In Cerca di Vendetta

Text
Aus der Reihe: Un Mistero di Riley Paige #10
0
Kritiken
Leseprobe
Als gelesen kennzeichnen
Wie Sie das Buch nach dem Kauf lesen
Schriftart:Kleiner AaGrößer Aa

CAPITOLO DIECI

Due persone erano ferme accanto ad un corpo, che era stato appena scoperto. Riley si diresse verso uno di loro, un uomo robusto di circa la sua età.

“Il Capo Joseph Sinard, presumo” lei disse, offrendogli la mano.

L’uomo annuì e le strinse la mano.

“La gente di qui mi chiama semplicemente Joe.”

Sinard indicò un uomo obeso e dall’espressione annoiata sulla cinquantina, che era accanto a lui: “Questo è Barry Teague, il coroner della contea. Voi due siete le agenti dell’FBI che stavamo aspettando, immagino.”

Riley e Jenn mostrarono i loro distintivi e si presentarono.

“Ecco la nostra vittima” Sinard disse.

Indicò un punto in fondo al buco poco profondo, dove una ragazza giaceva a terra con indosso un prendisole arancione acceso. Il vestito era tirato su fin sopra le cosce, e Riley vide che le era stata tolta la biancheria. Non indossava le scarpe. Il viso era insolitamente pallido, e la bocca spalancata conteneva ancora della terra. Gli occhi anche erano spalancati. Il corpo sporco di terra era privo di colore, non aveva più quello tipico di un essere umano.

Riley tremò un po’. Raramente provava alcuna emozione, vedendo un cadavere: ne aveva visti talmente tanti nel corso degli anni. Ma questa ragazza le rammentava troppo April.

Riley si rivolse al coroner.

“E’ giunto a qualche conclusione, Signor Teague?”

Barry Teague si accovacciò accanto alla buca, e Riley fece lo stesso.

“La situazione è brutta, molto brutta” disse con una voce priva di emozione.

Indicò le cosce della vittima.

“Vede quei lividi?” lui chiese. “Mi fanno pensare che sia stata stuprata.”

Riley non lo disse, ma era certa che l’uomo avesse ragione. A giudicare dall’odore, immaginò anche che la ragazza fosse morta la notte precedente, e che fosse rimasta sepolta per la maggior parte di quel tempo.

Poi, chiese al coroner: “Quale pensa sia la causa della morte?”

Teague emise un verso che esprimeva impazienza.

“Non lo so” rispose. “Forse se voi federali mi lasciaste portare il corpo via da qui, facendomi fare il mio lavoro, potrei scoprirlo.”

Riley era incollerita dentro di sé. Il risentimento dell’uomo nei confronti della presenza dell’FBI era palpabile. Lei e Jenn Roston stavano per trovare molta resistenza da parte dei locali?

Si rammentò che era stato il Capo Sinard a richiedere la loro presenza. Almeno, poteva contare sulla sua collaborazione.

Poi, si rivolse di nuovo al coroner: “Può portarla via ora.”

Si rimise in piedi e si guardò intorno. Vide un uomo anziano a circa quindici metri di distanza, sporgersi contro un trattore e guardare verso il corpo.

“Chi è quello?” chiese al Capo Sinard.

“George Tully” fu la risposta di Sinard.

Riley ricordò che George Tully era il proprietario di quella terra.

Lei e Jenn lo raggiunsero e si presentarono. Tully sembrò a malapena notare la loro presenza. Continuava a guardare verso il corpo, mentre la squadra di Teague si preparava attentamente a rimuoverlo.

Riley gli disse: “Signor Tully, so che è stato lei a trovare la ragazza.”

L’uomo annuì, quasi annoiato, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal cadavere.

Riley proseguì: “So che è difficile. Ma per favore, potrebbe raccontarmi che cos’è successo?”

Tully si espresse con voce vaga e distante.

“Non c’è molto da dire. Io ed i ragazzi siamo usciti stamattina presto per seminare. Ho notato qualcosa di strano nel suolo, lì. Il suo aspetto mi ha preoccupato, perciò ho iniziato a scavare … e poi, l’ho trovata.”

Riley sentiva che Tully non sarebbe stato in grado di dirle molto.

Jenn chiese: “Ha idea di quando il corpo possa essere stato sepolto qui?”

