Cuori Infuriati

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Shinbe indicò con il bastone il solco che Toya aveva lasciato nel terreno. «Be’, questo è recente, no?». Non poté fare a meno di sorridere della propria battuta. L’altro lo guardò e lui smise di ridere, poi sospirò, «Sei riuscito a parlarle?».

Toya strinse le spalle, «Non mi ha lasciato dire una parola. Era troppo arrabbiata per ascoltarmi. Adesso se n’è andata e io ho una brutta sensazione. Abbiamo bisogno di lei qui.». Nella sua mente aggiunse in silenzio: “Io ho bisogno di lei qui.”.

Shinbe annuì, «Forse sarebbe utile che tu andassi da lei. Dopotutto, sei l’unico tra noi che può farlo. E, la prossima volta, non cercare di spiegare le cose. Di’ solo che ti dispiace, okay?». Si alzò e fece alcuni passi prima di fermarsi e aggiungere: «Se ti darà la possibilità di spiegare, assicurati di dirle che la ami. Dopotutto… lei non ha il potere di leggere la mente.».

Toya aspettò che Shinbe fosse lontano prima di alzarsi e sospirare per calmare i nervi. Guardando il volto della statua vergine, si chiese se la sosia antenata di Kyoko fosse stata così difficile da gestire come la sua discendente. Per scoprire quel segreto avrebbe dovuto chiederlo a Hyakuhei e la cosa era fuori discussione.

Toccando le mani della fanciulla, fu inghiottito dalla luce blu e scomparve. Saltare attraverso la barriera del tempo gli dava sempre i brividi. Gli sembrava di annegare… ma senza acqua.

Gli altri guardiani si lamentavano spesso perché era l’unico in grado di farlo, ma lui era giunto alla sua conclusione… l’incantesimo addomesticante. Quel che è giusto è giusto. Lui era l’unico su cui Kyoko potesse usare l’incantesimo, perciò era l’unico che poteva seguirla nel suo mondo e riportarla indietro.

“Che cosa sto facendo? Mi lancerà quel maledetto incantesimo, se vede che l’ho seguita.”. Toya percorse la piccola rampa di scale e sbucò fuori dal tempietto nel giardino di Kyoko. Non era mai stato molto bravo ad ascoltare quella vocina nella propria testa, quindi perché iniziare ora? La notte era tranquilla e fredda, aiutandolo a concentrarsi per il confronto.

Guardando casa di Kyoko e non vedendo nessuna luce accesa, decise di girare intorno finché non trovò la finestra della sua camera. Non era la prima volta che sceglieva quell’entrata. Inoltre, sarebbe stata proprio una fortuna imbattersi nel suo stravagante nonno…

Arrampicandosi velocemente sull’albero fuori dalla camera di Kyoko, Toya sorrise quando vide che la finestra era socchiusa e la luce era spenta. Poggiò le mani sulla finestra e in silenzio la aprì completamente, rabbrividendo quando emise uno scricchiolio leggero.

Entrando nella stanza, strisciò sul suo letto. Era coperta a metà, con una mano sotto il mento, sdraiata su un fianco con i capelli spettinati sul cuscino bianco. Si sedette piano sul bordo del letto e si chinò su di lei, osservandola mentre respirava.

Amava guardarla dormire. Essendo un guardiano, non dormiva come gli umani quindi aveva molte occasioni per sedersi a guardarla a sua insaputa. I suoi pensieri tornarono al bacio… a entrambi i baci.

Per come la vedeva lui, era stato se stesso anche quando si era trasformato… entrambi i suoi lati erano parte di lui. E, anche se lei era sotto incantesimo… era comunque se stessa. E poi… era stato solo un bacio. I suoi occhi dorati brillarono d’argento al ricordo di quel bacio appassionato, portandolo a indietreggiare quando riaffiorò di nuovo il desiderio.

