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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4

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Xavier (Antonio), nato a Parigi nel 1769 da un certo signore di qualità, si vide costretto dalla rivoluzione a vivere del talento, che sino allora aveva esercitato per suo diporto. Egli suonava assai bene di violino, essendo stato allievo di Berthaume e di Mestrino: la sua maniera è grande, nè può trarsi un più bel suono dal suo stromento. Dopo il 1806 egli è all'accademia imperiale di musica. Vi sono di lui impressi de' Duo, e molti romanzi; M. Kreutzer gli ha dedicato un'opera di sonate, e M. Jadin i suoi quartetti di violino.

Ximenes (il conte) è autore di un'opera, cui diè per titolo: M. Chambre un petit-mond, che il Signor Heydenreich ha tradotta in tedesco e pubblicolla a Lipsia nel 1797. L'autore vi esamina la questione, quale delle due arti merita la preferenza, la Pittura, o la Musica? “Si dice in onor del Pittore, che le sue opere gli sopravvivono, ed eternano la sua memoria: al che rispondo, che i compositori lasciano anch'eglino, come i Pittori, i loro quadri, le loro opere, e i concerti. Ma la Musica è soggetta alla moda, che non lo è la Pittura; quei pezzi che stempravano l'anima a' nostri antenati, ci muovono ora alle risa. I nipoti di coloro, che nelle opere comiche erano commossi sino alle lacrime, ne formano ora il soggetto del loro scherno. Ma, che m'importa, mi disse una volta Mad. de Hautcastel, se la musica di Cherubini, e di Cimarosa sia o no diversa da quella dei loro predecessori? o che mi cale, se la antica musica mi fa ridere, purchè la moderna alletti il mio animo? Sarà forse necessario alla mia felicità, che i miei piaceri sien simili a quelli della mia bisavola? Perchè mi parlate della pittura, che è una professione che forma il gusto di poche persone, dove la musica incanta ognun che respira? A questa osservazione, che non mi aspettava, rimasi senza saper rispondere; se l'avessi prevista, non mi sarei innoltrato in tal dissertazione. Io non sono che un dilettante di musica, non già un virtuoso, e ne chiamo in testimoni coloro che mi hanno inteso suonare il violino. Ma dato ancora che si prendesse il merito della professione uguale da ogni lato, non si dovrebbe precipitosamente conchiudere dal merito della professione a quello del professore. Veggonsi de' fanciulli sonar maestrevolmente di cembalo, ma non si sono veduti giammai dei gran pittori a dodici anni. La pittura richiede gusto e sentimento, ed una testa che riflette, che pensa; laddove un musico può esserne, senza pregiudizio, esente. Veggiamo tutto dì degli uomini senza testa, e senza cuore trar dai loro stromenti melodie che incantano. Può macchinalmente avvezzarsi un uomo, a suonare il cembalo, e quando vi si è abituato da un buon maestro, può l'anima comodamente darsi in balia a' suoi vaneggiamenti, mentre le dita meccanicamente formano i suoni, alla unione de' quali essa per nulla s'intromette. Non si potrebbe al contrario dipingere la più semplice cosa del mondo, se l'anima non vi cooperasse concentrando unitamente tutte le sue forze. Se alcuno poi vorrebbe il mio parere per distinguer nella musica tra l'invenzione e l'esecuzione, io lo confesso, ciò mi porrebbe in qualche inquietudine. Ah! se tutti i compositori di dissertazioni fossero sinceri, tutti avrebbero un istesso fine. Sul principio della discussione si prende d'ordinario un tuono di contraddizione, giacchè si è deciso occultamente; come io infatti, non ostante la mia imparzialità, era per la pittura; ma il continuar le ricerche porta delle nuove difficoltà, e tutto finisce sul tuono del dubbio.” Ecco la graziosa maniera, con cui presenta questo autore le sue riflessioni: egli fa leggersi con piacere e con profitto.

