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I divoratori

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III

« Montecarlo! » – L'indolente treno della Riviera entrò brontolando e sbuffando sotto la tettoia, e Nancy si affacciò nervosamente, perchè Aldo la vedesse subito. Sulla piattaforma Nancy non vide che un crocchio di donne chiaro-vestite che ridevano forte, e due inglesi taciturni con le mani in tasca, e una coppia di sposi tedeschi. Nessun altro. Aldo non c'era.

Un languido facchino aiutò Nancy a scendere colla piccina, e afferrando la loro valigia le precedette verso l'uscita. Quando Nancy lo raggiunse fuori della stazione, trovò che aveva consegnato la valigia al conduttore dell'omnibus dell'Hôtel de Paris.

– « Non, non », – disse Nancy. – « J'attends mon mari ».

– Ah! – disse il facchino al conduttore d'omnibus, – « elle attend son mari ».

Poi sghignazzarono entrambi, sputarono, e stettero a guardarla.

– « Donnez-moi ma valise », – disse Nancy.

– « Donnez-lui sa valise », – disse il facchino.

– « Eh!, on va la lui donner », – disse il conduttore, arrampicandosi lentamente sulla scaletta dell'omnibus. Poi tirò giù la valigia. – « Voilà la valise ». – E la pose in terra.

Nancy disse al facchino di prenderla. Ma tanto lui come il conduttore si mostrarono assai sorpresi.

– « Quoi »? – disse il conduttore, – « et moi donc? Pas de pourboire »?

Il facchino sorrise, sputò, e disse a Nancy:

– « Faut lui donner son pourboire ».

Allora Nancy diede cinquanta centesimi al conduttore, e disse al facchino di portare la valigia all'Hôtel des Colonies. Egli se la caricò sulla spalla e s'avviò prontamente. Salì rapido la scalinata che conduce alla piazza del Casino.

Nancy lo seguì, con Anne-Marie aggrappata alle sue gonne. Appiè della scalinata sedeva una donna con una cesta di aranci, e ne profferse a Nancy. Ma Nancy disse: « non, merci », e proseguì frettolosa. Ma Anne-Marie voleva un'arancia. Era stanca, e aveva fame, e si mise a piangere. Allora Nancy tornò indietro e comprò un'arancia. Poi, presa in braccio la piccina, si affrettò su per i gradini dietro al già lontano facchino.

In cima alla scalinata si fermò, guardandosi dintorno.

Era un chiaro crepuscolo di giugno. Là dove il cielo era più pallido, la luna novella pareva un piccolo taglio nel firmamento, un taglio netto e sottile, traverso cui – come per uno spiraglio – il buon Dio concedeva agli umani d'intravvedere il fulgore del suo Paradiso.

Anne-Marie ricominciò a piangere perchè voleva che la mamma sbucciasse l'arancia; e Nancy, che voleva affrettarsi dietro al facchino, dovette fermarsi. Sollevò la bambina, la baciò, la consolò, la fece sedere sul parapetto della scalinata e, sedendole vicino, pelò l'arancia. Tanto, la sua valigia a quest'ora era probabilmente sparita per sempre. Ma che importava? Nulla pareva di grande importanza purchè Anne-Marie non piangesse più.

Nancy guardò il cielo chiaro, e le palme, e il placido mare grigio-perla. Chi sa dove era l'Hôtel des Colonies? Chi sa perchè Aldo non aveva ricevuto il telegramma? La leggenda delle tragedie che avvengono a Montecarlo le traversò per un istante la mente… Poi Anne-Marie, che non era mai stata seduta su un muro a mangiare arancie, alzò il visetto impiastricciato di sugo e di lagrime, e disse:

– Buono. Buono tutto. Piace tutto questo a Anne-Marie.

Allora tutto piacque anche a Nancy.

Dopo molto vagare trovarono l'Hôtel des Colonies; ed ecco il languido facchino seduto ad aspettarle colla valigia, chiacchierando intanto colla magra ed energica proprietaria.

Nancy si avanzò timidamente. – Abitava qui il signor Della Rocca? – Sì, sì, Monsieur abitava qui. – Sapevano se avesse ricevuto un telegramma? – No, il telegramma era là, nel bureau, non aperto. Monsieur non era ancora rientrato. – E sapevano forse dove si trovasse Monsieur?

– Eh! lo troverà al Casino! – disse la proprietaria.