Forse Kyoko non si era resa conto che lui non avrebbe mai potuto smettere, non quando era lei a volere un bacio da lui. Ciò che lo faceva soffrire davvero era che nessuno dei due baci era stato reale. Grugnì, cercando di scacciare quel pensiero. Per lui, erano stati reali.

Quando arrivarono le prime luci dell’alba, Toya uscì dalla finestra e si sedette su un ramo dell’albero… in attesa.

Kyoko si svegliò stiracchiandosi e aprì gli occhi. Sentì subito che qualcosa non andava. Sedendosi e guardando in giro per la stanza, si accigliò sentendo un punto caldo sotto la sua mano. Notò subito il segno che qualcuno era stato lì… accanto a lei. Non poté fare a meno di sorridere. Toya era stato lì.

Capitolo 5 “Presenze indesiderate”

Kyoko si vestì in fretta per andare a scuola. Essendo tornata, ci sarebbe andata sicuramente. Aveva già perso tanto tempo e poi, le mancavano i suoi amici. Si spazzolò i capelli finché non brillarono e promise a se stessa che non avrebbe pensato a cosa accadeva nell’altro mondo, si sarebbe goduta quella giornata così com’era… normale. Poggiò la spazzola sul mobile e andò al piano di sotto, in sala da pranzo.

Il nonno la guardò sorpreso, «Kyoko, sei a casa? Andrai a scuola oggi? Altrimenti ho già pensato a una buona scusa, se ne hai bisogno.» e le sorrise.

La sua famiglia era abituata al fatto che lei fosse la sacerdotessa designata dai loro antenati tanto tempo fa. Il tempio della vergine dietro la casa apparteneva alla loro famiglia dall’antichità e lo custodivano al segreto.

Kyoko gemette, «Grazie nonno, ma voglio andare quindi tienila per la prossima volta, va bene?». Sapeva che il nonno stava solo cercando di darle una mano ma alcune delle malattie che si era inventato come scusa per la scuola e gli amici erano davvero esagerate.

Tama sorrise sapendo che, spesso, il nonno rendeva difficile per Kyoko farsi vedere a scuola, soprattutto dopo aver detto che aveva una malattia contagiosa sconosciuta. Tossì con la mano per nascondere la propria risata, poi prese un pezzo di pane tostato dal piatto e si diresse verso la porta.

«Credo che dovrai conservare la scusa della gravidanza per la prossima volta, nonno.». Le ginocchia quasi gli cedettero per le occhiatacce di Kyoko e del nonno. Cambiando rapidamente argomento, si avviò fuori dalla sala. «Sorellina, dovresti sbrigarti se non vuoi essere di nuovo in ritardo.» disse, facendole un cenno mentre correva fuori.

Dopo qualche minuto, Kyoko baciò la madre sulla guancia e si diresse verso la porta. Si avviò lentamente verso la scuola, la giornata era già perfetta, né troppo fredda né troppo calda. La brezza sul viso le piaceva ed era una gradevole pausa dallo stare in continua allerta per i demoni che erano sempre in agguato.

Quello era uno dei motivi per cui attraversava spesso il portale del tempo. Per mantenere il suo mondo al sicuro e libero dai demoni, doveva trovare il resto del cristallo e riportarlo da questo lato del portale prima che si scatenasse l’inferno… nel vero senso della parola.

Non aveva percorso molta strada, quando vide i suoi amici. Si fermarono, aspettando che si unisse a loro, e lei accelerò il passo per raggiungerli, sorridendo. Essere normale non era mai stato così bello.

Toya aveva visto Kyoko uscire di casa e, per curiosità, l’aveva seguita, con l’intenzione di andarsene quando sarebbe arrivata a scuola. Vide diverse ragazze salutarla e lei le raggiunse, sembrava che parlasse tutto d’un fiato. Si mosse inosservato tra gli alberi in modo da poter sentire quello che stavano dicendo.

