La Società Del Diavolo

Text
0
Kritiken
Leseprobe
Als gelesen kennzeichnen
Wie Sie das Buch nach dem Kauf lesen
Schriftart:Kleiner AaGrößer Aa

11

Con una notevole prontezza di riflessi la sua accompagnatrice pigiò sul pedale dell'acceleratore e, contemporaneamente, sterzò con violenza, colpendo la motocicletta. Il poliziotto perse l'equilibrio, facendo sì che il suo veicolo ruotasse sul suo asse, andando a sbattere contro un'auto parcheggiata e costringendolo a fermarsi.

Rapidamente passarono attraverso una zona trafficata, abbattendo una fila di paletti e si infilarono a tutta velocità nella strada successiva sulla sinistra, evitando il semaforo rosso.

Guardando dietro Sandwell vide che il poliziotto in moto aveva ricominciato l'inseguimento. Con una mano sul manubrio della moto e con l'altra sulla sua arma, si riavvicinò di nuovo alle loro spalle. La donna premette sul pedale dell'acceleratore e l'auto scattò in avanti.

Circa duecento metri più avanti, la strada cominciava una lunga curva sulla destra, con una strada molto più stretta che andava perpendicolarmente sulla destra. La donna esitò ma all'ultimo secondo girò il volante e l'auto si infilò a tutta velocità nella stradina. Il carabiniere girò nella strada a meno di quindici metri dietro di loro mentre lei si dirigeva alla massima velocità verso l'uscita.

Troppo tardi notò poco più avanti a loro un piccolo camioncino con una tela cerata che svolazzava in tutte le direzioni e ostruiva il passaggio. Pigiò sui freni con forza ma all'improvviso l'angelo di Sandwell vide uno spiraglio e si infilò con la Fiat nella corsia opposta, superando il camioncino. Visto che arrivavano delle auto in senso opposto, il poliziotto fu costretto a frenare con forza per evitare di finire sotto al camion.

"Credo che lo abbiamo finalmente seminato," urlò Sandwell, vedendo che la motocicletta era intrappolata tra il camion e il traffico.

Si avvicinarono a un incrocio trafficato duecento metri più avanti dove alcune persone stavano attraversando la strada. Sandwell si aspettava che rallentasse, ma lei proseguì alla massima velocità, e i pedoni si sparpagliarono come uno stormo di piccioni spaventati.

"Attenta!"

L'urlo di Sandwell sembrò non avere alcun effetto su di lei, perciò afferrò il volante e riuscì ad allontanare l'auto da un pedone che, grazie a lui, riuscì ad attraversare incolume la strada.

"Ehi! Stai attenta a dove vai! Vuoi uccidere qualcuno?"

Con l'ampia strada davanti a loro Sandwell sapeva che, se i poliziotti fossero apparsi di nuovo, sarebbero stati un facile bersaglio, Ma non c'era nessuno nello specchietto retrovisore. Sembrava fossero in salvo.

"Puoi guidare un po' più attentamente ora?" la pregò. "Lo hai seminato."

In quello stesso momento udirono uno sparo provenire dalla sinistra e all'improvviso la macchina cominciò a ondeggiare. Sandwell piantò con forza i talloni sul pavimento dei veicolo.

"Il poliziotto. É tornato!" Urlò, vedendo il motociclista arrivare verso di loro da una strada laterale.

"Doveva conoscere una scorciatoia!" urlò la donna di rimando.

Di nuovo risuonò uno sparo. L'auto iniziò a zigzagare, colpì il cordolo di un marciapiede e ci salì sopra.

"Credo che abbia colpito un pneumatico!" urlò ancora lei. “Tieniti!"

Non c'era nulla che lei potesse fare per evitare un disastro. Non più controllabile l'auto colpì una grossa recinzione in acciaio, fermandosi. La donna riuscì a uscire dai rottami, seguita da Sandwell.

"Laggiù," urlò lei. "Conosco un posto dove possiamo essere al sicuro. Vieni con me!"