Tully scosse la testa senza aggiungere nulla.

Riley si guardò intorno per un istante. Il campo sembrava essere stato recentemente arato. “Quando avete arato il campo?” insisté con una nuova domanda.

“L’altro ieri. No, ancora prima. Stavamo appena cominciando a seminarlo oggi.”

Riley cominciò a riflettere. Sembrava reggere la sua ipotesi che la ragazza fosse stata uccisa e poi sepolta la notte precedente.

Tully diede un’occhiata veloce, mentre continuava a fissare davanti a sé.

“Il Capo Sinard mi ha detto il suo nome” l’uomo disse. “Katy, il cognome era Philbin, mi sembra. Stranamente, non riconosco quel nome. E non riconosco nemmeno lei. Una volta …”

Poi fece una pausa di un istante.

“Una volta conoscevo piuttosto bene tutte le famiglie in città, e anche i loro figli. I tempi sono cambiati.”

C’era un’insensibile, dolorosa tristezza nella sua voce.

Riley riuscì a sentire il suo dolore ora. Era sicura che avesse sempre vissuto lì, così come i genitori, i nonni e i bisnonni, e lui aveva sperato di passare la fattoria ai figli e nipoti.

Non aveva mai immaginato che una cosa simile potesse succedere lì.

Lei si rese conto anche di un’altra cosa: Tully era rimasto nello stesso punto esatto per ore, osservando con inorridita incredulità il corpo della povera ragazza. Aveva trovato il cadavere al mattino presto, l’aveva riferito e, poi, non era riuscito a staccarsi da quel punto. Ora che stavano portando via la vittima, forse anche lui si sarebbe spostato.

Ma Riley sapeva che l’orrore non avrebbe abbandonato l’uomo.

Le sue parole riecheggiarono nella sua mente …

“I tempi sono cambiati.”

Doveva aver percepito che il mondo fosse impazzito.

E forse è proprio così, Riley pensò.

“Siamo terribilmente dispiaciuti che sia accaduto” Riley gli disse.

Poi, lei e Jenn tornarono verso il punto che era stato scavato.

La squadra di Teague ora aveva adagiato il corpo su una barella, coprendolo. Si stavano cautamente muovendo sopra il terreno arato, dirigendosi verso il veicolo del coroner.

Teague si avvicinò a Riley e Jenn. Parlò con quello che era il suo tono apparentemente monotono.

“Per rispondere alla vostra domanda relativa alla modalità della morte … ho dato un’ulteriore occhiata, e lei è stata picchiata, l’ha colpita più di una volta. Questo è quanto.”

Senza aggiungere un’altra parola,  si voltò e tornò ad unirsi alla sua squadra.

Jenn sbottò con una risatina irritata.

“Beh, sembra che il test sia stato fatto per quanto lo riguarda” lei disse. “E’ un vero tesoro.”

Riley scosse la testa, concordando sgomenta.

Poi, si avvicinò al Capo Sinard, chiedendogli: “E’ stato trovato altro insieme al corpo? Una borsetta? Un cellulare?”

“No” fu la risposta di Sinard. “Chiunque sia il colpevole, deve averli tenuti con sé.”

“Io e l’Agente Roston dovremo incontrare la famiglia della ragazza al più presto possibile.”

Il Capo Sinard si accigliò leggermente.

“Sarà molto difficile” disse. “Il padre, Drew, è venuto da poco ad identificare il corpo. Era in uno stato pessimo quando se n’è andato.”

“Capisco” commentò Riley. “Ma è davvero necessario.”

Il Capo Sinard annuì, estrasse una chiave dalla sua tasca, e indicò un’auto lì vicino.

“Immagino che a voi due serva un mezzo di trasporto” disse loro. “Potete usare la mia auto, per tutto il tempo che resterete qui. Io guiderò un veicolo della polizia e vi starò davanti, mostrandovi dove vivono i Philbin.”

Riley lasciò che Jenn prendesse le chiavi e si mettesse alla guida. Presto seguirono l’auto della polizia di Sinard, diretti verso la cittadina di Angier.

Riley chiese alla nuova partner: “Quali sono le tue idee a questo punto?”

Jenn guidò in silenzio per un istante, mentre sembrava rimuginare sulla domanda.