Nancy la pregò di condurla nella camera del marito; ma trovò che era una piccolissima « mansarde » in cima alla casa. Allora Nancy prese per sè e per la bimba un'altra camera; e Anne-Marie andò a letto, beata di dormire sotto a una zanzariera. E subito si addormentò.

Nancy scese al salone. Era buio. La padrona sedeva in giardino con una vecchia signora e un ragazzetto grasso.

– Se volete andare al Casino – disse amabilmente a Nancy – baderò io alla vostra bambina.

Ma Nancy disse:

– Oh! no, grazie.

– « Allez, allez donc », – interpose la vecchia signora; – « vous savez bien, les hommes! Ça pourrait ne pas rentrer ».... – Poi soggiunse: – Io sono qui da dodici anni. Questo mio nipotino è nato in questo Hôtel. Potete andare tranquillamente. Il vostro piccolo angelo sarà ben custodito.

Allora Nancy ringraziò e tornò disopra a prendere il cappello. Anne-Marie dormiva e non si mosse.

Nancy uscì con passo esitante dal giardinetto, e volse nella direzione del Casino. Le strade a quell'ora e in quella stagione erano quasi deserte. Nel suo semplice vestito da viaggio nessuno badava a lei. Passando davanti all'Hôtel de Paris vide la gente che pranzava ai tavolini illuminati da lampadette rosse. Sulla piazza, sulle panche in giro alla grande aiuola di fiori, della gente sedeva in crocchi; e dirimpetto, nel Café de Paris, gli tzigani in giubba rossa suonavano « Sous la feuillée ».

D'un tratto Nancy si sentì smarrita e spaventata. Perchè era qui? Che cosa faceva, sola, di notte, in questo luogo ignoto? E la piccola, la sua piccola che dormiva in quel gran letto tutta sola in un albergo sconosciuto? Le pareva di fare un sogno folle e incoerente. Spaurita e triste si affrettò.

Un uomo, passando, le disse: « Bonsoir, mademoiselle! » E Nancy si mise a correre, e salì, col cuore che la soffocava, la gradinata del Casino. Fece per andare nell'atrio, illuminato e gaio, ma due uomini in livrea azzurra e scarlatta la fermarono, domandandole qualche cosa ch'ella non comprese. Le fecero segno di entrare a sinistra in una sala aperta dove, dietro a due lunghi banchi, sedevano degli uomini che parevano giudici o avvocati, e avevano l'aria di aspettarla.

Essa si avanzò incerta; poi si fermò davanti a uno di essi; era calvo, con la barba in punta, e la guardava con occhi penetranti.

– « Pardon »… – balbettò Nancy. – Cerco il signor Della Rocca…

– Ah, davvero? – disse l'uomo dalla barba. – Non ho il piacere di conoscerlo.

Un uomo biondo che gli sedeva vicino, sorrise.

– Non saprebbe dirmi dove posso trovarlo? – disse Nancy, sentendosi arrossire al punto che le lagrime le vennero agli occhi.

– Che cos'è questo signore? Cosa fa? – domandò l'uomo biondo.

– E'… è venuto qui tre settimane fa… ha un sistema, – balbettò Nancy. – Gli ho telegrafato, ma non ha ricevuto il dispaccio. La padrona dell'Hôtel m'ha detto che lo troverei qui.

Erano entrate alcune altre persone, che la ascoltavano, divertendosi.

– Ah! ah! Dunque questo signore ha un sistema! – disse a voce alta e marcata l'uomo colla barba.

E Nancy vide che faceva un cenno significante a qualcuno rimpetto a lui, ch'essa non vedeva perchè gli volgeva le spalle. Una paura immensa la invase. Cosa aveva fatto? Aveva detto del sistema a questi uomini che erano probabilmente i proprietari del Casino!

Comprese che facendo ciò ella aveva rovinato per sempre le fortune di Aldo. Ma nulla le importava ormai… Nulla, eccetto di ritrovarlo, e di non esser più in giro così sola per il mondo.

– A quale Hôtel state, signorina? – domandò l'uomo biondo.

– All'Hôtel des Colonies, – disse Nancy, con voce tremante.

– E vi chiamate?

– Giovanna Desiderata Felicita Della Rocca.

Tutta la fila d'uomini sorrise, mentre quello che le parlava scriveva i nomi su un pezzo di cartone, e poi consultava un grande registro.

– La vostra professione?

Nancy arrossì.

– Scrivo delle poesie… – balbettò.