Sapendo che restare vicino all'auto sarebbe stato un suicidio, Sandwell iniziò a correre. Due isolati e quasi duecento metri più avanti dovette fermarsi, completamente senza fiato. Cercò a destra e a sinistra la donna che era stata davanti a lui di pochi metri ma sembrava fosse scomparsa. Non vedendone alcuna traccia decise di nascondersi dietro a una fila di auto parcheggiate.

"Di qua!"

Era la donna che lo chiamava. La sua voce proveniva da una profonda nicchia su un muro che lui aveva superato senza notarla. Senza emettere alcun suono, la donna aprì il cancello in ferro battuto dietro a cui stava, permettendo a Sandwell di scivolare attraverso l'apertura.

"Cosa è questo, dove siamo?" chiese.

"Sei in uno dei posti più sicuri di tutta Roma," bisbigliò lei. "Nessuno ci troverà mai qui."

Con cautela Sandwell la seguì, ignaro di quello che lo aspettava all'interno.

Lei lo condusse in basso lungo una rampa di scale verso quella che sembrava una grotta, illuminata da una dozzina di lampadine. Più di qualsiasi altra cosa, sapendo che era di nuovo sotto terra, Sandwell desiderò di tornare subito indietro, in superficie. Mentre discendevano ancora, l'aria cominciò a diventare più umida. Si sentì come se qualcuno gli avesse gettato una spugna in faccia.

"Dove mi sta portando?"

“Verso una via di fuga. Non preoccuparti. Sei nelle catacombe più famose di Roma, le catacombe di San Lorenzo, dette anche di ‘Ciriaca.’ In questo luogo i primi Cristiani sono stati martirizzati. Oggi è parte integrale di uno degli itinerari turistici attraverso Roma."

Vide l'espressione allarmata sul suo volto.

"Tranne questa parte, quindi per favore smettila di sembrare terrorizzato. La sezione dove siamo ora è stata scoperta solo recentemente e non è aperta al pubblico. E non accadrà mai perché è proprietà privata."

Sandwell colse l'occasione per cercare di scoprire di più.

"Ottimo. In tal caso questo è un posto perfetto perché tu mi dica chi sei. Per quanto tempo mi hai seguito e perché? Vorrei anche sapere come fai a sapere quello che sto trasportando. Avanti, dimmi!"

Alla luce di una singola lampadina scoperta, si rese conto che la sua rapitrice era decisamente attraente. Con un gesto elegante si sciolse i suoi lunghi capelli neri e li gettò oltre le spalle.

"Il mio nome è Raffaella Fabbri," disse, porgendogli la mano. "Ho cominciato a seguirti da questo pomeriggio. So che la polizia ti sta inseguendo. Posso vederlo?"

Indicò il rigonfiamento sotto alla sua giacca.

"Non ancora," replicò lui. “Prima voglio che tu risponda alle mie domande."

12

Finalmente fu in grado di osservare per bene il suo volto. La sua origine mediterranea era chiara nei suoi occhi marrone scuro, nelle sue sopracciglia molto scure e nel naso perfettamente dritto. Gli zigomi alti e le sue labbra grandi e carnose erano contornati da piccole rughe d'espressione. In effetti era decisamente meravigliosa.

"Okay, calma," disse lei. "Prima tu o chiamo la polizia."

"Sandwell."

"Mi scusi, scherzavo. Sandwell è il tuo nome di battesimo?"

"No. Chiamami William."

"William? Quindi nella mia lingua il tuo nome è Guglielmo. Sei americano? Non credo visto gli sciocchi abiti che indossi, scusami. Forse inglese?"

Sandwell comprese la sua allusione. La sua giacca in tweed e i pantaloni di velluto a coste erano più spesso associati a uno studioso britannico che a un turista americano.

"Americano. Diciamo che sono un turista. In realtà sono di passaggio."

"Hm. Turista non è una professione. Cosa fai nella vita?"

"Insegno. In una università."