Una delle ragazze disse a Kyoko che qualcuno aveva chiesto di lei. La testa di Toya scattò quando sentì un ragazzo chiamare Kyoko e poi unirsi a loro. S’irrigidì quando il ragazzo la prese per mano. Lei gli sorrise, annuendo, poi gli consegnò i suoi libri.

«Grazie, Tasuki.» Kyoko arrossì. Lui voleva sempre portare i suoi libri come se fossero troppo pesanti e, dopo aver rifiutato tante volte in passato, alla fine si era arresa, rendendosi conto che avrebbe continuato a chiederglielo per tutto il tragitto. Era molto insistente ma non invadente e questo le piaceva.

Toya osservava Tasuki con uno sguardo freddo e penetrante. Non gli piaceva che il ragazzo stesse camminando così vicino a Kyoko né il modo in cui la guardava. Poteva dire che Tasuki la voleva e si arrabbiò ancora di più quando Kyoko sorrise di rimando come se fossero più che amici. Le altre ragazze erano andate avanti, lasciando i due da soli. Toya li seguiva da vicino, cercando di sentire ciò che dicevano. Usando il suo udito da guardiano, ascoltò ogni parola.

Tasuki guardava Kyoko mentre camminavano. Era la ragazza più bella che avesse mai incontrato e aveva una cotta per lei fin dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Era stato in prima elementare, e lui aveva già preso la sua decisione sin da allora. Sperava solo che un giorno Kyoko avrebbe provato lo stesso per lui. Sapeva che non era malata come la sua famiglia faceva credere, ma non disse nulla a riguardo.

«Kyoko, ti va di uscire stasera? Voglio dire…», Tasuki passò i libri da un braccio all’altro con un gesto nervoso, «… non ti vedo quasi mai.». I suoi occhi dolci incontrarono quelli di lei in uno sguardo di speranza.

Kyoko non era sicura che fosse una buona idea uscire per un appuntamento, con tutto quello che era successo ultimamente nell’altro mondo. Comunque… almeno lui era normale e umano. Era così carino mentre la fissava con occhi speranzosi. Come poteva dirgli di no? «D’accordo, ci vediamo da me verso le sette?», e gli rivolse un sorriso smagliante.

Tasuki era raggiante perché aveva ottenuto quello che voleva. «Con molto piacere.». Le prese la mano mentre camminavano un po’ più veloce per recuperare il ritardo con gli altri.

Toya ribolliva di rabbia dopo aver sentito che il ragazzo e aveva chiesto di uscire e lei gli aveva detto di sì. I suoi occhi bruciavano sul ragazzo mentre i due sparivano lungo la strada. «Non uscirà con lui, né adesso né mai.» ringhiò, «Non finché avrà a che fare con me.».

*****

Kyoko aveva trascorso il giorno di scuola senza fare troppi casini. Aveva anche ottenuto un buon voto al compito di matematica, il che era fantastico, dal momento che aveva avuto poco tempo per studiare. Facendo avanti e indietro tra i due mondi, era già un miracolo che non l’avessero ancora cacciata a calci dalla scuola. Era bello saperee che il suo problema più grande era cosa indossare e dove l’avrebbe portata Tasuki. Cavolo, era molto meglio che preoccuparsi di combattere i demoni.

 

Entrò in casa ancora persa nei propri pensieri, salutando la madre e il nonno mentre passava dalla cucina, diretta verso la sua stanza. Guardandosi allo specchio, scosse la testa per la divisa da scuola che indossava e aprì l’armadio per guardare i vestiti appesi. Si tolse la camicia, pronta a provare dei vestiti per vedere quale sarebbe stato più adatto.

Proprio mentre stava per prendere una bella camicia rosa, sentì un rumore. Chiudendo l’anta dell’armadio, guardò verso la finestra da dove proveniva il rumore e rimase a bocca aperta, stringendo la camicia al petto.

