Sangue Che Crea Dipendenza

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Jade si accigliò quando lui le si stese accanto senza dire una parola né cercare di toccarla o trattenerla. Girò lentamente la testa e lo vide in posizione supina, respirava affannosamente come lei ma aveva gli occhi chiusi e un’aria rilassata.

Si accigliò ancora di più quando, dopo un po’, il respiro di Titus si calmò mentre si addormentava con facilità. Sentì l’aria fredda della stanza buia sulla propria pelle riscaldata e si coprì con il lenzuolo, provando uno strano senso di solitudine. Nella mezz’ora successiva, Jade si sforzò per rilassarsi e addormentarsi come aveva fatto lui.

Capitolo 3

Dean guardò giù in strada mentre Kane lasciava l’edificio con Skye e Aurora al seguito. Se lei non fosse già accoppiata con Michael, avrebbe giurato che quei due Caduti erano fatti l’uno per l’altra. Il loro amore così incondizionato gli riportò alla mente cose che aveva dimenticato da tempo, lasciandogli un leggero senso di malinconia.

Era mai stato come loro, in vita sua, o sin dalla nascita era freddo e insensibile come si sentiva adesso? Dean sospirò, non voleva guardare nella sua stessa anima per paura della risposta. Tanto tempo fa aveva deciso di diventare com’era adesso per proteggere le persone con il cuore più tenero, e non si sarebbe pentito di quel sacrificio.

Rimase immobile quando Skye si girò e lo guardò come se si sentisse osservato. Era bello che l’istinto di quel ragazzo fosse così acuto… in futuro ne avrebbe avuto bisogno per proteggere se stesso e le persone che amava. Aveva sperato di avere tempo per far avvicinare Kriss a Skye ma non gliene rimaneva molto.

Provò un senso di colpa e di gelosia al pensiero di Skye che guardava Kriss nello stesso modo in cui guardava Aurora. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare via l’immagine dei due che facevano l’amore molto tempo dopo la sua scomparsa.

Sentendo un rumore di passi, Dean aprì gli occhi e, nel riflesso della finestra, vide Kriss che usciva dalla cucina, dunque nascose all’istante il proprio turbamento interiore. Kriss non aveva detto una parola quando i due giovani Caduti li avevano avvisati che sarebbero andati da Michael insieme a Kane, ma lui vedeva la preoccupazione nei suoi occhi. Era sempre stato capace di leggere le emozioni di Kriss ed era contento che lui non avesse la stessa capacità.

“È un bene che Kane li stia accompagnando.” disse Kriss avvicinandosi a Dean. “Pensi che riuscirà a gestire Michael se inizia a perdere il controllo?”.

Dean alzò un sopracciglio, non era molto sicuro di cosa rispondere a quella domanda. “Ricordi quando ci siamo scontrati con Kane, prima che Syn intervenisse e ci buttasse giù da quel tetto come pupazzi?”.

Kriss serrò le labbra a quel ricordo. “Sì.” rispose, abbracciandolo e poggiandogli il mento su una spalla. “So bene che, probabilmente, Syn ci ha salvato la pelle, quella notte.”.

Dean indurì la voce in modo che Kriss lo ascoltasse bene. “Quindi converrai con me che dobbiamo stare lontani da Michael, per ora. Mi fido di Kane, sa quello che fa e, se gli serve aiuto, può sempre chiamare suo padre.”. Dean si abbandonò all’abbraccio di Kriss, godendo di quel momento di pace.

“Ehi, Kriss.” esclamò Tabatha dalla cucina mentre svuotava la lavastoviglie. “Questa cucina è come un labirinto. Dove li sistemo i mestoli?”.

Kriss premette le labbra sulla parte più sensibile del collo di Dean, appena sotto l’orecchio, e lo abbracciò più forte come ringraziamento per avergli fatto vedere Tabatha per un po’. Alzò lo sguardo verso il loro riflesso e vide Dean rabbrividire per quel tocco, poi fece un passo indietro.

“Arrivo!” esclamò, sforzandosi per andare in cucina.

Dean lo osservò con un leggero sorriso, che svanì non appena Kriss fu fuori dalla visuale. Stringendo i denti, abbassò lo sguardo sul braccio dolorante. Era sempre più difficile combattere il dolore ma, in realtà, era sorpreso di aver resistito così a lungo senza farsi scoprire.