"Bene. Cosa stai facendo qui? In questa città, in questo periodo, intendo. Non sei qui per il G20, vero? La maggior parte di questi pezzi grossi vanno in giro di notte alla ricerca di divertimento. Non importa. Eri decisamente nel quartiere sbagliato."

Per sua sfortuna non era stato a conoscenza di questo e non aveva neppure registrato il fatto che il G20 fosse imminente.

"Come ti ho detto, sono un turista. Non un diplomatico" disse, guardandosi attorno. "Sono qui solo per una notte. Pensavo di godermi l'opera, ma questa volta non è accaduto. Tu sembri essere l'unico modo sicuro per arrivare alla mia stanza d'albergo. Grazie di nuovo. Quando risponderai alle mie domande?"

Il suo volto rimase impassibile come se lo studiasse. Sembrò cercare di capire quanto lui fosse coinvolto in tutto questo.

"Aspetta! Un'altra domanda. Insegnante ha detto? Non sei per caso un gesuita, vero?"

"No, non un Gesuita," la corresse, sembrando sorpreso. "Perché pensavi che lo fossi?"

I gesuiti, o la Società di Gesù, ricordò, erano un ordine di sacerdoti cattolici fondato dall'ex soldato spagnolo Ignazio di Loyola a metà del sedicesimo secolo. Si diceva che l'Ordine avesse un'influenza importante in Vaticano.

"Niente. Ho solo chiesto. A parte il fatto che parli come un insegnante e sembra il preside di una scuola gesuita. Chiunque tu sia, sembra che siamo dipendenti l'uno dall'altra. Per il momento non posso fare altro che fidarmi, ma lascia che ti avvisi: nessun comportamento da macho o palpeggiamento. Se mi metti una mano addosso, te ne pentirai per il resto della vita."

Per un momento Sandwell rimase senza parole.

"Scusami? Credo che tu stia sbagliando persona. La tua affermazione, essere dipendenti l'uno dall'altra, cosa intendi? Non è già stato abbastanza per oggi? Sono stato quasi investito da uno scooter, arrestato, rapito da te e ancora non so di che cosa si tratti. Mi devi almeno una spiegazione."

La sua espressione e l'improvvisa ruga sulla sua fronte abbronzata gli disse che aveva toccato un nervo scoperto.

Lei sospirò. "Tranne che per la parte del rapimento, ti è cacciato tu in tutto questo."

Aveva ragione, si rese conto Sandwell.

 

"Ti ho salvato il culo, ricordi? Ora non pensare di poter fare quello che vuoi. Ho ancora motivi per non fidarmi di te, molti motivi."

"Se non ti fidi di me, perché mi hai fatto salire nella tua auto? Avevi la possibilità di lasciarmi lì."

"Avevo i miei motivi. Ti avevo seguito solo dalla stazione alla Basilica, ma non di più, lo giuro sulla tomba di mia madre. Che altro hai bisogno di sapere da me? Risponderò alle tue domande se mi permetti di vedere quello che stai trasportando."

Sandwell alzò la mano. "Mi dispiace, non negozierò fino a quando non so di che cosa si tratta. A cominciare, per esempio, con il motivo per cui mi hai salvato, perché mi stai ancora mentendo e perché credo che quello che mi sta succedendo abbia qualcosa a che fare con te. Ho la netta sensazione che tu mi stia nascondendo delle cose, cose che ho bisogno di sapere per scagionarmi dalle accuse contro di me."

Per quasi un minuto lei rimase in silenzio pensando alla sua proposta.

"Okay, facciamo come dici tu," concesse. "Ma devi credermi che non ho nulla da nascondere, veramente. Dovevi farmi le domande giuste, ma non lo hai fatto."

Sandwell, però, rifiutò di stare al gioco.

"Okay, bene. Faremo così: cosa devi fare con questo libro?"

"Ah, perciò è un libro!"

"Di nuovo,cosa—"

"Nulla! Non sapevo che fosse un libro, per essere onesta."

"Allora perché eri alla Basilica?"

"Io? Potrei farle la stessa domanda. Dopo averti liberato dai poliziotti, certo. Sei innocente, vero? Almeno è quello che credo."