Nancy da bambina aveva letto con grande interesse le avventure di « Alice nel paese dei Sogni ». Ora ella si diceva: « Io so che dormo. Io so che sogno. Non è possibile ch'io sia sveglia, e stia raccontando a questi uomini che scrivo delle poesie ».

L'uomo colla barba si pizzicò il naso e si arricciò i baffi per non ridere. E Nancy, guardando quella fila d'uomini, vide che tutti ridevano, a testa bassa, chini sulle loro carte, ridevano – ils pouffaient! – e non volevano farsi scorgere.

– E… non faceva altro? Niente altro che scrivere poesie?

– No, niente altro, – disse Nancy. Poi, siccome le parve che l'uomo colla barba le fissasse nel viso due occhi acuti, indaganti, terribili, aggiunse spaurita: – Veramente… sì; ho cominciato anche un libro… in prosa. Ma non è finito.

L'uomo biondo le stese a un tratto un cartoncino azzurro e le disse:

– Firmate!

– Ma perchè? – disse Nancy, prossima a piangere.

L'uomo fece con le spalle un gesto d'indifferenza. Pareva dire: « Ah, non volete firmare? Tralasciate! »

E tutti gli altri sorrisero di nuovo e abbassarono le teste fingendo di scrivere.

Nancy si guardò attorno con un'espressione di coniglio inseguito. Un uomo entrava con le mani in tasca, alto, lento, incurante. Era un inglese; Nancy se n'avvide al primo sguardo. Le rammentava un poco Mr Kingsley.

La figlia di Tom Avory mosse dritto verso il nuovo arrivato.

– « Are you English »? – chiese col cuore che le batteva in gola.

Egli le disse di sì.

– Vorrebbe aiutarmi? Mio padre era inglese, – disse Nancy, colla voce piena di singulti. – Questa gente… questi uomini vogliono che io scriva il mio nome. Devo farlo?

L'inglese sorrise un poco sotto i brevi baffi chiari.

– Desidera di entrare nelle sale da giuoco?

– Sì, – rispose lei.

– Allora scriva il suo nome; – e si avvicinò con lei al banco. – Vedrà – aggiunse sorridendo – che lo faccio anch'io.

 

E porse all'uomo biondo un cartoncino ricevendone un altro in cambio, su cui scrisse: « Frederick Allen ».

Gli impiegati avevano tutti ripreso il loro contegno serio, e pareva che avessero dimenticato l'esistenza di Nancy. Ella firmò il suo cartoncino ed entrò nell'atrio a fianco dell'inglese.

– Cerco mio marito, – gli spiegò ella timidamente; e gli narrò la storia del sistema, del telegramma e dell'Hôtel. – Mi sembra di avere raccontato tante e tante volte questa storia… come la Storia del Lupo!

Sorrise, e la fossetta s'incavò leggiadramente nella sua guancia. Aveva il viso acceso e i morbidi capelli bruni le si attorcigliavano in riccioli sulla fronte.

Mr Allen la guardò con curiosità.

– E' strano, signora, – disse, – ma io l'ho già veduta. Non so ricordarmi dove, ma certo l'ho già veduta.

Nancy disse:

– Non credo. Non credo davvero.

– Oh! ma io ne sono certo, – disse Mr Allen. – Ricordo benissimo il suo sorriso.

Ma il sorriso che egli ricordava era quello di Valeria, quando nella lontana Hertfordshire, su un ponticello bianco nel sole, ella gli aveva preso dalle mani un cappello da giardino sgocciolante d'acqua…

Attraversarono insieme le sale; e il persistente tintinnìo dei denari, e i profumi acri e sottili, sbalordivano Nancy, e le facevano girare il capo. Aldo non si vedeva. Passarono da tavola a tavola guardando i giocatori, interrogando i visi estranei. Aldo non c'era. Entrarono nella sala del « trente et quarante », crepuscolare e silenziosa; poi passarono nel buffet. Finalmente tornarono fuori nell'atrio. Nancy alzò verso il suo compagno gli occhi chiari in cui fluttuavano le lagrime.

– Non so cosa pensare! Dove può essere andato? Mio Dio, credete… credete?…

Nei suoi grandi occhi impauriti passò la visione di Aldo esanime sotto una palma nel giardino, spenti i divini occhi, i morbidi capelli aggruppati nel sangue…

– Io credo che lo troveremo sano e salvo, – disse l'inglese. – Andiamo a vedere al Cafè de Paris.