Toya era lì, proprio davanti alla finestra. Se ne stava con le braccia conserte nella sua solita posizione nervosa ma i suoi occhi erano tranquilli… troppo tranquilli.

Finalmente lui ruppe il silenzio: «Kyoko, dobbiamo andare.». Fece un passo avanti e tese la mano verso di lei, ma Kyoko indietreggiò scuotendo la testa.

«No, non sono ancora pronta a tornare. E tu devi uscire dalla mia stanza, Toya.». Si strinse la camicia al petto, sentendo il calore affiorarle sulle guance. Dopo tutto quello che era successo di recente, sentirsi esposta era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.

Toya abbassò la mano. «Perché non puoi tornare adesso? Tutti aspettano te.» le disse con voce calma, ma Kyoko aveva la sensazione che ci fosse un significato nascosto.

«Voglio restare qui per un altro giorno.» disse mentre guardava altrove, incapace di incrociare il suo sguardo. Rimase a bocca aperta quando lui le si avvicinò all’improvviso.

«Cos’hai di più importante da fare che trovare i talismani, rimetterli insieme e impedire a Hyakuhei di portare qui i demoni?» le chiese, avvicinandosi ancora di più e facendola indietreggiare di nuovo.

I suoi occhi avevano un’espressione pericolosa ma Kyoko riusciva a percepire qualcos’altro nascosto. Era troppo, troppo vicino. Il suo sguardo si posò sulle labbra di lui per poi tornare alle scintille d’argento che ora sconvolgevano le sue iridi dorate. Era la sua immaginazione o lui si stava avvicinando? Oh no! Non gli avrebbe permesso di prendersi ancora gioco di lei.

«Toya, vattene!» la voce di Kyoko era più forte e gli occhi di Toya iniziarono a stringersi. «Esci subito e non tornare se non sei invitato!» gridò, indicando la finestra.

Toya avanzava mentre Kyoko indietreggiava, ma questa volta trovò il muro. «Perché non puoi dirmi il motivo per cui non sei pronta a tornare adesso? Cosa c’è di così importante da farti abbandonare tutti?».

Kyoko lo fissò, adesso i loro volti erano solo a un soffio di distanza l’uno dall’altro. Lui poggiò una mano al muro per intrappolarla mentre si sporgeva in avanti. Kyoko si morse il labbro inferiore. Che cosa stava succedendo? Toya non aveva mai agito in quel modo prima d’ora. Proprio in quel momento lo sorprese a guardarle le labbra con uno sguardo determinato e improvvisamente si dimenticò di respirare.

Non voleva che lei restasse da questa parte del Cuore del Tempo. Voleva portarla lontano da quello stupido di Tasuki ma, per ora, lei non era disposta a farlo. La spinse contro il muro, in un punto in cui lei non poteva sottrarsi. Era chiaro e semplice… non voleva che uscisse con Tasuki. Lo sguardo si posò sulle sue labbra, ricordando il bacio che gli aveva dato sotto l’effetto dell’incantesimo. Si chiese se lo avrebbe baciato così senza l’influenza di un incantesimo.

Senza pensare alle conseguenze, Toya abbassò la testa e catturò le sue labbra in un bacio affamato, cercando di farle capire che non voleva che rimanesse lì, ma che tornasse con lui. Poiché non riusciva a dirglielo con le parole, premette il proprio corpo contro il suo, facendola sussultare.

Colse l’occasione e intensificò il bacio già possente, gustando la dolcezza che già conosceva. Il suo corpo era come in fiamme mentre cercava di scoprire ogni luogo nascosto che riusciva a trovare. Il desiderio improvviso di entrare in lei emerse nel suo sangue guardiano, cercando di prendere il controllo della sua mente. Premendo la coscia tra le sue gambe, il suo corpo si muoveva a un ritmo che gli stava togliendo il fiato.

Strane sensazioni scuotevano il corpo di Kyoko e lei capì che doveva fermarlo subito… o le cose sarebbero andare troppo oltre. Lo spinse con tutte le sue forze, sperando che non le avrebbe opposto resistenza questa volta.