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Young (Matthew), dotto fisico inglese, nel 1784 pubblicò a Dublino: An Enquiry into the principal phoenomena of sounds and musical strings, cioè: Ricerche su i principali fenomeni de' suoni della musica, in cui procura di difendere i principj d'acustica di Newton. Questo trattato contiene molte utili osservazioni intorno a' soggetti di acustica, come la simpatía de' suoni, le vibrazioni delle corde, la propagazione del suono, l'eco ec. (V. Chladni Acoust. p. 57-290).

Yriarte (D. Thomas de), spagnuolo dottissimo, autore di un poema in questa lingua intitolato: la Musica, la cui prima superba edizione fu fatta in Madrid nel 1779 in 4º; la seconda del 1764, in 8º ed è stato stampato ancora in Parma dal cel. Bodoni. Egli è uno de' poemi spagnuoli moderni il più generalmente stimato (V. Desessart. Biblioth. d'un homme de goût, t. 1, p. 383 Paris 1808). “In tutti i secoli è piaciuto d'ornare con le Veneri poetiche i precetti delle scienze e delle arti. Abbiamo grandissima copia di poemi fisici e astronomici: molti ne possegghiamo sopra la pittura, sull'eloquenza, sulla declamazione, sul ballo, e somiglianti: ma nè veruno antico, nè moderno scrittore mai pensò di comporre un poema didattico su la musica. Se era malagevole per lo passato il riuscire in questo progetto, lo è anche assai più ai dì nostri: è stata l'arte condotta a grado tale di perfezione, sonosi a segno moltiplicati i precetti, che sembra quasi impossibile, che un poeta presenti il contenuto in un'opera, che dee dilettare insegnando. Lo stesso non si esigge da un artefice, che scriva in prosa, per dar contezza dell'arte sua. Eppure abbiam noi forse molti libri che spieghino con metodo, e compiutamente quella della musica? i migliori libri per essere intesi non esiggon forse la voce del maestro, e numero grande d'esempj? Un poeta non ha gli ajuti medesimi, e vien giudicato con più rigore. Noi dobbiamo avere obbligazione grandissima al Sig. de Yriarte per aver coraggiosamente superata la difficoltà, ed aperta una sì interessante carriera.” (V. Giorn. de' Letterati d'Italia, 1780). È questo poema diviso in cinque canti. Il primo è consacrato agli elementi musicali, che l'Aut. riduce al suono ed al tempo. Ei lo termina con vaghe riflessioni sopra l'inutilità dei precetti dell'arte, allorchè manchino a chi compone la sensibilità, e il genio. Il secondo offre le regole dell'espressione musicale. Il terzo comincia da una vigorosa apostrofe alle anime insensibili, che hanno preteso di avvilire la musica: tratta quindi dell'eccellenza della musica, e del suo impiego nei nostri Templi. Il quarto è consagrato alla musica di teatro. L'autore che tratto tratto è andato investendosi del tono dell'entusiasmo, credesi in un subito trasportato in quella parte degli Elisi occupato dai famosi musici di tutti i secoli, e di tutte le nazioni. Ei s'indirizza a Jommelli, e questo cel. compositore gli spiega esso medesimo tutto quello, che è relativo alla musica teatrale. Il quinto comprende finalmente le due ultime classi della musica, cioè l'uso che ne vien fatto nella società e nella solitudine. Principia da un elogio delle accademie di musica, o concerti: loda grandemente gli autori tedeschi, e singolarmente Haydn per la musica istrumentale. Seguono in fine delle importanti note relative a cadaun canto, che meritano di esser lette con attenzione. Lo stile poetico dell'Aut. è d'un elegante natío, e dee estremamente dilettare chi perfettamente intende l'idioma spagnuolo. Eccone un saggio tra' dieci versi del IV canto consagrati all'elogio del cavaliere Gluck. E tu, fa egli dire al Jommelli, immortal compositore d'Alceste, d'Ifigenìa di Paride, e d'Elena, Cantor germano del Cantore di Tracia, o Gluck, sublime inventore, che hai richiamato alla vita il secol d'oro della scena, allorchè l'infelice Europa verrà a perderti, coronato d'eterno alloro troverai un asilo distinto in questo luogo, ove non si conosce interessato encomio, ove non regna l'invidia, ed ove non ha sede verun partito nazionale. Un così eccellente poema non ha trovato sinora un traduttore in Italia a danno dell'arte, e della nostra letteratura.