Lasciarono l'atrio, e scesero per i gradini sulla piazza del Casino.

I tzigani lanciavano nel profumato crepuscolo la dolcezza triviale della « Valse Bleue ».

Nancy sussultò: ecco Aldo! Ma sì! Certo, era lui! Usciva dal Cafè de Paris, con una donna grassa, vestita di bianco. Sì, era Aldo. Nancy mosse rapida un passo verso di lui, poi si fermò. L'inglese si fermò anche lui, tacendo e volgendo per discrezione lo sguardo verso gli alberi del giardino.

Aldo e la donna camminando lentamente erano passati a sinistra, ed ora si erano seduti su una panca in faccia al Crédit Lyonnais.

– Vuole aspettare un momento? – disse Nancy all'inglese.

Poi mosse rapida verso la panca; mentre Mr Allen, impassibile, rimaneva a guardare gli alberi.

Sì, era Aldo: Nancy lo udì ridere. Ma chi poteva essere quella donna grassa? Nancy corse avanti, poi, a pochi passi da loro, si fermò.

Aldo voltandosi la vide. Rimase un istante immobile per la sorpresa. Poi si chinò rapido a dir qualche cosa alla sua vicina. Questa annuì, e Aldo si alzò e venne rapidamente a Nancy.

– Cosa c'è? – disse, – cosa fai qui?

– Oh! Aldo! – esclamò Nancy, e le lagrime di sollievo le piovvero sul viso; – finalmente! finalmente! ti ho cercato tanto!

– Ma cosa c'è? cosa è accaduto? – ripetè Aldo a voce bassa e concitata. – Non è… non è che Anne-Marie stia male? Rispondi!

– No, no, caro, – rispose Nancy, asciugandosi gli occhi. – No! sta bene, non aver paura. E' all'albergo, che dorme come un cherubino. Vieni, vieni! voglio che tu ringrazii un signore inglese che…

Stava per infilare il braccio in quello di suo marito, ma questi si ritrasse bruscamente.

– No, no, lascia! – disse. – Torna subito all'albergo. Io verrò fra cinque minuti. Vai! vai! Non vuoi mica guastar tutto, eh?

– Guastar cosa? – disse Nancy, attonita.

– Ma tutto, – disse lui. – Le nostre fortune, il nostro avvenire, tutto!

– Ma come? in che modo? Cosa vuoi dire? – e Nancy volse lo sguardo alla larga figura bianca rimasta a sedere sulla panca. Questa si era voltata e stava guardando Nancy traverso un occhialetto a lungo manico. – Chi è quella donna?

– Oh! non importa, – disse Aldo. – Quella è « all right ». Adesso non ho il tempo di darti spiegazioni. Va a casa, fa come dico io… Se no, – soggiunse, indovinando la sdegnosa protesta sul labbro di Nancy, – se no, peggio per te e per la piccina. Ricorda quello che ti dico: peggio per te e per la piccina!

Con ciò fece una scappellata a Nancy, e la lasciò. Tornò alla panca dove la donna grassa lo aspettava.

Nancy, paralizzata dallo stupore, lo vide sedersi al suo fianco ed espandersi in gesti esplicativi, mentre la donna, ancora voltata, seguitava a fissare Nancy traverso l'occhialetto.

Nancy si volse, e tornò indietro, lentamente, come un automa. L'inglese era ancora dove lo aveva lasciato, presso la gradinata del Casino, cogli occhi fissi sul giardino. Aveva accesa una sigaretta. Quando Nancy gli fu vicina egli si volse e gettò via la sigaretta.

– Torna nelle sale? – domandò.

– No, – disse Nancy.

– Devo accompagnarla al suo albergo?

– No, – ripetè lei; e restò lì, vergognosa e umiliata.

– Allora, – disse l'inglese assumendo un fare spigliato e gaio, – allora, buona notte. – E le stese la mano. Strinse forte la piccola mano diaccia, poi si arrischiò a dirle una parola di consolazione. – Pensate che tra cent'anni sarà tutt'uno, – disse; poi si volse rapidamente e rientrò nel Casino.

Ma non vi rimase. Tornò fuori un momento dopo, e seguì da lontano la piccola figura sconsolata, che, nel suo abito da viaggio grigio, percorreva lentamente la via deserta.

Soltanto quando l'ebbe veduta al sicuro, nel giardino dell'albergo, tornò indietro.

