La Società Del Diavolo

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8

"Se indosso una cintura? Le assicuro che non ho nulla a che fare con tutto questo. Non conosco questa persona. Non l'ho mai visto prima in vita mia. Vuole scusarmi?"

"No. Da questa parte per cortesia."

L'ispettore lo guidò verso la porta che dava verso il sotterraneo.

"Prima lei," fece un gesto verso le scale.

Era peggio che essere portato alla stazione di polizia. Solo il pensiero di scendere la stretta scala di pietra a spirale lo faceva già sentire male. Qualsiasi spazio chiuso come sotterranei, ascensori o grotte condividevano una caratteristica che lo metteva a disagio. Questi piccoli spazi potevano essere essere chiusi ermeticamente, gli ricordavano le tombe, non erano tra i posti che preferiva sulla Terra. Per fortuna questo sotterraneo era profondo solo pochi metri.

Tremando, sudando copiosamente e con il cuore che batteva all'impazzata, Sandwell riuscì a controllarsi per i primi gradini ma poi si fermò.

Respira profondamente, trattieni e lascia andare.

Non aveva importanza quello che c'era lì sotto, poteva aspettare. Non c'era alcun motivo per farsi prendere dal panico. In un tentativo di rilassarsi raddrizzò la schiena e si allungò alcune volte, inspirando fino a quando il tremore cessò.

La scala proseguiva verso il basso nel terreno. Dopo circa quaranta gradini l'ispettore si fermò improvvisamente.

"Nega ancora?" chiese.

Sandwell inspirò profondamente. L'aria era fredda e umida.

"Negare cosa? Credo che farebbe meglio a dirmi di che cosa mi sta accusando. Il corpo che mi ha mostrato ha qualcosa a che fare con questo?"

L'ispettore sbuffò.

"Parzialmente o completamente, dipende da lei. Questa fase delle indagini non è conclusiva ma può portare a molte prove. Deve proseguire, a meno che lei non confessi."

Lo stomaco di Sandwell si irrigidì. Apparentemente l'ispettore lo sospettava di qualcosa che era accaduto lì sotto. Anche se non sapeva di che cosa era accusato, Sandwell cominciò a rendersi conto di essere invischiato in una situazione molto brutta.

"Cosa vuole che confessi?" chiese. "Che ho colpito la porta di una chiesa? La risposta è sì. C'è altro?"

Vedere un'espressione incomprensibile sul volto di De Angelis insieme al fatto di essere in un sotterraneo buio gli fece improvvisamente desiderare di essere al sicuro a casa.

"Continui a scendere. Le consiglio di non respirare," fu la risposta che ricevette. "La maggior parte delle persone sente la necessità di vomitare vedendo un corpus delicti, tranne gli addetti ai lavori e i killer professionisti. Questo è molto peggio dell'altro che ha visto, e uno dei peggiori che abbia mai visto negli ultimi quindici anni. Un tritacarne spuntato non sarebbe stato in grado di essere più efficace e questo non è un complimento."

Lo stomaco di Sandwell si rivoltò, una debolezza che si poté leggere sul suo volto.

"Si sente responsabile ora?"

Sandwell deglutì. Non si sentiva responsabile o colpevole, solo nauseato. I tutori della legge e le persone negli obitori erano abituati a scherzi di cattivo gusto sui morti, specialmente quando c'era di mezzo il sangue. Era un genere di umorismo che non era mai stato in grado di apprezzare. Vedere i resti senza vita di un'altra persona in uno stato in cui il suo stomaco non era preparato era decisamente troppo.

La sensazione di nausea stava peggiorando.

"No," sospirò. "Non si dovrebbe pulire il posto prima? Il mio stomaco non è...”

"Cosa? Lei non è pronto per vedere un altro corpo?" De Angelis scosse la testa.

"Può smetterla con le sue sciocchezze. Ripulire il posto è proibito. Per mantenere ogni prova possibile tutto deve essere come quando è stato trovato il corpo. Stia attento a dove mette i piedi. É un mezzo disastro."