Arrotolandosi la manica, Dean si accigliò vedendo la macchia nera che si era formata e sibilò quando la ferita si aprì di un paio di centimetri, come per fargli vedere cosa c’era all’interno, per poi richiudersi.

Se fosse stata una ferita normale sarebbe somigliata ad un brutto taglio rossastro che, molto probabilmente, a quell’ora sarebbe già stato in via di guarigione. Ma quella non era una ferita normale, era un lungo squarcio nero nel punto in cui la Spada Demoniaca lo aveva trafitto, trapassandogli il braccio da parte a parte.

Mentre la osservava, notò che l’oscurità al suo interno stava iniziando a muoversi e a diventare più forte. Sapeva che stava per perdere quella battaglia. L’anima nera che prosperava nel suo corpo voleva vivere… ma anche lui lo voleva.

Si ricordò di quando Kriss lo aveva rimproverato, urlando, per essersi quasi fatto uccidere da quella spada. Kriss era convinto che chi viene ferito da quella spada prova un dolore atroce all’istante, ma solo se è umano o ha il sangue contaminato con quello umano.

Dean gli aveva mentito… gli aveva assicurato di essere immune alla Spada Demoniaca e, visto che si reggeva ancora in piedi, Kriss gli aveva creduto, perché voleva che fosse vero. Sentì la propria anima calmarsi, sapendo che Kriss non poteva più nascondere il proprio amore per lui. La sua rabbia e la sua preoccupazione ne erano state una prova inequivocabile. Tutto sarebbe giunto ad una conclusione pacifica, adesso. A lungo andare, Kriss sarebbe diventato più forte.

Durante la guerra non era mai stato esposto ai veri pericoli di una Spada Demoniaca e Dean ne era contento, visto che era tornato da lui a guerra praticamente finita. Per questo Kriss non sapeva cosa succedeva ai Caduti quando venivano feriti da quella lama… sapeva soltanto quello che accadeva alle vittime umane.

Molti Caduti erano morti in quel modo durante le guerre demoniache e Samuel aveva scagliato quell’arma verso Aurora con l’intenzione di infliggerle una morte lenta e dolorosa… un ultimo regalo alla femmina di Caduto che lo aveva tradito. Skye, nella sua innocenza, non comprendeva le conseguenze delle proprie azioni quando aveva cercato di proteggere Aurora facendola voltare e offrendo la propria schiena a quel sacrificio.

Il ragazzo avrebbe pagato il prezzo più alto, senza tornare indietro. Dean non era pentito per averlo salvato… non se ne sarebbe mai pentito.

Chiuse gli occhi e si riabbassò la manica per nascondere le prove del demone che cresceva dentro di lui. Era stato uno dei pochi della loro specie a sopravvivere alla ferita di una Spada Demoniaca… ma ciò era accaduto solo grazie alla sua forza, sia fisica che mentale. Era stato il capitano della guardia reale, dunque era stato addestrato ad avere la forza per resistere a qualsiasi cosa… anche al dolore e alle conseguenze del condividere il proprio corpo con l’anima di un demone.

Quello che preoccupava maggiormente Dean era che i demoni “creati” da una spada simile non erano nuovi nati… l’arma, in realtà, creava minuscole fratture dimensionali nel corpo di colui che veniva ferito. In breve, essa permetteva alle anime di antichi demoni di ritornare e rinascere nel regno umano attraverso il corpo della persona ferita.

La sopravvivenza dipendeva da quale anima era più forte… quella della vittima o quella del demone risorto. L’anima di Dean aveva vinto, l’ultima volta, e il demone era morto dentro di lui contaminando il suo sangue con la propria acidità, ma lui ne era uscito ancora più forte.

Samuel era uno degli Originali, era stato uno tra i primi demoni a respirare l’aria della Terra. Erano potenti perché erano stati generati dai Caduti più potenti… soprattutto quelli di stirpe reale, poiché erano loro gli scienziati che avevano creato la crepa tra le dimensioni. Di fatto, c’era una buona possibilità che l’anima che stava crescendo dentro di lui fosse anch’essa un’Originale.

Un’altra fitta gli pervase il braccio e Dean fece una smorfia quando sentì la pelle attorno alla ferita muoversi in modo nauseante. Non ci sarebbe voluto molto, e lui sapeva che doveva andarsene per risparmiare a Kriss l’orrore di ciò che stava per accadere. Per come stavano le cose, le sue possibilità di sopravvivenza diminuivano di ora in ora.

