Halloween, Le Origini

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Ian King

HALLOWEEN – LE ORIGINI

Tradotto da Carmelo Massimo Tidona

Tektime Edition – Copyright © 2021 Ian King.

Indice

  Ian King

  HALLOWEEN – LE ORIGINI

  Halloween, le origini

Tutti i diritti riservati. Nessuna porzione di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualunque forma o con qualunque mezzo, incluse fotocopie, registrazione, o tramite qualunque mezzo di conservazione e recupero di informazioni, senza un’autorizzazione scritta da parte del detentore del copyright.

Il presente libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo fittizio, e qualunque somiglianza con persone, viventi o meno, eventi o luoghi realmente esistenti è del tutto accidentale.


Guardate il Book Trailer di Halloween, le origini seguendo questo link…

Trailer: http://vimeo.com/107665867


Halloween – Le Origini. Ian King (Tutti i diritti riservati 2014)

Copertina del libro di Nickki Wolfe.


«Dobbiamo sbrigarci a portar dentro il raccolto, tesoro. Le piogge stanno arrivano, e così anche il freddo».

«Sì, lo so, caro. Non sono neppure sicura che ne abbiamo a sufficienza per l’inverno. Oh, Morgan, sono preoccupata. Col malessere di Suzie e questi ultimi sforzi… lei è solo una bambina. Non è molto forte, lo sai».

«Sì, Barbara, lo so. Se solo conserviamo le provviste che il buon Dio ci ha aiutati a raccogliere per la prossima stagione, cercherò di cacciare per avere altra carne, e metterò delle trappole per avere pellicce da vendere al mercato prima che il gelo dell’inverno arrivi davvero. Staremo bene, tesoro».

«Oh, lo spero, Morgan. Lo spero davvero».

Era una casa semplice, quella che Morgan aveva costruito con le sue mani quando si erano sistemati lì due anni prima. Aveva segato e modellato i pali di legno con un po’ di aiuto da parte dei vicini… beh, non proprio vicini, visto che quello meno lontano era a circa cinque chilometri al di là di un terreno dissestato. In ogni caso, era tornato utile. Aveva perfino installato dei veri pannelli di vetro alle finestre. Gli erano costati un bel po’, ma erano davvero essenziali in quel clima impervio ed estremo lassù sulle montagne.

Il terreno pianeggiante non era comune a una simile altitudine. Il suolo era ricco per via dell’antica attività vulcanica nella zona. I raccolti crescevano bene, di solito nonostante il terreno. Quell’anno era stato più duro, però. A quanto avevano detto i locali, “degli ultimi dieci anni o giù di lì”.

Era quello stesso periodo in cui numerose famiglie morivano di inedia nei loro capanni in montagna a causa dei raccolti andati male. I corpi non erano stati trovati fino alla primavera successiva, e sembravano a loro volta carne congelata, misteriosamente conservati. Alcuni non erano mai stati trovati. Erano stati i lupi o gli orsi a banchettare con essi? Nessuno era in grado di dirlo, non era mai stata trovata alcuna prova. Niente ossa o capelli, resti di vestiti… niente.

Anche i druidi si aggiravano da quelle parti, soprattutto dopo gli anni più duri. Si presentavano un giorno e avanzavano pretese con i lavoratori del posto. “Dono o scherzo” significava in realtà: ci darete qualcosa o altrimenti un brutto scherzo del destino si abbatterà su di voi. La superstizione aveva ancora una presa tremenda su quegli indefessi lavoratori dalle menti semplici.

Nell’ultimo viaggio in paese, che era a quasi un giorno di distanza dalla sua umile dimora, Morgan aveva sentito dire che erano stati visti dei druidi a danzare attorno a un falò, a celebrare con donne della zona non identificate. Sembrava che tutte le “celebrazioni” fossero in qualche modo cariche “sessualmente”, ed erano state descritte come selvagge e festive. In effetti, alcuni dei danzatori sembravano star fluttuando e volando sopra il fuoco. Ne erano stati intravvisti alcuni vicino al lago, tra gli alberi.

Aveva anche sentito delle tre ragazze adolescenti che erano scomparse nelle ultime settimane, dalle famiglie della montagna, e sperava non vi fosse alcun legame. La figlia stessa di Morgan stava diventando una giovane donna, e questo lo preoccupava. La sua unica speranza era che si trattasse solo di comuni pettegolezzi delle menti sovrastimolate degli ubriachi del posto.

Da parte sua, lui non era mai stato un uomo superstizioso, ma Barbara, lei era un altro paio di maniche. Era cresciuta in una comunità nota per sacrificare gli sfortunati vincitori di una lotteria ai propri dei della mietitura, nella speranza di buoni raccolti. Morgan pensava che fosse un mucchio di idiozie. “Alcune stagioni sono ricche, altre sono magre, è solo la natura delle cose”.

Quando infine Morgan arrivò da Barbara e dalla loro figlia tredicenne, Suzie, Barbara non aveva smesso di preoccuparsi per il raccolto e di quanto, o quanto poco, Morgan ne avesse messo da parte per l’incombente inverno.

Morgan ne aveva abbastanza, in realtà. Aveva lavorato davvero duro per tutto l’anno, piantando, raccogliendo e conservando provviste. Ce n’era in abbondanza, sarebbero stati bene.

Di recente aveva notato uno strano comportamento da parte di sua moglie e di sua figlia. Che cosa mai succedeva tra loro mentre lui era fuori per il suo viaggio quindicinale verso il paese?

L’ultima volta che era partito, Suzie lo aveva implorato di portarlo con sé, anche se non voleva dirgliene la ragione. Sembrava aver paura di qualcosa. Suzie si ammalava regolarmente, era piuttosto esile e gracile, e anche questo lo preoccupava. Si chiedeva se sarebbe sopravvissuta all’inverno.

«Padre, portami in paese, ti prego. Non mi piace stare qui quando non ci sei. Ti prego!» Suzie parlava in toni sussurrati con suo padre.

«Tesoro, non è un viaggio facile. Quando starai bene ti ci porterò, va bene. Non vogliamo che tu cada dal carro, non è vero?»

«Non lo farò! Non lo farò! Io voglio stare con te. Mia madre mi spaventa. Devi portarmi. Per forza!»

«Che intendi dire? Come può spaventarti tua madre?» E di solito era lì che la conversazione terminava, di colpo.

Poco importava quanto ci provasse, non riusciva mai a ottenere una risposta. «Barbara, di cosa ha paura Suzie quando sono in paese? Ci sono stati di nuovo quei lupi in giro? Sai dov’è il fucile, tesoro… usalo se devi».

«Morgan, io non imbraccerò un fucile, non posso proprio! Non penso neppure che, se anche ci provassi, riuscirei a colpire qualcosa».

«Ascolta, Barbara, già solo il rumore sarebbe sufficiente a liberarsi di loro. Suzie ha paura di qualcosa. Proteggila!»

«Lo faccio! Sono molto occupata quando non ci sei, e a volte lei semplicemente se ne va per conto suo chissà dove! Che dovrei fare io con lei?»

«Badare a lei! È questo che fai. Sono tempi difficili per tutti noi».

Era così che il suo ultimo viaggio era iniziato. Aveva avuto successo, però, e il suo carro era carico di molte provviste. Non ci sarebbero state molte possibilità da quel momento in poi di tornare in paese, ma doveva fare almeno altri due viaggi, giusto per essere sicuro.

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