“Perché"

“Perché avevi le chiavi dell'armadietto. Posso vederlo ora?"

13

Con riluttanza Sandwell le porse il libro. I suoi occhi si spalancarono per l'eccitazione.

“Madre di Dio!"

Lo chiuse e lo restituì a Sandwell con uno sguardo incredulo.

"Cose ne avresti fatto? Lo avresti dato alla prima persona con un collare bianco? Spero di no, perché se è quello che credo che sia, sei in un problema così grosso che non avresti mai creduto possibile."

Sandwell rimase interdetto.

"Non capisco cosa intendi. L'ho ricevuto da qualcuno che non conosco. Volevo liberarmene prima di cominciare il mio viaggio verso casa. Se non so cosa è, come avrei saputo cosa farne?"

La donna lo fissò con uno sguardo molto strano. "Quindi, mi giuri su Dio di non essere un gesuita?"

"Certo che no. Non devo giurare. Hai la mia parola ed è più che sufficiente. Voglio che tu mi dica cosa c'è di così importante in questo libro."

Per un momento la donna esitò, ma vedendo la sua aria innocente, si decise. "A meno che non mi stia sbagliando clamorosamente, questo libro è molto controverso. É andato perduto molto tempo fa. É una sorta di antica guida per i visitatori della Roma del decimo secolo. Oltre a questo, però, questo libro è pieno di riferimenti in codice su avvenimenti segreti accaduti durante la storia più antica della città. Anni fa, si era parlato molto di questo libro sui media dopo che sembrava fosse stato rubato dagli archivi dei Gesuiti. É sicuro che nessun altro sia a conoscenza del fatto che tu ne sia in possesso? Sii onesto."

Sandwell scosse la testa. "Nessuno. Come sarebbe stato possibile? Non l'avevo mai visto prima. Quando ho avuto il libro era notte e non sono andato da nessuna parte se non in Basilica e alla stazione di polizia. Nient'altro. Uno sconosciuto mi ha indirizzato verso il libro."

"Lo so."

La mancanza di una luce decente impedì a Sandwell di vedere l'espressione sul volto di Raffaella. Cominciò a credere di essere finito in qualche brutto incubo.

"E se fosse stato rubato?"

"Ah," disse lei. “Alla fine capisci."

"Perché dici così? Credo sia una storia strana. Dici che è una guida in codice?"

"Sì, sì. Quello che vorrei sapere è perché lo ha mandato a te. Non lo conoscevi, mi hai detto."

"Chi?"

"Mio zio, il cardinale Bruno Lefebvre."

14

Sandwell deglutì e quasi si soffocò con la sua saliva.

"Cosa? Mi stai dicendo...scusami, che il cardinale è tuo zio?"

Lei annuì. "Quando hai finito di tossire: la risposta è sì e per l'ennesima volta: non sto mentendo. Non so veramente neppure perché tutto questo sia accaduto a te. Mi dispiace."

Sandwell non rispose direttamente.

Perciò, è per questo che ha continuato a seguirmi!

"Senti, non sono pazzo. So che mi hai seguito per tutta la notte. Faust me ne è testimone. Quello che voglio sapere è cosa speri di ottenere perseguitandomi. Il motivo è il libro?"

Raffaella arrossì.

"Intendi questa sera all'opera? La mia presenza lì non conta. Anche a me piace l'opera. Dopo tutto, non sapevo che tu eri seduto lì."

"Giusto. Ed è per questo che mi dirai cosa sta succedendo. Mi sembra che tu ne sappia di più."

"Potrei saperne quanto te, tranne forse alcune poche cose di minore importanza di cui tu non sei ancora a conoscenza, te lo giuro."

"Ottimo. Se è così, allora, perché mi hai seguito?"

La sua domanda sembrò irritare la bella italiana.

“Maledizione! Di nuovo. Non ti ho seguito di proposito, volevo solo sapere cosa c'era nell'armadietto, nulla di più."

