Delitto (e baklava)

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Bernard era socio nell’attività di gestione della contabilità di Ian. In realtà Bernard e Ian erano migliori amici. Bernard era andato a golf quella mattina, e London suppose che lui e Ian fossero andati insieme. Avrebbero discusso i piani che Ian aveva in progetto per London?

No, lei pensò. Più probabile che discutano di tassi d’interesse a lungo termine.

Il labbro inferiore di Tia ora stava tremando.

“Fa male, London” aggiunse.

London avrebbe voluto ridursi ad una palla auto-protettiva, come un armadillo. La capacità della sorella maggiore di farla sentire in colpa si era sempre rivelata inspiegabile.

Tia continuò: “Io e Bernard volevamo solo che tu avessi il nostro stesso tipo di felicità. Sento che entrambe lo meritiamo, tu ed io, dopo l’infanzia che abbiamo vissuto.”

Oh, per favore, non dirlo, London pensò.

“I nostri genitori ci hanno cresciute bene” London replicò.

“Beh, non abbiamo avuto un’infanzia esattamente stabile.”

London fu sollevata, quando il campanello suonò.

“Vado io” Tia gridò, balzando in piedi e precipitandosi ad aprire la porta.

London restò a fissare il suo caffè in un momento di temporanea calma, nonostante la confusione intorno. Notò che un insieme di giocattoli si era materializzato dal nulla sul tavolo, ma decise di ignorare la cosa.

Pensando alle parole di Tia, London dovette ammettere che la loro infanzia non era stata stabile. Farsi crescere da due assistenti di volo significava vivere con molti disagi e spostamenti. Ma London aveva sempre avuto una maggiore tolleranza nei confronti dell’instabilità rispetto alla sorella, e un maggiore senso dell’avventura.

Persino il fatto che, quando lei e Tia erano piccole, il padre si fosse dichiarato gay, era stato vissuto da London come un eccitante cambiamento nelle loro vite. I genitori non avevano divorziato, e l’intera famiglia aveva continuato a vivere sotto lo stesso tetto, felicemente come sempre. E i genitori avevano continuato a fungere da buoni modelli.

Ma la loro famiglia felice non era durata per sempre. Durante i primi dell’adolescenza delle due sorelle, la madre aveva deciso di fare un giro dell’Europa da sola.

Non era più tornata.

Nessuno aveva idea di che cosa le fosse accaduto.

Non c’erano state segnalazioni di crimini di alcun genere. Apparentemente, era partita e si era allontanata per conto proprio. London aveva creduto che qualcosa di terribile dovesse esserle successo, ma Tia diceva sempre …

“Immagino che non fosse così felice come voleva far sembrare.”

London non amava arrivare a quella conclusione. Da adulta, aveva evitato l’intera questione, limitando il suo lavoro sulle crociere alle rotte caraibiche.

Tia tornò e sedette nuovamente di fronte a lei.

“Era solo il giardiniere con un problema” Tia la informò. “Ora, dov’eravamo?”

Stava fissando London con un’espressione ferita sul volto, quasi come se stesse per scoppiare in lacrime.

“Ho sempre provato ad essere una brava sorella, London” Tia disse. “Non ci sono riuscita?”

“Certo che sì” London rispose.

“Allora perché non puoi seguire il mio esempio? Guardati intorno. Questa è una bella vita, London. Quello che io e Bernard abbiamo qui con i bambini e i vicini è bello. È reale. Non puoi fuggire per il mondo per il resto della tua vita. Vivere equivale a responsabilità e impegno. E quelle sono cose meravigliose. Sono cose gratificanti. Certamente, te ne rendi conto.”

London sobbalzò al rumore di un tosaerba, proveniente da fuori dalla finestra della cucina.

Tia bevve un sorso di caffè, poi proseguì tranquillamente il discorso.

“La cosa migliore” Tia disse, “è che tu e Ian vi sistemiate proprio in questo quartiere, forse proprio in fondo all’isolato.”

London ebbe come una sorta di déjà vu a quelle parole.

Poi, ricordò una frase che Ian le aveva detto proprio la sera precedente.

“Vivremo al di sotto delle nostre possibilità, nello stesso quartiere con Tia e Bernard.”

Ebbe quasi sussultò.

Tia ed Ian stanno cospirando alle mie spalle?

E anche Bernard è coinvolto?

S’impose di non diventare paranoica. Ciò nonostante, una cosa appariva perfettamente chiara. Ian, Tia e probabilmente Bernard erano sulla stessa lunghezza d’onda, e avevano le stesse intenzioni nei suoi riguardi. Se lei sposava Ian, sarebbe finita proprio qui in ogni senso.