– Povera creaturina! – disse tra sè. – Chi sa, chi sa dove l'ho già veduta?

Aldo comparve nell'Hôtel mezz'ora dopo, ed entrò nella camera di Nancy armato di spiegazioni diplomatiche e persuasive. Ma Nancy era in ginocchio vicino al letto di Anne-Marie, colla faccia nascosta nella zanzariera, e non si mosse al suo arrivo.

– Ma via, Nancy, che cos'hai?

– Ti prego di non svegliare la piccola! – disse lei a bassa voce.

– Ma ti voglio dire…

– Zitto! – disse Nancy con un dito sul labbro e gli occhi fissi sulla figuretta dormente di Anne-Marie.

– Vieni in camera mia; devo parlarti, – disse Aldo.

– No, – disse Nancy.

– … Ma devo pur spiegarti…

– Zitto! – ripetè Nancy.

Poi sedette accanto al letto della sua bambina, e nascose di nuovo il capo nella zanzariera.

Aldo stette per qualche tempo a guardarla; poi girellò per la camera. La chiamò per nome due o tre volte, ma ella non si mosse. Allora Aldo se ne andò al suo abbaino, profondamente offeso.

IV

La mattina seguente Aldo s'alzò presto e uscì a comperare una bambola per Anne-Marie… Gli parve che la situazione lo richiedesse. Andò alla Condamine, dove i negozi sono meno cari.

Gli fece male al cuore di spendere sette franchi e cinquanta – una « mise » e mezza! Ma veramente le bambole che costavano meno erano orride a tal punto che egli sentì di non potere con una di esse comperarsi l'indulgenza e la pace. Durante un folle istante gli balenò persino l'idea di comperarne una (con vere ciglia) che costava ventotto lire. Ma poscia, più che i timori di prolungate scene, potè l'economia; e Aldo prese la bambola di sette franchi e mezzo, le cui ciglia dipinte rimanevano fissamente e illogicamente in cima alle palpebre, anche quando gli occhi erano chiusi.

Anne-Marie ne fu beata.

Nancy era una fredda e pallida statua. Aldo mandò Anne-Marie e la bambola a giocare in giardino, mentre egli nella sala di lettura si accinse a spiegare le cose a Nancy.

Ecco: i sistemi, tutti i sistemi erano frode e inganno… pura frode e inganno! Glielo aveva detto Grimeaux, il « croupier »… e se non lo sapeva Grimeaux…

– Avanti, – disse Nancy. – Questo non mi interessa.

Dunque non c'era che un solo modo di guadagnare al gioco, e questo era…

– Tutto questo lo so, – disse Nancy. – Chi era quella donna?

Aldo la guardò con occhio di profondo rimprovero.

– Nancy! Tesoro mio! – disse.

Ma Nancy non si commosse. Aveva la faccia più piccola del solito, e molto severa.

– Ho domandato chi è quella donna.

– Ma è nessuno… assolutamente nessuno! Una vecchia gallina in parrucca gialla… Si chiama Mrs Doyle. Ecco, adesso lo sai. Adesso sei contenta.

Ma Nancy non era contenta.

– E' inglese?

– No, no, americana, del Far West. Un volatile delle praterie!… Un'anitra occidentale! Ah, ah, ah! com'è buffa!

E Aldo rise lungamente, ma da solo. Quando ebbe completamente terminato di ridere, Nancy inarcando le sopracciglia disse:

– Ebbene?…

– Ebbene, stavo dicendoti di Grimeaux, che è qui al Casino da sedici anni e che mi ha detto: « L'errore che tutti i giocatori fanno, è di raddoppiare in perdita ». Quando tu perdi…

Aldo gesticolava colle lunghe mani, allargando i gomiti e rialzando le spalle. Nancy lo osservava fredda e ostile.

– Pare un ostricaro di Santa Lucia, – disse fra sè. – Come mai ho potuto delirare per la sua bellezza?

Poi, scorgendo nel giardino Anne-Marie che baciava la bambola della Condamine, gli perdonò.

– … quando tu perdi, – proseguiva Aldo, – tu corri dietro ai tuoi denari, raddoppi, triplichi, perdi la testa… ed ecco « la debâcle »! Mentre invece, quando si guadagna, si è sempre tutta prudenza e cautela; si gioca un luigi alla volta, e quando si ha vinto cento franchi si esce, dicendo: Ecco, per oggi basta!… Ebbene, lì sta l'errore! Bisogna continuare, bisogna rincorrere la vena, « doubler la mise gagnante »…

– Hai parlato abbastanza di tutto ciò, – interruppe Nancy. – Voglio sentire il resto.