Con grande difficoltà Sandwell ingoiò il groppo che aveva in gola, fece alcuni respiri, tre passi veloci in avanti e vomitò.

Un uomo calvo in camice bianco era inginocchiato vicino al corpo. Dall'aspetto dei suoi guanti in lattice macchiati di sangue aveva esaminato il corpo a lungo. Nel centro del pavimento in pietra c'erano i resti di un corpo umano con gli arti inferiori posti in posizione innaturale. Gli organi interiori al livello dell'addome della vittima giacevano interamente fuori dal corpo. Sembrava come se l'uomo fosse esploso. Fu troppo per Sandwell. Si allontanò e vomitò di nuovo.

"La morte ha un odore," De Angelis ridacchiò sarcasticamente. "Uno che attrae i veri saprofaghi e gli opportunisti, mentre, contemporaneamente, mantiene sulla retta via i giusti tra di noi."

Sandwell sospirò. Desiderò essere ovunque, tranne lì, lontano dalle grinfie dell'ispettore De Angelis.

"Perché dice queste cose?" chiese. "Cosa si aspetta che dica?"

L'ispettore alzò le mani. "Quello che vuole. Molte persone reagiscono in modo diverso messe davanti alle proprie azioni. Si chiama ‘in flagrante delicto’. Ricordi che l'Onnipotente veglia su di noi, specialmente in questo luogo e su di lei in particolare. É la morte che alla fine separa il bene dal male."

De Angelis prese il crocefisso che pendeva da una catenina attorno al suo collo e lo baciò.

Sandwell fu sul punto di dire qualcosa ma dopo una seconda occhiata al corpo esitò. Con un'espressione indecifrabile sul volto l'ispettore gli ordinò di avvicinarsi, pochi passi verso l'uomo in camice bianco, un dottore, suppose Sandwell. L'uomo sembrava non essersene accorto.

"Questo è il professor Lombardi," sibilò De Angelis tra le sue labbra baffute. "Panatomo..."

"Anatomopatologo," lo corresse il dottore che sembrava aver sentito.

Sandwell si era allontanato di nuovo, ancora sconvolto. Il suo stomaco protestò con veemenza contro quello che vide giacere lì sul pavimento di pietra, il corpo mutilato di un uomo, i suoi occhi spalancati, la sua bocca contorta in un urlo congelato. Era ovvio che era morto tra atroci dolori. Un dettaglio colpì Sandwell in modo particolare, l'abito talare nero che stava indossando l'uomo indicava una professione spirituale.

"Chi è?" chiese coprendosi la bocca con una mano. "Il suo abito indica un'appartenenza al clero, un vescovo forse?"

"La sua domanda è fuori luogo, signor Sandwell," replicò De Angelis sarcasticamente. "Lui, o dovrei dire, la sua vittima, era un cardinale. Il nome di sua Eminenza è Bruno Lefebvre, prete gesuita e amico fidato del defunto papa. Negli ultimi anni il Cardinale ha fatto regolarmente notizia a causa della sua posizione contro le rigorose riformi interne pianificate e per la sua lotta contro quelle politiche. Era costantemente in disaccordo con il Vaticano. Sua Eminenza era sopravvissuto a tre attacchi, fino a questo."

De Angelis si accucciò e tirò una parte dell'abito talare sul volto del morto. "Tragico. Solo i maiali meritano di giacere in mezzo ai propri escrementi."

Nel frattempo il patologo continuò il suo lavoro, prendendo con una spatola di plastica campioni di tessuto che giacevano all'esterno del corpo e raccogliendo il sangue e i contenuti del maleodorante tratto digestivo, seguito da vicino da De Angelis.

"Dottore," chiese. "Se ha qualche informazione su come è morto sua Eminenza voglio saperlo. É stato fatto con qualche arma da taglio?"

Il dottor Lombardi gli diede una scontrosa occhiata distratta e scosse la testa.

"Sicuramente nessun coltello o arma da taglio."