Poi, disse: “Sappiamo che la vittima aveva diciassette anni, circa la metà delle vittime di questo genere di crimine hanno questa età. E’ pur sempre un caso insolito. Molte vittime di predatori sessuali sono prostitute. Questo può ricadere nel dieci per cento di vittime di conoscenti in un modo o nell’altro.”

Jenn fece una nuova pausa.

Poi, aggiunse: “Più della metà di questo genere di omicidi avviene per strangolamento. Ma il trauma causato dalla forza bruta è la seconda causa di morte più diffusa. Perciò, in tal senso, questo omicidio potrebbe non essere atipico. Eppure, ci mancano molti dati. La domanda più importante è se abbiamo a che fare con un serial killer.”

Riley annuì tristemente, concordando. Jenn non stava dicendo nulla che lei non sapesse già, ma quali che fossero i suoi sospetti nei confronti della nuova partner, almeno quest’ultima si stava dimostrando bene informata. Ed entrambe stavano considerando la possibilità di una terribile risposta a quella domanda, sperando entrambe in un “no.”

Nell’arco di pochi minuti, si trovarono a seguire Sinard ad Angier, lungo Main Street. Riley non vide nulla  che la distinguesse dalle altre strade omonime in cui era stata in tutto il Midwest: c’erano file sciatte e prive di carattere di negozi, alcuni vecchi ed altri nuovi. Non scorse alcuna traccia di fascino o di appartenenza ad altri tempi. Riley ebbe piuttosto la stessa sensazione, che aveva provato durante il viaggio attraverso la prateria ondulata: si trattava del timore che qualcosa di oscuro si celasse dietro l’apparenza dell’aspetto sano del Midwest.

Diede quasi voce ai suoi pensieri. Ma rammentò rapidamente a se stessa che non c’era Bill al suo fianco, bensì una ragazza che conosceva a malapena, e di cui non sapeva ancora di potersi fidare.

Jenn Roston avrebbe condiviso le sensazioni di Riley, o avrebbe anche solo voluto sentirle?

Riley non lo sapeva affatto, e la cosa l’agitava.

Era difficile non avere un partner con cui poter parlare liberamente, esprimendo idee, man mano che le venivano, per comprendere se avessero un senso oppure no. Bill le mancava sempre di più, così come Lucy.

La famiglia della vittima viveva in un bungalow vecchio ma ben tenuto, posto lungo una tranquilla strada di periferia, ingombra di veicoli parcheggiati, così come il violetto d’accesso. Riley immaginava che i Philbin avessero molte visite al momento.

 

Sinard fermò la sua auto sulla strada, e uscì dal veicolo. Fece cenno a Jenn di proseguire verso un piccolo spazio e restò a dare indicazioni per aiutarla a parcheggiare. Una volta sistemata l’auto, Riley e Jenn uscirono dal veicolo e s’incamminarono verso la casa. Il Capo Sinard era già davanti alla porta, con l’auto ancora parcheggiata in seconda fila sulla strada.

Riley si chiese se stessero per incontrare un’innocente famiglia in lutto e molti amici e parenti sinceri e benintenzionati.

O avrebbero avuto davanti persone in grado di commettere un omicidio?

Ad ogni modo, Riley temeva sempre quel tipo di visita.

CAPITOLO UNDICI

Per diversi lunghi momenti, Riley non riuscì a focalizzare quello che le sembrava strano della casa dove aveva vissuto Katy Philbin. Tuttavia, appena entrata nell’abitazione, aveva iniziato a provare una sorta di disagio.

Come Riley si era aspettata, il soggiorno era colmo di persone: amici e vicini dispiaciuti, in gran parte donne. In tipico stile piccola città, la comunità si stava riunendo per aiutare una famiglia in un momento difficile.

Allora perché quella scena la colpiva come insolitamente strana?

Poi, Riley comprese: tutto appariva misteriosamente organizzato e in ordine. Sembrava che tutti i presenti indossassero il loro migliore abito della domenica. Avevano portato cibo e l’avevano disposto sul tavolo della sala da pranzo, e tutti erano impegnati a fare qualcosa, e a parlare in tono basso.

Ciò ricordò a Riley i vari funerali a cui aveva partecipato, il tipo di evento che avveniva dopo una sepoltura. Sembrava a malapena possibile che il corpo profanato di Katy Philbin fosse stato trovato solo quella mattina. Com’era possibile che quell’incontro organizzato fosse così spontaneo e rapido?