"Perché? Chi vuole saperlo? Tu? O il creatore di questo stupido gioco?" Per un momento ebbe paura che potesse schiaffeggiarlo, ma invece gli rispose.

"No, sì, in realtà ci deve essere mio zio dietro a tutto questo. L'ho visto, per pura coincidenza, alcune settimane fa vicino alla stazione. Era da solo, senza il suo autista e questo l'ho trovato strano. Non andava mai senza di lui a causa dell'operazione all'anca che aveva avuto qualche anno fa. L'ho seguito e quando l'ho visto mettere qualcosa in uno degli armadietti mi sono insospettita. Non gliel'ho mai chiesto ma ho avuto il sospetto che fosse qualcosa di importante. Ora, sembra che fosse molto importante."

Il suo racconto lo rassicurò in qualche modo.

"Non hai ancora risposto alla mia domanda: cosa rende questo libro così importante?"

"Te l'ho detto. É la prima guida di Roma, stampata una sola volta, secoli fa. Per un lungo periodo è stata nelle mani dei Gesuiti. Se quella che hai è l'originale, vale una fortuna.”

“Perché?”

“Perché è la prima. Inoltre contiene un codice."

"Che codice?"

"Un segreto, racchiuso in un testo nascosto. Questo è tutto quello che so anche io. L'ho letto da qualche parte ma ora lo vedo io stessa. Incredibile."

"Incredibile?"

Lo guardò interrogativamente.

“Non importa. Il tuo volto mi dice che non ne sei ancora consapevole e questo mi dice che sei all'oscuro di tutto. Mi dispiace sia stato coinvolto nella morte di mio zio."

"Va bene, aspetta! Perciò sapevi di tuo —"

"Della sua morte? Sì. É stato ucciso. Sei stato da lui, vero?"

Sandwell rivide il corpo nel seminterrato. Il pensiero dell'effetto devastante che avrebbe fatto su di lei il vedere suo zio, fu abbastanza per riportarlo alla realtà. Il fatto che lei sapesse che lui aveva visto il suo corpo non era un motivo per restare stupito più a lungo.

"Sì,’ confermò. “Un patologo ha certificato che è stato —"

"Avvelenato," disse lei con calma.

La sua risposta lo stupì. "Come fai a sapere tutto questo? Dopo tutto, non eri lì."

Lei alzò le spalle. “L'avvelenamento è il modo con cui un cardinale uccide un altro cardinale. Nessuno a Città del Vaticano è abbastanza sacro per sfuggire alla possibilità di essere eliminato."

Un'idea degna di nota, pensò Sandwell. Questa donna parlava una lingua che non era abituato a sentire e non era solamente l'italiano. Il fatto che lei stessa fosse coinvolta in questo genere di cose era degno di nota.

Ricordò qualcosa.

"Forse questo significa qualcosa per te? L'ho trovato dentro al libro."

Prese la carta e gliela diede.

"Si tratta di scrittura allo specchio," rispose lei sorpresa. "Sai cosa dice?"

"No, mi dispiace. Non capisco o leggo molto bene l'italiano. Lasciamo perdere se è al contrario."

Raffaella prese uno specchietto per il trucco dalla sua borsetta e lo piegò ad angolo contro la carta.

"Ecco qui. É in inglese."

Sandwell si animò.

"Un testo molto stimolante," rise. "Farebbe meglio a leggerlo."

Le prese la carta e lo specchietto e lesse:

‘Epochal dips: A Satan is us!’

Riprese il foglio da Sandwell che la fissò completamente stupefatto.

Datemi un momento e mi sveglierò da questo sogno.

"Qual è il problema?" chiese. "Qualcosa non va?"

"No, non del tutto," rispose laconicamente. "Forse una lieve forma di pazzia che non avevo visto arrivare."

Ripetendo le parole alcune volte glielo restituì.

"Mi dispiace. Non ho idea di cosa significhi ma se me lo chiede mi sembra piuttosto apocalittico, come la fine di un'era perduta. Sembra che Satana giochi un ruolo in tutto questo."