– Eh, come mi aggredisci! – disse Aldo imbronciato. – Il resto è semplicemente questo: quel buon volatile occidentale… – E qui Aldo ebbe un nuovo accesso di solitaria ilarità. Quando si fu calmato sotto l'occhio gelido di Nancy, continuò: – Dunque quella, ieri sera, mi prometteva appunto di prestarmi i denari necessarii, quando sei capitata tu! E sai pure come sono le donne!… Per loro « la famiglia » è sempre una cosa insopportabile.

Nancy, immobile, lo guardava.

– Non so cos'hai da guardarmi così! – disse lui. – Mi vuoi mettere di cattivo umore?

Nancy si alzò.

– C'è un treno per Milano alla una, – disse. – Lo prenderemo.

E andò di sopra nella sua camera.

Aldo uscì nel giardino, e si divertì con Anne-Marie e colla bambola della Condamine.

A mezzogiorno Nancy si affacciò al balcone, e chiamò sua figlia. La piccola obbedì malvolontieri, e venne su lentamente, trascinando per le scale la bambola. Aldo la seguì.

Anne-Marie fu messa a sedere sul letto, e sua madre le infilò le scarpette da viaggio di cuoio giallo. Aldo, seduto vicino alla finestra, guardava in giardino, tamburinando colle dita sui vetri.

Nancy mise ad Anne-Marie il paltoncino, e le posò in testa il cappello di paglia floscia, legandole i nastri bianchi sotto al mento. Poi disse a suo marito:

– Siamo pronte.

– E chi pagherà il conto dell'albergo? – disse Aldo, senza voltarsi.

Nancy lo guardò, sorpresa.

– Ma non hai denari? – chiese.

– Ho ottantadue franchi e quaranta centesimi, – disse Aldo.

– Dov'è il resto?

Aldo soffiò sulle dita:

– Partito! Svanito!

Nancy sedette sul letto accanto ad Anne-Marie. Vi fu un lungo silenzio.

Aldo si mosse nervosamente.

– Te l'avevo pur detto io, che i sistemi non valevano niente…

Nancy non rispose. Cercava di pensare, cercava di comprendere. In questioni di denari capiva poco, ma questa cosa la capiva. Non possedevano più nulla. Come sarebbero ritornati a Milano? E, a Milano, come avrebbero vissuto? Con sua madre? Ma Valeria doveva già angustiarsi e privarsi, da che si erano date ad Aldo le quaranta mila lire. Non prendeva più carrozze. Le scatole di cioccolattini che regalava ad Anne-Marie erano un po' più piccole. Portava un mantello dell'anno scorso, regalatole dalla zia Carlotta.

E la zia Carlotta, anche lei, brontolava sempre pei denari. Diceva che quando voleva spendere cinque lire doveva girarle in mano tre volte, e poi se le rimetteva nel borsellino, e si lagnava amaramente che Adele non potesse trovar marito, perchè aveva troppo poca dote, e gli uomini oggi-giorno non guardavano che i denari.

C'era la zio Giacomo, caro angelo di vecchio brontolone! Certo lui li avrebbe aiutati. Ma aveva i vecchi debiti di Nino da pagare; e poi tutti, tutti andavano a farsi dare denari da lui. Parenti lontani, vecchie conoscenze, amici decaduti, tutti gli scrivevano periodicamente domandando quattrini. E lui s'arrabbiava, e giurava sempre che questa era l'ultima volta…

 

L'unica persona della famiglia che fosse ricca era Carlo. Ma Nancy ben sapeva che Carlo, per suo fratello, non avrebbe più fatto nulla, mai.

Che cosa accadrebbe? Che ne sarebbe di loro?

Essa guardò Aldo: era seduto nella poltrona a dondolo, la testa abbandonata all'indietro e gli occhi rivolti al cielo. Egli si era appunto ricordato che Nancy gli aveva trovato una somiglianza con San Sebastiano, ed ora, per commuoverla, assumeva, per quanto gli era possibile, l'espressione straziata dell'adolescente Santo trafitto.

Nancy distolse gli occhi. La vista di quell'inetto e insensato uomo la irritava indicibilmente. Per confortarsi guardò, vicino a sè, la piccola Anne-Marie, così savia e felice colla sua bambola. Si chinò e le baciò la guancia fresca.