Rilasciandola con un ringhio, Toya fece un passo indietro, respirando affannosamente e cercando di non perdere il controllo. «Kyoko, io voglio solo che tu venga con me». Le sue parole, pronunciate dolcemente, erano piene di dolore per il rifiuto. La frangetta gli era ricaduta davanti agli occhi, nascondendo tutte le sue emozioni.

Lei scivolò dietro l’anta dell’armadio e prese una camicia, indossandola in fretta. Quando fece un passo indietro, Toya era sparito. Sospirò, poi trasalì quando sentì sua madre bussare alla porta.

«Kyoko, è arrivato Tasuki. Gli ho detto di aspettare e che sarai pronta tra un attimo, okay?» la voce dolce di sua madre la raggiunse. Kyoko diede un’ultima occhiata alla finestra, poi di nuovo allo specchio. Si portò le dita alle labbra, sentendo ancora il formicolio di quel bacio così infiammato. Con un sospiro di sconfitta, chiuse l’armadio e scese. Non trovando Tasuki in casa, si avvicinò alla porta e lo trovò fuori.

Toya vide Tasuki e Kyoko salutarsi. Rimanendo sull’albero, si allungò, afferrò un ramo di modeste dimensioni e lo lanciò verso Tasuki, colpendolo dietro la testa.

«Ahi.» borbottò il ragazzo, massaggiandosi la nuca e guardandosi intorno confuso. Non vedendo altri oggetti volanti, si girò di nuovo verso Kyoko. «Sei pronta? Ho pensato che potremmo vedere un film e poi mangiare qualcosa.».

Kyoko annuì e gli prese la mano, portandolo lontano da casa prima che Toya decidesse di lanciargli qualcosa che avrebbe davvero potuto ferirlo sul serio.

*****

Più tardi, Tasuki riaccompagnò Kyoko a casa. Ridevano di gusto quando giunsero alla porta d’ingresso. «Tasuki, non ti ringrazierò mai abbastanza. Sono stata benissimo.». Gli sorrise, vedendo quanto lui fosse felice. Si era davvero divertita.

Tasuki le si avvicinò, accorciando la distanza finché i loro respiri non furono quasi vicini. «Kyoko, posso darti il bacio della buona notte?» le chiese a bassa voce sapendo che, in qualche modo, lei stava per sparire di nuovo.

Kyoko si guardò intorno con circospezione, sperando che nessuno stesse guardando. Annuì pensando: “Perché no… gli altri mi hanno baciata, perché non lasciare che anche Tasuki lo faccia, visto che è più gentile di loro?”.

Alzò il viso verso di lui e chiuse gli occhi in attesa. Sentendo le sue labbra scivolarle sulla guancia in un bacio innocente, aprì subito gli occhi per vederlo arrossire mentre la ringraziava e se ne andò. Kyoko rimase lì a pensare quanto fosse divertente la cosa. L’unica persona a cui aveva dato il permesso di baciarla non le aveva nemmeno dato un bacio vero. Ridacchiò tra sé, girandosi per entrare in casa.

Si sentiva meglio riguardo tutto ciò che era accaduto negli ultimi due giorni. Si sentiva anche pronta ad affrontare di nuovo il gruppo, così iniziò a preparare una borsa da portare via. Aveva promesso a Suki che avrebbe portato loro qualcosa di buono.

E poi, Toya aveva ragione. Non doveva essere così egoista da farli aspettare. Infilò nella borsa più cose che potesse e scrisse un messaggio dicendo alla sua famiglia che stava tornando nell’altro mondo e che sarebbe ritornata il prima possibile. Avrebbero capito… come sempre.

*****

Dopo aver baciato Kyoko, Toya era tornato al campo dagli altri erano, decidendo di non pensarci più. Non aveva intenzione di pensare al fatto che lei fosse uscita con quel tizio. Non poteva fregargliene di meno. Si mise a camminare rabbiosamente avanti e indietro accanto al fuoco che avevano preparato per la notte.