Qui, come in una versione della vita della sorella.

E la verità era che c’erano cose che attraevano London.

Era una bella casa.

Qui la vita era stabile, e sicura.

Per la maggior parte del tempo a London piacevano persino i suoi nipoti.

E, naturalmente, avrebbe senz’altro finito con godersi i suoi stessi figli.

Non è così per tutti?

Allora forse Tia aveva ragione. Forse London stava solo provando a fuggire dalla realtà, dalle responsabilità e dall’impegno. Forse era ora di portare a termine ciò che i loro genitori non erano riusciti a fare.

Forse è ora di crescere davvero.

“London” Tia chiese un po’ insistentemente, “mi stai ascoltando, almeno?”

“Certo …”

Un forte nitrito artificiale fu seguito da un cigolio e da uno schianto del cavalluccio a dondolo di Bret. Il bambino aveva spinto il suo destriero in cucina e ci era montato sopra, facendolo dondolare, con tutta la sua forza.

Non appena Tia iniziò a rimproverarlo, London sentì squillarle il cellulare.

Era una notifica di un evento.

Intanto, le bambine avevano iniziato a giocare di nuovo al video game, riempiendo l’aria con i suoni di esplosioni e spari.

London sapeva che non sarebbe mai riuscita a portare avanti una conversazione, men che meno con l’ostacolo che stava aspettando.

Disse a Tia: “Ho una videoconferenza in questo preciso momento.”

“Con chi?”

“Jeremy Lapham. Il CEO della Epoch World Cruise Lines.”

“Wow, sembra importante.”

Sì, sembra che sto per essere licenziata, London pensò.

Tia iniziò a spostare alcuni oggetti sul tavolo della cucina.

“Ti faccio un po’ di spazio qui” disse.

“Uh, Tia …”

London fece cenno verso Bret e le bambine, e la confusione che stavano ancora facendo.

Recependo il messaggio, Tia disse: “Vai pure nella stanza degli ospiti.”

London prese il computer portatile sotto il braccio e passò attraverso il fracasso.

Si sentiva tremendamente agitata, ma si disse che non aveva importanza se Jeremy Latham volesse licenziarla. Sarebbe stato persino un sollievo farla finita.

Forse, pensò, la sua improvvisa disoccupazione avrebbe messo a tacere la discussione con la sorella. Forse avrebbe fatto sembrare la proposta di matrimonio di Ian molto più appetibile.

CAPITOLO TRE

London era agitata, mentre apriva il computer nella stanza degli ospiti. Non era affatto entusiasta di fare quella videoconferenza. Se stava per essere licenziata dalla Epoch World Cruise Lines, non sapeva perché il CEO dell’azienda sentisse la necessità di darle personalmente la notizia. Dopotutto, era solo una tra i tanti dipendenti medi, inclusi cuochi, estetisti, dirigenti dei centri fitness, baristi e così via. Sicuramente, non avrebbe telefonato a ciascuno di loro.

Ma Jeremy Lapham era noto per i suoi modi singolari. London non l’aveva mai incontrato, ma l’eccentrico, solitario ed enigmatico CEO della Epoch World Cruise Lines era, per certi versi, una leggenda a modo suo.

Immagino che sto per scoprire il perché, London pensò.

Sospirando, la donna aprì il programma di videoconferenza e aspettò.

Fu colpita da un suono improvviso, ma non era affatto il segnale dell’arrivo di una chiamata. Era il videogame bellico nel soggiorno, che faceva risuonare di nuovo violente esplosioni. Prima che potesse decidere cosa fare del rumore, sentì la voce della sorella, gridare bruscamente.

“Ragazze! Abbassate il volume!”

Ancora una volta, ci fu il familiare coro: “Awww, Ma-mma …”

“Ragazze, subito.”

Poi, London si ritrovò di nuovo in un relativo silenzio, tornando anche in uno snervante stato di suspense.

Voglio solo farla finita con questa storia, rammentò fermamente a se stessa.

Una volta fatta chiarezza, poteva decidere che cosa fare del resto della sua vita. Non che ci fosse necessariamente molto da decidere, visto che, a quanto sembrava, Ian e Tia avevano pianificato tutta la sua vita, in ogni minimo dettaglio. Probabilmente, non doveva fare altro che accettare la proposta della “fusione” di Ian.

Il cuore le balzò in gola , quando il suo computer fece un bip. Accettò la chiamata e si ritrovò faccia a faccia con Jeremy Lapham.