Aldo si drizzò e disse:

– Sarà meglio che vada.

– Dove? – chiese Nancy.

– Ma… al Casino, eh? Ho detto che ci sarei alle dodici e mezza.

– Per trovarti con quella donna?

– Già, – brontolò Aldo.

– Dio! Dio! – disse Nancy giungendo le mani, annichilita, pallida di vergogna per lui. – Che sangue hai tu nelle vene?

Era il sangue di molte generazioni di lazzaroni napoletani – begli animali indolenti, paghi di star sdraiati al sole – incrociato ed alterato dal sangue dell'economico nonno bottegaio che vendeva coralli e vedute del Vesuvio in via Chiaia.

Aldo sentì che era tempo di reagire.

– Insomma, è facile parlare. Ma vuoi dirmi, – e sporse, nel gesto così espressivo e meridionale, le due mani, colla punta delle dita strette insieme, e le scosse davanti a Nancy, – vuoi dirmi un po' cosa devo fare io, povero diavolo? cosa devo fare?

Anne-Marie alzò gli occhi. Guardò sua madre, e le parve che avesse bisogno di essere confortata. Stese la bambola verso di lei:

– Bacia! – disse. Poi guardò suo padre. Forse aveva bisogno anche lui di conforto. – Bacia, – disse, offrendogli la bambola a braccia tese.

Aldo balzò in piedi e cadde in ginocchio davanti a entrambe. Baciò la bambola, e il paltoncino di Anne-Marie, e le ginocchia di Nancy, e poi nascose il volto in grembo alla bambina, singhiozzando. Anne-Marie subito pianse e strillò, e Nancy li baciò tutt'e due, consolandoli.

– Non piangere, tesorino mio! Non piangere, Aldo! Non importa. Vedrai che tutto si accomoda. Aldo, non piangere più! Non posso vederti piangere!

Aldo continuò a singhiozzare dicendo che sarebbe meglio che andasse ad ammazzarsi. E dopo che Nancy lo ebbe perdonato, e consolato, e incoraggiato, alzò il viso smorto, e gli occhi rossi, e disse:

– Allora, vado al Casino?

Nancy impallidì. Era inutile, inutile tutto. Egli non capiva. Era fatto così; e non sapeva che si potesse essere diversi.

– No, – disse lei.

Egli allora si sedette, e sospirò; e guardò fuori dalla finestra.

Nancy scese e andò dalla proprietaria dell'albergo a chiedere il conto. Mentre lo stavano preparando, la buona donna disse:

– Vogliono dunque partire oggi?

Nancy si fece rossa.

– Non so… non so, finchè non ho visto il conto.

La proprietaria, che aveva udito lo strepito di sopra (Aldo piangeva forte come un bambino), e che era un poco inquieta per i suoi denari, disse in tono confidenziale:

– Monsieur ha già preso il suo « viatico »?

E come Nancy non capiva.

– Ma sì, il viatico del Casino. Se Monsieur ha giocato e ha perduto, l'amministrazione gli renderà qualche cosa. Monsieur non ha che a domandarlo. E poi, – aggiunse piano con una occhiata alla spilla di perle che Nancy portava al collo, – nel caso che Madame desiderasse di saperlo, il Monte di Pietà è a due passi, appena passato il Crédit Lyonnais.

Il conto era di cento ventitrè franchi. Nancy riferì ad Aldo la storia del viatico, ed egli, con un'aria di cane bastonato, disse che lo andrebbe a domandare.

– Quanto credi che ti daranno? – disse Nancy.

– Non so, – disse Aldo, che si sentiva in obbligo di essere cupo e taciturno.

– Due o tre mila franchi? – chiese Nancy.

– Probabilmente, – disse Aldo.

– Non accetterai nulla da quella donna? Me lo giuri?

– Sì, sì, giuro, – disse Aldo, abbandonando quattro flaccide dita alla mano fervida ch'ella gli tendeva.

Poi se ne andò lentamente; ma appena voltato l'angolo della strada, s'affrettò.

Nancy salì nell'abbaino e gli fece le valigie. Con profonda compassione, quasi con rimorso, piegò e ripose i molli abiti noti: le floscie giacche, i vacui panciotti, le melanconiche cravatte. Povero Aldo! non era colpa sua se non aveva carattere. Ella non avrebbe dovuto lasciarlo venir qui. Non era un baluardo, lui; l'aveva ben detto Clarissa, anni fa. Era debole, era inetto, era moscio. Ebbene, Nancy sarebbe il baluardo.