Con un profondo sospiro, Dean andò verso la cucina e si appoggiò allo stipite, osservando Kriss e Tabatha che fingevano di battersi a duello con due lunghi mestoli di legno. Non lo diede a vedere ma, in quel momento, era felice. Kriss era più forte di quanto non fosse mai stato finora, e quella era l’unica cosa che contava.

Kriss alzò lo sguardo, vedendo Dean che li osservava dalla soglia della porta. Gli fece l’occhiolino e gli rivolse un sorriso smagliante, poi piagnucolò scherzosamente “Per favore, vuoi dire a Tabatha di smetterla?”.

“Neanche per sogno!” disse Dean, avvicinandosi. “Ho una questione da risolvere, perciò divertitevi.”.

Guardando Kriss negli occhi, si chinò lentamente e s’impossessò delle sue labbra in un bacio ardente ma gentile, che durò parecchi secondi. Scostandosi, notò l’espressione incredula di Kriss e la impresse nella propria mente, poi fece un cenno a Tabatha e lasciò l’appartamento.

I due rimasero a fissare il punto in cui si trovava Dean. Quel gesto aveva sorpreso Kriss al punto da lasciarlo senza parole, mentre Tabatha aveva un’aria pensierosa. “E quello che diavolo era?” gli chiese piano, non avendo mai visto una tale dimostrazione di affetto da parte di Dean. Non pensava che ne sarebbe mai stato capace.

Kriss, ancora scioccato, scosse la testa “Non ne ho idea.”. Si strofinò le mani sulle braccia quando sentì dei brividi improvvisi che gli sembrarono un brutto segno, e il petto gli si strinse dolorosamente. Fece per seguire Dean ma la voce di Tabatha lo fece fermare.

“È stata la cosa più dolce che l’ho mai visto fare.” Tabatha ridacchiò, poi sospirò. “Sembra quasi che lo hai reso parecchio felice.”. Gli diede una gomitata scherzosa. Si augurò che lei avesse ragione. Sentendosi osservato, sorrise e scrollò le spalle “Oppure non voleva restare a guardare quel mieloso film sui vampiri che ho già inserito nel lettore DVD.”.

 
*****

“È enorme.” disse Aurora quando Kane si fermò davanti a una casa, molto grande e bellissima, proprio di fronte ad una chiesa dall’aspetto gotico. “Michael ci vive da solo? È così grande… troppo grande per una sola persona. Non soffre di solitudine?”.

Lanciò un’occhiata a Skye, chiedendosi se lui stesse ripensando alle piccole capanne e alle tende in cui vivevano prima che il loro mondo venisse distrutto. Non c’era alcuna concezione di “casa” nel mondo dei demoni e, da quello che Skye le aveva raccontato, lui aveva vissuto soltanto nella fredda oscurità di una grotta. La casa di Michael poteva anche incutere soggezione per le sue dimensioni, ma lei sentiva già il calore che essa emanava.

Kane non poté fare a meno di sorridere per lo stupore che leggeva negli occhi di Aurora. Piegò la testa di lato e ammirò quella casa vittoriana come se fosse la prima volta, concluse che lei aveva ragione… era a dir poco stupenda.

“Sì, Michael vive da solo, ma fino a un paio di settimane fa ci abitavo anch’io. Insieme a nostro fratello Damon e a una femmina di puma di nome Alicia. Fidati, questa casa era tutt’altro che solitaria e silenziosa.” rispose Kane, ma poi si ricordò che Michael aveva vissuto da solo per quarant’anni, quindi forse la ragazza ci aveva visto giusto.

Sentendo nominare Damon, Aurora fece una leggera smorfia. Non si fidava ancora di lui, dopo averlo sentito parlare a proposito di uccidere Michael. Che fosse in grado di tornare in vita o no… nessuno doveva parlare di uccidere Michael in sua presenza. Finì per desiderare di aver gettato Damon giù dalle scale, non Kane.

Kane sogghignò, sentendo chiaramente i pensieri di Aurora come se li avesse rivelati ad alta voce. Se avesse conosciuto Damon, probabilmente avrebbe ritrattato su quell’idea. A Damon non importava di quale specie fosse il suo avversario, avrebbe scatenato l’inferno se avesse temuto che Alicia era in pericolo. Eh no… Damon non sarebbe stato gentile con lei come lo era stato lui.