Beh, non esattamente faccia a faccia con lui.

La webcam del CEO era stranamente inclinata. Poteva vedere chiaramente solo il suo addome. Indossava quella che sembrava una giacca da camera in velluto con un motivo elegante. In grembo, c’era un gatto nero e bianco, enorme ed estremamente peloso, che stava accarezzando con dita lunghe e sottili. Le fusa del gatto creavano un rimbombo lento e ripetitivo, quasi sinistro, negli altoparlanti.

Riuscì a vedere il collo dell’uomo e la fossetta, nel suo mento, e un paio di labbra sottili. La parte superiore dello schermo tagliava l’immagine proprio al di sopra delle sue narici, impedendole di vedere anche i suoi occhi. Ma comprese immediatamente che, forse, questo non era esattamente il modo in cui intendeva vederlo. Certamente gli conferiva un’aura misteriosa.

Ora quelle labbra si mossero e Lapham parlò tranquillamente.

“Salve, Signorina Rose. Come sta oggi?”

Per un attimo, London sentì l’impulso di essere semplicemente onesta, e dirgli esattamente come si sentiva.

 

Da schifo.

Voglio davvero farla finita con questa storia.

Ma non intendeva sabotare le sue chance di lasciare la Epoch World Cruise Lines con le ottime referenze che sapeva di meritare.

“Sto bene, Signor Lapham” rispose invece. “Lei come sta?”

“Sto bene, la ringrazio.”

In quel momento, la porta della camera si aprì. London si voltò e vide il piccolo Bret entrare. Si avvicinò alla sua sedia e restò lì in silenzio, a fissarla di nuovo.

Sebbene Bret non fosse nel raggio della sua webcam, e quindi Jeremy Latham non potesse vederlo, London era consapevole del fatto che le sarebbe stato impossibile ignorare i grandi occhi del nipote che la fissavano.

Lo scacciò silenziosamente con la mano, ma lui non sembrò recepire il messaggio e non si mosse di un centimetro.

Poi, Stella e Margie entrarono di corsa nella stanza, lamentandosi ad alta voce.

“Non dovresti stare qui!”

“La mamma ha detto che non potevi entrare qui dentro!”

Il loro rimprovero non sembrò impressionare granché il fratellino, che non le guardò neppure. Ciò che seguì fu una serie di frasi mezze sussurrate e lamentele piagnucolose, mentre le ragazze presero il bambino per mano e lo portarono fuori dalla stanza.

Quando la porta si richiuse, London vide che il gatto di Lapham stava inclinando il capo voluttuosamente all’indietro, così che il padrone potesse grattarlo sotto il mento.

“Non sapevo che lei avesse dei figli” Lapham disse.

“Non ne ho” London disse.

“No? Potrei giurare di aver appena sentito …”

“Quelli erano i figli di mia sorella maggiore” London specificò. “Sono da lei per pochi giorni.”

“Allora non ha dei figli suoi?”

“No.”

“E non è mai stata sposata?”

“No.”

London sentì una goccia di sudore scenderle dalla fronte; si accorse di avere anche le mani sudate. Probabilmente, senza accorgersene, Lapham aveva toccato un argomento che era il suo punto debole, specialmente quel giorno.

“Uno di questi giorni il tuo orologio biologico si spegnerà” Tia spesso le diceva. “Allora ti dispiacerà davvero.”

A London non piaceva che le venisse rammentato.

“Stavo dando un’occhiata al suo curriculum” Lapham continuò. “Lei è una giovane donna interessante, London Rose.”

London strizzò gli occhi con sorpresa.

“Uh, la ringrazio” rispose.

Il gatto rotolò sulla schiena, e Lapham iniziò a grattargli la pancia.

“Ho letto le sue referenze” disse. “I suoi supervisori hanno soltanto da dire cose meravigliose su di lei. Il che è davvero notevole, considerando i suoi modesti inizi. Non ha nemmeno conseguito una laurea.”

London si sentì sulla difensiva. Il non essersi mai laureata era sempre stato, in qualche modo, un punto dolente.

Ma Lapham continuò: “Eppure, sembra avere mille qualità, con una ricca conoscenza di cultura, storia, arte e musica. Ha anche uno spiccato senso degli affari. Infatti, i suoi supervisori dicono che è esperta quanto molti di coloro che hanno conseguito un dottorato di ricerca in arti liberali, lingue ed economia. Parla persino diverse lingue. Com’è riuscita in tanto?”