"Quindi, cosa è stato?"

"A questa domanda si può trovare una risposta solo con l'autopsia," replicò bruscamente Lombardi. "Quello di cui sono sicuro è che quest'uomo ha avuto una morte orribile. Il dolore che ha sofferto deve essere stato intollerabile."

L'ispettore aspettò un momento.

"Qualche ipotesi?"

Il patologo scosse la testa.

"Non oserei in questo caso. L'unica cosa di cui sono sicuro è che l'omicidio è stato commesso dall'interno. Uccidere può avere molte facce e qualche volta ce ne mostra una nuova. Oltre a quelle da fuoco e bianche, le armi possono comprendere il veleno, il congelamento, il soffocamento con gas, la mancanza di ossigeno, l'annegamento, il dissanguamento, l'arresto cardiaco e così via. Non sempre è chiaro di cosa sia morta una persona."

"E in questo caso?”

“Sto pensando a una bomba," rispose il patologo.

"Una bomba?"

"Lei ha chiesto la mia opinione e ora ce l'ha. Vede i bordi sfilacciati nei posti dove la pelle si è rotta? É caratteristico. Questo disastro è identico a un attacco con una granata, con una differenza sostanziale."

“Quale?"

"Sembra che l'effetto, l'esplosione abbia avuto luogo dall'interno, nel tratto intestinale. Il processo è stato devastante. La possibilità che il Cardinale potesse sopravvivere a questo era meno di zero."

Questa affermazione non sembrò piacere per nulla all'ispettore.

“Quanto grande era questa bomba?”

"Ah, ora si sta sbagliando. Sta probabilmente pensando a qualcosa di fisico, qualcosa di solido che è stato ingerito. No, non è stato nulla di simile a quello a cui sta pensando. Penso che forse sia stata un'overdose di una medicina usata in modo errato, o una combinazione di medicine differenti. Alcuni liquidi chimici reagiscono violentemente tra loro. Per esempio il nitrogeno liquido in combinazione con la bile dello stomaco è fatale."

Il patologo prese una spatola di acciaio inossidabile che mise tra le viscere aperte e la annusò.

 

"Come sospettavo, la sua morte è stata causata da un composto chimico ma certamente non dal nitrogeno," disse. "Riesce a sentirlo?"

L'ispettore De Angelis sbuffò. “Aglio!"

“Arsenico," lo corresse il patologo. "L'arsenico ha quasi lo stesso odore dell'aglio. Questo, insieme ad altre sostanza nel suo sistema digestivo deve aver scatenato una reazione chimica particolarmente forte e questo ne ha causato la morte. Per esserne del tutto sicuro dovrei esaminare i tessuti e prendere dei campioni di sangue."

"Lo faccia," tuonò l'ispettore. "Se trova qualcosa che indichi l'assassino voglio esserne informato immediatamente."

Il cervello di Sandwell iniziò a lavorare al massimo delle sue capacità. Si rese conto che l'ispettore lo considerava come l'unico sospetto. Per convincerlo del contrario doveva provargli che non era da quelle parti al momento dell'omicidio.

Pensa!

Gli venne un'idea.

"Signore, potrebbe essere stato un suicidio?" Chiese innocentemente.

"Fisicamente non impossibile, ma ne dubito," disse il dottor Lombardi. "Il Cardinale aveva una personalità forte. Non era il tipo da suicidarsi. Uccidersi in questo modo sarebbe molto più doloroso che fare hara-kiri. Non l'avrebbe fatto. Qualcuno che è sopravvissuto a tre attacchi nella sua vita non si suiciderebbe mai."

Sandwell si sentì profondamente deluso.

"Può dirmi a che ora è stato commesso il delitto?" chiese De Angelis al patologo.

"Solo una stima. Come può vedere il corpo è nella prima fase del rigor mortis. Questo significa che la vittima apparentemente è stata uccisa tra le dieci e trenta e le undici di sera. Direi all'incirca tre ore fa."

Era quello che aveva sperato Sandwell. Tre ore prima era nella piazza davanti al teatro dell'opera!