"Ne sei sicura? Personalmente lo considero un avvertimento per qualcosa che avverrà presto,” replicò. “come una predizione, come l'arrivo di un profeta come Nostradamus, annunciata dall'arrivo di Satana, Baal, anti-dio o come le persone chiamavano il male. Nonostante questo, non credo che si sistemi in un posto diverso da quello che attualmente occupa l'Onnipotente."

"Al posto di, intendi?"

"Che altro? Lui, Satana, lottava per mettersi al posto di Dio cercando di gettarlo dal suo trono."

"In tal caso spero abbia torto. Deve rendersi conto che è stato un gesuita di quarto grado che ha scritto questo."

Lui la guardò incredulo. "Come lo sai? Voglio dire, come sai che è stato scritto da un gesuita? E cosa è un quarto grado?"

Lei sorrise misteriosamente. "Semplice. Conosco questa scrittura. É di mio zio. Nessuno scrive come lui. Guarda, le lettere sono proprio come note musicali. Vede la ‘R’? Molto arricciata. Senza dubbio opera di mio zio. Se non per —"

15

"Cosa?"

Raffaella aveva girato la carta fissando l'immagine.

"Nulla. Mi domando solamente perché abbia usato una carta dei tarocchi. Questa carta simbolizza il lato nascosto, la Papessa. Cosa potrebbe aver voluto intendere inserendo questa carta?"

"La Papessa? Il Papa, no? É un'immagine di un papa. Guarda a cosa c'è scritto sotto. Dice, ‘Il Papa.’"

Lei girò la carta e gliela mise sotto il naso.

"Ne sei sicuro?"

Con sua grande sorpresa diceva ‘La Papessa’ e non ‘Il Papa’.

"Hm. Strano. Potrei giurare che prima diceva—"

"Qualcos'altro?” sogghignò lei. “Credo che tu soffra di un eccesso di immaginazione. Una volta capitava anche a me. La tua immaginazione corre più veloce del tuo cervello. Le lettere non cambiano improvvisamente nel corso di una notte, lo sai? Questa è chiaramente una femmina. Quindi è ‘La Papessa’ e non ‘Il Papa’ come sostieni tu. La Papessa è femminile, un papa donna. Perché mai ti ha dato questo?"

Sandwell non era in grado di ricordare di aver mai visto degli occhi così splendenti e carichi di energia.

“Speravo potesse darmi tu una risposta a questa domanda."

La donna scosse la testa. "Quelle parole non mi dicono nulla. Mio zio, però le conosceva, ne sono sicura. Deve averlo fatto con qualche scopo specifico. Tipico di lui. Suggerisco di andare a casa sua, ispezionare il suo ufficio. Forse troviamo qualcosa. É davanti alla Basilica. Non lontano da qui, dovremmo essere in grado di arrivarci senza essere visti."

"Faremmo meglio ad andarci subito," propose Sandwell. "Dobbiamo arrivare lì prima che ci pensi De Angelis."

La facciata chiara dell'edificio che stava davanti a loro sembrava quasi quella di una caserma dei vigili del fuoco. Nulla dimostrava che fosse la casa di una persona con un incarico di poco inferiore a quello del Papa.

Aprendo la porta molto alta, Raffaella notò il disappunto sul volto di Sandwell.

"Sì, può sembrare povera dall'esterno ma non ti dimenticare una cosa: è un palazzo costruito nel quinto secolo. Nei primi tempi sembrava più bello, ma le rivolte e le guerre hanno dato all'edificio un aspetto più dimesso."

 

All'interno aleggiava l'odore di una corsia di ospedale. Il grande studio, il corridoio e l'ingresso stesso erano ricoperti di ebano. A metà dello studio c'era una enorme scrivania antica. Era chiaro che il lavoro occupava un posto fondamentale nella vita del cardinale.

Entrambi cominciarono a farsi largo tra pile di riviste, numeri di periodici cattolici, cartelline piene di appunti, circolari e libri.

"Ma in realtà cosa stiamo cercando?" domandò Raffaella. "In questo modo non faremo grandi progressi."