London si sentì un po’ frastornata da quell’ultima domanda.

Fino a pochi istanti prima, sua sorella l’aveva criticata per il suo rifiuto di voler crescere.

Ma quest’uomo la lodava per cose che Tia non poteva comprendere né apprezzare.

Fu bello, ma stupefacente.

Che cosa sta succedendo? si chiese.

“Beh” rispose cautamente, “ho conseguito un diploma in Scienze del Settore Alberghiero e Gestione della Ristorazione presso il Ketchum Community College, proprio qui a New Haven.”

“Com’erano i suoi voti?” Lapham chiese.

“Buoni” London rispose.

“Oh, non faccia la falsa modesta. Si è diplomata con una perfetta media.”

London provò a impedire alla sua bocca di spalancarsi. Apparentemente, Lapham aveva dato più di un’ “occhiata” al suo curriculum. L’aveva studiato dettagliatamente. Ma se sapeva così tanto di lei, perché le stava ponendo tutte queste domande?

“E dopo che cos’ha fatto?” le domandò.

“Beh, dopo il diploma, ho iniziato a svolgere diversi lavori nell’industria alberghiera. Infine, mi sono candidata per la Epoch World, e ho ottenuto il posto. Mi sono innamorata del lavoro da hostess e ho lavorato davvero sodo. Ho imparato come sostituire una persona o un’altra, acquisendo molte competenze, facendo di tutto, dalla bartender fino ad occuparmi della contabilità.”

“Una vera tuttofare, giusto?”

“Immagino che mi si possa dire così” London disse, gettando infine la modestia al vento. Potrei guidare le escursioni, abbinare i migliori vini con ogni pasto. Una volta, sono riuscita a dare indicazioni in una città in cui non ero mai stata.”

London non riusciva ancora a scorgere gli occhi di Lapham, ma il suo gatto sembrò fissarla con approvazione.

“Eccellente” Lapham commentò. “Ma dove ha appreso le sue doti linguistiche?”

London non riuscì a fare a meno di abbozzare una risatina.

“Quando sei una bambina e i tuoi genitori sono assistenti di volo, vieni portata in giro per il mondo, da un paese all’altro, devi imparare un po’ della lingua locale, per fare il gioco della campana con gli altri bambini. Potrebbe lasciarmi in un qualsiasi paese europeo, e io riuscirei a cavarmela.”

Lapham si lasciò andare ad un grosso sospiro.

“Non mi ha detto nulla di nuovo, che io non sappia già” disse. “Ma mi fa molto piacere sentirlo direttamente da lei. Non deve sottovalutarsi, London Rose.”

London ebbe un brivido che la scosse dalla testa ai piedi.

Soltanto adesso si rendeva conto di quanto avesse faticato a combattere l’insicurezza sorta in lei dopo la cena della sera precedente con Ian.

Aveva davvero, davvero bisogno di fare questa conversazione.

Ma dove intende arrivare con questo?

“Potrebbe esserle giunta voce che la Epoch World Cruise Lines sta avendo alcune difficoltà finanziarie” Lapham disse. “È un settore competitivo, e noi siamo rimasti indietro in qualche modo. Temo che dovremo vendere tutte le nostre navi che percorrono le linee oceaniche.”

L’umore di London s’incupì. A quanto sembrava, le parole gentili del CEO erano solo un cuscino per attutire la delusione dopotutto.

Poi, Lapham aggiunse: “Ma non dichiareremo fallimento, mi creda. C’è ancora tanta vita nella Epoch World.”

Inclinò lo schermo, così che il gatto sparisse, e i suoi occhi calorosi e sorridenti apparissero.

“Mi dica, Signorina Rose” le disse. “Questa melodia le dice qualcosa?”

Spinse un bottone, e si sentì una piccola orchestra iniziare a suonare. Era una piacevolissima melodia, leggera, spensierata e perfetta, come gli choux profiterole della sera prima.

London provò una profonda fitta di nostalgia.

La musica significava qualcosa per lei, assolutamente, più di quanto il Signor Lapham potesse sapere, dopo aver letto il suo curriculum.

Non piangere, si disse.

Ma era difficile non scoppiare in lacrime. Ricordò l’espressione raggiante di sua madre, mentre suonava quella stessa melodia al piano. E, ora, quelle note le suscitarono alcuni dei ricordi più belli della sua infanzia.

“Allora?” Lapham chiese.

London deglutì un nodo di emozione.

“È Mozart” rispose, “e si chiama Eine Kleine Nachtmusik.”