Kamui lo guardò con diffidenza, massaggiandosi ancora la testa dove lo aveva colpito poco prima. Gli aveva solo chiesto se Kyoko stava bene… Toya non avrebbe dovuto colpirlo. Suki guardò Shinbe e alzò le spalle quando lui trovò il coraggio di chiedere: «Toya, ti ha detto per caso quando sarebbe tornata?».

Toya si voltò e strinse gli occhi verso Shinbe. «Come diavolo faccio a saperlo? Non sta parlando con me in questo momento e, per quanto mi riguarda, non mi interessa quello che fa.». Continuò a camminare avanti e indietro.

Shinbe sorrise, «Sì, ci siamo accorti che non ti interessa dal modo in cui stai consumando il terreno con i tuoi passi.».

«Sta’ zitto.» rispose Toya, consapevole che non l’avrebbe data a bere a nessuno… neanche a se stesso. Se avesse saputo che non lo avrebbe respinto, le avrebbe detto quello che provava per lei. In quel momento, ciò che gli dava più fastidio era il fatto che avrebbe potuto perderla. Era più spaventoso di qualsiasi altra cosa.

Smise di camminare vedendo il solco che Shinbe aveva appena indicato e sospirò. Non lo aveva mai detto ad alta voce né in mente prima d’ora, ma Kyoko era parte di lui e questo lo faceva impazzire. Toya se ne andò a passo veloce per controllare il santuario e vedere se era tornata.

*****

Kyoko uscì dal portale del tempo così rapidamente che la pesantezza del suo zaino le fece perdere l’equilibrio. Poco prima che cadesse, una mano si allungò e la sostenne. Kyoko vide Kyou che era lì, illuminato dalla luce della luna, regale come un principe. Perché continuava a comparire in quel modo?

Allontanandosi da lui, deglutì nervosamente. «Kyou, che ci fai qui?». Quell’abitudine di avvicinarsi a lei furtivamente stava iniziando a sfuggire di mano.

Kyou osservò le emozioni che le scorrevano sul viso, notando meraviglia e una traccia di paura nei suoi occhi. Sapeva che aveva paura di lui e non gli importava perché era solo una timida paura, poiché non le avrebbe fatto del male. Lui glielo avrebbe fatto capire pian piano.

Senza voltarsi, guardò la statua vergine e poi di nuovo lei. «Perché sei andata a casa, sapendo che il Cuore di Cristallo Protettore è ancora qui?», il suo tono era pacato.

Kyoko si morse il labbro. Non voleva che nessuno lo sapesse. «Io… mi sentivo in imbarazzo.». Per qualche ragione, non riuscì a mentire fissando quegli occhi dorati.

«Fai bene a non mentirmi, sacerdotessa.» la voce di Kyou sembrava quasi seducente e Kyoko si sentiva come se stesse cercando di attirarla a sé. Come faceva a sapere che stava pensando di mentirgli? Lei sapeva che non le avrebbe fatto del male. «Non dovresti mai sentire il bisogno di mentirmi. Dopotutto, non sono uno dei tuoi guardiani?».

“Ci risiamo.” pensò Kyoko, “È come se stesse leggendo la mia mente.”. Rimase a bocca aperta mentre lo guardava. Cercò di non pensarci ma il ricordo le balenò nelle mante. Il bacio che avevano condiviso, mentre lei era sotto l’effetto dell’incantesimo d’amore. Kyoko non riusciva a distogliere lo sguardo da lui mentre ricordava il suo sapore e il modo in cui le teneva una coscia tra le gambe.