E’ quel tipo di cittadina, rammentò a se stessa.

Riley si sentiva stranamente fuori posto in quel mondo, dove tutti erano apparentemente consapevoli di che cosa fare in qualsiasi momento e per qualsiasi occasione. Era passato molto tempo da quando aveva vissuto in quel tipo di comunità, da quando era piccola, in realtà. E non si sentiva affatto a proprio agio a stare lì in quel tipo di contesto.

Tutta l’attività in cui i vicini erano impegnati non sembrava affatto spontanea, troppo automatica, per i gusti di Riley. Dopotutto, la morte della ragazza aveva svelato che qualcosa di malvagio si celava nelle profondità di quella proprietà rurale, morigerata e apparentemente tranquilla. Non riusciva a scuotersi di dosso una sensazione irrazionale secondo cui tutta quella gentilezza e bontà e buona volontà fossero soltanto un’enorme menzogna.

Riley e Jenn seguirono il Capo Sinard. Stava rivolgendo parole gentili a tutti, mentre passava in mezzo alle persone, e ovviamente conosceva tutti per nome.

Sinard colpì Riley per come apparisse il perfetto capo della polizia di una piccola cittadina. Aveva anche la carnagione rossastra di un uomo che era stato esposto a tutte le intemperie tipiche del Midwest. Riley era certa che avesse vissuto in quella parte del paese, forse persino in quella stessa cittadina, per tutta la sua vita.

Riley ricordò che suo fratello era Forrest Sinard, l’assistente esecutivo del direttore dell’FBI. Aveva incontrato Forrest Sinard alcune volte, e le era sembrato un tipo arguto e sofisticato, ben distante dal classico campagnolo. Si chiese come i due fratelli avessero finito per seguire due percorsi lavorativi tanto diversi.

Un uomo e una donna seduti in fondo alla stanza erano al centro dell’attenzione di tutti i presenti. Il Capo Sinard presentò Riley e Jenn ai genitori di Katy, Drew e Lisa Philbin.

Lisa sembrò a malapena consapevole della presenza delle due agenti.

“Perché no?” continuava a chiedere al marito. “Perché non posso?”

“Sarebbe meglio di no, tesoro” Drew continuava a ripetere, stringendole forte le mani. “Credimi, è meglio così.”

“Se non ora, allora quando?”

“Non so. Presto forse. Ma non ancora.”

Riley comprese subito ciò che stava accadendo. Ricordò che il Capo Sinard aveva fatto cenno al fatto che Drew era stato al campo di George Tully per identificare il corpo della figlia. Ora, anche sua moglie voleva vederlo, ma Drew intendeva risparmiarle l’orrore, almeno per il momento.

Lisa si guardò intorno in una dolorosa confusione.

“Lei è mia figlia, e io sono sua madre” disse, inghiottendo un singhiozzo. “Katy ha bisogno di me. Dov’è?”

Riley provò un senso di compassione.

Rifiuto, lei pensò.

Ci sarebbe voluto un po’ di tempo, prima che la realtà della morte della figlia di Lisa avesse la meglio.

Nel frattempo, Riley immaginò che lei e Jenn avrebbero dovuto rivolgere la maggior parte delle domande a Drew.

Esordì: “Signor Philbin, siamo terribilmente dispiaciute per la sua perdita, e odiamo disturbarla. Ma io e la mia collega avremmo bisogno di porle alcune domande.”

Ancora stringendo forte le mani della moglie, Drew si limitò ad annuire.

“Quando ha notato che sua figlia era scomparsa?” fu la prima domanda di Riley.

Drew aggrottò il sopracciglio, come se provasse a ricordare.

Shock, Riley pensò.

Sebbene avesse accettato la realtà della morte di sua figlia, Riley sapeva che stava ancora lottando con la confusione. Forse l’uomo avrebbe trovato difficile rispondere persino alle domande più semplici.

“Ieri sera, credo” l’uomo rispose. “No, l’altro ieri.”

Sembrò che Lisa fosse emersa dalla nebbia del rifiuto almeno un po’. Allora disse: “Sì, era l’altro ieri sera. Doveva andare a un incontro scolastico in un club. Aspettavamo che rientrasse tardi, ma non è mai tornata a casa.”