“Chi è Alicia e perché ve ne siete andati tutti?” chiese Skye, cercando di nascondere la propria curiosità.

Kane sogghignò, sapendo che stava per rallegrare la giornata di Aurora con la storiella che stava per inventarsi… la parte su Damon, almeno.

“Alicia è diventata da poco la compagna di Damon ed è una delle poche persone che conosco in grado di tenerlo a bada. In realtà lui è troppo concentrato a sorvegliarla per fare altro. È una storia divertente, davvero. Si sono incontrati solo un paio di settimane fa e la prima cosa che Alicia ha fatto è stata pugnalarlo al cuore con un paletto di legno, per poi lasciarlo lì credendolo morto.”. Kane scrollò le spalle, poi cercò di non ridere quando Aurora lo guardò con gli occhi spalancati.

“E adesso stanno insieme…” ripeté lei dubbiosa, poi si morse il labbro… quando aveva incontrato Michael per la prima volta aveva fatto l’amore con lui e poi lo aveva spinto via per fuggire. Però non aveva cercato di ucciderlo, almeno.

“Eh già, amore a prima vista.” disse Kane con un sorriso malizioso. “Si sono trasferiti nell’edificio che tu chiami ‘santuario’.”. Tralasciò la storia del suo incontro con Tabatha, non era migliore della storia di Damon e Alicia. “Siccome Tabatha ed io ci eravamo appena messi insieme, e Damon era un po’ una mina vagante, abbiamo pensato che fosse meglio vivere con loro per aiutare Alicia a tenerlo d’occhio.”.

L’espressione di Aurora s’intenerì “Ti prendi cura dei tuoi fratelli, eh?”.

Kane si sentì un po’ in imbarazzo, i ruoli si stavano invertendo spesso, ultimamente. “Damon e Michael non hanno un bel trascorso, a causa della rivalità tra fratelli e roba del genere, e io sto combattendo ancora contro l’oscurità. Ma sono anche il fratello maggiore, perciò sì… io cerco di badare a loro quando non sono occupati a badare a me.”.

Pensò di dirle anche che Syn badava a tutti loro, ma si trattenne. Se Aurora provava rancore nei confronti di Damon per come aveva cercato di calmare Michael, allora probabilmente non avrebbe nutrito simpatia per il paparino che lo aveva ucciso per aver quasi distrutto la metropolitana.

Mentre si dirigevano verso la casa, Kane socchiuse gli occhi, chiedendosi quanti problemi avrebbe causato Michael con la sua dipendenza dal sangue demoniaco. Fece un respiro profondo e raddrizzò le spalle, decidendo che quello era il momento giusto per scoprirlo.

Allungando una mano, bussò sulla massiccia porta di legno e si mise le mani in tasca, iniziando a camminare avanti e indietro. Adesso c’era da divertirsi.

Aurora fece un passo avanti, poi sentì la mano di Skye su una spalla e lo guardò. Vedendo quello sguardo, si ricordò del suo avvertimento di non saltare addosso a Michael appena lo avrebbe visto. Gli fece una smorfia e fece un passo indietro, lui scostò la mano e sorrise.

Michael era in biblioteca e stava esaminando la sua collezione di libri. Aveva iniziato con l’intenzione di scegliere qualcuno dei suoi libri preferiti per Aurora; sentendo bussare alla porta, si destò dal senso di confusione che stava provando e rimase sorpreso quando si rese conto di essere finito davanti agli scaffali con i libri sui demoni. Rimise a posto il libro di pelle nera e abbassò lo sguardo.

“Aspettavi qualcuno?” chiese a Scrappy, che gli si era fermato accanto, poi sorrise quando il cagnolino abbaiò e si mise a correre verso l’ingresso.

Michael lo seguì e non poté fare a meno di ridacchiare quando lo vide saltare su e giù davanti alla porta. La sua espressione si addolcì quando sentì il calore che soltanto la vicinanza di Aurora poteva dargli, e il sangue gli si scaldò mentre pensava a un modo per distrarsi da quell’ossessione demoniaca temporanea.

Aprì la porta, pronto per l’impellente attrazione che di solito li assaliva prima ancora che si salutassero, ma rimase sorpreso nel vedere Kane insieme ad Aurora e Skye. Kane sorrise e allargò le braccia, facendo indietreggiare Michael.