“Che vuol dire?”

“Si può tradurre sia come ‘una musichetta notturna’ oppure come ‘una piccola serenata.’”

“Molto bene” Lapham disse. “Si dà il caso che Nachtmusik è anche il nome di una nuova nave da crociera che ho appena acquistato, non un’enorme nave che naviga l’oceano, come quelle a cui lei era abituata, ma un battello più modesto che navigherà i fiumi in Europa.”

“Un battello da tour?” chiese London..

“Piuttosto un grande yacht di lusso” Lapham disse, “con circa cento passeggeri soltanto. Credo che ci sia un grande futuro nei tour fluviali. Spero davvero di lanciare una nuova era per la Epoch World Cruise Lines. Ma c’è molto in ballo in questa nuova impresa. Voglio predisporre tutto per il miglior inizio possibile. E, per farlo, devo assumere il miglior personale possibile.”

London sentì il cuore balzarle fuori dal petto.

Si rese conto improvvisamente che Jeremy Latham stava per farle una proposta, ma si trattava di un tipo diverso rispetto a quella che aveva ricevuto da Ian la sera precedente.

“Voglio che lei sia la direttrice della Nachtmusik” Lapham disse. “Richiederà responsabilità e doveri di là da quello che ha fatto prima per noi. Ma, prima che accetti o rifiuti, dovrei dirle che, se vuole il lavoro, dovrà essere in Ungheria entro domattina. È lì che la Nachtmusik inizierà il suo viaggio sul Danubio. Le porgo le mie scuse per un così breve preavviso, ma la posizione si è aperta in maniera piuttosto inaspettata.”

London sgranò gli occhi. Finalmente ebbe un senso il fatto che Lapham l’avesse voluta chiamare personalmente. Aveva un’emergenza tra le mani, un posto essenziale da riempire, e questa chiamata era un colloquio per la posizione in questione.

“Come …?” fu la sola parola che lei riuscì a pronunciare in quel momento.

L’uomo continuò a parlare. “Le ho già prenotato un volo per stasera. Ho controllato, e c’è una coincidenza da New Haven a New York, e, poi, ci sarà un volo notturno per Budapest. Ma dovrebbe dirmi subito se è intenzionata ad accettare. Le invierò via email il contratto e i dettagli sul pagamento, che spero troverà soddisfacenti.”

A quel punto, Lapham rimase in silenzio, in attesa della sua risposta.

La mente di London era in piena attività.

Era domenica mattina ora. Se avesse accettato, sarebbe stata in un altro paese per colazione, l’indomani stesso. Un paese meraviglioso, ricco di storia ma anche altamente sviluppato e comodamente moderno.

Ciò nonostante, sembrava una decisione impegnativa, specialmente dopo tutti i dubbi che l’avevano colta dal giorno prima.

In quel momento, come se fosse un segnale, Bret arrivò di corsa nella stanza, seguito dalle due sorelle, che lo stavano attaccando con le spade laser. Urlando, s’infilò sotto le coperte del letto e le sorelle si avventarono e iniziarono a colpire la protuberanza vivente sotto le coperte, con le spade di plastica.

Tia entrò di corsa nella stanza, rimproverando i bambini e prendendo Bret sotto un braccio. Rivolse a London un’occhiata dispiaciuta. I loro occhi s’incontrarono per un istante, e London ebbe, ancora una volta, la sensazione di guardarsi allo specchio o, piuttosto, di vedere un futuro, nel quale lei stessa viveva la vita della sorella fino al più piccolo dettaglio.

Ricordò quello che Ian le aveva detto la sera precedente.

“Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …”

Le venne in mente una cosa.

Quello era esattamente il piano che Tia e Bernard avevano formulato all’inizio del loro matrimonio: tre figli entro i primi sei anni. In quella futura realtà, London avrebbe non solo avuto una famiglia a immagine e somiglianza, ma avrebbe avuto gli stessi giocattoli per i bambini, lo stesso lavandino pieno di piatti, lo stesso …

Tutto!

London avvertì la monotonia della sua vita futura nel tempo in cui Tia radunava i figli fuori dalla stanza degli ospiti e richiudeva la porta.

Alcune delle parole della sorella riecheggiarono nella mente di London.

“Non puoi fuggire in tutto il mondo per il resto della tua vita.”

Ma, per la prima volta, London si rese conto che viaggiare non equivaleva a fuggire, almeno non per lei.

Per me, è la vita stessa.

“Sì” disse a Lapham. “Oh, sì. La ringrazio. Accetto il lavoro.”