Sapeva già che cosa avrebbe fatto. Mettiamo che il Casino rendesse loro… tre o quattro mila lire. Tornerebbero a Milano; lascierebbero la casa in via Senato, e prenderebbero un appartamentino modesto fuori di Porta. E Nancy scriverebbe. Riprenderebbe il suo lavoro. Ah! a quel pensiero il sangue le pulsò più rapido. Anne-Marie starebbe colla nonna, perchè era impossibile fare un lavoro serio con le manine di béby che vi si aggrappano alle vesti e al cuore. Nancy andrebbe a vederla tutte le sere, dopo aver scritto le sue cinque o sei ore lungo il giorno. Aldo tornerebbe nell'ufficio dello zio Giacomo. Quel buon vecchio zio Giacomo sarebbe felice di riprenderlo, per amor di lei e di Valeria. Farebbero una vita modesta; Aldo dirigerebbe l'andamento della casa; già, il sorvegliare la spesa e il disputare colla serva sui conti, erano cose che lo divertivano. E una volta dileguate le… diciamo, quattro o cinque mila lire del Casino, il Libro sarebbe pronto, il Libro uscirebbe! Il « Ciclo di Liriche » le aveva fruttato venti mila lire, e non era che un sottile volumetto di versi. Questo Libro farebbe grande rumore in Italia, essa lo sentiva, lo sapeva. E sarebbe tradotto in tutte le lingue. Ah! avrebbe voluto che il manoscritto fosse qui! Sentiva che avrebbe potuto riprendere subito il lavoro…

Chiuse gli occhi, ricordando. Tutte le figure che ella aveva create, legate l'una all'altra dal sottile filo rosso del concetto, balzarono fuori dalle pagine neglette, e le tornarono tumultuanti nel cuore. Ella si sentiva simile al leone di Browning:

 
You could see by his eye, wide and steady,
He was leagues in the desert already.
 

Anche lei, anche lei era già a leghe nel deserto. Era già lontana nell'immensa solitudine dell'ispirazione…

Uno strillo lacerò il silenzio, uno strillo acuto, prolungato, trafiggente.

Era Anne-Marie sul balcone. La bambola! la bambola! era caduta! era morta!

Nancy, accorsa subito, si affacciò alla ringhiera e guardò giù nel giardino. Sì, la bambola della Condamine era là, sulla ghiaia. Ed era morta. Metà della faccia le era saltata via e giaceva a qualche passo di distanza.

Proprio in quell'istante Aldo aprì il cancello, ed entrò. Scorse subito la piccola cosa inerte ai suoi piedi, e la sollevò. Poi alzò gli occhi al balcone e vide la faccia turbata di Nancy e la frenesia di dolore che contorceva il piccolo viso di sua figlia. Non fece che un cenno colla mano, e ripartì, portando via con sè la bambola morta. Passava una carrozza ed egli la fermò. Disse al cocchiere:

– La Condamine. E in fretta!

I due cavalli fini e nervosi partirono al gran trotto.

Aldo comperò la bambola che aveva visto alla mattina, quella che aveva le ciglia di veri peli innestati nelle palpebre; la pagò ventidue franchi invece di ventotto; e ritornò con scalpitìo di cavalli e schioccar di frusta all'albergo.

Quando gli occhi di Anne-Marie videro quella bambola, e quando Nancy vide gli occhi di Anne-Marie, Aldo comprese che tutto gli era perdonato.

– E il Casino, che cosa ti ha reso? – chiese Nancy.

– Non so ancora. Devo tornarci fra due ore, – disse Aldo. – Adesso facciamo colazione.

Presero una colazione eccellente, con « cocktails », e vino del Reno, e chartreuse: poichè, messo di fronte a una situazione disperata in cui l'economizzare cinquanta centesimi non faceva nè caldo nè freddo, l'antenato bottegaio nelle vene di Aldo cedeva il posto al sereno lazzarone il quale mangia i suoi spaghetti oggi e non se n'incarica di quello che mangerà domani.

– Se quegli infami del Casino ti danno cinque o sei mila franchi, non bisognerà lamentarsi, – disse Nancy. – Non si può poi pretendere, vero? che ti rendano le intere diciotto mila.