“Tesoro, sono a casa!” gridò, poi saltò verso la porta e gli si avvinghiò.

“Kane…” Michael si lamentò e cercò di divincolarsi dalla stretta di suo fratello. Quello non era esattamente il contatto fisico che aveva in mente, per non parlare della persona sbagliata che gli teneva le gambe avvolte attorno alla vita.

“Mi sei mancato un sacco.” disse Kane fingendo di singhiozzare. “Non mi chiami e non mi scrivi mai.”.

Vedendo Skye e Aurora che sorridevano divertiti, Michael divenne serio. “Sono passate solo ventiquattr’ore.”.

Kane gli posò la testa su una spalla “Già, è troppo tempo, vero?”.

Michael sospirò e fece cenno ai Caduti “Benvenuti a casa mia. Vi prego, mettetevi comodi mentre io mi occupo di questa piaga.”. Spinse Kane cercando di liberarsi, ma fu inutile.

Aurora si accigliò, non capendo la battuta “Piaga?”.

Skye scosse la testa e la fece entrare in casa “Non ti preoccupare. Alcuni fratelli sono così. Si prendono in giro a vicenda in modo affettuosamente fastidioso.”.

“Oh.” l’espressione di Aurora s’illuminò e lei sbatté le palpebre. “Come quando io ti supplicavo di portarmi a cavalluccio mentre flirtavi con una donna?”.

“Esatto.” rispose Skye sorridendo “Roba da fratelli, come ti dicevo.”.

Aurora abbassò lo sguardo quando sentì abbaiare e i suoi occhi iniziarono a brillare quando vide un cucciolo che le girava intorno. “Oh, che tenero. Michael, è questo il tuo cucciolo?”.

Kane alzò di scatto la testa dalla spalla di Michael “Scrappy, allora è qui che ti nascondi!”.

Il cagnolino quasi ringhiò come per dire “E dove altro dovrei essere?” e riprese a saltare di nuovo attorno alle gambe di Aurora. Arrendendosi, lei si chinò per prendere in braccio quel cucciolo adorabile. Scrappy iniziò a dimenarsi nel tentativo di leccarle la faccia, guardando Skye di tanto in tanto.

Il Caduto allungò una mano e gli accarezzò la schiena, ammirando la morbidezza della sua pelliccia. “Penso che gli piaci.” le fece l’occhiolino.

“È adorabile.” disse Aurora. “Hai detto che si chiama Scrappy?”.

Kane mise il broncio a Michael quando, alla fine, riuscì a divincolarsi da lui. Poi fece un cenno ad Aurora “Sì, Scrappy è stato con me per un po’ ma ultimamente, per qualche ragione, ha sentito il bisogno di stare con Michael. Forse perché questa casa è così grande che Michael si perderebbe senza di lui.”. Fece quella battuta ricordando i pensieri di Aurora a proposito della solitudine di Michael.

“Non è vero.” ribatté Michael con aria offesa. A volte era irritante avere Kane tra i piedi quando era in vena di fare lo stupido. “Devi sapere che in questo posto ci sono più nascondigli di quanti tu ne abbia mai trovati. E mi ricordo benissimo dove sono, a differenza di te che non ricordi neanche i nomi delle donne con cui sei stato.”.

“E allora che mi dici di quando, per andare in bagno, ti sei perso e hai aperto l’armadio?” gli chiese Kane con un sorrisetto.

“Ero ubriaco.” rispose Michael, lanciandogli un’occhiataccia.

Kane guardò Scrappy con aria accusatoria “Non puoi continuare a tradirmi con un brontolone così lunatico.”. Allungò la mano per prenderlo dalle braccia di Aurora ma si fermò, giurando quasi di aver visto il suo fedele cucciolo guardarlo storto.

Scrappy guardò Kane e ringhiò, mostrando il proprio disaccordo con il suggerimento di stare lontano da Michael e l’intenzione del suo padrone di allontanarlo dal seno arrotondato di quella bella ragazza.

Skye smise di accarezzare Scrappy e ritrasse la mano quando vide i suoi occhi diventare color rosso sangue. Poi fece un passo indietro con un’espressione spaventata e confusa “È un demone?” chiese.

Kane sorrise affettuosamente “No, l’ho trovato in un periodo molto buio della mia vita e… l’ho trasformato per sbaglio. Per quanto ne so, non invecchierà mai e non morirà mai… e sembra piuttosto contento della cosa.”.