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Zacconi (Luigi). Agostiniano di Pesaro, e maestro di musica del duca di Baviera, pubblicò a Vinegia nel 1596 un libro assai ben fatto col titolo di Pratica di musica utile e necessaria sì al compositore per comporre i canti suoi regolarmente, sì anco al cantore per assicurarsi in tutte le cose cantabili. Nel 1622, il P. Zacconi fe' comparire per le stampe la seconda parte di quest'opera, dove con maggior precisione imprese a trattare degli elementi musicali, e de' principj della composizione. Vi si trovano, dice M. Suard, oltre a buoni principj chiaramente esposti, de' curiosi dettagli su i progressi dell'arte, e sul carattere de' più celebri compositori, che conosciamo del sedicesimo secolo.

Zanotti (Francesco), illustre filosofo, letterato di gran nome, oratore e poeta, nato in Bologna, fu quivi professore di matematiche e di filosofia dal 1718: spogliò la logica degli innumerevoli abusi con cui sfigurata l'aveano i scolastici. Nel 1731 divenne Bibliotecario dell'Istituto e membro di quella dotta Società; e nel 1766 ne fu quindi il Presidente. Egli amava la musica, e trovossi in comercio co' più gran professori di quel tempo, come il Sacchi, il conte Giulini, e 'l Martini. Abbiamo in fatti, di lui alcune Lettere sulla Musica stampate insieme con quelle del Pad. Sacchi e del Pad. Martini in Milano 1782 in 4º. E nel t. 4 de' Comment. Bonon. un suo trattato di Acustica, de vi elasticâ citato da Chladni. Egli morì vivamente compianto da' suoi concittadini ed amici l'anno 1777.

Zanotti (l'Ab. Giov. Calisto), nipote del cel. bibliotecario di Bologna, di cui testè si è parlato, era membro della Società Filarmonica della stessa città. Il dottor Burney (Travels t. 1) rapporta che trovandosi egli nel 1770 in Bologna, nel concorso tra' membri di quella società l'ab. Zanotti vi si fece distinguere per un suo Dixit, scritto con molta vivacità e fantasia.

Zarlino (Giuseppe), di Chioggia nello stato Veneto, si è reso cel. nel sedicesimo secolo per le profonde cognizioni, ch'egli aveva della musica. Era stato allievo di Adriano Willaert, e nel 1565 divenne maestro di cappella di S. Marco, e della signoria di Venezia. Le sue opere di teoria musicale lo han sollevato al rango di uno de' primarj autori classici di quel tempo. Se gli attribuisce altresì il merito di avere scoverto il rapporto esatto tra la terza maggiore e minore. Tutte le sue opere sono state impresse in Venezia in 4 vol. grandi in fol. nel 1558. Eccone il catalogo: Istituzioni harmoniche, nelle quali, oltre le materie appartenenti alla musica, si trovano dichiarati molti luoghi di poeti, historici e filosofi, Ven., 1558, e 1588 in 4º. Dimonstrazioni harmoniche, Ven. 1571 in 4º. Istituzioni et demonstrazioni di musica, Ven. 1580 e 1602. Opere della musica, 1589, in 2 vol. Supplementi musicali, 1588. Melopeo, o musico perfetto. De utraque musicâ, libri 25, 1559. Storia della musica. Trattato che la quarta e la quinta sono mezzine, tra le consonanze perfette ed imperfette, ancora manoscritto, che trovavasi nella libreria del P. Martini. Zarlino lasciò ancora molte sue composizioni per chiesa impresse ed inedite, e per teatro l'Orfeo eseguito la prima volta in Venezia, che alcuni anni dopo la di lui morte il card. Mazarino fece rappresentare in Parigi da una compagnia di musici italiani che aveva fatti venir quivi nel 1630. Le Istituzioni armoniche del Zarlino, tuttochè troppo cariche di vane e fantastiche ragioni, divennero nondimeno il libro classico per gli studiosi della musica pratica, e tutte le sue opere musicali servirono per lungo tempo a formare la teoria de' professori; benchè vi siano scarsi i veri principj d'armonia, giovaron elleno non pertanto per usar delle corde con più esattezza, che non era stato fatto ne' precedenti secoli. Oggidì però dice a ragione il Bettinelli, niun conosce più lo Zarlino, più non si cita, non si ristampa, neppur si cerca dai bibliotecarj (Risorgimento ec. della Musica c. 4).