"Se non vi dispiace Ispettore, Professore, vi lascerei qui da soli," disse con grande sollievo. "Vedete, a quell'ora io ero al teatro dell'opera in piazza Beniamino Gigli. Ho parlato con i due impiegati alla reception e possono confermare il mio racconto."

L'ispettore De Angelis non sembrò per nulla impressionato di questo alibi e, se lo era, non fece nulla per mostrarlo, pensò Sandwell.

L'Ispettore tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta rettangolare e lo mise davanti al naso di Sandwell.

9

“Se non le dispiace Professore, potrebbe spiegarmi cosa ci faceva questo sul corpo del Cardinale quando è morto?"

Diede il foglio di carta Sandwell. Sandwell lo guardò con sorpresa e lesse

CARTA D'IMBARCO Amsterdam Roma

AMS FCO

Imbarco Partenza Data Volo Classe

06:35 06:50 19JUN KL1597 M

Passeggero Posto

SANDWELL, WILLIAM R. 21A

Sandwell non poteva credere ai suoi occhi.

"Cosa è questo?" chiese, sbalordito. "Non può essere la mia carta d'imbarco. La tengo sempre con me fino a quando..."

"Fino a quando arriva a casa?" rispose De Angelis. "Era questo che stava per dire? Questo è il suo nome, giusto? E sembra che lei sia arrivato da Amsterdam."

Ammutolito Sandwell fissò il pezzo di carta. Era indiscutibilmente la sua carta d'imbarco!

Sandwell si perse nei suoi pensieri. Tutto quello a cui fu in grado di arrivarere era che l'avesse persa uscendo dall'hotel e che in seguito qualcuno doveva averla presa. Ma come era arrivata tra le mani del Cardinale? Un nuovo pensiero si fece largo tra la sua confusione.

Gli avevano rubato l'identità?

"Se ha un momento, ispettore," cominciò il dottor Lombardi. "C'è qualcosa che voglio condividere con lei. Ricordo un caso con caratteristiche simili che era stato riportato su una rivista medica. Si trattava di un avvelenamento commesso con l'Acquetta di Napoli."

De Angelis quasi si strozzò. "Parla sul serio? Acquetta di Napoli?"

"Sì. É chiamata così. Non ha nulla a che fare con la pioggia. In altre nazioni è conosciuta come la ‘Mosca spagnola’, una polvere ottenuta dal corpo del Lytta vesicatoria, un tipo di coleottero originario della regione mediterranea. Ha un veleno che, in combinazione con altre sostanza come l'arsenico e la stricnina provoca una forte reazione nel corpo. Forte abbastanza da uccidere qualcuno in pochi giorni. In questo caso in pochi minuti."

"Coleottero macinato," ripeté De Angelis scontrosamente. "Perché non ne ho mai sentito parlare?"

Lombardi gli lanciò un'occhiata interrogativa. "Forse perché risale ai tempi del medioevo quando sniffare cocaina non si usava ancora. É un metodo vecchio ma testato per uccidere qualcuno. La mosca spagnola era originariamente intesa come un afrodisiaco e uno stimolante per l'appetito, ma era pericolosa in alcune combinazioni. Tutto questo presume, certamente, che la mia supposizione sia corretta. I nobili italiani, compresi i Medici usavano la mosca spagnola per avvelenare i propri nemici, specialmente le persone che li ostacolavano politicamente. Qualche volta ci volevano dei mesi prima che la povera vittima soccombesse."

"Mesi," ripeté De Angelis. "Il Cardinale è ovviamente morto piuttosto velocemente, perciò presumo che qualcuno abbia volutamente usato una dose massiccia. Perciò, è omicidio. Per cosa è usata attualmente la mosca spagnola, da un punto di vista medico?"

"Come diuretico e per aumentare la potenza sessuale. In una overdose porta a una erezione prolungata con il risultato di portare seri danni al pene."