Sentì una scossa di calore attraversarla a quel ricordo e arrossì quando lo sguardo si abbassò sulle sue labbra perfette. Sussultò quando lui allungò una mano e la strinse tra le braccia, premendo quelle magiche labbra sulle sue in un bacio che le tolse il respiro. Non appena iniziò a rispondere al bacio, lui la lasciò e lei alzò lo sguardo per vedere i suoi occhi diventare oro scuro.

«Perché fai così, Kyou?» chiese lei con voce tremante. «Non mi conosci neanche, né tanto meno io. Hai anche cercato di uccidermi quando sono arrivata qua con il Cuore di Cristallo Protettore. Dicesti che non ero altro che un essere umano e indegno. Allora perché adesso ti comporti così?».

In un istante, Kyou la prese e la guardò negli occhi «Se avessi voluto ucciderti… lo avrei già fatto.».

Kyoko sentiva il cuore batterle nel petto. Lo guardò negli occhi, solitamente glaciali, e le parve di vedere un accenno di emozione che lui nascose rapidamente.

Stringendola ancora di più, Kyou la rimproverò: «Non pensare di sapere che cosa provo.». Le strofinò le labbra sulla guancia, stringendola sempre di più. Avrebbe alimentato il fuoco che c’era in lei finché non si sarebbe arresa. «Presto capirai fino a che punto può amare un guardiano.».

Detto questo, catturò le sue labbra in un altro bacio che le accese l’anima di desiderio… o era puro bisogno? Poi si scostò e le accarezzò una guancia delicatamente, come una piuma.

Kyoko era sbalordita da come un tale potente Signore dei guardiani, in grado di uccidere così tante persone, potesse essere così gentile. Quand’è che aveva iniziato a guardare Kyou in una luce diversa? Lo osservò dubbiosa, chiedendosi che cosa lo avesse cambiato.

 

«Che cosa vuoi da me, Kyou?» gli chiese in un sussurro.

Passandole le dita tra i capelli, lui scostò una ciocca e avvicinò una guancia alla sua, sussurrandole all’orecchio: «Io avrò tutto di te.».

Il suo respiro era così caldo sulla pelle ed era così piacevole. Kyoko chiuse gli occhi e sospirò.

Un accenno di sorriso apparve sulle labbra di Kyou mentre la guardava chiudere gli occhi, ma il suo sorriso si spense quando sentì un odore che si stava avvicinando. La mise a sedere su una delle pietre circostanti e, senza aggiungere altro, la lasciò seduta lì frastornata, sapendo che Toya l’avrebbe trovata mentre lei era ancora lì a desiderare lui.

Kyoko era ancora in stato confusionale quando Toya entrò nella radura. Emise un ringhio cupo mentre guardava le piume dorate che piovevano intorno a lei. Guardandola fissa, si avvicinò lentamente. Sembrava mezza addormentata. Toya restrinse lo sguardo verso il cielo in segno di avvertimento. Kyou stava giocando a un gioco pericoloso e a lui non piaceva.

Sapeva che suo fratello si stava prendendo gioco di lui, apparendo e scomparendo a proprio piacimento. Capì che non era intimidito dalla sua vicinanza a Kyoko. Molto tempo prima, Tadamichi aveva cercato di convincere Hyakuhei a condividere la sacerdotessa e Toya sapeva che Kyou aveva la stessa intenzione, ma lui non voleva condividere Kyoko con lui né con nessun altro. E pensava che neanche Kyoko lo avrebbe voluto.

«Io l’ho amata per primo.» confessò Toya a bassa voce, sapendo che lei non lo avrebbe sentito, in quel momento. «Kyou e i suoi maledetti incantesimi.». Allungò la mano per toccarle la guancia ma, prima di raggiungere il suo obiettivo, strinse il pugno e lo abbassò.

Invece, afferrò lo zaino di Kyoko e la aiutò a scendere dalla roccia. Prendendola per mano, la condusse al campo senza dire una parola. Presto, pensò Toya, molto presto avrebbero dovuto parlare… e questa volta lei avrebbe ascoltato ogni sua maledetta parola.

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