"Qualunque cosa possa aiutarci a rintracciare il suo assassino. Quello che stava facendo o in che cosa era coinvolto. Appunti recenti sulla sua scrivania per esempio.”

Raffaella si sedette alla scrivania dello zio, rovistando i cassetti uno a uno.

"Scusami, quanti anni aveva tuo zio?" chiese Sandwell.

"Dunque, vediamo...credo ottantatré. Ne aveva ventuno quando è stato ordinato sacerdote nel 1954, l'anno della santificazione di Pio X.”

Sandwell annuì. "Come pensavo. Lo stile datato, la sua calligrafia, tuo zio deve essere stata una persona molto istruita. Non conosco nessuno con tali capacità o qualcuno che scriva ancora in questo modo."

Lei sorrise. "Al giorno d'oggi credo che una persona del genere sia chiamata un fossile. Lo era, sotto molti punti di vista. Ed era più conservatore della cantina sotto al Vaticano. Inoltre spesso dicevano che era un paranoico morboso e sull'orlo della nevrastenia. Ora capisco il perché, voglio dire, so che era mio zio, ma per quanto riguarda la frase sul retro della carta: chi scriverebbe qualcosa del genere?"

"La tua domanda è retorica," sogghignò Sandwell. "ti sei risposta da sola."

Senza entrare nei dettagli Sandwell raccontò a Raffaella delle telefonate anonime, del modo particolare con cui gli era stata consegnata la busta, della chiave e della scoperta della sua carta d'imbarco vicino al corpo dello zio.

"Capisco. Quindi è per questo che hai lasciato il tuo palchetto così all'improvviso," esclamò lei. "Prima che mi rendessi conto che te ne eri andato."

"Dopo di che mi hai seguito," replicò Sandwell. “Non ti ho notata all'inizio. Bel lavoro! Tuo zio mi ha chiamato parecchie volte. Ora mi rendo conto che lo ha fatto per farmi uscire dal teatro per essere sicuro che fossi lì al momento giusto. Piuttosto intelligente devo dire, altrimenti non sarei qui proprio ora. Quello che però ancora non capisco e che speravo fossi in grado di dirmi è il motivo per cui ha scelto me, un completo sconosciuto per lui? Non conoscevo il Cardinale e non avevo mai sentito parlare di lui. E all'improvviso appari tu, sua nipote che entra in scena in modo così spettacolare esattamente al momento giusto per impedirmi di essere arrestato. Un'azione fulminea e pericolosa. Nel complesso una situazione molto strana, mi domando ancora cosa ci sia dietro a tutto questo".

"Chi," disse lei bruscamente. "É stato mio zio a essere stato ucciso. Ha cercato di mettersi in contatto con te anche se troppo tardi. E perché sei così sicuro del fatto che non ti conoscesse? Magari a causa del tuo lavoro? Il motivo per cui ti ha mandato questo libro è qualcosa che non siamo in grado di capire al momento. Rivelare questo reperto è una cosa rischiosa da fare in questa città. Nessuno dovrebbe fare una cosa del genere in questo modo."

"Giusto. Credo che quello che ho fatto è insolito, forse anche pericoloso?"

"Non per me, ma per il suo proprietario. Gli causerà un sacco di problemi. Non importa. I Gesuiti lo possedevano. Ho sempre desiderato vedere soffrire questi bastardi, così a lungo da desiderare di vederli sterminati."

“Forse non è un buon piano per il momento. Ma come facevi a sapere chi ero?"

Lei sospirò profondamente. "Per l'ultima volta, non lo sapevo. Dopo che ti ho seguito alla stazione ti ho visto prendere qualcosa dall'armadietto che aveva usato mio zio. Motivo sufficiente perché ti seguissi."

“Capisco. E la carta d'imbarco?"

"Non ne ho idea. In qualche modo deve aver scoperto qualcosa sulla tua identità. Farlo per un gesuita di quarto grado era un gioco da ragazzi."

Sie haben die kostenlose Leseprobe beendet. Möchten Sie mehr lesen?