"Questa è una prova evidente che Sua Eminenza il cardinale Lefebvre è stato avvelenato," riassunse De Angelis. "É tutto quello che ho bisogno di sapere per ora."

Con un'espressione vuota sul volto si girò verso Sandwell.

"Signor Sandwell, le prove che ho trovato in questo caso mi obbligano ad arrestarla. Vuole che la informi dei suoi diritti?"

"Arrestarmi?" Sandwell reagì rabbiosamente. "Sulla base di che cosa?"

"Sulla base dell'omicidio premeditato del Cardinale. Visto che era un membro del clero e totalmente impotente contro una persona violenta, mi aspetto che la pena richiesta contro di lei sarà molto severa."

"Tutto questo è assurdo!" esclamò Sandwell ad alta voce. "Perché? Per un pezzo di carta con il mio nome che è finito qui per caso? Questo non ha niente a che vedere con delle prove. Lei sta adattando le circostanze per farle combaciare al crimine. Chiunque, qualunque visitatore della chiesa, anche un turista avrebbe potuto trovare da qualche parte questa carta di imbarco e perderla qui di nuovo."

Sandwell ripensò a tutti gli avvenimenti delle ultime ventiquattro ore. Quelle telefonate, il tizio sullo scooter fuori dal teatro e quella busta con il libro all'interno!

Tornò di nuovo all'attacco.

"Inoltre, cosa c'è che non prova che tutto questo non sia un qualche tipo di macchinazione? In realtà, sembra proprio una trappola. Mi è stato detto che la polizia italiana è completamente corrotta e dopo questa orribile esperienza," fece un gesto col braccio verso il corpo sul pavimento, “sono sicuro che lo sia. Qualunque siano i suoi piani, ispettore, non andrò da nessuna parte con lei. Non so come sia finita qui la mia carta d'imbarco, ma io l'ho vista uscire dalla sua tasca. Chissà dove l'ha avuta."

De Angelis fu irremovibile.

"Signor Sandwell, lo tenga bene in mente: qualunque cosa dirà potrà essere usato contro di lei. Ho prove a sufficienza per trattenerla in questo paese, almeno fino a quando non saranno terminate le indagini."

Un'espressione pericolosa apparve sul suo volto.

“E un'altra cosa: lei mi accusa di corruzione. Se fossi al posto suo io starei molto attento quello che dice. La carta d'imbarco non è l'unico motivo per trattenerla."

"E quale altro motivo potrebbe esserci?"

"Più di uno. Le sue accuse, la sua presenza qui a Roma proprio prima del prossimo incontro del G20, il suo interesse per l'arte religiosa e la sua presenza vicino a questo edificio al momento dell'omicidio."

Sandwell sospirò profondamente.

"Un'altra accusa falsa che non può provare. Non troverà nessuna altra prova se non le mie impronte sulla maniglia della porta."

La sua mente era in completa confusione. Aveva bisogno di più tempo per pensare.

"Ispettore," fece un ultimo tentativo. "spero che si renda conto di aver completamente torto. Questa è solo una strana coincidenza, non ha importanza quanto incredibile possa sembrare. La mia presenza alla basilica questa notte è stata una pura coincidenza. Capisco quanto sospetto debba esserle sembrato trovare la mia carta d'imbarco qui, ma è solo quello che è, una coincidenza, e il suo lavoro è trovare la verità."

Mi dispiace," borbottò l'ispettore. "Non ha scelta se non quella di venire con me. Immagini questo: lei vive in Italia o forse è qui per una visita. Mentre è qui, vede accadere qualcosa di strano. In un caso come quello, in un caso come questo, lei deve solo adeguarsi ai nostri usi e alle nostre leggi e accettare che qualche cosa sia gestito in modo diverso rispetto alla sua nazione."

Sandwell sospirò profondamente. Si rese conto che non gli sarebbe stato permesso di andarsene. Cominciò a risalire le scale, questa volta davanti all'ispettore. Pensare alla fuga non aveva senso con una testa calda di quel genere armata alle sue spalle.