 

Zeidler (Carlo Sebastiano), di Norimberga, figlio del maestro di cappella Massimiliano Zeidler nato nel 1719 studiò la musica sotto Pachelbel. Vi ha una sua dissertazione impressa nel 1745: De veterum philosophorum studio musico, in cui mostra molta cognizione dell'antica letteratura musicale. Zeidler morì a Norimberga a' 15 marzo del 1786.

Zeltern (Carlo), letterato di professione, ed amatore di musica in Berlino, ove scriveva un Giornale di musica, in cui dava l'analisi e la critica di tutte le produzioni de' più celebri compositori. Ne' suoi diversi esami delle opere di Haydn, profondità, gusto, perspicacia e filosofia distinguono i giudizj di questo scrittore, dice il Carpani, e l'Haydn non avrebbe potuto parlar meglio de' suoi lavori, se quanto era grande nel fare, lo fosse stato ugualmente nel dire. (Lett. XVI) Se non che parlando della di lui musica delle quattro stagioni, la definì per una musica strumentale con accompagnamento di parole, nel che il metafisico Zeltern, per vero dire portò la satira e il frizzo più in là della realtà e della ragione. Zeltern si è fatto altresì distinguere per le sue composizioni nuove, e piene di gusto: egli era violinista e direttore del concerto de' conoscitori e dilettanti stabilito in Berlino: dove trovansi impresse di lui nel 1790, Otto variazioni di un rondò per forte-piano, sul dramma il Matrimonio di Figaro; alcune sonate per cembalo, ed un concerto per viola.

Zeno (Apostolo), nobile Candioto poeta, e storiografo dell'Imperatore Carlo VI, si rese benemerito della musica migliorato avendo, per quanto gli fu possibile, tutti i generi del dramma musicale. Quest'uomo infaticabile, dice l'Arteaga, giornalista sensato, raccoglitor diligente, erudito senza pedanteria, e antiquario senz'affettazione può chiamarsi a ragione il Corneille del teatro lirico. Tra le molte imprese, a cui porse mano con gran vantaggio della sua nazione, una fu quella di migliorare il dramma. Le cose sacre principalmente furono da lui maneggiate con maestria e decenza sconosciuta fino a suoi tempi. Gli oratorj giacevano allora nell'avvilimento abbandonati alle penne triviali. Zeno vi porse mani ajutatrici, e gli rivestì di quella maestà che conviensi al linguaggio delle divine scritture. Le commedie musicali eziandio, o sieno le opere buffe ricevettero maggior lume dalla sua penna. Egli tuttavia fornito non era d'orecchio musicale, e dee piuttosto dirsi un uomo di talento che un uomo di genio, il suo recitativo riesce alquanto duro: le sue arie non sono molto arrendevoli ad una buona musica. Niun rapporto, dice Marmontel, niuna intelligenza nella divisione de' versi, e nella scelta del ritmo: nulla di regolare, di periodico: onde a ragione è stato abbandonato da' musici. Egli stesso conosciuto avendo la superiorità del gran Metastasio, gli cedette il suo posto di Poeta Cesareo nella corte di Vienna, e si rese a Venezia per porre in ordine, e pubblicar le sue opere. Morì quivi nel 1738. Nelle sue Lettere pubblicate dal Morelli in Venezia in 6 vol. in 8º, molti di lui passaggi ritrovansi sulla Musica drammatica, e sulla Poesia musicale.