“Quindi è imparentato con gli Dei del Sole?” chiese Aurora incuriosita, avendo visto i demoni possedere gli animali più o meno allo stesso modo.

Kane e Michael si guardarono a vicenda con aria pensierosa.

“La cosa avrebbe un senso.” disse Kane scrollando le spalle. “È sempre stato soltanto Scrappy e basta… non l’avevo mai guardato da questa prospettiva.”.

“Qualcuno vuole qualcosa da bere?” chiese Michael, con lo sguardo puntato su Aurora.

Kane alzò la mano “Io vorrei la migliore bevanda alcolica che c’è in casa.”. Michael gli diede una gomitata nelle costole e lui ansimò, poi, reggendosi la parte dolorante, aggiunse “Non fa niente… posso aspettare.”.

Aurora scosse la testa per la loro comicità. “Al momento no… vorrei vedere la tua biblioteca.”.

Michael sorrise per il luccichio nei suoi occhi e le fece un leggero inchino, porgendole la mano “Da questa parte, madame.”.

Quando Aurora prese la mano di Michael, Kane gli si avvicinò dall’altro lato.

“Ci diamo da fare, eh?” gli chiese con un sussurro ironico.

“Sei solo geloso perché tu non hai mai pensato di usare la gentilezza per corteggiare Tabatha.” rispose Michael con un sorriso perfido.

“Era una cosa diversa.” sibilò Kane seguendoli, con Skye che intanto rideva di lui.

“In che modo era diverso?” chiese Michael con finta curiosità.

“Tabatha è il mio capo.” dichiarò Kane con autorità. “Non ho avuto altra scelta che innamorarmi del suo fascino e perseguitarla fino ai confini della Terra.”. Si fermò un attimo e si massaggiò il mento con aria pensierosa “E poi… lei è la mia anima gemella, perciò immagino che essere un eterno servo per la donna più bella e sexy del mondo ne valga la pena.”.

“Touché.” borbottò Michael, concludendo che, a volte, le assurdità di Kane avevano perfettamente senso.

Aurora spalancò gli occhi quando Michael la fece entrare nell’enorme biblioteca. Era una stanza circolare, con grandi finestre tutt’intorno e alti scaffali pieni di libri di qualsiasi forma e dimensione. C’erano anche delle comode poltrone e dei divanetti imbottiti, accompagnati da tavolini finemente intagliati.

“Wow!” sussurrò Skye, dirigendosi verso uno scaffale. Passò le dita sulle copertine mentre leggeva i titoli. Tutti i libri di quella sezione sembravano riguardare le leggi della fisica, andando da Platone ad Albert Einstein e persino alle opere più recenti di Nassim Haramein.

“Qualcosa non va?” chiese Michael quando vide l’espressione sopraffatta sul viso di Aurora.

Lei si guardò intorno, cercando di non farsi intimorire. “Da… da dove comincio?” esclamò, poi sorrise ricordando che Skye aveva detto che, leggendo, il suo comportamento sarebbe diventato meno infantile. Lei aveva replicato dicendogli di non essere una bambina ma, dentro di sé, sapeva che Skye aveva ragione. Alzò il mento, non voleva che Michael la credesse infantile.

 

“In realtà ho scelto alcune fiabe per farti iniziare, sono le prime cose che gli umani leggono nella loro vita.” disse Michael, poi le si avvicinò come per rivelarle un segreto “È la magia delle fiabe che ci fa innamorare dei libri. Non so quale sarà il metodo d’insegnamento di Skye ma, se lui è riuscito ad imparare così in fretta, immagino che funzionerà anche con te.”.

“Skye, possiamo iniziare con questi.” Aurora sperava che Michael avesse ragione.

Il Caduto si allontanò dallo scaffale e si avvicinò alla pila di libri che Aurora stava indicando. “Sono un buon inizio.” le disse, vedendo alcuni libri che gli piacevano e altri che non aveva ancora letto.

“Fantastico!” disse Kane, strofinandosi le mani. “Io vado a giocare con Michael mentre Aurora inizia le sue lezioni di lettura.”. Afferrò suo fratello per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza, lasciando la porta aperta nel caso in cui Aurora o Skye avessero bisogno di loro.

Sogghignò per la lentezza di Michael e per il modo in cui si guardava indietro con nostalgia. “Avanti, rubacuori, la distrarresti soltanto. Tu vuoi che prenda bei voti, no?”.