Mentre andavano verso l'auto della polizia, Sandwell si sentì ingannato. Era stupidamente caduto nella trappola di uno sconosciuto, qualcuno che chiaramente voleva che lui fosse coinvolto.

A ogni passo le sue speranze svanivano. La situazione era folle. Non era coinvolto in nulla di quello che era accaduto. In quel momento avrebbe dpovuto essere seduto in aereo, di ritorno verso casa. Invece era quasi certo che lo aspettassero delle accuse fasulle, un processo farsa e una lunga permanenza in una prigione italiana.

Con la mente nel panico, evitò a malapena una piccola auto che sfrecciò sul marciapiedi verso la basilica. La sua velocità e la sua direzione obbligò i due poliziotti, sorpresi, a saltare di lato, lasciando un notevole spazio tra loro e Sandwell. Con l'auto della polizia dietro di lui e la Fiat Cinquecento a tutta velocità contro di lui fu sicuro che sarebbe stato colpito dalla piccola utilitaria. Spinto da una scarica di adrenalina, pochi centimetri prima che il veicolo lo colpisse, saltò e si incuneò tra due sostegni, gli occhi chiusi pronto alla inevitabile collisione.

10

I cancelli dell'Inferno rimasero chiusi. Sandwell saltò oltre il cofano della Fiat mentre passava, riuscendo a evitare di ferirsi. Quando si guardò alle spalle, vide la Cinquecento colpire il paraurti dell'auto della polizia, lasciare segni di frenata sull'asfalto e fermarsi. Scioccato e curioso di scoprire l'identità del guidatore, Sandwell si avvicinò e sbirciò dentro alla Fiat. Fu sorpreso di vedere una donna dietro al volante. La donna sembrò ignorare i due poliziotti.

"Americano! Per favore, sali in auto!” urlò, gesticolando. “Veloce! Sali in macchina!"

Sandwell non aspettò. Con un movimento si lanciò vicino a lei e la Fiat si precipitò all'indietro, di nuovo sulla strada lasciando alle loro spalle De Angelis e un poliziotto molto confuso.

I poliziotti non persero tempo e molto velocemente si misero all'inseguimento.

Alla massima velocità, con l'Alfa Romeo della polizia alle calcagna, la piccola Fiat sfrecciò attraverso le strade del centro di Roma. Salendo sui marciapiedi e superando le auto a destra e a sinistra, riuscirono ad aumentare la loro distanza dall'auto della polizia fino a quando raggiunsero un incrocio dove il semaforo divenne rosso. La donna spinse a tavoletta sull'acceleratore, tirò il freno a mano e fece una brusca svolta a sinistra portando di forza l'auto fuori dalla carreggiata. Manovrò con abilità tra due paletti e sbucò sulla parte più distante della strada lasciando alle loro spalle tutto il resto del traffico, Alfa Romeo compresa.

Sandwell diede un'occhiata al tachimetro: novantasei chilometri all'ora. Decisamente troppo per quelle strade!

L'Alfa Romeo non si vedeva da nessuna parte. Senza ridurre la velocità, superarono un altro incrocio, ignorando i semafori. Al bivio successivo, una rotonda, ridussero la velocità, si infilarono in una strada stretta che andava dritta in un garage e, all'improvviso, si fermarono.

 

Sandwell osò respirare di nuovo per la prima volta da quando era iniziato l'inseguimento.

"Qualunque sia il tuo nome, chiunque tu sia, grazie," urlò. "Forse non te ne se resa conto, ma mi hai salvato la vita."

"Lo so," disse la donna con una voce sensuale. "É la tua serata fortunata!"

Le sue lucide labbra rosse e i suoi orecchini appariscenti brillavano alla luce di una finestra illuminata, facendo venire uno strano pensiero a Sandwell. Era mezzanotte passata ed era stato raccolto su una strada pubblica da una donna sconosciuta.

"Mi dispiace," replicò arrossendo. "Se vuoi che io venga con te non posso. Prima di tutto, non ho denaro con me e non—"

"É il tipo di persona che fa cose del genere?" lo interruppe lei. "Non era questo che volevi dire?"