“Ne ha denunciato la scomparsa?” Jenn chiese.

Lisa e Drew si scambiarono un’occhiata carica d’incertezza.

“L’abbiamo fatto, non è vero?” Lisa chiese al marito.

Drew balbettò: “S-sì. Abbiamo chiamato il Capo Sinard … non riesco a ricordare esattamente …”

Riley guardò il Capo Sinard, che disse: “E’ stata Lisa a chiamarmi. Mi ha telefonato ieri sera. Ho emesso un’allerta locale online.”

Riley notò che Jenn sembrò reagire a questa informazione con sospetto. Sapevano che Katy era stata quasi certamente assassinata mercoledì notte. Non era rientrata a casa, ma i genitori non avevano denunciato la sua scomparsa fino alla sera precedente, giovedì sera.

Jenn chiese a Lisa: “Vuol dire che avete aspettato un giorno intero? Non sapevate che un’altra ragazza era scomparsa?”

Gli occhi di Lisa si spostarono tra Jenn, Riley e il Capo Sinard.

La donna rispose: “Ne abbiamo sentito parlare. Ma non la conoscevamo in realtà. Ed era solo scappata via, no? Era … non aveva… niente a che fare con noi … con Katy … Non è così?”

Riley sapeva che non c’era nulla che potesse dire in risposta. Dopotutto, per quanto ne sapevano fino ad allora, Holly poteva davvero essere scappata via e sarebbe potuta tornare da un momento all’altro.

Ma la cosa non impedì alla partner di fare domande.

Con tono brusco, Jenn disse: “Temo di non capire. Perché aspettare tanto a lungo? Non avete cominciato a preoccuparvi quando non è rientrata mercoledì sera?”

Riley stava per bloccare la partner, ma si disse che il sospetto di Jenn era comprensibile. In quel momento, ogni persona che aveva incontrato, specialmente di sesso maschile, poteva essere il killer di Katy. Persino Drew Philbin.

Ma Riley temette anche che Jenn potesse far sì che il sospetto avesse la meglio su di lei. Senza dubbio non era abile nell’interrogatorio quanto lo era stata Lucy. Anche Bill era di gran lunga migliore a mettere gli altri a proprio agio. Riley sapeva di essere lei stessa troppo brusca talvolta ed aveva sempre contato sul fatto che i suoi partner fossero più amichevoli.

Lisa sembrava essere in procinto di farsi cogliere dal panico.

Infatti balbettò: “Io … noi … questo non è …”

Drew interruppe gentilmente la moglie.

“Ciò che Lisa intende dire è che questo è già accaduto prima. Non intendo dire che Katy se fosse andata via così a lungo. Ma è rimasta via fino alle ore piccole al mattino, una volta, senza nemmeno chiamare a casa. Pensavamo che lo stesse rifacendo.”

Lisa annuì e intervenne: “E abbiamo chiamato delle altre persone ieri mattina, il suo ex-ragazzo, alcuni suoi amici e persino un paio di suoi insegnanti.”

“Ma non il Capo Sinard?” Jenn chiese.

Lisa apparve scossa e mortificata.

“Noi abbiamo solo … non pensavamo …”

Prima che Jenn potesse punzecchiare Lisa e Drew con ulteriori domande, Riley la toccò sulla spalla per fermarla. Poi ignorò lo sguardo storto che Jenn le lanciò. Riley immaginava il motivo per cui la coppia non aveva contattato immediatamente la polizia, ma ora non era il momento di affrontare la questione.

Domandò ancora: “Katy ha fatto cenno di avere paura di qualcosa o qualcuno di recente? Qualcosa la metteva a disagio?”

Lisa e Drew sembrarono riflettere per un istante.

“Non esattamente” fu la risposta di Lisa. “Ma non era se stessa ultimamente. Era tranquilla, restava molto tempo nella sua stanza, e sembrava … non saprei, triste o agitata per qualche motivo. Non ha voluto dirmi che cosa avesse.”

Drew scosse la testa.

“Lisa ha ragione” lui disse. “Si stava comportando in modo strano. Era così felice ed entusiasta per tutto, la scuola, lo sport e gli amici.”

Lisa disse: “Abbiamo aspettato che ne venisse fuori. Ogni volta che le chiedevo che cosa c’era che non andava mi rispondeva che non c’era niente che non andasse.”