Michael girò la testa e finse d guardarlo storto “Io so come comportarmi.”.

“Disse colui che faceva sesso nei tunnel della metropolitana.” ribatté Kane sghignazzando, aveva percepito i desideri di Michael prima ancora che aprisse la porta.

Skye scosse la testa quando Aurora iniziò a sfogliare le pagine di un libro, con gli occhi che le brillavano di curiosità. Si sedette a terra accanto alla pila di libri che Michael aveva preparato e fece un cenno davanti a sé “Vieni qui, occhi di gatto… e porta il libro.”.

Aurora ridacchiò per quelle parole e si sedette di fronte a lui, con le ginocchia che toccavano le sue. Gli porse il libro, ansiosa di iniziare e di vedere in che modo lui le avrebbe insegnato. Ma Skye, invece di prendere il libro, le abbassò le mani per poggiarlo a terra.

“La prima cosa che voglio che tu faccia è sfiorare il libro con le dita.” le disse, sorridendo quando lei obbedì all’istante. “Ora, ricordi cosa facevamo quando io andavo a caccia o in perlustrazione con i ragazzi della tribù, e tu rimanevi al villaggio con le altre ragazze?”.

“Sì.” rispose Aurora con aria complice. Si sporse verso di lui e abbassò la voce come se quello fosse ancora il loro piccolo segreto. “Quando tornavi mi mostravi i tuoi ricordi. Erano così vividi che, ogni volta, mi sembrava di essere venuta con voi… potevo sentire perfino la pioggia sul viso e il profumo dei fiori.”.

Skye annuì “Esatto, ed è proprio così che ti insegnerò a leggere. Ti mostrerò i miei ricordi di come ho imparato a farlo. Libera la tua mente ed entra nella mia.”.

Sorrise quando vide che Aurora aveva già chiuso gli occhi. Skye posò le mani su quelle di lei e lasciò che la propria mente tornasse al passato… in particolare a quando aveva trovato lo scantinato sotto la biblioteca. Sentì Aurora sussultare quando percepì la sua solitudine, ma non poteva nasconderle quel dettaglio.

Era disteso sul vecchio divano polveroso nel seminterrato e, per la noia, aveva iniziato a sfogliare le pagine di uno dei tanti libri illustrati. Il suo sguardo era scattato quando aveva sentito la porta sbattere e poi un rumore di passi. Skye si era subito nascosto nel buio su uno degli scaffali mentre un uomo anziano scendeva con una pila di libri.

Aveva sentito il vecchio borbottare, si lamentava che meravigliose opere classiche venissero nascoste lì come un qualcosa di osceno; poi lo aveva visto appoggiare i libri su una delle tante scatole, tossendo quando una nuvoletta di polvere si sollevò per l’impatto. L’uomo si fermò un momento, poi prese il primo libro della pila e iniziò a leggere ad alta voce.

Skye era rimasto incantato da quelle parole, tanto da lasciare che la propria aura si estendesse e toccasse la mente dell’uomo mentre leggeva. Ascoltando le parole e imparando a destreggiarsi tra le lettere tramite l’intelletto dell’anziano, Skye si era reso conto di avere a disposizione un nuovo, soddisfacente mondo di informazioni.

Quando l’uomo se n’era andato, Skye si era avvicinato alla pila di libri e aveva iniziato ad osservarli meglio. Non erano più le illustrazioni ciò che gli interessava. Ne i giorni successivi aveva imparato a comprendere il contenuto dei libri parola per parola, lasciando semplicemente che la propria aura raggiungesse i libri così come aveva fatto con la mente di quell’uomo.

Le parole volavano nella sua mente come un vento di conoscenza. Più lo faceva, più diventava veloce, finché non fu in grado di leggere un’intera enciclopedia in pochi minuti; finiva sempre con un’opera narrativa per stimolare la propria immaginazione.

“Wow!” esclamò Aurora mentre assorbiva la conoscenza di Skye attraverso il loro legame.

Lui si lasciò il passato alle spalle e aprì gli occhi “Adesso prova tu.”.

Sorrise di nuovo quando Aurora piegò la testa di lato e guardò il libro che teneva in mano. Skye entrò nella sua mente e condivise l’esperienza mentre le prime parole che lei leggeva iniziavano a vagare verso la propria mente.