Vide le sua guance avvampare.

"Conosco il tuo problema, signorino. Non devi scusarti con me."

La sua risposta non lo mise per nulla a suo agio. Lei lo guardò con un misto tra compassione e colpa.

Improvvisamente, sorrise.

"Sembra che tu pensi che io sia una battona. Beh. Lascia che ti dica che hai torto. Ma non importa," alzò le spalle. “Gli uomini, dopo tutto, sono così. Inoltre ti avevo già visto prima oggi.”

Sandwell pensò a qualcosa da dire ma non gli venne in mente nulla. Al bagliore rosso delle luci del cruscotto diede un'occhiata migliore a quello che stava indossando la sua salvatrice, un abito dall'aspetto molto costoso color antracite contornato con increspature rosso carminio, un tipo di abbigliamento molto ricercato per una prostituta.

"Okay," disse lei con un inglese dall'accento molto forte. "Abbiamo cinque, al massimo dieci, minuti prima che i poliziotti ci trovino, perciò dobbiamo tagliare corto. Ti ho salvato dalle grinfie dell'ufficiale di polizia più pazzo e pericoloso di Roma, ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come puoi aver notato. Il furto con scasso in una chiesa in Italia ti può costare almeno dieci o venti anni. Nel tuo caso forse anche di più."

Sandwell ne fu scioccato.

"Non ero lì per rubare, volevo parlare con qualcuno."

"Lo so. Non fare lo sciocco ignorante. Sei uno straniero. Usa il cervello."

Sandwell iniziò a pensare.

"É per questo motivo che mi hai salvato?"

"No. Stavi per essere arrestato e rinchiuso ed è questo che volevo evitare. Ma per essere chiara, non sono così interessata a te ma a quello che stai portando con te. Lo stava per riportare nel posto a cui credevi appartenesse, giusto? Un grave errore, che mi costretta a intervenire."

Sandwell pensò di stare impazzendo. Gli sembrò di essere finito in un'altra trappola. Questa donna non solo sapeva chi era ma anche cosa stava trasportando.

"Okay," sospirò sfinito. "Chi è ?"

"Chi è cosa? Cosa intendi con chi?"

"Il signor sapientino. La mente malata che si è preso la briga di trovarmi e di costringermi a giocare a questo gioco. Molto intelligente. Come ha fatto? Intercettando i dati dal mio cellulare? Dove è?"

"Non so di cosa tu stia parlando."

Per un attimo fu sul punto di perdere la pazienza. "Devi conoscerlo bene altrimenti non saresti stata così veloce a salvarmi. Certo, tu sei solo un'altra giocatrice che ha scoperto che io sono quello che stanno inseguendo tutti. Congratulazioni! Ora cercherai di rubarmi quello che sto trasportando. Fuoco?"

Un debole sorriso comparve sulla bocca della donna.

"Solo fuochino. Ha ragione, sono una giocatrice, sì. Per quanto riguarda l'oggetto sapevo già della sua esistenza. Tu sei semplicemente una pedina in tutto questo. Ma non lo siamo tutti?”

Il suo tentativo di smascherare la sua rapitrice si stava rivelando difficile.

"Perciò, sai chi c'è dietro a tutto questo."

"Sì, ma non è quello che pensavi. Ti darò un suggerimento, non preoccuparti di cercare di capire immediatamente quello che ti è successo. C'è di più che io so e tu no, è chiaro?"

All'improvviso Sandwell si ricordò, la donna nel teatro. Indossava gli stessi vestiti e aveva gli stessi lineamenti per quanto riuscisse a vedere.

Questo è folle.

"Dovremmo andare," disse lei con calma. “Sembra tutto tranquillo fuori."

Nel momento in cui uscirono dal garage una motocicletta dei Carabinieri li affiancò. Il guidatore in uniforme rimase vicino a loro, sbirciando all'interno dell'auto. Sandwell lo vide prendere la pistola.