Ziani (Pier-Andrea), veneziano, dapprima maestro di cappella di S. Marco a Venezia, e quindi al servigio dell'imperatrice Eleonora in Vienna, fu uno de' migliori teorici del diciassettesimo secolo. Fu altresì buon compositore per quei tempi, sì per teatro che per chiesa, come ben lo dimostrano molte sue opere di pratica stampate a Venez. dal 1654 sin al 1679. Marc'Antonio Ziani, di lui parente e suo successore nel posto di maestro della corte di Vienna sotto l'imperatore Leopoldo, si rese anche cel. sino a' primi anni del passato secolo per le sue composizioni teatrali, oggigiorno del tutto obliate. Il suo oratorio Gesù flagellato è del 1714. (Encyclop. méthod. art. Allemagne).

Ziegler (Giov. Fedele), direttore di musica a Dresda, allievo di Pezold, e dell'antico Bach si rese perfetto nell'arte sì per i suoi viaggi, che per lo studio sulle partizioni de' migliori maestri. Egli fiorì sulla metà dello scorso secolo. Non avendo potuto trovar un editore per le sue opere di teoria, e per le sue composizioni, imparò l'arte d'incidere, e pubblicolle egli stesso nel 1731. Abbiamo di lui: Elementi di musica, e Nuova istruzione sul basso continuo.

Zingarelli (Niccolò) nacque in Napoli a' 4 aprile del 1752. All'età di sette anni, rimasto orfano del padre, entrò nel conservatorio di Loreto per apprendervi la musica. Finaroli fu suo maestro di composizione, e Cimarosa, e Giordanello suoi condiscepoli. Uscito dal conservatorio volle porsi sotto la direzione dell'ab. Speranza, per penetrare gli arcani della teoria dell'arte; poichè, nel conservatorio, appena s'insegnano le regole grammaticali. Questo cel. maestro con un suo metodo particolare d'insegnamento addestrò per modo il Zingarelli, che potè d'indi in poi scrivere le migliori sue opere in non più, e talvolta anche in meno di otto giorni. “Io stesso sono testimonio, scrive il Carpani, che in 40 ore, distribuite in dieci giorni, egli fece la sua inarrivabile Giulietta e Romeo, ed in sette giorni, essendosi per giunta ammalato, scrisse l'Alsinda pel teatro di Milano, la prima delle sue opere di grido” (Lett. 3). Nel 1781 compose egli pel teatro di Napoli, Montezuma, opera più dotta che piacevole, e molto stimata dall'Haydn. Nel 1785, diè in Milano l'Alsinda, che fu molto applaudita, avvegnachè aveva egli abbandonato lo stil ricercato. Tutti i teatri dell'Italia han fatto a gara per averlo compositore: Ifigenia, Pirro, Artaserse, Apelle e Campaspe, Giulietta e Romeo, Ines de Castro, Clitennestra, opere serie; e gli oratorj la Distruzion di Gerusalemme, il trionfo di Davide, la Passione. I drammi burleschi: il Bevitor fortunato, la Secchia rapita, il Ritratto, sono le migliori sue opere. Nel 1789 chiamato in Francia diè alla R. Accademia di musica in Parigi l'Antigono, poema di Marmontel, che mercè gli avvenimenti politici non ebbe più che due rappresentazioni. Di ritorno in Italia, egli applicossi ad uno studio profondo della musica di chiesa, e compose ad otto voci per ottenere il posto di maestro di cappella del duomo di Milano, e fuvvi eletto dopo un esame di tre consecutivi giorni. Le circostanze l'obbligarono quindi a rinunziare alla cappella di Milano. Nel 1806 alla morte del cel. Guglielmi fu egli nominato a succedergli come maestro del Vaticano; e da quest'epoca in poi rinunziò al teatro, non occupandosi esclusivamente che di musica per chiesa. Egli è attualmente direttore del Real Collegio di musica in Napoli nel soppresso monastero di S. Sebastiano. Par che di lui intenda il Carpani, allorchè ci dice che “un cel. maestro italiano, e uomo di prima sfera in linea di compositori, preso il testo poetico della Creazione (opera dello stesso Carpani), si mise a rifarne da capo tutta la musica, procurando di far meglio che l'Haydn; ma il suo lavoro non s'è ancora visto. Egli giace sub rosa, nè si vedrà che dopo la morte dell'autore, avendo egli così deciso per evitare la taccia d'invidioso o nemico della fama dell'Haydn, ch'egli stima moltissimo. Questo maestro, che vanta dei veri capi d'opera, riconosce l'Haydn per uomo unico come sinfonista, come scrittore accademico non superato da altri, ma non lo crede inarrivabile, nè unico nel rimanente: nel che troverà fra i dotti non pochi compagni di sentimento.” (Lett. XI). I caratteri attribuiti a questo maestro anonimo dal Carpani, se pur lice indovinarlo, sono confacenti e ben calzano al merito del Zingarelli, e al giudizio che di questo grand'uomo far mostra l'illuminato scrittore. Descrive altresì la maniera usata dal Zingarelli per disporsi a comporre la sua musica. “La lettura di un passo di qualche santo padre, o di qualche classico latino è necessaria al Zingarelli per improvvisare poi un atto intero del Pirro, o della Giulietta e Romeo, e stendervelo in meno di quattro ore.” (Lett. 3).