Lisa fece una pausa per un momento. Poi, aggiunse: “Penso che sia cambiata, dopo aver rotto con Dustin.”

Quella frase attirò l’attenzione di Riley.

“Il suo ragazzo?” Riley chiese.

“Esatto” commentò Drew. “Dustin Russo.”

“Vi ha detto perché si sono lasciati?” Riley chiese.

Lisa alzò lievemente le spalle.

“No. Non ci diceva molto al riguardo.”

Riley chiese: “Qualcosa del comportamento di Dustin vi preoccupava?”

“Non proprio” Drew rispose. “Voglio dire, è un ragazzo. E’ solo un normale adolescente.”

“Katy teneva un diario?”

“Se lo avesse avuto, sarebbe stato sul suo computer portatile. Non abbiamo mai ficcato il naso.”

“Naturalmente” Riley disse. “Ma dovremo verificare.”

Drew divenne silenzioso per un momento, per poi dire: “Qualunque cosa che possa essere di aiuto. E’ di sopra, nel …”

“Manderò qualcuno a prenderlo” Riley lo interruppe.

Poi, Riley guardò Jenn, la cui mente sembrava essere altrove. Ma Riley sapeva che avevano bisogno di trovare il ragazzo e parlargli.

Riley si rivolse ancora alla coppia: “Grazie mille per il vostro aiuto. So che è terribilmente difficile.”

Diede a Drew il suo biglietto da visita dell’FBI.

“Vi prego di chiamarmi se vi venisse in mente altro che dovremmo sapere. Siamo terribilmente dispiaciute per la vostra perdita.”

Non appena Riley e Jenn si allontanarono, videro il Capo Sinard circondato dagli altri ospiti della casa, che lo stavano tartassando con ogni genere di domande. Riley e la sua partner riuscirono a farsi largo in mezzo a loro, e a raggiungerlo.

Riley gli domandò: “Conosce un ragazzo di nome Dustin Russo?”

Il Capo Sinard annuì.

“Sì, il figlio di Rae e Derek Russo” rispose. “Era il ragazzo di Katy, l’ultima volta che ne ho sentito parlare.”

“Quali sono le sue impressioni su di lui?” Riley chiese.

“Dobbiamo parlargli” Jenn aggiunse.

Il Capo Sinard dette un’occhiata al proprio orologio.

“Allora, la scuola è chiusa, perciò possiamo probabilmente trovarlo a casa. Guiderò davanti a voi e vi ci porterò.”

Riley non desiderava affatto che Sinard fosse presente all’interrogatorio. Lei e Jenn avrebbero ottenuto migliori risultati senza di lui. Per fortuna, non era difficile pensare ad una scusa.

“No, hanno bisogno di lei qui” gli disse, indicando le persone che lo avevano circondato. “Ci dia solo il suo indirizzo e le indicazioni per casa sua.”

Dopo che il Capo Sinard aveva trascritto quelle informazioni, Riley aggiunse: “Oh, e Drew ha detto che il portatile di Katy è al piano di sopra. Manderebbe qualcuno a prenderlo? Dovremmo controllarlo.”

“Me ne occuperò” Sinard disse, poi tornò a rispondere alle domande degli ospiti.

Riley e Jenn lasciarono l’abitazione e raggiunsero l’auto. Restando in silenzio e sembrando incupita, Jenn occupò il posto di guida.

 

Senza commentare, Riley occupò il sedile del passeggero. Rivolse uno sguardo alla giovane agente, chiedendosi perché percepisse della tensione tra loro. Ricordò che Jenn si era irritata durante l’interrogatorio dei Philbin. Non sapeva se si sbagliava, e non era nemmeno certa di volerlo sapere.

Mentre Jenn guidava, Riley guardò fuori dal finestrino, chiedendosi se il loro sodalizio avrebbe funzionato.

Quella domanda la preoccupava. Sperava di avere più di una risposta a sua disposizione in merito, dopo aver interrogato Dustin Russo.

Ma ora, non riusciva a fare a meno di pensare di doversi occupare di quel caso da sola. O con qualcun altro.

Le mancavano sempre di più Bill e Lucy.

Ma non riusciva a pensarci ora.

Forse, certo forse, stavano per incontrare un giovane assassino.

Sie haben die kostenlose Leseprobe beendet. Möchten Sie mehr lesen?