’edificio, teneva la testa bassa, e Mackenzie notò che tremava. Non aveva mai capito come le persone potessero avere una fiducia tanto incrollabile in un Dio invisibile, però rispettava il senso della comunità che era evidente tra coloro che condividevano la stessa fede. In quel momento le dispiaceva da morire per Dave Wylerman, e per tutti coloro alla Living Word che domenica mattina avrebbero sentito il peso del vuoto lasciato da Woodall.

Mackenzie mise in moto e si diresse a ovest, verso quella che sembrava la prima pista solida di quel caso.

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