Zuccari (Giov.), minore conventuale, e dotto compositore e scrittore di musica sui principi del sec. 18. Egli pubblicò in Roma Pratica di musica, 1719. Diè anche in Venezia nel 1725 l'opera Seleuco: e nel magazzino di Breitkopf a Lipsia vi ha una di lui cantata: Come potrà il mio cor, ec.

Zulatti (Giov. Franc.), di Cefalonia, pubblicò in Venezia: Discorso della forza della musica nelle passioni, nei costumi, e nelle malattie: e dell'uso medico del ballo.

Zulehner (Carlo), membro della società delle scienze ed arti di Magonza, e del Museo di Francfort, nacque a Magonza nel 1770. Imparò il forte-piano da Sterkel, e da Eckard a Parigi: studiò la composizione sotto Philidor, e Kreutzer, e dopo il 1805 è direttore dell'orchestra in Magonza, ove ha stabilito eziandio una stamperia di musica. Egli compose dopo il 1790 una Messa, un Te Deum; due opere alemanne; tre sinfonie; 18 quartetti per violino; tre concerti per piano-forte; 24 sonate con violino, ec. Vi sono in oltre impresse di lui sette opere per il cembalo, e la maggior parte delle opere di Mozart disposte per il forte-piano.

Zumsteeg (Giov. Rodolfo), nato a Gausingen nel 1760, e morto a Stuttgard nel 1802, era eccellente compositore e gran virtuoso sul violoncello nella cappella del duca di Vittemberga. Egli era stato allievo del maestro di cappella Poli, ma acquistò la miglior parte delle sue cognizioni mercè lo studio delle opere di Mattheson, di Marpurg e di M. d'Alembert. Le di lui composizioni distinguonsi per un carattere grave e dignitoso: non faremo menzione che della Festa di primavera di Klopstock, d'una sua Messa, e della sua musica stromentale moltissimo ricercata.